Academic literature on the topic 'Prevenzione personale'

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Journal articles on the topic "Prevenzione personale"

1

Gialanella, Antonio. "Un punto di vista sulla resistibile novitŕ della riforma della prevenzione patrimoniale antimafia." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 5 (January 2011): 19–44. http://dx.doi.org/10.3280/qg2010-005003.

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Abstract:
1. Nomofilachia, coerenze di sistema e asistematicitŕ della duplice novella della legge n. 125 del 2008 e della legge n. 94 del 2009 (1.1. Il sequestro di prevenzione ex art. 2 ter, comma 2, della legge n. 575 del 1965 e successive modifiche: l'architettura disegnata dalla giurisprudenza di legittimitŕ prima della duplice novella legislativa - 1.2. La confisca di prevenzione ex art. 2 ter, comma 3, della legge n. 575 del 1965 nella novella del 2008 - 1.3. Il quantum dimostrativo necessario al sequestro e alla confisca di prevenzione prima e dopo la duplice novella legislativa: 1.3.1. In specie: il sequestro - 1.3.2. Onere probatorio e onere di allegazione / 2. La resistibile novitŕ della tendenza a rendere autonoma l'azione giudiziaria di prevenzione reale da quella di prevenzione personale nel duplice intervento legislativo del 2008 e del 2009.
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2

Trinchero, Elisabetta, Lorenza Micacchi, and Ilda Di Claudio. "Distocia di spalla. La simulazione come strumento di prevenzione del rischio." MECOSAN, no. 118 (August 2021): 137–52. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2021-118007.

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Abstract:
Il presente contributo intende offrire una prima mappatura delle pratiche in uso in materia di formazione con riferimento alla gestione dell'emergenza legata alla distocia di spalla. Attraverso la triangolazione di fonti informative differenti e, in particolare, mediante i risultati di un questionario somministrato alle aziende sanitarie della Regione Lombardia, si evidenzia l'importanza delle attivita di formazione e in particolare dell'uso dei simulatori nella prevenzione dei rischi - clinici ed emotivi - che caratterizzano il fenomeno. I risultati evidenziano come, laddove previsto, l'uso del simulatore sia positivamente associato alla percezione di utilita dello strumento da parte del personale mentre, con riferimento alla dimensione organizzativa, tali iniziative di formazione vengono gestite internamente dalle aziende e finanziate con risorse proprie, a testimonianza del rilievo attribuito alla prevenzione dei rischi relativi alla distocia di spalla tra le organizzazioni sanitarie incluse nell'analisi.
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3

Cornacchiari, Marina, Maurizio Gallieni, Antonella Stasi, Maria Giuseppina Ponticelli, Barbara Gidaro, and Carlo Guastoni. "Prevenzione delle infezioni catetere venoso centrale correlate (CRBSI)." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 3 (September 9, 2013): 220–24. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1040.

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Abstract:
L'uso dei cateteri venosi centrali (CVC) temporanei o permanenti è in costante aumento tra i pazienti emodializzati, ma questi dispositivi sono gravati da numerose complicanze, potenzialmente anche gravi. Tra queste, sicuramente le infezioni sono quelle con un maggiore impatto su morbilità e mortalità. Le infezioni correlate al CVC possono interessare il sito di emergenza del catetere e il tratto sottocutaneo dei cateteri tunnellizzati o, nei casi più gravi, possono determinare batteriemie e/o setticemie (CRBSI, catheter related blood-stream infections). Importante è la loro prevenzione attraverso l'educazione del personale sanitario che gestisce tali dispositivi, associata a un buon protocollo di utilizzo degli stessi. Infatti, è dimostrato che, con un adeguato protocollo di inserimento e di gestione dei CVC, le CRBSI possono essere significativamente ridotte, al di sotto di 1 episodio ogni 1000 giorni-catetere.
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4

Ciccone, Lino. "Aspetti etici della prevenzione della infezione da HIV." Medicina e Morale 45, no. 2 (April 30, 1996): 271–79. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.915.

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Abstract:
L’Autore nota come a fronte di un sostanziale accordo sulla necessità della prevenzione della infezione da Human Immunodeficiency Virus (HIV) - responsabile della Sindrome da Immunodeficienza Acquisita (AIDS) -, esista poi una disparità di opinioni quando si deve precisare in cosa essa debba consistere. L’articolo si sofferma su alcuni dati di fatto: 1. l’AIDS non è più una malattia confinata a determinate categorie cosiddette “a rischio” (omosessuali, tossicodipendenti), ma è dilagata oltre; 2. l’HIV è un virus fragile, che può essere trasmesso solo attraverso forme di contatto profondo (rapporti sessuali, inoculo di sangue infetto (attraverso trasfusioni o scambi di siringhe infette), trasmissione materno-fetale); 3. un virus fragile come l’HIV è causa attuale di pandemia, conseguenza di una diffusa promiscuità sessuale. L’Autore ritiene, perciò, che una vera ed efficace prevenzione potrebbe essere attuata solo superando il diffuso comportamento sessuale promiscuo. Ogni altra soluzione - inclusa quella dell’utilizzo del profilattico (proposto come valido (erroneamente) mezzo di evitamento dell’infezione da HIV) - è “pseudo-prevenzione” e denota due idee di fondo: 1. il libertarismo sessuale come una conquista di libertà e di civiltà; 2. la pretesa impossibilità da parte delle persone di vivere una sessualità ben regolata, pur riconoscendone il valore. Nell’articolo si ritiene che alla base di una prevenzione che sia degna dell’uomo stiano due presupposti: 1. l’adeguata e corretta informazione; 2. l’educazione alla maturità responsabile da parte dell’individuo. E le strategie preventive devono correre a due livelli: personale (con l’insostituibile ruolo delle agenzie educative) e collettiva.
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5

Ronchi, Elisabetta. "La consapevolezza corporea e il rilassamento al servizio della lotta allo stress degli operatori sanitari." GROUNDING, no. 1 (November 2010): 177–87. http://dx.doi.org/10.3280/gro2010-001014.

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Abstract:
La possibilitŕ di accedere con attenzione e tempo ai propri vissuti corporei ed emotivi puň aiutare il personale infermieristico e gli allievi che si preparano a questa professione a prevenire la devastante esperienza del burn out. Il contatto con la sofferenza degli ammalati, con la fine della vita, con le risorse sempre insufficienti a garantire l'assistenza che si vorrebbe offrire, costituisce un'elevata fonte di stress che il singolo non č in grado di affrontare da solo. Questo progetto ha rappresentato la volontŕ di sperimentare una via alla prevenzione e alla cura del burn out.
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Sgreccia, Marina, Manuela Molari, Deborah Pacifero, Sabrina Cecchini, Stella Fabbrucci, Patrizia Fronda, Marisa Tamagnini, and Patrizia Bignardi. "La Puntura Ad Occhiello: l'esperienza Dei Centri Dialisi Della Azienda USL Di Rimini." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 1 (March 14, 2014): 50–54. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.861.

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Abstract:
La tecnica di puntura della fistola arterovenosa a occhiello consiste nel posizionare un ago smusso nella stessa sede. È una tecnica gradita ai pazienti perché riduce il dolore da venipuntura; è gradita anche al personale infermieristico, perché riduce i tempi di emostasi e minimizza la percentuale di insuccessi dell’incannulazione. Essa, però, richiede una rigida applicazione delle norme di buona pratica per la prevenzione delle infezioni in ambiente sanitario, in quanto presenta un possibile aumento dell’incidenza delle infezioni della cute. Nei Centri Dialisi dell’Azienda USL di Rimini la tecnica è stata introdotta dal 2009 e, da allora, sono stati raccolti i risultati e i dati di sorveglianza delle complicanze infettive. (nursing)
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Celebre, Cinzia, Pamela Filiberto, and Claudia Milievich. "Progetto Ben Essere Donna. Intervento di prevenzione e promozione della salute rivolto a donne con problematiche alcol correlate." MISSION, no. 51 (April 2019): 31–36. http://dx.doi.org/10.3280/mis51-2018oa5981.

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Abstract:
Un'équipe multidisciplinare, composta da operatori del Dipartimento delle Dipendenze dell'ASUITs e del privato sociale, ha avviato un progetto di promozione alla salute rivolto a donne con problematiche alcol correlate che hanno concluso un trattamento di disintossicazione. Molte di loro provengono da contesti relazionali fragili e inadeguati a creare stabilità e motivazione nei percorsi di cura. Gli interventi sono finalizzati a promuovere stili di vita sani e un benessere senza l'assunzione di sostanze psicotrope e contenendo l'uso di ansiolitici e farmaci sintomatici, sostenendo l'empowerment personale per prevenire ricadute e drop out. Lo studio qualitativo effettuato mostra una generale soddisfazione delle donne partecipanti al progetto.
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Testa, Maria Vittoria, Nadia Boido, Patrizia Montone, Simona Arrŕ, and Elena Bonardi. "Io sono unico e speciale: l'educazione alla sessualitŕ come prevenzione dell'abuso. Un'esperienza nel territorio di Alba e Bra." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 2 (June 2010): 97–107. http://dx.doi.org/10.3280/mal2010-002008.

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Abstract:
Il progetto nasce come intervento di promozione della salute emotiva-sessuale dei bambini. Si propone di trasferire competenze preventive alle figure di riferimento dei bambini della scuola dell'infanzia e primaria attraverso l'attivazione di laboratori finalizzati a favorire una maggiore consapevolezza del proprio corpo e a promuovere la sicurezza personale. Il metodo interattivo ha facilitato il dialogo tra i diversi attori coinvolti, la consapevolezza sul tema e l'attivazione di fattori protettivi nel contesto di vita del bambino. Il progetto si č realizzato in quattro anni e i risultati dell'indagine effettuata si riferiscono al secondo anno di attuazione. La prospettiva č che gli insegnanti giŕ formati diventino a loro volta conduttori di gruppi di altri insegnanti, favorendo l'inserimento del progetto nelle attivitŕ curricolari per promuovere una cultura piů attenta alle necessitŕ dei bambini.
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Missonnier, Sylvain. "Gli aspetti psicologici della diagnosi prenatale: uno spazio comune di prevenzione tra il somatico e lo psichico." SETTING, no. 29 (March 2011): 61–77. http://dx.doi.org/10.3280/set2010-029002.

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Abstract:
Sylvain Missonnier sottolinea il carattere "estremo" della diagnosi prenatale, fatto ormai di routine nei Reparti di Maternitŕ. Se un neonato colpisce i fondamenti enigmatici del nostro essere, l'embrione e il feto inducono ad assumere posizioni difensive ancora piů forti, attingendo all'area del "perturbante". In particolare, l'incontro ecografico del feto produce nei genitori e negli operatori una vasta gamma di forti reazioni psichiche paradossali, che comportano incertezze inevitabili e i processi dell'anticipazione. L'autore illustra i suoi interventi di consultazioni terapeutiche individuali, coniugali e familiari, le attivitŕ di gruppo di preparazione alla nascita, i gruppi Balint con il personale medico, infermieristico e gli ecografisti del Reparto maternitŕ, che consentono la costruzione di ciň che René Kaës ha chiamato "l'apparato psichico del gruppo" che "svolge un lavoro psichico particolare: produrre e trattare la realtŕ psichica del e nel gruppo". L'attenzione č qui foca- lizzata sulla clinica del dare ai genitori la notizia di una disabilitŕ nel feto/neonato, sulla programmazione del parto (parto su appuntamento) e sul contesto ecografico. Lo psicoanalista parte dall'analisi dello scambio triangolare tra le immagini del feto, i genitori e l'ecografista, per individuare le dinamiche del processo di genitorialitŕ: il ruolo potenziale dell'incontro ecografico č quello di organizzatore psichico della genitorialitŕ e di punto di riferimento di una collaborazione multidisciplinare a favore dell'accettazione della diagnosi e delle sue ripercussioni sul processo di elaborazione individuale e sociale dell'incertezza tremenda del concepimento, che si apre la strada al limite tra la morte, l'informe e il mostruoso.
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Spaziante, Ermenegildo. "L’aborto provocato: dimensioni planetarie del fenomeno." Medicina e Morale 45, no. 6 (December 31, 1996): 1083–134. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.893.

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Abstract:
La concentrazione del dibattito sulla liceità etica dell’aborto terapeutico espone al rischio di trascurare la realtà molto più consistente e diffusa dell’abortività provocata volontariamente e legalmente non per ragioni mediche, ma per libera opzione personale (aborto volontario), o per il controllo demografico delle nascite (aborto sociale). L’autore con questo studio si propone di fornire una visione globale del fenomeno abortivo su basi essenzialmente statistiche che consenta una migliore conoscenza delle dimensioni epidemiologiche e dell’estensione planetaria dell’abortività provocata così da evidenziarne il rapporto sia con l’evoluzione demografica sia con le prospettive di contenimento e prevenzione. La pratica abortiva è di fatto una acquisizione del costume corrente in ampi strati della popolazione in molti Paesi, mentre è sovente coperta in altri Paesi da un silenzio ingiustificato, ma significativo. Con ogni probabilità - ritiene l’autore - l’evoluzione culturale porterà ad evidenziare sempre più il carattere rozzo e disumano dell’aborto, come si è verificato per altri problemi sociali. La conoscenza oggettiva del problema medico e sociale dell’aborto indotto è auspicabile che solleciti normative e programmi tesi al suo massimo contenimento ed alla sua eliminazione; ma si tratterà di un’evoluzione lenta, progressiva e determinata ancor prima che dalle norme di legge emanate, dalla maturazione della coscienza civile, morale e sanitaria delle popolazioni.
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Dissertations / Theses on the topic "Prevenzione personale"

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Maraldi, Vanessa <1994&gt. "Procedimento applicativo delle misure di prevenzione personale e rito penale: un rapporto controverso." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10243/1/TESI%20MARALDI.pdf.

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Abstract:
La tesi si prefigge di far luce sui rapporti intercorrenti tra il procedimento applicativo delle misure di prevenzione personale di competenza giudiziale e il processo penale. Nello specifico, l’obiettivo è quello di mettere in evidenza tanto le interferenze, quanto le somiglianze e le inaccettabili divergenze tra i due riti. Nonostante dall’art. 29 cod. ant. traspaia un’apparente indifferenza tra azione penale e azione di prevenzione, infatti, le due sfere di tutela sono così intrecciate da rendere estremamente difficile sostenere che l’una in qualche modo non sia almeno condizionata dall’andamento dell’altra. Il fatto poi che l’unica disposizione contenente la disciplina del procedimento preventivo rinvii, per quanto non espressamente previsto e sempreché vi sia compatibilità, a quella dell’incidente di esecuzione ex art. 666 c.p.p., rimarca la vicinanza con il rito penale; una vicinanza che obbliga dottrina e giurisprudenza a interrogarsi per comprendere se almeno le principali tra le regole e i principi dettati per il processo penale possano valere anche per quello di prevenzione. Il cuore del lavoro sarà dunque dedicato a questa controversa opera di ricostruzione, al fine di individuare le garanzie che devono (o almeno dovrebbero) essere riconosciute al proposto.
The purpose of this thesis is to analyze the interrelationships between the procedure for the application of judicial personal preventive measures and the criminal process. Specifically, the goal is to highlight the interferences, similarities and unacceptable divergences between the two rites. Despite the fact that an apparent indifference between criminal prosecution and preventive action transpires from Article 29 of the code ant., in fact, the two spheres of protection are so intertwined that it is extremely difficult to argue that one is not in some way at least conditioned by the performance of the other. The fact, then, that the only provision containing the regulation of preventive proceedings refers, insofar as not expressly provided for and provided there is compatibility, to article 666 of the criminal procedure code, underscores the closeness with criminal proceedings; a closeness that obliges doctrine and jurisprudence to question themselves whether at least the main among the rules and principles dictated for criminal proceedings can also apply to the preventive one. The heart of the paper will therefore be devoted to this controversial work of reconstruction, in order to identify the guarantees that must (or at least should) be recognized to the proposed.
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BERNARDONI, PIETRO. "DIRITTI FONDAMENTALI E PREVENZIONE DEL TERRORISMO NEL SISTEMA MULTILIVELLO. ALLA RICERCA DI UN BILANCIAMENTO TRA ESIGENZE DI SICUREZZA E TUTELA DELLE LIBERTÀ AI MARGINI DELLA 'MATERIA PENALE'." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/852161.

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Abstract:
La tesi si incentra sull’analisi di alcuni degli strumenti di prevenzione del terrorismo alla luce del relativo statuto garantistico; in particolare, si sono considerate le blacklists elaborate da ONU e Unione europea nonché le misure di prevenzione disciplinate dal d. lgs. 6 settembre 2011, n. 159, nel tentativo di individuare il filo comune che unisce tali misure apparentemente assai distanti tra loro. In quest’ottica, il lavoro si muove lungo una duplice direttrice: da un lato, l’individuazione delle garanzie che devono presidiare gli istituti di prevenzione, anche alla luce della loro natura giuridica nell’ottica del concetto di “materia penale” di origine convenzionale; dall’altro, la ricostruzione della disciplina degli istituti, in base alle fonti e alla giurisprudenza nazionale e sovranazionale. Tale analisi è contenuta, principalmente nei capp. III e IV, dedicati rispettivamente all’individuazione di un possibile statuto garantistico valevole per il diritto della prevenzione e alla ricostruzione della disciplina positiva degli istituti considerati. A questa parte, che costituisce il fulcro del lavoro, sono premessi due capitoli con funzione di inquadramento teorico (cap. I) e storico (cap. II). Il primo capitolo, infatti, vuole fornire un quadro di riferimento delle coordinate concettuali in cui ci si muove nella parte successiva del lavoro; esso è suddiviso idealmente in tre parti, che rappresentano i tre assi portanti dell’intera tesi. Il primo asse, quello delle garanzie, è oggetto di attenzione nell’ottica della ricostruzione del concetto di “materia penale” di origine convenzionale; il secondo, per certi versi contrapposto al precedente, è incentrato sulla ricostruzione del concetto di “sicurezza”, intesa come il bene giuridico alla cui tutela è volto l’intero apparato preventivo antiterrorismo. Infine, l’ultimo asse rappresenta un tentativo di sintesi dei due ambiti già delineati, attraverso il c.d. meccanismo del bilanciamento in chiave di giudizio di proporzionalità. Lo schema adottato nel primo capitolo è quindi riproposto nella parte successiva e centrale del lavoro, cui si è già fatto cenno: il tema delle garanzie è ripreso e approfondito nel cap. III; nel cap. IV, poi, si analizzano gli istituti elaborati dal legislatore nazionale e sovranazionale con lo scopo di garantire la “sicurezza”; nel quinto ed ultimo capitolo si tenta di vagliare – in un’ottica di bilanciamento – i meccanismi predisposti a tutela di istanze securitarie alla luce delle indefettibili garanzie individuali. È in questa sede che si è cercato di avanzare anche qualche proposta di rimodulazione del sistema, al fine di eliminare alcuni degli aspetti di incompatibilità di esso con i diritti fondamentali. Il tema della natura giuridica degli istituti esaminati, nella prospettiva in cui ci si è posti, risulta quindi sdrammatizzato dalla centralità attribuita al criterio di proporzionalità come strumento di bilanciamento tra contrapposte esigenze. Allo stesso modo, categorie come “diritto penale del nemico”, “diritto penale di lotta” e “diritto dell’emergenza”, oggetto di analisi nel primo capitolo, sono poco utilizzate in chiave critica. La prospettiva che si è scelto di privilegiare, infatti, non è quella di una valutazione onnicomprensiva in termini di legittimità-illegittimità dell’intero sistema, ma, piuttosto, un’analisi il più possibile puntuale e specifica degli istituti esaminati alla luce dello statuto garantistico elaborato dalle Corti dei diritti.
The thesis focuses on some of the terrorism prevention tools in the light of the related guarantee statute; in particular, the listing systems developed by the UN and the European Union were considered, as well as the prevention measures governed by Legislative Decree 6 September 2011, no. 159; the attempt is to identify the common thread that unites these apparently very distant measures. From this point of view, the work moves along a twofold direction: on the one hand, the identification of the guarantees that must guard the prevention institutes, also in light of their legal nature in the perspective of the conventional concept of "criminal matter"; on the other hand, the reconstruction of the discipline of the institutes, based on national and supranational sources and jurisprudence. This analysis is contained mainly in Chapters III and IV, dedicated respectively to the identification of a possible guarantee statute valid for the prevention system as a whole and the reconstruction of the positive discipline of the institutions considered. This part, which constitutes the main focus of the work, is preceded by two chapters, with function of theoretical (Ch.. I) and historical framework (Ch. II). The first Chapter, in fact, wants to provide a frame of the conceptual coordinates in which we move in the next part of the work; it is ideally divided into three parts, which represent the three pillars of the entire thesis. The first axis, that of guarantees, is the object of attention by reconstructing the conventional and constitutional concept of "criminal matter"; the second, in some ways opposed to the previous one, focuses on the analysis of the concept of "security", understood as the value that the entire preventive anti-terrorism system is aimed at protecting. Finally, the last axis represents an attempt to synthesize the two areas already outlined, through the so-called balancing mechanism in terms of proportionality. The scheme adopted in the first Chapter is therefore re-proposed in the following and central part of the work, which has already been mentioned: the issue of guarantees is taken up and elaborated on in Chap. III; in Chap. IV, then, the analysis focuses on the institutes elaborated by the national and supranational legislator with the aim of guaranteeing “security”; in the fifth and final Chapter, an attempt is made to sift - with a view to balancing - the mechanisms set up to protect security claims in the light of fundamental individual guarantees. It is here that attempts have also been made to put forward some proposals for remodeling the system, in order to eliminate some of the aspects of its incompatibility with fundamental rights. The issue of the legal nature of the institutes examined, in the perspective in which it has been placed, is therefore played down by the centrality attributed to the criterion of proportionality as a balancing tool between opposing needs. Similarly, categories such as "enemy criminal law", "struggle criminal law " and "emergency law", even if considered in the first Chapter, are not used critically. The chosen perspective, in fact, is not that of an all-encompassing evaluation in terms of legitimacy-illegitimacy of the entire system, but, rather, an analysis that is as precise and specific as possible of the institutions examined in the light of the guarantee statute. elaborated by the Courts of Rights.
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MARIANI, ELENA. "LE MISURE DI PREVENZIONE PERSONALE: RILIEVI CRIMINOLOGICI SULLA SCORTA DELL'ANALISI DELLA PRASSI NEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI MILANO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/2434/552604.

Full text
Abstract:
La prevenzione della criminalità, ritenuta fondamentale già da illustri studiosi del passato, è oggi considerata da una parte importante della dottrina nonché dalla giurisprudenza sia della Corte costituzionale che della Corte europea dei diritti dell’uomo una componente ontologicamente necessaria di ogni società organizzata: prevenire la commissione dei reati è un compito imprescindibile, un obbligo positivo dello Stato, un prius rispetto alla potestà punitiva. Riconosciuta la piena legittimità, anzi la doverosità costituzionale e convenzionale della prevenzione dei reati, si tratta allora di individuare mezzi che siano, da un lato, scientificamente e tecnicamente idonei ad attuare questa finalità e, dall’altro lato, conformi ai principi di un ordinamento democratico. Molteplici, invero, sono le modalità che potrebbero essere utilizzare per prevenire la commissione di illeciti penali. Esse vanno da interventi di tipo sociale ed individuale, che mirano a rimuovere le cause remote della criminalità, fino all’adozione di misure di prevenzione con contenuti afflittivi e limitativi della libertà personale o patrimoniale di persone ritenute pericolose. Il legislatore italiano sta impiegando in modo preponderante quest’ultimo tipo di misure, più semplici e forse – a prima vista – più economiche da adottare rispetto ad interventi extrapenali di più ampio respiro. Tuttavia, la disciplina e l’utilizzo di tali misure – nonostante i vari aggiustamenti normativi e giurisprudenziali che si sono susseguiti negli anni ed il riconoscimento della loro legittimità da parte della Corte costituzionale e, con l’esclusione di alcuni aspetti, della Corte europea – sollevano ancora forti dubbi in dottrina, principalmente per la loro asserita qualità di “pene per il sospetto”, di fatto impiegate quale surrogato di una repressione penale inattuabile per mancanza dei normali presupposti probatori, e per la loro riconosciuta inefficacia rispetto allo scopo preventivo. Il raggiungimento dell’equilibro tra l’obbligo di protezione dei consociati e quello di garanzia dei diritti fondamentali dei destinatari delle misure di prevenzione è sicuramente di difficile realizzazione, ma non è del tutto impossibile, ove vengano impiegate misure che abbiano anche contenuti positivi, che siano utili alla (ri)socializzazione del soggetto. Partendo da tali premesse, con questo lavoro si vuole, innanzitutto, effettuare una ricognizione delle possibili forme di prevenzione della criminalità, compiere un esame delle misure di prevenzione personale ante delictum, sia tipiche che atipiche, che vengono al presente impiegate nel nostro paese e delle categorie di individui alle quali esse sono rivolte, svolgere una disamina delle problematiche che il sistema vigente solleva in relazione alle attuali fattispecie di pericolosità, alle modalità di accertamento in concreto dell’effettiva pericolosità del singolo soggetto ed alle limitazioni della libertà imposte con la misura preventiva, realizzare un’analisi delle indicazioni che vengono fornite dalle scienze umane in merito ai criteri (metodi, strumenti e fattori prognostici) più efficaci per effettuare un’attendibile prognosi di pericolosità ed in merito alla validità ed ai limiti dei giudizi predittivi. In un lavoro che si occupa di variabili di carattere non strettamente giuridico, quali sono i processi decisionali dell’individuo ed il concetto stesso di pericolosità sociale, infatti, non si può prescindere dalle acquisizioni del sapere criminologico. Si intende, poi, operare un confronto tra previsioni legislative, applicazioni giudiziarie concrete ed indicazioni scientifiche, allo scopo di verificare la validità e l’efficacia dell’attuale sistema della prevenzione. Tale confronto sarà favorito da una ricerca empirica, di tipo quantitativo e qualitativo, che è stata realizzata in relazione alla prassi applicativa delle misure di prevenzione personale nel territorio della Provincia di Milano, nell’arco di tempo che va dal 2012 (2010 per le misure di competenza del questore) al 2016. L’intento del presente studio è, infine, quello di formulare qualche ipotesi di riforma del sistema vigente che lo renda affidabile e legittimo allo stesso tempo. In un’ottica de iure condendo, si tenterà di individuare più moderne e più adeguate situazioni di pericolosità criminale, attraverso l’ausilio delle scienze psichiatriche e criminologiche, e di identificare alcuni contenuti, anche positivi e risocializzanti, che le misure di prevenzione potrebbero possedere. Nel bilanciamento tra interessi contrapposti si vorrebbe intendere il concetto di “difesa sociale” non come tutela di un’astratta ed ‘autoritaria’ società dai soggetti pericolosi, ma come protezione di tutti i singoli individui che tale società compongono: come tutela delle potenziali vittime di reato nel maggior rispetto possibile dei diritti dei potenziali autori. In questa prospettiva si vorrebbe, dunque, fare leva su un diverso modello di prevenzione che riduca il profilo negativo-afflittivo (isolamento dal contesto sociale e limitazione di alcune libertà), oggi caratterizzante le misure preventive tipiche, ed impieghi con sempre maggior ampiezza un profilo positivo (cura, rieducazione, reinserimento), attraverso misure di carattere non esclusivamente penale.
The prevention of crime, considered fundamental already by illustrious scholars of the past, is today considered a necessary component of every organized society by an important part of the doctrine and by the jurisprudence of both the Constitutional Court and the European Court of Human Rights. Preventing crimes is an unavoidable task, a positive obligation for a Government, with priority on punitive authority. Recognized the full legitimacy, or even better the constitutional and conventional duty of preventing crimes, it is then necessary to identify means that are, on one hand, scientifically and technically suitable to implement this purpose and, on the other hand, comply with the principles of a democratic legal system. Many, in fact, are the methods that could be used to prevent criminal offenses. They range from social and individual actions, which aim to remove the remote causes of crimes, to the adoption of preventive measures that limit personal or patrimonial freedom of people that are considered dangerous. The italian legislator is focusing on these type of measures that are considered easier and - at first sight - cheaper to be adopted than non-criminal interventions. However, the discipline and use of these measures - despite the various legislative and jurisprudential adjustments that have taken place over the years and the recognition of their legitimacy by the Constitutional Court and, with the exclusion of some aspects, by the European Court - still raise strong doubts within the doctrine. This is mainly due to their alleged quality of “penalties based on suspicion”, as used as a surrogate for an unworkable penal repression for lack of the normal probative grounds, and for their recognized ineffectiveness with respect to the preventive purpose. The achievement of a balance between the obligation to protect people and the obligation to guarantee the fundamental rights of people subjected to preventive measures is certainly difficult; however it is not completely impossible, as long as measures that have positive contents and useful for (re)socializing the individual are used. Based on these assumptions, with this work, first of all, we want to give an overview of the possible forms of crime prevention, to carry out an examination of the ante delictum personal preventive measures, both typical and atypical, which are currently used in our country and of the categories of individuals to whom they are addressed, to carry out a review of the problems that the current system raises in relation to the current categories of dangerousness, to the methods of concrete assessment of the actual dangerousness of the individual and to the limitations of freedom imposed with the preventive measure, to carry out an analysis of the indications provided by the human sciences on the most effective criteria (methods, tools and prognostic factors) to carry out a reliable prognosis of dangerousness and on the validity and limits of the predictive judgments. In a work that deals with variables that are not strictly legal, like the decision-making processes of the individual and the concept of social dangerousness, in fact, we cannot ignore the acquisitions of criminological knowledge. We then want to make a comparison between law, practice and scientific indications, in order to verify the validity and effectiveness of the current system of prevention. This comparison will be helped by a quantitative and qualitative empirical research, which was carried out in relation to the use of personal preventive measures in the Province of Milan, in the period from 2012 (2010 for the measures of competence of the police) to 2016. Finally, the intent of the present study is to formulate some hypotheses for the reform of the current system to make it reliable and legitimate at the same time. We will try to identify more modern and more suitable situations of criminal dangerousness, through the help of the psychiatric and criminological sciences, and to identify some contents, even positive and re-socializing, that preventive measures may have. In balancing of opposite interests we would like to consider the concept of “social defense” not as protection of an abstract and ‘authoritarian’ society from dangerous people, but as protection of every single person that form that society: as protection of potential victims of crime in the greatest possible respect of the rights of the potential offender. Therefore, in this perspective, we would like to focus our attention on a different model of prevention that reduces the negative-afflictive profile (isolation from the social context and limitation of certain freedoms), which today characterizes the typical preventive measures, and uses more and more a positive profile (care, re-education, reintegration), through measures that are not exclusively criminal.
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ALBANESE, DARIO. "MISURE DI PREVENZIONE PERSONALI E GIUSTO PROCESSO. UN EQUILIBRIO POSSIBILE IN UN SISTEMA AI CONFINI DELLA GIURISDIZIONE PENALE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2020. http://hdl.handle.net/2434/713487.

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Abstract:
La tesi, intitolata “Misure di prevenzione personali e giusto processo”, ha ad oggetto i profili processuali del sistema di prevenzione personale disciplinato dal d.lgs. 159/2011. L’elaborato si articola in quattro capitoli. Il primo capitolo è dedicato all’evoluzione storica del procedimento di prevenzione. In particolare, viene messo in luce come, dalla fine del XIX secolo a oggi, si sia lentamente passati da un procedimento avente natura amministrativa – quello delle misure di polizia – a un processo cui è pacificamente riconosciuta natura giurisdizionale. Il secondo e il terzo capitolo sono dedicati alla ricostruzione della disciplina vigente. In particolare, nel secondo capitolo vengono analizzati i profili “statici” della materia e vengono messe in luce le interferenze tra il processo di prevenzione e il processo penale, mentre nel terzo capitolo viene illustrata la disciplina del procedimento, alla luce dell’elaborazione giurisprudenziale. Il quarto capitolo, infine, è dedicato ad alcuni spunti di riflessione per la costruzione di un “giusto processo di prevenzione personale”. In un’ottica de jure condendo, si propone di seguire tre diverse linee evolutive. Per prima cosa, viene auspicata una “riscoperta” del principio di proporzionalità in materia preventiva, in modo da consentire l’applicazione delle sole misure ritenute idonee a fronteggiare le diverse forme di pericolosità prese in considerazione dal legislatore. In secondo luogo, l’autore indica quali passi in avanti potrebbero essere ancora compiuti sul piano delle garanzie difensive, al fine di attuare i principi del giusto processo sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Infine, l’autore osserva che per porre rimedio alle interferenze tra processo penale e processo di prevenzione occorrerebbe un mutamento delle fattispecie preventive, individuando delle condotte sintomatiche di pericolosità che non si identificano con fatti penalmente rilevanti.
The dissertation, entitled “Personal preventive measures and fair trial”, concerns procedural aspects of the personal preventive system as regulated by Legislative Decree 159/2011. The dissertation is structured in four chapters. The first chapter deals with the historical evolution of prevention trial. In particular, it underlines how, from the end of XIX century up to the present days, the prevention trial slowly passed from having administrative nature – that of police measures – to having indisputably recognized jurisdictional nature. The second and the third chapters are aimed at providing a reconstruction of the current legislation in force. In particular, the second chapter analyses the “static” aspects of the subject matter and focus the attention on the interference between prevention trial and criminal trial, while the third chapter illustrates the rules governing the prevention trial, in light of the case law. The fourth chapter is aimed at providing some insights for the structuring of a “fair personal prevention trial”. In a de jure condendo perspective, the author proposes to follow three different evolution lines. First, the author wishes a “re-discovery” of the principle of proportionality in the preventive sector, so as to allow the application of only those measures deemed appropriate to deal with the different forms of danger taken into account by the legislator. Secondly, the author indicates what progress could still be made in terms of defensive guarantees, in order to implement the principles of fair trial established by the Constitution and the European Convention on Human Rights. Finally, the author observes that in order to remedy the interference between the criminal trial and the prevention trial, a change in the type of offence would need to be made, by identifying behaviours which are symptomatic of danger and which are not associated with criminally relevant facts.
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SANTINI, SERENA. "LE MISURE DI PREVENZIONE PERSONALI DEL TERRORISMO IN ITALIA E NEL REGNO UNITO. SPUNTI DI RIFLESSIONE PER UNA PREVENZIONE SOSTENIBILE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/618963.

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Abstract:
To what extent the legitimate aspiration of the States to prevent terrorist attacks can go further? This is one of the main issues that modern democracies must face. In this scenario, this PhD thesis proposes a comparative study on preventive counter-terrorism measures targeted on suspected terrorists within a human rights’ approach, in the searching of the “sustainable prevention”. After the study of Italian preventive counter-terrorism law from different perspectives, a small "field research" and the analysis of the UK counter-terrorism system, the Author uses the proportionality principle to suggest some corrective mechanisms for a more sustainable balance between freedom and security.
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SESTIGIANI, FIORELLA. "Rischio psicosociale e prevenzione secondaria: stress e regolazione delle emozioni in un campione di medici e infermieri." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/37946.

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Abstract:
This work describes an intervention of secondary prevention in a hospital; the intervention is oriented to identify and define areas that need to be improved. In particular, the participants had asked for training in inter-professional relationships. The aim of this work is to explore the causes of percieved levels of stress in 231 nurses and doctors due to clinical emergencies, organizational errors and difficulties in relationships. The problems in managing relationship difficulties can be due to different personality characteristics and personal attitudes in regulating emotions at work. The instruments utilized for the research were: The Health Profession Stress and Coping Scale (Ripamonti, Steca, Prunas, 2007) a measure of stress and coping for nurses and doctors; the Emotion Regulation Questionnaire (Balzarotti et al. 2010) which explores two different strategies of emotion regulation: reappraisal and suppression; the Mini Questionnaire of Personal Organization (Arimatea et al. 2009; Nardi et al. 2012) which distinguishes 4 different personality organizations according to the inward/outward Personal Meaning Organization theory. The results show medium levels of stress due to difficulties with colleagues and patients, and coping strategies that are primarily oriented towards problem avoidance and emotional distress. There aren’t differences between inward and outward Personal Organization in coping and emotion regulation strategies. Inter-professional relationships and personal elaboration styles of emotion impact at work can be areas of interest for continuing professional development.
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SIBILIO, DAVIDE. "LA VIOLENZA IN OCCASIONE DELLE MANIFESTAZIONI SPORTIVE. IL DASPO E GLI ALTRI STRUMENTI DI PREVENZIONE E REPRESSIONE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/852343.

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Abstract:
L’elaborato, dedicato agli strumenti di prevenzione e repressione della violenza in occasione di manifestazioni sportive, si propone di tracciare un quadro tendenzialmente completo del sistema che l’ordinamento italiano ha predisposto nel corso degli anni per contrastare il peculiare fenomeno della violenza negli stadi. La tesi, dopo una breve precisazione dell’ambito della ricerca, operata tramite la distinzione del concetto della violenza negli stadi (o teppismo calcistico) dalla violenza sportiva, si occupa inizialmente di fornire una ricostruzione storica del fenomeno in oggetto, per poi passare ad un esame di esso in chiave socio-criminologica, prendendo in considerazione sia l’elaborazione scientifica prodotta all’estero (in special modo nel Regno Unito, ma anche in altri Paesi europei), sia gli studi compiuti in Italia, che hanno evidenziato alcune caratteristiche del fenomeno tipiche del nostro Paese. L’elaborato, nella sua prima parte, prima di occuparsi degli aspetti prettamente penalistici (e processualpenalistici) della materia, tenta di offrire, in un’ottica interdisciplinare, una chiave di lettura al fenomeno, utile per individuare successivamente la proporzionalità e la ragionevolezza della risposta che l’ordinamento italiano offre. Successivamente, la tesi prende in considerazione le fonti sovranazionali – in particolare a livello europeo – che sono state emanate allo scopo di dare risposte comuni e armoniche ad un fenomeno non limitato dai confini delle singole nazioni. La strage dell’Heysel del 1985 rappresenta il tragico evento che ha per la prima volta posto all’attenzione sia della Comunità europea sia del Consiglio d’Europa i gravi pericoli che il teppismo calcistico può generare, specialmente in correlazione a grandi eventi; a partire da quel momento si è quindi assistito alla progressiva introduzione di un corpo normativo sovranazionale volto ad uniformare le legislazioni e le prassi dei Paesi europei maggiormente interessati dal fenomeno. Il riferimento a tali fonti è utile, nell’economia dell’elaborato, per verificare se le misure adottate dall’Italia siano effettivamente adeguate agli standard elaborati dall’Unione europea e dal Consiglio d’Europa. La tesi procede poi a descrivere, in modo analitico, la turbolenta evoluzione normativa che ha caratterizzato la legislazione nazionale di contrasto alla violenza in occasione di manifestazioni sportive, evidenziando sia il poderoso sviluppo della prevenzione personale in questo settore, sia l’introduzione di una serie di incriminazioni e disposizioni processuali “differenziate”, finalizzate a completare la risposta repressiva al fenomeno; nel descrivere l’evoluzione normativa, sono state sottolineate le criticità che di volta in volta si sono proposte: in particolare, sono state analizzate le varie posizioni dottrinali sviluppatesi nel corso del tempo e sono stati evidenziati i tentativi compiuti dalla giurisprudenza (anche costituzionale) di offrire un’interpretazione della legislazione antiviolenza quanto più coerente e rispettosa dei diritti dell’individuo. L’ultimo capitolo, maggiormente concentrato sulle misure di prevenzione – sia atipiche (come il DASPO), che tipiche – rivolte ai soggetti a pericolosità sportiva, mira infine a far emergere le problematiche specifiche che si sono proposte con riguardo al sistema preventivo della violenza negli stadi, analizzando in particolare le caratteristiche e le criticità della categoria del “pericoloso sportivo”, senza tralasciare alcuni dovuti accenni alle più ampie problematiche relative alla pericolosità per la sicurezza pubblica e, ancor più in generale, alla stessa legittimazione e compatibilità con il sistema costituzionale delle misure di prevenzione presenti nell’ordinamento italiano. Nella conclusione della tesi, sono presenti alcune riflessioni in merito all’inquadramento del sistema preventivo-repressivo di contrasto alla violenza dei tifosi all’interno del discusso paradigma del diritto penale del nemico, nonché alcune osservazioni in merito all’esportazione all’interno della realtà urbana (tramite il c.d. DASPO urbano) del modello efficacemente sperimentato nei confronti dei tifosi; vengono infine avanzate alcune proposte di miglioramento dell’attuale legislazione, in primo luogo, per rendere le misure vigenti più rispettose dei diritti dei soggetti che ne sono destinatari e, in secondo luogo, per introdurre un intervento su più livelli, che non trascuri gli aspetti sociali e culturali del fenomeno, e che non sia più sbilanciato sulla repressione e sulla prevenzione di polizia, con l’auspicio che il futuro legislatore non intervenga, ancora una volta, sotto la spinta dell’emergenza.
The present thesis, dedicated to prevention and repression measures of violence at sporting events, aims to outline a generally complete picture of the system that the Italian legal system has prepared over the years to counter the peculiar phenomenon of fan violence during sporting events (football matches, in particular). The thesis, after a brief clarification of the scope of the research, made through the distinction of the concept of fan violence (or football hooliganism) from sporting violence, is initially concerned with providing a historical reconstruction of the phenomenon, and then moving on to an examination of it in a socio-criminological key, taking into consideration both the scientific elaboration produced abroad (especially in the United Kingdom, but also in other European countries), and the studies carried out in Italy, which have highlighted some characteristics of the typical phenomenon of our country. The paper, in its first part, before dealing with the purely criminal (and procedural criminal) aspects of the matter, attempts to offer, from an interdisciplinary perspective, a key to understanding the phenomenon, useful for subsequently identifying the proportionality and reasonableness of the answer that the Italian legal system offers. Subsequently, the thesis takes into consideration the supranational sources – especially at European level – that have been issued in order to give common and harmonious answers to a phenomenon not limited by the borders of the individual nations. The 1985 Heysel massacre represents the tragic event that for the first time brought to the attention of both the European Community and the Council of Europe the serious dangers that football hooliganism can generate, especially in connection with major events; from that moment on, there has therefore been the gradual introduction of a supranational regulatory body aimed at standardizing the laws and practices of the European countries most affected by the phenomenon. The reference to these sources is useful, in the economics of the report, to verify whether the measures adopted by Italy are actually adequate to the standards developed by the European Union and the Council of Europe. The thesis then proceeds to describe, in an analytical way, the turbulent regulatory evolution that has characterized the national legislation to fight violence at sporting events, highlighting both the powerful development of personal prevention in this sector, and the introduction of a series of “differentiated” indictments and procedural provisions, aimed at completing the repressive response to the phenomenon; in describing the regulatory evolution, the critical issues that were proposed from time to time were highlighted: in particular, the various doctrinal positions developed over time were analyzed and the attempts made by jurisprudence (including constitutional) to offer an interpretation of anti-violence legislation that is as coherent and respectful of the rights of the individual as possible. The last chapter, more focused on prevention measures - both atypical (such as DASPO) and typical - aimed at people with sporting dangers, finally aims to bring out the specific problems that have arisen with regard to the preventive system of violence in stadiums, analyzing in particular the characteristics and criticalities of the “dangerous fan” category, without neglecting some due hints to the broader problems relating to the danger to public safety and, even more generally, to the legitimacy and compatibility with the constitutional system of the prevention measures present in the Italian legal system. In the conclusion of the thesis, there are some reflections on the framing of the preventive-repressive system to combat fan violence within the controversial paradigm of the criminal law of the enemy, as well as some observations on exporting within urban context (through the so-called urban DASPO) of the model effectively tested in relation to fans; Finally, some proposals for improvement of the current legislation are made, firstly, to make the existing measures more respectful of the rights of the individuals that are addressed to them and, secondly, to introduce an intervention on several levels, which does not neglect the cultural and social aspects of the phenomenon, and that it is no longer unbalanced on police repression and prevention, with the hope that the future legislator does not intervene, once again, under the pressure of the emergency.
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Tamburi, Giorgio Domenico. "Sicurezza interna ed internazionale fra multiculturalismo, globalizzazione e terrorismo, con particolare riguardo alla libertà personale." Thesis, 2009. http://hdl.handle.net/10955/287.

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Books on the topic "Prevenzione personale"

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Saint, Sanjay, Sarah Krein, and Robert W. Stock. La prevenzione delle infezioni correlate all'assistenza. Edited by Alessandro Bartoloni, Gian Franco Gensini, Maria Luisa Moro, and Gian Maria Rossolini. Florence: Firenze University Press, 2016. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-331-5.

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Abstract:
Quasi 2 milioni di americani sviluppano ogni anno un’infezione correlata all’assistenza sanitaria e circa 100.000 di loro, per questo motivo, muoiono. Eppure queste infezioni sono ragionevolmente prevenibili attraverso l’adozione e l’attuazione di interventi, basati sull’evidenza, per il miglioramento della qualità delle attività di prevenzione delle infezioni, ma ancora troppi membri del personale ospedaliero si oppongono a queste iniziative. Esiste un know-how tecnico per la prevenzione delle infezioni, ma l’umano problema dell’adattamento spesso non viene trattato e rimane irrisolto. Questo libro è stato pensato per rispondere a tale sfida. In uno stile scorrevole e in un linguaggio semplice, il libro conduce i lettori attraverso una descrizione passo passo di come un intervento per il miglioramento della qualità potrebbe attuarsi in un ospedale modello, individuando i possibili ostacoli e offrendo strategie pratiche per superarli. Il testo si avvale della vasta esperienza clinica personale degli autori, arricchita da esempi, aneddoti e semplici indicazioni pratiche.
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Mancino, Nicola, and Susanna Marietti. Limiti alla costrizione: Diritti umani e privazione della libertà personale : meccanismi di tutela e prevenzione. Roma: Associazione Antigone, 2000.

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Menditto, Francesco. Le misure di prevenzione personali e patrimoniali: La confisca ex art. 12-sexies l. n. 356/92. Milano: Giuffrè editore, 2012.

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Italy, ed. Commento al codice antimafia: D. lgs. 6 settembre 2011, n. 159 : misure di prevenzione personali e patrimoniali, documentazione antimafia. Santarcangelo di Romagna (RN): Maggioli, 2011.

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Bellosta-López, Pablo, Julia Blasco-Abadía, Javier Belsué Pastora, Morten S. Hoegh, Thorvaldur S. Palsson, Steffan Wittrup Mc Phee Christensen, Pedro L. Berjano, et al. Linee guida di buona pratica per la gestione del dolore e i disturbi muscolo-scheletrici nei lavoratori e nelle aziende. Universidad San Jorge, 2022. http://dx.doi.org/10.54391/123456789/753.

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Abstract:
Le azioni volte a migliorare la salute e la sicurezza sul lavoro sono nate dalla necessità di proteggere dagli incidenti i dipendenti che lavorano nelle industrie europee, come le centrali nucleari o le grandi industrie chimiche. Oggi, questo campo si è evoluto in molte direzioni, e la prevenzione e la gestione dei disturbi muscoloscheletrici (DMS) è una delle sue principali linee d'azione, dato che sono la ragione principale per cui i lavoratori si assentano dal lavoro. In particolare, la prevalenza dei DMS rappresenta più di 1,3 miliardi di persone e una perdita di più di 100 milioni di anni di vita a causa della disabilità; sono una causa comune di inabilità e di assenza per malattia. Storicamente, l'approccio ai DMS sul posto di lavoro si è concentrato sull'adozione di misure ergonomiche, che in alcuni casi sono state positive. Tuttavia, nonostante le misure ergonomiche e biomeccaniche siano ampiamente implementate sul posto di lavoro, la crescente prevalenza dei DMS su scala globale indica che non sono misure sufficienti da sole, quindi sono necessari nuovi approcci olistici che tengano conto degli aspetti biologici, psicologici e sociali per affrontarli. L'Alleanza europea Prevent4Work per la prevenzione dei DMS sul posto di lavoro ha sviluppato questo documento come guida basata sulle più recenti e rilevanti conoscenze scientifiche. Sia le aziende che i loro dipendenti possono beneficiare delle raccomandazioni di questa guida.
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Calcagnile, Massimo. Inconferibilità amministrativa e conflitti di interesse. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg286.

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Abstract:
L’inconferibilità amministrativa è stata introdotta nel nostro ordinamento a seguito della legge n. 190 del 2012 recante disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione. Si tratta di un istituto innovativo da non assimilare alle più note figure della ineleggibilità e della incompatibilità. L’inconferibilità amministrativa, oltre a determinare un ventaglio di requisiti per l’accesso alle cariche pubbliche, rappresenta un limite normativo alla discrezionalità delle nomine pubbliche fiduciarie perché esclude a priori la designazione di soggetti che, trovandosi in determinate condizioni ostative personali, potrebbero compromettere un adeguato esercizio delle funzioni pubbliche in condizioni di imparzialità. La presente monografia, declinando le fattispecie normative dell’inconferibilità amministrativa, illustra anche la correlazione tra questo istituto e le altre misure destinate a scongiurare i conflitti di interesse nell’organizzazione e nell’attività amministrativa.
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Fondaroli, Désirée. Le ipotesi speciali di confisca nel sistema penale. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg234.

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Abstract:
Le ipotesi speciali di confisca si contraddistinguono nel sistema penale per l’allontanamento dal modello della misura di sicurezza patrimoniale ex art. 240 c.p. e per le peculiarità comuni alla loro disciplina (obbligatorietà, anche in caso di applicazione della pena su richiesta delle parti; estensione della ablazione al valore equivalente). La misura di prevenzione patrimoniale (artt. 2 ter ss. l.n. 575/1965) e la confisca ex art. 12 sexies l.n. 356/1992 in primis, ma soprattutto la disciplina penale societaria e la legislazione relativa alla responsabilità "da reato" degli enti, testimoniano della tendenziale rinuncia del legislatore alla confisca dei beni "pertinenti" al reato a favore della re-introduzione di figure lato sensu di "confisca generale", che registrano nei fatti una significativa compressione dei diritti non solo dell’interessato, ma – nonostante il tenore delle norme – anche del "terzo" individuato, a seconda dei casi, nella "persona estranea al reato", nella "persona offesa", nel "danneggiato", nel "terzo di buona fede"). Lungo tale direttrice, evidente nell’ambito delle strategie di contrasto alla c.d. criminalità economica e condivisa dalla normativa europea e sovranazionale, l’ablazione patrimoniale è divenuta sanzione a pieno titolo: talora "pena principale" (art. 19, D.lgs. n. 231/2001), più spesso "pena accessoria", addirittura anticipata alla fase delle indagini preliminari attraverso lo strumento del sequestro preventivo finalizzato alla confisca (art. 321, comma 2 c.p.p.; art. 53 D.lgs. n. 231/2001). Dalle premesse poste scaturisce l’esigenza di una rinnovata attenzione verso le guarentigie costituzionali, che in ordinamenti come quello della Repubblica Federale Tedesca sono state invocate dal "Giudice delle Leggi" (Bundesverfassungsgericht) in funzione di garanzia dei diritti fondamentali dei singoli.
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