Academic literature on the topic 'Potenzialità produttive'

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Journal articles on the topic "Potenzialità produttive"

1

D’Addezio, Mariarita. "Le filiere agroalimentari al tempo del COVID-19 in Europa e in Italia. Una sfida tra food security, ripresa e dinamiche dei mercati, tutela del lavoro e dei consumatori, Green Deal, incertezze climatiche." Przegląd Prawa Rolnego, no. 2(29) (December 30, 2021): 183–99. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2021.29.2.7.

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Abstract:
Il saggio, dopo aver considerato alcuni provvedimenti normativi adottati dall’UE e dall’Italia per sostenere le filiere agroalimentari e la ripresa dei relativi mercati a seguito delle contrazioni determinate dalla pandemia COVID-19, si sofferma sul delicato rapporto tra il comparto agroalimentare e il cambiamento climatico e sulle ulteriori cause che attualmente minacciano le potenzialità produttive del comparto, segnalando la necessità di uno sviluppo ecosostenibile di esso ma anche l’esigenza di assicurare una maggiore difesa della sovranità del cibo.
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2

Shehi, Jasmina, Valentina De Marchi, Eleonora Di Maria, Andrea Pellizzari, Mirco Zerlottin, and Davide Beltrame. "Performance ambientale nel distretto della concia di arzignano: tra iniziativa imprenditoriale e intervento istituzionale." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 1 (June 2021): 152–78. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-001012.

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Abstract:
Molto si è discusso sulla capacità dei distretti industriali italiani di fornire un vantaggio alle imprese che lo compongono in termini di capacità innovativa, flessibilità e produttività. Nell'ambito di questo dibattito, il presente lavoro si pone l'obiettivo di discutere se e come tale potenzialità possa portare non solo benefici economici ma anche vantaggi ambientali. L'agglomerazione in un territorio ristretto di attività produttive che insistono sulle stesse ri-sorse può portare a un forte degrado ambientale, ma anche a una maggiore pressione dagli stakeholder locali per invertire questa tendenza, portando a situazioni più virtuose che in altri territori. In questo scenario è presentato il contesto di Arzignano come esempio di come le dinamiche distrettuali possano innescare una propensione alla sostenibilità ambientale. Attra-verso l'analisi dei dati sul livello di inquinamento delle imprese e considerando le attività isti-tuzionali condotte da Acque del Chiampo Spa, l'ente gestore dell'impianto collettivo di depu-razione, si descrivono le attività di eco-innovazione introdotte e le performance ottenute, dan-do spunti utili per comprendere come i distretti industriali possano diventare attori del cam-biamento verso la sostenibilità e del contesto istituzionale di supporto in questa transizione.
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3

Postiglione, Luigi. "Popolazione e fame nel mondo: agricoltura, alimenti, sviluppo." Medicina e Morale 53, no. 4 (August 31, 2004): 767–91. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.632.

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Abstract:
L’agricoltura fornisce gli alimenti per la nutrizione, costituisce uno dei principali mezzi per ristabilire l’equilibrio dell’agroecosistema ed è motore primo dello sviluppo. Però oggi i 4/5 della popolazione mondiale, in continua crescita, soffrono per carenza di cibo; e ciò, per buona parte, a causa della cattiva distribuzione delle produzioni agricole, delle quali, purtroppo, nei Paesi sviluppati se ne distrugge una parte per ragioni di mercato. Nel secolo XX, invero, la disponibilità di alimenti ha subito consistenti aumenti, sia per un forte aumento della produzione areica (aumentata in media di 4-5 volte) sia per l’aumento della superficie coltivata (messa a coltura di terreni prima non coltivati, bonifica, irrigazione), tanto che nei Paesi industrializzati oggi si dà molto più spazio alla qualità dei prodotti. Il detto aumento è dovuto principalmente alle moderne tecnologie e all’impiego di consistenti mezzi tecnici (concimi, fitofarmaci), questi ultimi spesso causa d’inquinamento e di notevole consumo di energia fossile. Tuttavia vi è la possibilità di aumentare ancora l produzione, nel rispetto dell’ambiente, con l’agricoltura ecocompatibile che prevede l’impiego corretto dei mezzi tecnici, il ritorno ad antiche pratiche agricole con nuovo significato. Vi è altresì la possibilità di utilizzare l’agricoltura per l’equilibrio dell’agroecosistema (difesa del suolo, riduzione dell’anidride carbonica nell’atmosfera). Questi obiettivi, già molto impegnativi nei Paesi industrializzati, vanno perseguiti con attenzione nei Paesi in via di sviluppo, coinvolgendo maestranze e dirigenti locali e suggerendo modelli di sviluppo che tengano conto delle caratteristiche ambientali di ciascuna zona (condizioni socio-culturali e condizioni pedoclimatiche). L’autore, dopo di aver esaminato i problemi tecnico-scientifici connessi con ciascun argomento trattato, chiude con una nota di ottimismo, desunta dalla sua lunga attività di agronomo trattato, chiude con una nota di ottimismo, desunta dalla sua lunga attività di agronomi e dalla conoscenza diretta delle potenzialità produttive di diverse regioni del mondo, nonché dagli studi di altri autori. Afferma, cioè, che l’agricoltura è in grado di fornire gli alimenti per tutti gli abitanti del Pianeta, purché si vincano gli egoismi di alcune nazioni, e nelle previsioni lo sarà anche quando nel 2030 gli abitanti saranno 8,27 miliardi.
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4

Cerruti, Corrado, Albino Di Certo, and Sonia Ruggiero. "Potenzialitŕ e criticitŕ della logistica distrettuale: il caso del distretto florovivaistico del ponente ligure." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 3 (June 2010): 467–88. http://dx.doi.org/10.3280/ed2009-003004.

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Abstract:
Il presente lavoro sviluppa un'analisi empirica delle mutate modalitŕ attraverso cui distretti affrontano la competizione nel nuovo contesto globale. In particolare, mentre in passato l'eccellenza produttiva si poneva come elemento fondante del successo della forma distrettuale, risulta sempre piů evidente come nei distretti moderni la componente "servizi" si sia affiancata - e talvolta abbia superato in valore - la componente materiale. L'analisi empirica č stata sviluppata con riferimento al distretto florovivaistico del Ponente Ligure, un contesto che bene evidenzia la crescente criticitŕ dei servizi, in particolare della logistica, e le forti difficoltŕ che incontrano gli operatori distrettuali nel fronteggiare il cambiamento richiesto. Il distretto, in effetti, ha visto erodersi negli anni la propria quota di mercato fino alla perdita del proprio ruolo di leadership guadagnato in passato mettendo in campo capacitŕ produttive uniche nello scenario internazionale. Mentre i livelli qualitativi della produzione sembrano rimasti elevati, collocando il prodotto ligure tra i migliori a livello mondiale, gli operatori evidenziano una forte contrazione della domanda dovuto alle difficoltŕ riscontrate in ambito logistico-commerciale. Alla luce dei dati raccolti č possibile sostenere, in effetti, che la competizione e talvolta, la sopravvivenza stessa dei distretti, debba passare attraverso una piů attenta pianificazione di elementi quali il marketing, la logistica, la commercializzazione e, piů in generale, della componente servizi. Tale pianificazione non puň essere portata avanti dal singolo operatore ma deve essere frutto dell'impegno congiunto ed organico delle imprese e delle istituzioni distrettuali.
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Renda, Eleonora, and Anna Salerni. "L'apprendistato di alta formazione e ricerca: luci e ombre." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 99 (May 2013): 49–72. http://dx.doi.org/10.3280/qua2013-099004.

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Abstract:
Il presente contributo si propone di riflettere sulle potenzialitŕ e le criticitŕ dell'Apprendistato, in particolare sull'Apprendistato di alta formazione e ricerca per i giovani universitari, con l'obiettivo di valorizzare gli aspetti educativi che hanno caratterizzato tale istituto fin dalle sue origini. Negli ultimi anni abbiamo assistito a numerosi interventi normativi sul tema dell'Apprendistato volti a promuovere questa tipologia contrattuale come principale canale di ingresso per i giovani nel mondo del lavoro. Tuttavia l'Apprendistato, specie quello di Alta formazione e ricerca, appare scarsamente utilizzato dal sistema produttivo nazionale che preferisce invece orientarsi su altre forme di collaborazione disponibili. Dopo una sintesi sui principali interventi normativi che hanno caratterizzato il contratto di Apprendistato fino alla L.92/2012, il lavoro intende dar conto del suo effettivo utilizzo come canale di accesso al lavoro attraverso dati Isfol e dati provenienti dalle Comunicazioni Obbligatorie, con particolare riferimento al caso dei laureati Sapienza. Infine si propone una riflessione sulle potenzialitŕ educative insite nel contratto di Apprendistato che, se correttamente utilizzato dalle Universitŕ e dalle imprese, potrebbe effettivamente rappresentare per gli apprendisti un'opportunitŕ di formazione attraverso la pratica e per il sistema produttivo un'occasione di crescita e innovazione attraverso l'investimento sulle capacitŕ acquisite dai giovani nei percorsi universitari
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Pantano, Fabio. "Il lavoro a distanza dopo la pandemia: problemi organizzativi e soluzioni giuridiche." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 113 (July 2022): 167–82. http://dx.doi.org/10.3280/qua2021-113008.

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Abstract:
La diffusione "forzata" del lavoro a distanza durante la crisi pandemica ha consentito di sperimentare le principali problematiche organizzative che questa forma di lavoro solleva in relazione al benessere psico-fisico dei lavoratori, al loro rendimento e al loro senso di soddisfazione rispetto all'attività svolta. Gli studi di-sponibili evidenziano come una risoluzione razionale di questi problemi richiederebbe una modifica radicale dei modelli organizzativi, con un passaggio dai sistemi gestionali fondati sul controllo a una nuova impostazione incentrata sull'esaltazione della fiducia, dell'autonomia e della collaborazione. La cultura giuridica dimostra di trovarsi impreparata rispetto a questa prospettiva. In partico-lare, le scelte poste in essere dal legislatore si rivelano improntate a una visione tradizionale, fondata sull'idea che il lavoro sia quello svolto nell'impresa in senso fisi-co. In Italia, la legge n. 81/2017 rimette la definizione delle modalità di svolgimen-to del «lavoro agile» ad un accordo individuale tra datore di lavoro e lavoratore, tralasciando il ruolo che potrebbe essere svolto dalla contrattazione collettiva. Al contrario, nell'esperienza europea, proprio negli accordi sindacali dimostrano enormi potenzialità - benché ancora non del tutto esplorate - nell'adattamento dei problemi organizzativi del lavoro a distanza alle specificità dei diversi settori produttivi e delle singole aziende.
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Magni, Carlo, and Eleonora Renda. "Aspettative dei laureati e domanda delle imprese: esplorazione di un binomio asimmetrico." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 99 (May 2013): 73–102. http://dx.doi.org/10.3280/qua2013-099005.

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Abstract:
Nell'articolo "Le aspettative dei laureati e la domanda delle imprese: esplorazione di un binomio asimmetrico" gli A. approfondiscono il fenomeno della disoccupazione giovanile in Italia con particolare riguardo al disagio occupazionale dei giovani laureati de La Sapienza di Roma. Il contributo mette a confronto le aspettative di chi si iscrive all'universitŕ e consegue un titolo universitario con le caratteristiche della domanda espressa dal mercato del lavoro dipendente e parasubordinato. L'elemento fortemente innovativo dell'analisi č l'uso di informazioni generate dall'abbinamento tra le informazioni anagrafiche e curriculari dei laureati con quelle delle Comunicazioni Obbligatorie del Ministero del lavoro. Tale confronto consente una lettura dell'incontro tra domanda di lavoro dipendente e parasubordinato e offerta ad elevata specializzazione, anche in un'ottica longitudinale. I principali risultati del lavoro possono essere sintetizzati come segue: le grandi potenzialitŕ dell'integrazione di diverse basi di dati per lo studio del mercato del lavoro; le aspettative di molti laureati sono in larga parte disattese per l'instabilitŕ del posto di lavoro, la coerenza tra posizione ricoperta e titolo di studio, l'insicurezza economica e l'opportunitŕ di ascesa sociale. L'inadeguato ricorso del nostro sistema produttivo alle alte professionalitŕ per la sottovalutazione del ruolo della R&S come strumento di competizione internazionale
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Martinico, Franco. "Il Nucleo di industrializzazione di Ragusa nel quadro della pianificazione territoriale siciliana." STORIA URBANA, no. 130 (October 2011): 79–103. http://dx.doi.org/10.3280/su20011-130004.

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Abstract:
Le vicende dello sviluppo industriale in Sicilia, nel corso del secondo dopoguerra, sono accompagnate dalla redazione di numerosi piani e programmi di sviluppo, nel contesto del tutto peculiare dato dalla approvazione dello statuto speciale regionale (1946). Nella prima parte del saggio si analizza il ruolo attribuito al territorio ragusano in alcuni di tali piani e programmi di sviluppo, nel periodo compreso tra la fine degli anni '40 e la metŕ degli anni '70. Si pone in evidenza, in particolare, come le ipotesi di assetto della struttura economica regionale progressivamente spostino l'accento sullo sviluppo industriale delle aree costiere sud-orientali e sul potenziamento delle aree urbane maggiori. Le potenzialitŕ dello sviluppo industriale nella provincia di Ragusa, al contrario, appaiono sempre meno strategiche, nonostante la presenza di giacimenti petroliferi, il cui sfruttamento era cominciato dopo il 1953. A Ragusa si istituiscono dapprima una Zona industriale regionale e in seguito, ai sensi della legge 634/57, un Nucleo di industrializzazione. Il Piano per il Nucleo d'industrializzazione, redatto nel 1967, conferma l'avvenuta marginalizzazione di Ragusa rispetto ai piů intensi processi di sviluppo industriale concentrati nelle vicine aree siracusana e catanese; allo stesso tempo, perň, esso restituisce alcuni elementi che segnalano l'avvio di processi di sviluppo economico differenti, legati soprattutto alle risorse dell'agricoltura. La lettura proposta evidenzia questi aspetti in considerazione delle successive vicende, che vedono questo territorio superare la fase di crisi legata al lento ma progressivo declino dell'industria petrolifera, per orientarsi verso la filiera produttiva agroindustriale.
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Grignaffini, Giorgio. "Una creazione, ma guidata : i generi nell’industria culturale." Revista Acta Semiotica, December 26, 2022. http://dx.doi.org/10.23925/2763-700x.2022n4.60202.

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Abstract:
La libertà d’invenzione, all’interno di sistemi di produzione come cinema e tv, si presenta in modo peculiare rispetto alle dinamiche creative singolari e idiosincratiche del cosiddetto “autore di genio” : deve fare i conti con la natura collettiva dei processi produttivi e con la necessità di raggiungere grandi masse di spettatori per essere sostenibile economicamente. Per regolare questo tipo di sistema allo stesso tempo creativo e industriale è fondamentale la nozione di genere, che tende a imporre ai produttori temi e forme predeterminati e condiziona le aspettative del pubblico. In questo articolo si affronterà il genere nell’industria audiovisiva in questa sua natura quasi paradossale, come sistema di regole potenzialmente vincolo ma anche stimolo alla creatività. Dal punto di vista semiotico verrà analizzato secondo la sintassi interazionale come dispositivo capace di mettere in relazione i produttori / creatori e i potenziali fruitori, in quanto permette di ricondurre un repertorio di elementi figurativi, narrativi, valoriali, patemici a un determinato genere. Se ne vedrà all’opera il funzionamento all’interno delle routines produttive e distributive.
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Dissertations / Theses on the topic "Potenzialità produttive"

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CATALANO, Caterina. "Indagini preliminari sulle potenzialità produttive del piretro (Chrysanthemum cinerariaefolium L.) in ambiente mediterraneo." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/10447/102398.

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