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Journal articles on the topic 'Pratiche di consumo'

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Manella, Gabriele, Emanuele Giordano, Tommaso Rimondi, and Dominique Crozat. "Tra consumo e rischio: l'ambivalenza della vita di notte tra gli studenti di Montpellier e di Bologna." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 126 (January 2022): 97–117. http://dx.doi.org/10.3280/sur2021-126006.

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Abstract:
La notte è passata dall'essere una dimensione "residuale" della giornata ad un importante segmento della socialità e dell'economia di molte città, diventando anche una "fucina" di nuove pratiche di consumo e di fruizione degli spazi urbani. Non mancano però contrasti e conflitti: tra le varie popolazioni che fruiscono degli stessi spazi, ma anche tra la diffusione di alcune pratiche e le politiche dell'ammi¬nistrazione locale che tentano di regolarle. Questo articolo si propone di approfondire gli usi dello spazio pubblico da parte degli studenti a Bologna e Montpellier, evidenziando le pratiche sociali e di consumo messe in atto durante la notte.
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Parmiggiani, Paola. "Pratiche di consumo, civic engagement, creazione di comunità." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 132 (November 2013): 97–112. http://dx.doi.org/10.3280/sl2013-132008.

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Roberti, Geraldina. "In relazione al consumo. Legami sociali e pratiche di fruizione sui Sns." SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, no. 43 (September 2012): 178–89. http://dx.doi.org/10.3280/sc2012-043012.

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Abstract:
L'articolo indaga il rapporto tra consumi e relazioni sociali nell'ambito dei percorsi identitari giovanili che si sviluppano sui social network (con particolare riferimento a Facebook). Attraverso una ricerca su un campione di giovani-adulti č stato possibile osservare come i ragazzi utilizzino la condivisione di una serie di pratiche di fruizione per rafforzare i loro legami sociali e come siano proprio le relazioni uno degli elementi fondamentali per la definizione della loro identitŕ. In questo senso, l'atto del condividere uno specifico consumo (o un prodotto) finisce per diventare piů importante del prodotto stesso, perché consente al soggetto di sperimentare un sentimento di appartenenza e contribuisce a strutturarne la rete sociale.
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Degli Esposti, Piergiorgio. "Morire su facebook: star, zombie, fantasmi e prosumer digitali." SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, no. 43 (September 2012): 149–61. http://dx.doi.org/10.3280/sc2012-043010.

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Abstract:
L'ipotesi di questo contributo č che le pratiche degli utenti di Facebook, nei processi di ricordo e celebrazione del lutto possa essere considerata una forma di prosumerismo. L'evoluzione tecnologica e la digitalizzazione hanno introdotto nuovi paradigmi interpretativi che non possono essere ignorati dagli studiosi sociali. I Sns acquisiscono una funzione analoga a quella che nel mondo dei consumi di tipo tradizionale avevano le cattedrali del consumo. Da questo presupposto analizzeremo il processo di razionalizzazione della comunicazione da un lato e dall'altro il processo di de-razionalizzazione della razionalitŕ, attraverso la proposta di quattro modelli interpretativi di defunti on-line.
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Lunghi, Carla. "Il riuso fra produzione e consumo." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 116 (April 2010): 147–59. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116013.

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Abstract:
Questo saggio analizza alcune prassi e alcune aspetti della cultura del riuso, che aprono nuovi orizzonti nel circuito produzione-consumo. In primo luogo mettono in crisi il presupposto basilare secondo cui si producono e si comprano solo cose nuove. Inoltre la vendita e/o lo scambio di oggetti usati rivelano un lavoro del consumo sconosciuto agli oggetti nuovi. In sintesi le merci usate sono il risultato di una produzione, che solo in senso lato puň dirsi tale (poiché č mediata fortemente dalle modalitŕ del consumo del nuovo) e di un consumo che a sua volta si manifesta attraverso nuove modalitŕ di produzione per i lavori aggiuntivi che spesso l'usato implica. Il saggio analizza poi un caso particolare di pratiche di riuso: la moda e l'abbigliamento del second hand, in cui si intrecciano motivazioni molto variegate, dalla necessitŕ economica all'attenzione all'ambiente, dalla sobrietŕ alla ricerca stilistica sofisticata.
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Andň, Romana, and Francesca Comunello. "Vieni via con me. Consumo televisivo, social media e civic engagement." SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, no. 43 (September 2012): 89–104. http://dx.doi.org/10.3280/sc2012-043006.

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Abstract:
Obiettivo di questo articolo č ragionare sul rapporto tra consumo mediale, uso dei social media e definizione del senso di appartenenza sociale e partecipazione culturale dei soggetti alla vita quotidiana. In particolare, oggetto del nostro lavoro sono le pratiche partecipative messe in campo dagli utenti dei social media (e, in particolare, di Twitter) a ridosso di Vieni via con me, un programma televisivo andato in onda sulla Rai nel mese di novembre 2010, condotto da Fabio Fazio e Roberto Saviano. Il programma č stato recepito come un'occasione di riflessione politica, con forti connotazioni anti governative, al punto che la sua stessa fruizione č stata interpretata, da molti degli spettatori attivi sui social media, come un momento di civic engagement.
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Bazzo, Eleonora. "La riforma del credito al consumo." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 2 (November 2012): 197–220. http://dx.doi.org/10.3280/ed2012-002003.

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Abstract:
In questi ultimi anni tutti i maggiori paesi industrializzati, non solamente nell'ambito dell'Unione Europea, hanno approvato riforme nel settore del credito al consumo. L'esigenza di favorire la concorrenza tra le imprese e l'allargamento dei mercati ha imposto il coordinamento comunitario o federale delle differenti legislazioni e l'elaborazione di sistemi normativi certi, adeguati ed uniformi, che impediscano comportamenti scorretti e limitino i costi transattivi a carico delle parti, attraverso la standardizzazione delle principali regole di condotta e delle pratiche commerciali. L'Unione Europea, perciň, ha voluto fornire regole non solamente per armonizzare la pluralitŕ delle fonti normative, comunitarie e nazionali, che governavano il settore, ma anche per ottenere la piena realizzazione del mercato interno e per favorire l'intensificazione delle negoziazioni transfrontaliere. In tale ambito, la disciplina italiana, riformata per dare attuazione alla relativa direttiva, si č posta come obiettivi il conseguimento della trasparenza e dell'efficienza del mercato creditizio, favorendo anche il rafforzamento delle istanze di protezione dei consumatori. L'obiettivo di questo articolo č quello di fornire una visione d'insieme della materia, analizzando sia l'importanza che questo settore ha assunto nell'ambito dell'economia europea e nazionale, sia il sistema normativo costituito dalla direttiva 2008/48/CE e dalle relative fonti nazionali di attuazione.
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Pellizzoni, Luigi. "Ecoturismo: un'esplorazione concettuale." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 101 (February 2012): 9–31. http://dx.doi.org/10.3280/asur2011-101002.

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Abstract:
Il rapporto turismo-ecologia č oggetto di crescente attenzione da parte di operatori, utenti e studiosi, intrecciandosi con temi quali la protezione della natura e delle culture locali, la sostenibilitŕ dello sviluppo, la responsabilitŕ individuale. Il concetto di ecoturismo si trova al centro di un viluppo di termini, definizioni e pratiche dalle valenze spesso ambigue o contraddittorie, per districare il quale l'articolo propone una griglia analitica. La riflessione su declinazioni e nodi critici dell'ecoturismo evidenzia gli attriti tra etica e mercato e punta in direzione di un superamento degli attuali modelli di consumo turistico.
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Bonazzi, Michele. "Il calcio nelle dinamiche di consumo: le forme del marketing e la costruzione di un'identitŕ condivisa." SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, no. 41 (May 2012): 193–216. http://dx.doi.org/10.3280/sc2011-041013.

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Abstract:
Identificarsi con una squadra di calcio č un processo in grado di costruire una comunitŕ che unisce e distingue allo stesso tempo coloro che vi aderiscono. L'acquisizione di una comune identitŕ si manifesta anche nella proprietŕ di beni che sono un segno inequivocabile di appartenenza. La promozione di questi oggetti avviene attraverso l'adozione di pratiche di marketing tradizionale e di quelle forme di marketing non convenzionale che permettono al consumatore di assumere un ruolo attivo nei meccanismi di produzione. Il calcio č una parte di questa nuova dinamica che coinvolge produttori e consumatori nella vendita del prodotto-calcio e dell'intero universo di consumo che vi ruota intorno.
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Caneva, Elena. "Giovani di origine straniera e strategie identitarie: il ruolo delle pratiche di consumo nella costruzione di sé." MONDI MIGRANTI, no. 3 (March 2009): 63–80. http://dx.doi.org/10.3280/mm2008-003004.

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Abstract:
- Today young immigrants are a sizeable portion of the Italian youth. It becomes necessary to look at their lives and experiences, because they are an important part of the entire immigrant population, and they will become Italian citizens. The article explores the strategies that young immigrants use to construct their identities, paying attention to musical styles, fashion styles, ways to have fun. In fact they are useful tools in order to define and to communicate one's own identity. The aim is to underline how young immigrants' patterns of consumption could be considered as instruments to react or to be ‘assimilated' socially or culturally.Keywords Young immigrants, identity and adolescence, pattern of consumption.
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Frixa, Emanuele. "Foodification e pratiche solidali nell'epoca della pandemia: il caso delle Cucine popolari di Bologna." RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no. 4 (December 2022): 46–60. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa4-2022oa14996.

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Abstract:
Il termine foodification ha di recente sintetizzato una serie di processi di trasformazione delle città contemporanee legati al nesso fra consumo di cibo e altri fattori: touristification, rigenerazione urbana, gentrification commerciale, o più generali effetti di sostituzione e displacement all'interno del tessuto urbano. Il contributo si concentra sulla richiesta di cibo ‘dal basso' a partire dagli effetti della pandemia sui contesti urbani ‘foodificati'. Il caso delle Cucine popolari di Bologna vuole includere nella più ampia discussione sul rapporto fra cibo e trasformazioni urbane, alcune pratiche socialmente produttive legate al bisogno di cibo, in modo da integrare il significato e la portata del termine foodification.
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CORCIOLANI, MATTEO. "Fare e ricevere regali nella sharing economy. Teorie, comunità e pratiche di consumo." Sinergie Italian Journal of Management, no. 98 (2018): 287–309. http://dx.doi.org/10.7433/s98.2015.17.

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Armondi, Simonetta. "Trasformazioni della mobilitŕ residenziale turistica. Dalle ‘seconde case' alle nuove pratiche di uso e abbandono del territorio." TERRITORIO, no. 58 (September 2011): 148–54. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-058014.

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Abstract:
Il tema dell'articolo riguarda la casa. Non tratta le politiche dedicate alla ‘cittŕ pubblica', ma una specifica declinazione della ‘cittŕ privata': la casa di vacanza, un fenomeno abitativo assai diffuso, ma, almeno in Italia, poco indagato e sprovvisto di una politica di riferimento. A partire da una ricognizione della letteratura, l'articolo ha l'obiettivo di mostrare la complessitŕ dell'abitare ‘itinerante' e la necessitŕ di superare la nozione di seconda casa. Dopo aver osservato le caratteristiche e la varietŕ dei pattern insediativi del fenomeno della seconda casa nel contesto alpino, nel testo si compiono alcune riflessioni su alcuni temi rilevanti: il consumo di suolo l'abbandono, l'articolazione delle popolazioni turistiche, le differenti pratiche d'uso e di riuso, le politiche pubbliche eventualmente attivabili.
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Barberis, Eduardo, Fabio De Blasis, Elisabetta Mancinelli, and Elena Viganò. "Filiere socialmente sostenibili. Un per l'emancipazione dallo sfruttamento dei braccianti di origine straniera?" MONDI MIGRANTI, no. 2 (July 2022): 75–95. http://dx.doi.org/10.3280/mm2022-002004.

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Abstract:
L'articolo si concentra sullo sviluppo di alcune filiere socialmente sostenibili emer-se negli ultimi dieci anni come forma di risposta dal basso allo sfruttamento del lavoro migrante. Si tratta, in particolare, di modelli di produzione-scambio-consumo che si inseriscono nell'ambito delle più ampie pratiche di resistenza alle trasformazioni del sistema agroalimentare, che fanno delle condizioni di lavoro dei braccianti di origine straniera un elemento centrale della "qualità" dei prodotti e della sostenibilità delle supply chain. A partire da uno studio realizzato nell'ambito di un progetto Fami, adottando un approccio qualitativo, il contributo ne analizza il ruolo degli attori coinvolti, le strategie adottate, le opportunità e i limiti dal punto di vista della creazione di lavoro sostenibile e dell'emancipazione dei lavoratori dallo sfruttamento.
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Parmiggiani, Paola. "Filiera etica e consumi sostenibili." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 116 (April 2010): 160–73. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116014.

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Abstract:
Parmiggiani Il saggio propone alcune riflessioni sulla tendenza da parte dei consumatori, rilevabile negli ultimi anni, a scegliere i prodotti non solo in base alla qualitŕ e al prezzo, ma anche in base alla loro storia, alla loro biografia, alle scelte effettuate dalle imprese produttrici e distributrici. L'ipotesi č che la tracciabilitŕ sociale della filiera, rendendo visibile il legame tra il prodotto acquistato e tutti gli attori che hanno contribuito a portarlo nelle mani del consumatore, consenta di scegliere pratiche di consumo che tutelino, oltre alla sostenibilitŕ eco-ambientale, anche la dignitŕ umana e promuovano l'inclusione e lo sviluppo degli anelli piů deboli della filiera.
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Barra, Luca, and Massimo Scaglioni. "Cinema multiforme. Pratiche di consumo e strategie di offerta del film in televisione e nello scenario convergente." SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, no. 53 (August 2017): 9–24. http://dx.doi.org/10.3280/sc2017-053002.

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Vellar, Agnese. ""Addicted to Passion". Performance spettatoriali nei pubblici connessi italiani." SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, no. 40 (June 2010): 167–80. http://dx.doi.org/10.3280/sc2009-040013.

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Abstract:
"Addicted to passion". Performance spettatoriali nei pubblici connessi italiani di Agnese Vellar Nell'ultimo decennio Internet si č evoluto in una piattaforma multimediale e il Web ha raggiunto la massa critica. Da queste trasformazioni emergono nuove pratiche di consumo, di autorappresentazione e di interazione sociale, con protagoniste le giovani generazioni. All'interno dei "pubblici connessi" i fan di prodotti mediali condividono informazioni relative al proprio culto e costruiscono insieme "audience di pratica", recentemente evolutesi in un "collettivismo di rete". L'autrice propone di interpretare le culture di fan come starring systems: reti di performance spettatoriali multimediali e multisituate. Nello starring system i fan collaborano e competono per acquisire capitale sociale e culturale e dunque raggiungere visibilitŕ. Da tali attivitŕ emerge un flusso di produzioni creative che rifiniscono la relazione tra autori e spettatori. In questo articolo si descrive un'indagine sul fandom telefilmico italiano attraverso il caso di studio di "Italian Subs Addicted", una comunitŕ di fansubbing. Intepretando il fandom come uno starring system, l'autrice descrive l'emergere di un collettivismo di rete ironico e competente. I fan si autodefiniscono ironicamente "addicted", in quanto, essendo cresciuti guardando serie televisive, hanno acquisito la "dipendenza" ma anche la "passione" e il capitale subculturale che consente loro una decodifica critica e una produzione creativa.
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Boccia Artieri, Giovanni. "La rivoluzione inavvertita del web sociale e i consumatori connessi." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 116 (April 2010): 53–62. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116006.

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Abstract:
Questo saggio analizza l'emergere di una realtŕ del consumo caratterizzata dai pubblici/consumatori connessi. Il temine "pubblici connessi" fa riferimento a una diversificata interrelazione e co-evoluzione tra pratiche culturali, relazioni sociali e sviluppo delle tecnologie mediali in direzione di una connessione digitale. Questo concetto si pone in alternativa a quello di audience o consumatori per sottolineare il mutamento dei modi in cui gli individui sono connessi e mobilitati oggi attraverso i media e per mezzo di questi. Ora i pubblici comunicano sempre di piů secondo logiche che potremmo definire bottom-up, top-down oltre che, naturalmente orizzontalmente tra pari. I pubblici possono reagire, (ri)fare e (ri)distribuire partecipando alla condivisione di cultura e conoscenza attraverso le logiche del discorso e dello scambio oltre che quelle della sola ricezione mediale.
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Battilani, Patrizia, and Davide Bagnaresi. "La spiaggia come luogo di produzione e di consumo: dal modello informale ottocentesco a quello "taylorista" del periodo fra le due guerre." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 294 (December 2020): 11–45. http://dx.doi.org/10.3280/ic2020-294001.

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Abstract:
Il processo di antropizzazione dei litorali č stato solo parzialmente esplorato dagli studi storici, che sino a ora non hanno prodotto un'interpretazione di quell'insieme di pratiche sociali e di attivitŕ economiche che dall'Ottocento in poi hanno trasformato le spiagge, tradizionalmente vuote, in un luogo di consumo. Il saggio porta l'attenzione su una spiaggia che č stata considerata una delle icone del turismo di massa italiano, Riccione. Attraverso la consultazione di diversi archivi, tra i quali il piů importante č quello dell'azienda di soggiorno di Riccione e un fieldwork di storia orale, con videoregistrazione di 35 interviste a bagnini di diverse fasce di etŕ, questo saggio cerca di codificare le attivitŕ economiche e i modelli organizzativi che progressivamente sono emersi lungo il litorale. Si offre cosě un'originale visione del processo di standardizzazione e di "produzione di massa" attraverso il quale l'offerta di servizi turistici cerca di adattarsi e di sfruttare le opportunitŕ del turismo di massa.
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IGNÁCIO, Patrícia. "A pedagogização do discurso do consumo no processo de escolarização." INTERRITÓRIOS 5, no. 9 (December 9, 2019): 276. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v5i9.243598.

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Abstract:
RESUMOO presente artigo investiga o processo de pedagogização do discurso do consumo nas práticas discursivas escolares, dando ênfase às condições de possibilidade para a materialidade do referido discurso no processo de escolarização e à forma como ele opera na produção dos sujeitos escolares para o consumo. Para dar visibilidade à pedagogização do discurso do consumo, a pesquisa compõe uma estratégia analítica inspirada nas proposições de Michel Foucault acerca da análise do discurso e da governamentalidade; nos Estudos Culturais; e nas descrições feitas por autores tais como Bauman, Schor, Lipovetsky, Sarlo, entre outros, sobre a condição humana em tempos marcados pela cultura de consumo. O corpus de análise é composto por textos enunciadores do discurso do consumo no processo de escolarização, retirados das Diretrizes Curriculares Nacionais, dos Parâmetros Curriculares Nacionais, de livros paradidáticos, dos manuais de formação de professores e de Planos do Portal do Professor/MEC. Os resultados apontam para: (1) um quadro de conceitos, objetos e modalidades que reverberam e materializam o discurso do consumo no campo da educação e (2) um conjunto de tecnologias de si – inscritas na rede de sistemas de significações da sociedade de consumo – por meio das quais os sujeitos se observam, se interpretam, se julgam, se narram, se gerenciam e se moldam. Tais dados mostram a forma como as práticas discursivas escolares pedagogizam o discurso do consumo – de acordo com o regime de verdade de campo discursivo da educação -, ensinando os sujeitos escolares a desempenhar o papel de consumidores.Educação e Consumo. Educação para o Consumo. Escola e Consumo. Processo de Escolarização e Consumo.The pedagogical transformation of consumption discourse in the schooling process ABSTRACTThis paper investigates the process of pedagogization of consumption discourse in school discursive practices, emphasizing the conditions of possibility for the materiality of this discourse in the schooling process and the way it operates in the production of school subjects for consumption. To give visibility to the pedagogization of consumer discourse, the research composes an analytical strategy inspired by Michel Foucault's propositions about discourse analysis and governmentality; in Cultural Studies; and in the descriptions made by authors such as Bauman, Schor, Lipovetsky, Sarlo, among others, about the human condition in times marked by consumer culture. The corpus of analysis consists of texts that enunciate the discourse of consumption in the schooling process, taken from the National Curriculum Guidelines, National Curriculum Parameters, paradidmatic books, teacher training manuals and Teacher Portal / MEC Plans. The results point to: (1) a framework of concepts, objects and modalities that reverberate and materialize the discourse of consumption in the field of education and (2) a set of self technologies - inscribed in the network of meaning systems of the consumer society. - through which subjects observe, interpret, judge, narrate, manage and shape themselves. These data show how school discursive practices pedagogize consumer discourse - according to the discursive field truth regime of education - by teaching school subjects to play the role of consumers. Education and Consumption. Consumer Education. School and Consumption. Schooling Process and Consumption. Il discorso sul consumo ne la formazione Scientífica RIASSUNTO Questo documento cerca di indagare il discorso sul consumo nelle pratiche nelle scuole, sottolineando le condizioni de la materialità del discorso nel processo scolastico e il modo in cui opera nella produzione di materie scolastiche per il consumo. Per dare visibilità alla al discorso del consumatore, la ricerca compone una strategia analitica ispirata alle proposizioni di Michel Foucault sull'analisi del discorso e sulla governabilità; in studi culturali; e nelle descrizioni fatte da autori come Bauman, Schor, Lipovetsky, Sarlo, tra gli altri, sulla condizione umana in tempi segnati dalla cultura del consumo. Il corpus di analisi è costituito da testi che enunciano il discorso del consumo nel processo scolastico, tratti da Linee guida per i curricula nazionali, parametri dei curricula nazionali, libri paradidmatici, manuali di formazione degli insegnanti e piani del portale / MEC per gli insegnanti. I risultati indicano: (1) un quadro di concetti, oggetti e modalità che riverberano e materializzano il discorso del consumo nel campo dell'educazione e (2) un insieme di auto-tecnologie - inscritte nella rete di sistemi di significato della società dei consumi. - attraverso cui i soggetti osservano, interpretano, giudicano, narrano, gestiscono e modellano se stessi. Questi dati mostrano come le pratiche discorsive scolastiche pedagogano il discorso dei consumatori - secondo il regime discorsivo della verità sul campo dell'educazione - insegnando alle materie scolastiche a svolgere il ruolo dei consumatori. Istruzione e Consumo. Educazione Al Consumo. Scuola e Consumo. Processo Scolastico e di Consumo. La transformación pedagógica del discurso del consumo en el proceso escolar RESUMEN Este artículo investiga el proceso de pedagogización del discurso del consumo en las prácticas discursivas escolares, enfatizando las condiciones de posibilidad para la materialidad de este discurso en el proceso escolar y la forma en que opera en la producción de asignaturas escolares para el consumo. Para dar visibilidad a la pedagogización del discurso del consumidor, la investigación compone una estrategia analítica inspirada en las proposiciones de Michel Foucault sobre el análisis del discurso y la gubernamentalidad; en estudios culturales; y en las descripciones hechas por autores como Bauman, Schor, Lipovetsky, Sarlo, entre otros, sobre la condición humana en tiempos marcados por la cultura del consumidor. El corpus de análisis consiste en textos que enuncian el discurso del consumo en el proceso escolar, tomados de las Pautas del Currículo Nacional, Parámetros del Currículo Nacional, libros paradidmáticos, manuales de capacitación docente y Planes del Portal del Maestro / MEC. Los resultados apuntan a: (1) un marco de conceptos, objetos y modalidades que reverberan y materializan el discurso del consumo en el campo de la educación y (2) un conjunto de auto tecnologías inscritas en la red de sistemas de significado de la sociedad de consumo a través del cual los sujetos se observan, interpretan, juzgan, narran, gestionan y modelan. Estos datos muestran cómo las prácticas discursivas escolares pedagogizan el discurso del consumidor, de acuerdo con el régimen de educación discursiva de campo de la verdad, al enseñar a los sujetos escolares a desempeñar el papel de consumidores. Educación y consumo. Educación del consumidor. Escuela y consumo. Proceso de escolarización y consumo.
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Borghi, Vando, and Federico Chicchi. "I capricci della merce: produzione di merci come produzione di rapporti sociali." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 116 (April 2010): 20–30. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116003.

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Abstract:
Karl Marx, in un contesto sociale a dire il vero molto diverso da quello presente, ha dimostrato come il processo di produzione delle merci č, allo stesso tempo, anche un processo di (ri)produzione sociale; un processo in cui non solo le merci, ma anche i rapporti sociali, sono continuamente prodotti in una forma adeguata allo stesso sviluppo capitalistico. Il saggio parte dalla considerazione che questa certamente ancora oggi valida assunzione, deve perň essere interpretata alla luce di due principali metamorfosi: da un lato la dicotomia tra produzione e consumo non puň piů essere considerata in modo cosě netto e radicale (come invece in una considerevole parte delle interpretazioni di origine marxista); dall'altro lato il fatto che le nuove catene di produzione globale del valore coinvolgono, sempre piů direttamente, nuove risorse che riguardano le facoltŕ umane fondamentali (lingua, comunicazione, socievolezza, capacitŕ cognitive e simboliche, capacitŕ sociali, ecc.). Alla fine del saggio, ci si propone inoltre di evidenziare alcune contraddizioni che i piů recenti sviluppi della relazione tra merci e rapporti sociali di produzione stanno causando in termini di rischio di auto-distruzione delle basi morali del capitalismo e di persistenza e crescita di rilevanza economica di pratiche di lavoro che cercano di evitare, come modalitŕ intrinseca della loro organizzazione, l'esercizio dello sfruttamento capitalistico.
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Cinquini, Lino, Cristina Campanale, Flavio Del Bianco, and Chiara Oppi. "Un modello di performance management per mitigare il problema dell'ambiguità nell'organizzazione della prevenzione collettiva: il caso della Regione Friuli-Venezia Giulia." MECOSAN, no. 117 (April 2021): 77–109. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2021-117005.

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Abstract:
Questo articolo discute come la realizzazione di un sistema di performance management all'interno dei processi dei dipartimenti di prevenzione della Regione Friuli-Venezia Giulia possa ridurre alcune variabili di ambiguita organizzativa. Attraverso un approccio quali-quantitativo basato su action research e survey i ricercatori hanno partecipato alla realizzazione di un sistema che, nell'ambito dei dipartimenti di prevenzione, descrive i processi e le attivita svolte in relazione a specifici target e ne determina il consumo di risorse standard. Inoltre, e stata realizzata un'indagine esplorativa per l'assessment ex ante delle potenzialita del sistema in termini di riduzione di ambiguita, che puo contribuire a fornire input per una revisione del sistema prima della sua implementazione. Questa ricerca presenta i seguenti contributi e implicazioni. Il primo contributo si evidenzia rispetto alla letteratura sull'ambiguita. Il secondo contributo e relativo alla definizione di un approccio per la valutazione ex ante delle potenzialita di un sistema di misurazione delle performance nella mitigazione dell'ambiguita. I risultati hanno implicazioni pratiche per il management sanitario e forniscono spunti di riflessione a supporto dello sviluppo di sistemi di misurazione della performance nella prevenzione collettiva.
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Broccolini, Alessandra, and Katia Ballacchino. "La zuppa, il fuoco e il lago. Cibo e identitŕ intorno al lago di Bolsena." CULTURE DELLA SOSTENIBILITA ', no. 6 (June 2010): 102–33. http://dx.doi.org/10.3280/cds2009-006007.

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Abstract:
Il saggio prende spunto da un lavoro di ricerca e documentazione relativo ai beni demoetnoantropologici immateriali promosso dall'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) del Ministero per i Beni e le Attivitŕ Culturali, che č stato condotto sui saperi e le pratiche alimentari nell'area del lago di Bolsena (provincia di Viterbo). In particolare il saggio analizza il ruolo che occupa un piatto tradizionale dell'alimentazione lacustre denominato sbroscia - una zuppa di pesci di lago - nella definizione dell'identitŕ locale entro pratiche e saperi della contemporaneitŕ. Questo piatto che, a causa di un sapore denso e di una natura poco adatta ai palati turistici non si č trasformato in prodotto commerciale, rappresenta per molti aspetti un elemento narrativo e uno strumento catalizzatore di sentimenti di appartenenza al lago, grazie alla sua origine mitica e arcaica, al suo rapporto intimo e solido con l'ambiente naturale lacustre e con la cultura locale della pesca tradizionale, di natura prettamente maschile. La riflessione antropologica proposta vuole riflettere sulle problematiche insite nei processi di patrimonializzazione della cultura immateriale locale prodotti dalle pratiche ministeriali di catalogazione (attraverso la scheda BDI), che a fatica riescono a restituire la complessitŕ del rapporto cibo/identitŕ in quello che viene da piů parti definito il lago "che si beve", proprio per l'uso alimentare delle acque lacustri che si faceva e che si fa ancora nella preparazione locale della sbroscia. Sono proprio le acque del lago, infatti, insieme ad un uso tutto maschile del fuoco "non domestico" e all'utilizzo del "pignatto" per cucinare la sbroscia che rendono la preparazione e la consumazione di questo piatto un rito significativo sul piano simbolico per i pescatori che vivono questo territorio. Persino l'abitudine di mangiare la sbroscia con le mani entra nel confine identitario, nella memoria narrativa dei pescatori che si rifanno ad un passato premoderno. Nell'uso quotidiano contemporaneo della sbroscia si rileva il suo rapporto opaco con altri luoghi del consumo alimentare: i paesi lontani dal lago, le sagre e i ristoranti del luogo, confermando la sua forte caratteristica di piatto "intimo" e non commerciale, privato, selettivo e di retroscena. In che modo quindi, questo cosě complesso bene effimero, in bilico tra materiale e immateriale, si puň inserire in un processo di valorizzazione del territorio e delle comunitŕ locali legato al loro sviluppo sostenibile? A questo e ad altri interrogativi relativi al patrimonio etnografico, tenta di rispondere il saggio in questione.
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Aiello, Luisa. "Trasformare le culture dell'educazione nel Progetto Edoc@work3.0: Ict, formazione in servizio dei docenti e pratiche di consumo." SOCIOLOGIA E RICERCA SOCIALE, no. 118 (February 2019): 86–111. http://dx.doi.org/10.3280/sr2018-117005.

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Carretero García, Ana. "Impactos sociales, económicos y medioambientales derivados de la pérdida y el desperdicio de alimentos." Przegląd Prawa Rolnego, no. 2(23) (December 15, 2018): 127–39. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2018.23.2.9.

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Abstract:
Lo scopo dell’articolo è di presentare le condizioni sociali, economiche e ambientali della perdita e dello spreco di cibo. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura, 1,3 miliardi di tonnellate di cibo sono sprecate in tutto il mondo e circa 1 miliardo di persone soffrono di malnutrizione. Per contrastare queste tendenze negative,la Commissione europea ha preparato una nuova piattaforma Internet europea dedicata alle questioni relative alla lotta contro la perdita e lo spreco alimentare. È una forma di sostegno per tutti i soggetti che operano per eliminare lo spreco alimentare in ogni fase di produzione, un luogo per divulgare le migliori pratiche di mercato nel campo della produzione agricola, uno strumento per monitorare i progressi nella lotta contro la perdita e lo spreco alimentare e una forma di incoraggiamento per avviare le cooperazioni intersettoriali. Secondo l’autrice, le azioni intraprese dall’Unione europea nell’ambito discusso meritano l’approvazione, tuttavia non sono sufficienti. Il fenomeno dello spreco alimentare è condizionato da molti fattori che influenzano la finale e reale qualità del prodotto. In particolare si tratta dei costi sociali e ambientali generati dalla produzione e dal trasporto, nonché in relazione al processo di preparazione degli alimenti per il consumo. Al fine di contrastare la situazione, andrebbero intraprese azioni volte a introdurre cambiamenti significativi nel modo in cui il cibo è prodotto, trasformato, distribuito e consumato, il che contribuirebbe a creare un processo produttivo più sostenibile dal punto di vista ambientale e socialmente responsabile.
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Vescovo, Elisa. "Rassegne. Limitare il consumo di suolo in Italia è possibile. una riflessione a partire dalle politiche e pratiche europee ed italiane in corso." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 118 (January 2017): 171–78. http://dx.doi.org/10.3280/asur2017-118009.

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Postiglione, Luigi. "Popolazione e fame nel mondo: agricoltura, alimenti, sviluppo." Medicina e Morale 53, no. 4 (August 31, 2004): 767–91. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.632.

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Abstract:
L’agricoltura fornisce gli alimenti per la nutrizione, costituisce uno dei principali mezzi per ristabilire l’equilibrio dell’agroecosistema ed è motore primo dello sviluppo. Però oggi i 4/5 della popolazione mondiale, in continua crescita, soffrono per carenza di cibo; e ciò, per buona parte, a causa della cattiva distribuzione delle produzioni agricole, delle quali, purtroppo, nei Paesi sviluppati se ne distrugge una parte per ragioni di mercato. Nel secolo XX, invero, la disponibilità di alimenti ha subito consistenti aumenti, sia per un forte aumento della produzione areica (aumentata in media di 4-5 volte) sia per l’aumento della superficie coltivata (messa a coltura di terreni prima non coltivati, bonifica, irrigazione), tanto che nei Paesi industrializzati oggi si dà molto più spazio alla qualità dei prodotti. Il detto aumento è dovuto principalmente alle moderne tecnologie e all’impiego di consistenti mezzi tecnici (concimi, fitofarmaci), questi ultimi spesso causa d’inquinamento e di notevole consumo di energia fossile. Tuttavia vi è la possibilità di aumentare ancora l produzione, nel rispetto dell’ambiente, con l’agricoltura ecocompatibile che prevede l’impiego corretto dei mezzi tecnici, il ritorno ad antiche pratiche agricole con nuovo significato. Vi è altresì la possibilità di utilizzare l’agricoltura per l’equilibrio dell’agroecosistema (difesa del suolo, riduzione dell’anidride carbonica nell’atmosfera). Questi obiettivi, già molto impegnativi nei Paesi industrializzati, vanno perseguiti con attenzione nei Paesi in via di sviluppo, coinvolgendo maestranze e dirigenti locali e suggerendo modelli di sviluppo che tengano conto delle caratteristiche ambientali di ciascuna zona (condizioni socio-culturali e condizioni pedoclimatiche). L’autore, dopo di aver esaminato i problemi tecnico-scientifici connessi con ciascun argomento trattato, chiude con una nota di ottimismo, desunta dalla sua lunga attività di agronomo trattato, chiude con una nota di ottimismo, desunta dalla sua lunga attività di agronomi e dalla conoscenza diretta delle potenzialità produttive di diverse regioni del mondo, nonché dagli studi di altri autori. Afferma, cioè, che l’agricoltura è in grado di fornire gli alimenti per tutti gli abitanti del Pianeta, purché si vincano gli egoismi di alcune nazioni, e nelle previsioni lo sarà anche quando nel 2030 gli abitanti saranno 8,27 miliardi.
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Fregonara, Elena, and Alice Barreca. "Economics for sustainability: impacts on the real estate appraisal and economic evaluation of projects." Valori e Valutazioni 29 (January 2022): 5–22. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20212903.

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Abstract:
The aim of this piece of work is to present the recent developments of the discipline of Real Estate Appraisal and Economic Evaluation of Projects in relation to Sustainable Architecture and its design. The focus is on the principles borrowed from economics and, in particular, on the transition from a linear to a circular thinking and the related impacts on estimative theories and practices. Starting from the urgency of the underlying problems, Life Cycle Thinking is recalled within which the theories of the Green Economy, the Circular Economy and, recently, the Helical Economy are developed. The reasoning then recalls some passages of disciplinary evolution to include the public, environmental and social dimension. A methodological survey follows with attention to the recent – and now almost consolidated – approaches for projects evaluation and market analysis, attributable to international energy-environmental policies. In terms of the evaluation of new construction projects or retrofitting existing assets, the transition from the financial perspective, in terms of Linear Economy, to the perspective of economic-energy-environmental sustainability, from a Circular Economy perspective, is a central point. From the point of view of market analysis, the importance of exploring the impact of sustainable architecture on the values and dynamics of supply and demand is underlined. The results of the work show that the use of life cycle valuation is essential for the reuse of resources, but also for the containment of their consumption in the production phase. The use of tools capable of jointly analyzing energy and costs could guide decision-making processes between different design options, encouraging conversion and efficiency strategies, even in contexts of weak sustainability. Obiettivo del lavoro è presentare i recenti sviluppi espressi dalla disciplina dell’Estimo e Valutazione Economica dei Progetti in relazione all’Architettura sostenibile e alla sua progettazione. L’attenzione è posta sui principi mutuati dall’Economia e, in particolare, sul passaggio dalla visione lineare alla visione circolare e i relativi impatti sulle teorie e pratiche estimative. A partire dall’urgenza dei problemi sottostanti, viene richiamato il Life Cycle Thinking in seno al quale si sviluppano le teorie dell’Economia Verde, dell’Economia Circolare e, recentemente, dell’Economia Elicoidale. Il ragionamento richiama poi alcuni passaggi dell’evoluzione disciplinare per includere la dimensione pubblica, ambientale e sociale. Segue una ricognizione metodologica con attenzione agli approcci recenti - ma ormai consolidati - per la valutazione dei progetti e per le analisi di mercato, riconducibili alle politiche internazionali in materia energetico-ambientale. Sul versante della valutazione dei progetti di nuova costruzione o di retrofit del patrimonio esistente, centralità è posta sul passaggio dalla prospettiva finanziaria, in ottica di Economia Lineare, alla prospettiva della sostenibilità economico-energetico-ambientale, in ottica di Economia Circolare. Sul versante delle analisi di mercato, è rimarcata l’importanza di esplorare l’impatto dell’architettura sostenibile sui valori e sulle dinamiche della domanda e dell’offerta. I risultati del lavoro evidenziano come l'impiego della valutazione nel ciclo di vita sia fondamentale per il riuso delle risorse, ma anche per il contenimento del loro consumo in fase produttiva. L’uso di strumenti capaci di analizzare congiuntamente l’energia e i costi potrebbe orientare i processi di decisione fra opzioni progettuali diverse, incentivando strategie di conversione e efficienza, sia pure in contesti di sostenibilità debole.
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Balest, Jessica, and Natalia Magnani. "Contesto socio-culturale ed efficienza energetica nell'abitazione." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 124 (March 2021): 83–99. http://dx.doi.org/10.3280/sur2021-124005.

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Abstract:
Alcuni contesti socio-culturali promuovono pratiche sociali di risparmio energetico e assicurano la riduzione dei consumi in edifici efficienti dal punto di vista energetico. Questo articolo sintetizza i risultati derivanti da una ricerca applicata ad un edificio di nuova costruzione di 23 appartamenti (Bolzano - IT). I risultati delle interviste fatte a 10 famiglie definiscono il contesto socio-culturale e gli elementi rilevanti tramite cui avviene la modifica delle pratiche sociali per un uso efficace dell'energia.
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Romani, Marina. "Denaro, monete-merce e merci-moneta. Una storia economica e sociale." CHEIRON, no. 1 (April 2021): 167–90. http://dx.doi.org/10.3280/che2019-001008.

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Abstract:
Questo saggio si focalizza sulle pratiche monetarie delle società di antico regime e sul ruolo che, in quell'ambito, svolgevano i consumi cospicui, le monete in oro o argento e la moneta di conto. La prima parte esamina come la possibilità di trasformare in moneta (attraverso la fusione, lo scambio, o il pegno) gli oggetti realizzati in metallo prezioso permetteva loro di svolgere funzioni monetarie. La seconda parte analizza come queste pratiche fossero facilitate anche dai tentativi di conservare una fungibilità tecnica tra questi beni e i conî mentre la moneta di conto nazionale era lo strumento che doveva esplicitare il legame tra valore e prezzi.
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Rebughini, Paola. "Integrarsi consumando? Pratiche di acquisto e pluralismo dei significati dei consumi tra i giovani figli di immigranti." MONDI MIGRANTI, no. 1 (September 2010): 217–31. http://dx.doi.org/10.3280/mm2010-001010.

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Monge, Luca. "All you can eat (and drink)." Journal of AMD 22, no. 4 (November 2019): 176. http://dx.doi.org/10.36171/jamd19.22.4.01.

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Abstract:
La crociera all inclusive nel mio immaginario (diabetologico) è paradigmatica di alcune pratiche “sconvenienti”: accesso al cibo quantitativamente e temporalmente illimitato, con modello distributivo a buffet e comfort/servizi per una relativa sedentarietà, nonostante la prossimità di piscine, palestre o campi da tennis. Situazioni che mi paiono efficacemente interpretate nelle nostre due copertine oscillanti tra bulimica frenesia e plastica staticità. Ho trovato on-line una rubrica dal titolo “Cinque modi per non prendere peso in crociera” ma, al di là della consapevolezza del rischio e degli accorgimenti per aumentare l’attività fisica, rimane l’eccesso di disponibilità di cibo che inevitabilmente diviene anche sinonimo di spreco. E proprio lo spreco declinato nelle sue principali aree: l’alimentazione, i consumi e la sanità, è tema centrale in questo numero di JAMD nel simposio “Dissipandum non est: avanzi, scarti, sprechi”. Aprono il confronto, dall’Università di Scienze Gastronomiche (UNISG) di Pollenzo, Silvio Barbero e Cinzia Scaffidi che ci propongono, con differenti chiavi di lettura (storica, economica, culturale), alcune riflessioni sul nostro contraddittorio approccio quotidiano al cibo, ai consumi e all’ambiente. In tema di cibo segue il report di Andrea Segrè, Presidente della Fondazione FICO con cui AMD ha stipulato recentemente un accordo di collaborazione, che ci porta ai numeri del food waste e del food losses.
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Fornari, Edoardo, and Sebastiano Grandi. "Le promozioni di prezzo sulle marche private: variabilitÀ tra categorie ed effetti competitivi inter-brand." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 4 (December 2011): 125–45. http://dx.doi.org/10.3280/mc2011-004009.

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Abstract:
Il presente lavoro discute il tema delle politiche di pricing di breve periodo praticate dai retailers sui prodotti di marca commerciale. In particolare l'analisi si focalizza sull'elaborazione dei dati di sell-out 2008-2009 relativi alle categorie merceologiche di Largo Consumo Confezionato (LCC) nell'ambito del mercato italiano della Distribuzione Moderna (ipermercati e supermercati). In tale contesto emerge un crescente ricorso alla promozione di prezzo per le linee di private label, soprattutto all'aumentare del valore complessivo del giro d'affari di categoria, della pressione promozionale sulle marche industriali e dell'entitÀ media dello sconto. Il lavoro evidenzia altresě come l'efficacia delle promozioni sulla marca commerciale possa risultare estremamente elevata in termini di generazione di vendite incrementali, di aumento della market share e di contributo alle vendite complessive.
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Sinibaldi, Fabio. "Il vago nella pratica clinica: i dettagli che fanno la differenza." PNEI REVIEW, no. 1 (April 2022): 53–66. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2022-001005.

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Abstract:
Negli ultimi anni il ruolo centrale del nervo vago (NV) nei processi di auto-regolazione è diventato sempre più noto. Il NV svolge funzioni cruciali e trasversali in diversi meccanismi di adattamento e sviluppo della vita umana, e in particolare di tutti i processi legati a sopravvivenza, emozioni e relazioni. Infatti, il NV ha funzioni importanti che vanno dalla regolazione del battito cardiaco alla raccolta di informazioni sullo stato di tutti gli organi vitali, dalla digestione fino alla risposta immunitaria. Negli ultimi anni si sono diffuse diverse teorie ed approcci per spiegare il funzionamento del vago in fisiologia o a seguito di stress cronico o eventi traumatici. Il tema è diventato così popolare da generare un gergo specifico: ormai è consueto sentire i terapeuti dire, in supervisione o nelle discussioni tra colleghi, espressioni come "con questo paziente abbiamo stabilizzato per bene il vago" o "il vago di questa paziente è bloccato", che, fino a qualche tempo fa, non si usavano. Al fine di sviluppare una pratica clinica consapevole e massimamente efficace, diventa oggi fondamentale sapere esattamente perché e come è interessante agire sul NV secondo una prospettiva ampia e integrata.
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Cirlŕ, Mario. "Auri sacra fames." COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no. 21 (April 2011): 45–57. http://dx.doi.org/10.3280/cost2011-021002.

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Abstract:
Attraverso il significato di misura di tutti i valori attribuito al denaro nell'etŕ moderna e nell'attuale fase dello sviluppo capitalistico, l'autore rinviene nella ritualitŕ del dono, nella gratuitŕ della festa, l'esatto corrispettivo della valorizzazione operata dal denaro, in quanto incontro che sospende e dispone un ridimensionamento della circolazione e dell'accumulo di ricchezza. Il dono č un prodotto del superfluo e la societŕ dei consumi ha l'unico fine di eliminare il superfluo. Il lavoro psicoanalitico, non diversamente dal lavoro capitalistico, ha da sempre a che fare con l'eccedenza, con un qualcosa che ha sostituito la mancanza della mancanza originaria (angoscia) con un eccesso di produzione fantasmatica (consumistica). Č ipotizzabile, da Lacan a Levinas, che la seduta psicoanalitica abbia a che fare con il riconoscimento del volto dell'altro, e si inscriva, nella sua essenza, in una pratica di accoglienza ed ospitalitŕ dell'altro. Il necessario scambio economico esplicito nel pagamento dell'onorario dell'analista diventa un rituale che apre alla spontaneitŕ, all'accoglienza, all'ospitalitŕ tesa a rendere sensato il superfluo, a rendere ragionevole il doloroso accedere alla propria origine.
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Barbieri, Alvaro. "Vivere per morire o morire per vivere: l’archetipo della morte precoce nelle tradizioni eroiche." AOQU (Achilles Orlando Quixote Ulysses). Rivista di epica 2, no. II (December 30, 2021): 75–91. http://dx.doi.org/10.54103/2724-3346/17258.

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Abstract:
Ponendo in triangolazione le pratiche militari del mondo premoderno, le ideologie delle “società di vergogna” (shame societies) e i plessi simbolici della poesia eroica universale, il presente articolo riattraversa il tema cruciale della morte precoce – subitanea rossa violenta –, momento di densità rivelativa mediante il quale il guerriero d’élite compie sé stesso e modella il finale della propria vita. Onnipresente e pervasiva nell’epica internazionale, l’ossessione della “bella morte” è un portato delle culture marziali fondate sul senso dell’onore e sul faccia a faccia. Morire anzitempo sul campo di battaglia è il modo con cui il combattente sconfigge la mortalità ordinaria, sottraendosi una volta per tutte all’avvizzimento della carne. Il trapasso glorioso e prematuro non soltanto costruisce la fama postuma del campione entro il quadro della memoria tribale, ma fissa perennemente il suo corpo nello splendore della bellezza giovanile, impedendone il decadimento. Vista in tale prospettiva, la morte precoce si pone come una delle prestazioni tramite le quali l’eroe milita contro le forze del preformale e del caos indifferenziato. Nelle società tradizionali il prode è sempre dalla parte dell’or-dine e della luce: le sue imprese personali, eseguite nel punto di massima visibilità, profilano la singol-arità del gesto individuale entro l’anonimo brulichio della mischia amorfa; il suo decesso – unico e grandioso – preserva il fulgore del corpo virile dall’usura dell’età e dall’ombra del disfacimento, agenti della corruzione che consumano gli uomini e li avviano, un giorno dopo l’altro, verso l’abisso del non-essere.
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Piątkowski, Mateusz. "The markings of military aircraft under the law of aerial warfare." Military Law and the Law of War Review 58, no. 1 (November 25, 2020): 63–84. http://dx.doi.org/10.4337/mllwr.2020.01.03.

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Abstract:
The breakthrough innovation of the Wright brothers in 1903 and subsequent developments of aerial technology created significant opportunities for the military, as a new dimension of warfare became an operational space of combat. Many legal questions arise, including the status of air machines deployed by the freshly formed independent air detachments before the outbreak of World War I. From the operational and legal viewpoint, both state practice and international law experts agreed that in order to receive a status similar to warships under the law of naval warfare, military aircraft should bear distinctive insignia, indicating their military character and nationality. This article’s aim is to present the origins and evolution of the military markings and their legal significance, as a core element of the military aircraft definition. It needs to be emphasized that only aircraft considered as military can perform acts of hostility and exercise the specific rights granted by the law of air warfare. The analysis will refer to practical challenges for maintaining the classical rule of air warfare, such as the exact location of the markings on the aircraft surfaces, low-visibility insignia (as a way to reconcile legal and operational demands) and the question of relevance of the duty to mark military aircraft in the context of unmanned air platforms. L’innovation qui a fait connaître les frères Wright en 1903 ainsi que les développements consécutifs dans la technologie aéronautique ont créé de réelles opportunités pour le secteur militaire, alors qu’une nouvelle dimension de la guerre est devenue un espace opérationnel de combat. Cette évolution fait naître de nombreuses questions juridiques, dont le statut des aéronefs déployés par les détachements aériens indépendants formés peu avant l’éclatement de la Première Guerre mondiale. D’un point de vue opérationnel et légal, la pratique étatique et les experts juridiques internationaux s’accordent sur le fait que les aéronefs militaires devraient avoir des insignes distinctifs indiquant leur caractère militaire et leur nationalité, afin qu’ils se voient attribuer un statut similaire à celui des navires de guerre en vertu du droit de la guerre navale. Cet article a pour but de présenter les origines et l’évolution du marquage militaire ainsi que sa signification juridique, en tant qu’élément essentiel de la définition d’un aéronef militaire. Soulignons le fait que seul un aéronef considéré comme militaire peut mener des actes hostiles et exercer les droits particuliers octroyés en vertu du droit de la guerre aérienne. L’analyse fait référence à des défis d’ordre pratique pour maintenir les règles classiques de la guerre aérienne, telles que l’emplacement exact des marquages sur la surface de l’aéronef, la faible visibilité des insignes (comme moyen de combiner exigences juridiques et opérationnelles) et la question de la pertinence de l’obligation de marquer un aéronef militaire dans le contexte de plateformes aériennes sans équipage. De baanbrekende innovatie van de gebroeders Wright in 1903 en de daaropvolgende ontwikkelingen van de luchtvaarttechnologie creëerden grote mogelijkheden voor de strijdkrachten, aangezien een nieuwe dimensie van oorlogvoering een operationele gevechtsruimte werd. Deze ontwikkeling leidt tot veel juridische vragen, waaronder de status van de luchtvaartuigen die door de net voor het uitbreken van de Eerste Wereldoorlog opgerichte onafhankelijke luchtdetachementen werden ingezet. Vanuit operationeel en juridisch oogpunt waren zowel de statenpraktijk als de internationale juridische experts het erover eens dat militaire luchtvaartuigen onderscheidende insignes moeten dragen die hun militaire karakter en nationaliteit aangeven, om een status te krijgen die gelijkaardig is aan die van oorlogsschepen krachtens het recht van de zeeoorlog. Dit artikel heeft tot doel de oorsprong en de ontwikkeling van de militaire markeringen en hun juridische betekenis voor te stellen als een kernelement van de definitie van militaire luchtvaartuigen. Er moet worden benadrukt dat alleen luchtvaartuigen die als militair worden beschouwd, vijandelijke handelingen kunnen verrichten en de specifieke rechten die door het recht van de luchtoorlog worden verleend, kunnen uitoefenen. De analyse verwijst naar de praktische uitdagingen voor het handhaven van de klassieke regels van de luchtoorlog, zoals de exacte locatie van de markeringen op de vliegtuigoppervlakken, insignes met lage zichtbaarheid (als een manier om juridische en operationele eisen met elkaar in overeenstemming te brengen) en de vraag of de verplichting om militaire luchtvaartuigen te markeren relevant is in de context van onbemande luchtvaartuigen. La revolucionaria innovación de los hermanos Wright en 1903 y subsiguiente evolución de la tecnología aérea dieron paso a oportunidades significativas para los ejércitos, creándose una nueva dimensión de la guerra que se convirtió en un espacio operativo de combate. Esto trajo consigo muchas cuestiones legales, incluido el estatus de los artefactos aéreos desplegados por los recién creados destacamentos aéreos independientes en los prolegómenos de la Primera Guerra Mundial. Desde el punto de vista operativo y legal, tanto los Estados a través de la práctica como los expertos en Derecho Internacional estuvieron de acuerdo en que para acogerse al mismo estatus que los buques de guerra bajo las leyes de la guerra naval, las aeronaves militares debían llevar insignias distintivas, mostrando su carácter militar y nacionalidad. El propósito del artículo es examinar el origen y evolución de estas señales militares y su importancia legal como uno de los elementos principales de la definición de aeronave militar. Debe enfatizarse que solo una aeronave considerada militar puede llevar a cabo actos de hostilidad y ejercer derechos específicos reconocidos por las leyes de la guerra aérea. El análisis aborda los retos prácticos para mantener la vigencia de la regla clásica de la guerra aérea, tal como es el lugar exacto de emplazamiento de las señales exteriores en la superficie de las aeronaves, las insignias de baja visibilidad (como una forma de conciliar las exigencias legales y operativas) y la cuestión de la relevancia del deber de señalar las aeronaves militares en el contexto de las plataformas aéreas no tripuladas. L’innovazione rivoluzionaria dei Fratelli Wright nel 1903 e i successivi sviluppi della tecnologia aerea crearono significative opportunità per i militari, poiché una nuova dimensione di guerra divenne uno spazio operativo di combattimento. Sorgono molte questioni legali, tra cui lo status delle macchine aeree dispiegate dai distaccamenti aerei indipendenti formatisi appena prima dello scoppio della Prima guerra mondiale. Dal punto di vista operativo e legale, sia la pratica degli Stati che gli esperti di diritto internazionale hanno convenuto che, per ricevere uno status simile a quello delle navi da guerra disciplinate della legge della guerra navale, gli aerei militari dovrebbero portare delle insegne distintive che indichino la loro natura militare e la loro nazionalità. L'obiettivo di questo articolo è quello di presentare le origini e l'evoluzione delle marcature militari e il loro significato legale, come elemento centrale della definizione di velivolo militare. Va sottolineato che solo gli aerei considerati militari possono compiere atti di ostilità ed esercitare i diritti specifici concessi dalla legge sulla guerra aerea. L’analisi farà riferimento alle sfide pratiche per il mantenimento delle regole classiche sulla guerra aerea, come l’esatta posizione delle marcature sulla superfice dell’aereo, le insegne a bassa visibilità (come modo per conciliare le esigenze legali ed operative) e la questione della rilevanza del dovere di marcatura dei velivoli militari nel contesto delle piattaforme aeree senza pilota. Die bahnbrechende Innovation der Gebrüder Wright im Jahr 1903 und die nachfolgenden Entwicklungen der Luftfahrttechnologie schufen bedeutende Möglichkeiten für den Militärbereich, da eine neue Dimension der Kriegsführung zu einem operativen Kampfraum wurde. Es stellen sich viele rechtliche Fragen, einschließlich jener des Status der Luft­maschinen, die von den neu gebildeten unabhängigen Luftkommandos vor dem Ausbruch des Ersten Weltkriegs eingesetzt wurden. Aus operativer und rechtlicher Sicht waren sich sowohl die staatliche Praxis als auch die internationalen Rechtsexperten einig, dass Militärflugzeuge Kennzeichen, die auf ihren militärischen Charakter und ihre Nationalität hinweisen, tragen sollten, um einen kriegsschiffähnlichen Status nach dem Recht der Seekriegsführung zu erhalten. Ziel dieses Artikels ist es, die Ursprünge und die Entwicklung der militärischen Kennzeichnungen und ihre rechtliche Bedeutung als Kernelement der Definition von Militärflugzeugen darzustellen. Es muss darauf hingewiesen werden, dass nur Flugzeuge, die als militärisch angesehen werden, feindliche Handlungen durchführen und die durch das Gesetz der Luftkriegsführung gewährten spezifischen Rechte ausüben können. Die Analyse wird sich auf praktische Herausforderungen für die Aufrechterhaltung des klassischen Gesetzes der Luftkriegsführung beziehen, wie die genaue Lage der Kennzeichen auf den Flugzeugoberflächen, Kennzeichen mit geringer Sichtbarkeit (als Mittel, rechtliche und operative Anforderungen miteinander in Einklang zu bringen) und die Frage der Relevanz der Pflicht zur Kennzeichnung militärischer Flugzeuge im Zusammenhang mit unbemannten Luftplattformen.
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VIEIRA, Paulo Alberto dos Santos, and Karina Almeida de SOUSA. "Pensamento Negro em Educação: Acesso de Estudantes Negros ao Ensino Superior após uma Década de Tensões e Desafios." INTERRITÓRIOS 6, no. 12 (December 7, 2020): 26. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i12.248988.

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RESUMOEm setembro de 2015, o Conselho de Ensino, Pesquisa e Extensão da Universidade do Estado de Mato Grosso prorrogou por mais dez anos o Programa de Integração e Inclusão Étnico-racial (Piier/Unemat), que se traduz nas cotas para negros desta universidade. Nesta reunião chamou a atenção algumas situações: a. posição da maioria do pleno, amplamente favorável à prorrogação; b. mudança de posição em relação às cotas, na medida em que alguns atores que eram contrários em 2005 discursaram em prol da continuidade do programa; e c. absoluta ausência de qualquer tipo de dado e/ou informação oficial referente ao Piier. Neste artigo, argumenta-se que a aprovação da prorrogação não significou que as políticas de ação afirmativa, com recorte étnico-racial, sejam apoiadas. Paradoxalmente, a prorrogação pode ter por base a consolidação de práticas acadêmicas que tendem a dificultar, e no limite impedir, a presença negra no interior da universidade bem comouma reaorientação curricular.Cotas para negros. Fraudes. Unemat. Mato Grosso. Educação. Diáspora. ABSTRACTIn September 2015, the “Conselho de Ensino, Pesquisa e Extensão da Universidade do Estado de Mato Grosso” extended for another ten years the “Programa de Integração e Inclusão Étnico-racial (Piier/Unemat)”, which translates into the affirmative action policies for black people in this university. In this meeting, some situations drew attention: a. the position of the majority of the plenary, broadly favorable to the program extension; b. changing position in relation to affirmative action policies for black people, as some social actors who were opposed in 2005 spoke in favor of the continuity of the program; and c. absolute absence of any type of data and/or official information regarding Piier. In this article, it is argued that the approval of the extension did not mean that affirmative action policies, with ethnic-racial aspects, are supported by the community. Paradoxically, the extension may be based on the consolidation of academic practices that tend to hinder, and in the end prevent, the black people presence within the university as well as a curricular reorientation.Affirmative action policies for black people. Fraud. Unemat. Mato Grosso. Education. Diaspora. RESUMENEn septiembre de 2015, el Consejo de Enseñanza, Investigación y Extensión de la Universidad del Estado de Mato Grosso extendió el Programa de Integración e Inclusión Étnico-Racial (Piier / Unemat) por otros diez años, lo que se traduce en las cuotas de negros de esta universidad. En este encuentro, algunas situaciones llamaron la atención: a. posición de la mayoría del plenario, ampliamente favorable a la prórroga; b. cambio de posición en relación a las cuotas, ya que algunos actores que se opusieron en 2005 se pronunciaron a favor de la continuidad del programa; y c. ausencia absoluta de cualquier tipo de dato y / o información oficial sobre “Piier”. En este artículo se argumenta que la aprobación de la prórroga no significó que se apoyen políticas de acción afirmativa, con aspectos étnico-raciales. Paradójicamente, la extensión puede basarse en la consolidación de prácticas académicas que tienden a dificultar, y finalmente a prevenir, la presencia negra dentro de la universidad así como una reorientación curricular.Cuotas para negros. Fraude. Unemat. Mato Grosso. Educación. Diáspora. SOMMARIOA settembre 2015, il Consiglio per l'insegnamento, la ricerca e l'estensione dell'Università statale del Mato Grosso ha prorogato per altri dieci anni il programma di integrazione e inclusione etnico-razziale (Piier / Unemat), che si traduce in quote nere di questa università. In questo incontro, alcune situazioni hanno attirato l'attenzione: a. posizione della maggioranza della plenaria, ampiamente favorevole all'estensione; b. cambiamento di posizione rispetto alle quote, poiché alcuni attori che si erano opposti nel 2005 si erano espressi a favore della continuità del programma; e C. assoluta assenza di qualsiasi tipo di dato e / o informazione ufficiale su "Piier". Questo articolo sostiene che l'approvazione dell'estensione non significa che siano supportate politiche di azione affermativa, con aspetti etnico-razziali. Paradossalmente, l'estensione può essere basata sul consolidamento di pratiche accademiche che tendono a ostacolare, e infine a prevenire, la presenza nera all'interno dell'università così come un riorientamento curricolare.Quote nere. Frode. Unemat. Mato Grosso. Formazione scolastica. Diaspora.
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Toro, Maria Beatrice, and Andrea Ligozzi. "La meditazione nella postmodernità: tra consapevolezza e fascinazione." MODELLI DELLA MENTE, no. 2 (July 2018). http://dx.doi.org/10.3280/mdm2-2017oa6496.

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L'era postmoderna pullula di proposte di consumo, anche nel campo della meditazione è in voga un trend consumistico. Questo dà vita a un grave e dilagante paradosso, un vero e proprio atteggiamento contro meditativo rivolto alle pratiche di meditazione stesse, una sorta di innamoramento provvisorio e passeggero. La fascinazione per gli orpelli e i simboli restringe la coscienza dando al praticante l'illusione di ampliarla facendo sì che egli tratti la meditazione al pari di un bene di consumo. Viene qui proposto un recupero delle forme più semplici e radicalipossibili per la pratica quotidiana, quella pratica senza obiettivi ma diligentemente condotta.
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Cassone, Giorgio. "Lavoro, consumo e tempo libero nelle pratiche informali di riciclo alimentare. Il reciclaje nella città di Granada (Spagna)." Archivio antropologico mediterraneo 21, no. 1 (June 29, 2019). http://dx.doi.org/10.4000/aam.1572.

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Spezzani, Carlo, Andrea Fabris, Oliviero Mordenti, Amedeo Manfrin, Fulvio Salati, Franco Giorietto, Cristian Salogni, and Giancarlo Ruffo. "MANUALE PER LA GESTIONE DEL CONTROLLO DEL BENESSERE DEI PESCI DURANTE IL TRASPORTO SU STRADA." Rassegna di Diritto, Legislazione e Medicina Legale Veterinaria 19, no. 1 (September 7, 2022). http://dx.doi.org/10.54103//18648.

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L’acquacoltura ha sempre rappresentato un’importante attività di allevamento animale e mai come oggi ha assunto un’importanza crescente dovuta ad una sempre maggior domanda di consumo annuo pro capite di pesce che, tuttavia, ha comportato una contestuale diminuzione dell’apporto della pesca. La movimentazione di pesce vivo è parte integrante della attività di piscicoltura in tutta Europa. Negli ultimi decenni in Italia l’allevamento del pesce e di altre specie acquatiche è stato in costante aumento, stabilizzandosi solo negli ultimi anni. Si è registrato un sempre maggiore interesse alle pratiche di acquacoltura utilizzate e ai relativi problemi di benessere dei pesci da parte del legislatore, nel campo della ricerca e da parte dei consumatori. I dati dimostrano che l’acquacoltura è un settore in crescita: nell’anno 2016 sono stati trasportati e introdotti in Italia oltre 72 milioni di Kg. di pesce vivo (35.5% trote – 14.6% spigole e orate – 4% pesce gatto e anguille) e si prevede che a livello mondiale nel 2030 il 60% del pesce consumato sarà di allevamento. In Italia le specie più trasportate sono le orate, le spigole nelle fasi giovanili e le trote. La maggior parte delle specie di pesce che sono allevate vengono spostate almeno una volta durante il loro ciclo produttivo, mentre alcuni animali vengono movimentati più volte. In acquacoltura sono allevate e trasportate oltre 60 specie diverse di pesci (oltre 30 specie in Europa). Se ne deduce che quantità di animali trasportati e la e la lunghezza durata del viaggio possono variare considerevolmente, in funzione del ciclo produttivo e delle necessità commerciali, che talvolta possono cambiare anche nel corso dello stesso anno. Il trasporto dei pesci è forse il più difficile e delicato rispetto alle altre specie di vertebrati, per cui ne deriva che un piccolissimo errore nelle varie fasi di trasporto ne comprometterebbe il benessere degli animali nonché una perdita economica nel settore. L’azione di protezione e di mantenimento delle condizioni di benessere del pesce vivo durante le operazioni di trasporto, che dovrebbe essere un dovere morale dell’allevatore e/o autotrasportatore, è un obbligo sancito dalla legislazione vigente e comporta una responsabilità legale sia degli operatori del settore, sia delle autorità competenti preposte ai controlli, le quali devono avere una alta professionalità e competenza nel corso delle operazioni ispettive e di vigilanza. Nelle attività di trasporto del pesce, è necessario eseguire le operazioni secondo specifici protocolli operativi, allo scopo di non pregiudicare lo stato di salute e indirettamente anche il valore economico degli animali oggetto di movimentazione. E’ rilevante quindi che gli operatori e il personale addetto siano formati e preparati per garantire ai pesci un trasporto senza stress. A tal proposito è importante sottolineare l’importanza fondamentale della figura del veterinario, il quale rappresenta oggi la sola figura professionale e con competenze scientifiche a cui la legge attribuisce il compito-dovere di verifica e di controllo delle condizioni degli animali e dei loro prodotti, nello specifico anche del pesce, ivi compresi i provvedimenti a tutela della protezione del benessere dell’animale durante il trasporto e che comportano, inoltre, anche la valutazione delle condizioni di dolore, stress, o sofferenze evitabili nel corso delle operazioni. Con il presente ‘Manuale’, vengono riportate una serie di misure specifiche da applicare nella gestione del trasporto su strada del pesce vivo, al fine di definire ed individuare le condizioni ottimali di benessere nel corso delle movimentazioni.
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Battilani, Patrizia, and Davide Bagnaresi. "L’esperienza dello shopping nelle località turistiche fra pianificazione urbana e innovazione tecnologica e organizzativa." Storia e Futuro Giugno 2022, no. 55 (September 20, 2022). http://dx.doi.org/10.30682/sef5522f.

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Questo saggio esplora il rapporto fra turismo e shopping portando l’attenzione su Riccione, una delle capitali del turismo balneare italiano. Come ricorda Dallen Timothy, la pratica del consumo non si incentra solo sui prodotti ma anche sui luoghi, contribuendo a dare forma alla città (Timothy 2005, p. 11). Nelle destinazioni turistiche, poi, gli spazi per gli acquisti si intrecciano con quelli delle altre attività ricreative, creando dinamiche spesso originali. Nel caso di Riccione la dialettica fra turismo balneare e shopping, fra spiaggia e centro commerciale trova la sua sintesi in viale Ceccarini, il lungo viale che portava dal vecchio borgo al mare e che diventa nel Novecento il fulcro dello shopping e della vita sociale. Parafrasando A. Corbin (1990) possiamo dire che la conquête du rivage a Riccione passò attraverso l’invenzione fisica e simbolica di questo viale e dello stile di vita che esso incarnava, specchio dell’abbondanza e della felicità della società dei consumi. This essay explores the relationship between tourism and shopping focusing on Riccione, one of the most popular destinations of Italian seaside tourism. As Dallen Timothy points out, consumption is not only about products: it is also about consuming places, and it thus contributes to shaping the city (Timothy 2005, p. 11). In tourist destinations, spaces for retail are intertwined with those for other recreational activities, often creating unique dynamics. In Riccione, the dialectic between seaside tourism and shopping and between the beach and the shopping streets in the city centre is especially epitomized by Viale Ceccarini, the long avenue that once connected the old village with the sea. In the 20th century, the street became the heart of shopping and social life. Paraphrasing A. Corbin (1990), we can say that the conquête du rivage in Riccione stems from the physical and symbolic invention of this avenue and the lifestyle it embodied, mirroring the abundance and happiness of the consumer society.
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Parisini, Roberto. "Luoghi del commercio, edilizia pubblica e organizzazione dello spazio urbano. Su Bologna e la Bolognina negli anni Trenta." Storia e Futuro Giugno 2022, no. 55 (September 20, 2022). http://dx.doi.org/10.30682/sef5522c.

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La Bolognina è storicamente ritenuto il più grande quartiere operaio bolognese. Negli anni Trenta la sua crescita è tale da rendere evidente la necessità, per le autorità fasciste, di una sua funzionale integrazione nella città organizzata. Le modalità privilegiate sono quelle di una nazionalizzazione piccolo-borghese fondata sull’intrusione senza precedenti del pubblico negli spazi anche privati della città, in termini di pratiche abitative, uso dello spazio urbano e logiche dei consumi. Tra questi specifici percorsi è in particolare l’ultimo quello su cui più mi concentro, quello che, finora, meno ha goduto dell’attenzione degli storici. Quello dove un ruolo significativo viene assunto dalle vie dei negozi e dagli spazi connessi al dettaglio commerciale, dai commercianti e dalle loro vetrine elevate ora a “nuovi e molto trasparenti confini tra pubblico e privato”. Bolognina is considered the largest historic working-class district in Bologna. Given its rapid growth during the 1930s, fascist authorities decided it was time to integrate it with the city at the functional level. Their preferred strategy was a petit-bourgeois nationalization based on an unprecedented intrusion of the public even into the city’s private spaces, by way of housing practices, use of urban space and consumption patterns. Among these issues, the latter is the one I will focus on the most since it is the one that has so far received the least attention from historians. Shopping streets, retail spaces, shopkeepers and their shop windows – which have now become “new and rather transparent borders between public and private” – play a crucial role dealing with this theme.
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Boccia Artieri, Giovanni, Laura Gemini, Fabio Giglietto, and Mario Orefice. "Testi, Consumi Mediali E Pubblici Produttivi in Italia. Analisi Delle Pratiche Di Social TV Da #XF6 a #Serviziopubblico (From #XF6 to #ServizioPubblico Cross-Genre Analysis of TV Audience Participatory Practices in Italy)." SSRN Electronic Journal, 2014. http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.2501856.

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Pessina, Adriano. "Le buone ragioni del soggettivismo etico e i suoi errori. Note su bioetica, relativismo e metafisica." Medicina e Morale 55, no. 3 (June 30, 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.353.

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Soggettivismo etico e relativismo della conoscenza fanno spesso da sfondo ai dibattiti in bioetica. Il soggettivismo rivendica una sorta di attività legislatrice della ragione umana che, almeno in parte, va accolta. Il singolo uomo ha il dovere di legiferare in merito alla promozione delle finalità che lo interpellano, ma il criterio non può essere soggettivo: per conoscere il bene dell’uomo si deve, infatti, sapere chi è l’uomo. Soltanto nella conoscenza della struttura antropologica umana si può trovare una risposta adeguata alle esigenze del soggetto. Al soggettivismo, allora, si deve rispondere con l’argomento della personalizzazione della vita morale. L’uomo deve realizzare un bene in sé facendolo diventare nel concreto bene per lui. Ma il nodo teorico che resta da affrontare è la possibilità pratica e teorica di rispondere alla domanda “chi è l’uomo” senza fare i conti con la metafisica. Il nesso tra etica e metafisica non si pone secondo la logica della remunerazione o del comando estrinseci, ma come determinazione del senso stesso della condizione umana. La metafisica va pensata come ciò che restituisce alla temporalità il suo stesso significato storico. ---------- Ethical subjectivism and relativism of knowledge are often the setting of debates on bioethics. The subjectivism vindicates a kind of legislative activity of the human reason that, at least partly, must be welcomed. The single man has duty to legislate regarding the promotion of finalities that consult him, but the criterion can not be subjective: to know the good of the man, in fact, ones must know who the man is. A suitable answer to the demands of the subject can be found only in the knowledge of the human anthropological structure. Ones must answer to subjectivism with the matter of the personalization of moral life. The man must realize a good in oneself making it becoming a good for him in the concrete. But the theoretical knot that stays to face is the practical and theoretical possibility to answer to the question “who is the man” without making the accounts with the metaphysics. The connection between ethics and metaphysics doesn’t set according to the logic of the extrinsic remuneration or the command, but as determination of the sense itself of human condition. Metaphysics must be thought like what it returns its same historical meaning to temporality.
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