Journal articles on the topic 'Prendere sul serio il tempo'

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Serpieri, Roberto. "Leadership educativa: prendere sul serio l'etica." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 160 (August 2021): 67–87. http://dx.doi.org/10.3280/sl2021-160004.

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Abstract:
Lo scopo di questo articolo è dimostrare come le politiche educative che hanno ristrutturato i sistemi educativi dagli anni '80 e che si sono diffuse in tutto il mondo occidentale, puntato sulla leadership come leva per il cambiamento. Discorsi, paradigmi e ‘nuovi' esperti hanno infatti rimodellato il ruolo dei dirigenti scolastici in senso managerialista, per implementare nelle scuole tecnologie, metodi, strumenti e perfino teorie e valori provenienti dai settori privati ed imprenditoriali. Qui sono presentate le teorie che hanno sostenuto tali cambiamenti, impattando perciò sulla leadership educativa come professione. Una mappa concettuale distingue i discorsi, welfarista, managerialista e ‘critici', così come le premesse ontologiche ed epistemologiche che sostengono le teorie della leadership. Con questa cornice, le ricerche empiriche sulla leadership educativa, condotte di recente sia a livello internazionale che italiano, sono criticamente discusse alla luce di questo scivolamento della dirigenza scolastica verso un ethos neoliberale.
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2

Bechelloni, Antonio. "E difficile prendere sul serio questa guerra." Matériaux pour l'histoire de notre temps 57, no. 1 (2000): 5–13. http://dx.doi.org/10.3406/mat.2000.404232.

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3

Bragantini, Salvatore. "Il controllo dei mercati finanziari." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 3 (September 2011): 53–59. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-003006.

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Abstract:
Si propongono qui alcune riflessioni sull'adeguatezza delle scelte operate dal legislatore italiano (e prima ancora, spesso, da quello europeo) in tema di controllo dei mercati finanziari a tutela dei risparmiatori. La sintesi č che la lezione della crisi impone di non cedere sul ruolo delle Autoritŕ indipendenti, pur oggi non particolarmente amate forse perché ree di prendere sul serio non solo il sostantivo, ma anche l'aggettivo che le connota.
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4

Clocchiatti, Francesca. "I diritti dei soggetti deboli presi sul serio. Diario di un'esperienza attuativa dell'amministrazione di sostegno." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 5 (January 2011): 113–16. http://dx.doi.org/10.3280/qg2010-005008.

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Abstract:
Negli ultimi cinque anni l'attuazione della legge n. 6/2004 in tema di amministrazione di sostegno ha visto in Friuli Venezia Giulia, su impulso del Tribunale di Pordenone, una esperienza virtuosa di interazione istituzionale e, soprattutto, di apertura dell'organizzazione giudiziaria alle esigenze dei soggetti variamente incapaci. Di questa esperienza si fornisce qui un sintetico "diario", a dimostrazione della possibilitŕ, anche per la giustizia, di prendere sul serio i diritti dei soggetti deboli.
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5

Barbieri, Gian Luca. "Il pensiero e la speranza. Per una memoria del futuro." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 44 (September 2012): 25–38. http://dx.doi.org/10.3280/las2012-044002.

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Abstract:
A partire da testi profondamente diversi come il Canzoniere petrarchesco e una raccolta di scritti autobiografici di pazienti oncologiche, l'autore compie un'indagine sul concetto di speranza, in particolare sulla sua dimensione temporale e sulla sua connessione con l'attivazione del pensiero. Con riferimenti teorici eterogenei che vanno da Bloch a Borgna, da Minkowski a Marcel, da Demetrio a Bénasayag e Schmit, dalla psicoanalisi alla teologia biblica e alla sociologia, si indagano gli aspetti regressivi e quelli evolutivi della speranza considerata come proiezione del futuro nel presente che influisce sull'elaborzione del proprio passato personale. Infine si osserva come il tempo della contemporaneitÀ sia impermeabile alla speranza, che sopravvive solo in ambiti quali la scrittura, la creativitÀ, la lentezza, il silenzio nei quali ci si puň ancora prendere cura di sé.
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6

Bruni, Elsa Maria. "L'educazione nel tempo della post-verità. Pedagogia e mass-media." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 2 (November 2020): 177–91. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2020oa9409.

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Abstract:
Il contributo intende ragionare in chiave pedagogica sulla configurazione che l'educazione e la scuola assumono o dovrebbero assumere in relazione ai cambiamenti in atto sul piano culturale e mediatico. In un tempo, che vive di post-verità, in cui l'intreccio finzione-realtà domina i modi di comunicare, di informare e di argomentare, una semiotica dell'educazione diventa funzionale a ridefinire i contorni della paideia intesa come processo continuo di prendere forma e di trasformarsi qualitativamente dell'individuo, invocata come farmaco per fronteggiare i diversi disorientamenti influenti sulla vita dei singoli e sulle sorti di intere comunità. In particolare, la vaghezza della e nella comunicazione, cui si intreccia il rischio dell'inattendibilità e del relativismo sempre più individualista a livello narrativo, reclama più che mai responsabilità, pensiero critico e capacità interpretative solide. Ad essere chiamata in causa ancora una volta è l'educazione e con essa il ruolo delle agenzie educative, della scuola in particolar modo, in virtù del ruolo, a cui sono tradizionalmente chiamate, di pensare e di governare i processi di formazione. In questo articolo ci si muove nella convinzione di ricentrare il tema formativo sulla dimensione culturale e intellettuale, sui fini di una pedagogia e di un'educazione che, lungi dal poter essere ridotta a atto tecnico e appannaggio di didatticismi alla moda, deve saper recuperare una narrazione incentrata sulla promozione di strumenti intellettuali, abiti mentali, atti a preparare i giovani a vivere il proprio tempo, a saper discernere, scegliere e agire in vista della piena realizzazione umana.
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Chiafele, Anna. "Il viaggiatore sedentario (1993) e Città e dintorni (2001): sensibilità postmoderna e etica ambientale in due testi odeporici di Luigi Malerba." Quaderni d'italianistica 36, no. 2 (July 27, 2016): 155–72. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v36i2.26903.

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Abstract:
In questo saggio si vogliono prendere in disamina due testi di Luigi Malerba: Il viaggiatore sedentario (1993) e Città e dintorni (2001). Questi testi odeporici raccontano i viaggi di Malerba in Cina, Thailandia, Europa, Nord America, Grecia e Asia Minore e raccolgono le riflessioni dell’autore nate e rielaborate lungo un ampio arco di tempo. Grazie al supporto teorico offerto dal lavoro di studiosi quali Serenella Iovino, Serpil Oppermann, Ursula Heise e Rob Nixon, quest’articolo evidenzia la sensibilità postmoderna di Malerba verso l’ambiente e la sua maestria nel raffigurare il rapporto complementare esistente tra l’essere umano e la natura, tra l’umano e il non-umano. Dalle pagine di questi testi odeporici emerge, con forza, la figura di un uomo sensibile, intelligente, curioso, ironico e attento alle storie di tutti quegli esseri ignoti di passaggio sul pianeta Terra. Le osservazioni di Malerba non cadono mai in localismo nostalgico e tantomeno in “utopia regressiva” (Parole al vento 230). L’autore, invece, mostra rispetto e premura per ogni luogo, abitazione, cultura e popolo con cui entra in contatto nei sui numerosi viaggi a “zig-zag” (Viaggiatore 8) sempre fatti in compagnia della moglie Anna Lapenna.
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Barcellona, Pietro. "Elogio del discorso inutile." RUOLO TERAPEUTICO (IL), no. 114 (May 2010): 28–40. http://dx.doi.org/10.3280/rt2010-114003.

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Abstract:
La nostra epoca tecnico-scientifica sembra ossessionata dalla risoluzione di problemi, pratici o teorici che siano. Saggisti, opinionisti e persino filosofi non resistono al richiamo delle sirene. Il dramma č che ai consulenti predicatori che forniscono ricette e soluzioni, fa da contraltare una schiera sempre piů vasta di individui disorientati e incapaci di prendere decisioni autonome. La ricerca della veritŕ, perň, č ben diversa dalla ricerca di rimedi efficaci, perché implica la creazione di un nuovo spazio mentale, dove pensieri ed emozioni si trasformano in nuovi pensieri ed emozioni. Di qui la scelta dell'elogio del discorso "inutile", che attiene alle trasformazioni soggettive, alle relazioni affettive, liberando lo spazio mentale dai vincoli del conformismo sociale e dall'etica del successo. Sono "inutili" tutti quei discorsi che riguardano la sfera psichica, che producono rappresentazioni mentali diverse e creano scenari differenti da quelli consueti. Si tratta di dialoghi interattivi, creativi, dove non č possibile distinguere chi dona da chi riceve e richiamano le riflessioni sul radicamento di Simone Weil, secondo cui sapere č comprendere e non apprendere. L'efficacia del comprendere ha a che vedere con la trasformazione del soggetto, attraverso il suo sguardo sul mondo. Il discorso "inutile" usa il linguaggio dell'eccedenza, che ci aiuta ad appezzare l'incalcolabile significato degli affetti, dell'amicizia, di tutto ciň per cui vale la pena di perdere la vita per ritrovarla piů ricca. Come la conversione di Paolo, ogni nuova visione del mondo č un'irruzione dell'impensato nella vita quotidiana. E l'impensato sta a testimoniare l'eccedenza. Possiamo considerare i percorsi psicoanalitici delle conversioni, perché si strutturano nel tempo attraverso la creazione di nuovi significati, che retroagiscono sulla storia del soggetto, rilanciandola in avanti.
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Pinciara, Barbara. "Risvolti etici in psichiatria." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 1 (January 2011): 33–42. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-001004.

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Abstract:
Da sempre la Medicina sente il bisogno di darsi delle regole e dei codici di comportamento a protezione del paziente. Ciň richiede ad ogni operatore di mettersi in gioco con autenticitŕ, apertura e costanza nel tempo: compito non facile, come testimonia il fatto che spesso la comunicazione con il paziente affetto da malattia psichica č carente o assente. Le maggiori difficoltŕ in questo senso si manifestano nelle "zone grigie" del rapporto medico-paziente: ad esempio nelle situazioni di criminalitŕ connesse alla patologia psichiatrica, nelle quali la tutela del paziente č spesso in contrasto con la necessitŕ di attuare misure protettive a livello sociale. Il medico che lavora con pazienti psichiatrici si trova spesso a dover prendere decisioni che condizionano la sua libertŕ: pensiamo ad esempio ai casi a rischio di suicidio, alla prescrizione di farmaci in grado di influenzare la qualitŕ di vita in senso medico e sociale (come gli antipsicotici), all'allontanamento da famiglie maltrattanti. Anche eventi quali l'innamoramento e la sessualitŕ tra medico e paziente pongono in primo piano la questione del rapporto personale che si instaura all'interno di questa diade tanto complessa. Per far fronte a queste difficoltŕ č necessario promuovere la comunicazione e l'alleanza terapeutica, fondate sul rispetto e sulla fiducia tra i terapeuti e con il paziente. Questo richiede all'operatore sanitario non solo di agire in modo etico, ma di "essere etico" come persona.
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Chiodi, Giovanni. "Oltre la sovranità nazionale: Filippo Vassalli in missione a Londra (1945)." Italian Review of Legal History, no. 8 (December 22, 2022): 401–31. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19451.

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Abstract:
Nel novembre-dicembre 1945, il civilista Filippo Vassalli intraprese una missione a Londra, a capo di una delegazione di giuristi invitati dal British Council ad osservare il funzionamento delle istituzioni inglesi, attraverso un “legal sightseeing” fatto di “talks” e “meetings” con illustri esponenti della politica e della cultura giuridica britannica. Alcuni documenti dell’archivio Vassalli consentono ora di approfondire i risvolti di questo viaggio, di cui il giurista stilò un resoconto in alcuni suoi scritti. La ricerca, in particolare, intende dimostrare che Vassalli, durante la missione, maturò l’idea del superamento del mito della sovranità nazionale in ambito internazionale, visione successivamente estesa nel campo del diritto civile. Vassalli supportò l’orientamento favorevole alla creazione di un’organizzazione superiore ai singoli Stati, che assicurasse la pace nel mondo e offrisse una tutela sovranazionale dei diritti dell’uomo. La missione ebbe anche conseguenze sull’ordinamento della giustizia, della polizia e della vita economica italiana, alla vigilia della Costituente, di cui pure Vassalli non fu chiamato a prendere parte. Come capo della missione, infatti, egli portò in Italia a De Gasperi, titolare del dicastero degli Esteri, un messaggio del Ministro degli Esteri Bevin, personalità eminente della politica anglosassone, che aveva già influenzato Vassalli sul terreno del futuro assetto delle relazioni internazionali in tempo di pace. La missione a Londra, di conseguenza, rappresenta una vicenda centrale per comprendere il pensiero di Vassalli nel decennio repubblicano.
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Haddad Baptista, Ana Maria, Kacianna Patrícia De Jesus Barbosa e Amorim, and Paulo Saul Duek. "Em algum lugar do inacabado. JANKÉLÉVITCH, Wladimir; BERLOWITZ, Béatrice. São Paulo: Perspectiva, 2021." EccoS – Revista Científica, no. 61 (June 28, 2022): e22289. http://dx.doi.org/10.5585/eccos.n61.22289.

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Abstract:
Wladimir Jankélévitch, (1903-1985), era graduado em Filosofia pela Escola Normal Superior em Paris. Sua vida foi dedicada, predominantemente, ao magistério e a pesquisas, por excelência, na área musical entrelaçada com fortes indagações epistemológicas. Lecionou em diversas universidades da Europa e participou de inumeráveis movimentos que poderiam ser sintetizados em uma só expressão: resistência. Resistência a tudo aquilo que subtrai nossas capacidades mais criativas. Em outras palavras: resistência a tudo aquilo que oprime e nos torna incapazes de olhar para as pequenas coisas que tornam a vida tão fascinante. Por mais simples que ela seja. Foi autor de inúmeras obras. Uma das mais conhecidas é seu famoso livro O paradoxo da moral. Em algum lugar do inacabado é um livro que materializa uma longa entrevista feita pela aluna, dileta, do autor (a ela dedicou a obra A música e o inefável) Béatrice Berlowitz. A excelente introdução, tradução e notas foi realizada por Clóvis Salgado Gontijo. O livro em referência é estruturado por partes. Cada parte possui uma temática em que a entrevistadora demonstra um preparo e conhecimento do entrevistado fora do comum. De fato, ela mostra total domínio do conjunto de obras de Jankélévitch.Apesar de ser um livro cuja estrutura se estabelece pelos diversos temas abordados, existe uma unidade que é tecida, finamente, por uma grande obsessão do autor: o tempo! Conduz-nos, nós leitores, a verdadeiros jardins da memória atravessado por rios que refletem cintilações, diga-se de passagem, em que o tempo ora se mostra aprisionado em cápsulas de um retorno, ora como um devir irreversível, (por lembramos do saudoso Prigogine), ora na música, ora quando se refere à morte enquanto uma finitude concreta.A grande verdade, ao lermos o livro em questão, é que seria quase impossível falar sobre ele. As imagens poéticas, entrelaçadas agudamente, com perspectivas filosóficas dignas de serem questionadas, praticamente, tiram o nosso fôlego diante de tantas possibilidades a que o autor nos conduz. De forma leve e sedutora. Como se estivéssemos lado a lado diante de suas colocações regidas, quase que cegamente, por uma sensibilidade elevada ao mais alto grau. Rumo, de fato, ao inacabado de nossas esferas subjetivas. A inesquecível e atordoante descida ao abismo que a interioridade jamais para de nos cindir e escavar, por não esquecer de Deleuze (sejamos justos). Nessa medida, somos conduzidos por ele e pela entrevistadora quando adentramos, por exemplo, na parte em que ambos falam do amor. O filósofo vai direto a certos pontos marcados pela tradição literária e filosófica. Situa-nos, entre tantos outros pontos que poderiam ser mencionados, a margens paradoxais de estados amorosos, que dançam nas profundezas de rios tão insondáveis quanto aqueles descritos pela alma de Guimarães Rosa. "O amor é mais forte que o mal, o mal é mais forte que o amor, e assim infinitamente. Essa contradição nunca poderá ser resolvida, o dilaceramento nunca poderá ser recosturado" (p.185). Prossegue o autor: "O amor não é mais verdadeiro que a verdade e mais justo que a justiça?" (p.184). Ou: "O amante ama seu amado por inteiro, incluindo os defeitos; ama-o como ele é, com os seus vícios, apesar dos seus vícios...Chegaríamos até mesmo a dizer: por causa dos seus vícios" (p.187). Enfim, particularmente sobre o amor, Jankélévitch atordoa os leitores como se estivéssemos dentro de um cilindro, espiralado, subjugados por movimentos contínuos de subidas e descidas. E assim nos conduz para as concepções de amor em Platão e outras esferas. No entanto, sem jamais tangenciar o banal e a mesmice digna de almanaques ordinários que não cessam de povoar, para infelicidade humana, o nosso cotidiano em todos os graus.Uma outra parte do livro que nos chama a atenção é aquela dedicada à morte. O questionamento a respeito da finitude inescapável é agudíssimo. De certa forma, ele nos arrasta para pensarmos: em que medida encaramos a morte? Por que, mesmo sabendo que vamos morrer, (uma determinação fatal), o sobressalto diante da morte de alguém nos paralisa?"Ao mesmo tempo, porém, podemos dizer que nos preparamos para morte a cada instante de nossa vida, posto que a morte nunca nos desvencilha por completo de sua misteriosa presença, simultaneamente prevista e imprevisível" (p.226). Reporta-se, de forma contundente, à morte não como uma doença! E, sim, como a doença. E, claro, incurável. Uma condição humana da qual ninguém pode escapar. "Não se aprende a morrer. Não se pode se preparar ao que é absolutamente de outra ordem. Uma preparação sem preparativos: eis o que exige a morte" (p.227). O filósofo prossegue declarando que a morte jamais oferece à humanidade um ponto de apoio. Ou seja, não existem escapatórias. Por tal razão ela não pode ser capturada por meditações. "O pensamento, ao não ter do que se ocupar gira em círculos indefinidamente. De tanto repetir, de tanto entrechocar todas as palavras relativas à morte, acabaremos por fazer fulgurar algum clarão?" (p. 228). Nessa medida, o autor nos leva a pensar, entre tantas outras coisas que poderiam ser destacadas, que meditar sobre a morte, na verdade, é meditar sobre a vida e, assim sendo, oscilamos entre a sonolência e a angústia. Deveríamos, antes, olharmos para acontecimentos que possam nos preencher. Caso contrário somente nos restaria o vazio de uma existência que não valeria a pena viver. Remete-nos a uma dolorosa situação e que no entanto é real: após a morte de alguém, (não importa de quem), a vida como um todo, inabalável, possui continuidade. Tudo continua e deixa de lado aquele momento, de interrupção, criada por uma morte individual. Como já disseram muitos poetas: o dia em que morrermos o sol continuará a brilhar. E os lobos continuarão a uivar. As formigas continuarão a trabalhar. As cigarras não vão interromper seus cantos! E mais: queiramos ou não cairemos nos mares das memórias regidas pelo esquecimento, indiferença. Provavelmente algumas cintilações, efêmeras, do que fomos um dia surjam. Mas nada podemos assegurar após o nosso desaparecimento. Nada. Nada. Nada. "A morte abre a janela para alguma nova terra? É uma sacada que dá para um torrão desconhecido? Já basta! Ela desemboca no vazio...no nada (rien) de toda terra. Para escapar a esse nada, os homens inventaram um alhures, uma para além, uma margem ulterior" (p.232).Merece ser ressaltado, ao lermos este belíssimo livro, a parte em que Jankélévitch nos coloca, – a partir, sempre, da conduta da entrevistadora –, como temática, central, a música. O autor relaciona música e silêncio. Um ponto alto em suas reflexões. Dessa forma, somos tentados, sedutoramente, a pensarmos nas relações incontornáveis entre a exigência da música que é, sobretudo, o silêncio. Ou seja, para que possamos ouvir uma música é necessário que façamos o silêncio. Uma imposição quase que automática! Como ouvir uma música sem que nenhum ruído nos distraia? Como ouvir uma música se estivermos falando? A música jamais tolera o barulho. Ela exige o silêncio. "A música, que por sua vez faz tanto ruído na sala, é o silêncio de todos os outros ruídos; todos os ruídos são parasitas diante da música" (p.257). Quando atravessamos as reflexões do autor a respeito da arte musical somos invadidos por uma incrível perplexidade. Em que consiste tal perplexidade? O que ele nos diz já sabíamos. Mas jamais tínhamos pensado nisso. Eis o papel daqueles que dão voz ao que não tínhamos sequer pensado. Imaginado. No entanto, tudo estava diante de nossos olhos! Dançando e pululando! Mas não enxergávamos. Estávamos surdos e cegos ao que agora se mostra tão lucidamente para nós. Mas foi preciso alguém sentir, ver e materializar o imperceptível que num verdadeiro salto se mostra irradiante e luminoso diante de nós. Sentimo-nos atônitos mediante o sublime exposto pelo autor. Sabíamos de tudo. Mas, ao mesmo tempo, não sabíamos. "Muitos músicos, ao envelhecerem, tendem pouco a pouco ao silêncio; como se as suas obras fossem vencidas pelo despojamento e pela nudez do inverno" (p.260).O filósofo nos coloca diante de muitos músicos. Mas, nitidamente, percebemos o quanto ele nos chama a atenção para Debussy: "O ruído do mar que ouvimos se compõe de uma infinidade de murmúrios que não ouvimos; em Debussy, as incontáveis gotinhas de onde nascem esses incontáveis murmúrios são convertidos em música" (p.264). Evidentemente, o autor se refere à famosa música de Debussy que se intitula La Mer . Quase impossível, nós leitores, não ouvirmos La Mer novamente. Assim vamos em busca dos sons indicados pela sensibilidade de Jankélévitch. Descortinam-se sons inusitados. Murmúrios oceânicos que vem ao encontro das finas camadas de nossa – oscilante, sempre oscilante – subjetividade. "O chiar de um inseto, o gaguejar de um bicho noturno, o estalar de uma folha seca, o suspiro de um brotinho de relva...Nada escapa ao ouvido milagroso de Debussy" (p.264). Novas sonoridades pululam ao encalço do que antes, talvez, fossem inaudíveis, para nós leitores, muitas vezes, asfixiados por nosso infame e tedioso cotidiano, isto é, onde reinam a mesmice e as infelicidades da angústia e que resistem aos grandiosos convites que a vida nos proporciona.Conforme adentramos nos textos do livro, muitas questões são, de certa forma, impostas à reflexão. Entre elas: por que somos enredados, muitas vezes, por coisas que não valeriam sequer ser notadas por nós? Em que medida deixamos para trás – sem a mínima chance de um retorno – o que deveria ser admirado? Por que as misérias humanas se abrem diante de nós sem que possamos domá-las? Por que não paramos e, de fato, seguimos o famoso Olhai os lírios do campo? O que nos impede? Seria, na real, nossa única forma de vida aquela que nos rouba, descaradamente, seus melhores momentos? Em que dimensão existencial nos encontramos? Em que medida a circularidade temporal, (que coexiste com o eixo irreversível), repetitiva e que subtrai a transformação, se mantém soberana?E, finalmente, as últimas entrevistas do livro possuem um fio condutor que promove a união da música, do tempo e do piano enquanto instrumento: "É pelo piano que me conecto à música, amo a música que posso ter sob os dedos; a minha ligação com certos músicos que nem sempre são criadores geniais se deve ao lado pianístico de suas obras" (p.289). Afirma, com muita suavidade e poeticidade, a satisfação tátil que o piano, enquanto instrumento, possibilita. Assim como "a participação de todo ser no encanto do tempo" (p.290). Afirma como uma música ao piano é plena. Dispensa outros instrumentos. Ele quando está diante de uma partitura sente como se estivesse adentrando no que já sabia de antemão. Sensação primeira jamais experimentada antes. Uma espécie de leitura à primeira vista. Muitas vezes adiada porque ele já espera algo que vai empurrá-lo para abismos de vislumbres nunca antes vividos. "Quando consigo reservar uma ou duas horas no fim da jornada, é ao piano que as consagro: isso porque o piano derrama em nós a serenidade da alma, a exaltação poética, o esquecimento do tempo" (p.300). Com isso, nós leitores, sentimos que abrem-se diante de nós certas perplexidades que vão da inércia, frequente automatização de nossa intuição sensorial, às aberturas de nossa alma para outras paisagens repletas de novos aromas. Dantes nunca testados ou experimentados. Uma delas, quando o autor nos coloca que juízos de valores em relação à música são quase inúteis. Em especial, declara o autor, porque a música se desenvolve numa dimensão de temporalidade que se mostra continuamente inacabada! "E ainda que a obra musical, sonata ou sinfonia, tenha um começo ou um fim, a temporalidade na qual a obra se recorta nunca começa e não há de terminar" (p.301). Prossegue o autor: "O inacabamento da temporalidade nunca é uma simples mutilação e influencia a obra fechada, tornando-a evasiva, vaporosa e difluente" (p.301). Nessa medida, conclui o autor que a música encerra em si mesma uma temporalidade brumosa e englobante. Com isso não existem critérios unívocos que possam julgá-la. A música foge aos critérios. Ela não se deixa prender pelos tentáculos dos modelos preestabelecidos que regem as críticas.Ao finalizarmos a leitura da obra vemos que este livro poderia ser indicado para qualquer ser humano, não importa a área de especialização, e a todos aqueles que, momentaneamente, esquecerem de si mesmos. Mas também a todos que estão à escuta de uma sinfonia mais vasta. Sinfonias aromáticas que nos arrastam para um olhar mais complacente diante das adversidades da vida que como tais, na maioria das vezes, sempre se farão presentes. A grande sabedoria está em como administrarmos aquilo que não é esperado. O imprevisível e as indeterminações fazem parte de um círculo que envolve, queiramos ou não, as nossas vidas. Concluímos, também, o quanto determinadas existências foram marcantes e necessárias para pontuar e desviar nossos olhares para outros horizontes. E ao descortiná-los para nós temos a sensação, muito nítida, de que muito pode ser mudado e transformado.No entanto, em nenhum momento do livro, Jankélévitch impõe seu ponto de vista ou julga. Deixa que seus leitores, de forma natural e deslizante, sejam conduzidos às paisagens que ele oferece. Como um convite educado em que ninguém seja obrigado a compactuar com suas posições. Confessa, em alguns momentos do livro, que ninguém está obrigado a gostar das mesmas coisas porque estas passaram por crivos de academias de todas as espécies. "A arte não deve recusar o encanto, deve somente refiná-lo e aprofundá-lo: do prazer não recusa senão a repugnante facilidade" (p.323). Com tal afirmativa devemos considerar que, muitas vezes, as artes, (incluindo a literatura), são acusadas de envolver atmosferas sensíveis muito distantes do senso comum e o consagrado por critérios estabelecidos como absolutos. O filósofo possui uma posição muito provocativa. Isto é, declara que a estética, como um todo, deve ser revista e reorganizada para que não possamos estacionar em zonas que paralisam nossos sentidos. "O homem razoável recusa ser cativado por razões que nada provam, que nada ensinam, que não admitem a mudança nem a análise das ideias, mas que solicitam, o silêncio de uma comunhão imediata" (p.320).
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Helsing, Marie, Daniel Västfjäll, Pär Bjälkebring, Patrik Juslin, and Terry Hartig. "An Experimental Field Study of the Effects of Listening to Self-selected Music on Emotions, Stress, and Cortisol Levels." Music and Medicine 8, no. 4 (October 26, 2016): 187. http://dx.doi.org/10.47513/mmd.v8i4.442.

Full text
Abstract:
Music listening may evoke meaningful emotions in listeners and may enhance certain health benefits. At the same time, it is important to consider individual differences, such as musical taste, when examining musical emotions and in considering their possible health effects. In a field experiment, 21 women listened to their own preferred music on mp3-players daily for 30 minutes during a two week time period in their own homes. One week they listened to their own chosen relaxing music and the other their own chosen energizing music. Self-reported stress, emotions and health were measured by a questionnaire each day and salivary cortisol was measured with 6 samples two consecutive days every week. The experiment group was compared to a control group (N = 20) who were instructed to relax for 30 minutes everyday for three weeks, and with a baseline week when they relaxed without music for one week (before the music intervention weeks). The results showed that when participants in the experiment group listened to their own chosen music they reported to have experienced significantly higher intensity positive emotions and less stress than when they relaxed without music. There was also a significant decrease in cortisol from the baseline week to the second music intervention week. The control group’s reported stress levels, perceived emotions and cortisol levels remain stable during all three weeks of the study. Together these results suggest that listening to preferred music may be a more effective way of reducing feelings of stress and cortisol levels and increasing positive emotions than relaxing without music. Keywords: music, emotions, stress, cortisol levelsSpanishEstudio experimental de Campo de los efectos de la Escucha de Musica seleccionada por uno mismo en las emociones, el stress y los niveles de cortisol.Marie Helsing, Daniel Västfjäll, Pär Bjälkebring, Patrik Juslin, Terry Hartig La escucha musical puede evocar emociones significativas en los oyentes y puede lograr algunos beneficios en la salud. Al mismo tiempo, es importante considerar las diferencias individuales, como por ejemplo el gusto musical, cuando examinamos las emociones musicales y al considerar sus posibles efectos en la salud. En este experimento de campo 21 mujeres escucharon su música preferida 30 minutos por dia durante 2 semanas utilizando reproductores de mp3 en sus propias casas. Una semana escucharon la música que eligieron como relajante y la semana siguiente la música que eligieron como energizante. Los auto-reportes de stress, emociones y salud fueron medidos con cuestionarios diarios a la vez que se midió el nivel de cortisol en saliva con 6 muestras tomadas durante dos días consecutivos cada semana. El grupo experimental fue comparado con el grupo control (N=20) que habían sido instruidas para realizar relajación durante 30 minutos todos los días durante tres semanas y con una semana de base en la cual se relajaban sin música (antes de las semanas de intervención musical). Los resultados mostraron que cuando las participantes del grupo experimental escucharon su propia música, reportaron haber experimentado significativamente una mayor intensidad de emociones positivas y menor stress que cuando se relajaron sin música. Hubo también una disminución significativa en el cortisol desde la semana de base a la segunda semana con la intervención musical. El grupo control reportó que los niveles de stress , percepción emocional y niveles de cortisol permanecieron estables durante las tres semanas del estudio. Estos resultados sugieren que escuchar música preferida puede ser una forma más efectiva de reducir la sensación de stress y los niveles de cortisol y de incrementar las emociones positivas que la relajación sin música. Palabras clave: Escucha musical , cortisol , respuesta al stress GermanDie Effekte vom Hören selbst gewählter Musik auf Emotionen, Stress und Cortisol Level: Eine experimentelle Feldstudie Marie Helsing, Daniel Västfjäll, Pär Bjälkebring, Patrik Juslin, Terry Hartig Musikhören kann beim Hörer bedeutsame Emotionen auslösen und gewisse Gesundheitsvorteile bewirken. Gleichzeitig ist es wichtig, individuelle Unterschiede, wie den musikalischen Geschmack, zu beachten, wenn man musikalische Emotionen untersucht und deren mögliche gesundheitliche Effekte betrachtet. In einem Feldexperiment hörten 21 Frauen ihre selbst gewählte Musik über einen mp3 Spieler täglich 30 Minuten während einem Zeitraum von 2 Wochen in ihrem eigenen Zuhause.Eine Woche lang hörten sie ihre selbst gewählte entspannende Musik, in der anderen Woche selbst gewählte energetisierende Musik. Selbstberichteter Stress, Emotionenund Gesundheit wurden mithilfe eines Fragebogens täglich, der Cortisolspiegel mit 6 Beispielen an zwei aufeinander folgenden Tagen wöchentlich gemessen. Die experimentelle Gruppe wurde mit einer Kontrollgruppe verglichen (N=20), die angewiesen wurde, 3 Wochen lang täglich 30 Minuten zu entspannen; mit einer baseline-Woche, während der sie eine Woche lang ohne Musik entspannten (vor der Musik-Interventionswoche). Die Ergebnisse zeigten, dass die Teilnehmer der experimentellen Gruppe berichteten, sie hätten bei ihrer selbst gewählten Musik signifikant höhere intensive positive Emotionen und weniger Stress, als wenn sie ohne Musik entspannten. Außerdem fand sich eine signifikante Abnahme des Cortisols von der baseline-Woche zur 2. Woche mit Musikintervention. Die von der Kontrollgruppe berichteten Stresslevel, erlebten Emotionen und der Cortisolspiegel blieben während all der drei Studienwochen stabil. Zusammengefasst lassen diese Resultate vermuten, dass Hören von selbst gewählter Musik eine effektivere Möglichkeit darstellt, Gefühle von Stress und Cortisollevel zu reduzieren und positive Gefühle zu erzeugen, wie Entspannung ohne Musik.Keywords: Musikhören, Cortisol, Stressresponse ItalianStudio Sperimentale sul Campo degli Effetti Legati all’Ascolto della Musica Auto-Selezionata sulle Emozioni, Stress, Livello del Cortisolo Marie Helsing, Daniel Västfjäll, Pär Bjälkebring, Patrik Juslin, Terry HartigAscoltare musica può suscitare emozioni e può dare benefici alla salute. Allo stesso tempo però è importante prendere in considerazione le differenze individuali ,come il gusto musicale, quando si indaga sulle emozioni musicali, e considerare il loro possible effetto sulla salute. In un esperimeto sul campo 21 donne hanno ascoltato la loro musica preferita, su lettori mp3, ogni giorno, nelle loro case, per 30 minuti lungo un periodo di tempo di 2 settimane. Una settimana hanno ascoltato musica rilassante e l’alta settimana musica energizzante. Stress, emozioni e salute sono stati misurati da un questionario ogni giorno e il cortisolo della salia è stato misurato con 6 campioni due giorni consecutivi ogni settimana. Il gruppo di sperimentazione è stato messo a confroto con un altro gruppo di controllo (N= 20) al quale è stata assegnata una settimana di controllo di relax senza musica e dopo hanno avuto istruzione di rilassarsi per 30 minuti ogni giorno per tre settimane. I risultati hanno mostrato che quando i partecipanti del gruppo hanno ascoltato la loro musica essi hanno riferito di aver avuto meno stress e di aver vissuto emozioni positive in un livello significativamente piú alto rispetto a quando si rilassavano senza musica. C’è stata anche una diminuzine significativa del cortisolo nel passaggio tra la settimana di controllo alla settimana in cui è stata introdotta la musica. Il gruppo di controllo ha riportato livelli di stress, emozioni percepite e livelli di cortisolo stabili durante tutte e tre le settimane dello studio. Tutti questi risultati ci suggeriscono che rilassarsi ascoltando la nostra musica preferita può essere un modo molto efficace per ridurre i livelli di stress e di cotisolo ed aumentare le emozioni positive, rispetto a rilassarsi senza musica. Parole Chiave: ascoltare musica, cortisolo, stress Chinese聆聽自選音樂對情緒、壓力及皮質醇水平效用之實驗性實地研究聆聽音樂能激發對聆聽者而言具有意義的情緒,並有益於促進健康。於此同時,當評估音樂對情緒及健康可能帶來的影響時,考慮到個別差異(如:個人的音樂品味)至關重要。在一個實地研究中,21位女性連續兩週,每天30分鐘在家聆聽她們喜歡的音樂mp3,其中一週,他們聆聽自己選擇的放鬆音樂,另一週則聆聽自選的活力音樂。在自陳問卷中每天測量壓力值、情緒與健康狀態,並每週連續兩天測量六個唾液皮質醇樣本。在音樂介入之前,以一週沒有聆聽音樂的放鬆作為基線期,將實驗組的結果與連續三週每天進行30分鐘放鬆的控制組(N=20)比較,結果顯示和未聆聽音樂的放鬆經驗相比,實驗組的參與者表示,在她們聆聽自選音樂的時候,感受到明顯較高強度的正向情緒以及較少的壓力。同時,與第一週的基線期相比,皮質醇在第二週音樂開始介入後也顯著降低。相對的,控制組的自陳壓力值、情緒感知及皮質醇程度在研究進行的三週之中皆保持穩定。研究結果建議,在放鬆時聆聽個人偏好的音樂比沒有聆聽音樂更能有效降低壓力感與皮質醇程度,並增加正向情緒 。 Japanese自分で選んだ音楽を聴くことによる、感情、ストレス、 コルチゾール値への影響についての実験的実地調査Marie Helsing, Daniel Västfjäll, Pär Bjälkebring, Patrik Juslin, Terry Hartig 音楽鑑賞は鑑賞者の有意義な感情を喚起し一定の健康利益を高める可能性がある。同時に、音楽感情を調査、またそれらの健康への影響の可能性を考察する際には、音楽の嗜好など、個人差を考慮することが重要である。実地調査では、21人の女性が各自の好む音楽を一日30分、2週間、MP3プレイヤーを使って自宅で聴いた。一週間は自分で選択したリラックスする音楽を、もう一週間は自分で選択した活力を与える音楽を聴いた。自己申告によるストレス、感情、健康がアンケートを使って毎日計測され、唾液内のコルチゾール値は、毎週2日連続して6つのサンプルを使って計測された。実験グループは毎日30分のリラクゼーションを3週間行ったコントロール群 (N=20) と比較され、コントロール群はベースラインとなる週(リラクゼーションを始める前の週)に音楽なしのリラクゼーションも行った。結果は、実験グループ参加者が好みの音楽を聴いている時、著しく高い強さでポジティブな感情を経験し、音楽なしでリラックスしている時よりもストレスが少ないということを示した。また、コルチゾール値は、ベースライン週に比べて音楽介入のあった2週目の方が有意に減少していた。コントロール群では、ストレスレベル、感情知覚、コルチゾール値が、調査中3週間において安定を保持したことが報告された。これらの結果を合わせると、好みの音楽を聴くことはよりストレス感情とコルチゾール値を減少させ、音楽なしのリラクゼーションよりもポジティブな感情を増加させることが示唆される。キーワード:音楽鑑賞、コルチゾール、ストレス反応 Korean개인선곡 음악감상이 정서, 스트레스, 코티졸 레벨에 미치는 영향에 대한 임상 실험 연구Marie Helsing, Daniel Västfjäll, Pär Bjälkebring, Patrik Juslin, Terry Hartig음악을 듣는 것은 듣는 사람에게 중요한 정서를 이끌어 낼 수 있으며 특정한 건강 혜택들을 증진시킬 수 있다. 동시에, 음악적 정서를 조사할 때, 또한 그것들이 건강에 끼칠 수 있는 영향들을 고려할 때 음악적 취향과 같은 개인차를 고려해야 한다. 임상 실험에서, 21명의 여성들은 자신의 집에서 2주 동안 매일 30분씩 MP3 플레이어로 자신이 좋아하는 음악을 들었다. 첫 일주일 동안, 그들은 자신이 선택한 이완 음악을 들었고, 두 번째 일주일간은 자신이 선택한 에너지를 주는 음악을 들었다. 매일 질문지로 자신이 보고한 스트레스, 감정, 건강 등을 평가했고, 매주 2일 연속 6개의 샘플을 가지고 타액내 코티졸을 측정했다. 실험집단은 3주 동안 매일 30분씩 이완을 시키라고 지시를 받은 통제 집단(N=20)과 비교했으며, 음악 중재 전 일주일 동안 음악 없이 이완을 시켰던 때를 기초선 주간(baseline week)으로 정했다. 그 결과, 실험 집단의 참가자들은 음악없이 이완을 시켰던 때보다 자신이 선택한 음악을 들었을 때 유의미하게 더 높은 강도의 긍정적 정서와 더 적은 스트레스를 경험했다고 보고했다. 또한 기초선 주간으로부터 두 번째 음악 중재 주까지 코티졸의 유의미한 감소도 있었다. 통제 집단이 보고한 스트레스 수준, 인식한 감정, 코티졸 레벨은 3주 간의 연구 기간 내내 안정적이었다. 이런 결과들을 종합했을 때, 선호하는 음악을 듣는 것이 음악 없이 이완을 시키는 것보다 긍정적인 정서를 증가시켜주고 스트레스 감정과 코티졸 수준을 줄여주는 보다 효과적인 방법이 될 수 있음을 제안한다. 키워드: 음악 감상, 코티졸, 스트레스 반응
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Romano, Nicolò. "È tempo di prendere sul serio la risata." Nature Italy, October 6, 2022. http://dx.doi.org/10.1038/d43978-022-00136-8.

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D’Agostino, Francesco. "Biopolitica: fondamenti filosofico-giuridici." Medicina e Morale 58, no. 2 (April 30, 2009). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2009.251.

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Abstract:
La riflessione di Francesco D'Agostino procede a partire da una sintetica presentazione della genealogia e dei successivi sviluppi del concetto di “persona” nella cultura occidentale, soffermandosi specificamente sulla sua recente identificazione positivistica (astratta e formalizzante) con la categoria di “soggetto di diritto” – e sulla sua conseguente manipolabilità pragmatica e normativa. Tale paradigma è entrato ormai in crisi, come testimoniano le irresolubili problematiche sorte attorno alla disciplina legale del bios, ed in particolare alla difficoltà, che ne deriva direttamente, di arginare normativamente ogni tentazione di strapotere biopolitico: né il tentativo empirista di riabilitare il concetto in base alla capacità di autodeterminazione, appare davvero serio e teoreticamente persuasivo. Più promettente risulta invece la proposta di tornare ad una fondazione del diritto nella persona e nella sua concreta corporeità: andando oltre le proposte di Stefano Rodotà, messe fecondamente a confronto con il personalismo di Elio Sgreccia, D'Agostino suggerisce di prendere sul serio l'idea di “biografia” per riscoprirne al fondo un integrato, perché relazionale, concetto di persona umana. In questo impegno teoretico appare ricco di conseguenze il passaggio dalla considerazione prioritaria dei corpi a quella della “carne”, assai più densa dal punto di vista filosofico e teologico: sia per via del suo riferimento intrinseco alla vulnerabilità, sia per la sua strutturale apertura, alternativa alla chiusura individualistica del corpo in se stesso, alla relazione con l'altro da sé e soprattutto con il Dio in-carnato. ---------- The reflection of Francesco D'Agostino proceeds from a brief presentation of the genealogy and subsequent developments of the concept of "person" in Western culture, focussing specifically on the recent and abstract identification positivistic between the concept of person and the concept of "subject of law "- and its consequent manipulation by the pragmatic legislation. This paradigm is now in crisis, as shown by the neverending discussions about the legal framework of the “bios”, and in particular the difficulties to contain by the legislation every temptation of the excesses of the biopolitics: neither the empiricist attempt to rehabilitate the concept proceeding from the ability to self-determination, appears very serious and theoretically persuasive. More promising is instead the proposal to return to a foundation of law in person and in his concrete corporeity: going beyond the proposals of Stephen Rodotà, originally compared with the personalism of Elio Sgreccia, D'Agostino suggested to take seriously the idea of "biography" to rediscover an integrated and relational concept of the human person. In this commitment, the transition from the concept of “body” to concept of “flesh” promises many theoretical consequences, because the concept of flash is much more dense in terms of philosophical and theological thought: as well as by its reference to the intrinsic vulnerability, both for its structural openness to the relationship with the other and with the christian God, just appeared in the flesh.
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Aloé, Carla. "Wellington 2013 – Ippolita rinascimentale: le Amazzoni americane nell’epica italiana." altrelettere, May 20, 2014. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-19.

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Abstract:
Lo scopo di questo articolo è analizzare il mito delle Amazzoni del Nuovo Mondo nei poemi epici italiani del Rinascimento. L’ambito di studio va dalla scoperta dell’America fino alla prima metà del XVII secolo, in quanto oggetto di ricerca sarà la percezione del mito che seguì immediatamente le grandi scoperte geografiche. La prima parte presenta una storia del mito focalizzata in particolare sul ritardo, rispetto alle notizie che gli scrittori avevano a disposizione, nell’introduzione delle Amazzoni americane nei poemi. I poeti infatti non riescono né ad allontanarsi dalla tradizione classica, che voleva le Amazzoni posizionate per lo più in Asia ed Africa, né a prendere le distanze dall’auctoritas storica dei repertori di viaggio. Nella seconda parte vengono presi in considerazione i primi due poemi epici, completi e in italiano, interamente dedicati alla scoperta, che restano tra i più importanti del ciclo americano: il "Mondo nuovo" di Giovanni Giorgini (1596) e il "Mondo nuovo" di Tommaso Stigliani (1617, 1628). In queste opere le Amazzoni cominciano ad avere uno spessore letterario e gli autori riescono, in parte, a superare un approccio di totale subordinazione alle fonti storiografiche usando le guerriere per inserirsi nel dibattito sulle donne che era molto in voga in quegli anni. Nell’ultima parte si mette in luce come, nei poemi sull’America, le Amazzoni vengano utilizzate per raccontare la realtà italiana, più che per dare ai lettori l’idea di un’alterità lontana e sconosciuta. Le Amazzoni finiscono così con il rappresentare le categorie sociali del tempo, rispecchiando le identità politiche e culturali delle donne nelle corti rinascimentali e barocche.
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