Academic literature on the topic 'Profughi'

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Journal articles on the topic "Profughi"

1

Altin, Roberta. "Museografie e memorie dei campi profughi istriani." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 298 (June 2022): 220–37. http://dx.doi.org/10.3280/ic2022-298017.

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Abstract:
A partire da un'analisi comparativa di alcune pratiche museografiche riguardanti l'esodo istriano del secondo dopoguerra, l'articolo analizza il processo di heritage e di costruzione identitaria degli esuli istriani. Dalla rifunzionalizzazione degli ex campi profughi in area transfrontaliera si può osservare un esempio di museografia spontanea centrata sul trauma dell'abbandono dell'Istria e della comunità perduta, che congela l'identità dei profughi come vittime al momento dell'esodo. Un altro esempio di heritage contempla stanze della memoria con foto e biografie plurime non conformi a un'unica narrazione, parallelamente al riutilizzo dell'ex campo profughi per nuove forme di ospitalità; in questo modo l'esperienza degli ex rifugiati viene ricollocata nel fluire della storia, alimentando identità relazionali non contrastive, che stemperano il conflitto dicotomico con l'alterità di confine.
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2

Gasparini, Nicolň. "Le Aree tribali amministrate federalmente (Fata), i rifugiati afgani e la pace nell'Afghanistan e nel Pakistan." FUTURIBILI, no. 1 (March 2011): 36–61. http://dx.doi.org/10.3280/fu2011-001004.

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Abstract:
L'Autore tratta di un'area di confine, che č insieme divisione statale e unione etnica e culturale. L'area di confine considerata č quella delle Aree tribali amministrate federalmente ("Federally Administered Tribal Areas - Fata"), che appartengono al Pakistan e sono a ridosso del confine con l'Afghanistan. Vengono descritte le specificitŕ politico-giudiziarie, economiche e produttive e commerciali, ma soprattutto la continuitŕ etnica con la parte afgana dell'oltreconfine. Le Fata hanno giocato sempre un ruolo notevole, ma soprattutto dall'invasione sovietica, con una notevole fuga di afgani, e quindi con la costituzione di campi di profughi nella parte pakistana. Ma soprattutto questa area, con capoluogo Peshawar, č stata il punto di riferimento di nuovi gruppi religiosi/ integralisti islamici formati intorno alle, appoggiati da potenze come Stati Uniti, Arabia Saudita, Pakistan. Questi sono i talebani che poi sconfiggono i sovietici e in seguito assumono le connotazioni Al Qaediste e terroristiche. La dinamica dei relativi rapporti tra profughi e pashtun delle aree tribali viene svolta dall'Autore, mettendo in risalto i tentativi di spingere i tre milioni di profughi al rientro in Afghanistan. In questa logica ruolo fondamentale hanno gli Stati Uniti, il cambio politico del Pakistan, le Ong, l'Unhcr. Vengono altresě messi in risalto i caratteri organizzativi di queste tribů, con la sovrapposizione di tante(da quelle familiari a quella regionale), e i caratteri sociali della popolazione. Si conclude con un riferimento al futuro.
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Ermacora, Matteo. "L'inizio della fine Nazisti e civili in fuga dal Reichsgau Wartheland, gennaio-marzo 1945." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 264 (March 2012): 361–84. http://dx.doi.org/10.3280/ic2011-264002.

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Abstract:
L'articolo analizza la fine del dominio nazista nel Wartheland, territorio della Polonia occidentale incorporato nel Terzo Reich nel 1939. Il Gauleiter Arthur Greiser promosse la germanizzazione dell'area mediante il trasferimento dei Volksdeutsche, l'espulsione dei polacchi e lo sterminio degli ebrei. Nel 1945 l'avanzata dell'Armata rossa nel Wartheland determinň una vasta migrazione forzata; vengono analizzati i piani predisposti per l'evacuazione della popolazione, il loro carattere ideologico-propagandistico, le direttrici e le modalitŕ di fuga dei civili. Attraverso l'analisi delle relazioni che i funzionari locali inviarono alla cancelleria del partito nazista, vengono ricostruite la fallimentare mobilitazione della Volkssturm, il cinismo e l'irresponsabilitŕ di Greiser e la dissoluzione dell'amministrazione nazista. La fuga dei profughi tedeschi fu inasprita dalla violenza sovietica, dalla concomitante ritirata della Wehrmacht e dall'ostilitŕ dei polacchi; non meno difficile si rivelň l'assistenza dei profughi nel Reich, dove furono accolti con diffidenza.
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D'Onofrio, Andrea. "I profughi tedeschi nella Germania del secondo dopoguerra." PASSATO E PRESENTE, no. 93 (October 2014): 41–66. http://dx.doi.org/10.3280/pass2014-093003.

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5

Renzo, Chiara. ""Attraversarono il mare su terra asciutta": gli ebrei di Libia nei campi profughi in Italia e nel regime internazionale dei rifugiati (1948-1949)." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 295 (May 2021): 193–221. http://dx.doi.org/10.3280/ic295-oa1.

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Abstract:
La fondazione dello Stato di Israele nel 1948 portò a una significativa riduzione della presenza ebraica nei campi profughi italiani. Tuttavia, questo segnò anche l'inizio di un'imprevista ondata migratoria che tra il 1948 e il 1949 portò circa 8.000 ebrei dalla Libia, che giungevano nella penisola nel tentativo di ricevere assistenza internazionale per emigrare in Israele. Questo contributo prende in esame le ragioni che hanno portato gli ebrei di Libia a raggiungere clandestinamente i campi profughi in Italia, il ruolo delle organizzazioni ebraiche e sioniste e lo scenario in cui si è articolata la risposta dell'umanitarismo internazionale a questa emergenza.L'autrice mette in evidenza come una visione eurocentrica intrinsecamente radicata nel regime internazionale dei rifugiati vigente all'epoca abbia privato gli ebrei in fuga dalla Libia dello status di displaced persons.
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Veronese, Guido, Mahmud Said, Marco Tombolani, and Marco Castiglioni. "Ottimismo, soddisfazione e felicitŕ in un gruppo di bambini palestinesi: uno studio pilota." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 2 (July 2012): 119–32. http://dx.doi.org/10.3280/pds2012-002007.

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Abstract:
Il presente lavoro ha l'obiettivo di esplorare ottimismo, felicitŕ percepita e soddisfazione della vita in un gruppo di bambini palestinesi residenti in Cisgiordaniěa in aree urbane, rurali, nel campo profughi e in Israele. Sono stati somministrati a un campione di convenienza di bambini (N = 226) in etŕ scolare (8-12 anni) tre strumenti self report: Youth life Orientation Test (YLOT), Subjective Happiness Scale (SHS) and Faces Scale (FS). I punteggi sono stati sottoposti ad analisi della varianza (ANOVA) e delle correlazioni (r di Pearson). Sono state esplorate differenze nel genere e nell'etŕ. I risultati mostrano che ottimismo, soddisfazione della vita e felicitŕ percepita caratterizzano in generale i bambini palestinesi; i bambini del campo profughi ottengono i punteggi piů alti. Sono state rilevate alcune differenze di genere. In conclusione la qualitŕ della vita dei bambini palestinesi sembra soddisfacente sia per quanto riguarda l'ottimismo, che per la soddisfazione e la felicitŕ percepita. Tali fattori si ipotizza possano rinforzare la resilienza e un aggiustamento positivo al trauma nei bambini. Vengono discusse alcune implicazioni cliniche, oltre che sviluppi futuri e limiti della ricerca.
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7

Palla, Luciana. "Vicende di profughi nelle valli ladine dolomitiche (1914–1918)." Ladinia 11 (1987): 61–111. http://dx.doi.org/10.54218/ladinia.11.61-111.

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Ertola, Emanuele. "Ritorneremo: le associazioni di profughi d'Africa nell'Italia del dopoguerra." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 288 (January 2019): 11–37. http://dx.doi.org/10.3280/ic2018-288001.

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Urbani, Brigitte. "« I profughi di Parga » : fortune poétique et iconographique d’un thème patriotique." Italies, no. 6 (November 1, 2002): 543–65. http://dx.doi.org/10.4000/italies.2012.

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Simonelli, Ivana. "Guerra in Ucraina. Accogliere i pensieri e le emozioni dei bambini e dei ragazzi da 3 a 18 anni nei contesti scolastici." PSICOBIETTIVO, no. 3 (December 2022): 87–99. http://dx.doi.org/10.3280/psob2022-003008.

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Abstract:
Lo scenario della Guerra in Ucraina incontra il presente di bam- bini e ragazzi. L'esposizione alle notizie di guerra, l'accoglienza dei profughi, gli effetti della destabilizzazione dal punto di vista economico e finanziario, le sensa- zioni di pericolo e minaccia costituiscono elementi che i piccoli e i giovani porta- no e discutono anche nei contesti educativi e scolastici. Questo lavoro si propone di analizzare pensieri, emozioni e comportamenti dei bambini e dei ragazzi e ipotizzare quali parole, gesti, espressioni, azioni possono offrire gli adulti nei contesti connotati dalle dimensioni insegnamento-apprendimento-relazione-formazione.
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Dissertations / Theses on the topic "Profughi"

1

Ceschin, Daniele <1971&gt. "Post res perditas: i profughi italiani nella Grande Guerra." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2004. http://hdl.handle.net/10579/472.

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Abstract:
Durante la grande guerra, circa 600.000 civili furono costretti a lasciare i loro paesi del Veneto del Friuli, soprattutto dopo la rotta di Caporetto (24 ottobre 1917). La maggior parte dei profughi era costituito da donne, persone anziane e bambini, provenienti sia dalle città di Udine, Treviso e Venezia, sia dai centri rurali. Per esempio, furono molti cittadini veneziani che fuggirono per la paura dei bombardamenti o per la mancanza di lavoro. L'esodo provocò un enorme problema dal punto di vista politico, perché in questo caso fuggirono oltre il Piave anche la classe dirigente, gli amministratori e i notabili, e durante l'esilio" essi elaborarono un racconto patriottico della loro condizione, mobilitarono l'opinione pubblica e rinforzarono un senso di particolarismo. I profughi più agiati trovarono ospitalità in grandi città come Milano, Firenze, Roma e Napoli, mentre gli altri in piccoli e disagiati paesi dell'Italia centrale meridionale. I profughi bisognosi dovettero fare i conti con la difficoltà di trovare un alloggio con la necessità di ottenere gli approvvigionamenti, con condizioni igieniche e sanitarie molto precarie, con il problema di trovare un lavoro. Il loro unico sostegno era rappresentato dal sussidio erogato dallo Stato. Le condizioni di vita e di lavoro erano molto dure a causa degli alloggi provvisori, del clima non favorevole, dei salari bassi. Inoltre, ostilità, pregiudizio e misure repressive caratterizzarono i rapporti tra i profughi e la popolazione del luogo. Infatti, il pregiudizio prese presto il posto dell'iniziale solidarietà. E importante ricordare che questa esperienza si protrasse oltre la conclusione della guerra, fino alla seconda metà del 1919. Dopo il ritorno, la classe dirigente patriottica e le autorità municipali accusarono il resto della popolazione di collaborazionismo con il nemico. During the Great War, about 600.000 civilians have had to leave their villages in Friuli and Veneto, especially after the defeat of Caporetto (24 October 1917). Most refugees were women, old people and children coming whether from towns Udine, Treviso e Venice, or from countryside. For example, there were lots of Venetian people who ran away in dread of bombardments or for shortage of work. The exodus caused a huge political problem, because in this case, taked beyond the Piave also the ruling class, administrators and notables, and during the "exile" they drafted a patriotic tale of their condition, mobilized national opinion and reinforced a sense of particularism. The rich refugees had been lodged in great towns Milan, Florence, Rome and Naples, while others in little and comforless villages of central and southern Italy. The needy refugees had to reckon with difficulty to findes houses, with necessity to gain victualling, with sanitary conditions very precariuos, with problems to find a job. Your one and only support was the State subsidy. Life and labour conditions were very hard in consequence of precarious lodgings, hostile climate, low wages. Moreover, hostility and repressive measures marked the relationship between refugees and local inhabitants. In fact, the prejudice in a short time tooked the place of initial solidarity. It is important to remember that this experience lasted longer the conclusion of wartime, until the second half of 1919. Patriotic elites and municipal authorites accused the rest of population of collaborationism towards enemy.
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Infantolino, Domenico <1943&gt. "Una patria di parole : storia orale degli italiani profughi dalla Libia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14466.

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Abstract:
La tesi si riallaccia al precedente percorso formativo dello studente, laureato alla Università Ca’Foscari nella triennale LICEM e Magistrale in Antropologia Culturale. I temi trattati originano dalla sua storia personale: il candidato è nato in Libya da famiglia italiana emigrata da tre generazioni ed espulsa dal Paese nel 1970, per i fatti storici che determinarono la cacciata degli italiani. Attraverso interviste, l’autore ricostruisce la memoria degli italiani che, accusati di colonialismo, dovettero lasciare attività economiche, proprietà e beni, abbandonare le case e rientrare in Italia, tra innumerevoli disagi ed umiliazioni. I fatti, sommariamente conosciuti in Italia, suscitarono più stupore che sdegno. Il candidato descrive i problemi dei profughi nell’integrazione, l’ostilità di chi li tacciava d’essere un’emanazione del fascismo, contestava i provvedimenti che il governo aveva predisposto per favorirne l’inserimento: i punteggi nelle graduatorie dei concorsi, nell’assegnazione di case popolari e lamentava che tali misure erano responsabili dell’aumento delle accise sulla benzina. I sentimenti e le emozioni dei racconti descrivono la complessità che si determinò e i modi con cui reagirono al conflitto emozionale, economico e culturale. Il titolo dello studio è scaturito dalle parole degli intervistati che , smarriti e confusi si domandavano quale e dove fosse la loro patria. Attraverso le parole dei ricordi e le loro narrazioni la ritrovano.
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3

Frizzera, Francesco. "I profughi trentini nella Grande Guerra. Identità multiple, fedeltà percepita, welfare statale." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2016. https://hdl.handle.net/11572/367889.

Full text
Abstract:
La tesi ricostruisce l'esperienza bellica di circa 115.000 civili trentini che furono evacuati o fuggirono dalla regione trentino tirolese durante il primo conflitto mondiale. 77.000 trentini vennero evacuati nelle regioni interne dell'Impero asburgico. Altri 35.800 fuggirono o vennero evacuati nelle regioni interne del Regno d'Italia, essendosi venuti a trovare a sud della linea del fronte. L'obbiettivo della tesi è quello di valutare come questa esperienza incida sulla percezione identitaria di gruppo di questa massa di sfollati, prevalentemente donne, anziani e bambini, che entrano in contatto per la prima volta con popolazioni di lingua e cultura diversa e, in molti casi, con le maglie della burocrazia statale (sia essa del proprio Stato o dello Stato in cui entreranno a far parte dopo il conflitto). Il secondo obbiettivo della tesi è quello di indagare le politiche di assistenza e controllo messe in atto dai due Stati nei confronti di popolazioni di confine dall'identità ibrida, confrontando queste disposizioni con casi nazionali già indagati nel dettaglio.
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Frizzera, Francesco. "I profughi trentini nella Grande Guerra. Identità multiple, fedeltà percepita, welfare statale." Doctoral thesis, University of Trento, 2016. http://eprints-phd.biblio.unitn.it/1715/1/TESI_DOTTORATO_FRIZZERA.pdf.

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Abstract:
La tesi ricostruisce l'esperienza bellica di circa 115.000 civili trentini che furono evacuati o fuggirono dalla regione trentino tirolese durante il primo conflitto mondiale. 77.000 trentini vennero evacuati nelle regioni interne dell'Impero asburgico. Altri 35.800 fuggirono o vennero evacuati nelle regioni interne del Regno d'Italia, essendosi venuti a trovare a sud della linea del fronte. L'obbiettivo della tesi è quello di valutare come questa esperienza incida sulla percezione identitaria di gruppo di questa massa di sfollati, prevalentemente donne, anziani e bambini, che entrano in contatto per la prima volta con popolazioni di lingua e cultura diversa e, in molti casi, con le maglie della burocrazia statale (sia essa del proprio Stato o dello Stato in cui entreranno a far parte dopo il conflitto). Il secondo obbiettivo della tesi è quello di indagare le politiche di assistenza e controllo messe in atto dai due Stati nei confronti di popolazioni di confine dall'identità ibrida, confrontando queste disposizioni con casi nazionali già indagati nel dettaglio.
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Renzo, Chiara <1988&gt. ""Aprite le porte". I profughi ebrei nei campi di transito del Salento (1944 -1947)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2440.

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Abstract:
La storia dei profughi ebrei transitati in Italia nel secondo dopoguerra è un argomento che è stato trascurato dalla storiografia italiana e internazionale e la memoria di quegli avvenimenti è stata perlopiù affidata ai diari e ai memoriali di coloro che li vissero in prima persona. Tra il maggio del 1945 e l’estate del 1948 si registrò in Italia una presenza media annua di profughi ebrei compresa tra i 15.000 e i 18.000, per un totale di circa 50.000 DPs che attraversarono il paese. A partire da questo dato numerico eccezionale, in questo lavoro verranno analizzate le conseguenze politiche, sociali e culturali causate da questo esodo di profughi che trovarono un rifugio temporaneo su tutto il territorio nazionale. Si tratta di una ricerca basata in parte su fonti primarie d’archivio, reperite nell’archivio dell’American Jewish Joint Distribution Committee di Gerusalemme, Central Zionist Archives, Yad Vashem Archives e all’Archivio del Museo del campo di detenzione di Atlit, e in parte su fonti orali, interviste, diari e materiale fotografico inedito. Nella prima parte della ricerca verrà esaminata la reazione internazionale dinanzi alla questione dei profughi, con la creazione di una rete di organizzazioni di soccorso che cooperarono nell’assistenza ai DPs. Verrà ricostruito il percorso che portò alla costituzione nel 1944 della United Nation Relief and Rehabilitation Administration (UNRRA), la prima agenzia delle Nazioni Unite preposta alla tutela e al rimpatrio dei DPs e la sua missione in Italia tra il 1944 e il 1947. Verrà analizzato il ruolo delle numerose organizzazioni volontarie ebraiche, quali l’American Jewish Joint Distribution Committee (AJDC) e l’Organization for Rehabilitation through Training (ORT), che affiancarono l’UNRRA in queste operazioni di soccorso. Dopo anni di discriminazioni, per la prima volta si cercò di garantire ai profughi non solo un sostegno economico e un alloggio, ma anche un processo di riabilitazione morale, intellettuale e professionale. Nell’analizzare il caso dei profughi ebrei scampati alla Shoah, si terrà conto del loro rifiuto a tornare nei paesi che sino allo scoppio della guerra essi stessi avevano considerato “homeland” e del loro desiderio di rifarsi una nuova vita in Eretz Israel, dove di lì a poco sarebbe nato lo Stato di Israele. Dunque, è in questo clima che alle operazioni di soccorso dei profughi si intrecciò la ripresa delle operazioni del Mossad le-aliyah bet, l’organizzazione ebraica che, sfidando la politica del Libro Bianco, cercò di far sbarcare il maggior numero di profughi sulle coste della Palestina, all’epoca ancora sotto il mandato britannico. Sempre in questo contesto, si inserisce la mobilitazione dell’Agenzia Ebraica, che inviò nei campi profughi di tutta Europa i suoi delegati allo scopo di canalizzare l’immigrazione ebraica in Palestina e diffondere l’ideologia sionista tra i profughi. La ricerca si occuperà, quindi, della rinascita ebraica che ebbe luogo all’interno dei campi profughi, tramite l’insegnamento della lingua ebraica, la propaganda sionista e la costruzione di una nuova identità ebraica. La ricerca prosegue poi con l’analisi della vita dei profughi nei campi. Particolare attenzione verrà riservata ai quattro campi di transito del Salento, situati a Santa Maria al Bagno, Santa Maria di Leuca, Tricase Porto e Santa Cesarea Terme, e considerati tra i più ampi e attivi di tutta Italia. In questa sezione verrà descritta l’attività delle organizzazioni di soccorso nei campi e le condizioni di vita dei profughi. Verrà lasciato ampio spazio alla voce dei profughi, alle loro aspirazioni e le loro preoccupazioni così come traspaiono nelle interviste, nelle fotografie e nei loro diari. Questo lavoro si propone di dare risonanza a una vicenda che coinvolse tutta la popolazione italiana e che merita di essere inserita nella storia della rinascita del dopoguerra.
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Ferrandes, Beatrice <1990&gt. "Gli effetti del cambiamento climatico sull'immigrazione: i profughi ambientali del Nord Africa e Medio Oriente." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12047.

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Abstract:
Il XXI secolo vede l’Europa e tutta la comunità internazionale ad affrontare due importanti sfide: da una parte la lotta al cambiamento climatico, per il quale molte agende politiche si impegnano ad adottare misure per uno sviluppo sostenibile e diminuire l’impatto sull’ambiente; dall’altra il grande flusso delle migrazioni proveniente dai paesi dell’Africa e Asia a causa di guerre e carestie. Tuttavia, si tende ad ignorare il fatto che nei prossimi decenni il degrado ambientale costringerà sempre più popolazioni ad abbandonare le loro terre d’origine alla ricerca di luoghi più ospitali, generando il flusso migratorio dei profughi ambientali. L’area del Medio Oriente e Nord Africa è molto vulnerabile alle conseguenze del cambiamento climatico. In particolar modo soffre gli effetti del surriscaldamento globale, che provoca l’avanzamento del deserto, la scarsità d’acqua e l’innalzamento del livello del mare, tutti andamenti che tenderanno a intensificarsi entro la fine del secolo. Queste saranno le principali cause che spingeranno milioni di profughi ambientali provenienti dai paesi arabi ad attraversare il Mediterraneo e ciò avrà un ruolo rilevante nel determinare i futuri assetti geopolitici internazionali.
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Zambelli, Sara. "La responsabilita dei Paesi democratici nell'accoglienza dei rifugiati: il caso dei profughi ebrei durante il Nazismo." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/11376/.

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Abstract:
ra le tante sfide che l'Europa è costretta a fronteggiare al giorno d'oggi, sicuramente una delle più importanti riguarda l'accoglienza dei rifugiati. Approcciarsi a questa problematica non è facile, e questo elaborato vuole offrire una prospettiva storica su come è stata affrontata un'altra grande crisi di questo tipo nel passato: l'accoglienza dei profughi ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. L'elaborato andrà ad analizzare innanzi tutto la politica nazista che negli anni '30 costrinse migliaia di ebrei all'emigrazione, per fornire il contesto storico del problema; verranno poi descritte le reazioni delle principali potenze democratiche europee e le convenzioni adottate a livello internazionale per fronteggare l'emergenza. Queste risoluzioni, in realtà, non furono concretamente efficaci nella protezione dei rifugiati ebrei, che rimasero in balia delle democrazie occidentali. A tal proposito verrà descritto il caso del transatlantico St. Louis, che salpò dalla Germania carico di passeggeri ebrei da portare in salvo, ma che venne rifiutato da tutti i Paesi in cui cercò di attraccare. Verrà posta poi una particolare attenzione sul ruolo che assunse il Regno Unito nell'accoglienza dei rifugiati ebrei, e su quale fu la risposta del Paese all'ondata di antisemitismo che si stava diffondendo in Europa prima e durante la Seconda Guerra Mondiale. Anche se non si manifestarono in persecuzioni violente, infatti, i cittadini inglesi furono portatori di pregiudizi di base xenofoba, e ora come allora è possibile ritrovare tracce di questa ostilità verso lo staniero nella stampa e nella campagna elettorale che ha portato la Gran Bretagna fuori dall'Unione Europea.
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Lazzarino, Erika <1979&gt. "Sospensione dello sviluppo o sviluppo della sospensione? Un percorso etnografico fra i profughi palestinesi in Libano." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/733/1/Tesi_Lazzarino_Erika.pdf.

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Lazzarino, Erika <1979&gt. "Sospensione dello sviluppo o sviluppo della sospensione? Un percorso etnografico fra i profughi palestinesi in Libano." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/733/.

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Menditto, Pasquale <1993&gt. "Far muovere, lasciar morire. Analisi delle politiche di confinamento e mobilita dei profughi siriani in Libano." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10410/1/Tesi%20di%20dottorato%20-%20Pasquale%20Menditto.pdf.

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Abstract:
L’obiettivo di questa analisi è di coniugare la ricostruzione dei processi di assoggettamento che producono i copioni entro cui prende forma la soggettività dei profughi siriani, con la ricostruzione delle problematizzazioni alla base dei sistemi di controllo e gestione della circolazione regolare. Secondo l’UNHCR, tra il 2012 e il 2016 quasi un milione e mezzo di profughi siriani si è stabilita in Libano nel tentativo di sottrarsi all’intensificarsi del conflitto tra il regime di Assad e il fronte variegato di milizie ribelli. Questa popolazione in esilio si è confrontata con le politiche di amministrazione e controllo della loro presenza dispiegate dall’assemblaggio tra istituzioni locali e internazionali: in particolare, i governi libanesi che si sono avvicendati dal 2013 hanno progressivamente implementato interventi di inclusione differenziale della popolazione di profughi, relegandone la maggioranza in uno stato di marginalità e precarietà esistenziale. Di conseguenza, per molti di loro provare ad accedere a forme di mobilità regolare si impone come uno dei pochi percorsi possibili per ottenere il riconoscimento di un livello minimo di esistenza legittima. L’analisi sviluppata in questo elaborato si basa su una ricerca etnografica condotta in Libano nella regione dell’Akkar tra il 2019 e il 2020, a cui è stata associato uno studio dell’infrastruttura tecnico-politica dei Corridoi Umanitari, un programma per la mobilità dei profughi avviato nel biennio 2016-2017, grazie alla collaborazione tra autorità italiane e una serie di associazioni religiose attive in Italia.
The aim of this analysis is to combine the reconstruction of the subjugation processes that produce the scripts within which the subjectivity of Syrian refugees takes shape, with the reconstruction of the problems underlying the control and management systems of regular circulation. According to the UNHCR, between 2012 and 2016 nearly 1.5 million Syrian refugees settled in Lebanon to escape the escalating conflict between the Assad regime and the varied front of rebel militias. This population in exile has been confronted with the policies of administration and control of their presence deployed by the assemblage of local and international institutions: in particular, since 2013 the Lebanese governments have progressively implemented interventions for the differential inclusion of the refugee population, relegating the majority to a state of marginality and existential precariousness. Consequently, for many of them, trying to access regular forms of mobility is one of the few possible paths to obtain recognition of a minimum level of legitimate existence. The analysis is based on ethnographic research conducted in Lebanon in the Akkar region between 2019 and 2020, associated with a study of the technical-political infrastructure of the Humanitarian Corridors, a program for refugee mobility launched in 2016-2017, by the collaboration of Italian authorities and a series of religious associations active in Italy.
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Books on the topic "Profughi"

1

Miani, Laura. Profughi: Testimonianze dalla ex Jugoslavia. Trezzo sull'Adda (Mi): Edizioni Comedit 2000, 1993.

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2

Bagnato, Angelo. Somalia: Da coloniali a profughi. Roma: Armando editore, 2020.

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3

Barbero, Alessandro. Barbari: Immigrati, profughi, deportati nell'impero romano. Roma: Laterza, 2006.

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4

Dalponte, Lorenzo. Il clero dei profughi trentini, 1915-1918. Trento: Vita trentina, 1996.

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5

Mastrodonato, Alessandra. I profughi della Grande Guerra nel Parmense. Parma: MUP, 2022.

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6

Eichta, Mario. Braunau, 1915-18: I profughi di Lavarone. Cremona: Persico Europe, 1996.

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7

Fedeli all'lstria, Fiume, Dalmazia: Noi, profughi-emigrati. Montréal: Lòsna & Tron, 1997.

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8

Cortesi, Elena. Sfollati, profughi, evacuati: L'Italia nella Seconda Guerra mondiale. Ospedaletto (Pisa): Pacini editore, 2022.

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9

Libia 1911-2011: Gli italiani da colonizzatori a profughi. Udine: Kappa vu, 2010.

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10

Marchetti, Chiara. Un mondo di rifugiati: Migrazioni forzate e campi profughi. Bologna: EMI, 2006.

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Book chapters on the topic "Profughi"

1

Monaco, Lorenzo. "Campi profughi." In Water trips, 63–78. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1369-8_5.

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2

Omizzolo, Marco. "Libia: dalle torture dei profughi nelle carceri libiche alla loro criminalizzazione in Europa." In Sapere l’Europa, sapere d’Europa. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2019. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-358-8/015.

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3

"Immigrati, Migranti, Clandestini, Profughi, Rifugiati: A New Wave of North Africans in Italy and the Italian Press Language." In Inculturalism: Meaning and Identity, 15–25. BRILL, 2013. http://dx.doi.org/10.1163/9781848881594_003.

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4

Murolo, Cinzia. "Archeologia e profumi:." In A lume di naso, 81–94. Quodlibet, 2019. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvsf1nq5.8.

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5

Sammarco, Giovanni. "Dal diritto civile ai profumi." In A lume di naso, 171–74. Quodlibet, 2019. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvsf1nq5.16.

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6

Serra, Carlo. "Tre immagini per suoni e profumi." In A lume di naso, 147–60. Quodlibet, 2019. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvsf1nq5.13.

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7

"Tacitus." In Tacitus: Annals V and VI, edited by Ronald Martin, 31–96. Liverpool University Press, 2001. http://dx.doi.org/10.3828/liverpool/9780856687211.003.0002.

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Abstract:
1. Rubellio et Fufio consulibus, quorum utrique Geminus cognomentum erat, Iulia Augusta mortem obiit, aetate extrema, nobilitatis per Claudiam familiam et adoptione Liuiorum Iuliorumque clarissimae. primum ei matrimonium et liberi fuere cum Tiberio Nerone, qui bello Perusino profugus pace inter Sex. Pompeium ac triumuiros pacta in urbem rediit. (2) exim Caesar cupidine formae aufert marito, incertum an inuitam, adeo properus ut ne spatio quidem ad enitendum dato penatibus suis grauidam induxerit. nullam posthac subolem edidit sed sanguini Augusti per coniunctionem Agrippinae et Germanici adnexa communes pronepotes habuit. (3) sanctitate domus priscum ad morem, comis ultra quam antiquis feminis probatum, mater impotens, uxor facilis et cum artibus mariti, simulatione filii bene composita. (4) funus eius modicum, testamentum diu inritum fuit. laudata est pro rostris a C. Caesare pronepote, qui mox rerum potitus est....
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