Academic literature on the topic 'Principio di differenziazione'

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Journal articles on the topic "Principio di differenziazione"

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Fracchia, Fabrizio. "Il principio di gerarchia come paradigma di funzionalità dell'amministrazione militare." DIRITTO COSTITUZIONALE, no. 1 (March 2022): 75–94. http://dx.doi.org/10.3280/dc2022-001004.

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Abstract:
Dopo avere analizzato il concetto di gerarchia militare, l'articolo indugia sulla specialità dell'ordinamento militare, applicando al settore di indagine la prospettiva luhmanniana e applicando conseguentemente i concetti di differenziazione funzionale, codici, prestazione del sistema e cornici decisionali.
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Antonini, Erica. "Percorsi di riforma nella Pubblica Amministrazione: un'analisi comparata." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 3 (November 2010): 73–99. http://dx.doi.org/10.3280/sa2010-003010.

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Abstract:
A partire dagli anni '80 del XX secolo le burocrazie delle democrazie occidentali sono state oggetto di profondi mutamenti, con la sostituzione, in primo luogo, dei principi della gerarchia e dell'accentramento con quelli della delega e del trasferimento di competenze, anche se in misura variabile nei diversi contesti. Tra le innovazioni piů rilevanti figurano: l'istituzione delle agenzie esecutive, come unitŕ funzionalmente autonome e separate rispetto ai Ministeri, che ha permesso di ridisegnare gli organismi ministeriali secondo criteri di tipo reticolare; il considerevole incremento dell'autonomia organizzativa e finanziaria dei dirigenti; l'estensione, in materia di gestione del personale, dei margini di applicazione della contrattazione collettiva e l'introduzione di numerose deroghe al principio della stabilitŕ del posto di lavoro; il potenziamento degli strumenti per il controllo dell'efficacia e dell'economicitŕ della prestazione amministrativa, per la valutazione dei risultati e per il miglioramento della qualitŕ dei servizi erogati. Dall'analisi di queste ed altre innovazioni emerge il tentativo di ridurre le distanze fra settore pubblico e settore privato, sulla base della convinzione secondo cui da quest'ultimo si possano trarre insegnamenti validi per incrementare l'efficienza del primo. In ogni caso, seppur in presenza di obiettivi e finalitŕ convergenti, il processo di modernizzazione č stato declinato nei vari paesi in forme differenziate, che dipendono in larga misura dai contesti politico-istituzionali nazionali e dalle caratteristiche organizzative consolidatesi nel corso del tempo. In queste note verranno messe a confronto le esperienze di riforma di quattro paesi dell'Europa Occidentale (Francia, Spagna, Germania e Regno Unito) e degli Stati Uniti, avviatesi a partire dalla prima metŕ degli anni '80. Per ciascuno dei paesi considerati si analizzeranno modelli di organizzazione, politiche del personale, processi di riforma, avviati e tuttora in corso. Alcune osservazioni conclusive tenteranno di evidenziare linee di continuitŕ e di differenziazione tra le diverse esperienze.
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Pikor, Wojciech. "Zbawienie - zmaganie o Boże oblicze na twarzy Kaina (Rdz 4,1-16)." Verbum Vitae 1 (June 1, 2002): 29–40. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1309.

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Abstract:
Tra le diverse parole-chiavi della narrazione su Caino e Abele (Gen 4,1-16) si nota il termine «volto» (paneh) riferito a Caino (vv.5.6), a Dio (vv.14.16) e alla terra (v.14). Il passaggio dal volto «abbassato» al volto «alzato», oltre a costituire la trama dell’azione, diventa immagine dell’uomo sulla cui faccia risplende il volto di Dio. La prima parte dello studio si concentra sul senso dell’applicazione del termine «volto» a Dio: tale antropomorfismo mette in risalto diverse modalità (guardare, parlare, ascoltare) con cui Dio entra in rapporto con la diversità del creato. L’alterità come principio della creazione divina comporta anche la differenziazione dei rapporti che si stabiliscono tra Dio e i due fratelli, Caino e Abele. La parte successiva viene dedicata al volto abbattuto di Caino: si esamina le cause e le conseguenze di tale atteggiamento. Con il volto piegato il fratello maggiore nega l’alterità creata da Dio nel mondo e rifiuta di entrare in rapporto con quelli che sono diversi. Al fondo di tale relazione mancata si trova il rifiuto della diversità che penetra il suo mondo interiore di passioni e di sentimenti. L’ultima parte dell’analisi invece cerca di individuare il modo in cui Caino può alzare il suo volto e, di conseguenza, entrare in rapporto con Dio, con suo fratello, con la terra e infine con se stesso. Alla luce della domanda divina riportata nel v.7 si vede che tale passaggio richiede da Caino: (1) una parola che mette in ordine («domina») il suo mondo interiore; (2) la fiducia nella parola di Dio che vede la possibilità del suo «essere buono»; (3) l’accettazione del rapporto diverso di Dio con gli uomini, il quale esprime non la parzialità di Dio, bensì la sua approvazione dell’alterità presente nel mondo. In questa prospettiva il racconto su Caino e Abele si presenta come una lotta di Dio per la restituzione del suo volto sulla faccia di Caino.
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Lupattelli, Giulia. "Murray Bowen: dal genogramma alla differenziazione del sé." RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, no. 54 (January 2022): 60–77. http://dx.doi.org/10.3280/pr2021-054004.

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Abstract:
Murray Bowen, psichiatra americano, è uno dei pionieri della terapia familiare e relazionale americana. La sua terapia è centrata sulla comprensione dei meccanismi operanti all'interno del sistema familiare e sul processo di differenziazione del sé dal sistema, attraverso la tecnica della detriangolazione. A partire dai principi fondamentali del-la teoria boweniana, attraverso il caso letterario del libro "Il gabbia-no Jonathan Livingston" di Richard Bach, passando per la fisiologia del sistema albero nell'organizzazione delle sue radici, l'autrice tente-rà di illustrare la teoria familiare di Murray Bowen nel caso di una psicoterapia familiare con un solo membro della famiglia. Esordendo con la tecnica del genogramma, per giungere alla completa differenziazione del sé, dalla massa dell'Io familiare, si attraver-seranno le fasi di un processo terapeutico sistemico.
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Zampino, Ludovica. "Dall'autopoiesi all'autocostituzionalizzazione dei frammenti. la via teubneriana alla tutela dei diritti fondamentali "settoriali" al tempo della globalizzazione." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 2 (July 2012): 89–104. http://dx.doi.org/10.3280/sd2012-002005.

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Abstract:
Gli ultimi sviluppi nella teoria dei sistemi secondo Gunther Teubner affrontano le contraddizioni aperte dal costituzionalismo contemporaneo, tematizzando le criticitŕ del tradizionale rapporto tra costituzione ed autonomie sociali. Il focus della riflessione teubneriana si incentra sul concetto di costituzione sociale, che fissa i principi basilari di diritto e, al contempo, organizza i modi della produzione giuridica in ogni settore funzionale (politica, economia, religione... ). Il diritto attuale, in mancanza di un'istanza terza, si presenta frammentato in una miriade di ordinamenti parziali che riflettono la differenziazione della societŕ. I processi di autocostituzionalizzazione che riguardano i diritti settoriali mirano a garantire la pluralitŕ e a tutelare l'autonomia giuridica, per scongiurare tentazioni riduzionistiche totalitarie.
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Altavilla, Annagrazia, and Alessandro Dell’Erba. "La ricerca sulle cellule staminali: la nuova sfida dell’Europa unita." Medicina e Morale 53, no. 6 (December 31, 2004): 1133–78. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.621.

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Abstract:
La ricerca sulle cellule staminali rappresenta uno dei settori più promettenti della biotecnologia, in quanto offre la possibilità di sviluppare nuovi metodi per riparare o sostituire le cellule o i tessuti lesionati o malati e per curare alcune patologie croniche gravi. Tale ricerca può anche fornire un contributo importante alla scienza di base, aiutando a comprendere i meccanismi di proliferazione e differenziazione cellulare. Gli embrioni umani preimpanto rappresentano una delle possibili fonti di cellule staminali. Tuttavia, laddove questa ricerca prevede l’utilizzo di embrioni umani, essa solleva la questione dei principi etici in gioco e dei limiti e delle condizioni cui questa deve essere soggetta. Gli stati europei hanno adottato posizioni diverse in merito alla regolamentazione della ricerca sulle cellule staminali embrionali. Tale disparità, che riflette le tradizioni etiche, filosofiche e religiose alle quali gli stati si ispirano, conferma l’esistenza di punti di vista divergenti in Europa su quanto sia o meno eticamente suscettibile di tutela. Questo articolo esamina le legislazioni e le posizioni etiche esistenti a tal proposito in Europa, oltre che i nuovi orientamenti sui principi da applicare nella concessione di finanziamenti comunitari (nell’ambito del VI Programma quadro di ricerca europeo –FP6) per progetti di ricerca implicanti l’uso di embrioni umani e di cellule staminali embrionali. Tale studio intende altresì fornire degli spunti di riflessione sui nuovi traguardi dell’integrazione europea nel settore della ricerca biomedica.
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SCHERER, Katia Ragnini. "LA FUNZIONE DEL DIRITTO IN RELAZIONE AI RISCHI CLIMATICI." Revista Juridica 1, no. 58 (April 7, 2020): 116. http://dx.doi.org/10.21902/revistajur.2316-753x.v1i58.3826.

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Abstract:
RIASSUNTO Obbiettivo: Questo articolo consiste nell’analizzare in modo riflessivo le possibilità di studio del diritto in relazione ad una gestione dinamica della legge, il cui orizzonte è la costruzione di un futuro resiliente.Tenendo conto del contesto giuridico brasiliano, sono pertanto oggetto di riflessione tre argomenti: il primo si riferisce alla forma di giudizio, da parte del Diritto ,dei disastri climatici; il secondo riguarda il trattamento dato ai disastri climatici nel quadro giuridico brasiliano e l’ultimo tratta, invece, le possibilità di sviluppare resilienza in relazione ai primi due temi. Metodologia: Il metodo di approccio scelto come supporto alla ricerca è quello dell’analisi funzionale, inteso come metodo comparativo, in cui la sua introduzione nella realtà ha la funzione di analizzare qualcosa che già esiste attraverso altre possibili considerazioni. Quindi, in questa maniera, si può fare riferimento all’oggetto come punto di vista del problema al fine di poter osservare altre soluzioni. Pertanto, la spiegazione funzionale non è altro che l’espansione del tutto a una limitazione specifica degli equivalenti funzionali. Risultati: Considerando l’oggetto dell’analisi, i risultati puntano verso una necessaria assimilazione della denominazione ‘rischio climatico’ da parte della gestione legale delle catastrofi , oltre ad indicare la possibilità di introduzione di servizi ecositemici come strumenti legali nel Diritto i quali concretizzeranno la matrice strutturante, inaugurata dall’attuale politica pubblica brasiliana di protezione e difesa civile, che è la prevenzione. Contributi: Il principale apporto di questo studio si riferisce alla differenziazione funzionale degli strumenti giuridici già esistenti nella legislazione brasiliana al fine di garantire l'efficacia delle politiche pubbliche per la produzione e il recupero dei servizi ecosistemici, come uno dei pilastri della resilienza legale per la gestione giuridica dei rischi di catastrofi dovute a cambiamenti climatici, che sono sempre più numerosi, intensi e gravi. Parole-chiave: Rischi climatici; Gestione del diritto; Servizi ecosistemici; Resilienza; Teoria dei sistemi. RESUMO Objetivo:Este artigo consiste em analisar reflexivamente as possibilidades de observação do Direito em relação a uma gestão dinâmica pelo Direito, cujo horizonte é a construção de um futuro resiliente. Assim são objeto de reflexão três argumentos levando em conta o contexto jurídico brasileiro: o primeiro se refere à forma de observação dos desastres climáticos pelo Direito; o segundo refere-se ao tratamento dado aos desastres no marco legal brasileiro e o último investiga as possibilidades de construção de resiliência em relação aos mesmos. Metodologia: O método de abordagem escolhido para a sustentação da investigação é o da análise funcional, compreendido como um método comparativo, em que sua introdução na realidade possui a função de olhar algo que já existe com outras possibilidades de observação. Assim, por tal método, se remete o objeto a um ponto de vista do problema para observar outras soluções. Portanto, a explicação funcional não é outra coisa senão a expansão do todo para uma limitação em concreto das equivalentes funcionais. Resultados: Considerando o objeto de análise, os resultados apontam para a necessária assimilação da nova denominação “ risco climático” à gestão jurídica de desastres, assim como aponta os serviços ecossistêmicos como possibilidade de introdução no Direito de instrumentos legais que irão concretizar a matriz estruturante inaugurada pela atual política pública brasileira de proteção e defesa civil que é a prevenção. Contribuições: A principal contribuição deste estudo se refere à diferenciação funcional de instrumentos jurídicos já existentes na legislação brasileira com a finalidade de garantia da efetivação de políticas públicas de produção e recuperação de serviços ecossistêmicos, como um dos pilares de resiliência jurídica para a gestão jurídica de riscos de desastres advindos das mudanças climáticas, cada vez mais numerosos, intensos e severos. Palavras-chave: Riscos climáticos; Gestão pelo Direito; Serviços ecossistêmicos; Resiliência; Teoria dos Sistemas.
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Monaci, Massimiliano. "L'innovazione sostenibile d'impresa come integrazione di responsabilitŕ e opportunitŕ sociali." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (April 2013): 26–61. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002002.

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Abstract:
Le concezioni e le prassi di responsabilitŕ sociale d'impresa (CSR, corporate social responsibility) che si sono affermate sino a tempi molto recenti riflettono prevalentemente una logica reattiva, incentrata sulla necessitŕ delle aziende di rilegittimarsi nei confronti dei loro stakeholder corrispondendo alla richiesta di riduzione e prevenzione dei costi sociali legati all'attivitŕ d'impresa (degrado ecologico, disoccupazione conseguente a ristrutturazioni, ecc.). Tuttavia l'attuale periodo, anche per le incertezze e questioni poste dalla crisi economica, rappresenta una fase singolarmente feconda per andare oltre questo approccio adattivo e raccogliere la sfida di una visione piů avanzata della dimensione sociale dell'agire d'impresa come innovazione sostenibile. Tale modello si basa sulla valorizzazione di beni, risorse ed esigenze di significato sociale ed č indirizzato alla creazione di valore integrato - economico, umano-sociale e ambientale - nel lungo termine. La caratteristica centrale di questo profilo d'impresa č la tendenza a operare in maniera socialmente proattiva, sviluppando un'attitudine a cogliere o persino anticipare le direzioni del cambiamento sociale con i suoi bisogni e problemi emergenti e facendo sě che l'integrazione di obiettivi economici e socio-ambientali nei processi strategico-produttivi si traduca in fattore di differenziazione dell'offerta di mercato e in una reale fonte di vantaggio competitivo. Nel presente lavoro si indica la praticabilitŕ di un simile modello riferendosi ai risultati di una recente indagine condotta su un campione di dieci imprese italiane, eterogenee per dimensioni, collocazione geografica, fase del ciclo di vita e settori di attivitŕ, che si estendono da comparti tradizionali (come quelli alimentare, edilizio, sanitario, dell'arredamento e della finanza) a campi di piů recente definizione e a piů elevato tasso di cambiamento tecnologico (quali l'ingegneria informatica, la comunicazione multimediale, il controllo dei processi industriali e il risanamento ambientale). La logica di azione di queste organizzazioni sembra ruotare intorno a una duplice dinamica di "valorizzazione del contesto": da un lato, l'internalizzazione nella strategia d'impresa di richieste e al contempo di risorse sociali orientate a una maggiore attenzione per l'ambiente naturale, per la qualitŕ della vita collettiva nei territori, per i diritti e lo sviluppo delle persone dentro e fuori gli ambienti di lavoro; dall'altro lato, la capacitŕ, a valle dell'attivitŕ di mercato, di produrre valore economico e profitti generando anche valore per la societŕ. Nei casi analizzati č presente la valorizzazione delle risorse ambientali, che si esprime mediante la riprogettazione di prodotti e processi e politiche di efficienza energetica di rifornimento da fonti di energia rinnovabile, raccordandosi con nuove aspettative sociali rispetto alla questione ecologica. Č coltivato il valore umano nel rapporto spesso personalizzato con i clienti e i partner di business ma anche nella vita interna d'impresa, attraverso dinamiche di ascolto e coinvolgimento che creano spazi per la soddisfazione di svariati bisogni e aspirazioni che gli individui riversano nella sfera lavorativa, aldilŕ di quelli retributivi. C'č empowerment del "capitale sociale" dentro e intorno all'organizzazione, ravvisabile specialmente quando le condotte d'impresa fanno leva su risorse relazionali e culturali del territorio e si legano a meccanismi di valorizzazione dello sviluppo locale. Troviamo inoltre il riconoscimento e la produzione di "valore etico" per il modo in cui una serie di principi morali (quali la trasparenza, il mantenimento degli impegni, il rispetto di diritti delle persone) costituiscono criteri ispiratori dell'attivitŕ di business e ne escono rafforzati come ingredienti primari del fare impresa. E c'č, naturalmente, produzione di valore competitivo, una capacitŕ di stare e avere successo nel mercato che si sostiene sull'intreccio di vari elementi. Uno di essi coincide con l'uso della leva economico-finanziaria come risorsa irrinunciabile per l'investimento in innovazione, piuttosto che in un'ottica di contenimento dei costi relativi a fattori di gestione - come la formazione - che possono anche rivelarsi non immediatamente produttivi. Altrettanto cruciali risultano una serie di componenti intangibili che, oltre alla gestione delle risorse umane, sono essenzialmente riconducibili a due aspetti. Il primo č lo sviluppo di know-how, in cui la conoscenza che confluisce nelle soluzioni di business č insieme tecnica e socio-culturale perché derivante dalla combinazione di cognizioni specializzate di settore, acquisite in virtů di una costante apertura alla sperimentazione, e insieme di mappe di riferimento e criteri di valutazione collegati alla cultura aziendale. L'altro fattore immateriale alla base del valore competitivo consiste nell'accentuato posizionamento di marchio, con la capacitŕ di fornire un'offerta di mercato caratterizzata da: a) forte specificitŕ rispetto ai concorrenti (distintivi contenuti tecnici di qualitŕ e professionalitŕ e soprattutto la corrispondenza alle esigenze dei clienti/consumatori e al loro cambiamento); b) bassa replicabilitŕ da parte di altri operatori, dovuta al fatto che le peculiaritŕ dell'offerta sono strettamente legate alla particolare "miscela" degli altri valori appena considerati (valore umano, risorse relazionali, know-how, ecc.). Ed č significativo notare come nelle imprese osservate questi tratti di marcata differenziazione siano stati prevalentemente costruiti attraverso pratiche di attenzione sociale non modellate su forme di CSR convenzionali o facilmente accessibili ad altri (p.es. quelle che si esauriscono nell'adozione di strumenti pur importanti quali il bilancio sociale e il codice etico); ciň che si tratti - per fare qualche esempio tratto dal campione - di offrire servizi sanitari di qualitŕ a tariffe accessibili, di supportare gli ex-dipendenti che avviano un'attivitŕ autonoma inserendoli nel proprio circuito di business o di promuovere politiche di sostenibilitŕ nel territorio offrendo alle aziende affiliate servizi tecnologici ad alta prestazione ambientale per l'edilizia. Le esperienze indagate confermano il ruolo di alcune condizioni dell'innovazione sostenibile d'impresa in vario modo giŕ indicate dalla ricerca piů recente: la precocitŕ e l'orientamento di lungo periodo degli investimenti in strategie di sostenibilitŕ, entrambi favoriti dal ruolo centrale ricoperto da istanze socio-ambientali nelle fasi iniziali dell'attivitŕ d'impresa; l'anticipazione, ovvero la possibilitŕ di collocarsi in una posizione di avanguardia e spesso di "conformitŕ preventiva" nei confronti di successive regolamentazioni pubbliche in grado di incidere seriamente sulle pratiche di settore; la disseminazione di consapevolezza interna, a partire dai livelli decisionali dell'organizzazione, intorno al significato per le strategie d'impresa di obiettivi e condotte operative riconducibili alla sostenibilitŕ; l'incorporamento strutturale degli strumenti e delle soluzioni di azione sostenibile nei core-processes organizzativi, dalla ricerca e sviluppo di prodotti/ servizi all'approvvigionamento, dall'infrastruttura produttiva al marketing. Inoltre, l'articolo individua e discute tre meccanismi che sembrano determinanti nei percorsi di innovazione sostenibile osservati e che presentano, per certi versi, alcuni aspetti di paradosso. Il primo č dato dalla coesistenza di una forte tradizione d'impresa, spesso orientata sin dall'inizio verso opzioni di significato sociale dai valori e dall'esperienza dell'imprenditore-fondatore, e di apertura alla novitŕ. Tale equilibrio č favorito da processi culturali di condivisione e di sviluppo interni della visione di business, da meccanismi di leadership dispersa, nonché da uno stile di apprendimento "incrementale" mediante cui le nuove esigenze e opportunitŕ proposte dalla concreta gestione d'impresa conducono all'adozione di valori e competenze integrabili con quelli tradizionali o addirittura in grado di potenziarli. In secondo luogo, si riscontra la tendenza a espandersi nel contesto, tipicamente tramite strategie di attraversamento di confini tra settori (p.es., alimentando sinergie pubblico-private) e forme di collaborazione "laterale" con gli interlocutori dell'ambiente di business e sociale; e al contempo la tendenza a includere il contesto, ricavandone stimoli e sollecitazioni, ma anche risorse e contributi, per la propria attivitŕ (p.es., nella co-progettazione dei servizi/prodotti). La terza dinamica, infine, tocca piů direttamente la gestione delle risorse umane. Le "persone dell'organizzazione" rappresentano non soltanto uno dei target destinatari delle azioni di sostenibilitŕ (nelle pratiche di selezione, formazione e sviluppo, welfare aziendale, ecc.) ma anche, piů profondamente, il veicolo fondamentale della realizzazione e del successo di tali azioni. Si tratta, cioč, di realtŕ organizzative in cui la valorizzazione delle persone muove dagli impatti sulle risorse umane, in sé cruciali in una prospettiva di sostenibilitŕ, agli impatti delle risorse umane attraverso il loro ruolo diretto e attivo nella gestione dei processi di business, nella costruzione di partnership con gli stakeholder e nei meccanismi di disseminazione interna di una cultura socialmente orientata. In tal senso, si distingue un rapporto circolare di rinforzo reciproco tra la "cittadinanza nell'impresa" e la "cittadinanza dell'impresa"; vale a dire, tra i processi interni di partecipazione/identificazione del personale nei riguardi delle prioritŕ dell'organizzazione e la capacitŕ di quest'ultima di generare valore molteplice e "condiviso" nel contesto (con i clienti, il tessuto imprenditoriale, le comunitŕ, gli interlocutori pubblici, ecc.). In conclusione, le imprese osservate appaiono innovative primariamente perché in grado di praticare la sostenibilitŕ in termini non solo di responsabilitŕ ma anche di opportunitŕ per la competitivitŕ organizzativa. Questa analisi suggerisce quindi uno sguardo piů ampio sulle implicazioni strategiche della CSR e invita a riflettere su come le questioni e i bisogni di rilievo sociale, a partire da quelli emergenti o acuiti dalla crisi economica (nel campo della salute, dei servizi alle famiglie, della salvaguardia ambientale, ecc.), possano e forse debbano oggi sempre piů situarsi al centro - e non alla periferia - del business e della prestazione di mercato delle imprese.
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Del-Pozzo, Massimo. "Il principio istituzionale e gerarchico nel sistema costituzionale di Javier Hervada." Persona y Derecho, February 24, 2022. http://dx.doi.org/10.15581/011.86.008.

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Abstract:
L’espressa formalizzazione della scienza costituzionale induce Hervada a ricercare i principi basilari dell’ordinamento canonico nei principi di uguaglianza radicale, di varietà e gerarchico. Il profilo gerarchico, rispettando la condizione del fedele e i diritti fondamentali, è alla base dell’assetto istituzionale. L’analisi esplora la possibile differenziazione tra il principio istituzionale (la volontà fondativa di costituire un ente transpersonale e permanente) e il principio gerarchico (la riserva di alcune funzioni pubbliche e la graduazione interna all’ordo). L’istituzionalità aiuta a comprendere la consistenza e lo sviluppo dell’organizzazione ecclesiastica. La differenza funzionale e il coordinamento organico precisano il significato e l’estensione della gerarchia. L’insegnamento di Hervada in questi ambiti è ancora molto attuale e stimolante in riferimento alla ministerialità del governo, alla coesione e unitarietà interna all’ordo e al collegamento diretto tra azione gerarchica e beni della comunione.
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Dissertations / Theses on the topic "Principio di differenziazione"

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Scarabel, Tania. "Il principio costituzionale di differenziazione nello sviluppo dei processi di decentramento e di federalismo." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424654.

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Abstract:
This paper aims to analyze the principle of differentiation which, under the processes of federalism, identifies a relation of “adaequatio rei et iuris” chosen to allow policies linked on specific local situations. It is worth examining this perspective because the method used to differentiate autonomy, which dates back to the times when Italian Constitution was born, already including special status regions, is currently achieving a growing popularity. In particular, the discussion analyzes the broad doctrinal debate, in both its classical and recent forms, concerning regionalism and federalism, and the theoretical debate on the great principles of equality and autonomy; of uniformity and differentiation. Furthermore, it analyzes in-depth the laws enacted at both state and regional level, the identification of the Best Practices and the constitutional law steps taken in this regard (first part). In the following, the recent experiences of several European countries are taken into account, using the same comparative method: the German, Spanish and Scottish systems of differentiation are analyzed for their many analogies, which can be presented as a step needed for the development of the orientation of the Italian system (second part). The paper then examines the peculiar specialties which have always been in the Italian Constitution in order to verify if, even following the European integration process, the reasons and justifications of the historical specialties still exist (third part). We will show which legislative actions were made with regard to this, as well as the interpretation of the Constitutional Court and the main doctrinal acquisitions achieved during the scientific debate. More specifically, the first part aims to assess, in the first chapter, the constitutional principle of differentiation within the Italian legal system, by considering the theoretical and doctrinal development that accompanied Italian regionalism, and by improving this principle, starting from the of Law no. 142 of the year 1990, up to Bassanini reform. In this context, it is possible to perform an assessment of the third decentralization, which dates over fifteen years ago, by analyzing the tangible situations that have been implemented in the Italian Regions. The discussion then focuses on the origin of Article 116, paragraph III, of the Constitution as changed by Article 2 of the Constitutional Law of October 18, 2001, no. 3, which amended the whole Title V. Methodologically, we decided to illustrate the procedures and limitations with regard to the creation of the differentiation law, as well as the reasons why Article 116, paragraph III, of the Constitution was not implemented, to then analyze the possible areas in which the principle of differentiation could be developed, even in the light of the draft of the Constitutional Law A.C. 2613. The Second part, which is divided into four chapters, depicts the principle of regional differentiation in the European framework. Chapter one specifically focuses on the German federal system, or the so-called Föderalismusreform I – II, which was approved between 2006 and 2009, as a model that is able to effectively combine the flexibility required for continuous development with the rigidity needed to ensure gradual changes in the system. Chapter two covers the evolution of the territorial organization system included in the Spanish Constitution, from 1978 to date, with particular attention to the final result of the differentiated regionalism process by evaluating it both in terms of the doctrinal comments and tangible results. Chapter three focuses on the latest developments concerning Spanish Law and especially on the so-called "Catalan issue" and its statutory events. About this, the research started with an in-depth analysis of the organic law of July 19, 2006, no. 6, before later highlighting the effects of the Constitutional Court ruling (STC 31/2010) of June 28, 2010. Therefore, the composite events that then led to the suspension of the referendum for the independence of Catalonia, as a result of the appeal of the Constitutional Court requested by the Spanish Government, were analyzed. In order to complete the analysis of the differentiation processes, chapter four covers the most recent developments of the nation-building process that occurred in Scotland, whose legislative development and doctrinal issues were studied in-depth. The third part of our research is divided into six chapters and specifically analyzes the only structural differentiation in our country: the one affecting the special status Regions, in order to highlight the main elements of differentiation, both amongst themselves and by comparing them to the other ordinary autonomies. In particular, chapter one contains an in-depth analysis of differentiation within the special status Italian regions. The beginning of the dissertation consists of preparatory works within the Constituent Assembly. After describing the main positions developed in the Italian doctrinal context, some remarks are made on the current status of existence of the special autonomy, even by considering to what extent the financial privileges of some of these special regions can be justified. Chapter two concerns the specialty given to Valle d’Aosta region since a changing process of incremental nature characterizes it. The historical grounds of the specialty are specified by focusing on autonomy in terms of legislation and administration and by describing the structure of the financial autonomy that exists in the region. Chapter three focuses on the autonomy of Friuli Venezia Giulia region by analyzing the specific powers, the exclusive and concurrent regional areas of competence with regard to the different sectors. Chapter four focuses on the specialty of Trentino Alto Adige region, or rather on the autonomous provinces of Trento and Bolzano. With regard to this, an analysis was performed both on the implementation of the legislative decrees of the Statute and on the provincial and regional legislation. In particular, the financial structure, after the Milan Agreement, is discussed in-depth. Chapter five examines the special Statute of Sardegna region at a legislative, administrative and financial level. Furthermore, the constitutional laws that modified the Statute over time (Constitutional Law 1/1972; Law 122/1983; Constitutional Law 1/1986; Constitutional Law 3/1989; Constitutional Law 2/1993; Constitutional Law 2/2001) were carefully analyzed, as well as the actions of the Constitutional Court. Chapter six covers the specialty recognized to region of Sicily by the legislator in terms of exclusive, integrative – concurrent legislations and within the administrative and financial organization. The recent decision no. 255/2014 of the Constitutional Court is also highlighted. The final chapter focuses, even in the light of the comparative analysis carried out, on an overall evaluation of the principle of differentiation by providing observations on the outlook of Italian regionalism.
Il presente lavoro si propone di analizzare il principio di differenziazione che, nell’ambito dei processi di federalismo, identifica una relazione di “adaequatio rei et iuris” votata a permettere politiche calibrate sulla specificità delle situazioni locali. Si tratta di una prospettiva che è utile approfondire perché il metodo della differenziazione dell’autonomia, inaugurato in tempi risalenti proprio nel contesto costituzionale italiano delle Regioni speciali, sta registrando in tempi più recenti una crescente diffusione. In particolare, la trattazione analizza l’ampio dibattito dottrinale, sia classico che recente, in tema di regionalismo e federalismo, nonché il dibattito teorico sui grandi principi di uguaglianza e di autonomia; di uniformità e di differenziazione. Dall’altro approfondisce la legislazione emanata a livello sia statale che regionale, l’individuazione delle best pratices, i percorsi della giurisprudenza costituzionale a questo riguardo (prima parte). In prosieguo, sono considerate le recenti esperienze di alcuni Paesi europei utilizzando un metodo comparativo: sono analizzati i sistemi di differenziazione tedesco, spagnolo e scozzese, in quanto per diverse analogie, si possono presentare come un passaggio necessario nell’orientamento degli sviluppi del sistema italiano (seconda parte). L’illustrazione si è poi soffermata sulle singole specialità già previste in Costituzione, allo scopo di verificare se, anche a seguito del processo di integrazione europea, le ragioni e le giustificazioni delle specialità storiche siano ancora attuali (terza parte). Si darà conto degli interventi legislativi in materia, dell'attività interpretativa della Corte costituzionale e delle principali acquisizioni dottrinali maturate nel dibattito scientifico. Più specificatamente, la prima parte ha inteso valutare, nel I capitolo, il principio costituzionale di differenziazione all’interno dell’ordinamento italiano, considerando lo sviluppo teorico e dottrinale che ha accompagnato, valorizzando questo principio, il regionalismo italiano dalla Legge n. 142 del 1990 alla riforma Bassanini. In quest’ambito si effettua una valutazione a distanza di ormai oltre quindici anni del terzo decentramento, analizzando i concreti assetti che si sono realizzati nelle regioni italiane. La trattazione si è indirizzata poi sulla genesi dell’articolo 116, terzo comma, Costituzione come novellato dall'articolo 2 della Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, che ha modificato l'intero Titolo V. Metodologicamente, si sceglie di illustrare l’iter e i limiti per la formazione della legge di differenziazione nonché le ragioni di inattuazione dell’articolo 116, terzo comma, Costituzione per poi analizzare i possibili spazi in cui potrebbe svilupparsi il principio di differenziazione anche alla luce del disegno di Legge costituzionale A.C. 2613. La seconda parte, articolata in quattro capitoli, illustra il principio di differenziazione regionale nel quadro europeo. Il I capitolo dedica un focus specifico al sistema federale tedesco, sul cd. Föderalismusreform I – II, approvato tra il 2006 e il 2009, in quanto modello capace di coniugare in modo efficace la flessibilità necessaria ad un continuo sviluppo e la rigidità per garantire cambiamenti graduali dell’ordinamento. Il II capitolo ripercorre l’evoluzione del sistema di organizzazione territoriale contenuto nella Costituzione spagnola del 1978 ad oggi, con particolare attenzione all’esito finale del processo di regionalismo differenziato, valutandolo sia alla luce dei commenti dottrinali che dei risultati concreti. Il III capitolo è dedicato agli ultimi sviluppi inerenti l’ordinamento spagnolo in particolare alla cd. “questione catalana” e alle sue vicende statutarie. Al riguardo la ricerca è partita con un approfondimento analitico della legge organica del 19 luglio 2006, n. 6 per poi evidenziare gli effetti della sentenza del Tribunale Costituzionale (STC) 31/2010, del 28 giugno 2010. Sono state quindi analizzate le complesse vicende che hanno poi portato alla sospensione, per effetto del ricorso alla Corte costituzionale da parte del Governo spagnolo, del referendum per l’indipendenza della Catalogna. Per completare l’analisi dei processi di differenziazione, il IV capitolo è dedicato ai recentissimi sviluppi del processo di nation – building avvenuti in Scozia, di cui vengono approfondite sia lo sviluppo legislativo che le problematiche dottrinali. La terza parte dello svolgimento è suddivisa in sei capitoli e analizza puntualmente l’unica differenziazione di carattere strutturale presente nel nostro Paese: quella inerente alle Regioni speciali allo scopo di evidenziare i precipui elementi di differenziazione, sia tra loro sia nel confronto con le altre autonomie ordinarie. In particolare, il I capitolo approfondisce l’analisi della differenziazione nell’ambito delle regioni speciali italiane. L’incipit della disamina è costituito dai lavori preparatori in Assemblea costituente. Dopo aver descritto le principali posizioni elaborate nel panorama dottrinario italiano, si offrono riflessioni sull’attualità delle giustificazioni dell’autonomia speciale, anche considerando in quale misura può ritenersi giustificato il privilegio finanziario di cui godono alcune di queste regioni speciali. Il II capitolo riguarda la specialità riconosciuta alla regione della Valle d’Aosta, in quanto è stata caratterizzata da un processo di cambiamento di natura incrementale. Si specificano le ragioni storiche della specialità, soffermandosi sull’autonomia in materia legislativa e amministrativa e descrivendo la struttura dell’autonomia finanziaria regionale. Il III capitolo si dedica all’autonomia del Friuli Venezia Giulia analizzando gli specifici poteri, le materie di competenza esclusiva regionale e concorrente con riguardo ai diversi settori. Il IV capitolo si sofferma sulla specialità della regione Trentino Alto Adige o meglio delle Province autonome di Trento e Bolzano. A questo riguardo, è stata compiuta un’analisi sia sui decreti legislativi di attuazione dello Statuto sia sulla legislazione regionale provinciale. In particolare, si approfondisce l’assetto finanziario dopo l’Accordo di Milano. Il V capitolo, esamina lo Statuto speciale della regione Sardegna, sia sotto il profilo legislativo, amministrativo e finanziario. Inoltre, sono state puntualmente analizzate le leggi costituzionali che hanno modificato nel tempo lo Statuto (Legge Costituzionale 1/1972; Legge 122/1983; Legge Costituzionale 1/1986; Legge Costituzionale 3/1989; Legge Costituzionale 2/1993; Legge Costituzionale 2/2001) nonché gli interventi della Corte costituzionale. Il VI capitolo ripercorre la specialità riconosciuta dal legislatore alla regione Sicilia in materia di legislazione esclusiva, integrativa – concorrente nonché nell’ambito dell’organizzazione amministrativa e finanziaria. Si dà conto anche della recente sentenza n. 255/2014 della Corte costituzionale. Il capitolo conclusivo è dedicato, anche alla luce delle analisi comparate svolte, ad una valutazione complessiva del principio di differenziazione, offrendo delle osservazioni sulle prospettive del regionalismo italiano.
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Nardiello, Angela. "Differenziazione e normazione: primaria e secondaria." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2017. http://hdl.handle.net/10556/3107.

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Abstract:
2015 - 2016
The object of the present work is the analysis of the principle of differentiation in the system of the sources which in the context of the processes of decentralisation, federalism and autonomy, is identified in an “adaequatio rei et iuris” relation, functional in the individualisation of a renewed capacity for the understanding and achievement of a “policy of differences”. This is a perspective which it is useful to analyse as the method of differentiation has for some time been assuming more and more importance in both the European and national legal system with the aim of realising common interests with regard to diversity. In the first part, the themes of European integration in the management of national differences are dealt with. Fundamental to this, is the study of the techniques of the EU government that have led to a general change in the national political-judicial scenarios, giving rise to an ever closer process of integration between member states, through the enhancement of the value of differences. Then follows an analysis of the differentiation of the forms and conditions of the regional autonomy foreseen by Constitutional Law 3/2001, which, in the new article 116 of the Constitution establishes at paragraph 3 that “further forms and particular conditions of autonomy” regarding the subject of the 3rd paragraph of art. 117are assigned to the Regions: the Region thus assumes the role of protagonist in the search for original solutions to enhance its own autonomy. It is clear that the Constitutional Law n°3/2001, with the opening up of the model of regionalism to the perspective of the differentiation of the single regional autonomies, is situated in a position of prime coherence and close consequentiality with the supreme principles of the recognition and promotion of local autonomies. (Art. 5 of the Constitution) The effective realisation of differentiated regionalism is anything but a constitutionally obliged outcome; it is, rather, an ongoing dialectic process not only relying on the capacities of the individual regions to negotiate with the Government over the forms and conditions of differentiation, but also, and above all, left to the free dynamics of parliamentary political forces, able to re-establish the complex configuration of the relations between state sources and regional sources in terms very different from the basic constitutional model. An almost inevitable consequence is the need to realise that the same state source (whether law or regulation) could become characterised by differentiated judicial regimes due to the different regional contexts that are, in turn, referred to. Finally, the dissertation is aimed at a precise analysis of the autonomies of the local authorities through the instrument of the council statute, considered to be the maximum expression of the power of local legislation, which is no longer expressed as a “preconceived subjection” in the outline of the system of sources. The reform of title V of the Constitution, proposes an autonomy based on each “own” statute as an expression of an identity defined by dimension and interest. An indispensable corollary of this supposition is, naturally, given by the consideration that, “the local autonomy of subsidiarity and differentiation, and also the autonomy of statutory constitutionalisation, no longer correspond to an autonomy built on powers and functions assigned from above, because the diversity of programmes, results, objectives, ( all connected to institutional, territorial, demographic, social and economic diversity) places differentiation in a new context, aimed at objectives that are evaluated in terms of efficiency and efficacy”. Naturally this whole subject area is in continual evolution, starting from the adjustment of the norms that implement the Constitutional principles through the formulation of local statutes which, in any case, define the particular fields for their application. On the other hand, the functional lack of the norms for implementation has a negative effect on their qualitative representation of the new needs emerging from the complexity of local realities and the continual renewal of the agents who are the protagonists in a territory. Given that the various phases cannot be conceived as part of a unitary process, the acknowledged autonomy of the council statute cannot avoid considering cooperation in participation with the State and the Regions. As Hegel would say, we could assert that “ The bud disappears when the blossom breaks through, like the flower with the conception of the fruit” as both flow together in an organic unity where they are equally necessary. [edited by author]
XV n.s.
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MESSAGGI, SILVIA. "Omogeneità e differenziazioni nella convergenza IAS/IFRS e US GAAP." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2011. http://hdl.handle.net/10281/19096.

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Abstract:
Dopo una breve esposizione delle teorie internazionali di classificazione dei bilanci, il lavoro si propone di analizzare le principali omogeneità e differenziazioni esistenti tra i principi contabili internazionali IAS/IFRS e i principi contabili statunitensi US GAAP nel progetto di convergenza tra i due corpi di principi contabili.
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Paggi, Eleonora. "Acquis, integrazione differenziata, unita' dell'ordinamento dell'unione: verso nuovi modelli di integrazione in Europa? Spunti di una riflessione teorica a valle dell'introduzione del c.d. pacchetto sul brevetto europeo con effetto unitario." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3426326.

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Abstract:
In the wake of the numerous institutional questions raised by the so-called Unitary Patent Package, the thesis aims to analyze the limits of the legitimate resort to differentiated integration techniques (or differentiation) within the EU legal order. In particular, the thesis focuses on the tools of enhanced cooperation, regulated by Article 20 TFEU, and international agreements concluded between Member States (the so-called inter se agreements) to exercise their shared competences. To these ends, the author defines the phenomenon of differentiated integration on the basis of Gaetano Arangio Ruiz's theory of legal pluralism and argues that it constitutes an essential feature of the European integration process. On the contrary, also in light of the enhanced role of the principle of subsidiarity in the Treaty of Lisbon, the thesis criticizes the legal doctrine maintaining the existence of the so-called principle of unity of EU law and the obligation of Member States to resort to EU legal instruments when they collectively exercise their shared competences. Finally, the thesis examines the limits imposed to differentiated integration by the structural features of EU law, as developed by the European Court of Justice throughout the process of self-constitution (in French, autoconstitution) of the European legal order. In particular, the analysis focuses on the principle of autonomy of the EU judicial system, as the necessary safeguard of the interindividual carachter of the EU legal order, and on the procedure of preliminary ruling as its keystone.
Prendendo spunto dalle questioni di natura istituzionale inerenti il legittimo esercizio delle tecniche di integrazione differenziata (o differenziazione) sollevate dal c.d. Pacchetto sul brevetto europeo con effetto unitario, la tesi affronta il tema dei limiti giuridici che l’ordinamento dell’Unione europea impone al fenomeno della differenziazione, con particolare riferimento agli istituti della cooperazione rafforzata, ex art. 20 TUE, ed allo strumento degli accordi internazionali inter se conclusi soltanto da alcuni Stati membri al fine di esercitare le competenze comunita rie non esclusive. A tal fine, l’analisi prende le mosse dalla nozione di integrazione differenziata, elaborata sulla bas e dei presupposti teorici accolti dalla dottrina pluralista, e ne evidenzia il carattere essenziale al processo di integrazione europea. Al contrario, anche alla luce del ruolo sempre più significativo riconosciuto dall’ordinamento comunitario al principio di sussidiarietà, l’analisi afferma l’insussistenza di un principio di c.d. unità dell’azione comunitaria ed esclude che possa argomentarsi la priorità giuridica degli strumenti comunitari su quelli internazionalistici nell’esercizio delle competenze non esclusive dell’UE. Infine l’elaborato si concentra sull’esame delle limitazioni imposte alla differenziazione dai principi strutturali inerenti il modo d’essere del diritto UE, così come sino ad ora effettivamente affermatosi ed autocostituitosi, concentrandosi sul ruolo necessario per la preservazione del carattere interindividuale dell’ordinamento rivestito dal principio di autonomia della tutela giurisdizionale comunitaria e, in quest’ottica, dall’istituto del rinvio pregiudiziale.
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