Academic literature on the topic 'Processo di cura'

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Journal articles on the topic "Processo di cura"

1

Chiera, Marco. "Cura manuale integrata nella malattia di Parkinson." PNEI REVIEW, no. 2 (November 2022): 45–56. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2022-002005.

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Abstract:
La malattia di Parkinson è sempre stata considerata come squisitamente neurologica e caratterizzata da neurodegenerazione per l'accumulo della proteina a-sinucleina nella substantia nigra. Tuttavia, diversi studi mostrano come lo stato di salute dell'intero organismo possa influenzare il processo di accumulo dell'a-sinucleina tramite processi bottom-up, fra cui la neuroinfiammazione. Inoltre, che il corpo sia così centrale nel curare persone con Parkinson è mostrato anche dalle ricerche sull'interocezione, ovvero quel processo tramite cui l'organismo percepisce cosa sta accadendo al suo in- terno al fine di meglio rispondere alle sfide ambientali. In caso di Parkinson, questo processo risulta alterato con conseguenze negativa sulla sensomotricità. A tal proposito, la letteratura scientifica mostra molteplici vie per agire sui processi di regolazione biologica in caso di malattia di Parkinson, e fra queste un ruolo importante lo giocano l'educazione sensorimotoria e le terapie manuali, le quali hanno la possibilità di agire sulle vie interocettive e sull'equilibrare i livelli di infiammazione sistemica, in particolare intestinale.
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2

Bordese, Goffredo, and Franco Merlini. "Internet: nuove domande di cura?" RUOLO TERAPEUTICO (IL), no. 117 (June 2011): 46–58. http://dx.doi.org/10.3280/rt2011-117005.

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Abstract:
L'articolo nasce da un momento di supervisione di gruppo, in seguito alla discussione su un paziente arrivato in cura tramite un contatto via internet. Questo caso ha generato in tutti i partecipanti alcune riflessioni circa le caratteristiche dei pazienti che contattano uno psicologo con strumenti telematici, il ruolo degli psicologi nella relazione terapeutica, la deontologia nel processo terapeutico, i rischi da contemplare. La riflessione proposta dall'articolo pone principalmente due temi centrali: uno legato al mondo dei giovani psicologi, alla loro necessitŕ di farsi conoscere e trovare pazienti mantenendo un equilibrio nel proporsi, un ruolo chiaro, nitido, senza rischiare di svalutare la propria immagine e quella della categoria, conservando un approccio etico e deontologicamente corretto; l'altro, al mondo del paziente e alla formulazione di una domanda d'aiuto fatta con uno strumento "atipico" secondo l'ortodossia del mondo psicologico.
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3

Maria Dalba, Anna, and Giovanna Montinari. "Prendersi cura della separazione. Quando i genitori si dividono, la famiglia si unisce." INTERAZIONI, no. 2 (November 2020): 13–31. http://dx.doi.org/10.3280/int2020-002002.

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Abstract:
Le Autrici riflettono sulle dinamiche intersoggettuali e intrapsichiche che accompagnano la trasformazione del legame coniugale di fronte all'esperienza della genitorialità. La creazione del legame genitoriale richiede di rinunciare al rispecchiamento idealizzato e di rielaborare l'esperienza perturbante della terzietà, a partire dalle origini fondative della propria identità. Quando i processi terziari non sono sufficientemente compiuti, il bisogno di soggettivazione e differenziazione si tramuta in bisogno di separazione intersoggettuale. In questo caso, solo l'effettiva distanza consente, dopo aver attraversato fasi di dolore acuto, di poter fare davvero esperienza dell'Altro, riequilibrando la dialettica tra Eros e Thànatos. Questo processo viene riattivato dal pubertario del figlio adolescente, mobilitando quanto di rimosso o scisso è rima-sto nei procedenti assetti familiari e genitoriali. Nel lavoro istituzionale con la famiglia adole-scente, soprattutto nelle situazioni più difficili, la gruppalità psichica attivata dai dispositivi gruppali di supervisione e co-visione rappresenta un'esperienza di terzietà ineludibile, attivan-do quel fondamentale processo di scena primaria (Gaddini, 1974) che, ripetendosi continuati-vamente nel tempo, consente, a noi terapeuti, di accedere ed elaborare la nostra posizione di fronte al perturbante della famiglia e, ai genitori, di sentirsi accompagnati nell'attraversare il dolore della separazione intesa come trasformazione e non distruzione del loro legame.
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4

Presutti, Michelle, Giorgio Soro, Giulia Cnapich, and Sara Giordano. "SENSEMAKING E CURA DEL DIABETE: MAPPE COGNITIVE DI MEDICI E PAZIENTI A CONFRONTO." International Journal of Developmental and Educational Psychology. Revista INFAD de Psicología. 2, no. 1 (June 25, 2016): 323. http://dx.doi.org/10.17060/ijodaep.2015.n1.v2.262.

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Abstract:
Karl Weick, esponente del cognitivismo costruttivista, considera il sensemaking come un insieme di processi cognitivi in continua costruzione, a posteriori, di significati e di senso della realtà in cui viviamo.Il sensemaking è un processo continuo di creazione di senso quotidiano: le persone percepiscono selettivamente le informazioni su sé stessi e sull’ambiente in cui vivono, tali informazioni vengono elaborate cognitivamente attraverso un processo di selezione e ritenzione in memoria delle mappe cognitive costruite.Pertanto il sensemaking costituisce un’appropriata chiave di lettura dei fenomeni comportamentali in cui sono in gioco le rappresentazioni di un problema, soprattutto quando è di estrema necessità trovare punti di contatto in merito ai rapporti causali tra gli elementi che costituiscono le diverse mappe cognitive degli individui che ne prendono parte. L’analisi delle mappe cognitive può essere utile soprattutto al fine di individuare e condividere con maggiore chiarezza quali potrebbero essere le strade per un corretto ed efficace intervento risolutivo o di trattamento del problema.Dare senso alla malattia significa, sia per il medico che per il paziente, organizzare una mappa cognitiva (connessioni causali di elementi di significato) della realtà (della malattia) in un processo continuo di esperienza.Un flusso continuo che a partire da una percezione soggettivamente selettiva degli elementi disponibili (conoscenze, esperienze, eventi,etc.), organizza tali elementi in una mappa e li traduce in uno schema operativo di comportamento. Secondo Weick la realtà individuale si costruisce, mentre l’ambiente, il contesto, sono costruiti a priori.Le mappe cognitive che gli individui costruiscono influenzeranno le successive esperienze che si troveranno a dover fronteggiare nell’ambito dello stesso problema, in questo caso inerenti alla malattia diabetica.L’utilizzo del sensemaking applicato all’analisi dei processi di cura, pertanto, può diventare utile in particolare nei contesti di trattamento in cui la compliance e l’aderenza alle cure costituisce un fattore determinante nella gestione della patologia cronica, che prevede un modello di rapporto medico- paziente protratto nel tempo e centrato sulla possibilità di confronto rispetto alle modalità di cura e riuscita della stessa.La ricerca si è proposta pertanto di indagare attarverso la somminisrazione di interviste a medici e pazienti e attarverso al successiva analisi del testo e delle ricorrenze lingusitiche elaborate attraverso appositi software di ricostruire e mettere a confronto le rispettive mappe cognitive che stanno alla base delle rappresentazioni della malattia e della sua gestione e quindi dei comportamenti conseguenti di chi cura e di chi è curato.
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5

Cepollaro, Gianluca. "Ambiguitŕ, competenze e valutazione del personale." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 45 (October 2010): 15–26. http://dx.doi.org/10.3280/riv2009-045003.

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Abstract:
L'articolo cerca di approfondire come la considerazione dell'ambiguitŕ propria in ogni processo valutativo puň aiutare a comprendere i limite dei metodi, degli strumenti e delle tecniche tradizionali. La valutazione del personale č innanzitutto un processo relazionale e contestuale prima di essere un sistema per misurare le performance rispetto alle attese a controllare il rapporto tra obiettivi e risultati. La cura della relazionalitŕ e l'adozione di un approccio evolutivo alle competenze puň aiutare nel mettere a punto un processo di valutativo capace di sviluppare spazi di riconoscimento e solidarietŕ tra individui e organizzazioni.
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6

Biondo, Daniele. "Sublimazione e civilizzazione. All'origine del processo di soggettivazione in adolescenza." PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 2 (November 2022): 88–109. http://dx.doi.org/10.3280/psp2022-002005.

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Abstract:
L'Autore valorizza l'orientamento freudiano che vede il processo di sublimazione alla base del processo evolutivo sia a livello individuale (processo di soggettivazione) che collettivo (processo di civilizzazione). Lo scritto affronta due specifiche patologie adolescenziali, ritiro massiccio ed aggregazione in branco, emblematiche per l'Autore della sofferenza evolutiva di un'intera generazione: esse rappresentano dei tentativi di sublimazione mal riuscita, tentativi fallimentari di auto-cura, conseguenti al fallimento del processo di soggettivazione. Hikikomori e branco sono, secondo l'Autore, due facce della stessa medaglia, che non solo denunciano la deriva patologica dei ragazzi più fragili, ma che rappresentano simbolicamente la sofferenza degli adolescen-ti postmoderni privati della testimonianza dell'adultità che si sostanzia nell'incapacità di sublimare. Il caso di Davide esemplifica tali aspetti, permettendo anche di esplorarne alcune dimensioni inedite legate ad esempio all'uso della tecnologia sia come ostacolo che come promotrice del processo di sublimazione.
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Sava, Vito. "La fiducia nella dimensione del tempo." GRUPPI, no. 3 (December 2012): 51–65. http://dx.doi.org/10.3280/gru2011-003004.

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Abstract:
L'articolo propone alcune riflessioni sul tema della fiducia dal punto di vista del tempo. L'autore prende in considerazione, attraverso materiali clinici tratti da psicoterapie psicoanalitiche individuali in setting privato e nell'ambito del servizio pubblico, alcuni processi attraverso cui si evolve l'esperienza della fiducia nella relazione terapeutica. Il tema del tempo viene considerato sia nel processo del trattamento psicoterapeutico (tempo delle sedute, tempo della cura, tempo delle pause, tempo dell'inconscio), sia come elemento essenziale che struttura e consolida il processo di nascita, sviluppo e stabilizzazione della fiducia. Alcune ipotesi vengono proposte sul rapporto tra fiducia, relazione transferale e ritmi della terapia. L'articolo si conclude con alcuni riferimenti sul rapporto tra la fiducia, il tempo, con un particolare accento al tema della scrittura del materiale clinico, intesa come costruzione di un nuovo oggetto di relazione tra terapeuta e paziente, che richiede pertanto un ulteriore atto di fiducia nella funzione del processo analitico non solo nella spazio della seduta ma anche nei luoghi e nei tempi che precedono e seguono l'incontro con il paziente.
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Cozzi, Ambrogio, Lara Franzoni, Katia Romelli, and Sandro Feller. "Tra care e cure: una ricerca sulle famiglie con un paziente in stato vegetativo." TERAPIA FAMILIARE, no. 95 (April 2011): 47–72. http://dx.doi.org/10.3280/tf2011-095004.

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Abstract:
Lo stato vegetativo č una condizione medica che incide gravemente sul benessere psicologico dei familiari coinvolti nella cura. La ricerca indaga relazioni, conflitti ed il funzionamento familiare durante la presenza della condizione di stato vegetativo del paziente, il processo di cura a casa e in struttura, l'impatto economico dell'evento, il benessere del caregiver. Il campione č composto da 120 caregiver di pazienti curati in Lombardia. Lo studio ha utilizzato un'intervista semi-strutturata analizzata con il software ‘T-Lab', il Disegno simbolico dello spazio di vita familiare e SF-36 Questionario sullo stato di salute. I risultati hanno mostrato come il funzionamento familiare e il benessere del caregiver siano relazionati al genere e al ruolo del caregiver, al tempo trascorso dall'evento che ha causato lo stato vegetativo e al luogo di cura. La ricerca ha inoltre mostrato un'estrema povertŕ e chiusura delle relazioni familiari, difficoltŕ nelle fasi di trasferimento del paziente, forte isolamento di alcuni membri dalle attivitŕ sociali e deboli relazioni con la famiglia allargata, un forte impatto sull'attivitŕ lavorativa di almeno uno dei membri familiari.
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Billi, Maririta, Sara Bedeschi, and Antonello Grossi. "Il gruppo di terapia come antidoto per la diversitŕ." PSICOBIETTIVO, no. 3 (November 2011): 145–58. http://dx.doi.org/10.3280/psob2011-003010.

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Abstract:
Il concetto di diversitŕ quando viene applicato alle persone assume spesso una accezione negativa. Dal punto di vista psicologico esso esprime una visione che gli appartenenti a gruppi di maggioranza hanno nei confronti di gruppi minoritari. La categoria di persone che presentano un disturbo psichico, forse piů di altre, č soggetta al pregiudizio, e il processo di stigmatizzazione conseguente va a determinare una "seconda malattia" che interferisce nel processo di cura e recupero. Gli interventi di gruppo sullo specifico tema della diversitŕ rappresentano uno strumento efficace per contrastare questa situazione. In questo lavoro verranno esposti alcuni principi guida, che gli autori hanno individuato nella pratica operativa con i gruppi.
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Daniela, Galardi. "Occuparsi dell'altro: compito interrotto da perseguire?" RICERCA PSICOANALITICA, no. 1 (December 2011): 71–85. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2012-001005.

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Abstract:
L'Autrice, psicanalista esperta di psicologia delle emergenze, vuole approfondire le motivazioni sottese al prendersi cura delle vittime in situazioni di eventi disastrosi. La coazione a ripetere che si evolve in "coazione alla cura" diventa la possibilitŕ per il terapeuta di "occuparsi di sé" attraverso la relazione di aiuto. A partire da questa ipotesi, l'autrice si interroga sul rischio di instaurare una collusione che potrebbe ri-traumatizzare il paziente e bloccarne lo sviluppo. La maggior consapevolezza dell'analista delle proprie funzionalitŕ inconsce puň permettergli di costruire con la vittima/paziente un processo interpersonale, caratterizzato dalla condivisione, ma anche dalla distanza necessaria per riflettere su quanto sta accadendo. Diventa cosě possibile "dare parola": nuova narrazione che nel suo essere condivisa diventa esplicita e riconoscibile. Tale opportunitŕ č un'alternativa alla ripetizione dei conflitti intrapsichici del passato, che riapre la processualitŕ del divenire evolutivo e il perseguimento del desiderio nella sua dimensione reale-progettuale.
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Dissertations / Theses on the topic "Processo di cura"

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VANETTI, Susanna. "La psicoterapia di coppia : evidenze empiriche sul processo di cura." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2009. http://hdl.handle.net/10446/88.

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Boschi, Manuel. "Analisi sperimentale di un processo di formulazione per la detergenza e la cura della persona." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/24376/.

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Abstract:
I copolimeri a blocchi, in particolare la famiglia commercialmente chiamata Pluronic, sono sempre più utilizzati nell’industria cosmetica per la formulazione di prodotti detergenti; il loro comportamento, tuttavia, risulta spesso problematico, per la grande varietà di morfologie ottenibili in miscela con l’acqua, al variare della temperatura e della composizione in peso. Da queste due dinamiche nasce la necessità di modellare il comportamento fluidodinamico e reologico di tali miscele in sistemi agitati meccanicamente. La conoscenza di tali nozioni risulta fondamentale nel processo di scale up degli impianti industriali, adibiti alla miscelazione di acqua e Pluronic, al fine di ottenere la microstruttura più conveniente dal punto di vista della lavorabilità e delle qualità del prodotto finale. Il presente studio, mediante prove di potenza assorbita dal fluido e prove PIV, condotte in un recipiente meccanicamente agitato in scala da laboratorio, è stato capace di indagare e descrivere il comportamento delle miscele formate da acqua e Pluronic L-64 al fine di validare le conoscenze già acquisite in materia e di produrne delle nuove, funzionali all’applicazione industriale.
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BARELLO, SERENA. "IL COINVOLGIMENTO DEL PAZIENTE NEL PROCESSO DI CURA: VERSO UNA RIDEFINIZIONE DELL'ETICA E DELLA PROFESSIONALIZZAZIONE MEDICA NELL'ERA DELLA MEDICINA PARTECIPATIVA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6216.

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Abstract:
In un contesto in cui il coinvolgimento e la partecipazione dei consumatori/clienti di prestazioni sanitarie è oggi più che mai all’ordine del giorno, il concetto di “patient engagement” si è sempre più imposto nella letteratura scientifica e manageriale come call to action in risposta alle sfide epidemiologiche – legate all’aumento della cronicità – ed economiche – connesse all’aumento dei costi sanitari e alla riduzione delle risorse disponibili - a cui i sistemi sanitari contemporanei devono necessariamente rispondere per evitare il collasso. Per ciò, a fronte di una letteratura sul tema ancora parziale e frammentata, definire il concetto di “patient engagement” e le sue implicazioni a vari livelli diviene cruciale per passare da una dichiarazione di intenti ad una concreta strategia di azioni volte a promuoverlo. Alla luce di queste premesse, il progetto di ricerca ambisce a rispondere ad una necessità fondativa sia da un punto di vista teroico che empirico di questo concetto e ad evidenziare possibili linee di sviluppo e ricadute applicative per una rinnovata professionalizzazione dei clinici che devono oggi riadattare le proprie pratiche professionali e ripensare alla propria identità in funzione di un paziente sempre più attivo e partecipe rispetto alle scelte legate alla gestione della propria salute.
The expectancy of patient living with chronic disease has improved significantly in the recent years due to advances in medical sciences. To address the burden of this growing demand of care, patient engagement is considered crucial as it contributes to improve health outcomes and control healthcare costs. However, many gaps still exist for its implementation starting from the lack of a shared definition and shared guidelines for medical practice based on the direct patients' care experience. In the light of this premises this dissertation will propose a sequential research design generally aimed at improving the knowledge and understanding of patient engagement and its implications for the medical practice and professionalism. To answer the overall aim of this thesis both literature reviews and qualitative methodology were used. Chapter 1 was aimed to set scene and give the readers an overview of the global cultural and societal scenario that justifies the need to deal with the topic of patient engagement. Chapter 2 and 3 consist in in-depth literature reviews aimed at shading light on the concepts featuring the participatory medicine movement and, more specifically, the one of patient engagement. An in-depth qualitative study according to the grounded theory principles was conducted and reported in chapter 4 and was aimed at deepening the heart failure patient’s perspective towards engagement in their care in order to build and experience-based model of this phenomenon. The last two chapters, based on the insights emerged from both the literature analysis and the grounded theory study, were aimed at discussing the implications of patient engagement for the clinical decision making process (chapter 5), and for training health professionals in patient engagement strategies and improving the effectiveness of their communication and relational habits with this aim (chapter 6).
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COMORETTO, ROSANNA IRENE. "Assessing healthcare pathways by means administrative data." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2018. http://hdl.handle.net/10281/241293.

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Abstract:
Il concetto di Burden of Disease è molto usato nella letteratura internazionale per indicare il peso, l’impatto che una condizione, una malattia o un fattore di rischio possono avere sulla popolazione. Misurare questo burden sembra essere necessario per migliorare i sistemi sanitari e per aiutare i decisori politici nell’allocare adeguatamente le risorse pubbliche. Una misura molto usata nella valutazione del Burden of Disease è la frazione attribuibile di popolazione, che misura il numero di casi di malattia che si potrebbero evitare o prevenire se il fattore di rischio venisse eliminato. I percorsi clinici, o PDTA (percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali), sono composti da un insieme di interventi clinici basati sulle evidenze e vengono considerati sia come uno strumento per una miglior cura del paziente sia come un modo per descrivere la struttura di un processo di cura, ed è uno strumento utilizzato in tutto il mondo per rendere trasparenti i processi stessi e per migliora l’efficacia e la qualità dell’assistenza. Tuttavia, il reale impatto di questi percorsi di cura sugli outcome clinici dei pazienti, soprattutto in ambino extra-ospedaliero, rappresentano un campo della ricerca ancora poco esplorato. Se consideriamo, inoltre, l’aderenza alle raccomandazioni contenute nei PDTA come un gold standard da perseguire per evitare diversi outcome clinici o complicanze, una condizione di non-aderenza rappresenta un fattore di rischio che può essere controllato e limitano, se non additìrittura eliminato. L’obiettivo di questa tesi è quello di valutare l’impatto degli interventi sanitari per specifiche patologie dal punto di vista della salute pubblica, e cioè in termini di (i) dimensione del problema, (ii) processo di cura e (iii) associazione tra il processo stesso gli outcome in esame. Con queso fine, la tesi è formata da quattro parti che conducono ad esplorare il quesito principale di questi lavoro di ricerca e a capire come si possa misurare l’impatto di alcuni interventi sanitari su soggetti affetti da alcune patologie croniche. Dopo un’inizale introduzione al concetto di Burden of Disease e alle sue possibili applicazioni nella valutazione degli interventi sanitari, vengono presentati i PDTA e il loro corrente utilizzo in ambito nazionale e internazionale. In questa parte della tesi viene descritto un progetto italiano che ha l’obiettivo di valutare l’impatto di diversi percorsi di cura sugli outcome clinici dei soggetti. In questo progetto, inoltre, i PDTA vengono anche descritti e utilizzati come uno strumento utile a comparare diversi Sistemi Sanitari Regionali (CCR) dal punto di vista dell’accountability: in questo modo ogni SSR è reso responsabile della qualità del servizio erogato (utilizzando gli indicatori che valutano il processo di cura) e dei risultati clinici che ottengono (utilizzando gli indicatori che valutano gli esiti). Nella terza parte della tesi illustro alcuni aspetti metodologici imparati in questi anni di dottorato, a partire dalle fonti dei dati (i database sanitari amministrativi) fino ai diversi disegni dello studio implementati e alle diverse tipologie di analisi statistica utilizzate negli studi osservazionali, per poi approfondire la misura della frazione attribuibile di popolazione e le sue diverse applicazioni. L’ultima parte riporta tre studi condotti durante il Corso di Dottorato e che, da diversi punti di vista, esplorano il concetto dell’impatto degli interventi sanitari in diversi contesti clinici. In particolare, nell’ultimo studio (work in progress) si applica la misura della frazione attribuibile di popolazione per quantificare l’impatto dell’aderenza a determinate raccomandazioni su definiti outcome clinici.
The burden of a condition, illness or risk factor on the population is a fundamental issue in Public Health and evaluating this burden appears to be necessary to improve health systems and policies, and to help decision makers for a better allocation of public resources. The population attributable fraction, a measure used to assess the burden of disease, allows to determine the number of disease’s cases that would be avoided or prevented if a risk factor was eliminated. Clinical Pathways are composed by several evidence-based healthcare intervention and are considered both as tool for patients’ care and as a way to describe the structure of a care process that is worldwide used to make care processes transparent and to improve the efficiency and quality of health care. However, the real impact of these pathways on several clinical outcomes, in particular in outpatient settings, is a little explored field. If we consider the subject’s adherence to recommendations contained in Clinical Pathways as a ‘gold standard’ of healthcare to avoid adverse clinical events/complications, the condition of ‘non-adherence’ represents a risk factor that could be controlled and limited, if not even removed. The aim of this thesis is to assess the impact of healthcare interventions for specific health conditions, from the Public Health point of view, in terms of (i) size of the problem, (ii) process of care and (iii) association between process and outcomes. To this purpose, my thesis is composed of four parts that lead to explore the main issue of this work and to understand how we can measure the impact of some healthcare interventions on subjects affected by several chronic conditions. After an introduction to the concept of Burden of Disease and its possible application in the assessment of impact of healthcare interventions, Clinical Pathways and their current use are presented. In this part an Italian project aimed to assess the impact of several pathways on patients’ clinical outcomes is also described. In this project, outpatient Clinical Pathways are also used to compare different Regional Health Systems from the point of view of the accountability: in this way, each Regional System will be made responsible for the quality of healthcare deliver (with process-of-care indicators assessment) and for clinical results following the health services provided (with the outcome indicators evaluation). In the third part I explain some methodological aspects I learned about in this years, from data sources (large administrative databases) to study designs and statistical analysis used for retrospective observational studies, up to deepening the population attributable fraction measure and its different applications. The last part reports three studies conducted during my PhD course that, from different points of view, explore the concept of the impact of healthcare interventions in different clinical contexts. In particular, the third study (work in progress) applies the concept of population attributable fraction to quantify the impact of the adherence to recommendations on clinical outcomes.
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Pianca, Cristina <1988&gt. "Le lavoratrici del settore domestico e di cura in Giordania." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4415.

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Abstract:
La tesi si basa su di un'indagine sulle condizioni delle lavoratrici asiatiche del settore domestico in Giordania realizzata sul campo. Dopo una parte introduttiva sul panorama legislativo e il mercato del lavoro dell'area medio orientale, viene preso in analisi il caso specifico del Regno Hascemita. Il capitolo centrale si concentra sull'analisi di circa 200 interviste condotte con lavoratrici domestiche di varia origine che risiedevano e lavoravano in Giordania all'epoca della ricerca. Scopo di questa tesi è osservare con occhio critico la società giordana come società di accoglienza di forza lavoro immigrata riflettendo in particolare sui problemi e sugli abusi di cui sono vittime le donne impiegate nel settore domestico e di cura.
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Spera, Giulia. "Pratiche di cura e sistemi simbolici. Lo Shiatsu." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3427551.

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Abstract:
Complementary and alternative medicine is an umbrella term which refers to an intricate, heterogeneous and controversial world that is object of intense debates in many different fields, from scientific medicine to mass media. This work represents not only the chance to investigate a sociological field, not very popular among Italian scholars, but also the possibility to understand the reality of a phenomenon which is increasingly popular in term of numbers of consumer usage. What we try to describe is the meaning and the experience of these practices from the point of view of the CAM practitioners. The data has been collected during 3 years of ethnographic work as student in a Institute for shiatsu practitioner. The aim of this work is to describe the different strategy adopted by the CAM practitioners in order to achieve professional status, especially in the form of statuary regulation. Many authors consider professional status a worthwhile goal for CAM occupations, yet it seems to be a process fraught with tensions. In this work we underline the connection between the strategies and how the knowledge base of the shiatsu discipline is organized and transmitted. We analyze how internal battled over the infusion of medical science into the knowledge base are part of the process for establishing legitimacy. The focus in on the boundary-work inside and outside the complementary and alternative medicines, in which boundaries are conceptualized as demarcation of difference but also as means of communication, as opposed to division, especially between CAM and scientific medicine. This research is aimed to get how different positions in legitimacy process are created by specific organizational cultures. Each particular organizational culture is the direct expression of the common practice and knowledge of its own members, with particular reference to the founders’ role and to the peculiarity of the transferred competencies, both connected to the practical and experiential dimension: due to this fact it’s hard to reach today a general concordance on the meaning of legitimacy. In particular the failed institutional acknowledgment could be connected with the difficult process of the professional status’ definition of shiatsu practitioner, of training standard terms and operating ways by which these knowledge could be transmitted
Le pratiche di cura non convenzionali definiscono un mondo complesso, eterogeneo e piuttosto controverso che suscita interesse e accesi dibatti negli ambiti più vari e disparati, dalla medicina scientifica ai mezzi di comunicazione di massa. Questa ricerca ha rappresentato, non solo l’occasione di indagare un ambito di studi che solo di recente ha attirato l’attenzione della sociologia italiana, ma anche la possibilità di soddisfare un desiderio, del tutto personale, di comprendere una realtà che diventa ogni giorno sempre più famigliare e sempre meno alternativa. A tale scopo si è scelto di condurre la ricerca partecipando in prima persona a un percorso formativo professionale per operatori shiatsu. L’indagine qui presentata si propone di descrivere dal punto di vista di chi pratica, insegna, apprende, si avvicina alla disciplina dello shiatsu qual è il senso di questo “modo di avere cura” di sé e degli altri, al fine di cogliere, ove possibile, le connessioni con il lento e difficile processo di riconoscimento normativo e di inclusione nella medicina ufficiale, nonché, anche – almeno per taluni aspetti- con il crescente successo di pubblico. Nonostante la persistente marginalizzazione dal punto di vista normativo, le pratiche di cura non convenzionali sembrano svolgere un ruolo centrale nella vita quotidiana, fornendo strumenti, strategie e risposte alle nuove esigenze di cura di sé, risultato e al tempo stesso prodotto dei cambiamenti contemporanei nel campo della salute e del benessere. L’analisi pone l’accento sulla definizione dei confini interni ed esterni al campo delle pratiche di cura non convenzionali. Nella prospettiva adottata i confini rappresentano non solo linee di separazione e di divisione ma anche spazi di interazione e di scambio all’interno dei quali è possibile negoziare e ridefinire i confini sempre più sfumati che separano le pratiche di cura non convenzionali dalla medicina scientifica. Nonostante, infatti, le pratiche di cura non convenzionali, rappresentino ancora, per molti aspetti, un tutt’uno indifferenziato ed eterogeneo Colombo e Rebughini (2003, 2006) la ricerca vuole essere un tentativo di cogliere le possibili modalità di strutturazione all’interno di questo campo, descrivendo le diverse strategie messe in atto dagli operatori per ottenere una legittimazione istituzionale. L’analisi è volta a comprendere come l’esistenza di specifiche culture organizzative, che trovano espressione nelle pratiche e nel tipo di conoscenza che viene condivisa dai membri delle differenti strutture formative, con particolare riferimento alla figura dei fondatori e alla peculiarità della natura delle competenze trasmesse, che si basano largamente su un sapere primariamente pratico ed esperienziale, contribuiscano all’esistenza di posizioni piuttosto differenti all’interno del panorama organizzativo rispetto al processo di legittimazione. In particolare viene messo in evidenza come il mancato riconoscimento istituzionale possa essere connesso con il difficile processo di definizione della figura professionale dell’operatore shiatsu, degli standard formativi e delle modalità attraverso cui queste conoscenze debbano essere trasmesse
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Visani, Giacomo. "Sviluppo di nuove formulazioni di resine fast curing e ottimizzazione dei relativi processi di impregnazione e di cura industriale di prepregs." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14389/.

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Abstract:
Una delle tecniche di formatura di materiali compositi più utilizzata è la laminazione a partire da prepregs seguita da un ciclo di cura in autoclave. L’autoclave rappresenta una metodologia di cura abbastanza flessibile nonostante essa sia caratterizzata da elevati tempi di processo a causa della notevole inerzia termica, che comporta una lenta velocità di riscaldamento e raffreddamento. Una delle possibilità per velocizzare il processo in autoclave, ed aumentare quindi la produttività, consiste nell’utilizzare una resina fast curing. Purtroppo, tipicamente le resine fast curing presentano un’elevata reattività, che le rende ideali per processi ad infusione come il Resin Tranfer Molding (RTM) e generalmente altrettanto inadatte alla produzione di preimpregnati. In questo lavoro di Tesi si è ricercato un formulato epossidico contraddistinto da tempi di cura sufficientemente brevi e Tg abbastanza elevate, e si è verificata la possibilità di industrializzare il processo di produzione di un prepreg bastato su tali formulazioni mediante la tecnica dell’impregnazione a solvente, utilizzando una delle resine che hanno mostrato le prestazioni migliori nello screening preventivo. A tale scopo, si è valutato l’effetto del processo, tramite caratterizzazione termica, cinetica e meccanica del prepreg prodotto. In base ai risultati ottenuti è stato, infine, elaborato un ciclo di cura ottimizzato per tale prepreg.
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Nati, Letizia. "Impatto di soluzioni basate su mobile health per la gestione dei processi di cura delle malattie croniche." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
Con il termine mobile health si identifica una nuova forma di assistenza sanitaria basata sull’utilizzo di dispositivi mobili (smartphone, tablet, PDA), in grado di superare barriere temporali e geografiche. Questa tesi fornisce un quadro generale di come i sistemi di mHealth possano aiutare i pazienti nell’assistenza e nel monitoraggio della propria salute e in particolare si analizzano alcune soluzioni di assistenza alle malattie cardiovascolari che rappresentano la principale causa di morte a livello mondiale. L’elaborato è strutturato in due capitoli, nel primo viene spiegato in modo specifico cosa si intende per mobile health, descrivendone le ragioni del suo sviluppo, le potenzialità e le problematiche ad esso connesse. Vengono inoltre presentate alcune tra le principali applicazioni sia per il personale sanitario sia per i pazienti e anche applicazioni per la gestione di emergenze sanitarie come le epidemie. Nel secondo capitolo viene inizialmente trattata una panoramica teorica delle malattie cardiovascolari e successivamente vengono presentate le possibili soluzioni di mobile health sia software che hardware a supporto di tali malattie.
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Mozzana, C. "PROCESSI DECISIONALI IN MEDICINA TRA STANDARDIZZAZIONE E INDIVIDUALIZZAZIONE DELLA CURA. ANALISI DI UN CASO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2011. http://hdl.handle.net/2434/160860.

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Abstract:
Decision-making processes in medicine between standardisation and individualisation of the care. A case study In recent years western medicine is facing multiple transformations. On the one hand the continuous exchanges between biology and medicine gave birth to “biomedical practices”, defined by a regulatory objectivity which enlightens the construction of collective types of knowledge that combine people (doctors, researchers, administrators, patients) and objects (entities, tool, techniques, protocols). On the other hand, the process of standardisation of the work has recently spread to the tertiary sector, to the services and to medicine: the birth, in the early nineties, of the evidence-based medicine has made clinical practice more uniform through the use of tools that incorporate “indications” on the criteria with which exams are prescribed and therapies, surgery and other part of the care process are planned. Through an organisational ethnography, the research investigate how therapeutic appropriateness is defined and characterised in medical practices and how objects and tools for decision-making, as organisational artefacts, are contributing in building up types of knowledge and information that shape the definitions of individual therapeutic pathways. The analysis of medical decision-making practices highlight that the standardisation operated by evidence-based medicine is informed by the compromise between general scientific instances and situated organisational issues: the implementation of standards at the individual level, thus, results from the coordination among actors, artefacts and the issues that they incorporate and that inform the decision-making process. This does not depend explicitly from the plan included in the evidence-based medicine tools, but is the effect of the alignment (not completely random, nor even predetermined) of objects, parameters, standards and people, through what has been defined as the “heterogeneous management of patient’s trajectories” and that results from the coordinated action of an heterogeneous network of elements that rises through local compromises and regulations. The therapeutic appropriateness is thus defined from within a social action net based on relationships that connect human and non-human agents to care practices. These in turn result from a precarious coordination of budget issues, respect for procedural formalities, aesthetic imperatives and scientific and organisational standards. In such a context, protocols and guidelines act as systems of organisational classification that build targets of therapy recipients, and that become, in the decisional practice, solutions in search of problems.
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Botrugno, Carlo <1983&gt. "La diffusione della Telemedicina: trasformazione, rigetto e normalizzazione dei processi di cura all'interno dei sistemi sanitari contemporanei." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7377/1/carlo_botrugno_tesi.pdf.

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Abstract:
Obiettivo principale del presente lavoro è di affrontare in chiave critica il processo di implementazione della telemedicina nei sistemi sanitari contemporanei dell'area UE, con un'attenzione particolare per la situazione italiana. Nonostante le scarse evidenze empiriche a sostegno della telemedicina, infatti, nell'ultima decade è sorta una "retorica pubblica" sui benefici di questa innovativa dimensione di intervento in sanità, in stretta relazione con la promozione del processo di innovazione tecnologica da parte delle istituzioni dell'UE, in collaborazione con l'industria dei dispositivi medici. Per questa ragione, l'elaborato contiene uno stato dell'arte sui principali sviluppi maturati sinora nel campo della telemedicina a livello europeo. Inoltre, la ricerca è stata arricchita da una comparazione tra la diffusione della telemedicina in Italia e i corrispondenti sviluppo all'interno del sistema sanitario portoghese. La ricerca di dottorato ha inteso offrire un quadro di valutazione per l'apprezzamento dei servizi di telemdicina. Questo strumento è stato tratto come risultato di un'osservazione empirica realizzata presso il reparto di teleconsulto dell'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, che vanta un'esperienza ultradecennale nello sviluppo di servizi di telemedicina. Infine, la ricerca è arricchita da un'ulteriore osservazione empirica realizzata presso il servizio di Telesalute dell'Università Federale del Rio Grande do SUl, a Porto Alegre. La rete di Telesalute attiva in Brasile rappresenta infatti uno dei più completi programmi di intervento a livello internazionale, e ciò nonostante il Consiglio Federale di Medicina abbia interdetto, già a partire dal 1988, qualsiasi forma di incontro virtuale tra medico e paziente.
The main goal of this work was to critically deal with the process of telemedicine implementation in contemporary healthcare systems of European Union’s member States, paying special attention to the analysis of Italian situation. Despite the scant and inconclusive evidence available in the field, over the last decade, a “public rhetoric” on the positive effects of telemedicine emerged, in close relation with a promotion of the technological innovation process in healthcare led by the European Union in collaboration with medical devices industry. For this reason, a full overview of the development of telemedicine’s policy implementation in the European Union is offered. The overview is enriched by a comparison between Italian and Portuguese political and normative evolutions in the field. Moreover, the doctoral research intended to offer a critical framework through which the quality of doctor-patient interaction mediated by telemedicine applications can be assessed. For this reason, an empirical research on the efficiency of an already established tele-orthopaedic service in Bologna Rizzoli Hospital was carried out. Finally, the research concluded with a report coming from the analysis on the operation of the ‘Telessaúde’ Brazilian Healthcare National Programme. This programme represent nowadays one of the most developed networks of telemedicine all over the world, despite the fact that Brazilian Federal Council of Medicine banned any form of ICT mediated doctor-patient interaction since the emanation of first democratic constitution, in 1988.
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Books on the topic "Processo di cura"

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Manzato, Enzo, and Augusto Zaninelli, eds. Racconti 33. Florence: Firenze University Press, 2015. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-908-5.

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Abstract:
La Medicina Narrativa nasce dal tentativo di colmare aree mancanti della medicina basata sull’evidenza, come la considerazione per la cura e gli aspetti personali del malato: alla sua definizione hanno contribuito lo studio umanitario in medicina, la medicina delle cure primarie, la narratologia e lo studio del rapporto con il paziente. La narrazione della malattia permette di affrontare in modo olistico i problemi del paziente, dando anche indicazioni terapeutiche e diagnostiche; si rivolge sia al paziente sia al personale medico, le due figure, in relazione tra loro, coinvolte nel processo di cura. La narrativa permette al paziente di non sentirsi isolato, ma al centro della struttura e viene quindi considerata al pari dei segni e dei sintomi clinici della malattia stessa. I racconti di questo libro permettono di condividere le storie narrate e produrre spunti di riflessione ed approfondimento per i medici che affrontano situazioni cliniche analoghe o simili.
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Bisutti, Francesca, and Elisabetta Molteni. La corte della Niobe. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-281-9.

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Abstract:
La coincidenza delle ricorrenze – l’Università Ca’ Foscari compie 150 anni dalla fondazione e sono passati 100 anni dalla fine della Grande guerra – invita a ricordare la coraggiosa, allora ancora giovane, Scuola Superiore di Commercio, che, alla fine del primo conflitto, è costretta a contare i suoi allievi caduti. Dopo due decenni, nel 1943, il Regio Istituto di Economia e Commercio stabilisce di dedicare la corte minore del palazzo Giustinian dei Vescovi alla memoria di tutti gli studenti, i docenti e i dipendenti caduti nei conflitti che fino ad allora avevano insanguinato il secolo. Monumenti, memorie e lapidi sono, in senso figurato, ricomposti nella statua di Niobe, Mater Studiorum che piange la morte violenta dei propri allievi. La corte della Niobe è abitata dalla potente scultura di Napoleone Martinuzzi, suo fulcro visivo ed emotivo, e da tanti, tanti nomi. Il tentativo è stato quindi di cominciare a restituire non solo la storia di quello spazio ma anche delle esistenze e del pensiero di coloro i cui nomi hanno qui trovato dimora. Questi aspetti della memoria sono stati al centro del lavoro di molti e sottotraccia nel lavoro di tutti: di chi si è occupato di delineare un profilo esistenziale dei caduti, di chi ha studiato le ideologie e le politiche che hanno animato i periodi tribolati delle guerre e dei dopoguerra o ha analizzato i processi istituzionali e la mentalità in tempo di guerra, di chi ha indagato sull’assetto e le trasformazioni architettoniche della corte. Ma il problema del tempo passato, delle tracce che lascia e di come conservarle si è posto anche a chi ha compiuto ricerche sui documenti e a chi ha studiato le pietre del sacrario e ne ha avuto cura.
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Ziegler, Günter, and Martin Aigner. Proofs from the Book: Edizione italiana a cura di Alfio Quarteroni. Springer, 2005.

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Proofs from the Book: Edizione Italiana a Cura Di Alfio Quarteroni. Springer London, Limited, 2006.

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Book chapters on the topic "Processo di cura"

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Lovisolo, Linda, Gabriella Paoli, Maria Novella Luciani, Gaetano Stefano Scillieri, and Mauro Giacomini. "Criteria for the Evaluation of Italian Scientific Institutes for Research, Hospitalization and Healthcare (IRCCS): Comparison with European Standards and Certification Models." In Studies in Health Technology and Informatics. IOS Press, 2022. http://dx.doi.org/10.3233/shti220920.

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Abstract:
The definition of the title “Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico” (IRCCS) and how this title is given by the Italian Ministry of Health is presented. Specifically, the first assessment of a commission concerning the essential information for the accreditation process is introduced. Moreover, the two years review process that aims to collect last updated information of the IRCCS, to identify level of excellence and critical aspects, is also explained. The present Italian forms and international manuals like Joint Commission, OECI and HCERES were schematized using UML diagrams. The current IRCCS accreditation forms are presented with the suggested updates organized in some levels of structuring. We compared the Italian forms with the manuals required to obtain international certifications (Joint Commission and OECI) and we analyzed the criteria for the evaluation of research units in France (the HCERES standards). Although it is a preliminary study, the use of UML diagrams allows to schematize a new accreditation model, in line with European guidelines and the most important international certifications.
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Conference papers on the topic "Processo di cura"

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Buongiorno, Vincenzo. "From Global to Local: spontaneous consciousness and artisanal attitude in the self-built city in Latin America - San Martin de las Flores-Mexico’s self-built fabric. A perspective and tools for contemporary design." In 24th ISUF 2017 - City and Territory in the Globalization Age. Valencia: Universitat Politècnica València, 2017. http://dx.doi.org/10.4995/isuf2017.2017.5934.

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Abstract:
In a world stressed by a cultural crisis, carachterised by excessive abstraction and virtuality (ex: R.Reich’s Symbolic-analysts or/and R. Florida’s Creatives), observing self built city constitute not an escape but an exploration to change our point of view and find a new path of development. Self building involves at any scale, a practical attitude and return to an psychosomatic interaction among inhabitants and built environment. Focusing in self-building can become a Slowskij’s “estragement” to reactivate different sensibilities, for a new philosophy in contemporary design. Morphological reading of self-built environments has a double importance: for self-built cities themselves, to give response to the need of social cohesion, for a restructuring that traduces these needs into building and transforms the plural individual needs into a collective urban structure; for the enrichment that this reading can give to the architectural community culture, a new panorama where we can search new path to go over the crisis; The paper focuses on the scales that goes from building and construction material scale to urban fabric scale. Starting from the observation of a brick’s furnace, through the observation of an original constructive system, up to the aggregation of each built organism in the urban fabric it will be possible to read and interpret the formative process and to evaluate, through design experience cases, some new path for the contemporary design that come from this interpretation of self-built: design as a formative process re-activation, artisanal-not authorial sensorial design; References G. Caniggia, G.L. Maffei, Composizione architettonica e tipologia edilizia: 1. Lettura dell’edilizia di base, Marsilio, Venezia 1979; Gianfranco Caniggia, G.L. Maffei, Composizione architettonica e tipologia edilizia: 2. Il progetto nell’edilizia di base, Marsilio, Venezia 1987; L. Pareyson, Estetica : teoria della formatività, Bompiani, Milano 2005; G. Strappa, L’architettura come processo. Il mondo plastico murario in divenire, Franco Angeli, Milano 2014; V. B. Šklovskij, Teoria della prosa, Einaudi, Torino 1976; R. Sennet, L’uomo artigiano, Feltrinelli, Milano 2008; J. F. C. Turner, Abitare come Verbo, in J. F. C. Turner, R. Fitcher (a cura di), Libertà di costruire, Il Saggiatore, Milano 1979;
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Crupi, Valentina. "Verso una nuova consapevolezza dell'ambiente: l'agire collettivo per la definizione di nuovi spazi pubblici della città." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7957.

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Abstract:
La necessità di reagire a situazioni nuove in ambito urbano, come quelle legate gli effetti dei cambiamenti climatici, sta favorendo lo sviluppo, in alcune città europee e americane, di azioni innovative da parte della cittadinanza. Se da un lato, infatti, sono ampiamente sperimentate politiche pubbliche urbane di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, dall'altro iniziano a fiorire esperienze 'dal basso' che si manifestano nello spazio quotidiano attraverso processi di cura e tutela del territorio promossi dagli abitanti. La traduzione fisica di queste pratiche sembra mostrare l'emergere di un nuovo tipo di spazio pubblico, dal forte carattere sociale, in cui si manifestano le volontà ecologiche della comunità. Queste esperienze, nate in America ma che hanno ormai una larga diffusione in altre parti del mondo, consistono in azioni più o meno organizzate, coordinate da amministrazioni e università, ma anche da associazioni studentesche, collettivi artistici e comunità di quartiere, e si attuano grazie alla presenza di una cittadinanza attiva e ricettiva. Il seguente intervento sostiene l'ipotesi che simili fenomeni rappresentino una risorsa importante per la conoscenza dei luoghi e lascino intravedere lo sviluppo di una rinnovata prospettiva di responsabilità condivisa e presa di coscienza sulle questioni ambientali. Si tenterà dunque di illustrare gli elementi che favoriscono un progetto condiviso di convivenza col rischio; delineare e definire quelli che sembrano essere i caratteri di un nuovo tipo di spazio pubblico; comprendere come la tecnologia 2.0 possa divenire dispositivo per lo scambio di risorse e di informazioni. Si tratta di una prima ricognizione che però lascia intravedere la ricchezza degli approcci e di possibili soluzioni.
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