Dissertations / Theses on the topic 'Poteri privati'

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1

Cremona, Elia. "I poteri privati nell'era digitale - Libertà fondamentali, regolazione del mercato, tutela dei diritti." Doctoral thesis, Università di Siena, 2022. http://hdl.handle.net/11365/1196887.

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Abstract:
Il lavoro si occupa dello studio delle grandi piattaforme digitali dal punto di vista del diritto costituzionale, analizzandone il "potere", di natura privata, di incidere su diritti e libertà fondamentali. Muovendo dall'inquadramento dogmatico del tema del rapporto tra poteri privati e diritti fondamentali, si analizza la produzione privata delle regole nello spazio digitale quale momento qualificante di tale posizione di supremazia. Nella seconda parte, è analizzata la risposta ordinamentale pubblica all'erompere di tali poteri, dalla regolazione europea fino ai provvedimenti delle autorità di regolazione nel campo della concorrenza, della privacy e dei rapporti di consumo. Infine, sono analizzate le prospettive di una regolazione pubblico-privata, sono prospettate nuove tecniche di sindacato giurisdizionale e sono individuati alcuni princìpi, tradizionalmente afferenti al diritto pubblico, di cui sperimentare l'applicabilità in capo ai nuovi poteri privati dell'era digitale.
The work deals with the study of large digital platforms from the point of view of constitutional law, analyzing their private "power" to affect fundamental rights and freedoms. Starting from the dogmatic framing of the theme of the relationship between private powers and fundamental rights, it analyzes the private production of rules in the digital space as a qualifying moment of this position of supremacy. In the second part, the public legal response to the emergence of these powers is analyzed, from the European regulation to the measures of the regulatory authorities in the field of competition, privacy and consumer relations. Finally, the perspectives of a public-private regulation are analyzed, new techniques of judicial review are envisaged and some principles, traditionally pertaining to public law, are identified, whose applicability to the new private powers of the digital age is investigated.
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2

Giuliano, Giorgio Groppi Tania. "I poteri delle autorità indipendenti di natura economica ed i diritti procedimentali dei privati." Strasbourg : Université de Strasbourg, 2009. http://urs-srv-eprints.u-strasbg.fr/373/01/GIULIANO_Giorgio_2009_restrict.pdf.

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Abstract:
Thèse de doctorat : Droit : Strasbourg : 2009. Tesi di dottorato : Diritto pubblico comparato : Universita degli studi di Siena (Italia) : 2009.
Thèse soutenue en co-tutelle. Titre provenant de l'écran-titre. Bibliogr. p.177-188. Notes bibliogr.
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3

CORINI, ANTONIA. "Applicazione del diritto alimentare nell’Unione europea. Poteri pubblici e schemi privati per gestire le violazioni del diritto alimentare." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/39865.

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Abstract:
La tesi si incentra sull’applicazione del diritto europeo in materia alimentare. L’elaborato prende il via dall’analisi degli obiettivi fondamentali e degli strumenti principali del diritto alimentare, del suo sviluppo storico e delle questioni che ha affrontato. L’applicazione del diritto alimentare è studiata esaminando il sistema dei controlli nell’Unione europea e la correlata implementazione sia da parte degli Operatori del settore alimentare sia da parte delle Autorità Competenti in due Stati membri (Italia e Olanda). Vengono, altresì, esaminati casi pratici in cui sono state rintracciate problematiche nell’applicazione del diritto alimentare o che hanno dimostrato le debolezze del sistema nel gestire le varie violazioni attinenti gli alimenti. Lo studio intende inoltre dimostrare le carenze del sistema normativo sviluppando un concetto teoretico quale quello delle violazioni dovute al “fattore umano” e del loro impatto sugli interessi economici dei consumatori. La tesi, quindi, si focalizza sugli strumenti più idonei alla gestione di violazioni di questa tipologia esaminando la legislazione recentemente adottata e prendendo in considerazione, altresì, le possibili soluzioni che possono derivare dai differenti approcci degli Stati membri e l’opportunità di utilizzare, parallelamente a regole ed attività svolte dalle Autorità competenti, standard privati.
The thesis analyses enforcement of EU food law. The analysis starts by concentrating on the EU Food Law central objectives and basic tools, its historical development and the issues it has aimed to face. Food Law Enforcement is analysed by examining food control systems in the European Union and their implementation by Food Business Operators as well as by the Competent Authorities in two Member States (Italy and The Netherlands). Cases are scrutinised where problems of enforcement or weaknesses of the system have come to light in dealing with various possible violations which concern food. The dissertation aims to show the shortcomings of the legal system and to contribute to solving them by developing a theoretical concept: that of behavioural infringements due to the human factor and of their impact on consumer economic interests. The dissertation, therefore, focuses on the most suitable instruments in dealing with these infringements by examining the newly adopted legislation and by looking at what can be learnt from different approaches chosen in the two Member States studies, including that of combining the Competent Authorities rules and activities to those of Private schemes.
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CORINI, ANTONIA. "Applicazione del diritto alimentare nell’Unione europea. Poteri pubblici e schemi privati per gestire le violazioni del diritto alimentare." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/39865.

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Abstract:
La tesi si incentra sull’applicazione del diritto europeo in materia alimentare. L’elaborato prende il via dall’analisi degli obiettivi fondamentali e degli strumenti principali del diritto alimentare, del suo sviluppo storico e delle questioni che ha affrontato. L’applicazione del diritto alimentare è studiata esaminando il sistema dei controlli nell’Unione europea e la correlata implementazione sia da parte degli Operatori del settore alimentare sia da parte delle Autorità Competenti in due Stati membri (Italia e Olanda). Vengono, altresì, esaminati casi pratici in cui sono state rintracciate problematiche nell’applicazione del diritto alimentare o che hanno dimostrato le debolezze del sistema nel gestire le varie violazioni attinenti gli alimenti. Lo studio intende inoltre dimostrare le carenze del sistema normativo sviluppando un concetto teoretico quale quello delle violazioni dovute al “fattore umano” e del loro impatto sugli interessi economici dei consumatori. La tesi, quindi, si focalizza sugli strumenti più idonei alla gestione di violazioni di questa tipologia esaminando la legislazione recentemente adottata e prendendo in considerazione, altresì, le possibili soluzioni che possono derivare dai differenti approcci degli Stati membri e l’opportunità di utilizzare, parallelamente a regole ed attività svolte dalle Autorità competenti, standard privati.
The thesis analyses enforcement of EU food law. The analysis starts by concentrating on the EU Food Law central objectives and basic tools, its historical development and the issues it has aimed to face. Food Law Enforcement is analysed by examining food control systems in the European Union and their implementation by Food Business Operators as well as by the Competent Authorities in two Member States (Italy and The Netherlands). Cases are scrutinised where problems of enforcement or weaknesses of the system have come to light in dealing with various possible violations which concern food. The dissertation aims to show the shortcomings of the legal system and to contribute to solving them by developing a theoretical concept: that of behavioural infringements due to the human factor and of their impact on consumer economic interests. The dissertation, therefore, focuses on the most suitable instruments in dealing with these infringements by examining the newly adopted legislation and by looking at what can be learnt from different approaches chosen in the two Member States studies, including that of combining the Competent Authorities rules and activities to those of Private schemes.
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Pilotto, Mattia <1986&gt. "I poteri datoriali nel rapporto di lavoro subordinato privato." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6600.

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Abstract:
La tesi affronta il tema dei poteri del datore di lavoro nel rapporto di lavoro subordinato privato. L’argomento viene esaminato partendo dall’analisi della figura del lavoratore subordinato e delle peculiarità che lo distinguono dalla altre forme giuridiche nelle quali può essere prestata un’attività lavorativa. Successivamente vengono analizzati la natura, l’ambito di applicazione e i limiti di ciascun potere (direttivo, di controllo e disciplinare).
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Madonia, Claudia <1989&gt. "Il potere di disposizione degli embrioni." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8476/1/Claudia%20Madonia%20-%20Tesi%20dottorato.pdf.

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Abstract:
Con il presente lavoro di ricerca è stata esaminata la materia della procreazione medicalmente assistita (PMA), con particolare riferimento al tema controverso del destino degli embrioni residui. Dopo una preliminare analisi del contenuto della legge 19 febbraio 2004, n. 40 e del suo progressivo scardinamento ad opera della giurisprudenza, sono state approfondite le questioni giuridiche connesse al tema della destinazione degli embrioni prodotti nell'ambito della fecondazione assistita e successivamente non impiantati. Invero, tale nodo problematico è tornato ad essere attuale a seguito dell'incessante incremento del numero degli embrioni crioconservati, incremento dovuto all’applicazione della sentenza 151/2009, che ha eliminato il numero massimo di tre embrioni da formare e trasferire in un unico impianto, e della sentenza n. 96/2015 della Corte Costituzionale, con cui è stato riconosciuto il diritto di accesso alle tecniche di PMA e alla diagnosi preimpianto anche alle coppie fertili portatrici di malattie geneticamente trasmissibili. Nello specifico, si è voluta realizzare una riflessione sulla definizione di “embrione” e sullo statuto giuridico dello stesso, rilevando come in tale ambito le categorie dogmatiche tradizionali risultino insoddisfacenti. In seguito, sono state esaminate le possibili destinazioni degli embrioni e il modo in cui le stesse debbano essere qualificate giuridicamente, ponendo particolare attenzione alla destinazione alla ricerca clinica e sperimentale. Infine, sono state individuate delle possibili soluzioni giuridiche volte al superamento del divieto di sperimentazione scientifica sugli embrioni posto dall'art. 13 l. 40/2004.
This research work has the purpose to focus on the issue of medically assisted procreation (MAP), with particular reference to the controversial topic of the residual embryos. After a preliminary examination of the provisions of the law of 19th February 2004, n. 40 and its progressive erosion by the jurisprudence, the legal issues related to the destination of embryos produced by in vitro fertilization and subsequently not implanted have been analysed in detail. This issue became relevant following the constant rise in the number of cryopreserved embryos. This increase is due to the application of the sentence n. 151/2009, which removed the limit of three embryos to be created and transferred for a single implantation and of sentence n. 96/2015 of the Constitutional Court, which recognised the right of access to MAP techniques and pre-implantation diagnosis also to fertile couples carrying genetic diseases. Specifically, it has been considered necessary an in-depth analysis of the definition of "embryo" and of its legal status, noting how in this context the traditional dogmatic categories are not satisfactory. Thereafter, the possible destinations of the embryos have been evaluated and how they could be juridically qualified, focusing in particular on their use for clinical and experimental research. Lastly, possible legal solutions have been identified, aiming at overcoming the prohibition of scientific experimentation on embryos set by art. 13 of the law n. 40/2004.
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Lapis, Davide. "La "riqualificazione" delle donazioni. Ai confini del potere configurato." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3424685.

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Abstract:
Various doctrine and practice interventions have recently brought to the attention of the interpreters a new and particular attitude of private negotiation, called "causal re-qualification" of previous gifts. Although in the variety of structures in which this activity has been projected, it may undoubtedly states its roots in the idea of ​​a private power to define the juridical meaning of its conduct; that power that the doctrine of legal proceedings has defined, since its early elaboration, as “power of configuration”. It is therefore the aim of the study to focus attention on the conditions and limits of admissibility of that negotiating act, which is the subject of such proposals, through which implementation is intended to allow individuals to re-qualify rights originating from a previous deed already received as a donation (for example, by way of a sale or attribution to a family covenant), thus bringing to its most extreme applications that same idea of ​​configuration power, originally confined within the matter of the contract formation procedures. From this point of view, the work begins with a review of the evolution of the concept of configuration agreement, by reconsidering the theories that offered it the first processing, in the context of the study of the procedure in private law, as well as the most recent doctrinal positions, in order to identify, in particular, which most critical profiles require the attention of the interpreter. Reconstructed the empirical intent behind the hypothesized 'qualifying agreement' as the need to meet a conflict of interest by changing the discipline of pre-existing legal situations, the work continues, seeking first to mark the contours of the figure in negative, through a more precise delimitation of its boundaries in respect of other figures that are similar or overlapping to it (such as the novation, the recognitive statement - especially in the form of the so-called expressio causae - and the modifying agreement). Subsequently, the investigation focuses on positive law indices (such as articles 1252, 1352, 1526, and 2420-bis c.c.) by means of which, such an empirical purpose can be normative recognized. Such a search path leads to the affirmation of the legitimacy of an agreement which, in order to achieve a certain set of interest, merely modifies the pre-existing legal framework, albeit within the limits laid down on the one hand by the necessity that corresponding discipline does not require the simultaneous production of specific effect, and, on the other hand, that such discipline is compatible with the one originally chosen for the legal situations subsequently being qualified. In the light of these results, work ends with the verification, first of all, of the possibility, in general, of applying the model to qualify legal situations arising from previuos agreement, and, secondly, of fairness of the recent doctrinal proposals on the subject of “causal re-qualification”.
Diversi interventi di dottrina e di prassi hanno recentemente portato all’attenzione degli interpreti un nuovo e particolare atteggiarsi dell’attività negoziale dei privati, definito di ‘riqualificazione causale’ di precedenti donazioni. Pur nella varietà delle strutture in cui tale attività ha trovato proiezione, in ragione delle diverse ricostruzioni proposte, può senz’altro affermarsi che esso affondi le proprie radici nell’idea di un potere dei privati di definire il significato giuridico della propria condotta; quel potere che la teorica del procedimento giuridico ha definito, sin dalle sue prime elaborazioni, come potere di configurazione. È, quindi, obiettivo dello studio concentrare l’attenzione sui presupposti e sui limiti di ammissibilità di quell’atto negoziale, oggetto di tali proposte, attraverso la cui implementazione si vuole consentire ai privati di riqualificare (per esempio, a titolo di vendita o come attribuzione interna ad un patto di famiglia) situazioni giuridiche soggettive aventi origine da un precedente negozio, già recepito dall’ordinamento nella veste di donazione, così portando alle sue più estreme applicazioni quella stessa idea di potere configurativo, in origine confinata all’interno della materia dei procedimenti di formazione del contratto. In questa prospettiva, il lavoro prende avvio ripercorrendo l’evoluzione del concetto di accordo di configurazione, svolgendo una ricognizione delle teorie che ne hanno offerto la prima elaborazione, nel contesto dello studio del procedimento nel diritto privato, nonché delle più recenti posizioni dottrinali, che ne hanno declinato l’utilizzo nei termini di negozio configurativo della causa negoziale, al fine di individuare, in particolare, quali profili di maggiore criticità richiedano l’attenzione dell’interprete. Ricostruito l’intento empirico alla base dell’ipotizzato ‘negozio di qualificazione’ come volontà di soddisfare un sopravvenuto conflitto di interessi mediante la modifica della disciplina di situazioni giuridiche preesistenti, il lavoro prosegue cercando, in primo luogo, di segnare i contorni della figura in negativo, attraverso una più precisa delimitazione dei suoi confini rispetto ad altre figure che vi sono affini o che ad essa si sovrappongono (quali in particolare il negozio novativo, la dichiarazione ricognitiva – soprattutto nella forma della c.d. expressio causae – e il negozio modificativo). Successivamente, l’indagine si focalizza sugli indici di diritto positivo (quali gli artt. 1252, 1352, 1526 e 2420-bis c.c.) che, di un simile intento empirico, possano fondare un riconoscimento normativo. Tale percorso di ricerca conduce ad affermare la legittimità di un atto negoziale che, per conseguire un determinato assetto di interessi, si limiti a modificare la disciplina di situazioni giuridiche preesistenti, sebbene entro i limiti segnati, da un lato, dalla necessità che la disciplina corrispondente all’assetto di interessi di cui si voglia dettare la qualificazione non richieda la contestuale produzione di vicende di situazioni giuridiche, e, dall’altro, che tale disciplina si presenti compatibile con quella originariamente dettata per le situazioni giuridiche oggetto di qualificazione (ravvisandosi, diversamente, un intento diretto anche alla previa rimozione della regola incompatibile). Alla luce di tali risultati, il lavoro si chiude con la verifica, in primo luogo, della possibilità, in generale, di applicare il modello individuato anche alla qualificazione di situazioni giuridiche nascenti da condotte negoziali, e, in secondo luogo, della correttezza, nello specifico, delle recenti proposte dottrinali in tema di riqualificazione delle donazioni.
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BASILICO, ALESSANDRO ENRICO. "LE AUTORITÀ INDIPENDENTI FRA DIRITTO DELL'UNIONE E SISTEMA INTERNO DEI POTERI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/216648.

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Abstract:
The data protection authority, the antitrust authority, the bank of Italy, and the electricity, natural gas, electronic communications authorities are public bodies created by the law in order to protect constitutional rights and interests. According to the case-law of the Italian Courts, they are part of the executive branch, but not under the government supervision. There are doubts on the constitutionality of such authorities, since article 95 of the Italian constitution requires the executive branch being under the government supervision. Furthermore, the Italian constitutional Court has always denied that the independent authorities can stand before it, saying that their powers are based on the law and not on the Constitution. However, such authorities have been created in order to comply to the European Union law, and article 11 of the Constitution let the European Union law prevailing over the Italian law. First, this thesis argues that the legitimacy of the authorities is based on article 11 of the Constitution. Second, that the laws which created the authorities can derogate from article 95 of the Constitution if required by the European Union law. Finally, that the independent authorities may be part of a judgement before the Italian constitutional Court because their powers are based on article 11 of the Constitution. This implies that the European Union law modified the Italian form of government.
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Pawley, Daniel W. "Popular privation : suffering in fan cultures." Thesis, University of Edinburgh, 2007. http://hdl.handle.net/1842/2233.

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Abstract:
Contributing to scholarship that explores human suffering within mediated culture has provided the impetus for this PhD thesis. I propose that suffering in mediated modernity be considered in social, cultural, and theological terms; and specifically in the context of privation, a term applied by Saint Augustine to the integrated problems of suffering and evil. Privation, to Augustine, meant negation: a vacuum of human existence understood as the absence of positive, sustaining life forces. I attempt to update this concept by arguing that a modern definition of privation can be conceived of as variable states of human deprivation such as loss, dislocation, isolation, and hunger. Privation encompasses these states of deprivation, expressing the kind of suffering that occurs in mediated culture. To narrow the mediated-culture aspect of the study, I explore the topic of fandom, which I define as “the intentional socialization of textual consumption,” and I attempt to show how privation exists in several well-defined forms within a wide variety of fan cultures (groups of fans). In short, fans use their fandom to satisfy their privation in four ways: through connectivity, release, identification, and empowerment. The corresponding deprivations include dislocation, animus, isolation, and hunger. I bring these concepts together in the form of deprivations requiring satisfactions described as dislocation/connectivity, animus/release, isolation/identification, and hunger/empowerment. In each case I attempt to provide analysis and discussion of relevant findings based on empirical research, and in a final discussion I integrate supportive ideas from theories of attachment, catharsis, identification, and empowerment. My methods of research include a combination of secondary source analysis; two distinct phases of questionnaire-based research among 256 fans from various fan cultures; and a case study approach to the online fan culture of the Harry Potter books by Edinburgh author J.K. Rowling.
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Ortis, Silvia <1989&gt. "Il potere di controllo tecnologico datoriale e la tutela della 'privacy' dei lavoratori nella società digitale." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/17823.

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Abstract:
La tesi di ricerca si propone di indagare, preliminarmente, gli effetti dell’avvento delle nuove tecnologie sul quotidiano agire umano, sul piano dei modelli produttivi e di business, di cui l'Industria 4.0 e la Gig Economy costituiscono due dei più inediti paradigmi, nonché sul piano del rapporto contrattuale di lavoro. Il cuore della ricerca è volto poi ad esaminare come lo sviluppo delle strumentazioni informatiche all’interno delle realtà aziendali abbia inciso sulla relazione fra il potere di controllo tecnologico datoriale e la tutela della privacy e della riservatezza dei lavoratori, alla luce dell’ordinamento costituzionale e civilistico italiano, europeo ed internazionale, con un’analisi comparata con l’esperienza spagnola. Si è inteso dunque mettere in luce le intrinseche possibilità veicolate dalle innovazioni tecnologiche e dalla digitalizzazione del lavoro, evidenziandone al contempo anche le ambivalenze e i limiti, connessi all’affievolimento della distinzione fra vita privata e vita lavorativa, nonché al sorgere di pratiche elusive delle tutele della dignità del lavoratore e di profilazione dello stesso, sino ad approdare agli esiti della big data analytics fondati sulla logica dell’algoritmo. Da ultimo, si è verificato sino a che punto i recenti interventi normativi nazionali ed europei si siano mostrati in grado di rispondere alle nuove sfide che la società digitale pone oggi al diritto del lavoro.
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Ingrao, A. "POTERE DI CONTROLLO E DI INDAGINE DEL DATORE DI LAVORO, DIRITTO ALLA PRIVACY DEL LAVORATORE E SOCIAL NETWORK." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/379094.

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Abstract:
The Author focuses on the recently reformed provisions regulating the employer’s power to control from remote the employees’ activities (art. 4 of the Workers Statute), with particular regard to controls performed by means of Social networks. Such controls are in fact extremely powerful due to the versatile and multi-purpose character of Social networks, which may also be used as a working device. A widespread case law shows indeed that employer’s controls may cost a worker his job Therefore, after the reform, all employees will have to read carefully the employer’s Privacy policies, before accessing socials during the worktime to express opinions and/or frustrations.
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Bettiol, Giada <1995&gt. "Potere di controllo del datore di lavoro e tutela della privacy: analisi sul lavoro agile e diritto alla disconnessione." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21492.

Full text
Abstract:
L’elaborato si pone l’obiettivo di analizzare la fattispecie del lavoro agile nell’ambito del labile confine tra i possibili controlli da parte del datore di lavoro e la tutela della privacy del lavoratore. L’analisi avrà inizio più in generale dai poteri datoriali nel lavoro agile – soffermandosi sul potere di controllo, per poi proseguire con la normativa sulla privacy e le relative applicazioni alla fattispecie in esame. In conclusione verrà approfondito il rinnovato tema del diritto alla disconnessione, portato all’attenzione della sensibilità sociale e in attuale evoluzione normativa, alla luce del lavoro agile emergenziale.
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Santos, Igor Raatz dos. "Autonomia privada, (de)limitação dos poderes do juiz e flexibilização procedimental: da insuficiência normativa do “princípio dispositivo” à construção compartilhada do caso concreto." Universidade do Vale do Rio dos Sinos, 2016. http://www.repositorio.jesuita.org.br/handle/UNISINOS/5377.

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Abstract:
Submitted by Silvana Teresinha Dornelles Studzinski (sstudzinski) on 2016-06-14T12:49:06Z No. of bitstreams: 1 Igor Raatz dos Santos_.pdf: 4717368 bytes, checksum: 320a06f8ec57ae14953d0bddc678d768 (MD5)
Made available in DSpace on 2016-06-14T12:49:06Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Igor Raatz dos Santos_.pdf: 4717368 bytes, checksum: 320a06f8ec57ae14953d0bddc678d768 (MD5) Previous issue date: 2016-03-28
Nenhuma
A presente tese tem como tema central os limites de atuação do juiz e das partes no processo civil contemporâneo e, mais especificamente, tem como problemática as condições de possibilidade para delimitar o âmbito de atuação dos sujeitos no processo e o papel reservado às partes na própria construção do processo. Trata-se de empreendimento investigativo que, embora tenha como pressuposto estudar os limites de atuação do juiz no processo civil, em visível combate ao protagonismo judicial, foca a sua atenção para o poder de autodeterminação das partes. O modo de realização da pesquisa está centrado na matriz hermenêutica, que funciona como método de abordagem dos fenômenos explorados, e não como método no sentido cartesiano-moderno para se chegar à verdade. Desse modo, e partindo do objetivo geral de investigar o espaço de autodeterminação conferido às partes no processo civil contemporâneo, a tese tem por objetivo desconstruir o caráter principiológico do chamado “princípio dispositivo”, apontando sua insuficiência para dar conta do problema de divisão de trabalho entre o juiz e as partes, verificar as possibilidades de conferir à autonomia privada força normativa para fundamentar um novo modelo de processo civil no qual as partes deixam de ocupar um papel secundário na sua estrutura procedimental, identificar, à luz do Estado Democrático de Direito, a posição ocupada pelas partes, a delimitação dos poderes do juiz e, principalmente, determinar, a partir do chamados negócios jurídicos processuais, a amplitude de autodeterminação das partes na construção do procedimento, bem como os seus limites. Busca-se, com isso, trazer à luz um amplo poder de autodeterminação conferido às partes, o qual atravessa tanto o plano do direito material quanto do direito processual, buscando uma superação do modelo de rigidez procedimental por uma possível flexibilização de acordo com as circunstâncias do caso concreto, legitimada pela efetiva participação das partes na construção do caso concreto e do procedimento.
La presente tesi ha, come tema centrale, i limiti della atuazione del giudice e delle parti nel processo civile contemporaneo e, più precisamente, ha, come problematica, le condizione di possibilità per delimitare l´ambito di attività dei soggetti del processo e il ruolo riservato per le parti nella costruzione dell processo. Si tratta di un progetto di indagine che, nonostante presuppone lo studio dei limiti del ruolo del giudice nel processo, in lotta contro il protagonismo del giudice, concentra la sua attenzione al potere di autodeterminazione delle parti. La realizzazione di ricerca è centrato nella matrice ermeneutica, che funziona come metodo di approccio dei fenomeni sfruttati, e non come un metodo in senso cartesiano-moderno per arrivare alla verità. Pertanto, e sulla base dell'obiettivo generale di investigare lo spazio di autodeterminazione dato alle parti nel processo civile contemporaneo, la tesi mira alla decostruzione del carattere principiologice del cosidetto "principio dispositivo", indicando la sua incapacità per prendersi cura del problema della divisione di lavoro tra il giudice e le parti, verificare le possibilità di dare all'autonomia privata, forza normativa per sostenere un nuovo modello di processo civile in cui le parti riescono a occupare un ruolo secondario nella sua struttura procedurale, identificare, alla luce dello Stato Democratico di Diritto, la posizione occupata dalle parti, la delimitazione dei poteri del giudice e, in particolare, determinare, sulla base del cosidetto negozi giuridici processuale, il grado di auto-determinazione delle parti nella costruzione del procedimento così come i suoi limiti. Cerca di portare alla luce un ampio potere di autodeterminazione concesso alle parti, che atravesssa il piano del materiale giusto, così come il piano di diritto processuale, in vista di un superamento del modello di rigidità procedurale per una possibile flessibilità secondo le circostanze del caso, legittimata dalla partecipazione effettiva delle parti nella costruzione del caso concreto e della procedura.
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Prendergast, Eric D. "The Archaeology of the McKinnie Site (8JA1869), Apalachicola River Valley, Northwest Florida: Four Thousand Years in the Backswamp." Scholar Commons, 2015. https://scholarcommons.usf.edu/etd/5557.

Full text
Abstract:
This research describes a large, newly-recorded archaeological site in the Upper Apalachicola River valley, northwest Florida, and a private collection of artifacts from it, as well as test excavations, three-dimensional modeling, clay/pottery sourcing through chemical analysis, and direct radiocarbon dating of ceramics to relate the site with regional archaeological chronologies and settlement patterns. A University of South Florida (USF) 2013 field school conducted excavations at the multicomponent midden on the western floodplain of the Apalachicola River called the McKinnie site (8JA1869). Students collaborated with a local collector and family members to learn about the site's history. Data from the collection and excavations show that the site was inhabited through four thousand years of prehistory, serving as a rich seasonal resource base for local people in the area starting in the Middle Archaic Period, and as a small place of occupation during the Woodland Period, until people moved out into the river valley to live in farming villages. We also investigated a series of fascinating features, stored in the private collection and excavated by USF, which may have been intentionally buried at the site up to 5500 years ago. They may be evidence of some ancient ochre processing to obtain pigments, or some other special activity.
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ROSSI, ARIANNA. "LA CESSIONE DI PRODOTTI AGROALIMENTARI: DALLA DISPARITA' DI POTERE CONTRATTUALE AL RIEQUILIBRIO DEL CONTRATTO. TUTELA DEL CONTRAENTE DEBOLE ED EFFICIENZA DEL MERCATO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/53791.

Full text
Abstract:
L’art. 62 del d.l. n. 1 del 2012, che riecheggia lo schema della Legge n. 192 del 1998, ma nello specifico settore agroalimentare, prevede non solo regole di forma, che hanno un obiettivo di protezione della parte debole del rapporto (neoformalismo contrattuale), ma anche regole di contenuto e di comportamento, che intendono prevenire la formazione di contratti iniqui. Lo scopo di questo studio non è soltanto quello di offrire un inquadramento sistematico ad una legislazione che, peraltro, si inserisce in un contesto sempre più frammentato, ma anche quello di analizzare i vari strumenti previsti e di valutare la loro capacità nel perseguimento dello scopo prefissato dalla legislazione, anche attraverso l'applicazione della disciplina generale prevista all'interno del codice civile, alla quale oggi, più che mai, si sente il bisogno di ridare spazio. Il lavoro si dipana lungo quattro capitoli, attraverso un percorso che inizia con l’analisi delle relazioni tra contratto e mercato, tramite un’indagine sistematica sulla nuova disciplina dei contratti, prosegue con l’approfondimento della disciplina dell’articolo 62, per poi analizzare gli strumenti introdotti in relazione all’impatto sull’efficienza del mercato, ed in particolare sul settore agroalimentare, in termini di food safety, food security e accesso al credito.
Article 62 of the d.l. n. 1 of 2012, which echoes the scheme of Law no. 192 of 1998, but in the agri-food sector, provides not only rules of form, which have the objective of protecting the weak part of the relationship (neoformalism), but also rules of content and behavior, which intend to prevent the formation of unfair contracts. The aim of this study is not only to offer a systematic framework for legislation that, moreover, is part of an increasingly fragmented context in italian legislation, but also to analyze the various instruments and to assess their ability to achieve the intended purpose, also through the application of the general principal of civil code which today, more than ever, feels the need to be applied. The work unfolds along four chapters, through a process that begins with the analysis of the relationship between contract and market, through a systematic survey on this new discipline of contracts, continues with the examination of the discipline of Article 62, and then analyze the tools introduced and their impact on the efficiency of the market, and in particular on the agri-food sector, in terms of food safety, food security and access to credit.
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ROSSI, ARIANNA. "LA CESSIONE DI PRODOTTI AGROALIMENTARI: DALLA DISPARITA' DI POTERE CONTRATTUALE AL RIEQUILIBRIO DEL CONTRATTO. TUTELA DEL CONTRAENTE DEBOLE ED EFFICIENZA DEL MERCATO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/53791.

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Abstract:
L’art. 62 del d.l. n. 1 del 2012, che riecheggia lo schema della Legge n. 192 del 1998, ma nello specifico settore agroalimentare, prevede non solo regole di forma, che hanno un obiettivo di protezione della parte debole del rapporto (neoformalismo contrattuale), ma anche regole di contenuto e di comportamento, che intendono prevenire la formazione di contratti iniqui. Lo scopo di questo studio non è soltanto quello di offrire un inquadramento sistematico ad una legislazione che, peraltro, si inserisce in un contesto sempre più frammentato, ma anche quello di analizzare i vari strumenti previsti e di valutare la loro capacità nel perseguimento dello scopo prefissato dalla legislazione, anche attraverso l'applicazione della disciplina generale prevista all'interno del codice civile, alla quale oggi, più che mai, si sente il bisogno di ridare spazio. Il lavoro si dipana lungo quattro capitoli, attraverso un percorso che inizia con l’analisi delle relazioni tra contratto e mercato, tramite un’indagine sistematica sulla nuova disciplina dei contratti, prosegue con l’approfondimento della disciplina dell’articolo 62, per poi analizzare gli strumenti introdotti in relazione all’impatto sull’efficienza del mercato, ed in particolare sul settore agroalimentare, in termini di food safety, food security e accesso al credito.
Article 62 of the d.l. n. 1 of 2012, which echoes the scheme of Law no. 192 of 1998, but in the agri-food sector, provides not only rules of form, which have the objective of protecting the weak part of the relationship (neoformalism), but also rules of content and behavior, which intend to prevent the formation of unfair contracts. The aim of this study is not only to offer a systematic framework for legislation that, moreover, is part of an increasingly fragmented context in italian legislation, but also to analyze the various instruments and to assess their ability to achieve the intended purpose, also through the application of the general principal of civil code which today, more than ever, feels the need to be applied. The work unfolds along four chapters, through a process that begins with the analysis of the relationship between contract and market, through a systematic survey on this new discipline of contracts, continues with the examination of the discipline of Article 62, and then analyze the tools introduced and their impact on the efficiency of the market, and in particular on the agri-food sector, in terms of food safety, food security and access to credit.
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Orlando, Nicola. "Gli interventi dell' amministratore di sostegno relativi agli atti di carattere personale del beneficiario." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423066.

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Abstract:
ABSTRACT This dissertation analyzes the limits to the powers of the legal guardian with respect to those acts pertaining to the intimate sphere of the ward, distinguishing between atti personalissimi and atti personali. As a result of this analysis, it appears that, through the intervention of the legal guardian, the ward retains the ability to perform the atti personali, but is precluded from performing the atti personalissimi. The will of the ward is identified by both the legislator and the courts as being the element to be used to determine the validity of the guardian’s determinations. Indeed, both l. 6/2004 (art. 1) and the civil code (art. 410 c..c) specify that the legal guardian must always take into account the needs and expectations of the ward when acting on his behalf. If the ward is not able to express such needs and expectations, the legal guardian must work with the ward to re-establish them; by so doing, the guardian would finally be able to act according to the would be needs of the ward, had this one been able to express them. Of course, the judge will always have the last word as to the validity of the guardian’s determinations. This thesis analyzed both the atti personali (dealing with health issues, separation and divorce) and the atti personalissimi (marriage, wills and trusts), and evidences that while the jurisprudence univocally recognizes the guardian’s power to express and re-establish the ward’s will for the atti personali, the same cannot be stated for the atti personalissimi. Similarly, in an effort to better protect the ward, the jurisprudence recognizes the possibility to apply to the guardianship the traditional limitations codified in art. 411 c.c., coherently with the guardianship flexible nature. However, these limitations will not be applied in a strict and rigid manner, as is the case in other tutelary institution; rather, these limitations are to be applied in an adaptable way and on a case by case basis. This legal framework can also be found in other legal systems, such as the Spanish one, where the similarities are both on a foral level, with a specific reference to the Catalan legislation, and on a more general level; the structures of both legal systems are particularly similar, and the doctrine and jurisprudence have followed parallel paths. The comparative analysis of the three legal systems, the Italian, the Spanish and the Catalan, reflects a common transnational approach to the guardianship institution. All in all, in the light of this analysis, it is safe to say that the legal guardian can act as a nuncius sui generis as far as certain existential acts of the beneficiary, acts that would otherwise be precluded to the beneficiary because of his or her disablement.
ABSTRACT La tesi analizza i limiti all’intervento dell’amministratore di sostegno rispetto agli atti di natura personale e personalissima del beneficiario. Dallo sviluppo di tale materia, nonché dall’analisi della natura di tali atti è emerso come solo per i primi è prospettata la possibilità per il beneficiario di realizzare l’atto, a mezzo del proprio amministratore. Dall'interpretazione della norma e dalla giurisprudenza a riguardo emerge che il criterio guida da seguire è la volontà del beneficiario. Ciò in quanto sia la legge 6/2004 (art.1), sia la normativa codicistica dell’amministrazione di sostegno (art. 410 c.c.), precisano che l’amministratore di sostegno nello svolgimento della sua attività deve tenere conto dei bisogni e delle aspirazioni del beneficiario. Qualora quest’ultimo non risultasse in grado di manifestare tali aspirazioni e bisogni, sarà l’amministratore di sostegno ad agire “con” il soggetto per ricostruirli, al fine di esternare così la stessa volontà che avrebbe manifestato l’interessato se fosse stato capace di farlo. Il giudice dovrà in ultimo esprimersi sulla legittimità di tale atto. La tesi ha preso in analisi atti personali (cure mediche, separazione e divorzio) e atti personalissimi (matrimonio, testamento e donazione) ed ha evidenziato che se per i primi la giurisprudenza è concorde nel riconoscere il potere del l'amministratore a esternare la volontà dell'interessato in base al criterio della ricostruzione della volontà, per quanto riguarda gli atti personalissimi solo un precedente riconosce l'applicazione del medesimo criterio. Sempre all’interno di un’ottica di protezione, nonché come extrema ratio dottrina e giurisprudenza ammettono la possibilità di estendere al beneficiario di amministrazione di sostegno i divieti tipici delle misure di tutela tradizionali a mezzo del rinvio previsto dall’ultimo comma dell’art. 411, c.c., in conformità anche con le caratteristiche di proporzionalità e flessibilità dell’istituto in esame. Vi è da precisare che tali limiti e preclusioni non saranno applicati in maniera rigida, definitiva e immutabile come per i tradizionali istituti di tutela, bensì in maniera provvisoria e da adattarsi “su misura” al soggetto stesso. Quanto analizzato appare comune anche ad altri ordinamenti giuridici, in particolare a quello spagnolo, sia a livello forale, con specifico riferimento alla legislazione catalana, sia a livello generale, per una similare struttura dei due ordinamenti giuridici e per un parallelo sviluppo giurisprudenziale e dottrinale. L’analisi comparatistica dei tre ordinamenti, italiano, spagnolo e catalano, ha evidenziato l’esistenza di una comune prassi giuridica transazionale con riferimento all’istituto di protezione. In fine, alla luce dell'analisi compiuta consegue che l’amministratore di sostegno può agire come un nuncius sui generis a compimento di alcuni atti esistenziali del beneficiario, che altrimenti sarebbero a lui preclusi a causa della sua menomazione.
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Iacobucci, Stefano. "Il controllo del datore di lavoro 2.0." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2019. http://hdl.handle.net/11577/3422227.

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Abstract:
La facoltà di controllo del datore di lavoro incontra tradizionalmente i limiti di ordine negoziale che derivano dalla disciplina del rapporto di lavoro (limiti interni) ma anche dalla disciplina di legge diretta a limitare modalità e ampiezza della stessa facoltà (limiti esterni). Tra le fonti che disciplinano i limiti alla facoltà di controllo vi sono l'art. 4, l. 300/1970 e il d.lgs. 196/2003. L'obiettivo del presente lavoro è di evidenziare come l'evoluzione della disciplina dell'art. 4, l. 300/1970 abbia mututato la propria formulazione attuale dall'evoluzione dottrinale e giurisprudenziale d'interpretazione della stessa norma, finendo, però, per andare ben oltre questa evoluzione e introducendo nei limiti giuslavoristici alla facoltà di controllo quelli derivanti dalla normativa in materia di dati personali. Al termine dello studio si mette in evidenza come il rapporto tra la struttura privatistica della facoltà di controllo e la disciplina del trattamento del dato, s'intersechino al tal punto da rendere il controllo a distanza sul personale non condizionato dal consenso del lavoratore per le finalità di organizzazione del lavoro e condizionato al consenso del lavoratore per il caso del controllo finalizzato all'esercizio del potere disciplinare.
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Iannotta, Valentina. "CLAUSOLE GENERALI, LIMITI AI POTERI PRIVATI E SINDACATO DEL GIUDICE." Tesi di dottorato, 2013. http://www.fedoa.unina.it/9221/1/Iannotta%20Valentina%20Tesi%20Dottorato.pdf.

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Abstract:
Il lavoro trae spunto dalle problematiche e dall’acceso dibattito nato in dottrina in merito alla disposizione contenuta nell’art. 30 comma 1 della Legge 4 Novembre 2010 n. 183 (c.d. Collegato lavoro), come successivamente modificata dall’art. 1 comma 43 della Legge 28 Giugno 2012 n. 92 (c.d. Riforma Fornero) che hanno rappresentato l’occasione per delle riflessioni sul significato e la natura delle clausole generali(in particolare buona fede e correttezza prima e abuso del diritto poi)e sulle differenze tra sindacato di legittimità e sindacato di merito del giudice del lavoro sull’esercizio dei poteri datoriali anche attraverso la comparazione con il giudizio amministrativo costituente sede privilegiata per l’elaborazione di tali concetti giuridici.
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VICENZONI, Francesco. "Ipoteri conformativi della proprietà privata e l'autoamministrazione del privato nel godimento della proprietà conformata." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11562/980280.

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Abstract:
Il potere pubblico di conformazione del diritto di proprietà fondiaria nella sua più dettagliata espressione consente l’arretramento del potere attivo dell’amministrazione che, nel controllo edilizio, si traduce nel rilascio del permesso di costruire, favorendo in tal modo il ricorso a forme di autoamministrazione dei privati nel godimento della proprietà conformata anche comportanti profonde ricadute sul territorio. Regolamentazione e liberalizzazione divengono così un'endiade perché al maggior dettaglio della prima (piano-progetto) corrisponde maggior spazio applicativo per la seconda.
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DI, VINCENZO MARKO. "Diritti, poteri, conflitti. Strumenti giuridici per le tecniche decisionali nel diritto romano (pubblico e privato)." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1563108.

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Abstract:
Viene operata una selezione tra tutte quelle situazioni giuridiche coinvolgenti poteri (ius publicum) e diritti (ius privatum), che possono essere tra loro diversi oppure eguali, ma, in quest’ultimo caso, propri di più ʿcontitolariʾ; in ogni caso, singolarmente presi, diritti e poteri comunque idonei a generare un ʿconflittoʾ. Con detto termine, molto in voga nel gergo costituzionale, si identificano tutti quei veri e propri ʿscontriʾ tra poteri, che manifestano momenti e fatti giuridici bisognosi di una risoluzione per evitare la paralisi; se così intese, tale situazioni, non possono che verificarsi e presentarsi, con le medesime problematicità, anche nel diritto privato. Sorge dunque la necessità di soluzioni - nella veste di ‘tecniche decisionali’ e ‘strumenti giuridici’ - per evitare che il ʿconflittoʾ si crei (laddove questo possa essere quindi considerato come ʿpotenzialeʾ) ovvero per dirimere un ʿconflittoʾ già sorto (che può ben definirisi come ʿattualeʾ). Si pensi esemplarmente per il primo caso alla comproprietà, laddove lo ius prohibendi si pone come strumento per il socio di impedire il sorgere di un effetto giuridico irreparabile; per il secondo si pensi invece alla intercessio, ove il tribuno, appurata la lesione, e ravvisata dunque la ʿconflittualitàʾ con gli interessi della pars populi che egli tutela, oppone con esito favorevole la sacrosanctitas agli auspicia. E talvolta la soluzione può esser la medesima per diversi e distanti ʿconflittiʾ, e nello ius publicum e nello ius privatum (si pensi, tra tutte, alla sortitio o allo stesso ius prohibendi, ai criteri della unanimità o della maggioranza): ciò è ulteriore riprova di come diritto pubblico e privato non siano altro che due semplici, ma diverse, posizioni di studio (I. 1, 1, 4; D. 1, 1, 1, 2). Si chiarisce infine che il ‘conflitto’ non deve considerarsi sotto una prospettiva ʿnegativaʾ, verso un inesorabile rallentamento del sistema, ma come elemento imprescindibile per la crescita della civitas, in un sistema giuridico-religioso ove il rapporto tra ius e fas rappresenta una solida ‘garanzia costituzionale’.
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RUGGERI, FEDERICO. "L'abuso di potere contrattuale nei rapporti tra imprese: il caso delle piattaforme digitali." Doctoral thesis, 2022. https://hdl.handle.net/11573/1664107.

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Abstract:
Lo studio è incentrato sul tema dell’abuso del potere contrattuale nelle dinamiche Platform-to-Business, per un verso ancorandolo al discorso e al dibattito più tradizionale in tema di contratti tra imprese, per l’altro cercando di definire i contorni del contesto di mercato in cui si colloca. In tal senso, la prima parte del lavoro si concentra sull’individuazione delle caratteristiche principali delle piattaforme digitali in quanto imprese e sugli schemi contrattuali che, in una moderna considerazione del c.d. terzo contratto, vengono adottati nei rapporti con gli utenti commerciali, anche in confronto alla disciplina consumeristica. Alla luce della descrizione del quadro normativo attuale, segue un’analisi dei comportamenti tipicamente abusivi che trovano luogo nei rapporti P2B. In conclusione, lo studio delle principali forme e discipline di abuso consente di procedere alla sussunzione delle condotte considerate entro le fattispecie rilevanti.
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LO, RE Giulia. "Potere di segregazione e limiti posti all'autonomia privata dagli artt. 2740 e 2741 cc. e atti di destinazione ex art. 2645 ter cc." Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/11393/192683.

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Abstract:
Il lavoro di tesi ha ad oggetto l’analisi del potere di segregazione concesso ai privati e dei relativi limiti posti all’autonomia privata dagli artt. 2740 e 2741 c.c., con contestuale approfondimento dell’istituto degli atti di destinazione ex art. 2645 ter in relazione ai recenti orientamenti di dottrina e giurisprudenza. L’indagine teorica condotta si è incentrata, in primis, sulla nozione e sulla funzione degli atti di destinazione, in virtù dei quali un soggetto, definito “conferente”, può sottrarre uno o più “beni immobili o beni mobili iscritti in pubblici registri” appartenenti al suo patrimonio alla garanzia patrimoniale di cui all’art. 2740 c.c., imprimendo su di essi un vincolo di destinazione funzionale al soddisfacimento di interessi meritevoli di tutela riguardanti beneficiari determinati, a favore dei quali sia tali beni che i loro frutti devono essere impiegati. Alla luce dell’analisi svolta, ben può affermarsi che attorno a questi cardini si strutturino le grandi direttrici delle questioni più problematiche della normativa in parola. Al riguardo, tra le questioni giuridiche di maggiore problematicità si pongono il tema del significato del termine “destinazione”, il rapporto tra la liceità e la meritevolezza dell’interesse perseguito, le ricadute sul piano della validità e dell’opponibilità ai terzi, gli aspetti redazionali, nonché l’attuazione dell’interesse perseguito. Al riguardo, si è constatato come in assenza di un dato normativo certo, le difficoltà incontrate dalla dottrina nell’esprimere posizioni dotate di un certo grado di stabilità, hanno influenzato in modo determinante l’orientamento delle corti che, in mancanza di una griglia concettuale entro cui elaborare i rapporti tra atti di destinazione, vincoli all’autonomia patrimoniale e il principio di tassatività dei diritti reali hanno proceduto secondo propri percorsi alla predisposizione di regole e modelli giudiziali da seguire, talvolta procedendo in modo più restrittivo, talaltra in modo estensivo. La circolazione di tali regole e di tali modelli, affidata alla forma e ai limiti dei precedenti giurisprudenziali costituisce un dato estremamente significativo a disposizione dell’interprete, onde la ricognizione effettuatane nel lavoro di tesi ha evidenziato, oltre alle numerose aporie che la materia esibisce nelle sue applicazioni pratiche, anche i problemi più rilevanti sui quali si è soffermata la riflessione teorica. Ciò che si è dedotto, nel complesso, è che l’intenzione del legislatore sottesa all’emanazione dell’art. 2645 ter c.c., con riguardo al tenore letterale della norma stessa, infatti, sembra quello di non aver voluto introdurre nel nostro ordinamento l’istituto del trust, proveniente dai Paesi di common law, bensì qualcosa di diverso. Da un confronto, anche sommario, tra le due figure giuridiche emergono, infatti, numerose differenze sostanziali non trascurabili, ma che non esclude, tuttavia, che, in casi particolari, i due istituti possano presentare caratteristiche talmente simili da divenire pressoché equiparabili. In ogni caso, il dato letterale nonché l’impostazione semantica complessivamente considerata dalla disposizione in parola, lascia rilevare come la norma rappresenti null’altro che il punto terminale di un particolare percorso evolutivo della nozione (tradizionalmente unitaria) di patrimonio del soggetto, cui è possibile fare riferimento. A partire dagli anni novanta, infatti, il nostro legislatore nazionale, nell’interesse del credito e dell’economia ha moltiplicato, in senso esponenziale, il ricorso a forme di separazione patrimoniale e di specializzazione della responsabilità patrimoniale. Al riguardo è sufficiente ricordare la peculiare disciplina dei fondi comuni di investimento, mobiliari e immobiliari, nel cui ambito la nitida separazione tra il fondo, il patrimonio della società di gestione del risparmio ed il patrimonio di ciascun partecipante, è diretta ad incentivare l’investimento da parte dei risparmiatori, nell’esigenza di favorire la crescita dei mercati di riferimento. Si è riscontrato, in definitiva, come l’ordinamento sia passato da un impianto normativo che ha condiviso, sin dalla sua elaborazione concettuale di inizio ottocento, il corollario del principio della necessaria unità del patrimonio del soggetto, all’idea della scomposizione di tale unità nella sua destinazione a garanzia dei creditori in una pluralità di regimi patrimoniali e in una “articolazione” dello stesso patrimonio da considerare in relazione al fenomeno giuridico della personificazione del titolare. Dall’analisi svolta, non v’è chi non veda, dunque, come, nonostante le perplessità di cui si è argomentato in ordine al dato letterale dell’art. 2645 ter c.c., la prassi dimostri la sua importanza al fine di soddisfare la necessità diffusamente avvertita di creazione di modelli giuridici che siano in grado di essere al passo con il mercato economico e con le sue esigenze, anche a tutela di superiori interessi, ritenuti meritevoli di tutela dall’ordinamento giuridico.
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BONINI, PAOLO. "Ipotesi di interferenze tra giurisdizione e legislazione." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1652064.

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Abstract:
Il lavoro presenta una analisi delle funzioni principali di posizione del diritto, quella legislativa e quella giurisdizionale, verificando, attraverso anche un'analisi casistica, le ipotesi di conflitto e "interferenza" tra le due funzioni, criticando la tenuta dell'attuale modello costituzionale di separazione ed equilibrio tra il potere legislativo e quello giurisdizionale.
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VALENTE, LAURA. "GREGORIO NAZIANZENO Eij" ejpiskovpou" [carm. II,1,13. II,1,10] Introduzione, testo critico, commento e appendici." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251619.

Full text
Abstract:
Invitato a Costantinopoli da una delegazione nicena, che ne chiedeva l’intervento a sostegno della comunità ortodossa locale, Gregorio di Nazianzo accantonò il desiderio di dedicarsi alla vita contemplativa e si recò nella Neja ÔRwvmh: non poteva certo immaginare che negli anni trascorsi nella capitale (dagli inizi del 379 al luglio del 381) avrebbe conosciuto, a distanza di breve tempo, l’apice e il fallimento della sua attività politico-ecclestiastica. Alla guida di un piccolo gruppo di fedeli, radunati in una sala udienze privata ribattezzata Anastasia, Gregorio esercitò con impegno i suoi doveri pastorali, spendendosi soprattutto nella lotta dottrinale contro l’eresia ariana. L’elezione come vescovo della città, avvenuta per volere dell’imperatore Teodosio, rappresentò il riconoscimento dei meriti del Cappadoce nella restaurazione e nel consolidamento dell’ortodossia nicena, ma, allo stesso tempo, aprì la strada a una stagione tutt’altro che scevra di asprezze, destinata a lasciare amari ricordi nel cuore dell’autore. Chiamato a presiedere il concilio episcopale del 381, indetto con l’obiettivo di risolvere lo scisma antiocheno e condannare le eresie del tempo, il Nazianzeno sperimentò sulla propria i conflitti interni ed i giochi di potere cui si era ridotto l’episcopato. Alla malattia, che debilitò il fisico dell’autore e ne ostacolò la partecipazione a svariate attività pubbliche, si aggiunse l’ostilità dei colleghi, in particolare di alcuni vescovi egiziani, che contestarono la legittimità della sua elezione sul seggio di Costantinopoli, in quanto già vescovo nella sede di Sasima. Stanco e malato, amareggiato dai continui scontri e dall’ennesimo attacco subito dagli avversari, Gregorio decise di farsi da parte e, rassegnate le dimissioni dalla cattedra episcopale, lasciò Costantinopoli, senza neppure aspettare la conclusione del sinodo. Nella natia Cappadocia, lontano fisicamente dal clima tumultuoso e dai dispiaceri della capitale, ma turbato dalle calunnie e dalle ingiustizie subite da coloro che riteneva amici, il Nazianzeno sfogò le proprie delusioni nella scrittura poetica. All’esperienza costantinopolitana e in particolare al contesto delle dimissioni dalla cattedra vescovile fanno riferimento i carmi oggetto di questa tesi di dottorato: II,1,10 (Ai sacerdoti di Costantinopoli e alla città stessa) e II,1,13 (Ai vescovi), rispettivamente di 18 distici elegiaci e 217 esametri. In essi si intrecciano più suggestioni: la meditazione e il riecheggiamento interiore degli eventi che hanno coinvolto l’autore, la difesa del suo operato, ma soprattutto la violenta invettiva contro i vescovi, scaturita non solo dal risentimento per le vicende personali, ma dallo sdegno dell’autore per la corruzione morale e l’impreparazione della gerarchia ecclesiastica. La tesi di dottorato si apre con una bibliografia ricca e aggiornata degli studi concernenti il Cappadoce; in essa sono indicati i diversi contributi, cui si fa riferimento nel mio lavoro. Segue un’ampia introduzione che presenta i carmi sotto molteplici aspetti. Dal momento che l’invettiva contro i vescovi costituisce l’argomento principale di entrambi i componimenti, ho approfondito innanzitutto questo aspetto, ripercorrendone le testimonianze nell’esperienza biografica e nell’opera letteraria dell’autore: da quanto emerso, la polemica contro la gerarchia ecclesiastica raggiunge certamente il suo apice negli eventi costantinopolitani, ma non va ad essi circoscritta, dal momento che se ne ha traccia anche negli scritti gregoriani riconducibili ai primi anni del sacerdozio e al periodo successivo al ritorno a Nazianzo. Si è cercato poi di stabilire la data di composizione dei carmi in analisi, che, dati i contenuti, furono sicuramente scritti dall’autore nel periodo di ritorno in patria, fase in cui gli studiosi collocano buona parte della produzione poetica del Cappadoce. Più precisamente ho individuato il terminus post quem nel luglio del 381, mese in cui la cattedra costantinopolitana lasciata vacante dal Nazianzeno fu affidata a Nettario: in entrambi i testi, infatti, si fa riferimento a questo personaggio, sebbene non sia menzionato esplicitamente. Segue un’analisi dettagliata della struttura compositiva e delle tematiche dei carmi, nella quale si mostra come, pur nella loro diversità, le due poesie presentino moltissime consonanze e parallelismi a livello strutturale, in particolare nella parte incipitaria, in cui si registra la condivisione dello stesso verso iniziale, e nella sezione conclusiva. Sempre nell’introduzione è affrontato lo studio della tradizione manoscritta e dei rapporti tra i codici: i carmi in oggetto risultano attestati in 34 manoscritti (di cui 17 fondamentali per la costituzione del testo) databili dall’XI al XVI secolo e riconducibili alle raccolte antiche Σ e Δ, nei quali sono traditi sempre uno di seguito all’altro: nello specifico II,1,13 precede immediatamente II,1,10. La parte centrale della tesi è costituita dal testo critico di ciascun carme, seguito da traduzione e commento. La tesi costituisce il primo lavoro di questo tipo per il carme II,1,13; II,1,10 è stato invece oggetto di studio di due recenti edizioni: quella dei primi undici poemata de seipso del Nazianzeno curata da Tuilier - Bady - Bernardi per LesBL ed edita nel 2004 e un’edizione commentata di Simelidis, pubblicata nel 2009. Suddetti lavori non hanno rappresentato un ostacolo al progetto. Nessuno di essi infatti ha previsto lo studio simultaneo dei due testi poetici, che, a mio giudizio, non possono essere compresi a fondo se svincolati l’uno dall’altro; non sono risultati immuni da pecche sotto il profilo della critica testuale; il commento è assente nell’edizione francese, scarno e non sempre condivisibile in quella del Simelidis. La tesi è infine corredata da tre appendici che permettono di seguire la fortuna dei componimenti poetici. La prima di esse è dedicata al Commentario di Cosma di Gerusalemme ai Carmi del Nazianzeno, collocato tra la fine del VII e inizio l’VIII secolo. Il commentario, tradito da un unico manoscritto, il Vaticanus graecus 1260 del XII secolo, ha visto la sua editio princeps nel 1839 a cura del cardinale Angelo Mai nel secondo volume del suo Spicilegium Romanum, ristampata con lievi modifiche nel volume 38 della Patrologia Graeca. Una più recente edizione è stata curata da Lozza nel 2000. Nell’opera di Cosma vengono analizzati trentaquattro versi di carme II,1,13 e due di carme II,1,10; l’ampiezza delle citazioni va da un minimo di un verso a un massimo di 5. Segue un’appendice dedicata alle parafrasi bizantine, che in alcuni manoscritti contenenti i carmi, accompagnano il testo poetico. Tali spiegazioni in prosa, composte in un momento non precisabile della trasmissione dell’opera gregoriana, sono anonime, di diverso livello letterario e da intendere come un testo in continua evoluzione, oggetto di modifiche da parte di ciascun copista. Nel caso dei testi in oggetto le parafrasi trasmesse sono tre, chiamate, sulla scia di studi precedenti, Paraphr. 1, Paraphr. 2, Paraphr. 3 e delle quali la tesi fornisce l’editio princeps. L’ultima appendice è costituita dalla traduzione latina dei carmi di Giacomo Oliva da Cremona, redatta nella seconda metà del XVI secolo per incarico del Cardinal Guglielmo Sirleto e testimonianza del grande interesse per il Cappadoce in questo periodo storico. Il lavoro dell’Oliva, rimasta inedito per la morte del committente e probabilmente anche per il suo scarso valore letterario, è trasmesso da due manoscritti autografi, il Vaticanus Barberinianus lat. 636 (B) e il Vaticanus lat. 6170 (V) e trova nella tesi la sua editio princeps.
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BULGINI, Giulia. "Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo››." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

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Abstract:
Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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