Academic literature on the topic 'Problemi emotivi e comportamentali'

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Journal articles on the topic "Problemi emotivi e comportamentali"

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Frigerio, Alessandra, Elisa Ceppi, Michela Colasanto, and Massimo Molteni. "Attaccamento e problemi emotivo-comportamentali in un campione infantile di bambini maltrattati." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2010): 117–33. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2009-003006.

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Abstract:
L'importanza di valutare, sin dalla prima infanzia, l'associazione tra una carente e inadeguata qualitŕ delle cure materne e la manifestazione di quadri psicopatologici č ampiamente riconosciuta, alla luce dell'impatto che il maltrattamento esercita sullo sviluppo sia psichico sia biologico del bambino. Il presente studio ha investigato la presenza di problemi emotivo-comportamentali e lo stile di attaccamento in un campione di 28 bambini di un anno circa di etŕ, inseriti insieme alle loro madri in comunitŕ di accoglienza, e in un campione (N = 28) di controllo. Le madri compilavano un questionario che misura i problemi comportamentali e le competenze dei bambini (Infant Toddler Social and Emotional Assessment) e partecipavano insieme ai loro figli alla procedura Strange Situation. I bambini inseriti in comunitŕ, rispetto ai coetanei, sono stati descritti come piů problematici rispetto ai comportamenti internalizzanti, meno abili sul fronte delle competenze socio-emotive e si č visto che formavano piů frequentemente un attaccamento di tipo disorganizzato. Tuttavia, lo stile di attaccamento non č risultato un fattore capace di moderare l'associazione tra maltrattamento e problemi emotivo-comportamentali. In conclusione, lo studio fornisce un contributo alla comprensione del fenomeno del maltrattamento in una fascia d'etŕ poco investigata, verso cui promuovere tempestivamente interventi mirati a migliorare la qualitŕ della relazione madre-bambino.
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Alaggio, Flavia, and Emanuela Polverari. "Ricucire le emozioni nell'esperienza adottiva: considerazioni teorico-cliniche e utilizzo del genogramma." RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, no. 55 (July 2022): 52–71. http://dx.doi.org/10.3280/pr2022-055004.

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Abstract:
Le autrici affrontano il tema della co-regolazione emotiva quale processo congiunto tra genitori e figli, individuando le criticità che si possono incontrare nella famiglia adottiva, nella fase post adottiva e nello specifico con figli in età adolescenziale, che al momento della richiesta di terapia presentano problemi comportamentali e relazionali definibili come disregolazione affettiva ed emozionale. Illustrano un modello di intervento specifico che potrebbe facilitare la connessione tra la difficile esperienza traumatica dei ragazzi adottati, con l'esperienza dei genitori adottivi.
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3

Dai Prà, Mirko. "Uno studio di caso di paziente con Disabilità Intellettiva e disturbo Bipolare in contesto residenziale: comportamenti aggressivi, furto, Qualità della Vita e terapia farmacologica. Un intervento Comportamentale e Cognitivo." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 2 (September 2020): 115–40. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2020-002007.

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Abstract:
Il presente lavoro si pone lo scopo di descrivere un intervento diretto ad un paziente con disabilità cognitiva e disturbo Bipolare e la valutazione degli esiti rispetto a: comportamenti di aggressività e furto, terapie farmacologiche assunte e Qualità della Vita. Metodo: È stato utilizzato un intervento integrato con tecniche di tipo Comportamentale e Cognitivo condotto dall'équipe riabilitativa a seguito di valutazione funzionale del caso con modello Comportamentale ABC (Antecedenti Behavior Conseguenze) con un paziente di 41 anni con disabilità cognitiva di tipo moderato e disturbo Bipolare. L'intervento è stato progettato con modelli di condizionamento operante e l'équipe riabilitativa è stata istruita. Al primo intervento è seguito un secondo additivo di token economy volto a rinforzare i comportamenti acquisiti. In fine è stato eseguito un intervento di tipo Cognitivo seguendo i principi della psicoeducazione ed è stato adattato alle capacità di comprensione dell'utente. Gli outcome sono stati il tipo e la quantità di farmaci assunti, il numero di comportamenti aggressivi e di comportamenti di furto, i risultati relativi alla Qualità della Vita percepita. È stato condotto uno studio di caso. Risultati: Sono diminuiti comportamenti di Aggressività e furto, diminuita l'assunzione di Benzodiazepine e di Antipsicotici, diminuita la somministrazione di terapie meccaniche restrittive quali terapia al bisogno Intra Muscolo e isolamento in camera, migliorata la Qualità della Vita nei domini Ruolo e salute Fisica, Salute in Generale, Vitalità, Attività Sociali Ruolo e Stato emotivo. Conclusioni: L'intervento si è dimostrato efficace a livello di decremento di comportamenti problema, diminuzione dei farmaci assunti e di Qualità della Vita percepita. Il lavoro offre spunti di riflessione relativi ai fattori del gruppo di lavoro e dei singoli che possono favorire l'intervento.
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4

Arace, Angelica, Donatella Scarzello, Paola Zonca, and Protima Agostini. "Disagio psichico e sociale in genitori e bambini 0-6 anni durante la pandemia da COVID-19: conseguenze emotive e comportamentali tra lockdown e post-lockdown." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 2 (August 2021): 11–31. http://dx.doi.org/10.3280/mal2021-002002.

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Abstract:
Numerose ricerche sugli effetti della pandemia da COVID-19 su famiglie e bambini si sono focalizzate sul periodo del lockdown, evidenziando importanti conseguenze disadattive, mentre minori sono i dati sulle fasi successive, analizzate invece nel nostro studio attraverso un questionario online compilato da 945 genitori di bambini in età prescolare. L'analisi dei dati evidenzia un aumento delle problematiche emotive e comportamentali dei bambini durante il lockdown, e un decremento nei mesi successivi, ma con consistenti strascichi dei sintomi, che permangono più alti rispetto alla fase non emergenziale, con differenze associate a genere ed età dei bambini, clima familiare e vissuti emotivi genitoriali. È, dunque, fondamentale intervenire per ridurre i fattori di rischio attraverso la presa in carico delle vulnerabilità del sistema familiare e promuovere strategie di resilienza.
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Avenia, Monica. "Ti spiego il mio problema: un'indagine sulle competenze argomentative nella risoluzione di problemi matematici." Didattica della matematica. Dalla ricerca alle pratiche d’aula, no. 10 (November 17, 2021): 71–99. http://dx.doi.org/10.33683/ddm.21.10.4.

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Abstract:
Diversi studiosi hanno di recente approfondito la competenza argomentativa applicata a processi di problem solving da parte degli studenti già dagli ultimi anni della scuola dell’infanzia. In questo articolo viene presentata un’indagine effettuata in una classe III primaria di Imola (Bologna) durante l’anno scolastico 2018/2019, avente come focus di interesse l’analisi dell’argomentazione durante la risoluzione di problemi. Ci si riferisce nello specifico al problem solving quale approccio alla risoluzione di tre problemi matematici prendendo come riferimento metodologico il Progetto ArAl e il Rally Matematico Transalpino, nei quali emerge l’importanza di tale approccio all’interno delle prassi didattiche in matematica, con attenzione al linguaggio specifico della disciplina e all’utilizzo dell’argomentazione per sviluppare e riconoscere i processi emotivi e metacognitivi tramite il ragionamento e la riflessione.
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Angelozzi, Andrea. "Problemi della previsione in psichiatria." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 4 (December 2021): 623–46. http://dx.doi.org/10.3280/pu2021-004005.

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Abstract:
Sono esaminati vari problemi relativi alla previsione in psichiatria. I dati disponibili mostrano, in modo simile alle scienze sociali, ampi limiti nella capacità previsionale, specie per quanto riguarda il suicidio, la violenza e altri aspetti comportamentali. Vengono esaminate le difficoltà che nascono dal cercare di derivare il futuro della persona dal suo passato, la mancata coerenza fra aspetti di personalità e possibili comportamenti e il privilegio dato a strumenti psicopatologici incentrati sul singolo caso, rispetto a quelli attuariali con valutazioni testistiche e statistiche. Vengono anche evidenziati i numerosi bias cognitivi che distorcono le previsioni, in particolare l'errore fondamentale di attribuzione, che privilegia aspetti personologici rispetto a quelli situazionali. Ma altri bias hanno una importante azione distorsiva, da quelli della rappresentatività a quelli della disponibilità, da quelli statistici, al framing o al priming. Emerge una psichiatria molto legata nelle pratiche ancora al senso comune e alla folk psychology, con la ricchezza ma anche i molti errori che la caratterizzano. Di fatto esiste una modesta capacità previsionale riconosciuta alla psicologia popolare e alla psichiatria, ma è legata più a vincoli situazionali che a modelli personologici e psicopatologici e in ogni caso scarsamente affidabile per la previsione clinica in psichiatria.
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Castagnini, Augusto C. "Sul concetto di psicosi reattiva nella psichiatria europea del XX secolo." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 3 (November 2010): 129–49. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2010-003010.

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Abstract:
Nei primi decenni del XX secolo lo psichiatra danese August Wimmer (1872-1937) descrisse il concetto di psicosi "psicogena" o "reattiva" come categoria nosologica distinta dalla schizofrenia e dalla psicosi maniaco-depressiva, comprendente molteplici forme cliniche di tipo affettivo, confusionale e paranoide indotte da "traumi emotivi". Questo articolo ricostruisce il significato della psicosi reattiva, ne traccia l'evoluzione storico-concettuale per poi discutere le implicazioni derivanti dall'uso delle categorie introdotte nelle moderne classificazioni psichiatriche in sostituzione di tale diagnosi, in particolare il paradigma delle "Sindromi psicotiche acute e transitorie" della vigente Classificazione Internazionale dei Disturbi Psichici e Comportamentali (ICD-10). Tali mutamenti riflettono le trasformazioni dei modelli e degli schemi classificativi dei disturbi psicotici e illustrano lo sviluppo non sempre lineare della nosografia psichiatrica nell'arco del XX secolo. Le sindromi psicotiche acute e transitorie costituiscono una categoria composita in sostanziale discontinuitŕ con la diagnosi di psicosi reattiva.
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Soavi, Gloria, and Desiree Cobianchi. "L'affido familiare strumento di prevenzione e di riparazione: una ricerca sul campo." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 3 (December 2010): 39–55. http://dx.doi.org/10.3280/mal2010-003003.

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Abstract:
La ricerca condotta su un campione di 74 minori collocati in famiglie affidatarie nella provincia di Ferrara, si interroga in che termini l'affido rappresenti uno strumento preventivo di ulteriori disagi e riparativo delle problematiche che presentano i bambini e gli adolescenti. Attraverso l'analisi del campione e la somministrazione di un questionario articolato agli operatori referenti del caso si sono confrontati i dati relativi alle varie forme di disagio presentate dai minori al momento dell'affido e successivamente in quello della ricerca. I risultati emersi mettono in luce una percentuale rilevante di miglioramenti, in particolare rispetto ai problemi emotivi e di comportamento che si presentavano inizialmente, anche nei casi di maltrattamento ed abuso.
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Procaccia, Rossella. "Rischio e resilienza nei bambini maltrattati." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 3 (December 2011): 53–72. http://dx.doi.org/10.3280/mal2011-003004.

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Abstract:
Obiettivo di questo studio č verificare se il tipo di abuso, inteso in termini di presenza/ assenza di minaccia all'integritŕ psico-fisica, moderi la relazione tra variabili individuali (stile di attaccamento, competenze cognitive, strategie di coping), familiari (esito positivo/ negativo al trattamento) e caratteristiche specifiche dell'abuso (gravitŕ e durata della violenza), e l'adattamento psicologico in termini di problemi di internalizzazione ed esternalizzazione in bambini vittime di abuso e maltrattamento. Un ulteriore obiettivo consiste nel valutare quali tra queste dimensioni (individuale, familiare e dell'abuso) siano predittive della presenza di problemi comportamentali di internalizzazione e/o esternalizzazione. I partecipanti sono 118 bambini (etŕ media = 10,04), di cui 60 vittime di maltrattamento (etŕ media = 10,95) e 58 non maltrattati (etŕ media = 9,10), provenienti da classi sociali basse. Nel gruppo dei maltrattati, 22 bambini sono vittime di abusi con minaccia, i restanti 38 di violenza senza minaccia. I risultati indicano che nei bambini maltrattati senza minaccia i problemi di internalizzazione sono predetti solo dallo stile di attaccamento, quelli di esternalizzazione dalla combinazione di attaccamento e coping di distrazione. Nel gruppo dei bambini maltrattati con minaccia, invece, l'internalizzazione č predetta dall'attaccamento e dal ridotto ricorso a strategie disfunzionali di distrazione ed evitamento; i comportamenti di esternalizzazione risentono, invece, dell'influenza di scarse competenze cognitive.
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Gruppo di lettura di Parma. "Ridurre i problemi comportamentali nei bambini piccoli attraverso il video-feedback. Trial clinico randomizzato pragmatico." PAGINE ELETTRONICHE DI QUADERNI ACP 29, no. 1 (2022): 1. http://dx.doi.org/10.53141/peqacp.2022.1.n1.

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Abstract:
Reducing behavioural problems in young children through vi- deo feedback. A pragmatic randomized clinical trial The use of videofeedback technique at home (Video-feedback In- tervention to promote Positive Parenting and Sensitive Discipli- ne - VIPP-SD) is evaluated. This is the first video-feedback RCT carried out in a primary care setting. 300 families with children aged 12-36 months who had an upper range score for behaviour problems (Strengths and Difficulties Questionnaire - SDQ) were involved. The intervention proved to be effective in reducing early behavioural problems in 1 and 2 year old children. The benefits of the intervention are seen in behavioural problems rather than in attention problems and are more evident when the initial symp- toms are worse. No appreciable differences were recorded for all the outcomes concerning parents (educational practices, mood, anxiety, functioning of the parental couple).
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Dissertations / Theses on the topic "Problemi emotivi e comportamentali"

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MAINO, ELEONORA. "Problemi emotivo-comportamentali nei bambini tra 3 e 5 anni:assessment, fattori di rischio e fattori protettivi." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1740.

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Abstract:
La presente ricerca nasce da una domanda di un territorio specifico che si è interrogato relativamente ai problemi emotivo-comportamentali dei bambini in età prescolare Tale richiesta ci ha sollecitato da un punto di vista teorico a porre l’attenzione da un lato, sul significato “clinico” dei problemi emotivo-comportamentali dei bambini, dall’altro sul processo di assessment e in particolar modo sulla prospettiva multi-informant . Tale prospettiva è stata nello specifico oggetto di riflessione e indagine empirica soprattutto nel primo studio dove si sono considerate con particolare attenzione le discrepanze tra gli informant e il loro possibile significato. La domanda di ricerca iniziale si è quindi ampliata fino ad affrontare l’individuazione dei fattori protettivi e di rischio nello sviluppo psicologico dei bambini in età prescolare. A questo proposito il secondo studio propone un modello multifattoriale per la comprensione delle problematiche emotivo-comportamentali dei bambini che tiene conto di aspetti individuali e di aspetti relazionali, familiari in primo luogo. Infine, il terzo studio vede l’utilizzo del modello teorico proposto nei i primi due studi su di un campione di genitori che si sono rivolti a un servizio territoriale arrivando a identificare gli elementi del modello che discriminano famiglie considerate normali da quelle definibili come cliniche.
This research developed from a need to answer specific questions about emotional-behavioral problems in preschool children. From a theoretical point of view, this need forced one to focus on the “clinical” meaning of emotional-behavioral problems in pre-school children and their assessment processes, especially from a multi-informant perspective. Particularly, this perspective was a topic of interest in an empirical investigation in the first study, where discrepancies between informants and their possible perceptions were considered with particular attention. The initial research question was expanded to deal with the identification of risk and protective factors in the psychological development of preschool children. On this regard, the second study proposed a multi-factorial model to understand the emotional and behavioral problems of children which took into account individual and relational aspects, including especially the family. Finally, the third study considered the use of a theoretical model proposed in the first two studies with a sample of parents who turned for help to social services to identify from the model critical elements that discriminated families which could be considered functional from those defined as clinical.
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MAINO, ELEONORA. "Problemi emotivo-comportamentali nei bambini tra 3 e 5 anni:assessment, fattori di rischio e fattori protettivi." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1740.

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Abstract:
La presente ricerca nasce da una domanda di un territorio specifico che si è interrogato relativamente ai problemi emotivo-comportamentali dei bambini in età prescolare Tale richiesta ci ha sollecitato da un punto di vista teorico a porre l’attenzione da un lato, sul significato “clinico” dei problemi emotivo-comportamentali dei bambini, dall’altro sul processo di assessment e in particolar modo sulla prospettiva multi-informant . Tale prospettiva è stata nello specifico oggetto di riflessione e indagine empirica soprattutto nel primo studio dove si sono considerate con particolare attenzione le discrepanze tra gli informant e il loro possibile significato. La domanda di ricerca iniziale si è quindi ampliata fino ad affrontare l’individuazione dei fattori protettivi e di rischio nello sviluppo psicologico dei bambini in età prescolare. A questo proposito il secondo studio propone un modello multifattoriale per la comprensione delle problematiche emotivo-comportamentali dei bambini che tiene conto di aspetti individuali e di aspetti relazionali, familiari in primo luogo. Infine, il terzo studio vede l’utilizzo del modello teorico proposto nei i primi due studi su di un campione di genitori che si sono rivolti a un servizio territoriale arrivando a identificare gli elementi del modello che discriminano famiglie considerate normali da quelle definibili come cliniche.
This research developed from a need to answer specific questions about emotional-behavioral problems in preschool children. From a theoretical point of view, this need forced one to focus on the “clinical” meaning of emotional-behavioral problems in pre-school children and their assessment processes, especially from a multi-informant perspective. Particularly, this perspective was a topic of interest in an empirical investigation in the first study, where discrepancies between informants and their possible perceptions were considered with particular attention. The initial research question was expanded to deal with the identification of risk and protective factors in the psychological development of preschool children. On this regard, the second study proposed a multi-factorial model to understand the emotional and behavioral problems of children which took into account individual and relational aspects, including especially the family. Finally, the third study considered the use of a theoretical model proposed in the first two studies with a sample of parents who turned for help to social services to identify from the model critical elements that discriminated families which could be considered functional from those defined as clinical.
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Battistutta, Sara. "INTERVENTI PER FAVORIRE L'ADESIONE ALLE TERAPIE DELLE MALATTIE CRONICHE INFANTILI- Fibrosi Cistica, Diabete, Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali, Celiachia -." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/9980.

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Abstract:
2012/2013
Il Progetto di Dottorato “Interventi per favorire l'adesione alle terapie delle malattie croniche infantili - Fibrosi Cistica, Diabete, Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali, Celiachia” prende origine dalla consapevolezza dell’importante impatto della presenza di una malattia cronica, anche e soprattutto in età evolutiva, per il paziente e la sua famiglia. Le patologie croniche incidono infatti sulla qualità di vita dei pazienti e dei familiari, “interrompendone” la quotidianità. Il programma terapeutico può influire sulla qualità di vita percepita, in quanto può causare dolore ed essere difficoltoso per la complessità e la durata. Tali aspetti influenzano la treatment adherence, che può essere ostacolata anche da problematiche di tipo psicologico spesso difficilmente comunicabili. La famiglia del paziente gioca un ruolo molto importante, ed è pertanto necessario tenere in considerazione l’impatto che la diagnosi e la malattia hanno anche sul genitore e sulla coppia coniugale. Gli studi più recenti, propongono un modello di cura “patient centered”, così definito da Bardes (2012): “As a form of practice, it seeks to focus medical attention on the individual patient's needs and concerns, rather than the doctor's”. Utilizzare un modello di cura che dedichi attenzione a conoscere e accogliere i bisogni dei pazienti e coinvolga gli stessi nel care management della patologia si è dimostrato funzionale ed efficace nei casi di malattia cronica. Il progetto si è pertanto focalizzato sugli aspetti psicologici (preoccupazioni di salute, bisogni, adherence al trattamento) dei pazienti seguiti presso l’IRCCS Burlo Garofolo per Fibrosi Cistica (FC), Diabete Mellito di Tipo 1 (D), Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI) e Celiachia (C), e alla luce di queste riflessioni si è posto l’obiettivo di implementare un percorso di cura che integri le necessità di carattere medico con i vissuti dei pazienti e i loro principali bisogni, al fine di favorire l’adesione al trattamento e quindi la loro qualità di vita. A tale scopo si è ritenuto importante: 1. Conoscere i bisogni, le preoccupazioni e le priorità di salute, le difficoltà e l’impatto del trattamento nei pazienti con malattia cronica, con attenzione anche al profilo emotivo e comportamentale per una eventuale identificazione precoce dei soggetti a rischio psicopatologico. Si è ritenuto importante confrontare il punto di vista del paziente e quello dello specialista, per valutarne il grado di comprensione ed eventualmente offrire degli spunti di riflessione al fine di migliorare l’alleanza terapeutica. 2. Favorire l’elaborazione della diagnosi di malattia cronica e l’adattamento alla nuova condizione (creazione di uno spazio di ascolto e supporto psicologico); 3. Favorire la comunicazione famiglia-staff e famiglia-territorio per promuovere un raccordo tra i diversi attori in campo (collaborazione con le associazioni). Per raggiungere tali obiettivi, il progetto ha previsto sia una attività di ricerca di tipo quantitativo, realizzata tramite la somministrazione di questionari e l’analisi dei loro risultati, che una di tipo qualitativo, in cui sono stati analizzati i dati relativi ai colloqui clinici effettuati nell’ambito dello spazio psicologico offerto ai pazienti. Allo studio hanno partecipato i pazienti seguiti presso l’IRCCS Burlo Garofolo di Trieste per le patologie FC, D, MICI e C, sia in regime di controllo ambulatoriale, che di day-hospital o ricovero da gennaio 2011 a luglio 2013. Oltre alla compilazione della scheda socio demografica, il progetto ha previsto la somministrazione sia di questionari generali adatti a tutti i partecipanti (1. Need Evaluation Questionnaire di Tamburini; 2. Adherence, ad hoc; 3. SDQ-Ita, Strenght and Difficulties Questionnaire, di Goodman), sia di questionari patologia-specifici (Health Priorities, adattamento da Loonen). I risultati sono stati suddivisi nelle fasce di età 0-10 anni (compilazione del questionario da parte del genitore che descrive se stesso e il figlio); 11-18 anni (compilazione del questionario da parte del paziente, del genitore e, per una parte, del medico); >18 anni (compilazione del questionario da parte del paziente). Hanno aderito al progetto di ricerca 205 pazienti per quanto concerne la raccolta dei dati tramite questionari, mentre 174 hanno usufruito della consulenza psicologica offerta (1028 colloqui, durata media di un’ora). Infine 60 medici hanno aderito al progetto compilando il questionario riguardante le preoccupazioni di salute in età 11-18 anni. In questa sintesi non si riportano i risultati specifici ottenuti, essendo numerosi, ma si evidenziano sinteticamente le loro ricadute operative, ribadendo la necessità di individualizzare tali indicazioni per ogni paziente. In linea con un approccio patient-centered, si ritiene infatti importante indirizzare gli sforzi dei curanti a dedicare il tempo e le energie necessarie per conoscere gli specifici bisogni, le peculiari preoccupazioni e lo stato psicologico di quel paziente e di quella famiglia. 1. Favorire la comunicazione. Alla luce delle divergenze emerse nei questionari tra l’opinione dei pazienti, dei genitori, che per esempio tendono a proiettare i bisogni personali sui figli, e dei medici, è importante “far circolare” le informazioni e contribuire a esplicitare pensieri ed emozioni, consapevoli dei possibili fraintendimenti che ne potrebbero altrimenti derivare. In questo modo può trovare adeguato spazio anche la condivisione dei vissuti e delle preoccupazioni, generali e patologia-specifiche, rilevanti nel campione dei partecipanti allo studio. 2. Offrire informazioni e supporto. È stato riscontrato che la quantità e la qualità delle informazioni trasmesse al paziente e alla sua famiglia e la modalità con le quali vengono trasmesse giocano un ruolo fondamentale nel processo di accettazione a adattamento alla malattia cronica. I partecipanti allo studio hanno sottolineato in particolare la necessità di offrire maggiori informazioni sulla diagnosi, ma soprattutto sulla prognosi e sul trattamento. Tali informazioni possono aiutare i pazienti e i genitori a comprendere cosa attendersi nel futuro prossimo o a lungo termine, e a riconoscere pertanto con più facilità gli eventuali progressi nelle cure o i benefici derivanti (non percepiti dai partecipanti alla ricerca). I pazienti adulti e i genitori hanno inoltre dichiarato il bisogno di essere supportati, sia tramite un lavoro di tipo psicologico, sia tramite il confronto con altre persone con la stessa esperienza. A tale scopo può essere importante promuovere le informazioni sulle associazioni di pazienti presenti sul territorio. Da non trascurare infine anche l’importanza delle informazioni economico-assicurative per i genitori. 3. Empatizzare con la fatica del trattamento. I pazienti non sempre riescono percepire i benefici del trattamento che stanno facendo, mentre ne colgono bene i costi, che si traducono in trasgressioni al regime terapeutico, non solo in adolescenza ma anche in età adulta. Può essere importante, ancor prima di sottolineare durante i controlli medici periodici “le cose che non sono andate bene”, empatizzare con la fatica e i costi per quel paziente di quel trattamento per capire quali sono le specifiche difficoltà provate e come potrebbero essere affrontate, e rinforzare gli aspetti in cui il paziente si sta attivando in modo efficace. Questo alla luce anche delle fragilità emotive riscontrate nello studio e dell’influenza della patologia sullo sviluppo della propria identità, come per esempio testimoniato dal sentimento di diversità riferito dai pazienti nei questionari, alimentato o confermato da una quotidianità scandita dalle cure piuttosto che dalle attività tipiche dell’età. Lo stesso vale per coloro che, con i bambini più piccoli, sono i garanti dell’adherence al trattamento, ovvero i genitori, che possono provare difficoltà sia concrete che emotive. 4. Fare attenzione se le famiglie non sono coese. Lo studio conferma l’influenza della coesione familiare sull’adattamento alla patologia; nel caso di famiglie non coese sono infatti stati riscontrati livelli più elevati di preoccupazione. È dunque importante tenerne conto nella presa in carico di pazienti con patologia cronica, poiché potrebbero andare incontro a maggiori difficoltà, coinvolgendo nella cura anche il contesto familiare. 5. Organizzare la transizione. Una fase particolare nella cura delle patologie croniche è quella della transizione dal servizio pediatrico a quello dell’adulto, un processo che richiede gradualità e accortezza da parte di tutti gli attori in gioco. È importante che i curanti si attivino in modo tale da rispondere ai bisogni, sia di informazione che relazionali segnalati dagli adolescenti della ricerca, e alle preoccupazioni dei pazienti in questo particolare passaggio. 6. Tenere gli occhi aperti sugli aspetti emotivi, sociali e comportamentali. Lo studio conferma la percezione, soprattutto da parte dei genitori, di fragilità psicologiche nei pazienti con malattia cronica. È importante che i sanitari ne siano consapevoli e le tengano in considerazione (ad esempio somministrando strumenti di indagine rapidi e validi), in modo da poter prevenire se possibile lo sviluppo di psicopatologie franche o inviare a chi di competenza per gli interventi del caso. 7. Essere consapevoli che ogni patologia può attivare preoccupazioni specifiche e richiede considerazioni su aspetti peculiari. Nello studio è per esempio emersa l’importanza di tenere in considerazione la gravità delle manifestazioni cliniche nella FC; il controllo glicemico, la paura dell’ipoglicemia e l’importanza delle restrizioni alimentari nel D; le preoccupazioni sulle conseguenze prossime, come i ricoveri o gli interventi chirurgici, per le MICI; e infine l’impatto della dieta glutinata nei pazienti con C, con attenzione alla presenza o meno di sintomi. 8. Offrire la possibilità di un supporto di tipo psicologico dedicato. L’esperienza clinica del dottorato e i risultati della ricerca hanno fatto emergere l’importanza di un tempo sufficientemente ampio dedicato all’ascolto e al lavoro psicologico con le persone con malattie croniche e con i loro familiari, al fine di stimolare la comunicazione e favorire l’accettazione e l’adattamento alla patologia, in un processo di cura che permetta il passaggio dal “to cure” al “to care”. Nel Capitolo 1 “Le Malattie Croniche”, viene data una definizione sintetica del concetto di “malattia cronica” e una breve descrizione delle patologie considerate nello studio. La conoscenza di tali caratteristiche è necessaria per gli operatori sanitari, anche non medici, per poter comprendere il quadro di riferimento del bambino, dell'adolescente o dell'adulto con patologia cronica, potervi empatizzare e attivarsi di conseguenza. Nel Capitolo 2 “Gli Aspetti Psicologici Nelle Malattie Croniche”, dopo una breve introduzione sull’importanza di studiare gli aspetti psicologici, è stata delineata una panoramica dell’evoluzione di questi studi nel tempo. Di seguito, in una prima parte sono stati descritti gli aspetti psicologici generali, in considerazione sia della fase di sviluppo sia della fase di malattia; in una seconda parte si sono analizzati alcuni aspetti peculiari delle specifiche patologie. Nel Capitolo 3 “Interventi per favorire l’adesione alle terapie delle malattie croniche infantili” viene infine descritto lo studio realizzato e i principali risultati ottenuti, con particolare attenzione alle ricadute in ambito clinico di tale lavoro. Sono stati analizzati sia i dati quantitativi, ricavati dalla somministrazione dei questionari e dall’analisi dei loro risultati, sia i dati di tipo qualitativo, ricavati dall’analisi delle informazioni inerenti il lavoro clinico con i pazienti (colloquio clinico). Verrà sinteticamente descritto anche l’approccio teorico seguito.
XXVI Ciclo
1979
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4

Riva, J. "Etologia applicata ed allevamento del cane domestico : effetti di variabili individuali e ambientali sulle problematiche comportamentali." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2007. http://hdl.handle.net/2434/73060.

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Abstract:
With this study we have evaluated the effects of the artificial selection on the modifications of the predatory instinct in Canis familiaris. We have found some differences among 25 different breeds. The man have in fact selected the dog in order to make it a useful help in different fields choosing for the reproduction those subjects representing the most suitable phenotype and genotype. This has deeply modified the attitude of some subjects, limiting some behaviours and developing others. This could have developed some behaviours about predatory instinct, but also predatory aggression or anxiety related aggression. Because of the more and more problems relating anxious problems, we have statistically analysed data about dogs with generalized anxiety, separation anxiety, aggression, anxiety related aggression, compulsive disorders and phobia since November 1998 to September 2005 (400 subjects) in the Behaviour Clinic of Faculty of Veterinary Medicine in Milan, Italy. Because of the multifactorial aethiology of behaviour problems, we have also evaluated some individual characteristics related plasmatic and platelets concentration levels of some neurotransmitters (5HT-DA-NA-5HIAA-LDOPA-DOPAC) between control dogs and the problematic. We have found statistical significant differences between the two groups.
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MUZI, STEFANIA. "Relationships among internalizing and externalizing problems, attachment and alexithymia in high-risk and community adolescents: a multi-method comparative study." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1005727.

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Abstract:
Late-adopted (i.e. adopted after 12months) and residential-care adolescents, due to higher rates of adverse childhood experiences, show high rates of internalizing-externalizing problems and they are at high-risk to show attachment insecurity and alexithymia, which are risk-factors that may increase psychopathological vulnerability during adolescence. However, no studies before compare in the same occasion these two high-risk groups of adolescents with community peers in internalizing-externalizing problems, attachment and alexithymia, which were never assessed simultaneously in these groups. This mixed-method comparative research involved 174 non-clinical adolescents aged 10-19 years (M = 15.55, SD = 2.02, 53% boys) matched for age and gender in 3 groups: two "high-risk groups" of 33 late-adoptees (LA, i.e. adopted after 12 months) and 50 in residential-care (RC), and 91 community teens as low-risk control group (C), with two main aims: 1) to compare groups in internalizing-externalizing problems, attachment and alexithymia with a mixed-method, multi-informant approach, in order to check the assumed vulnerability of high-risk adolescents in these variables. 2) to explore relationships between internalizing-externalizing problems, attachment and alexithymia through groups, exploring the cumulative and interactive effects of attachment and alexithymia as possible risk factors for more internalizing-externalizing problems during adolescence. After the approval of the University's Research Ethic Commitee, formal agreements with the Social and Health Services for adoption and residential-care and high-school for the recruitment of participants,and the signature by legal care-takers of an informed consent for the voluntarly participation of the adolescent in the research, each participant was assessed in two meetings in home visiting. Measures were: The Child Behavior Check List 6-18 years (CBCL, filled by a biological or adoptive parent and by the educator in the RC group) and the Youth Self Report 11-18 years (YSR) to assess internalizing-externalizing problems; the Friends and Family Interview (FFI) and the Inventory for Parent and Peer Attachment (IPPA) to assess attachment representations and relationships; the Toronto Alexithymia Scale 20 item (TAS-20) and the Toronto Structured Interview for Alexithymia (TSIA) to assess alexithymia; the verbal comprehension index of the Weschler Intelligence Scale for Children 4th edition (ICV-WISC-IV) to control the confounding effect of participant's verbal skills in the interview, plus a socio-demographic data form to collect demographic and anamnestic data (e.g. age and lenght of adoption or institituionalization, reasons). Main results were: 1) Residential-care adolescents were confirmed the group more vulnerable to internalizing-externalizing problems, attachment insecurity and higher alexithymia, while late-adopted and community adolescents did not show differences each other. 2) Attachment insecurity and higher alexithymia were related to total and internalizing problems in all groups, while no relations with externalizing problems were found. 3) Alexithymia was a common risk-factors for more total and internalizing problems through groups, while attachment patterns had different group-specific roles. Overall, models of prediction inclusive of attachment and alexithymia allowed the prediction of 4%-39% of total problems and 20%-66% of internalizing problems through groups, with higher vulnerability for girls and a certain variability related to the problem's informant (care-giver or adolescent). In the discussion, shared and specific vulnerabilities of each group from a clinical point of view were discussed, commenting on the practical implications and suggesting ways of using these risk prediction models in clinical practice. In the conclusion, the utility of a mixed-method multi-informant approach was highlighted.
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Pozneanscaia, Cristina. "Hyperactive Behavior and Participation in Social Play in a Swedish Preschool Context : A Cross-Sectional Study." Thesis, Högskolan för lärande och kommunikation, Jönköping University, HLK, CHILD, 2020. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:hj:diva-49522.

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Abstract:
The present thesis sought to compare participation in social types of play of children with and without hyperactivity in a Swedish preschool context. Based upon observational design of cross-sectional type, this study was built on a secondary analysis of data collected within two previous research projects that were merged into one dataset. A total of 583 children (n = 298 boys) aged 16 to 72 months (M = 52.55, SD = 11.01) were initially included in the sample. Preschool teachers rated children’s behavior difficulties on a hyperactivity scale using Strengths and Difficulties Questionnaire (SDQ). Structured observations of children’s attendance, engagement, verbal interaction, proximity and location during associative and cooperative interaction were conducted across day-long visits by three trained researchers using Children Observation in Pre- school (COP) tool. Conditional probability looping syntaxes were created and Independent sample t-Tests were used to analyze the data. Out of 572 children included in the analysis, n = 60 (10,2%) were rated as having some form of hyperactivity. On the whole, the findings illustrated that the observed averages of attendance and overall engagement in social types of play did not differ significantly between children with and without hyperactivity. However, an in-depth analysis of participation patterns, linked to contextual and environmental factors such as proximity and play location, revealed several considerable differences between the two groups of children. It seems that preschoolers with hyperactive behavior seek social play opportunities as much as their typical behavior peers, but the quality aspects of their experience defined by a specific context and environment may differ further as the interaction develops. Contextual and environmental factors are crucial determinants to take into account when studying participation. Play, operating as a natural booster of self-regulation and engagement may have the potential to serve as a mediating factor accommodating hyperactivity and promoting participation in Early Childhood Education settings.
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Facci, Carolina. "Parenting and Parental Emotional Styles: Which relations with parental affects towards children and children’s callous-unemotional behaviors." Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/2158/1275930.

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Abstract:
L’obiettivo di questo progetto di ricerca è quello di esaminare il ruolo del parenting e dello stile emotivo del genitore con bambini con callous-unemotional traits (CU traits). In particolare, il presente lavoro di ricerca vuole indagare l’associazione tra parenting e difficoltà comportamentali ed emotive del figlio, considerando il ruolo di interazione delle emozioni e degli stili emotivi genitoriali durante la prima infanzia. Per fare questo, il presente lavoro prende in considerazione non solo dimensioni strettamente legate alle pratiche di parenting ma incentrate su dimensioni affettive connesse con l’esperienza di genitorialità. The purpose of this research project is to examine the role of parenting, and the parental emotional styles on children’s callous-unemotional traits (CU traits). Particularly, the study aims to investigate the association between parenting and children's behavioral and emotional difficulties, considering the co-occurring role of parental feelings and emotional styles in early childhood. In so doing, the current research takes into account not only variables strictly connected to parenting practices but also focused specifically on affective dimensions of parenting.
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Buonomo, Valeria. L'interprete di lingua dei segni italiana: Problemi linguistici, aspetti emotivi, formazione professionale. Milano: U. Hoepli, 2010.

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Pietro, Celo, ed. L'interprete di lingua dei segni italiana: Problemi linguistici, aspetti emotivi, formazione professionale. Milano: U. Hoepli, 2010.

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Choi, Ye Ri. Le relazioni sociali dei bambini cinesi immigrati: Predittori di problemi emotivi e comportamentali. Edizioni Sapienza, 2021.

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Martini, Marco. Addestra il Tuo Cane in 10 Minuti Al Giorno: Come Capire e Risolvere I Problemi Comportamentali. Independently Published, 2020.

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