Academic literature on the topic 'Pratiche di pace'

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Journal articles on the topic "Pratiche di pace"

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Good, Byron J., and Mary-Jo Del Vecchio Good. "Il disturbo post-traumatico da stress č un concetto ‘sufficientemente buono' per il lavoro psichiatrico sulle conseguenze dei conflitti?" RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 2 (July 2012): 99–119. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-002006.

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Abstract:
In un classico articolo del 1992, Derek Summerfield sostenne che "per la grande maggioranza dei sopravvissuti lo stress posttraumatico č una pseudocondizione, una ridefinizione della sofferenza comprensibile della guerra come problema tecnico per il quale sono disponibili soluzioni tecniche a breve termine come il counseling" Non ci sono prove che le popolazioni colpite dalla guerra cerchino questi approcci importati, che sembrano ignorare le loro tradizioni, i loro sistemi di significato, le loro prioritŕ effettive" (p.1449). Questo articolo descrive un programma di collaborazione attiva fra un'équipe della Harvard Medical School e la IOM (Organizzazione Internazionale per la Migrazione) in Indonesia in risposta ai "lasciti della violenza" fra gli abitanti dei villaggi rurali di Aceh, Indonesia, dopo lo tsunami del 2004 e l'accordo di pace tra il governo indonesiano e il Movimento Aceh Libera che mise fine a venti anni di conflitto. L'articolo fornisce dati provenienti da una serie di studi che indicano livelli elevati di esperienze traumatiche e di problemi di salute mentale ad Aceh dopo il conflitto. Descrive un progetto IOM di promozione attiva di salute mentale che ha usato équipe di medici di base e infermieri per rispondere ai problemi di salute mentale, e un progetto valutativo che fornisce importanti prove empiriche dell'efficacia nella pratica del programma. Sostiene che il PTSD č ben altro che una "pseudocondizione" e che i programmi d'intervento possono essere molto potenti nel ridurre sintomi e disabilitŕ. Conclude che lo sviluppo di programmi di salute mentale integrati in politiche di salute pubblica in contesti postbellici dovrebbe avere una prioritŕ elevata.
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Miglietta, Donata. "Quando i conflitti sono in gioco. Gruppi, formazione, diversitŕ." GRUPPI, no. 1 (October 2010): 103–10. http://dx.doi.org/10.3280/gru2010-001009.

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Abstract:
Il passaggio dalla posizione dell'ascolto al coinvolgimento corporeo del terapeuta che avviene nei gruppi di bambini č stato spesso sentito come eretico sia rispetto alla psicoanalisi sia rispetto alle teorie sui gruppi analitici. Nella formazione non si deve perdere di vista il fatto che, anche all'interno della stessa scuola, la pratica unificata č un'illusione (Schaffer). Il lavoro dei formatori č un lavoro di confine che regola il flusso della discordanza e della differenza e siamo noi a dovere vigilare affinché la diversitŕ non si trasformi in guerra. Quando le diversitŕ entrano in campo si tratta di affrontarne gli effetti. Nei gruppi di formazione per psicoterapeuti infantili il conflitto assume spesso figurazioni visibili e invisibili. Nei processi formativi con lo psicodramma si evidenziano percorsi evocatori di immagini che vanno dallo scontro tra bande armate al gioco dei bisticci fino all'integrazione delle differenze. Le psicoterapie sono oggi una galassia dai confini incerti e, come formatori, dobbiamo pensare ad un sistema aperto di conoscenza. Si dovrebbe mantenere la consapevolezza che non č impossibile che il processo vari da analista a analista, forse da paziente a paziente, in modo molto significativo (Meltzer). La questione č in visibile nei processi formativi della scuola COIRAG alla quale affluiscono sottogruppi con matrici teorico cliniche complesse e non certo univoche. La formazione si dovrebbe muovere nello spirito della COIRAG volto a costruire una storia comune in un tempo in cui tutti abbiamo bisogno di pace. Appare dunque significativo percorrere alcuni passaggi di questo percorso attraverso la formazione dei conduttori per gruppi in etŕ evolutiva. Si descrive il percorso tra emersione delle differenze teoriche, scontro e confronto nella formazione dei conduttori di gruppi in etŕ evolutiva. In analogia con il gioco dei bambini anche i conduttori modulano l'intensitŕ del conflitto attraverso la comparsa e la circolazione di immagini ludiche. Il conflitto che si trasforma in gioco puň facilitare il confronto tra diversitŕ teorico-tecniche.
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D’Agostino, Francesco. "Per una convivenza tra i popoli: pluralismo e tolleranza." Medicina e Morale 55, no. 3 (June 30, 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.352.

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Abstract:
L’articolo propone l’antico tema della convivenza tra i popoli, quanto mai attuale al giorno d’oggi, per il fatto che ci troviamo di fronte a nuove forme di conflitto, non gestibili con vecchi parametri concettuali, che impongono di riflettere sul come sia possibile una società multiculturale. Le strade ipotizzabili per una convivenza a carattere interculturale e interreligioso sono soltanto tre: la via dell’assimilazione, la via della marginalizzazione e la via dell’integrazione: le prime due sono state abbondantemente sperimentate in diversi contesti politico-nazionali e mostrano da tempo tutti i loro limiti, la terza via è quella che, molto faticosamente, si cerca di mettere alla prova in molti paesi del mondo di oggi ed è quella che richiede un significativo impegno intellettuale e di buona volontà (politica e morale). Un punto essenziale che qualifica il modello dell’integrazione è il primato della persona, secondo due linee: il primato della persona sullo Stato di cui sia cittadina e il primato della persona sulla comunità di cui essa sia un membro. La persona è intesa nel suo essere soggetto in relazione, giacché essa manifesta tutte le proprie potenzialità donandosi all’altro e non chiudendosi autoreferenzialmente in se stessa. Questo è il fondamento autentico di ogni progetto di pace, che prima ancora di essere un progetto politico possiede il carattere di un autentico progetto antropologico. Tale relazionalità chiede, pertanto, di essere garantita. Garante della relazionalità è proprio il diritto, quale forma di esperienza umana costitutivamente relazionale. Lo Stato dovrà operare per garantire la relazionalità multietnica, attraverso l’assunzione di un atteggiamento di imparzialità, distinguendo i valori elaborati dalle culture, e le pratiche sociali ad essi corrispondenti, in almeno tre categorie: quella dei valori che appaiono semplicemente tollerabili, quella dei valori che meritino di essere ritenuti rispettabili e quella, infine, dei valori che per la loro forza intrinseca debbano essere qualificati come condivisibili L’aspetto più arduo concerne l’integrazione, i suoi limiti e quindi la tolleranza verso le culture. Occorre, infatti, fissare i confini della tolleranza che dovrà essere sempre condizionata, argomentata, dinamica, credibile e dovrà, infine, possedere un carattere dialogico. ---------- The article proposes the ancient theme of the cohabitation between peoples, very actual nowadays, for the fact that we have to face new forms of conflict, not manageable with old conceptual parameters, that impose to reflect on how a multicultural society is possible. The roads for an intercultural and interreligious cohabitation are only three: the way of assimilation, the way of the marginalization and the way of the integration: first two have been abundantly experimented in different political- national contexts and they have shown for time all their limits, the third way is that which, very laboriously, many countries of the world of today are trying to test and it requires a meaningful intellectual engagement and good (politics and moral) will. An essential point that qualifies the model of the integration is the primacy of the person according to two lines: the person’s primacy on the State of which it is citizen and the person’s supremacy on community of which it is a member. The person is understood in his being subject in relationship, since it manifests the whole own potentialities giving itself to the other and not closing in itself. This is the authentic base of every project of peace, that possesses the character of an authentic anthropological project even before being a political project. Such relational nature, therefore, must be guaranteed. Guarantor of the relational nature is really the law, as form of human experience constitutively relational. The State must operate to guarantee the multiethnic relational nature, through the assumption of an attitude of impartiality, distinguishing the values elaborated from cultures and the social practices corresponding to them, in at least three categories: that of the values that appear simply tolerable, that of the values which deserves to be thought respectable and, finally, that of the values which must be qualified as shareable for their intrinsic strength. The most arduous aspect pertains to the integration, its limits and therefore tolerance toward cultures. Needs, in fact, fixing the confinements of tolerance that must be always conditioned, deduced, dynamics, believable and, finally, it must possess a dialogical character.
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"Diritto italiano. Espulsioni." DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no. 2 (September 2011): 164–75. http://dx.doi.org/10.3280/diri2011-002012.

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Abstract:
1. Giudice di pace di Cremona 5.4.2011 - espulsione - presupposto rifiuto rilascio permesso soggiorno - direttiva cd. rimpatri - rischio di fuga - motivazione proposta di espulsione del questore - contraddizione con altri atti adottati dalla PA - erronea motivazione su circostanze indicative del rischio assunto - eccesso di potere - illegittimitŕ derivata - annullamento 2. Giudice di pace di Milano 26.4.2011 - espulsione - direttiva cd. Rimpatri - rischio di fuga - motivazione - eccesso di potere - annullamento 3. Giudice di pace di Alessandria 10.5.2011 - espulsione - direttiva cd rimpatri - immediata applicabilitŕ - rischio di fuga - indici presuntivi - carenza disciplina di legge nazionale - annullamento 4. Giudice di pace di Palazzo San Gervasio 9.6.2011 - trattenimento in CIE - proroga - provvedimento collettivo.NOTA di Guido Savio, La proroga del trattenimento dei "57 tunisini" a Palazzo San GervasioRASSEGNA DI GIURISPRUDENZA5. Giudice di pace di Belluno 10.12.2010 - espulsione - pratica rinnovo del permesso oltre il termine di scadenza - motivazione provvedimento basata sul mero ritardo - illegittimitŕ 6. Giudice di pace di Firenze 11.2.2011 - espulsione - sottoscrizione - vice prefetto non vicario - delega - necessitŕ - assenza - annullamento
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Maria Ruotolo, Gianpaolo. "Diritto allo sport e nello sport nell’ordinamento internazionale tra tutela dei diritti fondamentali e perseguimento della pace: alcune considerazioni sulle misure sportive contro la Russia." Diritto Dello Sport 03, no. 01 (June 24, 2022). http://dx.doi.org/10.30682/disp0301a.

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Abstract:
Il lavoro indaga l’esistenza di un diritto fondamentale allo sport di rilevanza internazionalistica, cioè se e in quali termini l’ordinamento internazionale contempli norme che impongono agli Stati di garantire agli individui di praticare attività sportive, e le modalità attraverso le quali il diritto internazionale impatta sulla governance dello sport, specie con riguardo al divieto di discriminazione e alle azioni per il perseguimento della pace, con una particolare attenzione al recente caso delle misure adottate contro la Russia.
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Dissertations / Theses on the topic "Pratiche di pace"

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BOZZI, FRANCESCO. "LE SPIRE DELLA VIPERA. ADERENTI E ADERENZE DENTRO E FUORI LO STATO VISCONTEO-SFORZESCO FRA TRE E QUATTROCENTO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/825485.

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Abstract:
La tesi si propone di mettere in luce gli aspetti più caratteristici e rilevanti dei trattati di aderenza nella loro declinazione visconteo-sforzesca, con l’obiettivo di evidenziare lo sviluppo e, soprattutto, i caratteri innovativi di un legame che, destinato a perdurare nell’età moderna, offre una rinnovata chiave interpretativa dei processi genetici di una “nuova” statualità alla fine dell’età di mezzo. Vincoli elastici, flessibili e ritagliati direttamente sulle base delle contingenze in cui venivano stipulati, i trattati di aderenza (o colleganza, accomandigia, raccomandazione, …) conobbero una vasta diffusione nell’Italia bassomedievale e rinascimentale, in particolar modo dalla metà del XIV secolo, e avevano lo scopo di coordinare i principali poteri degli scacchieri italiani e le realtà minori che allignavano dentro o al di fuori degli stessi, in particolar modo i signori rurali o, in qualche caso, le comunità: riassumendo ai minimi termini, il principalis si vedeva infatti garantito sostegno militare, mentre l’adherens riceveva protezione e legittimazioni di vario tipo. L’utilizzo che i signori – e poi i duchi – di Milano fecero di tale strumento risulta di grande interesse, in quanto Visconti prima e Sforza poi ricorsero con particolare costanza al legame sia per consolidare i processi di state-building interni allo stato, sia i processi di espansione esterni ai confini del principato. Sin dalla metà del Trecento, infatti, i signori di Milano utilizzarono frequentemente i trattati di aderenza per individuare alleati direttamente a ridosso – se non addirittura all’interno – dei territori nemici. Tale meccanismo fu particolarmente sfruttato durante l’età di Gian Galeazzo Visconti, che rese la pressione dei suoi aderenti quantomai efficace contro le potenze avversarie (in particolare Firenze) innervando di sostenitori aree strategiche come la Romagna e la Lunigiana. Con la morte del primo duca di Milano nel 1402 il vincolo attraversò un lungo periodo di crisi, dovuto alla debolezza di Giovanni Maria Visconti, e fu solo in seguito alla sua violenta scomparsa (1412) che Filippo Maria Visconti poté ricostruire, al pari dello stato, anche la rete di aderenti, declinata dal terzo duca in senso difensivo piuttosto che offensivo. Nel momento in cui la dinastia si estinse e il ducato cadde nelle mani degli Sforza, il legame si ritrovò inserito all’interno dei delicati equilibri della Lega italica: l’aderenza divenne così un modo non più per aggredire i nemici o per difendersi, per definire e profilare la propria sfera di influenza, ormai in qualche modo “stabilizzata” e non più sottoposta a eccessivi scossoni. Dal punto di vista nei processi di state-building, invece, il legame mantenne caratteristiche costanti nel corso del tempo: tramite le accomandigie i signori e i duchi di Milano riuscirono infatti a meglio vincolare a sé le animate famiglie signorili che punteggiavano gli spazi dello stato, in particolare in aree come il Piemonte e l’Emilia. Lì i trattati, che pure non persero le loro caratteristiche militari, rivelarono tutto il loro potenziale come elementi di coordinazione e di disciplinamento: la loro fortuna risiede proprio nelle loro caratteristiche elastiche, che se da una parte rendevano il vincolo così costruito instabile, dall’altra ne sostanziano l’effettiva modernità, e che ne garantirono la lunga durata (seppur con alterne fortune) ancora per tutto il ‘500 e oltre.
The research proposes to investigate the most characteristic and relevant aspects of the treatises of adherentia under the Visconti and Sforza, with the aim of highlighting the development and, above all, the innovative characteristics of a bond which, destined to last in the modern age, offers a new interpretative key to the genetic processes of a "new" statehood at the end of the Middle Age. Those treaties were elastic, flexible and tailored directly on the basis of the contingencies in which they were stipulated, and the bonds of adherentia (or collegatio, accomandatio, recomendisia, and so on) knew a wide diffusion in medieval and renaissance Italy, especially from the middle of the 14th century: they had the aim of coordinating the main powers of the Italian chessboards and the minor realities inside or outside them, especially the rural lords or, in some cases, the communities; summing up, the principalis was guaranteed military support, while the adherens received protection and legitimations of various kinds. The use that the lords – and then the dukes – of Milan made of this instrument is of great interest, as Visconti and Sforza resorted with particular constancy to the link both to consolidate the state-building processes inside the state and the expansion processes outside the principality's borders. Since the middle of the fourteenth century, in fact, the lords of Milan frequently used treaties of adherentia to identify allies close to – or even inside – enemy territories. This mechanism was particularly exploited during the age of Gian Galeazzo Visconti, who made the pressure of his adherentes as effective as possible against the opposing powers (in particular Florence) and made strategic areas such as Romagna and Lunigiana a source of supporters. With the death of the first duke of Milan in 1402 the bond went through a long period of crisis, due to the weakness of Giovanni Maria Visconti, and it was only after his violent death (1412) that Filippo Maria Visconti was able to rebuild, like the state, the network of adherentes, which the third duke declined in a defensive rather than offensive way. When the dynasty became extinct and the Duchy fell into the hands of the Sforza, the bond found itself inserted within the delicate equilibrium of the Italic League, thus becoming a way no longer to wage war, but was rather used to define and profile the spheres of influence, now somehow "stabilised" and no longer subject to excessive shocks. From the point of view of the state-building processes, on the other hand, the bond maintained constant characteristics over time: through the accomandigie, the lords and dukes of Milan managed to better bind the restless noble families that dotted the spaces of the state, particularly in areas such as Piedmont and Emilia. There the bonds, which did not lose their military characteristics, revealed all their potential as elements of coordination and discipline: their fortune resides precisely in their elastic characteristics, which, if on the one hand made the bond so constructed unstable, on the other, substantiated its effective modernity, which guaranteed its long duration (albeit with alternating fortunes) throughout the fifteenth century and beyond.
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Maiorca, Elisa. "Dalla pratica militante allo slancio profetico. Aldo Capitini e la pedagogia della tramutazione in un contesto di ricerca teorico e di prassi operativa." Thesis, Università degli Studi di Catania, 2011. http://hdl.handle.net/10761/201.

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Abstract:
Il lavoro nella prima parte ricostruisce il pensiero pedagogico, politico e religioso di Aldo Capitini; analizza la sua personalita' all'interno del contesto storico in cui visse e del dibattito culturale del suo tempo. Aldo Capitini fu un intellettuale della pace e della nonviolenza; il suo messaggio e' estremamente attuale e vivo in un mondo ancora ricco di conflitti e di guerre. Capitini fu un pensatore scomodo e isolato, fondamentalmente anarchico; fu ispirato anche da una profonda religiosita', da alti principi etici, dal bisogno di ricercare la giustizia, il bene e la verita' per tutti. Il suo pensiero si fonda sul dialogo e sullâ incontro in nome di un totale rispetto della dignita' dell'altro uomo. Per Capitini lâ educatore deve ricercare l'altro e saper ritrovare in lui la piu' compiuta umanita'. Pertanto Capitini si colloca nel dibattito mondiale del pensiero pacifista. Egli non fu soltanto un filosofo, un uomo spirituale, ma ha fornito, anche a noi contemporanei, indicazioni su come fare educazione e su chi e' il vero educatore nonviolento. Il suo messaggio e' originale, perche' ricco di stimoli etici, politici, religiosi, pedagogici. In Capitini teoria e pratica dell'educare si intrecciano per diventare pedagogia democratica e azione concreta in funzione della cooperazione, della solidarieta' e percio' puo' essere considerato come un modello per operare sul territorio con adolescenti a rischio e per costruire una societa' veramente democratica ed aperta al cambiamento.
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Dos, Reis Marino Mara Lucia <1966&gt. "Altinópolis, una utopia brasiliana. Analisi di una esperienza di educazione alla pace e non violenza come pratica alternativa dell'educazione popolare." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1002/1/Tesi_Dos_Reis_Marino_Mara_Lucia.pdf.

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Abstract:
The present thesis has as its object of study a project called “Education towards Peace and No Violence”, developed in the town of Altinópolis, in the inner part of the state of São Paulo, Brazil. Based on the analysis and the studies that were carried out, it was possible to identify the difficulties in the implementation of the project, as well as the positive results evidenced by the reduction of the reports of violence in the town. Through a careful research of the historical facts, it shall be demonstrated the progress of education, particularly in Brazil, throughout the years. In addition, a panoramic view of the studies and programs for peace developed in North America and Occidental Europe will be presented. The education for peace based in the holistic concept of human development appeared as a new educational paradigm that works as a crucial instrument in the construction process towards a peaceful and more human society based in social justice.
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Dos, Reis Marino Mara Lucia <1966&gt. "Altinópolis, una utopia brasiliana. Analisi di una esperienza di educazione alla pace e non violenza come pratica alternativa dell'educazione popolare." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1002/.

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Abstract:
The present thesis has as its object of study a project called “Education towards Peace and No Violence”, developed in the town of Altinópolis, in the inner part of the state of São Paulo, Brazil. Based on the analysis and the studies that were carried out, it was possible to identify the difficulties in the implementation of the project, as well as the positive results evidenced by the reduction of the reports of violence in the town. Through a careful research of the historical facts, it shall be demonstrated the progress of education, particularly in Brazil, throughout the years. In addition, a panoramic view of the studies and programs for peace developed in North America and Occidental Europe will be presented. The education for peace based in the holistic concept of human development appeared as a new educational paradigm that works as a crucial instrument in the construction process towards a peaceful and more human society based in social justice.
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Benfenati, Simona <1975&gt. "Il Progetto Good Water Neighbors nella pratica quotidiana: il people to people approach alla prova delle comunità israeliane, palestinesi e giordane. L'acqua quale strumento di pace e di empowerment sociale nel quadro del conflitto arabo-israeliano." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2053/1/Benfenati_Simona_tesi_dottorato.pdf.pdf.

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Abstract:
Il Medio Oriente è una regione in cui le scarse risorse idriche giocano un ruolo fondamentale nei rapporti e nelle relazioni tra gli Stati. Soprattutto nell'area di Israele, Palestina e Giordania la natura transfrontaliera delle fonti idriche condivise è considerata da qualche ricercatore come un catalizzatore del più ampio conflitto arabo-israeliano. Altri studiosi, tuttavia, vedono nella cooperazione regionale sulle risorse idriche un potenziale cammino verso una pace duratura veicolata dalla natura interdipendente delle fonti idriche comuni a più territori. Dato che l'acqua è l'elemento che per molti aspetti contribuisce allo sviluppo sociale ed economico e dato che le fonti idriche sotterranee e di superficie non conoscono confini e si muovono liberamente nel territorio, la cooperazione tra gli Stati rivieraschi delle risorse idriche dovrebbe arrivare a prevalere sul conflitto. Unica nel suo genere, l'ong trilaterale israelo-palestinese giordana Friends of the Earth Middle East, FoEME, ha fatto proprio tale auspicio e dal 1994 punta a sviluppare progetti di cooperazione per la salvaguardia del patrimonio naturale dell'area del bacino del fiume Giordano e del Mar Morto. Attraverso l'esperienza del Progetto Good Water Neighbors, GWN, avviato nel 2002, sta lavorando ad una serie di iniziative nel campo dell'environmental awareness e del social empowerment a favore di comunità  israeliane, palestinesi e giordane transfrontaliere che condividono risorse idriche sotterranee o di superficie. Operando inizialmente a livello locale per identificare i problemi idrico-ambientali di ogni comunità  selezionata e lavorare con i cittadini (ragazzi, famiglie e amministratori municipali) per migliorare la conoscenza idrica locale attraverso attività  di educazione ambientale, di water awareness e piani di sviluppo urbano eco-compatibile, il Progetto GWN ha facilitato a livello transfrontaliero i rapporti tra le comunità  confinanti abbattendo la barriera di sfiducia e sospetto che normalmente impedisce relazioni pacifiche, ha coadiuvato l'analisi dei problemi idrici comuni cercando di risolverli attraverso uno sforzo programmatico condiviso e sostenibile, per giungere infine a livello regionale ad incoraggiare la gestione idrica comune attraverso lo scambio di informazioni, il dialogo e lo sforzo/impegno cooperativo congiunto tra gli attori parte del GWN al fine di incentivare la pace attraverso l'interesse comune della tutela delle fonti idriche condivise. Gli approcci di local development e participation, le azioni di confidence building e il peacebuilding attraverso la tutela ambientale applicati con il metodo di bottom up all'interno di un contesto non pacificato come quello del conflitto arabo-israeliano, fanno del Progetto GWN un esperimento innovativo e originale. Le comunità  israeliane, palestinesi e giordane selezionate hanno imparato a migliorare le proprie condizioni idrico-ambiennali cooperando assieme e sfruttando l'interdipendenza dalle fonti idriche condivise, avviando nel contempo rapporti pacifici con società  sempre considerate nemiche. La sfida è stata quella di far comprendere le potenzialità  di una cooperazione locale, in vista di un coordinamento regionale e di uno sforzo comune in grado di generare un beneficio collettivo. La lezione appresa finora durante questi primi sette anni di Progetto è stata quella di capire che non è necessario attendere la fine del conflitto per poter essere di aiuto alle proprie comunità  o per un benessere personale, ma si può agire subito, anche nel pieno dell'Intifada al-Aqsa e con i coprifuoco.
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Benfenati, Simona <1975&gt. "Il Progetto Good Water Neighbors nella pratica quotidiana: il people to people approach alla prova delle comunità israeliane, palestinesi e giordane. L'acqua quale strumento di pace e di empowerment sociale nel quadro del conflitto arabo-israeliano." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2053/.

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Abstract:
Il Medio Oriente è una regione in cui le scarse risorse idriche giocano un ruolo fondamentale nei rapporti e nelle relazioni tra gli Stati. Soprattutto nell'area di Israele, Palestina e Giordania la natura transfrontaliera delle fonti idriche condivise è considerata da qualche ricercatore come un catalizzatore del più ampio conflitto arabo-israeliano. Altri studiosi, tuttavia, vedono nella cooperazione regionale sulle risorse idriche un potenziale cammino verso una pace duratura veicolata dalla natura interdipendente delle fonti idriche comuni a più territori. Dato che l'acqua è l'elemento che per molti aspetti contribuisce allo sviluppo sociale ed economico e dato che le fonti idriche sotterranee e di superficie non conoscono confini e si muovono liberamente nel territorio, la cooperazione tra gli Stati rivieraschi delle risorse idriche dovrebbe arrivare a prevalere sul conflitto. Unica nel suo genere, l'ong trilaterale israelo-palestinese giordana Friends of the Earth Middle East, FoEME, ha fatto proprio tale auspicio e dal 1994 punta a sviluppare progetti di cooperazione per la salvaguardia del patrimonio naturale dell'area del bacino del fiume Giordano e del Mar Morto. Attraverso l'esperienza del Progetto Good Water Neighbors, GWN, avviato nel 2002, sta lavorando ad una serie di iniziative nel campo dell'environmental awareness e del social empowerment a favore di comunità  israeliane, palestinesi e giordane transfrontaliere che condividono risorse idriche sotterranee o di superficie. Operando inizialmente a livello locale per identificare i problemi idrico-ambientali di ogni comunità  selezionata e lavorare con i cittadini (ragazzi, famiglie e amministratori municipali) per migliorare la conoscenza idrica locale attraverso attività  di educazione ambientale, di water awareness e piani di sviluppo urbano eco-compatibile, il Progetto GWN ha facilitato a livello transfrontaliero i rapporti tra le comunità  confinanti abbattendo la barriera di sfiducia e sospetto che normalmente impedisce relazioni pacifiche, ha coadiuvato l'analisi dei problemi idrici comuni cercando di risolverli attraverso uno sforzo programmatico condiviso e sostenibile, per giungere infine a livello regionale ad incoraggiare la gestione idrica comune attraverso lo scambio di informazioni, il dialogo e lo sforzo/impegno cooperativo congiunto tra gli attori parte del GWN al fine di incentivare la pace attraverso l'interesse comune della tutela delle fonti idriche condivise. Gli approcci di local development e participation, le azioni di confidence building e il peacebuilding attraverso la tutela ambientale applicati con il metodo di bottom up all'interno di un contesto non pacificato come quello del conflitto arabo-israeliano, fanno del Progetto GWN un esperimento innovativo e originale. Le comunità  israeliane, palestinesi e giordane selezionate hanno imparato a migliorare le proprie condizioni idrico-ambiennali cooperando assieme e sfruttando l'interdipendenza dalle fonti idriche condivise, avviando nel contempo rapporti pacifici con società  sempre considerate nemiche. La sfida è stata quella di far comprendere le potenzialità  di una cooperazione locale, in vista di un coordinamento regionale e di uno sforzo comune in grado di generare un beneficio collettivo. La lezione appresa finora durante questi primi sette anni di Progetto è stata quella di capire che non è necessario attendere la fine del conflitto per poter essere di aiuto alle proprie comunità  o per un benessere personale, ma si può agire subito, anche nel pieno dell'Intifada al-Aqsa e con i coprifuoco.
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Books on the topic "Pratiche di pace"

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Cengarle, Federica, and Maria Nadia Covini, eds. Il ducato di Filippo Maria Visconti, 1412-1447. Economia, politica, cultura. Florence: Firenze University Press, 2016. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-895-8.

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Abstract:
La dominazione di Filippo Maria Visconti in Lombardia (1412-1447) fu il risultato di un tentativo, solo parzialmente riuscito, di ricomporre i vasti territori già dominati dal primo duca, Giangaleazzo Visconti. Per trentacinque anni, il terzo duca di Milano governò uno stato ampio, ricco e prospero, ne rafforzò le istituzioni, coltivò alte ambizioni monarchiche e proclamò idee di pace, di concordia e di giustizia. L’uso delle armi e della diplomazia e il serrato confronto con gli attori politici, sociali ed economici del dominio furono gli strumenti adottati per rafforzare e consolidare il dominio ducale. Gli autori di questo volume illustrano i modelli politici sottostanti all’esercizio dell’autorità del duca, i modi di relazione che si stabilirono tra autorità e sudditi, la costruzione dell’apparato simbolico e ideologico, la committenza artistica del principe, la politica ecclesiastica e le vicende religiose del ducato sullo sfondo dei concili di Costanza e Basilea. Sono inoltre analizzati alcuni specifici momenti della politica ducale: gli atti di dedizione del 1412, l’assetto geopolitico fissato nel 1435 dopo la vittoria di Ponza, la crisi degli ultimi anni del ducato caratterizzata dalla spietata esecutività delle pratiche di governo. Il libro, in definitiva, vuole offrire una visione più approfondita e problematica della dominazione del terzo duca di Milano, che nei suoi chiaroscuri risulta essere un momento importante della stabilizzazione degli assetti dello stato regionale lombardo.
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Bucci, Alberto. Manuale pratico del giudice di pace nel processo penale. Padova: CEDAM, 2002.

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Giarrusso, Sabino. Manuale pratico del giudice di pace: I principi e la tecnica del processo di cognizione. 2nd ed. Padova: CEDAM, 2002.

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Path, James. Come Smettere Di Pensare Troppo: Le Regole d'Oro e le Tecniche Pratiche per Eliminare il Sovrappensiero, Vivere Nel Presente e Raggiungere la Propria Pace Interiore. Independently Published, 2022.

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Cure, George. Come Smettere Di Pensare Troppo: Una Guida per Eliminare il Sovrappensiero. Tecniche Pratiche e Mini-Abitudini per Alleviare l'Ansia, Eliminare il Pensiero Negativo e Ottenere la Pace Mentale. Independently Published, 2021.

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6

Bastri, Metin. Come Smettere Di Pensare Troppo: La Guida Definitiva per Eliminare il Sovrappensiero e Raggiungere la Pace Mentale. Tecniche Pratiche e Mini-Abitudini per Alleviare l'Ansia e lo Stress, Eliminare il Pensiero Negativo e Liberare la Mente. Independently Published, 2022.

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Pace e la Felicita' Di Questa Storia Mondiale: Una Guida Pratica Alla FelicitàPace e Realizzazione. Independently Published, 2022.

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8

Buddismo per Principianti: Capire e Praticare la Filosofia Buddista per una Vita Serena,senza Ansia e Stress Raggiungendo la Pace Interiore. con Esercizi Di Mindfullness e Meditazione per Principianti. Independently Published, 2021.

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9

Toshiro, Christian. Buddismo per Principianti: Capire e Praticare la Filosofia Buddista per una Vita Serena,senza Ansia e Stress Raggiungendo la Pace Interiore. con Esercizi Di Mindfullness e Meditazione per Principianti. Independently Published, 2021.

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10

Come Smettere Di Pensare Troppo: Guida Pratica per Calmare la Mente, Ridurre Stress e Ansia. Eliminare il Pensiero Negativo con le Tecniche Più Efficaci per Ottenere la Pace Mentale. Independently Published, 2022.

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