Academic literature on the topic 'Processi di formazione'

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Journal articles on the topic "Processi di formazione"

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Blassel, Jean Maurice. "La violenza della formazione." INTERAZIONI, no. 2 (July 2010): 143–50. http://dx.doi.org/10.3280/int2010-002014.

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Abstract:
In questo articolo, l'autore riflette sulla formazione da un punto di vista psicoanalitico. Egli mette in prospettiva la violenza nelle famiglie e la violenza inerente ai processi di formazione, per poi soffermarsi, in particolare, sui giochi narcisistici che sottendono una formazione e sui processi invidiosi che possono svilupparvisi. L'autore conclude proponendo una modalitŕ di supervisione che faciliti l'elaborazione dei giochi narcisistici
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2

Fabbri, Loretta, and Alessandra Romano. "Processi di radicalizzazione e prospettive trasformative." EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no. 1 (October 2021): 8–20. http://dx.doi.org/10.3280/erp1-special-2021oa12448.

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Abstract:
Il contributo esplora le azioni di ricerca-formazione sui processi di polarizzazione e radicalizzazione, promosse all'interno del Progetto Forward (MUR ID 85901). Ricostruisce il framework teorico-concettuale del progetto, approfondendo, nello specifico, il contributo della teoria trasformativa (Mezirow, 2003; Amiraux & Fabbri, 2020; Sabic-El-Rayess & Marsick, 2021) e degli approcci intersezionali (Crenshaw, 2017; Colombo, 2020) nella comprensione dei processi di radicalizzazione. Un'attenzione specifica è rivolta all'impianto metodologico e all'articolazione dei sistemi di attività realizzati all'interno del Progetto Forward, che comprendono la costruzione di un network di esperti internazionali sui processi di radicalizzazione, le azioni di ricerca-formazione con i professionisti che hanno contatti con cittadini provenienti da altri paesi, e il lancio di un centro internazionale di studi sulla microradicalizzazione.
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Bausch, Luca. "I ruoli del formatore tra tradizione e ricerca di una nuova identità." Swiss Journal of Educational Research 27, no. 2 (September 1, 2005): 253–67. http://dx.doi.org/10.24452/sjer.27.2.4706.

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Abstract:
La modularizzazione dei percorsi costituisce una risposta alla crescente domanda di flessibilizzazione e individualizzazione della formazione. Se da un lato questi processi sono forieri di un potenziale di emancipazione considerevole, dall’altro possono generare insicurezza e dipendenza, tali da rendere auspicabile l’introduzione di misure atte a ricomporre l’eterogeneità di percorsi composti da unità più o meno indipendenti e quindi portatrici di logiche interne di volta in volta diverse. Dalle nostre riflessioni – che, a partire dalle esperienze condotte presso l’ISPFP, si incentrano sulle funzioni che i professionisti della formazione sono chiamati ad assumere in questi nuovi contesti – sembrano emergere tre ruoli di formatore: il manager, il docente e l’accompagnatore. Se al primo competono principalmente compiti legati alla struttura dei percorsi e alla loro gestione, al docente – la cui attività si esplica normalmente all’interno del quadro ben definito di un modulo – spetta di ristrutturare la conoscenza (tendenzialmente privata del suo referente naturale, la disciplina) secondo nuovi criteri d’ordine, ad esempio il profilo di competenza mirato. Sempre maggior rilevanza assumono le funzioni legate all’accompagnamento che trovano il loro terreno di applicazione negli aspetti relazionali (punti di riferimento per la persona in formazione) e nel supporto ai processi di apprendimento (metacognizione, impiego di strumenti di formazione diversificati). L’azione formativa tende dunque a concentrarsi sui suoi aspetti metodologici e relazionali con una particolare attenzione ai processi di attribuzione di senso che, nel contesto di strutture modulari, non possono più essere dati per scontati.Le funzioni che caratterizzano i tre profili emersi possono combinarsi in maniera diversa in rapporto alle situazioni contingenti e in particolare alla tipologia di percorso modulare. Questo ci pone di fronte ad una serie di interrogativi relativi ai processi di costruzione dell’identità professionale: se la tendenza emergente è quella di una suddivisione del lavoro che vede le tre figure sempre più specializzate nei rispettivi settori di competenza, quali sono le rappresentazioni e attese indotte nelle persone in formazione? Quale la percezione, in termini di identità, che il formatore può avere di se stesso in quanto professionista?
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Benelli, Enrico. "Formazione delle scritture alfabetiche in Italia centrale. Riflessioni sul caso dell'etrusco e alfabetti conessi." Palaeohispanica. Revista sobre lenguas y culturas de la Hispania Antigua, no. 20 (May 1, 2020): 103–28. http://dx.doi.org/10.36707/palaeohispanica.v0i20.391.

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Abstract:
Il processo di formazione dell’alfabeto etrusco segue principi molto diversi rispetto a processi analoghi che hanno portato alla nascita delle altre scritture alfabetiche di area mediterranea. La ricerca passata ha spesso mancato di cogliere questa anomalia, o ha tentato di spiegarla attraverso modelli teorici non sempre soddisfacenti. Partendo dalla constatazione che le città etrusco-meridionali, al momento della formazione della scrittura alfabetica, comprendevano componenti alloglotte, evidenti soprattutto ai livelli sociali più alti, e introducendo confronti con situazioni analoghe riscontrabili in vari sistemi scrittori del mondo, l’articolo propone di spiegare il singolare processo formativo dell’alfabeto etrusco come il risultato di un tentativo di creare una scrittura che potesse servire a rendere più lingue diverse.
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Cortiana, Paola. "Il Video nella Formazione Iniziale, Continua e Permanente dei Docenti: cinque Esperienze Significative per Immaginare un Nuovo Modello Formativo." EXCELLENCE AND INNOVATION IN LEARNING AND TEACHING, no. 1 (June 2022): 55–70. http://dx.doi.org/10.3280/exioa1-2022oa13936.

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Abstract:
Numerosi percorsi di formazione a livello internazionale e nazionale annoverano l'utilizzo del video, che si pone come strumento privilegiato per rilevare i processi che avvengono in classe: negli ultimi quindici anni si è assistito a un intensificarsi di tali esperienze in ambiti e aree geografiche differenti. Alla luce della cornice teorica della visione professionale, l'articolo propone una rassegna ragionata di cinque esperienze internazionali e nazionali di formazione dei docenti che, nella diversità di impostazione e postura epistemologica, concorrono a delineare un percorso di formazione iniziale, permanente e continua che si avvalga dello strumento video in modalità on line. La ricognizione, che non ha pretese di esaustività, vuole avviare un'analisi su un possibile modello formativo che ponga attenzione al referente della formazione e ai criteri osservativi adottati. Lo studio si colloca all'interno del progetto di eccellenza 2019-2020 Insegnamento di qualità e pratiche didattiche. Studio di fattibilità per lo sviluppo di un dispositivo per lo studio di pratiche di formazione dei docenti del Dipartimento di Filosofia e Scienze dell'Educazione dell'Università di Torino.
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Miglietta, Donata. "Quando i conflitti sono in gioco. Gruppi, formazione, diversitŕ." GRUPPI, no. 1 (October 2010): 103–10. http://dx.doi.org/10.3280/gru2010-001009.

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Abstract:
Il passaggio dalla posizione dell'ascolto al coinvolgimento corporeo del terapeuta che avviene nei gruppi di bambini č stato spesso sentito come eretico sia rispetto alla psicoanalisi sia rispetto alle teorie sui gruppi analitici. Nella formazione non si deve perdere di vista il fatto che, anche all'interno della stessa scuola, la pratica unificata č un'illusione (Schaffer). Il lavoro dei formatori č un lavoro di confine che regola il flusso della discordanza e della differenza e siamo noi a dovere vigilare affinché la diversitŕ non si trasformi in guerra. Quando le diversitŕ entrano in campo si tratta di affrontarne gli effetti. Nei gruppi di formazione per psicoterapeuti infantili il conflitto assume spesso figurazioni visibili e invisibili. Nei processi formativi con lo psicodramma si evidenziano percorsi evocatori di immagini che vanno dallo scontro tra bande armate al gioco dei bisticci fino all'integrazione delle differenze. Le psicoterapie sono oggi una galassia dai confini incerti e, come formatori, dobbiamo pensare ad un sistema aperto di conoscenza. Si dovrebbe mantenere la consapevolezza che non č impossibile che il processo vari da analista a analista, forse da paziente a paziente, in modo molto significativo (Meltzer). La questione č in visibile nei processi formativi della scuola COIRAG alla quale affluiscono sottogruppi con matrici teorico cliniche complesse e non certo univoche. La formazione si dovrebbe muovere nello spirito della COIRAG volto a costruire una storia comune in un tempo in cui tutti abbiamo bisogno di pace. Appare dunque significativo percorrere alcuni passaggi di questo percorso attraverso la formazione dei conduttori per gruppi in etŕ evolutiva. Si descrive il percorso tra emersione delle differenze teoriche, scontro e confronto nella formazione dei conduttori di gruppi in etŕ evolutiva. In analogia con il gioco dei bambini anche i conduttori modulano l'intensitŕ del conflitto attraverso la comparsa e la circolazione di immagini ludiche. Il conflitto che si trasforma in gioco puň facilitare il confronto tra diversitŕ teorico-tecniche.
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Lanzalaco, Luca. "LA FORMAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI IMPRENDITORIALI IN EUROPA OCCIDENTALE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no. 1 (April 1989): 63–89. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017494.

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Abstract:
IntroduzioneLa progressiva attenzione della scienza politica per le tematiche organizzative sembra essere una tendenza incontrovertibile. Gli attori politici collettivi sono visti sempre meno come delle «scatole nere», dei semplici canali di trasmissione di domande e interessi, e si sottolinea, invece, sempre più come essi siano delleorganizzazioni complessela cui condotta è regolata da meccanismi ed imperativispecificiedautonomie come, di conseguenza, l'individuazione di queste dinamiche organizzative contribuisca in modo determinante alla comprensione del funzionamento del sistema politico nel suo complesso. La configurazione di una organizzazione politicanonè un fatto meramente «tecnico» o «ingegneristico», e men che meno «formale», ma determina l'autonomia e la discrezionalità di cui gode il gruppo dirigente nel ridefinire gli interessi dei gruppi sociali rappresentati e nel «guidare» lamembershipverso determinate mete collettive. Una delle acquisizioni più rilevanti che sono state fatte in questo campo di indagine è che per spiegare le caratteristiche strutturali di una organizzazione politica occorre risalire al modo in cui essa è nata, si è formata e si è consolidata. Il concetto distruttura, infatti, appartiene ad una classe di concetti utilizzati nelle scienze sociali — i cosiddettitime oriented concepts— che assumono significato solo in un orizzonte temporalediacronico(Rosenthal 1978). Ciò che si percepisce come «strutturale» al tempo T sono modelli di comportamento e interazioni sociali che sono perdurati e si sono stabilizzati al tempo T-1, T-2, T-3, … T-n, e che per questo motivo diventano elementicostitutividi quella relazione sociale. Quella che potremmo chiamare lafallacy of synchronic reductionismporta a «fotografare» una organizzazione in un dato momento e a considerare tutti i suoi caratteri strutturali in un orizzonteatemporale.Invece, le proprietà strutturali di una organizzazione sono il risultato di scelte organizzative e di processi di adattamento che si sono verificati inmomenti e fasi differentidella vita dell'organizzazione e i cui risultati si sono poi «congelati», «sedimentati», «stratificati» nel tempo. Una semplice analisi del contesto ambientale in cui opera un'organizzazione, come suggerisce l'approcciocontingency, non è sufficiente in quanto organizzazioni con «storie»differentipotranno daredifferentirisposte, in termini di proprietà organizzative, agliidenticiimperativi posti in un dato momento dallo stesso ambiente. Per spiegare le proprietà strutturali di una organizzazione politica occorre quindi integrare opportunamente l'analisistrutturale-morfologica, basata sull'ipotesi che le organizzazioni tendano ad adattarsi razionalmente alla struttura del loro ambiente, con l'analisistorico-genetica, in base alla quale la razionalità degli attori organizzativi è vincolata dalle loro esperienze passate, dallastoriadell'organizzazione e, in particolare, dal modo in cui l'organizzazione stessa è nata e si è formata. L'approccio genetico ha trovato ampie applicazioni nello studio di vari tipi di organizzazioni politiche: i partiti, i sindacati dei lavoratori, i gruppi di interesse, i movimenti collettivi, le organizzazioni terroristiche. Con questo articolo mi propongo di estendere l'utilizzazione, e di dimostrare l'utilità, di questo approccio anche per quanto riguarda l'analisi di un tipo particolare di organizzazioni politiche, che solo recentemente sono diventate oggetto di studio, cioè leassociazioni imprenditoriali.In particolare, mi occuperò dellepeak associations, cioè delle confederazioni nazionali intersettoriali, come la confindustria e le sue omologhe in altre nazioni. Nella prossima sezione traccerò una tipologia dellepeak associationssulla base del loro «modello originario», cioè del modo in cui sono nate, e del loro grado di istituzionalizzazione; nella seconda sezione verificherò la validità di questa tipologia attraverso l'analisi storico-comparata: illustrerò un «modello a dicotomie successive», costruito alla luce dell'evidenza empirica disponibile, per l'analisi dei processi di formazione delle associazioni imprenditoriali, mettendo in evidenza come a diversi processi di formazione siano corrisposti differenti «modelli originari». Nelle sezioni finali, infine, esaminerò i fattori esplicativi che hanno determinato il prevalere di uno o dell'altro dei vari processi di formazione.
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Romano, Alessandra, and Nicolina Bosco. "Metodologie trasformative per promuovere apprendimenti emancipativi. Un'esperienza di ricerca-formazione con insegnanti." EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no. 1 (July 2022): 115–30. http://dx.doi.org/10.3280/erp1-2022oa13734.

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Abstract:
Il contributo esplora l'attualità del pensiero pedagogico di matrice freiriana alla luce delle più recenti articolazioni della teoria trasformativa (Mezirow, 2003; Cranton & Taylor, 2012; Marsick & Neaman, 2018). Nello specifico, sono oggetto di indagine e sistematizzazione quegli approcci metodologici per lo sviluppo professionale dei docenti che sostengono processi di riflessione critica e trasformazione degli assunti distorti. Si presenta, poi, un'esperienza di ricerca-formazione condotta con gruppi di docenti di scuola primaria e secondaria di primo grado, che ha visto l'adozione di un set di metodologie trasformative finalizzate a supportare processi di apprendimento emancipativo.
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Federighi, Paolo. "Chi sono i professionisti dell'educazione e della formazione. La classificazione come presupposto dell'identità e della mobilità." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 112 (March 2021): 9–26. http://dx.doi.org/10.3280/qua2020-112002.

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Abstract:
L'articolo si propone di dare ordine alla rappresentazione del mercato del lavoro delle professioni educative e formative. Per questo esso cerca di adattare il sistema di classificazione ISTAT al riordino di tutte le professioni che operano per conseguire learning outcomes in un quadro che le accomuni in ragione dell'analogia dei processi che presiedono e che richiedono capacità/comportamenti organizzativi omogenei. Lo studio approfondisce anche l'analisi della tipologia dei providers che occupano tali professioni anche al fine di pesarne il ruolo all'interno del mercato della formazione. Il lavoro si conclude con l'applicazione del modello di classificazione alla categoria di professionisti impegnati nel campo della formazione continua nelle organizzazioni.
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Tajani, Cristina. "Reti, attori, politiche e beni collettivi nei processi di riaggiustamento industriale in Lombardia." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 122 (June 2011): 221–34. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-122016.

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Abstract:
Le reti formalizzate tra imprese e quelle tra imprese e istituzioni sono un fenomeno su cui la letteratura si è interrogata a lungo utilizzando sia una prospettiva economica, sia sociologica e organizzativa. Scopo del presente articolo è quello di indagare, in primo luogo, i meccanismi che presidiano la formazione di queste reti, al fine di meglio comprendere chi siano gli attori che gestiscono questi processi e il ruolo delle politiche (in particolare le modalitŕ di finanziamento all'innovazione) nella nascita della rete. In seconda battuta si guarderŕ ai beni collettivi per la competitivitŕ ricercati e generati da queste aggregazioni e al ruolo giocato, nella loro produzione, dai soggetti pubblici o misti a livello territoriale. L'obiettivo è quello di capire quali siano i beni collettivi funzionali alla riorganizzazione su base territoriale dell'economia e se - e in che modo - le istituzioni del territorio riescano a contribuire alla loro produzione. L'analisi si appoggerŕ sulla comparazione tra due casi di reti tra medie imprese di recente formazione, entrambe situate in Lombardia, ed entrambe sorte come esito intenzionale della gestione di importanti crisi aziendali.
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Dissertations / Theses on the topic "Processi di formazione"

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Briganti, Lorenzo. "Formazione di elementi chimici in processi stellari." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21617/.

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Abstract:
La tesi in oggetto si pone l'obiettivo di illustrare i principali meccanismi di sintesi dei nuclei atomici. Ad un capitolo in cui vengono riassunte le reazioni nucleari in gioco, con particolare risalto sulla reazione di fusione, si aggiungono tre ulteriori capitoli, riguardanti rispettivamente il bruciamento dell'idrogeno in elio, la sintesi degli elementi dall'elio al ferro e, infine, la produzione di elementi pesanti mediante cattura neutronica (in particolare processi r in esplosioni di supernova e merger di stelle di neutroni).
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ABBIATI, GIOVANNI. "LA FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI IN ITALIA. LA VALUTAZIONE DI DUE POLITICHE DI FORMAZIONE PROFESSIONALE PER INSEGNANTI DI SCUOLA MEDIA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/219121.

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Abstract:
This dissertation aims at providing empirical evidence on the effectiveness of two training programs for math teachers in southern Italy (M@t.abel+ and PQM). The programs are structured as content focused, one year lenght blended training sessions. Exploiting similarities and differences in the training (mainly, on organization of tutoring sessions and the presence on incentives), the analysis show positive effects of the training on both students outcomes and teacher short and medium term behaviours. Implications for policy are discussed.
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Zaghini, Federica <1989&gt. "Tokyo ribelle: processi di formazione delle subculture giovanili di Shibuya e Harajuku." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7882.

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Abstract:
Analisi dei fattori e dei processi che hanno portato alla formazione delle subculture giovanili di Tokyo contemporanee, con particolare attenzione sui gruppi femminili di strada concentrati nelle zone di Shibuya e Harajuku. Vengono esaminati il concetto di uniformità all'interno della società giapponese, l'influenza della cultura shōjo e cultura kawaii, l'introduzione di nuove tecnologie di comunicazione e il concetto di identità temporanea, oltre che il valore della moda e dello stile (kei) come metodo di espressione individuale. Infine, un'analisi approfondita delle subculture di Shibuya rappresentate dai fenomeni gyaru, delle subculture di Harajuku tra cui le diverse espressioni della moda (gothic) lolita e kawaii e dell'ibridismo subculturale dei quartieri che si è formato negli ultimi anni.
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Raffaghelli, Juliana Elisa <1971&gt. "Apprendere in contesti culturali allargati: processi di internazionalizzazione e formazione dell'identità." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/1014.

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Abstract:
La presente ricerca affronta il problema della definizione dei contesti di apprendimento/formazione nella società liquida (Bauman, 2000). Considerando l’ormai noto nomadismo geografico ed elettronico che nel caso particolare dei sistemi educativi da forma a pratiche che implicano la rottura di confini simbolici e reali (Margiotta, 2006), la domanda che incardina il processo di analisi teorica ed empirica proposto dalla ricerca è: Qual è il contesto nei processi di apprendimento in mobilità? In effetti, il problema del contesto socio-culturale nella società del lifelong/lifewide learning, sembra essere determinato fondamentalmente da processi di costruzione e decostruzione simbolica a seconda dei posizionamenti che l’individuo raggiunge nei propri itinerari di apprendimento lungo l’intero arco della vita ed in tutte le situazioni vitali. Per l’inquadramento teorico del problema proposto sono state focalizzate due tradizioni di ricerca. In primo luogo, sono stati esplorati gli assunti dei modelli della linea di ricerca cultural contextual, a partire dalla rilettura di Vygotkij realizzata dal gruppo diretto da Cole (1988, 1996; si veda Varisco, 2004), e attraverso i lavori pionieri della psicologia culturale e l’antropologia cognitiva, puntualizzando proprio la possibilità/necessità d’imparare in contesti sociali oltre la scuola come contesto culturale narrow, dove i saperi restano incapsulati (Engestrom, 1991). In particolare, dentro questa linea, sono stati considerati gli sviluppi ultimi della Teoria dell’Attività –TA- di 3za generazione (Engestrom, 1987; 2009, sulla base di Leont’ev, 1978), che indica i processi di espansione dei contesti socio-culturali dell’attività umana in base al fenomeno di interconnessione fra sistemi di attività locali nel tentativo di cogliere oggetti di attività sfuggenti ( “runaway object”), nella società fluida. La teoria di Engestrom pone le basi quindi per ipotizzare un contesto globale da contesti locali, e cioè un “Contesto Culturale Allargato”. In secondo luogo, il problema del contesto viene esplorato dal punto di vista dei processi di insegnamento. A tale riguardo, il focus risulta essere l’operazione detta di ricontestualizzazione del sapere –dal sapere ricerca al sapere insegnato-, attraverso l’atto comunicativo docente (Margiotta, 1997, 2003, 2006, 2007). Osserviamo la caratterizzazione del sapere insegnato come entità strutturata in maggiore o minore grado attraverso il curricolo, strumento di programmazione ufficiale, altamente contestato sia dalla sociologia che dalla pedagogia critica (Freire, 1971; McLaren, 1995). Mentre invece la società liquida ci espone ad un attraversamento di confini istituzionali e vitali, rendendo possibile l’apprendimento per autonomo accesso alla conoscenza, agli elementi della cultura. In modo convergente, troviamo la necessità di attingere al concetto contesto culturale allargato per i processi di insegnamento, intesi come rimodulazione dell’atto comunicativo docente per una decostruzione critica del sapere, dove si va dalla predominanza del discorso docente alla conversazione formativa (learning conversation) – Laurillard, 1993; Downes, 2009 -. Il disegno della ricerca empirica che segue alla esplorazione teorica prende quindi in considerazione un caso di internazionalizzazione educativa come ambito per la riflessione sul contesto di apprendimento ricreatosi nell’attraversamento di confini istituzionali. Lo studio di caso del progetto euro latinoamericano di formazione degli insegnanti ALFA-MIFORCAL, è stato strutturato in tre livelli, considerando a) l’aspetto organizzativo-istituzionale del processo di internazionalizzazione, b)la strutturazione del modello formativo e processi di instructional design e c) l’analisi del discorso in 4 comunità virtuali internazionali –primo scenario di innovazione formativa, ovvero della mobilità virtuale-; e l’analisi del racconto autobiografico di formazione in mobilità fisica di 16 corsisti –secondo scenario di innovazione formativa-. Per tale configurazione, il disegno potrebbe essere definito come “micro-casi embedded” nel caso generale del quale tratta la ricerca. La tesi centrale, e cioè che “nella società fluida, il contesto di apprendimento diventa costruzione semantica che chi impara realizza/negozia nelle traiettorie di mobilità che egli intraprende attraverso diversi spazi materiali e simbolici” si è declinata in domande operative per l’analisi sul campo, per il quale è stato usato l’approccio qualitativo della Grounded Theory (Glaser&Strauss, 1967; Strauss & Corbin, 2008) dove l’esplorazione viene orientata da domande di progressiva costruzione concettuale (processo di campionamento teoretico) non venendo formulate ipotesi che strumentalizzano la realtà osservata. I risultati più rilevanti indicano i percorsi di negoziazione degli assetti e del curriculum che consentono di confermare la presenza di un sistema di attività rizomatico o composto da più sottosistemi di attività locali, ponendo le basi per il processo di allargamento del contesto culturale di apprendimento. Nel livello micro, l’analisi delle sequenze didattiche dimostrano la presenza di percorsi di negoziazione del significato in gruppi interculturali ed interlinguistici, dove l’alta interattività non è necessariamente indicatore di allargamento del contesto culturale. Risulta fondante, invece, l’azione riflessiva, meta cognitiva, modulata dal tutor, per la superazione di contraddizioni alle quali espone il cultural clash, e cioè, elemento culturale diverso che contrasta la matrice culturale di appartenenza della persona in situazione di apprendimento. Sia la mobilità virtuale che quella fisica, espongono la persona a questo tipo di processi, generando, nell’atto di negoziare e comprendere la diversità, l’allargamento del contesto. Esso è spiegabile come processo di espansione, a livello identitario, della propria matrice culturale di riferimento, attraverso un fenomeno di disembedding (dal locale al globale), embedding (l’interazione nel terzo spazio simbolico fornito dalla rete e dalla comunità di apprendimento internazionale/interculturale), riembedding (l’espansione dell’identità che risulta in una pratica locale innovativa). Tali processi, stando all’analisi di contenuto realizzato nei suaccennati corpus (forum online / diari di bordo della mobilità), mostrano in modo consistente, come indicatori dei processi di negoziazione del contesto ed allargamento, a) alto numero di metafore; b) insistenza di fenomeni di intertestualità; c) continuo riferimento alla presenza virtuale come terzo spazio simbolico di rappresentazione del sé. Gli elementi esplorati sia a livello teorico che empirico consentono quindi di discutere la configurazione del CCA, come dispositivo formativo che : a) si costruisce attraverso interazioni in sistemi di attività glocal; b) propone la partecipazione nel formulare un tempo formativo di eterocronia -linee di sviluppo temporale dei racconti personali che s’incrociano in conversazioni formative-; c) propone l’accettazione delle multi appartenenze; d) plasma fenomeni discorsivi che indicano la costruzione di significato, come l’eteroglossia, intertestualità, metafora; e) fa diventare essenziali l’atto comunicativo docente come modulatore della conversazione formativa.
This research affords the problem of definition of learning contexts within liquid society. (Bauman, 2000). Considering the spread phenomenon of geographical and electronic nomadism, that in the particolar case of educational systems shapes practices that imply crossing / broking both simboli and real boundaries (Margiotta, 2006). The question that leads the research theoretical and empirical analysis is: Which is the context in mobile learning processes? In fact, the problem of socio-cultural context in lifelong/lifewide learning society, seems to be determined basically by processes of symbolic construction and deconstruction, according to positioning that individual reaches in his/her own trajectory of lifelong/lifewide learning. For a theoretical frame of research problem, two research traditions have been considered. In first place, the assumptions and models of cultural contextual approach, taking into account M. Cole (1988, 1996) and his research group’s review of Vygotskij’s main concepts, from cultural psychology and cognitive anthropology. As emerged from this background, social contexts beyond school/academy as narrow/encapsulated context (Engestrom, 1991) has a crucial role in learning processes. Particularly, within this line, the developments of 3rd generation Activity Theory have taken into account (Engestrom, 1987; 2009, funding on Leont’ev, 1978); they introduce the perspective of expansion of socio-cultural contexts of human activity linked to the phenomenon of interconnections among local activity systems in the effort of reach runaway objects, typical of liquid society. Engestrom’s theory is hence considered as to put bases for hypothesize a global context made of local contexts, which we could call “Enlarged Cultural Context”. In second place, the problem of contexts is hereby explored from the point of view of teaching processes. To this regard, the focus is the operation of ricontextualization of knowledge, from research to teaching, through the teacher’s communication act (Margiotta, 1997, 2003, 2006, 2007). We can observe here the characterization of taught knowledge as entity more or less structured within curriculum –instrument of official planning-, highly contested from critical pedagogy (freire, 1971; McLaren, 1995). Instead of that, liquid society expose to a continuing boundary-crossing, at institutional and geographical level, making possible learning through access to knowledge. Consistently, we find again the need to draw on the concept of enlarged cultural context to understand teaching processes, as remodulation of teacher’s discourse, towards a critical deconstruction of knowledge. Therefore, from the predominance of teacher discourse, within ECC, we move to learning conversation (Laurillard, 1993; Downes, 2009) The empirical research design that follows the above mentioned theoretical exploration, considers hence a case of internationalization as example to discuss learning contexts, considering that the case refers clearly to the phenomenology of boundaries-crossing introduced former. Hence, the study of the European / Latinamerican teachers’ training programme ALFA-MIFORCAL is presented, being the same structured in three levels: a) organizational-institutional level; b) training model and instructional design processes level; c) discourse analysis of corpora composed by interactions of 4 virtual learning communities –hereby called “first scenery of educational innovation or virtual mobility”-; and of 16 travel diaries –hereby called “second scenery of educational innovation or vital mobility” - . For such a configuration, the research design could be introduced as “micro-case embedded”; in fact, the central thesis “in liquid society, the learning context becomes semantic construction taken ahead by the learner in a process of negotiation of meaning in trajectories of mobility that he/she realizes through several material/symbolic spaces”, have led to the definition of operational questions for fieldwork. Indeed, according to the Grounded Theory approach (Glaser&Strauss, 1967; Strauss&Corbin, 2008) implemented, research questions guide theoretical sampling operations, whereas an hypothesis could rigidly structure the researcher exploration of social/educational problem. The more relevant results in this research are, in the first level, the visibility of negotiation efforts in order to structure a common international curriculum, that confirm the presence of a mychorrizae structure of several local activity system collaborating in an expanded one, as bases of an enlargement of cultural context. At micro-level, the analysis of teaching sequences demonstrate the presence of negotiation of meaning within intercultural and interlinguistic groups that leads to enlargement; with regard to this, high interactivity wasn’t a crucial operation, whereas reflection and metacognition, modulated by tutor, takes to overcome cultural clash –the cultural diversity that is in contrast with learners’ personal cultural matrix). Both virtual and vital mobility, expose the individual to these kind of processes, generating, in negotiating and understand diversity, the process of enlarging of cultural context. In detail, at individual level, this can be explained as a process of expansion of own cultural matrix through disembedding (from local to global); embedding (the interaction among symbolic third space provided by the Web and international/intercultural learning community), riembedding (expansion of identity that results in an innovative local practice). These processes are further supported by content analysis made on the whole corpora (forum onlin/learning diary), showing consistently indicators of negotiation and enlargement of cultural context, such as: a) metaphors; b) intertextuality; c) referring to virtual presence as third (symbolic) space of representation of the self. The above explored elements allow the researcher to conclude that the ECC as pedagogical dispositive can be formulated as a result of a) semantic construction based upon interactions of embedded human activity systems; b) combination of life timelines or heterochrony as phenomenon of personal storytelling combined into situational learning conversations; c) acceptation of multi-memberships; d) shaping of discourse that highlight meaning making processes, like heteroglosia, intertextuality, metaphor; e) crucial role of teacher as moderator of learning conversation
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BELLOTTO, BARBARA. "I PROCESSI DI FORMAZIONE INTEGRATA PER IL SAPERE PROFESSIONALE NEI SERVIZI SOCIALI." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2004. http://hdl.handle.net/10077/14647.

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Melani, Federica. "Applicazione delle People Analytics ai processi di Formazione e Sviluppo del Gruppo HERA." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
Il presente elaborato si propone di valutare l’impatto delle nuove metodologie di analisi predittiva in ambito Risorse Umane. Il motivo di questa scelta nasce dal crescente interesse per le People Analytics, nuovi metodi di analisi che permettono di supportare i manager nel prendere decisioni. Queste metodologie si basano su conoscenze di matematica, statistica e modellazione per analizzare i dati ed effettuare analisi predittive. Sono state ampiamente utilizzate in fase di selezione, valutazione della performance e misurazione del grado di retention. L’elaborato si basa sul tirocinio svolto presso il Gruppo Hera, multiutility leader nei servizi ambientali, idrici ed energetici con sede a Bologna. In particolare, il focus è rivolto in ambito Formazione e Sviluppo, con l’obiettivo di individuare quali componenti determinano performance superiori.
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POZZO, MATILDE MAIA. "Nella zona grigia delle nuove povertà. Una ricerca pedagogica sulle storie di formazione nei processi di impoverimento." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/262889.

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Abstract:
Gli ambivalenti esiti delle trasformazioni economiche, sociali, culturali della contemporaneità hanno dato vita a un’area in cui si incrociano i lembi di differenti forme di fragilità, economica, sociale, relazionale, e di sofferenza urbana (Saraceno, 2010): una zona grigia di disagio diffuso (Iori e Rampazi, 2008; Tramma, 2015) che non supera quelle soglie di malessere conclamato che la collocherebbero nell’area della grave emarginazione, oggetto di attenzione dei servizi e delle politiche educative. I processi che hanno contribuito al diffondersi di vulnerabilità sociale (Ranci, 2002) hanno modificato anche alcuni tratti della condizione di povertà contemporanea: di questi elementi di novità mira a rendere conto il concetto di nuove povertà, una fascia dai confini incerti, di povertà grigie (Dovis e Saraceno, 2011), esito dell’ampliamento del rischio di impoverimento a fasce di popolazione prima considerate protette: un rischio connesso a eventi sempre meno eccezionali e sempre più legati ai “normali” corsi di vita. La ricerca pedagogica intorno alle implicazioni educative dei processi di impoverimento si è focalizzata, attraverso metodi biografici (Merril & West, 2012), sulle storie di vita e di formazione di quindici uomini e donne coinvolti da recenti processi di impoverimento. La cornice teorica della pedagogia sociale (Tramma, 2010) ha indirizzato l’esplorazione di queste traiettorie biografiche intorno alle dimensioni educative, formali e informali, che contribuiscono a definire lo scivolamento in situazioni di fragilità e/o a prevenirlo e attutirlo; l’analisi pedagogica si è concentrata sulle dimensioni di vulnerabilità intorno a cui si articolano le criticità dei percorsi di vita e sulle modalità, i significati, le rappresentazioni tramite cui i soggetti attraversano e rielaborano la propria storia e la propria condizione, facendo emergere il ruolo di un clima educativo diffuso che, contribuendo a letture sempre più individualizzate e iper-responsabilizzanti della propria vita e della condizione di impoverimento, ostacola la comprensione critica dei propri percorsi di vita e delle dinamiche del presente, fattore indispensabile perché si aprano per i soggetti possibilità di cambiamento e di azione verso il miglioramento delle condizioni di vita, individuali e collettive. La tensione trasformativa (Baldacci, 2001) della ricerca pedagogica qui presentata concerne la possibilità di contribuire alla riflessione pedagogica sulle nuove povertà, in vista di individuare orientamenti teorici e metodologici per un’intenzionalità educativa capace di promuovere percorsi di uscita dalla povertà e di intervenire in termini preventivi nelle situazioni a rischio di scivolamento.
Economic, social and cultural transformations of these times have produced ambivalent results while giving rise to a newfound and widespread form of distress where economic, social and relational fragility and urban suffering intertwine (Saraceno, 2010): this grey area of distress (Iori and Rampazi, 2008; Tramma, 2015) does not exceed standard thresholds of overt malaise that would place it within the traditional boundaries regarding severe marginality and exclusion – areas often touched upon by educational services and policies. The elements that contributed to the spread of social vulnerability (Ranci, 2002) – including the precariousness of living and working conditions, the weakening of the systems in place offering social protection and the erosion of the social fabric – have played a role in altering some traits of contemporary poverty: the concept of new poverty aims to account for new elements of a population dealing with uncertain borders, grey poverty (Dovis and Saraceno, 2011), meaning that those who were not previously considered at risk of poverty are now implicated: a risk related to events increasingly frequent and increasingly linked to those paths of life seen as “normal”. The pedagogical research on the educational implications of impoverishment processes focuses, through biographical methods (Merril & West, 2012), on the life stories and educational biographies of fifteen men and women who have recently become impoverished. The theoretical framework concerning social pedagogy (Tramma, 2010) has directed the exploration of these biographical trajectories in and around both formal and informal educational dimensions: these contribute to falling into fragile situations, but also preventing and/or reducing their eventual impact. The pedagogical analysis focuses on the vulnerability areas around which life’s critical aspects are concentrated, and on the representations and meanings through which impoverished people live and rework their own story and condition, highlighting the key role of a contemporary educational climate. Such an educational climate promotes increasingly individualised and notably hyper-responsible representations of one’s own life and impoverishment, while at the same time hindering the critical understanding of one’s life path, losing focus on the dynamics of the present – something indispensable to promote with the subjects changes for the improvement of individual and collective living conditions. The transformative tension (Baldacci, 2001) as part of this pedagogical research aims to contribute to the pedagogical reflection on new poverty in order to identify theoretical and methodological orientations for educational actions able to promote fresh paths for subjects, both in terms of preventive interventions with people at risk of poverty, and in terms of paths out of poverty.
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Lazzari, Francesca <1956&gt. "Acculturazione e formazione scolastica: strategie e processi di acculturazione delle seconde generazioni di migranti nella scuola secondaria superiore." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/1023.

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Abstract:
Il programma di ricerca considera il fenomeno dell'acculturazione affrontandolo, in un’ottica integrata pedagogica, sociologica e psicosociale, sia dal punto di vista dei migranti di seconda generazione in età adolescenziale inseriti nel sistema scolastico, sia dal punto di vista degli insegnanti, individuati quali attori significativi della società di accoglienza. La valenza formativa ed educativa si posiziona sul fronte della riflessività pedagogica interculturale. Per misurare le strategie di acculturazione adottate dagli studenti migranti di seconda generazione e gli orientamenti di acculturazione adottati dalla comunità ospitante in seguito al contatto esperito nel contesto scolastico, sono state utilizzate versioni adattate della Immigration Acculturation Scale (IAS) e la Host Community Acculturation Scale (HCAS) elaborate da Bourhis & Bougie (1998) e da Bourhis e Barrette (2004) che si basano sul Modello di Acculturazione Interattiva (Interactive Acculturation Model – IAM) di Bourhis, Moïse, Perreault, & Senecal (1997). Dopo una breve contestualizzazione della ricerca in prospettiva interculturale, la Parte Prima presenta una rassegna dei principali risultati della ricerca scientifica teorica ed empirica internazionale e italiana sul tema dell’acculturazione. La Parte Seconda, a partire dal percorso che ha condotto all’elaborazione degli obiettivi e delle ipotesi esplorate, illustra metodologie, tecniche di rilevazione e criteri adottati per l’analisi dei risultati, per l’elaborazione dei dati e per la procedura di adattamento al contesto scolastico italiano delle scale IAS e HCAS del modello IAM. Nella Parte Terza si delinea lo scenario culturale di riferimento dei processi identitari e di acculturazione dei migranti con un approfondimento sulle seconde generazioni di adolescenti stranieri inseriti nel contesto sociale e scolastico. Nella Parte Quarta si illustrano i caratteri e le peculiarità del fenomeno migratorio nel contesto territoriale. Si procede alla verifica delle ipotesi di ricerca, dei risultati e delle tendenze emerse. A partire dalla comparazione trasversale delle analisi descrittive dei due studi, si teorizzano i risultati relativi alle strategie di acculturazione degli studenti migranti di seconda generazione e agli orientamenti espressi dai docenti. Si analizzano le esperienze di immigrazione delle studentesse. Infine, si propone una riflessione sulle risonanze virtuose tra acculturazione e formazione scolastica per individuare un possibile paradigma educativo interculturale. Nell’ ultima parte si documentano i riferimenti bibliografici e gli strumenti d’indagine utilizzati.
The research program consider the acculturation phenomenon dealing with it, thanks to an integrated pedagogical, sociological and psychosocial perspective, both from the point of view of second generation immigrants in their adolescence age who are integrated in the school system, and from the point of view of teachers, recognized to be significant actors in the receiving society. The formative and educative value takes its place on the front of pedagogical reflexivity/reflection on intercultural issues. In order to measure the acculturation strategies adopted by the second generation immigrant students as well as the acculturation orientations chose by the host society as a result of the tested contact in the scholastic context, several adapted version of the Immigration Acculturation Scale (IAS) and of the Host Community Acculturation Scale (HCAS) were used. These two measure instruments were elaborated by Bourhis & Bougie (1998) and by Bourhis and Barrette (2004), basing on the Interactive Acculturation Model – IAM thought by Bourhis, Moïse, Perreault, & Senecal (1997). In the first part a survey of the main results of Italian and international scientific research, both theoretical and empirical, on the subject of acculturation. The second part, starting from presenting the process which led to the formulation of objectives and explored hypothesis, illustrate methodologies, survey techniques and the criterions adopted in order to analyse results, to process data and to adapt IAS and HCAS scales, from the IAM model, to the Italian school context. In the third part the cultural scenario of reference for identity and acculturation processes is outlined, through an intercultural perspective and an in-depth study on second generation of teenager immigrants, integrated in the school and social context. In the fourth part the characteristics and the particularities of the migration phenomenon in the territorial context are presented. We will proceed to verify the research hypothesis, the results and the emerged tendencies. Starting from a transversal comparison of descriptive analysis of the two studies, we will theorize the results dealing with the acculturation strategies of second generation immigrant students and the orientations expressed by teachers. We will analyse the migration experiences of students, particularly girls. Finally we will propose a reflection about virtuous resonance between acculturation and education in order to determine a possible paradigm of intercultural education. In the last part we will document the bibliographical references and the investigation instruments which were used.
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MORGANDI, TIZIANA. "Esperienze e processi di conoscenza dei bambini: un percorso di ricerca e formazione nei Centri per Bambini e Famiglie." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2015. http://hdl.handle.net/10281/88068.

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Abstract:
Questa ricerca si colloca nell’ambito degli studi di pedagogia dell’infanzia ed esplora, attraverso un percorso di indagine empirica, la qualità dell’esperienza educativa dei bambini in alcuni Centri per Bambini e Famiglie (CBF) a Milano (Mantovani, 2005). Lo studio nasce dai risultati di una ricerca internazionale sulla funzione sociale di questi servizi oggi in Italia (Musatti, Mantovani, 2013), Belgio, Francia, Giappone (Hoshi-Watanabe et al., 2012). Molte ricerche sulla prima infanzia sono state condotte in ambiente domestico o nel nido, pochi studi riguardano le esperienze educative dei bambini nei CBF, tradizionalmente più orientati alla genitorialità; in specifico poco indagate risultano le potenzialità di apprendimento dei bambini in questi contesti educativi di compresenza adulto-bambino (0/3 anni). La ricerca si iscrive nel modello teorico della ricerca-formazione e si basa sull’ipotesi che le esperienze dei bambini nei CBF, seppure non quotidiane, abbiano oggi una valenza educativa saliente proprio per le specificità sociali e pedagogiche di questi luoghi basati sulla compresenza di adulti (familiari e non) e bambini; ciò richiede un ri-allineamento della formazione degli educatori, oggi un po’ allentata, alla complessità del ruolo. A livello metodologico, il lavoro ha combinato strumenti qualitativi propri della tradizione di ricerca sul campo in educazione (Mantovani, 1998; Mortari, 2007; Caronia, 2011; Denzin e Lincoln, 2005), con indicazioni inerenti la videoricerca (Goldman et. al., 2007; Derry et. al., 2010; Haw, Hadfield, 2011) rilette in prospettiva pedagogica (Bove, 2009; Braga, 2009). A livello empirico, la ricerca si è articolata in due fasi: nella prima sono state realizzate 12 videoregistrazioni di giornate tipo in 4 CBF e sono stati realizzati interviste e focus group con educatrici e genitori; nella seconda è stata condotta un’esperienza pilota di ricerca-formazione in uno dei 4 CBF coinvolti che ha previsto la videoregistrazione di 4 proposte educative riviste e discusse con le educatrici. I dati emersi sono stati analizzati mediante il supporto del software NVivo seguendo le indicazioni metodologiche dell’analisi del contenuto. I risultati evidenziano: la complessità e la variabilità delle esperienze di apprendimento dei bambini nell’ecologia di questi contesti educativi e la necessità di renderle visibili per sostenerle mettendole al centro del “confronto tra genitori e educatori” in una prospettiva pedagogica di sostegno allo sviluppo; cambiamenti nelle interpretazioni delle educatrici con una riconsiderazione delle competenze dei bambini e del proprio ruolo in relazione a proposte educative e “didattiche” situate in contesti di compresenza bambini e adulti; alcuni “movimenti formativi” che hanno innescato interventi di riprogettazione educativa. Nel complesso la ricerca ha confermato le potenzialità educative e sociali (di inclusione) di questi servizi esposti a una variabilità crescente di stili parentali e modelli di sviluppo/apprendimento e ha evidenziato la necessità di sostenere il ruolo degli educatori attraverso percorsi formativi mirati, sostenibili, efficaci.
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Pasian, Pamela. "La doula in Italia Nascita, formazione e legittimazione di una professione." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3424796.

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Abstract:
The goal of this research is to analyze the arising of the doula profession in Italy. Doulas are professional who offer emotional, informational and practical support to women and their families, during pregnancy, childbirth and postpartum. The profile is born in U.S.A in the seventies and in Italy it began to develop at the end of nineties. The first Doula Training started in 2007. Nowadays doulas trained are six hundred and about half of them practice as professionals. Doula profession is ruled by law num.4/2013 “Disposizioni in materia di professioni non organizzate”. To understand how doulas are defining their space in the system of profession, the research will investigate doulas profession through the study of their practices, their representations and the processes developed to obtain cultural and social jurisdiction. In typical Chicago tradition and following in particular the work of Andrew Abbott (1988), the research will adopt the concept of profession. The history of a profession is influenced by the broader history of the system of professions. Doulas are involved in acquiring control of an area of work which is related to other professions in maternity care. Midwives constitute the professional group which is most involved in this process and, through their representative body, they are developing strong opposition to the arising of doula profession. The work is based on interviews and ethnography. The research shows the results of the analysis of 32 biographical interviews conducted with doulas, 14 with midwives and 4 privileged actors. Interviews share the same methodological basis, which match the ethno sociological approach (Bertaux 1999) with the dialogic approach (La Mendola 2009). The ethnographic work took place during trainings and meetings for doulas, where the researcher participated as a doula. Ethnographic notes (Gobo 2001, Corsaro 1985) are interwoven with autoethnografic ones (Ellis 1995, Ellis et al. 2011). Through the study of doula profession the work tries to understand the birth of a new profession in an ecological view, analyzing internal and external competition to the definition of cultural and social jurisdiction. Moreover this work aims at contributing to the study of transformative processes that affected professions in Italy.
La ricerca ha l’obiettivo di indagare la professione della doula in Italia. La doula si configura come una professionista che offre supporto informativo, emotivo e pratico alla donna e alla famiglia, dalla gravidanza sino al primo anno di vita del bambino. Il profilo, nato negli Stati Uniti negli anni Settanta, ha iniziato a svilupparsi nel nostro Paese a partire dagli ultimi anni del Novecento e nel 2007 è stata fondata la prima scuola delle doule. Attualmente le doule formate dai differenti percorsi sono circa seicento ed è possibile stimare, secondo quando riferito dalle presidenti delle principali associazioni di doule, che a svolgere l’attività siano circa trecento professioniste. La figura della doula è disciplinata dalla legge numero 4 del 2013 “Disposizioni in materia di professioni non organizzate”. La ricerca si propone di indagare la professione della doula attraverso lo studio delle pratiche, delle rappresentazioni e dei processi di riconoscimento e legittimazione sviluppati dalle professioniste, al fine di comprendere il modo in cui la figura sta definendo il proprio spazio all’interno del sistema delle professioni. Dalla tradizione sociologica della Scuola di Chicago, ed in particolare dalla teorizzazione sviluppata da Andrew Abbott (1988), si adotterà come riferimento il concetto di professione. All’interno di un’ecologia ciò che accade ad un elemento influisce necessariamente su tutti gli altri elementi del sistema. In questo senso, l’emergere della figura della doula, impegnata ad acquisire il controllo di una determinata area di lavoro, coinvolge le altre professioni che operano nell’area materno-infantile. In particolare, nell’esperienza delle doule, l’ecologia più prossima riguarda il gruppo professionale delle ostetriche, il quale, attraverso l’organo di rappresentanza, la Federazione Nazionale dei Collegi delle Ostetriche, ha manifestato opposizione alla figura sin dai suoi esordi. Lo studio ha quindi coinvolto anche il gruppo professionale delle ostetriche. La ricerca si basa sull’analisi di interviste ed etnografia. Sono state realizzate trentadue interviste a doule, quattordici ad ostetriche e quattro ad attori privilegiati. Le interviste sono state caratterizzate da una stessa impostazione metodologica, frutto della fusione tra il modello etnosociologico (Bertaux 1999) e l’approccio dialogico (La Mendola 2009). L’etnografica ha avuto luogo in eventi formativi e sociali rivolti a doule nei quali ho preso parte in quanto doula e i diari alternano note osservative, metodologiche, teoriche ed emotive (Gobo 2001, Corsaro 1985) e passaggi autoetnografici (Ellis 1995, Ellis et al. 2011). Attraverso lo studio della professione della doula l’elaborato si propone di comprendere la nascita di una professione innovativa, da un punto di vista ecologico, analizzando quindi le competizioni interne ed esterne per la definizione della jurisdiction culturale e sociale. Inoltre, il lavoro ambisce a contribuire all’indagine dei processi di trasformazione che stanno interessando le professioni in Italia.
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Books on the topic "Processi di formazione"

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Aleppo: Processi di formazione della città medievale islamica. Bari: Poliba [Politecnico di Bari] Press, 2009.

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Camerino, Giuseppe Antonio. Lo scrittoio di Leopardi: Processi compositivi e formazione di tópoi. Napoli: Liguori, 2011.

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Di Bello, Giulia, ed. Formazione e società nella conoscenza. Florence: Firenze University Press, 2007. http://dx.doi.org/10.36253/888453481x.

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Abstract:
Il volume raccoglie gli Atti del convegno "Formazione e società della conoscenza. Storia, teorie, professionalità" che si è svolto a Firenze nei giorni 9 e 10 novembre 2004 in occasione della celebrazione degli 80 anni dell'Università degli studi di Firenze. Il convegno si è occupato di ripensare la storia della Facoltà di Scienze della Formazione e le questioni della formazione nell'attuale fase di ripensamento degli studi universitari. Le quattro sessioni del convegno hanno affrontato temi come: la storia della Facoltà e della formazione di maestri e professori; processi, modelli e teorie della formazione; alcuni concetti/focus della formazione e le professionalità a cui la Facoltà prepara.
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Giorgio, Chittolini, Molho Anthony, and Schiera Pierangelo, eds. Origini dello stato: Processi di formazione statale in Italia fra medioevo ed età moderna. Bologna: Il Mulino, 1994.

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Mottana, Paolo. Formazione e affetti: Il contributo della psicoanalisi allo studio e alla elaborazione dei processi di apprendimento. Roma: Armando, 1993.

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Emilia-Romagna (Italy). Assessorato formazione professionale e lavoro., ed. La Formazione nel pubblico impiego: Processi decisionali, amministratori e dirigenza : atti della II giornata di studio, Bologna, 29 maggio 1987. Milano, Italy: F. Angeli, 1988.

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Leonardi, Laura, ed. Il distretto delle donne. Florence: Firenze University Press, 2007. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-8453-614-3.

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Abstract:
Il titolo di questo volume richiama quello del libro di Alain Touraine Le monde des femmes, e ne condivide le tesi principali. Si sostiene, infatti, che per cogliere i processi innovativi e di mutamento significativi per la società contemporanea, dobbiamo prestare una rinnovata attenzione alle donne come soggetti sociali, che agiscono in funzione di una "ricomposizione del mondo". Questa tesi viene messa alla prova sul terreno empirico, con i risultati di alcune ricerche condotte nel "distretto" pratese, una società in rapida trasformazione in cui le donne emergono come soggetto centrale del cambiamento – in ambito lavorativo così come in quello culturale e politico – proponendosi come agenti della trasformazione sociale ed economica. Il terreno di ricerca si concentra sul lavoro autonomo e imprenditoriale, sulle libere professioni e, in relazione a queste, prende in considerazione la famiglia, i processi di formazione del capitale sociale, il ricambio generazionale, includendo nell'analisi anche il fenomeno migratorio. La pubblicazione di questo lavoro è stata incoraggiata e sostenuta dall'Associazione Soroptimist International Club di Prato, e in particolare dalla Presidente Anna Edy Pacini Sanesi.
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Passeri, Riccardo. Valutazioni imprenditoriali del processo di formazione dell'etica d'impresa: Primi elementi di riflessione. Padova: CEDAM, 2001.

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Leuzzi, Salvo. I mezzi di prova nel processo civile: Formazione, acquisizione, integrazione. Milano: Giuffrè editore, 2013.

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Falchi, F. I chierici nel processo di formazione del Codice Pio-Benedettino. Padova: Cedam, 1987.

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Book chapters on the topic "Processi di formazione"

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Carazzone, M., and A. Pecorale. "Il sistema di assicurazione di qualità: pianificazione, documentazione e processi." In Imaging & formazione, 27–40. Milano: Springer Milan, 2011. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-2020-7_5.

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2

Bravi, Luca. "I giorni della Memoria e del Ricordo. I viaggi di formazione nelle scuole toscane come Public History of Education." In Studi e saggi, 185–96. Florence: Firenze University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-009-2.18.

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Abstract:
The construction of social cadres of memory is a process that is linked to the selection and oblivion of historical events, through a collective narrative aiming at building a sense of belonging and citizenship. Is it possible to get rid of public exploitation and travel through the places of 20th Century history to activate a path of correct historicization?
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"Processi di convergenza nella formazione di un tipo sintattico: la genesi ibrida dell'oggetto preposizionale." In Les nouvelles ambitions de la linguistique diachronique, 419–28. Max Niemeyer Verlag, 2000. http://dx.doi.org/10.1515/9783110933116.419.

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Conference papers on the topic "Processi di formazione"

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Pugliano, Antonio, Simone Diaz, Elisabetta Moriconi, and Elettra Santucci. "L’antico sistema portuale ostiense: riconoscimento, interpretazione e divulgazione dei processi formativi edilizi e urbani." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7980.

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Abstract:
La presente Relazione descrive l’esito delle ricerche svolte presso il Dipartimento di Architettura dell’Università “Roma Tre”, in sinergia con il MiBAC, Soprintendenza Speciale ai Beni Archeologici, e l’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Roma, circa lo studio storicocritico del sistema portuale ostiense inserito nel perimetro della Riserva Naturale del Litorale Romano. La finalità dello studio, condotto da chi scrive nell’ambito del “Programma di Azioni integrate di Ricerca e Formazione per la conservazione e la valorizzazione dei siti di Ostia e Portus (Dipsa-Mibac-SSBAR)”, è rivolto alla documentazione, a fini di restauro e valorizzazione, di tali importanti contesti materiali. Lo studio condotto, pertanto, si è basato sullo svolgimento di letture critiche delle fonti e del contesto materiale, applicando la metodologia propedeutica alla progettazione del restauro architettonico, e sulla definizione di proposte operative utili alla pratica della manutenzione e del restauro, oltre che alla programmazione degli interventi di valorizzazione. Lo studio è rivolto alla creazione di una sistema informatizzato che consenta, non solo di indagare gli aspetti storici, ma anche di essere utilizzato come strumento per la programmazione della valorizzazione e la gestione della conservazione e del restauro dei siti archeologici.
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Calisi, Daniele, Maria Grazia Cianci, and Francesca Geremia. "Strumenti contemporanei a servizio del passato: il quartiere della Suburra a Roma tra storia e attualità." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8008.

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Abstract:
Questo scritto illustra il risultato di 3 anni di sperimentazioni e ricerche svolte in un’area urbana di prioritaria importanza nella formazione della città di Roma troppo spesso, in ragione della sua posizione non baricentrica rispetto all’attuale centro storico, trascurato dagli studi di settore. L’area presa in esame è stata una porzione del centro storico: uno stralcio del rione Monti, noto storicamente con il toponimo Suburra; nel dettaglio quella parte del Rione rimasta inclusa fra la via Panisperna, la via Cavour e via dei Fori Imperiali, che ha conservato in modo più autentico le caratteristiche del tessuto storico originario. La ricerca ha quindi attivato un processo di conoscenza della città intesa come approfondimento e analisi delle trasformazioni urbane attraverso l’indagine storico-archivistica, la lettura delle cartografie e dei documenti, lo studio tipologico, il controllo strutturale delle architetture messo in relazione alla conformazione geomorfologica del territorio ed alle trasformazioni subite dal tessuto edilizio. Contestualmente all’applicazione e verifica dei dati raccolti attraverso il rilievo e la sistematizzazione grafica. Per rendere più accessibile ed immediata la lettura di questo processo si è scelto di utilizzare la modellazione 3D per comunicare efficacemente e rendere agevole il confronto tra le successive epoche col fine di accogliere e dare una risposta innovativa alle istanze richieste dall’applicazione delle ICT nella documentazione del Cultural Heritage (Horizon 2020 - ICT for digital content and creativity). La modellazione, resa possibile dall’integrazione dei dati desumibili dalle fonti con il rilievo diretto, è stata estesa all’intera area oggetto di studio e si è soffermata sulla ricomposizione di determinati momenti della time-line. This paper shows the results of 3 years of research developped on a urban area of priority importance in the formation of the city of Rome, too often overlooked by the sector’s studies because of its not barycentric position in comparison to the actual historical center. The area is an excerpt of the Rione Monti, historically known with the toponym Suburra; in detail that Rione portion included among via Panisperna, via Cavour and via dei Fori Imperiali, which has preserved the original historic fabric characteristics. The research has then enabled a process of knowledge of the city meant as analysis of urban transformation through the historical-archival investigation, the maps and documents reading, the typological study, the architecture's structural control, all correlated to the geomorphological conformation of the territory and the urban farbic transformations. With the simultaneous application and the collected data examination through the survey and the graphic systematization. To make the reading of this process more accessible and immediate it has been chosen to use the 3D modeling to communicate and facilitate the comparison between the successive eras in order to receive and give a innovative response to the instances required by the application of ICT in the documentation of Cultural Heritage (Horizon 2020 - ICT for digital content and creativity). Modeling, possible by the integration of the data produced from the sources with the direct relief, was extended to the entire studied area and it’s been focused on the reconstruction of certain moments of the timeline.
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