Dissertations / Theses on the topic 'Posizioni'

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Pietromartire, Antonia. "Sulla determinazione delle posizioni nelle orbite kepleriane." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/1375/.

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SPINAPOLICE, WALTER. "Poteri autoritativi, posizioni soggettive e mezzi di tutela nelle indagini fiscali." Doctoral thesis, Università di Foggia, 2012. http://hdl.handle.net/11369/338327.

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Abstract:
ABSTRACT Lo studio della potestà pubblica pone la questione del discrimen tra il potere autoritativo e il potere che tale non è. Taluno ha ricercato una soluzione semplice, ma di difficile appiglio teorico: rilievo dirimente assumerebbe la natura discrezionale o vincolata del provvedimento amministrativo. Seguendo tali coordinate, se si ritiene che nell’ambito dell’attività amministrativa il potere pubblico si caratterizzi per la definizione discrezionale del proprio contenuto, la categoria degli atti vincolati, in quanto dà attuazione a disposizioni legislative già definite nei contenuti, esula dall‘ambito di indagine dei provvedimenti autoritativi: il comando verrebbe direttamente dalla legge e non dalla pubblica autorità. Così argomentando, dovrebbe escludersi l’attività vincolata dall‘attività autoritativa, ammettendosi perciò che non tutta l‘attività amministrativa si caratterizza per essere autoritativa. Qualora viceversa ci si incentri sul piano degli effetti, l‘atto autoritativo è atto dotato di particolare forza e capacità di imporsi, caratteristica questa senz’altro comune all’atto vincolato. Senz‘altro un esempio di poteri che consentono di muoversi con ampia discrezionalità sull’an, sul quomodo e sul quando, sono i poteri istruttori dell’A.F., ma non può ritenersi che un potere sia contraddistinto solo dal libero esercizio o dalla libera definizione dei suoi contenuti. Il potere, oltre che per le modalità del suo esercizio, si qualifica anche sotto il profilo dell‘efficacia, perché un provvedimento può dirsi imperativo quando ha la capacità di imporsi e la forza per essere eseguito in assenza della cooperazione del destinatario. Un atto autoritativo esplica innanzitutto i propri effetti sulla posizione del privato destinatario del provvedimento, ma anche su terzi, variamente coinvolti dal potere pubblico. Punto cruciale per individuare gli strumenti di tutela azionabili contro gli atti e i comportamenti della pubblica autorità è l’identificazione della posizione giuridica soggettiva che si oppone al potere. In merito alla dicotomia diritto soggettivo + interesse legittimo, non soccorre in ausilio la previsione secondo cui la giurisdizione esclusiva, caratterizzata dall‘esercizio di una attività autoritativa, sarebbe luogo di incontro tra le diverse posizioni giuridiche soggettive. Può accadere, come è nostra opinione che accada nel procedimento tributario, che lo stesso individuo assuma una posizione diversa a seconda del momento procedimentale e della specifica pretesa avanzata. Si pensi agli effetti degli atti amministrativi illegittimi, poi annullati: si potrebbe opinare che l’effetto , secondo la teoria c.d. dell’affievolimento, esplicato dall’esercizio del potere pubblico sulla sfera privata rende meri comportamenti gli effetti che si sono medio tempore prodotti in esecuzione di atti espressione di autorità, poi caducati per effetto di una pronuncia giudiziale di annullamento. In particolare, è lecito porsi la questione di quale posizione giuridica si configuri dinanzi a tale situazione o a fronte dell‘attività vincolata della P.A., al fine di cogliere i mezzi di tutela apprestati dall’ordinamento e dunque di delineare i poteri cognitori che caratterizzano le varie tipologie di giudizio. Se si ha riguardo ai caratteri dell’esecutività e dell’inoppugnabilità, sembra che ci si debba necessariamente indirizzare verso la sfera degli interessi legittimi. Ciò tuttavia deve tener conto di quanto si dirà in merito all’attività vincolata, e dell‘esistenza della giurisdizione esclusiva, cui è connaturata proprio la presenza di diritti. Argomentando in tema di sovranità tributaria ed interesse fiscale, va puntualizzato che la sovranità, intesa come potere politico, è organizzata in quanto all’attribuzione ad autorità pubbliche, all’individuazione dei poteri giuridici autoritativi atti a farla valere, alla determinata forza riconosciuta al titolare del potere. La sovranità tributaria, avente oggetto tributario, deve essere legale, nel senso che il suo esercizio richiede l’autorità legislativa e la forma di legge, e deve tradursi in una minima produzione di legge: la sovranità tributaria si risolve nell’esercizio del potere giuridico dell’autorità legislativa di istituire il tributo con norme ed assieme del potere giuridico in capo all’autorità amministrativa di integrare con proprio atto la disciplina del tributo. Attraverso la legge, il regolamento ed i provvedimenti trova esplicazione la sovranità tributaria. Le autorità pubbliche, dopo aver istituito il tributo per acquisire il fabbisogno di utilità necessario per lo svolgimento del loro agire, senza necessità del consenso dei consociati interessati, possono comminare sanzioni e punire comportamenti non conformi alle norme tributarie, ricorrendo anche all’impiego della coercizione per realizzare l’imposizione e la riscossione dei tributi. Rispetto all’oggetto tributario le autorità si sono fornite di poteri, allo scopo di provvedere ad un interesse economico che pertiene alle stesse autorità, il cosiddetto interesse fiscale pubblico. La Corte Costituzionale ha qualificato come tale l’interesse generale alla riscossione dei tributi, che è condizione di vita per la comunità, rendendo possibile il regolare funzionamento dei servizi statali. Perseguire tale interesse, come interesse della collettività e non dell’autorità, legittimerebbe alcune deroghe al diritto comune introdotte nel diritto tributario. La tutela dell’interesse fiscale serve a dare continuità e stabilità alla società, e per tale motivo è in posizione di supremazia rispetto ai singoli privati: la norma tributaria modella quindi le situazioni giuridiche attive e passive del rapporto tributario accordando la posizione di vantaggio alle autorità pubbliche di fronte al contribuente. Il tributo, pertanto, è dotato del mezzo generale della sovranità, che si vale di poteri autoritativi che solo le autorità o apparati pubblici possono usare per imporre l’osservanza della norma tributaria. In ragione di ciò, le autorità hanno il potere di istituire, imporre e riscuotere tributi, facendo ricorso anche alla coercizione. Sul tributo non può che imprimersi la struttura costituzionale dello Stato di diritto, che impone limiti all’esercizio della sovranità tributaria, individuandone le precise finalità e delimitandone i mezzi di esplicazione. Sul tributo incide altresì il riconoscimento e la garanzia delle libertà e delle autonomie e quindi i limiti entro cui il contribuente deve il tributo e deve soggiacere ai poteri autoritativi dell’amministrazione, ivi inclusi gli invasivi poteri di indagine istruttoria. L’atto impositivo, ricostruito come vedremo in termini di provvedimento amministrativo, è dotato di particolari attitudini effettuali, a sua volta espressione dell’esercizio di poteri autoritativi; il principio di esecutività degli atti provenienti da un’autorità nell’esercizio dei pubblici poteri, insegna la Consulta, rende obbligatorio per il privato adempiere, fatta salva un’adeguata tutela di fronte all’amministrazione resa efficacemente da un giudice dotato altresì di poteri sospensivi dell’esecuzione dell’atto. Non vanno trascurate esigenze di tutela oltre il momento sostanziale dell’imposizione, a fronte di penetranti mezzi coattivi d’indagine di cui è dotata in particolare l’Amministrazione finanziaria. In tale ambito vengono in rilievo diritti le libertà fondamentali dell’individuo, che hanno i loro corollari in facoltà di esclusione di intromissioni di terzi nella sfera personale, i quali potrebbero entrare in conflitto con l’interesse generale alla realizzazione del concorso di tutti alle spese pubbliche. Ne discende che la potenzialità di espansione di tali poteri, di per sé illimitata se valutata solo nelle visuale dell’intima connessione con la realizzazione del dovere di solidarietà, va circoscritta per le esigenze di garanzia del rispetto delle libertà costituzionali. Libertà, d’altronde, che senz’altro vanno limitate entro quanto strettamente necessitato dalla realizzazione del suddetto interesse generale: un bilanciamento di opposte posizioni che il legislatore per primo deve operare. In merito all’osservanza del principio di capacità contributiva nell’esercizio delle indagini fiscali, in dottrina si è spesso dubitato dell’applicabilità dell’art. 53 Cost. alle norme che istituiscono i poteri istruttori, sulla considerazione che il precetto della capacità contributiva nessun effetto condizionante avrebbe sulle disposizioni che non regolano gli aspetti sostanziali del concorso alle spese pubbliche, ma che sono rivolte a disciplinare le modalità di attuazione del prelievo. Va però osservata la stretta correlazione dei poteri di indagine con il soddisfacimento delle istanze solidaristiche enunciate nell’art. 53 Cost.: in altri termini, la dotazione di mezzi investigativi adeguati, come del resto tutti i profili procedimentali attinenti al controllo degli adempimenti ed alla ricerca delle prove delle violazioni, è essenziale a garantire l’osservanza del dovere costituzionale dell’effettività dell’imposizione e quindi del concorso di ciascuno alle spese pubbliche in ragione della propria capacità contributiva. Pertanto, l’art. 53 Cost., nella sua componente solidaristica, condiziona il legislatore nella dotazione dei poteri autoritativi all’A.F., funzionali al controllo dell’adempimento del dovere di concorso. Ancor più agevole è ricondurre la previsione dei poteri autoritativi istruttori alla componente garantistica dell’art. 53 Cost., che richiede il concorso di ciascuno in ragione della propria effettiva capacità contributiva. Non soltanto il legislatore deve, sul versante sostanziale, strutturare i presupposti impositivi ed i criteri di commisurazione della base imponibile in modo da tassare soltanto la reale capacità economica dei contribuenti, ma deve pure, sul versante procedimentale, tendere all’affermazione di modelli di ricostruzione analitica della base imponibile. Uno degli strumenti per realizzare appieno l’obiettivo di analitica ed esatta determinazione delle dimensioni quanti e qualitative delle operazioni fiscalmente rilevanti è proprio quello di fornire l’A.F. di poteri d’indagine diversificati ed invasivi, che consentano ad essa di ricostruire correttamente il presupposto e misurare imponibile ed imposta dovuta. Da quanto osservato deriva de plano che la maggior preferenza per la tassazione su basi effettive, o detto in altri termini per la ricostruzione casistica dell’imponibile su base documentale, comporta la previsione di poteri più penetranti ed ampi per gli uffici finanziari, con limitazione inversamente proporzionale dei diritti costituzionali di libertà. La dottrina che ammette la valenza dei principi di cui all’art. 53 Cost. nell’ambito dell’intero comportamento della P.A., giunge a riconoscerne lo stesso vigore nell’indirizzare e vincolare le scelte della stessa Amministrazione, alla quale spetta la scelta sui poteri da esercitare ed in che misura vadano utilizzati. Sull’A.F. incombe, inoltre, l’onere di offrire la reale ricostruzione della forza economica del contribuente, manifestata dal presupposto di fatto, con un adeguato supporto probatorio e di darne contezza con una congrua motivazione. In conclusione, le brevi riflessioni sulla portata dell’art. 53 Cost. nel campo dei poteri istruttori mostra l’inconferenza dell’antinomia, che invece si prospetta per gli aspetti sostanziali dell’imposizione, tra interesse del singolo alla tassazione su basi effettive e l’interesse della collettività al reperimento delle risorse per i bisogni pubblici: sia il profilo garantistico che quello solidaristico dell’art. 53 Cost. indirizzano il legislatore verso la previsione di adeguati poteri autoritativi d’indagine. Necessità di contemperamento tra contrapporti valori si rinvengono, invece, con riguardo all’incidenza dei mezzi investigativi coattivi su posizioni giuridiche costituzionalmente protette, quali le libertà fondamentali inviolabili ed i diritti economici: diritti e libertà che esigono, in negativo, il divieto di intromissione nella sfera personale dell’individuo, in potenziale conflitto, per quanto sinora detto, con strumenti intrusivi di controllo, la cui esigenza sia riferita alla piena realizzazione del concorso equo e generalizzato alle spese pubbliche. Momento di assoluto rilievo nella manifestazione del profilo autoritativo del potere tributario è quello probatorio, attraverso quel particolare sistema di regole normative che stabiliscono la tipologia di prove che si formano nella fase procedimentale e la loro valenza anche in sede processuale. La connessione tra potere tributario e prova dei fatti giuridici raggiunge il massimo grado nelle prove la cui efficacia dimostrativa è predeterminata ex lege. Il legislatore fiscale interviene sul piano probatorio allo scopo di riequilibrare la situazione di inferiorità conoscitiva in cui versa l’A.F. e talvolta con l’intento di sanzionare indirettamente comportamenti non collaborativi del contribuente. La peculiare disciplina tributaria in tema di prove non fonda le sue radici esclusivamente nel profilo autoritativo che connota l’agire dell’A.F., ossia nel potere tributario. D’altro canto, le regole dettate per l’istruttoria tributaria devono confrontarsi con esigenze di efficacia, precisione ed efficienza. La dimostrazione o il giudizio di fatto che l’Amministrazione è chiamata ad effettuare, non possono essere avulsi dal contesto storico di riferimento: l’A.F., pur avendo il potere di determinare unilateralmente come sono andati i fatti, è tenuta a motivare le ragioni del proprio operato, dimostrando in quale modo è pervenuta alla ricostruzione espressa nel provvedimento. Ciò che è imposto al legislatore sul piano sostanziale, di forgiare il presupposto del tributo tenendo conto di una capacità contributiva del soggetto passivo concreta, effettiva ed attuale, trova un corrispondente obbligo in capo all’A.F. che, nei controlli fiscali, deve accertare quegli stessi fatti, atti o situazioni che manifestano quella capacità di concorrere alle spese pubbliche. Vengono, quindi, in rilievo le esigenze di completezza conoscitiva che consentano all’A.F. la libera e consapevole formazione del proprio convincimento, attraverso: la partecipazione del contribuente al controllo, di indicare le prove della pretesa erariale nella motivazione dell’atto di accertamento, di applicare con congruità e ragionevolezza le disposizioni normative che prevedono preclusioni probatorie in capo al contribuente. Nel procedimento tributario l’acquisizione probatoria è caratterizzata da un sistema aperto, non essendo positivizzato un principio di tipicità dei mezzi di prova di cui può disporre l’Amministrazione finanziaria nell’accertare il corretto adempimento degli obblighi tributari dei contribuenti. Pur in presenza di disposizioni volte a disciplinare i poteri istruttori a disposizione degli uffici fiscali, non soltanto il legislatore usa spesso l’espressione di “elementi di prova comunque in possesso dell’Amministrazione finanziaria”, ma la stessa elencazione dei mezzi di acquisizione sembra puramente esemplificativa. Al riguardo, a parere di chi scrive, potrebbe trovare ingresso quella recente costruzione dogmatica, nata nel diritto amministrativo, circa l’ammissibilità dei c.d. “poteri impliciti”. Nell’intento di individuare gli ambiti della vincolatività dell’azione e gli eventuali spazi di dicrezionalità, occorre considerare che l’obbligazione tributaria viene ricondotta allo schema “norma+fatto” e non a quello “norma+potere+fatto”: la dottrina enfatizza così il ruolo dell’Amministrazione finanziaria, che nello stabilire l’an ed il quantum del tributo risolve giudizi di fatto e questioni di diritto. L’Amministrazione finanziaria è legittimata, attraverso la mediazione della legge, a ricostruire la situazione fattuale offrendone una versione che finisce con l’imporsi a quella effettuata dal contribuente. Essa, infatti, formula dei giudizi di fatto fortemente influenzati dalle scelte effettuate nel corso dell’attività di controllo, quali l’opzione per un determinato potere istruttorio e per l’intensità di utilizzo dello stesso; il giudizio di fatto confluisce poi nell’atto impositivo, avente carattere autoritativo, suscettibile di imporsi unilateralmente al contribuente ed essere portato in esecuzione coattiva. La dottrina in commento tende, quindi, a non sottovalutare l’apporto dell’A.F. nella ricostruzione della situazione fattuale anche nell’esercizio di un’attività amministrativa a carattere vincolato riconducibile allo schema concettuale norma+ fatto, quale è l’attività impositiva. L’azione dell’Amministrazione finanziaria è ripartibile in più momenti: una fase di indirizzo del contribuente, come la redazione di circolari o di risposte ad interpelli; un segmento procedimentale nel quale l’A.F. seleziona le posizioni da sottoporre a controllo sostanziale e per queste acquisisce le conoscenze, e le relative prove, sui fatti della realtà economica fiscalmente rilevanti; un momento di elaborazione dei giudizi fattuali e di sussunzione dei fatti nelle norme regolatrici, che culmina nell’espressione della potestà d’imposizione attraverso l’emanazione dell’atto di accertamento che contiene la pretesa erariale e/o dell’irrogazione delle sanzioni per comportamenti violativi delle norme che impongono obblighi comportamentali, dichiarativi, collaborativi e di versamento; un’ultima fase riguarda la riscossione, spontanea o coattiva, del tributo. Per quanto ci interessa in questa sede, nella fase dell’esercizio dei poteri istruttori l’A.F. esercita, in limitati casi, un potere discrezionale. Parte della dottrina riconduce alla discrezionalità tecnica la scelta del potere istruttorio da utilizzare nello specifico caso concreto, essendo espressione di una valutazione tecnica senza che rilevi un contrapposto interesse privato da ponderare. Per il vero, ci appare plausibile sostenere l’esatto contrario: un interesse privato che può essere soddisfatto o, viceversa sacrificato, e quindi necessitante di ponderazione deve riconoscersi se si vuole sindacare la scelta del mezzo di acquisizione probatoria ogniqualvolta sia particolarmente invasivo e non sia necessitato da esigenze istruttorie, rivelandosi quale mera scelta organizzativa interna alla struttura dell’organo procedente. In altri termini, ci si chiede se non possa in alcun modo formare oggetto di contestazione e ricognizione l’utilizzo di poteri tributari in fase istruttoria che comportino una sproporzionata limitazione o compressione dei diritti e libertà del contribuente controllato rispetto alle reali esigenze di indagine. Ed in effetti, la stessa dottrina riconosce come l’intensità nell’utilizzo dei poteri possa presentare momenti di discrezionalità amministrativa e non tecnica. Ma a ben vedere, ancor prima dell’esercizio di poteri istruttori, la selezione dei contribuenti da sottoporre a controllo è attività rimessa ad una discrezionalità , tecnica ed amministrativa allo stesso tempo, poiché l’A.F. deve non soltanto scegliere i fenomeni a maggior rischio di evasione, ma altresì tener conto di altri fattori quali le risorse a disposizione per l’attività di controllo: utilizzando, quindi, cognizione tecniche, di scienze esatte come l’economia aziendale e la statistica, deve pure tener conto di interessi pubblici quali il buon andamento, l’efficacia e l’efficienza, la trasparenza e l’imparzialità dell’attività amministrativa, e qui si mostrano con evidenza profili di discrezionalità amministrativa. Va comunque osservato come l’attività dell’Amministrazione Finanziaria non vada circoscritta unicamente dalla sua preminente natura vincolata, com’è strettamente regolata dalla riserva di legge la potestà d’imposizione, ma ne occorra valorizzare anche il carattere discrezionale emergente in particolar modo nella fase istruttoria dell’attività di accertamento. Il problema della natura vincolata o discrezionale dell’agere amministrativo, incide marginalmente, secondo l’opinione che ci pare di condividere, sulla qualificazione della situazione giuridica soggettiva vantata dal contribuente. Come si è detto, anche nell’esercizio di un’attività interamente vincolata, la P.A. esercita pur sempre poteri autoritativi, nel senso visto in precedenza. Ciò considerato, stando all’insegnamento della Consulta, dove vi è spendita di potere pubblico vi è interesse legittimo e non diritto soggettivo. A maggior ragione la posizione soggettiva del contribuente a fronte dell’esercizio di poteri (autoritativi) di tipo discrezionale non può che qualificarsi come di interesse legittimo, avendo in tal caso la P.A. facoltà di scelta sulla ponderazione degli interessi pubblici e privati per la migliore realizzazione delle finalità sociali che la legge ad essa affida. E proprio nella materia che qui ci occupa, l’Amministrazione Finanziaria esercita poteri istruttori di natura discrezionale, perlomeno quanto al an, quid, quantum, quomodo. Pertanto, a nostro parere, al di là dei dubbi circa la natura di diritto soggettivo da attribuire alla posizione del contribuente a fronte della potestà di accertamento (intesa nella fase finale procedimentale di atto d’imposizione), non può opinarsi circa il sicuro atteggiarsi come interesse legittimo delle situazioni giuridiche soggettive del contribuente durante le indagini fiscali. Non sembra nemmeno al riguardo avere rilievo la circostanza, comunque non trascurabile, per cui l’esercizio dei poteri d’indagine si esternerebbe con atti amministrativi non provvedimentali (o meri atti amministrativi). Per il vero, riteniamo che l’esercizio dei poteri istruttori sia legittimato non da atti endoprocedimentali non provvedimentali (ai quali la dottrina riconduce perlopiù gli atti propulsivi del procedimento, tra cui le richieste, le proposte, le diffide e le contestazioni), ma da veri provvedimenti amministrativi che dottrina e giurisprudenza chiamano atti procedimentali e atti presupposti. Pare, quindi, potersi affermare che la natura autoritativa possa e debba esprimersi anche a fronte di atti di tal natura ed effetto: anzi, i poteri d’indagine tributaria sono una delle massime espressioni della natura pubblicistica delle funzioni e poteri attribuiti all’A.F. Quanto sinora argomentato in merito alla configurabilità in capo al contribuente di una posizione di interesse legittimo, sia nella fase istruttoria che a fronte dell’atto impositivo, ci porta inevitabilmente a non condividere l’attuale assetto della giurisdizione tributaria, limitata alla cognizione dei soli provvedimenti finali impositivi. La tutela differita non è tutela piena e, come si vedrà oltre, ciò stride col principio di effettività comunitariamente affermato. Va comunque meditato che durante l’attività di indagine vengono in rilievo numerosi diritti e libertà costituzionalmente garantiti, la cui violabilità per motivi di pubblico interesse, quale l’esigenza di accertare il rispetto degli obblighi tributari per tutelare il c.d. interesse fiscale della collettività al concorso alle spese pubbliche in ragione della reale capacità contributiva di ciascuno, rende delicato l’assetto delle contrapposte posizioni. Giova qui por mente alla giurisprudenza che riconosce un nucleo fondamentale di diritti inscalfibili da parte della pubblica autorità, tali da impedire l’effetto di affievolimento ad interesse legittimo a fronte di un illegittimo uso del potere. La giustificazione di una giurisdizione esclusiva, per materia, delle commissioni tributarie trova quindi nuova linfa nell’individuazione proprio di tali posizioni giuridiche soggettive di diritto di cui il contribuente dispone. In altri termini, la giurisdizione esclusiva trova fondamento nella cognizione del giudice tributario di diritti soggetti personalissimi, interessati in fase di controllo istruttorio, e di interessi legittimi, che vengono in rilievo nel restante segmento procedimentale di accertamento, fino ad includervi la fase conclusiva della emanazione dell’atto impositivo (e qui la nostra opinione collide con la dottrina maggioritaria, volta a definire la situazione del contribuente innanzi all’avviso di accertamento, e atti similari, come di diritto soggettivo all’integrità patrimoniale). La nostra sommessa opinione regge, quindi, al rilievo della natura esclusiva della giurisdizione tributaria. A questo punto vi è da chiedersi che funzione svolga l’indagine circa l’essenza del potere esercitato dall’Amministrazione in fase di indagini istruttorie, circa la natura della posizione giuridica vantata dal contribuente nei vari segmenti del procedimento di accertamento, circa i limiti della giurisdizione tributaria e le azioni ivi esperibili. Lo scopo è di dimostrare la insufficienza dei rimedi e tutele oggi offerte dal nostro ordinamento a salvaguardia della complessa situazione soggettiva del contribuente, e si intende ricondurre la problematica verso la soluzione di un ampliamento e riforma della giurisdizione tributaria, naturale giudice per l’inibitoria, l’annullamento, l’accertamento, la condanna, a fronte di qualsiasi potere esercitato dall’A.F. nell’attuazione del prelievo tributario. Per quanto sinora argomentato, l’accertamento tributario è procedimentalizzato in una serie di atti, aventi o meno rilevanza esterna, culminanti in un’archiviazione oppure in un atto impositivo contenente la pretesa del Fisco, pacificamente inquadrato tra i provvedimenti amministrativi. L’accertamento è fondato sui dati e notizie in possesso dell’ufficio o sulle prove da questi assunte mediante l’uso dei poteri istruttori d’indagine. La disciplina del procedimento tributario non enuncia un principio di tipicità dei mezzi istruttori, per cui si suole definire come un sistema probatorio . Purtuttavia, il principio di legalità e di inviolabilità dei diritti fondamentali della persona, assistiti da riserve di legge e di giurisdizione, nonché i principi impressi negli artt. 97 e 101 Cost., costituiscono un limite all’esercizio dell’attività istruttoria. In dottrina si è affermato il principio di derivazione amministrativa della o, addirittura della , per indicare l’effetto che l’illegittimità degli atti endoprocedimentali riverbera sul provvedimento impositivo finale. Altra posizione in dottrina circoscrive la suddetta posizione eccessivamente garantista, invocando la sanzione dell’ per le prove illegittimamente acquisite, ferma restando la legittimità dell’atto di accertamento fondato anche su altri elementi di prova legittimamente raccolti. E’ stato però osservato che l’inutilizzabilità delle prove assunte con modalità illecite o illegittime è prevista espressamente soltanto nel processo penale, e pertanto l’atto impositivo resterebbe immune da vizi, salva la possibilità di far valere la responsabilità del funzionario e dell’A.F. La giurisprudenza tributaria di merito conferma l’orientamento tendente a sostenere l’inutilizzabilità ai fini accertativi della documentazione illegittimamente acquisita, stabilendo che è necessario e consequenziale l’annullamento di un atto fondato esclusivamente su documenti dei quali è stata disposta la distruzione, in quanto illecitamente acquisiti all’origine, e poi utilizzati in differenti contesti e procedimenti derivati. Quanto alla giurisprudenza di legittimità, essa puntualizza che non qualsiasi irritualità nell’acquisizione di elementi rilevanti ai fini dell’accertamento fiscale comporta, di per sé, l’inutilizzabilità degli stessi, in mancanza di una specifica previsione in tal senso. Di notevole spessore è l’esclusione dall’utilizzabilità che la Cassazione riserva senz’altro ai casi in cui viene in discussione la tutela di diritti fondamentali di rango costituzionale, come l’inviolabilità della libertà personale, del domicilio, ecc. La giurisprudenza della Cassazione, quindi, sembra aderire da tempo allo schema dell’inutilizzabilità, perlomeno qualora l’esercizio di poteri d’indagine in violazione di legge leda o metta in pericolo alcuno dei diritti fondamentali della persona costituzionalmente tutelati. Di particolare rilievo nel procedimento tributario, in gran parte caratterizzato da attività vincolate, è il secondo comma dell’art. 21+octies della Legge 7 agosto 1990, n. 241, introdotto dall’art. 14 della Legge 11 febbraio 2005, n. 15; eppure la disposizione sembra alquanto sottovalutata dalla dottrina tributaria. Con l’introduzione del precetto in questione, vengono previste delle eccezioni all’equazione illegittimità+annullabilità del provvedimento amministrativo, applicazione del principio di legalità formale. Per la ricostruzione della portata sistematica della norma de qua si è espresso un primo orientamento favorevole all’accostamento dei vizi formali ivi indicati con la categoria delle . In critica a tale impostazione si è osservato che già la giurisprudenza antecedente alla novella del 2005 ne rinveniva già l’esistenza in quelle difformità dell’atto dal paradigma legale di irrilevante valore, attinenti solo ad aspetti estrinseci del provvedimento, non suscettibili di influenzare il corretto esercizio della funzione amministrativa. La valutazione richiesta dall’art. 21+octies è da effettuarsi in concreto ed ex post, in merito alla non incidenza del vizio formale sul contenuto dispositivo dell’atto: i vizi sulla forma e sul provvedimento possono in astratto produrre l’illegittimità del provvedimento, ma il giudice può verificare in concreto se la violazione formale abbia inciso sul contenuto dell’atto, cioè se esso sarebbe stato identico o difforme qualora la prescrizione sulla forma o sul procedimento fosse stata osservata. Altra teorica ha proposto di inquadrare la disposizione tra quelle che fissano la regola del raggiungimento dello scopo della norma violata: non può essere annullato l’atto che, benché viziato, ha raggiunto ugualmente il fine della norma rimasta inosservata. Anche tale impostazione è stata criticata sull’osservazione che i 21+octies salva l’atto non perché abbia realizzato comunque lo scopo della norma violata, ma perché il suo contenuto non avrebbe potuto essere diverso. Parte della dottrina e della giurisprudenza amministrative hanno quindi optato per una collocazione dell’art. 21+octies sul piano del diritto processuale, come applicazione della regola dell’interesse ad agire in giudizio come condizione di ammissibilità del ricorso. Nel tentativo di applicare in campo tributario le coordinate sin qui esposte in tema di 21+octies e vizi formali e procedimentali non invalidanti, ci si deve chiedere quale casistica si possa annoverare nel procedimento di accertamento tributario. Senza dubbio per i vizi di forma la questione è di più agevole soluzione, poiché, pur nella vigenza del principio di tipicità degli atti amministrativi, laddove una forma solenne non sia richiesta dalla legge espressamente a pena di nullità, la giurisprudenza tributaria fa prevalere da tempo i principi della conservazione degli effetti dell’atto che ha raggiunto il suo scopo e della . Aspetti maggiormente problematici nell’estensione dell’ambito applicativo dell’art. 21+octies alla materia tributaria ci paiono presentarsi con riguardo ai vizi del procedimento, potendo in essi farvi rientrare, per quel che interessa in questa sede, le patologie degli atti istruttori. Si può, per tale via, formulare una nuova tesi, estrema, circa il trattamento da riservare alle prove illegittimamente raccolte, nel senso di ritenerle addirittura valide ed utilizzabili, senza alcuna sanzione di invalidità e senza effetti riverberanti sull’avviso di accertamento che solo su di esse fondi la pretesa impositiva. Difatti, ragionando sull’art. 21+octies, l’attività impositiva non può che dirsi vincolata, quantomeno sotto l’aspetto dell’an e del quantum della base imponibile e delle imposte, una volta acquisiti mezzi di prova dell’evasione o elusione fiscale, non residuando all’ufficio finanziario alcun margine di discrezionalità innanzi all’evidenza del presupposto verificatosi. La disamina della giurisprudenza amministrativa, che più si è occupata della norma in commento, ha evidenziato che il legislatore non ha inteso operare una qualificazione differenziata dei vizi di legittimità, dequotandone alcuni in mera irregolarità, ma ha inteso prevedere un meccanismo di salvaguardia del provvedimento illegittimo, il cui eventuale annullamento non produrrebbe un nuovo provvedimento di contenuto diverso da quello impugnato. Nell’applicare dette coordinate al rapporto d’imposta, si impongono due precisazioni. In primis, a ben vedere la giurisprudenza amministrativa riconosce la superfluità della pronuncia che annulli un provvedimento inficiato da vizi meramente formali o procedurali sulla scorta della considerazione che, in ipotesi di interessi legittimi pretensivi, il privato non otterrà comunque il bene della vita anelato, potendo la P.A. riemettere un provvedimento di identico contenuto di quello annullato, emendato del vizio. Nell’obbligazione tributaria la posizione giuridica soggettiva del contribuente di fronte all’atto impositivo, qualora non la si intenda come diritto soggettivo, è senz’altro annoverabile tra gli interessi legittimi oppositivi: il contribuente si oppone all’azione amministrativa e pertanto il suo interesse è soddisfatto dall’annullamento dell’atto di accertamento, salvi i danni. Il contribuente, quindi, ha l’interesse all’annullamento che, tra l’altro, potrebbe fargli conseguire l’immunità per quel periodo d’imposta considerato che nelle more processuali l’A.F. potrebbe incorre in decadenze dall’azione impositiva difficilmente superabili con un’ipotetica rimessine in termini. Nella nostra materia, pertanto, non dovrebbero valere le stesse considerazioni di inutilità della pronuncia, e quindi di difetto di interesse ad agire, che in altri settori dell’ordinamento amministrativo riguardano in particolare gli interessi legittimi. Altra, e forse più valida, ragione per depotenziare l’impatto dell’art. 21+octies nel diritto tributario è la considerazione del terreno probatorio su cui la disposizione si muove. Il primo periodo del comma 2 dell’articolo in questione fa riferimento alla mancanza di alternative di diritto, senza specificare, a differenza del secondo periodo, su chi incomba il relativo onere probatorio. Nella nostra materia, nella quale la tutela giudiziaria offerta dalle commissioni tributarie non può dirsi allo stato della legislazione affatto piena, non vige affatto il sistema acquisitivo, come per il processo amministrativo: il giudice, senza una precisa articolazione probatoria, non potrà d’ufficio attivare i poteri di cui all’art. 7 D.Lgs. 546/92, se non in funzione meramente integrativa delle prove offerte dalle parti. Secondo il principio processuale dispositivo in tema di prove ed il principio di vicinanza della prova, dunque, sarà l’Amministrazione Finanziaria a doversi far carico, per scongiurare l’annullamento dell’atto, di dimostrare in giudizio la validità e fondatezza della propria pretesa impositiva ed in particolare l’irrilevanza delle attività omesse o errate, contestate dal contribuente nel ricorso, sulle determinazioni finali contenute nel provvedimento. Alla luce delle considerazioni sin qui svolte, in particolare sul versante della dequotazione dei vizi attinenti la fase istruttoria del procedimento di accertamento, viene in rilievo la stringente esigenza di riconoscere una tutela diretta ed immediata al contribuente che subisca una lesione o compressione dei propri diritti ed interessi in tale fase, maggiormente nell’ipotesi in cui non segua l’emissione di un avviso di accertamento o in cui sullo stesso non si riverberino gli effetti dei vizi inficianti gli atti istruttori. La dottrina e la giurisprudenza maggioritarie escludono, sulla base del dato normativo, la possibilità di impugnare gli atti preparatori, in quanto non idonei a determinare una lesione attuale di un interesse sostanziale. Al contribuente, quindi, non resta che attendere l’atto impositivo per far valere con la sua impugnazione le omissioni ed i vizi degli atti prodromici, ivi inclusi gli atti dell’indagine fiscale. Viene però avvertita l’esigenza di una tutela diretta ed immediata in svariate ipotesi, in particolar modo ove si intendesse arrestare l’attività istruttoria illegittima in itinere, con azioni inibitorie o cautelari, allo scopo di evitare il prodursi o l’aggravarsi di un pregiudizio anche a diritti quali l’inviolabilità del domicilio, la segretezza della corrispondenza, il segreto professionale, etc. Si ponga poi mente ai casi di archiviazione del procedimento tributario, o di ininfluenza del vizio dell’atto a monte sulla validità dell’atto impositivo a valle, od ancora ai casi di sopraggiunto annullamento in autotutela dell’atto di accertamento: in tali casi nemmeno in sede di ricorso avverso l’atto impositivo può invocarsi una tutela per le lesioni a diritti ed interessi già avvenuta durante l’attività d’indagine viziata. Seguendo il percorso tracciato dalla teoria procedimentale dell’accertamento, gli atti intermedi endoprocedimentali restano strutturalmente distinti, benché connessi da un legame funzionale; da tanto emerge come ciascun atto, compresi gli atti istruttori, può costituire da sé il provvedimento finale e produrre effetti giuridici autonomi. Un tentativo nel senso di consentire la tutelabilità immediata contro l’esercizio illegittimo dei poteri istruttori ha portato parte della dottrina ad identificare la relativa situazione giuridica soggettiva del contribuente quale interesse legittimo, affermandone la giurisdizione del giudice amministrativo. Si può replicare osservando che la natura esclusiva della giurisdizione tributaria rende ad essa devolvibili sia le controversie aventi quale causa petendi il diritto soggettivo che l’interesse legittimo, rilevando la differente situazione giuridica soggettiva solo sul piano dei mezzi di tutela, con le precisazioni che si diranno in prosieguo. Altra impostazione dottrinaria ha sostenuto che la materia sia da devolvere al giudice ordinario, avverso cui sono esperibili azioni cautelari atipiche ed azioni inibitorie al prosieguo dell’istruttoria in itinere e all’utilizzabilità di atti o documenti. Vi è poi chi distingue tra carenza in concreto o cattivo uso del potere e carenza in astratto o difetto di attribuzione: nel primo caso il potere c’è, ma è mal esercitato, rendendo l’atto in cui si esplica illegittimo ed annullabile, nel secondo caso si tratta di inesistenza dell’atto istruttorio, che non può degradare i diritti in interessi e che non può produrre effetti nel mondo giuridico, nemmeno in mancanza di rimozione giudiziale su ricorso nei termini di decadenza. Alcuni studiosi, nell’invocare maggior tutela delle situazioni soggettive tributarie incise dall’esercizio illegittimo dell’attività di indagine fiscale, ricorrono all’intervento del Garante del contribuente, il quale, per il vero, è sfornito di poteri diversi da quelli annoverabili tra gli atti di impulso, sollecitazione, segnalazione. L’anticipazione del sindacato giurisdizionale sugli atti che siano immediatamente lesivi delle situazioni giuridiche soggettive vantate dal contribuente è conforme al principio di effettività della tutela giurisdizionale, ricavabile dal combinato disposto degli artt. 24 e 113 Cost. Va oggi posta maggiore attenzione all’effettività della tutela giurisdizionale, avendo riguardo alle recenti evoluzioni della giurisprudenza europea, nonché intesa come pienezza di tutela anche alla recente riforma che ha introdotto il c.d. codice del processo amministrativo nel nostro ordinamento. In disparte l’azionabilità delle pretese del contribuente secondo l’impianto normativo e giustiziale nazionale, l’attività ispettiva del fisco deve “fare i conti”, a ragione, anche con la Convenzione europea per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950 dai paesi fondatori del Consiglio d’Europa. Nel Titolo primo (diritti e libertà) sono collocati sia il Diritto alla libertà e alla sicurezza (art. 5), sia il Diritto al rispetto della vita privata e familiare (art. 8). In particolare alla luce dell’art. 5 “ogni persona ha diritto alla libertà ed alla sicurezza. Nessuno può essere privato della libertà (…)”, salvo che in casi tassativamente previsti e sempre nei modi prescritti dalla legge. Inoltre, a mente dell’art. 8 “ogni persona ha il diritto al rispetto della sua vita privata e familiare, del suo domicilio e della sua corrispondenza”. Gli artt. 5 e 8 trovano immediato ingresso tra i diritti e le libertà che originariamente, attraverso la costituzione della Convenzione, sono stati recepiti all’interno di un documento normativo che abbraccia i principi appartenenti alla sfera etico+morale del comune sentire umano (unitamente, in sintesi, al diritto alla vita, al divieto di tortura, al divieto della schiavitù e dei lavori forzati, al diritto ad un equo processo, al principio del nullum crimen sine lege, alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione, alla libertà di espressione, alla libertà di riunione e di associazione, al diritto di sposarsi, al diritto ad un ricorso effettivo, al divieto di discriminazione, al divieto di abuso di diritti). Con una modifica apportata alla Convenzione in data 11 maggio 1993, attraverso la firma a Strasburgo del cosiddetto “undicesimo protocollo”, entrato in vigore il 1^ novembre 1998, ratificato dall’Italia con la legge n. 296 del 28 agosto 1997, nasce la Corte europea dei Diritti dell’Uomo, competente a giudicare sulle violazioni della Convenzione e che, sostituendo i due precedenti organi giurisdizionali (Commissione e Corte), accorpandone le funzioni, si prefigge, tra l’altro, una sensibile riduzione dei tempi della giustizia ed un consolidamento della propria giurisprudenza quale punto fermo per la tutela dei diritti umani. In quest’ottica si è pronunciata su un caso che riguarda il secondo comma dell’art. 8, in ordine all’ingerenza nell’esercizio del diritto del rispetto della vita privata e del domicilio della persona a seguito dell’agire della pubblica autorità. Tale ingerenza è possibile unicamente se prevista “dalla legge e costituisca una misura che, in una società democratica, è necessaria per la sicurezza nazionale (…), per il benessere economico del Paese, per la difesa dell’ordine e per la prevenzione dei reati (…), o per la protezione dei diritti e delle libertà altrui”(art. 8, secondo comma). La Corte ha precisato che tale ingerenza potrebbe anche “estendersi a locali o attività aziendali o commerciali piuttosto che ad altri casi”. Alla luce di tale assunto giurisprudenziale, che trova conferma anche in alcune pronunce della Corte di Giustizia, il diritto al domicilio, essendo interpretabile come estendibile anche ai locali aziendali delle società, sia pure nei limiti e per gli esclusivi fini di cui al secondo comma dell’art. 8, implica che l’attività ispettiva del fisco che si estrinsechi in un accesso nei (soli) locali aziendali e non anche in quelli adibiti “ad abitazione” debba comunque essere assistita da adeguate garanzie. Sembrerebbe, dunque, che in un’ottica soprannazionale le garanzie per il contribuente, in veste di persona giuridica e non fisica, in relazione alla tutela domiciliare, assuma un carattere più stringente per la pubblica autorità rispetto a ciò che accade in ambito domestico, se + per quanto rileva in questa sede + il fisco si accinga ad eseguire un’ispezione o comunque ad esercitare un’attività investigativa potenzialmente invasiva dei diritti e delle libertà fondamentali. Infatti, alla luce del dato giurisprudenziale sopranazionale per ultimo citato, emerge che l’estensione del diritto al domicilio anche alle realtà aziendali, sia pur con i limiti di cui al secondo comma dell’art. 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali, faccia riflettere molto sull’avvertita necessità di un’estensione + magari attraverso sfumature graduate all’occorrenza + di alcune delle garanzie costituzionali attualmente a presidio della tutela domiciliare delle singole persone fisiche, anche alle “realtà domiciliari aziendali”. In quest’accezione non sembrerebbe eccessivo affermare che la vita privata del contribuente si svolge, oltre che nella propria abitazione, anche in altri contesti materiali quali, ad esempio, nell’ufficio della propria azienda; un’interpretazione del genere, tuttavia, farebbe nascere il fondato sospetto che alcuni passaggi del vigente quadro normativo nazionale di riferimento potrebbero essere in attrito con il postulato europeo.
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Molinaro, Claudia. "Controlli societari e posizioni di garanzia. Un'indagine alla luce del d.lgs. 231/2001." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3426752.

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Abstract:
The research aims to examine the impact of Legislative Decree 231/2001, which has established a regulation of criminal compliance and liability of corporations, on the responsibility for the omission to prevent crimes of the members of corporate bodies entrusted to adopt and put into effects compliance programs, and to monitor the operation of such programs. The first part of the thesis contains a doctrinal analysis, which intends to define the requirements of omission to act, with particular attention to the “duty to act” as a criterion of equivalence between the commission of a crime and the failure to prevent the commission of a crime. In the light of the results achieved, the second part of the thesis attempt to reconstruct the case law about the powers of the corporate controllers to prevent the commission of crimes within the management of corporations. Eventually the thesis monitors how Legislative Decree 231/2001 has modified the dynamics of corporate controls with the introduction of a system of criminal compliance, that is a set of duties of corporations aimed at the prevention of crimes committed in their interest or benefit by their members. The research also features profiles of comparison with the US system of corporate criminal liability, which has inspired the italian system, and with the German system, since the German legislation, doctrine and jurisprudence have a leading role in the conceptualization of the responsibility for omission to act.
La ricerca si propone di comprendere quale impatto abbia avuto l’adozione del d.lgs. 231/2001, introduttivo di una disciplina di criminal compliance e della responsabilità ex crimine degli enti, sulla sfera di responsabilità penale per omesso impedimento dell’altrui reato, in capo ai membri degli organi societari incaricati dell’adozione ed attuazione dei compliance programs e della sorveglianza sul relativo funzionamento. Si cercherà di rispondere al quesito dapprima attraverso una premessa dogmatica, volta a definire i presupposti del reato omissivo improprio, con particolare attenzione all’istituto della posizione di garanzia, quale criterio di equivalenza tra la commissione dell’evento tipico di una fattispecie criminosa e il suo mancato impedimento. Alla luce dei risultati raggiunti, si tenterà di ricostruire la posizione dei membri dei principali organi di controllo rispetto all’impedimento di reati commessi nell’ambito della gestione societaria, sondando gli orientamenti giurisprudenziali in materia. Infine si verificherà in che modo il d.lgs. 231/2001 è intervenuto nella sistematica dei controlli societari, introducendo un sistema di criminal compliance, ovvero di doveri di organizzazione degli enti, volti alla prevenzione di reati commessi nel loro interesse o vantaggio da intranei. L’indagine sarà arricchita da profili di comparazione con l’ordinamento statunitense, per quanto riguarda al sistema di responsabilità da reato degli enti ivi adottato e a cui il legislatore italiano si è espressamente ispirato, e con quello tedesco, il cui “panorama” legislativo, dottrinale e giurisprudenziale ha svolto un ruolo dominante nella ricostruzione della responsabilità commissiva per omissione
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Sanvido, Marta <1990&gt. "Il Non-Maestro Gasan Jōseki (1276-1366): dalle cinque posizioni (goi) all'insegnamento nel "San'unkaigetsu"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6316.

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Abstract:
Nel presente elaborato viene presentata la figura del Maestro Gasan Jōseki (1276-1366). Gasan è annoverato tra i principali discepoli del Maestro Keizan Jōkin (1268-1325) e contribuì in maniera considerevole alla diffusione della Scuola Sōtō in tutto il paese grazie al suo folto numero di discepoli (Bodiford, 108-109). Nonostante ciò è una figura pressoché sconosciuta e poco considerata. Dopo aver presentato la biografia di Gasan e il suo rapporto con i discepoli si passerà alla trattazione delle cinque posizioni (goi), aspetto fondamentale del suo insegnamento. Al fine di fornire una panoramica completa dell'argomento si è deciso di analizzare nel dettaglio l'insegnamento che Dongshan (807-869) diede per primo delle cinque posizioni per poi passare alle diverse interpretazioni esistenti nella Scuola Sōtō. Viene qui presentata la visione di maestri quali Dōgen (1200-1253), Nen'ei Kenshū (1387-1460), Menzan Zuihō (1683-1769) al fine di collocare l'insegnamento delle cinque posizioni di Gasan nel panorama della Scuola Sōtō. Infine, nell'ultimo capitolo viene presentato per la prima volta in traduzione critica correlata di commento, il testo che racchiude l'insegnamento fondamentale che Gasan lasciò ai suoi discepoli più vicini nel 1364, prima di morire, il "San'unkaigetsu" ("Le nubi sulla montagna, la luna sul mare").
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Loprese, Alessia. "Parametri temporali del cammino in acqua tramite sensori inerziali impermeabili: confronto fra algoritmi e posizioni dei sensori." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13289/.

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Abstract:
Questa tesi presenta un'analisi dei parametri temporali del cammino in acqua e a secco, tramite videocamera, usata come Gold Standard, e sensori inerziali, con lo scopo di valutare e confrontare il livello di accuratezza di tre algoritmi. Allo studio, composto da tre prove a velocità differenti di cammino in acqua ed una di cammino a secco, ha partecipato un soggetto maschio giovane, in buona salute. I parametri temporali sono stati ricavati dall'analisi dei segnali di accelerazione e velocità angolare in uscita dai sensori da parte dei tre algoritmi e messi, in seguito, a confronto con quelli ottenuti dall'analisi del video. I risultati hanno mostrato che l'algoritmo che utilizza l’accelerazione di un sensore posizionato sulla pelvi ha difficoltà a rilevare gli eventi di interesse sia a secco che in acqua e si discosta in maniera significativa dai valori del Gold Standard. I risultati degli altri due algoritmi, che utilizzano rispettivamente i segnali di velocità angolari di due sensori posizionati su piedi e caviglie, si avvicinano maggiormente ai valori di Gold Standard, con comportamenti tra loro paragonabili. I risultati ottenuti risultano un buon punto di partenza, tuttavia basandosi sui dati di un unico soggetto non sono generalizzabili. Sarebbe opportuno, quindi, svolgere ulteriori analisi, con una campionatura più ampia.
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Lehmann, Michel. "Giuseppe Verdi : la Trilogie (Rigoletto - Il Trovatore - La Traviata) et ses "posizioni" : éléments pour une dramaturgie générative sous l'influence du drame romantique." Paris 4, 1996. http://www.theses.fr/1995PA040136.

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Abstract:
Le regroupement de Rigoletto, d'Il Trovatore et de la Traviata sous le terme de trilogie, est l'acception populaire et savante. Pourtant aucune définition convaincante ne vient renforcer ce concept. Les opéras de la trilogie témoignent de l'intérêt que Verdi porte au drame romantique français, à sa dramaturgie en particulier. C'est à travers la "posizione", un vocable employé par Verdi pour désigner une unité dramaturgique constituante, que se manifeste cet intérêt. Verdi élabore une dramaturgie générative à partir de la "posizione", lui subordonnant les langages dramatique, littéraire et musical. Cette démarche permet d'intégrer les caractéristiques du drame romantique français. Elle est à l'origine d'une pensée dramatique commune aux trois opéras et offre une nouvelle définition à la trilogie
The grouping together of Rigoletto, il Trovatore and la Traviata as a trilogy is both a popular and scholarly tradition. However, there is no convincing definition to corroborate this concept. The three operas attest to Verdi’s interest in French romantic drama, more particularly in its dramaturgy. This interest of his appears in what Verdi calls "posizione", to designate a single dramatic sequence. Verdi's generative dramaturgy is developed from this concept of "posizione" to which he subordinates all the different languages, literary, musical, and dramatic proper. This enables him to integrate the characteristics of the French romantic drama. Verdi's approach is at the root of a dramatic conception common to all three operas, therewith providing a new working definition for the trilogy
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Sanvido, Marta <1990&gt. "Universi della mente, geografie del corpo, logiche del mondo : l'epistemologia delle Cinque Posizioni (goi 五位) nella Scuola Sōtō Zen di epoca premoderna." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15582.

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Abstract:
Il presente elaborato si propone di indagare le strategie e le dinamiche che, durante l’epoca premoderna, hanno condotto la scuola Sōtō Zen ad affermare l’esclusività della pratica delle cinque posizioni (goi 五位) e di conseguenza ad adattare questo insegnamento alle contingenze storico e sociali dell’epoca, rendendolo una chiave di lettura imprescindibile per comprendere l’intricato sviluppo della scuola sino alle riforme avvenute durante il periodo Edo. Gli anni che seguirono la scomparsa del fondatore Dōgen furono caratterizzati da alcuni tratti distintivi che si discostano notevolmente dalle sue iniziali intenzioni: il dominio della trasmissione segreta nella forma di documenti di trasmissione (sōden shiryō 相伝資料), quali i manuali kōan (monsan 門参) e i documenti di iniziazione (kirigami 切紙); l’assimilazione del sapere neoconfuciano, che poco si confaceva alla visione del mondo Zen; l’accettazione di pratiche popolari provenienti dalle aree rurali con l’intento di favorire la diffusione capillare della scuola. La creazione di questo reame simbolico e delle sue pratiche discorsive, porta a chiedersi come e con quali strategie, saperi così eterogenei e distanti siano stati introdotti e comunemente accettati nella visione ontologica e dottrinale delle tante fazioni locali facenti parte della realtà Sōtō. La mia tesi parte dall’assunto che ciò che ha permesso tale assimilazione sia la decontestualizzazione e ricontestualizzazione di una dottrina condivisa ma eteromorfa, le cinque posizioni, le cui tracce si sono propagate e insinuate in ogni aspetto della vita della scuola. Infatti, un’analisi quantitativa e qualitativa dei documenti di trasmissione arrivati fino ad oggi conferma l’estesa diffusione delle cinque posizioni all’interno dei gruppi locali della scuola, nonché il comune interesse verso questo insegnamento assurto al ruolo di matrice epistemica in grado di veicolare l’appropriazione della conoscenza dominante dell’epoca. Medianti quali strategie discorsive, dunque, le cinque posizioni sono divenute lo specchio identitario di ogni singola fazione? In quali termini questo insegnamento è stato modellato per adattarsi a differenti contesti sociali? Qual è il ruolo delle cinque posizioni nella presa di potere della scuola attraverso i secoli? La mia ricerca mira ad indagare le dinamiche soggiacenti l’evoluzione delle cinque posizioni mediante un’analisi comparativa di differenti fonti storiche, con particolare attenzione ai documenti di trasmissione, nell’intento di offrire un nuovo punto di vista sullo sviluppo della scuola Sōtō e della sua interazione con le istanze religiose durante l’epoca premoderna, cercando di superare l’identificazione dominante tra la scuola, il suo fondatore e i principali esponenti. Nonostante la diffusa tendenza ad una visione monolitica dell’universo dottrinale quale realtà immutata e immutabile, la presente indagine mira a rileggere tale universo alla luce dei suoi numerosi piani e della sua natura caleidoscopica eludendo la rigidità tassonomica congenita in cui è di frequente confinato.
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Urban, Francesco <1991&gt. "Il concetto di “autodifesa collettiva” di Abe Shinzō : Analisi sugli effetti delle nuove posizioni del Governo Abe, nel processo di interpretazione dell’Articolo 9 della Costituzione." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15616.

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Abstract:
Descrizione e analisi del processo che ha caratterizzato le interpretazioni dell'Articolo 9 della costituzione giapponese alla luce dei recenti provvedimenti sulla sicurezza introdotti dal Governo Abe.
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VACONDIO, LORENZA. "La delega di funzioni nel diritto penale. Dalla responsabilità dell'individuo alla colpa di organizzazione." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2021. http://hdl.handle.net/11567/1058353.

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Zanatta, Pivato Caterina <1993&gt. "La posizione dell'operatore nel sistema d'accoglienza." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15157.

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Abstract:
I cosiddetti “operatori dell’accoglienza” pur rappresentando gli esecutori materiali delle norme e costituendo quindi la prima e più diretta interfaccia della nostra società con gli immigrati, nel tempo si sono adeguate ai cambiamenti, da un lato anch’essi beneficiari di un sistema che li retribuisce e dall’altro senza alcuna possibilità di parola riguardo alla loro esperienza. Il presente elaborato intende quindi analizzare il fenomeno dell’immigrazione dalla prospettiva di queste figure professionali, partendo dalle seguenti domande di ricerca: gli operatori dell’accoglienza come vivono su di sé un sistema continuamente in mutamento e anche così precario, in quanto governato da circolari amministrative diverse per ogni provincia e talvolta di dubbia interpretazione? Quali cambiamenti ha apportato tale struttura anche al loro modo di operare nel tempo? Quali sono le problematiche irrisolte che affrontano sia a livello istituzionale che relazionale con gli immigrati? Quali attriti e contraddizioni sperimentano quotidianamente? Nel silenzio queste figure hanno continuato a sottostare alle direttive dei bandi pubblici e ad abitare gli interstizi lasciati liberi dal sistema nei quali poter ancora operare secondo le proprie aspirazioni personali e professionali cercando di gestire la relazione umana secondo la propria etica. La ricerca è stata svolta presso una cooperativa, che dal 2014 si occupa di accoglienza gestendo sia centri d’accoglienza straordinaria (CAS), che centri del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). Nello specifico sono stati affiancati gli operatori dei CAS, nel loro lavoro quotidiano, dalle riunioni progettuali e di coordinamento a quelle di consulenza con altri professionisti del settore, nei momenti di relazione con gli utenti stranieri e di condivisione con lo staff della struttura specifica. Ciò che è emerso è un forte senso di frustrazione, accompagnato dal grande carico di lavoro e dalla scissione che vivono tra le loro aspirazioni personali, il piano educativo che vorrebbero mettere in atto e la concretezza delle effettive possibilità, delle tempistiche strette, degli ostacoli legislativi. Queste figure inascoltate dalla politica, incomprese dalle comunità territoriali e fraintese dai beneficiari del sistema, vivono quotidianamente la contraddizione di una retorica dell’aiuto che consuma energie e desideri. E se anche loro stanno perdendo le speranze per chi sarà la sconfitta maggiore?
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Cascia, Giuseppe <1992&gt. "Abuso di posizione dominante caso: Amazon." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19143.

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Abstract:
Lo scopo di questa indagine e quella di analizzare la disciplina dell’abuso di posizione dominante dettata dalla normativa antitrust, comunitaria e nazionale, guardando anche il trattamento di questa oltre oceano. Ho deciso di dedicare maggiore attenzione ad un caso in particolare che ci aiuterà a rendere reale la sua applicazione, tuttora ancora in fase istruttoria, dell’azienda Amazon. Poi, introdurremo quello che la teoria ci ha insegnato riguardo la distinzione dei due estremi delle performance nel mercato: concorrenza e monopolio. Vedremo cosa accadrebbe se introducessimo maggiori informazioni riguardanti il consumatore, nel mercato monopolistico, con la discriminazione di prezzi. Inoltre, faremo chiarezza sui comportamenti predatori dell’impresa e sulle restrizioni verticali che questa può attuare. Poi, introdurremo il caso Amazon, provando a capire il modo di operare e a cosa deve la sua ascesa. Prenderemo in esame gli articoli che hanno scaturito sospetti al suo comportamento predatorio nei diversi mercati in cui opera, visioneremo i documenti che hanno causato questo allarmismo delle autorità di controllo e quello che sta accadendo all’interno delle big tech industriali nel mondo. Poi, esamineremo l’azione dell’Antitrust, come si presenta la disciplina e come questa tutela il mercato. Andremo ad esaminare la legge 102 del TFUE che riguarda l’abuso di posizione dominante. Successivamente proveremo, comparando alcuni casi precedentemente già studiati dalla disciplina, a capire l’impatto dannoso che può avere tale istruttoria. Poi, proveremo a identificare alcune caratteristiche generali e le nuove tendenze del mercato principalmente guidate dalle big tech, e come queste hanno portato ad una rivoluzione tecnologica di quello che sarà il mercato online nell’imminente futuro. In questo capitolo inoltre farò alcune riflessioni personali, sia sul caso trattato che sulle nuove tendenze, dato il forte interesse che ho verso la tecnologia.
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Landi, Valerio <1977&gt. "Autonomia privata e abuso di posizione dominante." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1320/1/Landi_Valerio_Tesi.pdf.

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Abstract:
Oggetto della ricerca sono l’esame e la valutazione dei limiti posti all’autonomia privata dal divieto di abuso della posizione dominante, come sancito, in materia di tutela della concorrenza, dall’art. 3 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, a sua volta modellato sull’art. 82 del Trattato CE. Preliminarmente, si è ritenuto opportuno svolgere la ricognizione degli interessi tutelati dal diritto della concorrenza, onde individuare la cerchia dei soggetti legittimati ad avvalersi dell’apparato di rimedi civilistici – invero scarno e necessitante di integrazione in via interpretativa – contemplato dall’art. 33 della legge n. 287/1990. È così emerso come l’odierno diritto della concorrenza, basato su un modello di workable competition, non possa ritenersi sorretto da ragioni corporative di tutela dei soli imprenditori concorrenti, investendo direttamente – e rivestendo di rilevanza giuridica – le situazioni soggettive di coloro che operano sul mercato, indipendentemente da qualificazioni formali. In tal senso, sono stati esaminati i caratteri fondamentali dell’istituto dell’abuso di posizione dominante, come delineatisi nella prassi applicativa non solo degli organi nazionali, ma anche di quelli comunitari. Ed invero, un aspetto importante che caratterizza la disciplina italiana dell’abuso di posizione dominante e della concorrenza in generale, distinguendola dalle normative di altri sistemi giuridici prossimi al nostro, è costituito dal vincolo di dipendenza dal diritto comunitario, sancito dall’art. 1, quarto comma, della legge n. 287/1990, idoneo a determinare peculiari riflessi anche sul piano dell’applicazione civilistica dell’istituto. La ricerca si è quindi spostata sulla figura generale del divieto di abuso del diritto, onde vagliarne i possibili rapporti con l’istituto in esame. A tal proposito, si è tentato di individuare, per quanto possibile, i tratti essenziali della figura dell’abuso del diritto relativamente all’esercizio dell’autonomia privata in ambito negoziale, con particolare riferimento all’evoluzione del pensiero della dottrina e ai più recenti orientamenti giurisprudenziali sul tema, che hanno valorizzato il ruolo della buona fede intesa in senso oggettivo. Particolarmente interessante è parsa la possibilità di estendere i confini della figura dell’abuso del diritto sì da ricomprendere anche l’esercizio di prerogative individuali diverse dai diritti soggettivi. Da tale estensione potrebbero infatti discendere interessanti ripercussioni per la tutela dei soggetti deboli nel contesto dei rapporti d’impresa, intendendosi per tali tanto i rapporti tra imprenditori in posizione paritaria o asimmetrica, quanto i rapporti tra imprenditori e consumatori. È stato inoltre preso in considerazione l’aspetto dei rimedi avverso le condotte abusive, alla luce dei moderni contributi sull’eccezione di dolo generale, sulla tutela risarcitoria e sull’invalidità negoziale, con i quali è opportuno confrontarsi qualora si intenda cercare di colmare – come sembra opportuno – i vuoti di disciplina della tutela civilistica avverso l’abuso di posizione dominante. Stante l’evidente contiguità con la figura in esame, si è poi provveduto ad esaminare, per quanto sinteticamente, il divieto di abuso di dipendenza economica, il quale si delinea come figura ibrida, a metà strada tra il diritto dei contratti e quello della concorrenza. Tale fattispecie, pur inserita in una legge volta a disciplinare il settore della subfornitura industriale (art. 9, legge 18 giugno 1998, n. 192), ha suscitato un vasto interessamento della dottrina. Si sono infatti levate diverse voci favorevoli a riconoscere la portata applicativa generale del divieto, quale principio di giustizia contrattuale valevole per tutti i rapporti tra imprenditori. Nel tentativo di verificare tale assunto, si è cercato di individuare la ratio sottesa all’art. 9 della legge n. 192/1998, anche in considerazione dei suoi rapporti con il divieto di abuso di posizione dominante. Su tale aspetto è d’altronde appositamente intervenuto il legislatore con la legge 5 marzo 2001, n. 57, riconoscendo la competenza dell’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato a provvedere, anche d’ufficio, sugli abusi di dipendenza economica con rilevanza concorrenziale. Si possono così prospettare due fattispecie normative di abusi di dipendenza economica, quella con effetti circoscritti al singolo rapporto interimprenditoriale, la cui disciplina è rimessa al diritto civile, e quella con effetti negativi per il mercato, soggetta anche – ma non solo – alle regole del diritto antitrust; tracciare una netta linea di demarcazione tra i reciproci ambiti non appare comunque agevole. Sono stati inoltre dedicati brevi cenni ai rimedi avverso le condotte di abuso di dipendenza economica, i quali involgono problematiche non dissimili a quelle che si delineano per il divieto di abuso di posizione dominante. Poste tali basi, la ricerca è proseguita con la ricognizione dei rimedi civilistici esperibili contro gli abusi di posizione dominante. Anzitutto, è stato preso in considerazione il rimedio del risarcimento dei danni, partendo dall’individuazione della fonte della responsabilità dell’abutente e vagliando criticamente le diverse ipotesi proposte in dottrina, anche con riferimento alle recenti elaborazioni in tema di obblighi di protezione. È stata altresì vagliata l’ammissibilità di una visione unitaria degli illeciti in questione, quali fattispecie plurioffensive e indipendenti dalla qualifica formale del soggetto leso, sia esso imprenditore concorrente, distributore o intermediario – o meglio, in generale, imprenditore complementare – oppure consumatore. L’individuazione della disciplina applicabile alle azioni risarcitorie sembra comunque dipendere in ampia misura dalla risposta al quesito preliminare sulla natura – extracontrattuale, precontrattuale ovvero contrattuale – della responsabilità conseguente alla violazione del divieto. Pur non sembrando prospettabili soluzioni di carattere universale, sono apparsi meritevoli di approfondimento i seguenti profili: quanto all’individuazione dei soggetti legittimati, il problema della traslazione del danno, o passing-on; quanto al nesso causale, il criterio da utilizzare per il relativo accertamento, l’ammissibilità di prove presuntive e l’efficacia dei provvedimenti amministrativi sanzionatori; quanto all’elemento soggettivo, la possibilità di applicare analogicamente l’art. 2600 c.c. e gli aspetti collegati alla colpa per inosservanza di norme di condotta; quanto ai danni risarcibili, i criteri di accertamento e di prova del pregiudizio; infine, quanto al termine di prescrizione, la possibilità di qualificare il danno da illecito antitrust quale danno “lungolatente”, con le relative conseguenze sull’individuazione del dies a quo di decorrenza del termine prescrizionale. In secondo luogo, è stata esaminata la questione della sorte dei contratti posti in essere in violazione del divieto di abuso di posizione dominante. In particolare, ci si è interrogati sulla possibilità di configurare – in assenza di indicazioni normative – la nullità “virtuale” di detti contratti, anche a fronte della recente conferma giunta dalla Suprema Corte circa la distinzione tra regole di comportamento e regole di validità del contratto. È stata inoltre esaminata – e valutata in senso negativo – la possibilità di qualificare la nullità in parola quale nullità “di protezione”, con una ricognizione, per quanto sintetica, dei principali aspetti attinenti alla legittimazione ad agire, alla rilevabilità d’ufficio e all’estensione dell’invalidità. Sono poi state dedicate alcune considerazioni alla nota questione della sorte dei contratti posti “a valle” di condotte abusive, per i quali non sembra agevole configurare declaratorie di nullità, mentre appare prospettabile – e, anzi, preferibile – il ricorso alla tutela risarcitoria. Da ultimo, non si è trascurata la valutazione dell’esperibilità, avverso le condotte di abuso di posizione dominante, di azioni diverse da quelle di nullità e risarcimento, le sole espressamente contemplate dall’art. 33, secondo comma, della legge n. 287/1990. Segnatamente, l’attenzione si è concentrata sulla possibilità di imporre a carico dell’impresa in posizione dominante un obbligo a contrarre a condizioni eque e non discriminatorie. L’importanza del tema è attestata non solo dalla discordanza delle pronunce giurisprudenziali, peraltro numericamente scarse, ma anche dal vasto dibattito dottrinale da tempo sviluppatosi, che investe tuttora taluni aspetti salienti del diritto delle obbligazioni e della tutela apprestata dall’ordinamento alla libertà di iniziativa economica.
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Landi, Valerio <1977&gt. "Autonomia privata e abuso di posizione dominante." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1320/.

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Abstract:
Oggetto della ricerca sono l’esame e la valutazione dei limiti posti all’autonomia privata dal divieto di abuso della posizione dominante, come sancito, in materia di tutela della concorrenza, dall’art. 3 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, a sua volta modellato sull’art. 82 del Trattato CE. Preliminarmente, si è ritenuto opportuno svolgere la ricognizione degli interessi tutelati dal diritto della concorrenza, onde individuare la cerchia dei soggetti legittimati ad avvalersi dell’apparato di rimedi civilistici – invero scarno e necessitante di integrazione in via interpretativa – contemplato dall’art. 33 della legge n. 287/1990. È così emerso come l’odierno diritto della concorrenza, basato su un modello di workable competition, non possa ritenersi sorretto da ragioni corporative di tutela dei soli imprenditori concorrenti, investendo direttamente – e rivestendo di rilevanza giuridica – le situazioni soggettive di coloro che operano sul mercato, indipendentemente da qualificazioni formali. In tal senso, sono stati esaminati i caratteri fondamentali dell’istituto dell’abuso di posizione dominante, come delineatisi nella prassi applicativa non solo degli organi nazionali, ma anche di quelli comunitari. Ed invero, un aspetto importante che caratterizza la disciplina italiana dell’abuso di posizione dominante e della concorrenza in generale, distinguendola dalle normative di altri sistemi giuridici prossimi al nostro, è costituito dal vincolo di dipendenza dal diritto comunitario, sancito dall’art. 1, quarto comma, della legge n. 287/1990, idoneo a determinare peculiari riflessi anche sul piano dell’applicazione civilistica dell’istituto. La ricerca si è quindi spostata sulla figura generale del divieto di abuso del diritto, onde vagliarne i possibili rapporti con l’istituto in esame. A tal proposito, si è tentato di individuare, per quanto possibile, i tratti essenziali della figura dell’abuso del diritto relativamente all’esercizio dell’autonomia privata in ambito negoziale, con particolare riferimento all’evoluzione del pensiero della dottrina e ai più recenti orientamenti giurisprudenziali sul tema, che hanno valorizzato il ruolo della buona fede intesa in senso oggettivo. Particolarmente interessante è parsa la possibilità di estendere i confini della figura dell’abuso del diritto sì da ricomprendere anche l’esercizio di prerogative individuali diverse dai diritti soggettivi. Da tale estensione potrebbero infatti discendere interessanti ripercussioni per la tutela dei soggetti deboli nel contesto dei rapporti d’impresa, intendendosi per tali tanto i rapporti tra imprenditori in posizione paritaria o asimmetrica, quanto i rapporti tra imprenditori e consumatori. È stato inoltre preso in considerazione l’aspetto dei rimedi avverso le condotte abusive, alla luce dei moderni contributi sull’eccezione di dolo generale, sulla tutela risarcitoria e sull’invalidità negoziale, con i quali è opportuno confrontarsi qualora si intenda cercare di colmare – come sembra opportuno – i vuoti di disciplina della tutela civilistica avverso l’abuso di posizione dominante. Stante l’evidente contiguità con la figura in esame, si è poi provveduto ad esaminare, per quanto sinteticamente, il divieto di abuso di dipendenza economica, il quale si delinea come figura ibrida, a metà strada tra il diritto dei contratti e quello della concorrenza. Tale fattispecie, pur inserita in una legge volta a disciplinare il settore della subfornitura industriale (art. 9, legge 18 giugno 1998, n. 192), ha suscitato un vasto interessamento della dottrina. Si sono infatti levate diverse voci favorevoli a riconoscere la portata applicativa generale del divieto, quale principio di giustizia contrattuale valevole per tutti i rapporti tra imprenditori. Nel tentativo di verificare tale assunto, si è cercato di individuare la ratio sottesa all’art. 9 della legge n. 192/1998, anche in considerazione dei suoi rapporti con il divieto di abuso di posizione dominante. Su tale aspetto è d’altronde appositamente intervenuto il legislatore con la legge 5 marzo 2001, n. 57, riconoscendo la competenza dell’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato a provvedere, anche d’ufficio, sugli abusi di dipendenza economica con rilevanza concorrenziale. Si possono così prospettare due fattispecie normative di abusi di dipendenza economica, quella con effetti circoscritti al singolo rapporto interimprenditoriale, la cui disciplina è rimessa al diritto civile, e quella con effetti negativi per il mercato, soggetta anche – ma non solo – alle regole del diritto antitrust; tracciare una netta linea di demarcazione tra i reciproci ambiti non appare comunque agevole. Sono stati inoltre dedicati brevi cenni ai rimedi avverso le condotte di abuso di dipendenza economica, i quali involgono problematiche non dissimili a quelle che si delineano per il divieto di abuso di posizione dominante. Poste tali basi, la ricerca è proseguita con la ricognizione dei rimedi civilistici esperibili contro gli abusi di posizione dominante. Anzitutto, è stato preso in considerazione il rimedio del risarcimento dei danni, partendo dall’individuazione della fonte della responsabilità dell’abutente e vagliando criticamente le diverse ipotesi proposte in dottrina, anche con riferimento alle recenti elaborazioni in tema di obblighi di protezione. È stata altresì vagliata l’ammissibilità di una visione unitaria degli illeciti in questione, quali fattispecie plurioffensive e indipendenti dalla qualifica formale del soggetto leso, sia esso imprenditore concorrente, distributore o intermediario – o meglio, in generale, imprenditore complementare – oppure consumatore. L’individuazione della disciplina applicabile alle azioni risarcitorie sembra comunque dipendere in ampia misura dalla risposta al quesito preliminare sulla natura – extracontrattuale, precontrattuale ovvero contrattuale – della responsabilità conseguente alla violazione del divieto. Pur non sembrando prospettabili soluzioni di carattere universale, sono apparsi meritevoli di approfondimento i seguenti profili: quanto all’individuazione dei soggetti legittimati, il problema della traslazione del danno, o passing-on; quanto al nesso causale, il criterio da utilizzare per il relativo accertamento, l’ammissibilità di prove presuntive e l’efficacia dei provvedimenti amministrativi sanzionatori; quanto all’elemento soggettivo, la possibilità di applicare analogicamente l’art. 2600 c.c. e gli aspetti collegati alla colpa per inosservanza di norme di condotta; quanto ai danni risarcibili, i criteri di accertamento e di prova del pregiudizio; infine, quanto al termine di prescrizione, la possibilità di qualificare il danno da illecito antitrust quale danno “lungolatente”, con le relative conseguenze sull’individuazione del dies a quo di decorrenza del termine prescrizionale. In secondo luogo, è stata esaminata la questione della sorte dei contratti posti in essere in violazione del divieto di abuso di posizione dominante. In particolare, ci si è interrogati sulla possibilità di configurare – in assenza di indicazioni normative – la nullità “virtuale” di detti contratti, anche a fronte della recente conferma giunta dalla Suprema Corte circa la distinzione tra regole di comportamento e regole di validità del contratto. È stata inoltre esaminata – e valutata in senso negativo – la possibilità di qualificare la nullità in parola quale nullità “di protezione”, con una ricognizione, per quanto sintetica, dei principali aspetti attinenti alla legittimazione ad agire, alla rilevabilità d’ufficio e all’estensione dell’invalidità. Sono poi state dedicate alcune considerazioni alla nota questione della sorte dei contratti posti “a valle” di condotte abusive, per i quali non sembra agevole configurare declaratorie di nullità, mentre appare prospettabile – e, anzi, preferibile – il ricorso alla tutela risarcitoria. Da ultimo, non si è trascurata la valutazione dell’esperibilità, avverso le condotte di abuso di posizione dominante, di azioni diverse da quelle di nullità e risarcimento, le sole espressamente contemplate dall’art. 33, secondo comma, della legge n. 287/1990. Segnatamente, l’attenzione si è concentrata sulla possibilità di imporre a carico dell’impresa in posizione dominante un obbligo a contrarre a condizioni eque e non discriminatorie. L’importanza del tema è attestata non solo dalla discordanza delle pronunce giurisprudenziali, peraltro numericamente scarse, ma anche dal vasto dibattito dottrinale da tempo sviluppatosi, che investe tuttora taluni aspetti salienti del diritto delle obbligazioni e della tutela apprestata dall’ordinamento alla libertà di iniziativa economica.
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Ricucci, Luciano <1968&gt. "Calcolo della posizione di reti di stazioni permanenti." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/3146/1/ricucci_luciano_tesi.pdf.

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Abstract:
Con il trascorrere del tempo, le reti di stazioni permanenti GNSS (Global Navigation Satellite System) divengono sempre più un valido supporto alle tecniche di rilevamento satellitare. Esse sono al tempo stesso un’efficace materializzazione del sistema di riferimento e un utile ausilio ad applicazioni di rilevamento topografico e di monitoraggio per il controllo di deformazioni. Alle ormai classiche applicazioni statiche in post-processamento, si affiancano le misure in tempo reale sempre più utilizzate e richieste dall’utenza professionale. In tutti i casi risulta molto importante la determinazione di coordinate precise per le stazioni permanenti, al punto che si è deciso di effettuarla tramite differenti ambienti di calcolo. Sono stati confrontati il Bernese, il Gamit (che condividono l’approccio differenziato) e il Gipsy (che utilizza l’approccio indifferenziato). L’uso di tre software ha reso indispensabile l’individuazione di una strategia di calcolo comune in grado di garantire che, i dati ancillari e i parametri fisici adottati, non costituiscano fonte di diversificazione tra le soluzioni ottenute. L’analisi di reti di dimensioni nazionali oppure di reti locali per lunghi intervalli di tempo, comporta il processamento di migliaia se non decine di migliaia di file; a ciò si aggiunge che, talora a causa di banali errori, oppure al fine di elaborare test scientifici, spesso risulta necessario reiterare le elaborazioni. Molte risorse sono quindi state investite nella messa a punto di procedure automatiche finalizzate, da un lato alla preparazione degli archivi e dall’altro all’analisi dei risultati e al loro confronto qualora si sia in possesso di più soluzioni. Dette procedure sono state sviluppate elaborando i dataset più significativi messi a disposizione del DISTART (Dipartimento di Ingegneria delle Strutture, dei Trasporti, delle Acque, del Rilevamento del Territorio - Università di Bologna). E’ stato così possibile, al tempo stesso, calcolare la posizione delle stazioni permanenti di alcune importanti reti locali e nazionali e confrontare taluni fra i più importanti codici scientifici che assolvono a tale funzione. Per quanto attiene il confronto fra i diversi software si è verificato che: • le soluzioni ottenute dal Bernese e da Gamit (i due software differenziati) sono sempre in perfetto accordo; • le soluzioni Gipsy (che utilizza il metodo indifferenziato) risultano, quasi sempre, leggermente più disperse rispetto a quelle degli altri software e mostrano talvolta delle apprezzabili differenze numeriche rispetto alle altre soluzioni, soprattutto per quanto attiene la coordinata Est; le differenze sono però contenute in pochi millimetri e le rette che descrivono i trend sono comunque praticamente parallele a quelle degli altri due codici; • il citato bias in Est tra Gipsy e le soluzioni differenziate, è più evidente in presenza di determinate combinazioni Antenna/Radome e sembra essere legato all’uso delle calibrazioni assolute da parte dei diversi software. E’ necessario altresì considerare che Gipsy è sensibilmente più veloce dei codici differenziati e soprattutto che, con la procedura indifferenziata, il file di ciascuna stazione di ciascun giorno, viene elaborato indipendentemente dagli altri, con evidente maggior elasticità di gestione: se si individua un errore strumentale su di una singola stazione o se si decide di aggiungere o togliere una stazione dalla rete, non risulta necessario il ricalcolo dell’intera rete. Insieme alle altre reti è stato possibile analizzare la Rete Dinamica Nazionale (RDN), non solo i 28 giorni che hanno dato luogo alla sua prima definizione, bensì anche ulteriori quattro intervalli temporali di 28 giorni, intercalati di sei mesi e che coprono quindi un intervallo temporale complessivo pari a due anni. Si è così potuto verificare che la RDN può essere utilizzata per l’inserimento in ITRF05 (International Terrestrial Reference Frame) di una qualsiasi rete regionale italiana nonostante l’intervallo temporale ancora limitato. Da un lato sono state stimate le velocità ITRF (puramente indicative e non ufficiali) delle stazioni RDN e, dall’altro, è stata effettuata una prova di inquadramento di una rete regionale in ITRF, tramite RDN, e si è verificato che non si hanno differenze apprezzabili rispetto all’inquadramento in ITRF, tramite un congruo numero di stazioni IGS/EUREF (International GNSS Service / European REference Frame, SubCommission for Europe dello International Association of Geodesy).
A precise and accurate coordinates estimation of GNSS (Global Navigation Satellite System) networks is very important; it can be obtained by using many software and following several strategies. One aim of the present work is to evaluate the differences of final solutions coming from different adjustment approaches and software parameterizations. Three different scientific software have been employed: Bernese, Gamit/Globk/Glorg and Gipsy/Oasis II. The Bernese and Gamit software systems adopt the classical approach (based on double phase difference), while the Gipsy software implements the Precise Point Position approach. In order to follow the EUREF (“European REference Frame, SubCommission for Europe” of the “International Association of Geodesy”) guidelines for network densification, harmonization of the ancillary products and options was needed. These guidelines consist of a list of indications covering all phases of data processing. Analyzing the solutions obtained by processing large amounts of data by means of the three software packages, the creation of a dedicated automatic pre and post-processing procedure became necessary. The realization of these procedures permitted data analysis and processing in a very short time. This technical aspect is mandatory considering the elaboration of regional GNSS networks or local networks for a long time span. These procedures were developed by processing the most significant datasets made available to the DISTART (Dipartimento di Ingegneria delle Strutture, dei Trasporti, delle Acque, del Rilevamento del Territorio - a Department of the University of Bologna). Therefore it has been possible to calculate the position of permanent stations of some important local and national networks and to compare some of the most important scientific codes at the same time. Some final considerations concerning the comparison between different software are listed below: • The solutions obtained by differentiated approaches (Bernese and Gamit) are very close one to each other; • Gipsy solutions (using undifferentiated method) are frequently slightly more scattered than those coming from other software and sometimes they show larger differences mostly regarding the East component; nevertheless, the same differences range a few millimetres, and the trend describing lines are nearly parallel to those referring to the other two codes; • The bias in the East component between Gipsy and differentiated solutions, is more evident in some combinations Antenna/Radome and appears to be related to the use of “absolute antenna calibrations” performed by different software. Anyway, an important consideration coming from software comparison is that Gipsy is faster and more flexible than the others: if an instrumental error is detected on a single station or if you decide to add or remove a station from the network, recalculation of the entire network will not be necessary. The RDN (Rete Dinamica Nazionale) was also analyzed. It has been possible to verify that RDN can be used in order to frame any regional Italian network in ITRF05 (International Terrestrial Reference Frame). On one hand, the trend ITRF (a purely indicative and non-official trend) of the stations RDN has been estimated, on the other, the framework of a regional network in ITRF by means of RDN has been tested.
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Ricucci, Luciano <1968&gt. "Calcolo della posizione di reti di stazioni permanenti." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/3146/.

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Abstract:
Con il trascorrere del tempo, le reti di stazioni permanenti GNSS (Global Navigation Satellite System) divengono sempre più un valido supporto alle tecniche di rilevamento satellitare. Esse sono al tempo stesso un’efficace materializzazione del sistema di riferimento e un utile ausilio ad applicazioni di rilevamento topografico e di monitoraggio per il controllo di deformazioni. Alle ormai classiche applicazioni statiche in post-processamento, si affiancano le misure in tempo reale sempre più utilizzate e richieste dall’utenza professionale. In tutti i casi risulta molto importante la determinazione di coordinate precise per le stazioni permanenti, al punto che si è deciso di effettuarla tramite differenti ambienti di calcolo. Sono stati confrontati il Bernese, il Gamit (che condividono l’approccio differenziato) e il Gipsy (che utilizza l’approccio indifferenziato). L’uso di tre software ha reso indispensabile l’individuazione di una strategia di calcolo comune in grado di garantire che, i dati ancillari e i parametri fisici adottati, non costituiscano fonte di diversificazione tra le soluzioni ottenute. L’analisi di reti di dimensioni nazionali oppure di reti locali per lunghi intervalli di tempo, comporta il processamento di migliaia se non decine di migliaia di file; a ciò si aggiunge che, talora a causa di banali errori, oppure al fine di elaborare test scientifici, spesso risulta necessario reiterare le elaborazioni. Molte risorse sono quindi state investite nella messa a punto di procedure automatiche finalizzate, da un lato alla preparazione degli archivi e dall’altro all’analisi dei risultati e al loro confronto qualora si sia in possesso di più soluzioni. Dette procedure sono state sviluppate elaborando i dataset più significativi messi a disposizione del DISTART (Dipartimento di Ingegneria delle Strutture, dei Trasporti, delle Acque, del Rilevamento del Territorio - Università di Bologna). E’ stato così possibile, al tempo stesso, calcolare la posizione delle stazioni permanenti di alcune importanti reti locali e nazionali e confrontare taluni fra i più importanti codici scientifici che assolvono a tale funzione. Per quanto attiene il confronto fra i diversi software si è verificato che: • le soluzioni ottenute dal Bernese e da Gamit (i due software differenziati) sono sempre in perfetto accordo; • le soluzioni Gipsy (che utilizza il metodo indifferenziato) risultano, quasi sempre, leggermente più disperse rispetto a quelle degli altri software e mostrano talvolta delle apprezzabili differenze numeriche rispetto alle altre soluzioni, soprattutto per quanto attiene la coordinata Est; le differenze sono però contenute in pochi millimetri e le rette che descrivono i trend sono comunque praticamente parallele a quelle degli altri due codici; • il citato bias in Est tra Gipsy e le soluzioni differenziate, è più evidente in presenza di determinate combinazioni Antenna/Radome e sembra essere legato all’uso delle calibrazioni assolute da parte dei diversi software. E’ necessario altresì considerare che Gipsy è sensibilmente più veloce dei codici differenziati e soprattutto che, con la procedura indifferenziata, il file di ciascuna stazione di ciascun giorno, viene elaborato indipendentemente dagli altri, con evidente maggior elasticità di gestione: se si individua un errore strumentale su di una singola stazione o se si decide di aggiungere o togliere una stazione dalla rete, non risulta necessario il ricalcolo dell’intera rete. Insieme alle altre reti è stato possibile analizzare la Rete Dinamica Nazionale (RDN), non solo i 28 giorni che hanno dato luogo alla sua prima definizione, bensì anche ulteriori quattro intervalli temporali di 28 giorni, intercalati di sei mesi e che coprono quindi un intervallo temporale complessivo pari a due anni. Si è così potuto verificare che la RDN può essere utilizzata per l’inserimento in ITRF05 (International Terrestrial Reference Frame) di una qualsiasi rete regionale italiana nonostante l’intervallo temporale ancora limitato. Da un lato sono state stimate le velocità ITRF (puramente indicative e non ufficiali) delle stazioni RDN e, dall’altro, è stata effettuata una prova di inquadramento di una rete regionale in ITRF, tramite RDN, e si è verificato che non si hanno differenze apprezzabili rispetto all’inquadramento in ITRF, tramite un congruo numero di stazioni IGS/EUREF (International GNSS Service / European REference Frame, SubCommission for Europe dello International Association of Geodesy).
A precise and accurate coordinates estimation of GNSS (Global Navigation Satellite System) networks is very important; it can be obtained by using many software and following several strategies. One aim of the present work is to evaluate the differences of final solutions coming from different adjustment approaches and software parameterizations. Three different scientific software have been employed: Bernese, Gamit/Globk/Glorg and Gipsy/Oasis II. The Bernese and Gamit software systems adopt the classical approach (based on double phase difference), while the Gipsy software implements the Precise Point Position approach. In order to follow the EUREF (“European REference Frame, SubCommission for Europe” of the “International Association of Geodesy”) guidelines for network densification, harmonization of the ancillary products and options was needed. These guidelines consist of a list of indications covering all phases of data processing. Analyzing the solutions obtained by processing large amounts of data by means of the three software packages, the creation of a dedicated automatic pre and post-processing procedure became necessary. The realization of these procedures permitted data analysis and processing in a very short time. This technical aspect is mandatory considering the elaboration of regional GNSS networks or local networks for a long time span. These procedures were developed by processing the most significant datasets made available to the DISTART (Dipartimento di Ingegneria delle Strutture, dei Trasporti, delle Acque, del Rilevamento del Territorio - a Department of the University of Bologna). Therefore it has been possible to calculate the position of permanent stations of some important local and national networks and to compare some of the most important scientific codes at the same time. Some final considerations concerning the comparison between different software are listed below: • The solutions obtained by differentiated approaches (Bernese and Gamit) are very close one to each other; • Gipsy solutions (using undifferentiated method) are frequently slightly more scattered than those coming from other software and sometimes they show larger differences mostly regarding the East component; nevertheless, the same differences range a few millimetres, and the trend describing lines are nearly parallel to those referring to the other two codes; • The bias in the East component between Gipsy and differentiated solutions, is more evident in some combinations Antenna/Radome and appears to be related to the use of “absolute antenna calibrations” performed by different software. Anyway, an important consideration coming from software comparison is that Gipsy is faster and more flexible than the others: if an instrumental error is detected on a single station or if you decide to add or remove a station from the network, recalculation of the entire network will not be necessary. The RDN (Rete Dinamica Nazionale) was also analyzed. It has been possible to verify that RDN can be used in order to frame any regional Italian network in ITRF05 (International Terrestrial Reference Frame). On one hand, the trend ITRF (a purely indicative and non-official trend) of the stations RDN has been estimated, on the other, the framework of a regional network in ITRF by means of RDN has been tested.
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DEL, ZOPPO Luisa. "Analoghi del Neuropeptide S modificati in posizione 5." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2013. http://hdl.handle.net/11392/2388923.

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Abstract:
Neuropeptide S (NPS) is the last neuropeptide identified via Reverse Pharmacology techniques. NPS selectively binds and activates a previously orphan GPCR 154, now named NPSR, producing intracellular calcium mobilization and cAMP levels. Biological functions modulated by the NPS/NPSR system include anxiety, arousal, locomotion, food intake, memory, and drug addiction. The primary sequence of NPS (in humans SFRNGVGTGMKKTSFQRAKS) is highly conserved among vertebrates especially at the N-terminus. Ala- and D-scan together with truncation studies demonstrated that the N-teminal sequence of the molecule is crucial for biological activity. Focused structure–activity investigations performed on Phe2, Arg3, and Asn4 confirmed this indication and revealed the chemical requirements of these positions for NPSR binding and activation. The sequence Gly5-Val6-Gly7 seems to be important for shaping the bioactive conformation of the peptide. Structure–activity studies on Gly5 enabled identification of the first generation of peptidergic NPSR pure antagonists including [D-Cys(tBu)5]NPS and [D-Val5]NPS whose antagonist properties were confirmed in vivo. This PhD thesis is focused on the structure activity relationship study of NPS position 5. In particular, in order to identify new potent and selective antagonists of the NPSR receptor, we have designed, synthesized and inserted in position 5 of NPS the following non natural amino acids: i) the chimeric Valine/Leucine amino acid, Ipv, 2-amino-3,3,4-trimethyl-pentanoic acid as racemate; ii) the R and S form of the amino acid, Ddb, 2,4-diamino-3,3-dimethylbutyric acid characterized by a branched aliphatic side chain functionalized with a primary amino group; iii) some penicilammine S-alkylate analogs. This work has allowed to investigate and apply different chemical strategies for the synthesis of alpha-amino acids characterized by branched aliphatic side chains. In addition the original synthetic scheme adopted for the synthesis of 2-amino-3,3,4-trimethyl-pentanoic acid in which the key step is the copper (I) chloride-catalyzed conjugated addition of i-propyl magnesium bromide to 2- isopropylidene-malonic acid diethyl ester together with the commercial variety of Grignard reagents available make this route suitable for further synthetic applications, including the synthesis of novel non natural valine derivatives. The pharmacological data obtained further corroborate the proposal that chirality and steric hindrance of position 5 of NPS are crucial chemical requirements for modulating peptide efficacy and potency. It has been also found that NPSR antagonists can be generated by replacing NPS position 5 with Damino acids characterized by basic side chain. Finally, the use of S-alkyl penicilammine showed that the increase in steric hindrance of position 5 is better tolerated if generated by an aromatic substituent compared to aliphatic groups suggesting that planarity is a chemical feature useful for the identification of novel NPSR antagonists.
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Andreetta, Stefano <1993&gt. "Abuso di posizione dominante: casi di imprese a confronto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16597.

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Abstract:
La concorrenza è una componente fondamentale in un'economia di mercato, poiché offre una scelta di diversi servizi e prodotti alternativi. Un produttore non dovrebbe influenzare il mercato da solo, ma attraverso tutto il rapporto competitivo che mantiene con altri produttori. Questi rapporti possono per esempio portare a una diminuzione dei prezzi, ma allo stesso tempo il mercato si svilupperà stimolando gli acquirenti. Capita però in alcuni casi che, per ottenere e rafforzare una posizione dominante di mercato col fine di attirare molti più clienti ed eliminare i concorrenti, i commercianti utilizzino una varietà di azioni e atti illegali che minano gli equilibri di mercato. La posizione dominante di mercato non è una pratica illegale, lo è l’abuso di essa. Questi effetti hanno un impatto negativo su altri concorrenti e consumatori, motivo per cui l'Unione europea (UE) ha istituito un quadro legislativo in materia. L’abuso di dominanza è una delle forme più comuni di pratica illegale. L'obiettivo del presente documento è quello di presentare, da un approccio teorico e pratico con l’analisi di casi aziendali, le implicazioni e gli effetti di questo tipo di comportamento e anche per evidenziare i principali attori in questo processo. Verranno analizzati i principali elementi di abuso, le forme in cui si manifesta, gli effetti generati e le politiche che le istituzioni, in particolar modo quelle facenti parte l’Unione Europea, hanno messo in atto per contrastare questo problema. Nella prima parte vi sarà quindi un’analisi prettamente teorica del fenomeno, con un successivo capitolo centrale in cui verranno analizzati svariati casi, spesso diversi tra loro per periodo storico, tipologia di settore, grandezza dell’azienda ed altre variabili. In alcuni casi noteremo anche i limiti della politica anticoncorrenziale, dove le istituzioni non riescono ad imporsi come vorrebbero su coloro che abusano, a causa di motivazioni di differente natura. Successivamente verrà fatto uno studio specifico su questi casi, con confronti e parallelismi con l’ausilio di grafici per osservare più nel dettaglio la natura di questo fenomeno. Verrà prima fatta un’analisi settoriale relativa alla tipologia di abuso con una successiva osservazione di alcune dinamiche interne, come il grado di recidiva negli abusi commesse da imprese molto diverse tra loro sia a livello patrimoniale che di distribuzione geografica. Al termine di questo terzo capitolo verranno poi esposte le conclusioni.
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Samorì, Alessandro. "Motori Sincroni Sinusoidali Bearingless: ricostruzione della posizione e dell'orientamento del rotore." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/12901/.

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Abstract:
La tesi tratta del problema di ricostruzione della posizione radiale e angolare di un rotore magnetico di un motore sincrono sinsoidale a levitazione magnetica. Viengono sfruttate le misure sui sensori a effetto Hall per ricavare la stima.
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Bettini, Guido. "Determinazione della posizione di un treno con dead reckoning di precisione." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Il sistema sviluppato ha come obiettivo l’implementazione del sotto sistema di Odometria interamente su Field Programmable Gate Array. Esso è necessario per la determinazione della posizione del treno con Dead Reckoning di precisione. Il progetto svolto all’interno dei laboratori Advanced Research Center On Electronic Systems "Ercole De Castro", in collaborazione con Rete Ferroviaria Italiana, si inserisce nel framework di sviluppo del settore, definito dal Regolamento UE 2016/919 relativo alla specifica tecnica di interoperabilità per i sottosistemi «controllo-comando e segnalamento» del sistema ferroviario dell’Unione Europea (ERTMS). Il carattere innovativo di questo progetto si riassume in due risultati. Innanzitutto, per la prima volta il progetto di un sottosistema Safety Critical di bordo viene implementato totalmente su FPGA, e secondariamente anche tutta l’attività di autodiagnosi ad esso correlata viene svolta su hardware. Tutto il progetto è stato sviluppato e verificato seguendo il flusso rigoroso indicato dal modello a V, come previsto dal livello 4 di Safety Integrity (SIL4).
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Cecchini, Pietro Paolo. "Realizzazione di sensori di posizione attraverso integrazione di fibre coassiali allineate." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Il seguente elaborato presenta le varie fasi della realizzazione di sensori di posizione attraverso l'integrazione di fibre coassiali piezoelettriche allineate. Grazie all'effetto piezoelettrico diretto, un sensore piezoelettrico è in grado di rilevare l'esatta posizione della sollecitazione meccanica, confrontando le varie differenze di potenziale rilevate dagli elettrodi.
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Presutti, Matteo. "Realizzazione di microsensori di posizione mediante integrazione di nanofibre piezoelettriche coassiali." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
L’obiettivo di questa tesi è stata la realizzazione di un microsensore di posizione matriciale in grado di individuare, sfruttando l’effetto piezoelettrico delle nanofibre, il preciso punto di impatto di una sollecitazione meccanica applicata sulla sua superficie. Il funzionamento del sensore si basa sulla sovrapposizione di due strati di nanofibre coassiali allineate, ottenute mediante elettrofilatura coassiale e successivamente integrate all’interno di una matrice protettiva. Le nanofibre sono posizionate lungo le due direzioni dello spazio x e y e ciascuna di esse costituisce singolarmente un sensore vero e proprio, fornendo la possibilità di raggiungere sensibilità molto elevate nell’individuazione della posizione.
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Cocconcelli, Marco <1977&gt. "Meccanismi piani con gioco: luoghi ad errore di posizione massimo costante." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/209/1/Tesi_di_dottorato_-_Cocconcelli.pdf.

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Cocconcelli, Marco <1977&gt. "Meccanismi piani con gioco: luoghi ad errore di posizione massimo costante." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/209/.

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Del, Pizzo Luca. "Rilevamento e conteggio automatico di persone da telecamera in posizione zenitale." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2017. http://hdl.handle.net/10556/2673.

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Abstract:
2015 - 2016
Negli ultimi anni, la crescente attenzione nei confronti della sicurezza in luoghi pubblici e privati ha portato la comunità scientifica ad esercitare un considerevole sforzo finalizzato a fornire efficaci sistemi di videosorveglianza volti a monitorare automaticamente lo scenario di interesse. Questo ambito è fortemente caratterizzato dal diffondersi di diverse applicazioni che si incentrano sull’osservazione delle persone presenti nella scena al fine di rilevarne i movimenti. Nel presente lavoro si propongono metodi di visione artificiale per il rilevamento ed il conteggio automatico di persone inquadrate da telecamera fissa installata in posizione zenitale. I metodi proposti sono specificamente progettati per raggiungere un elevato livello di accuratezza ed efficienza computazionale in scenari reali. Una valutazione estesa dei metodi viene effettuata su un dataset appositamente realizzato a partire dallo studio dei fattori principali che possono influire sulle prestazioni dei metodi, in particolare, la tecnologia di acquisizione (telecamera tradizionale e sensore di profondità), lo scenario di installazione (ambiente interno ed esterno) e la densità di persone presenti nella scena. Il dataset realizzato è pubblicamente disponibile per la comunità scientifica. I risultati sperimentali confermano l'efficacia dei metodi proposti anche in confronto a soluzioni presenti in letteratura e la possibilità di impiego sia su server di fascia alta che su architetture con ridotte risorse computazionali, come le smart camera presenti sul mercato. [a cura dell'autore]
XXIX n.s.
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Guerzoni, Lorenzo. "L'impatto del colore predominante e della posizione nell'ambito del social media advertising." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12292/.

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Abstract:
In questa tesi sperimentale cerco di verificare la seguente ipotesi: " Se il colore predominante di un’immagine - nell’ambito del social media advertising - è “caldo” piuttosto che “freddo”, allora l’annuncio ha un impatto più incisivo sull’utente."
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Giubaldo, Federico. "Analisi della posizione dei riferimenti bibliografici nelle pubblicazioni scientifiche: modello e implementazione." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12296/.

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Abstract:
Questa tesi presenta diversi modelli per analizzare il comportamento degli autori, in ambito scientifico, nel posizionare i riferimenti bibliografici nel testo. L'obiettivo è estrarre informazioni sui come questi comportamenti variano a seconda della disciplina o della rivista trattata. Introdurremo Diribia, uno strumento che permette di eseguire varie tipologie di analisi e studiare le distribuzioni dei riferimenti bibliografici nel testo. Infine la tesi presenta i risultati ottenuti da un campione di articoli che trattano discipline diverse, ed evidenzia caratteristiche comuni a tutte le discipline e peculiarità di alcune tra queste.
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Fioravanti, Matteo. "Riconoscitore di centri abitati basato sulla posizione e sulla direzione di osservazione." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12343/.

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Abstract:
La realtà aumentata viene chiamata in causa per aiutare le persone a poter accrescere l'esperienza complessiva di un viaggio. Può addirittura capitare di fermarsi per cercare di riconoscere quale sia il paese che vediamo cosi in lontananza. Qui entra in gioco Horizons, un'app ideata per poter informare ed intrattenere l'utente, mostrando il nome dei centri abitati dalla nostra direzione di visione. Potrebbe anche essere usata come sostituto ai cartelli di indicazione delle città, svolgendo esattamente lo stesso compito ma in tempo reale.
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Castaldini, Roberto. "Realizzazione di sensori di posizione mediante integrazione di nanofibre piezoelettriche coassiali allineate." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
La realizzazione di sensori piezoelettrici di posizione basati su nano-fibre coassiali allineate e l’ottimizzazione del processo sono stati gli argomenti centrali del progetto di tesi svolto, con l’obiettivo di rendere i processi necessari alla produzione di tali sensori il più possibile replicabili e “industrializzabili”, aprendo la via ad una loro possibile applicazione in ambito biomedicale. Lo scopo dell’attività è stato quello di realizzare sensori flessibili in PDMS in grado di registrare in ingresso una sollecitazione meccanica fornendo in uscita un segnale in tensione che possa essere erogato da due zone differenti del sensore stesso, permettendo così la possibilità di sfruttare la diversa entità dei due segnali per poter individuare con precisione la zona ove è avvenuta la sollecitazione. Tradizionalmente, i sensori piezoelettrici vengono realizzati con nano-fibre semplici, ovvero costituite da un solo polimero: tali sensori forniscono in output una differenza di potenziale registrata fra due elettrodi che raccolgono la totalità delle fibre presenti all’interno del sensore stesso. L’ulteriore passaggio che si è voluto compiere in questo senso è stato quello di elettrofilare nano-fibre piezoelettriche coassiali, caratterizzate da un core polimerico conduttivo in PEDOT:PSS ed uno shell esterno piezoelettrico in PVDF-TrFE, con lo scopo di ottenere un sensore con risoluzione maggiore rispetto a quelli tradizionali. Un ulteriore step che si è compiuto nella produzione dei sensori è stato infine quello di impiegare una miscela conduttiva di PDMS e carbon black come soluzione per ottenere gli elettrodi.
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Pralea, Simona Daniela. "Rassegna dei metodi per la predizione della posizione geografica dei nodi mobile." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20905/.

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Abstract:
All’interno di questo elaborato sono state analizzate le tecnologie più importanti che oggi ci permettono di localizzare un dispositivo mobile e di prevedere la sua posizione nel prossimo futuro. Sono stati studiati e compresi i concetti legati all’analisi dei dati tramite le tecniche di Data Mining e Machine Learning, descrivendo alcuni algoritmi di quest’ultima tipologia come ad esempio K-means. Dopo l’illustrazione delle principali tecnologie impiegate per l’analisi dei dati, nel capitolo seguente sono riportate alcune tecniche di localizzazione ed elencati i sistemi embedded attualmente presenti su smartphone (e non solo) che permettono la determinazione della posizione di un dispositivo mobile. È importante notare come solo una limitata parte dei dispositivi mobili è composta da smartphone. Infatti, molti altri dispositivi vengono usati per scopi differenti in ambienti M2M (machine to machine) dove la comunicazione avviene tra macchina e macchina. Quindi sono stati studiati e comparati i vantaggi e gli svantaggi di 4 tecnologie wireless (GPS, Wi-Fi, RFID e Bluetooth) dividendole tra tecnologie per la determinazione della posizione indoor ed outdoor. Inoltre sono riportati alcuni esempi di applicazione delle tecnologie e dei concetti studiati. Infine sono stati analizzati diversi articoli accademici e sono state comparate tra loro le performance raggiunte dalle soluzioni descritte. Il lavoro svolto è una fotografia accurata delle tecniche più moderne utilizzate per determinare e prevedere la posizione dei dispositivi mobili.
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Addamo, Sara. "La posizione soggettiva dell'azionista tra modifiche, diritto di recesso e altre tutele." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2020. http://hdl.handle.net/11572/273425.

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Abstract:
La tutela della posizione soggettiva dell'azionista innanzi a modificazioni dei relativi diritti è stata indagata ripercorrendo gli studi della dottrina e gli arresti della giurisprudenza, cercando di volgere uno sguardo oltre i confini nazionali, ma soprattutto mettendo a sistema le norme del nostro ordinamento. In un primo momento, lo studio si è orientato alla ricerca dei limiti al potere della maggioranza e dell'esistenza di un'area di intangibilità della posizione dell'azionista. Ripercorrendo le teorie tradizionali sui diritti soggettivi e sulla parità di trattamento, alla luce dell'odierno contesto normativo, si è individuato un primo limite nel carattere precettivo delle norme inderogabili che disciplinano i diritti amministrativi non accrescibili ed un secondo nel principio di non discriminazione dei diritti sulla base di un criterio differente dal possesso azionario, in considerazione del ruolo tipologico delle azioni quale strumento di imputazione delle situazioni giuridiche nella società per azioni. La protezione dell'azionista, in caso di violazione di tali limiti, è dotata di particolare forza, in quanto potrà fare valere la nullità della relativa clausola statutaria. In un secondo momento, l'indagine si è rivolta alla tutela che residua a disposizione del socio a fronte di modifiche dello statuto che siano legittimamente adottate dalla maggioranza e che incidano sulla sua posizione giuridica. Si tratta dello scenario più frequente considerato che il potere della maggioranza è risultato rafforzato dalla Riforma del diritto societario del 2003 e che, proprio per tale ragione, il legislatore ha tracciato un nuovo punto di equilibrio con i diritti individuali, attribuendo rilievo centrale all'istituto del diritto di recesso. La tutela, evidentemente gradata rispetto alla nullità che colpisce le modificazioni poste in violazione dei limiti al potere della maggioranza, è di tipo latamente indennitario e ha vissuto un importante ampliamento dell'ambito applicativo, imponendosi come presidio primario per l'azionista. L'emblematica ed ambigua causa inderogabile di recesso in caso di modificazioni dello statuto concernenti i diritti di voto o di partecipazione, di cui all'art. 2437, I comma, lett. g. c.c., è stata interpretata alla luce del dato letterale, della ratio della norma e della complessiva disciplina dei rapporti tra i diritti del socio e i poteri della maggioranza. Ne è risultato che, oltre al diritto di voto, la locuzione dei diritti di partecipazione non poteva che riferirsi ai soli diritti modificabili dall'assemblea, ovvero quelli accrescibili di natura patrimoniale. Inoltre, le modifiche rilevanti ai fini della legittimazione al diritto di recesso sono sia quelle che hanno ad oggetto l'alterazione dei diritti incorporati nelle azioni, sia quelle che raggiungono indirettamente tale effetto attraverso una modifica che riguardi aspetti organizzativi e strutturali della società. L'ordinamento non riconosce alcuna tutela, invece, solo qualora sia alterata in via di fatto la posizione personale dell'azionista in conseguenza non della modifica oggettivamente considerata, bensì di un elemento soggettivo, come la percentuale di azioni detenuta da un determinato socio, che esula dalla fattispecie della causa di recesso. Infine, rispetto a modifiche che incidono illegittimamente sui diritti dell'azionista, costui dispone del potere di impugnarle e, in virtù all'elaborazione dottrinale e giurisprudenziale, anche in ipotesi di abuso della maggioranza. Questa tutela residuale, del resto, si è sviluppata proprio rispetto alle modifiche dello statuto nei cui confronti il legislatore non abbia previsto il rimedio del recesso o altro presidio.
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GUGLIELMO, Nausica Lucia. ""Umano troppo umano": La fragile posizione del minore nel diritto post-moderno." Doctoral thesis, Università degli studi di Cassino, 2021. http://hdl.handle.net/11580/81395.

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Abstract:
When observing man’s fragility as the nucleus of his authenticity, we come to realise that it is pervasive in every environment where man is present. Even the law, reflects the close connection and does not hide the difficulty in extracting the real essence of mankind where fragility represents a foundation. If on one hand, man would prefer to escape from his nature “being too human”, where he is forced to an awareness of his own fragility on the other hand, the law, reflecting on this evasion from being too human, from his inner ego, seems inhuman. “A way out” of this stalemate could be to recognise and evocate, in man and the law, the origins of wonder; a condition typical of childhood and infancy. In childhood, we contemplate on the numerous facets of human existence, in which we do not debit strangeness or mistakes as negative aspects, this could become the first step towards a rebirth of mankind, in which we could begin a revision of the law and start from those humans. We should not waste this chance; in fact we should be ready to initiate this change.
Nell’osservare la fragilità umana, quale nucleo di autenticità dell’uomo, ci si accorge che essa pervade, ancorché inconsapevolmente, tutti gli ambiti in cui l’ umano è presente. Anche il diritto, da parte sua, riflette questa stretta correlazione e non nasconde la complessità di carpire la vera essenza dell’uomo, in cui, per l’appunto, la fragilità ne rappresenta il fondamento. Se l’uomo, da un lato, vorrebbe sfuggire da una natura “umana troppo umana”, nella quale è costretto ad essere consapevole del suo essere fragile, dall’altro, il diritto, riflettendo questa “fuga” dell’essere umano dal proprio Io più profondo, appare disumanizzarsi. “Una via d’uscita” plausibile da questa impasse potrebbe ravvisarsi nel rievocare, sia nell’uomo sia nel diritto, quella condizione di originaria meraviglia; condizione tipica dell’infanzia e della fanciullezza. Queste ultime, infatti, contemplando le innumerevoli sfaccettature dell’esistenza umana nelle quali non si additano come negative eventuali stranezze od errori, potrebbero costituire il primo passo verso una completa rifioritura dell’uomo, da cui far partire, inoltre, una revisione dei diritti ad iniziare da quegli umani. Sarebbe opportuno non sprecare tale occasione, bensì ci si dovrebbe sentir pronti ad intraprendere questo nuovo cambiamento.
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Caporusso, Grazia. "Influenze fenomeniche nella mislocalizzazione della posizione iniziale di uno stimolo in movimento." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2013. http://hdl.handle.net/10077/8667.

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Abstract:
2011/2012
In questo lavoro di tesi si prenderà in esame un effetto legato alla percezione del movimento e conosciuto con il nome di Effetto Fröhlich in onore di colui che nel 1923 lo studiò per la prima volta in maniera sistematica. Percepire la posizione degli oggetti nell’ambiente è senza dubbio uno degli scopi più importanti del sistema visivo. Tuttavia, quando gli oggetti sono in movimento la localizzazione della loro posizione può risultare più difficoltosa e può essere caratterizzata da piccoli ma consistenti errori definiti mislocalizzazioni spazio-temporali. Tali errori possono coinvolgere sia la localizzazione della posizione iniziale dello stimolo in movimento (Onset) sia la posizione finale dello stesso (Offset). Nel 1930 uno studioso, Fröhlich, osserverò che se a degli osservatori si chiedeva di identificare la posizione iniziale di uno stimolo in movimento questi tendevano a identificarla non nella posizione reale, ma in una posizione spostata nella direzione del movimento. Tale errore di localizzazione fu definito Fröhlich effect. Tutte le interpretazioni prevedevano l’influenza di fattori fisiologici nella spiegazione del fenomeno. Tuttavia ciò che emerge dai risultati degli esperimenti presentati in questo lavoro è che anche fattori fenomenici possono avere una qualche influenza sulla grandezza dell’errore. L’effetto sembra essere influenzato dalle caratteristiche dell’oggetto in movimento e dalle caratteristiche del contesto all’interno del quale gli stimoli si spostano.
XXV - Ciclo
1984
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ANZINI, MARTINA. "Abuso di posizione dominante e tutela dell'accesso al farmaco: prospettive e limiti." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2018. http://hdl.handle.net/11566/253174.

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Abstract:
Il quesito attorno al quale si articola il lavoro è se nell'interpretazione del diritto della concorrenza vi sia spazio per accordare rilevanza a regole e aspettative condivise nella società in cui esso trova applicazione. La questione è importante perché tali regole ed aspettative, che nel lavoro vengono denominate "valori sociali", trovano oggi ostruite le proprie tradizionali vie di accesso alla tutela giuridica. Si è quindi scelto di analizzare alcune recenti ipotesi di antitrust enforcement per verificare se il percorso interpretativo prospettato sia già stato intrapreso. Ciò ha reso necessario circoscrivere la domanda di ricerca al valore sociale "accesso al medicinale essenziale". Inoltre, l'analisi viene condotta in relazione alla sola fattispecie dell'abuso di posizione dominante, che, per svariati motivi, è più permeabile di altre ai valori sociali. L'analisi empirica concerne quindi alcune ipotesi di condotte unilaterali anticoncorrenziali recentemente riscontrate nel settore farmaceutico, il cui comune denominatore risiede in una lettura dell'art. 102 TFUE socialmente utile: nei casi Aspen e Pfizer-Flynn le autorità garanti hanno ravvisato negli aumenti di prezzo praticati dalle imprese, palesemente finalizzati a sfruttare i consumatori di farmaci essenziali, due ipotesi di unfair pricing; nei casi AstraZeneca e Pfizer, invece, le imprese in posizione dominante sono incorse nei rigori del diritto della concorrenza in virtù del loro comportamento opportunistico, consistente in una manomissione del sistema regolatorio del brevetto farmaceutico che ha danneggiato concorrenti, pazienti-consumatori e servizi sanitari-clienti. Al termine del percorso argomentativo la domanda riceve risposta positiva: l'antitrust ha conferito e può effettivamente conferire rilevanza a valori ed aspirazioni latenti nel tessuto sociale. Occorre, tuttavia, una precisazione: l'ermeneutica del diritto della concorrenza trova la propria cifra caratteristica nel carattere composito della fattispecie cui accede, rispetto alla quale la teoria economica svolge il ruolo fondamentale di co-definitrice della regola. Dovendo riflettere tale complessità, l'interpretazione non può limitarsi a tendere la lettera della norma in questo o quel senso, ma deve restituire una lettura economicamente solida della condotta d'impresa vietata. Ne deriva che la teoria economica concorre a tracciare le prospettive ed i limiti dell'antitrust rispetto alla tutela ai valori sociali.
The thesis aims at assessing whether social values are or can become relevant to competition law interpretation, thus constituting a theoretical effort to grant those values a further way of satisfaction. The exploration of such new path has gained importance in the last decades, due to the decline of the legal concepts that have traditionally protected the most basic social aspirations. The question needs, however, to be circumscribed if it is to be tested empirically. Therefore, the thesis focusses on whether access to essential drugs has gained relevance to the interpretation of the abuse of dominant position. Following the specification of the question, a few recent cases characterized by a socially oriented application of Art. 102 TFEU are examined in depth. Notably, the analysis concerns two cases of unfair pricing (Aspen and Pfzer-Flynn), as they were obviously useful to contrast the exploitative behaviour of the firms against consumers of essential medicines, as well as two cases of regulatory gaming. In our view, the latters are to be considered significant attempts to fight the opportunistic strategies of firms, which are equally detrimental to competitors as well as to patients-consumers and health care systems-clients. The analysis leads to the conclusion that competition law interpretation can, as suggested at the start of the essay, confer relevance to some shared aspirations running deep in the social context. An element needs, however, to be taken into due consideration: the hermeneutics of competition law find its distinctive mark in the complex nature of the norm, which is co-defined by law and economics, thus making it impossible to undertake a creative interpretative process while ignoring the identity of the forbidden conduct as elaborated by the economic theory. This leads to the conclusion that the boundaries of a socially oriented interpretation mainly identify with the limits of antitrust economics.
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Zoli, Riccardo. "Studio e ottimizzazione della posizione del fulcro forcellone in un motociclo da competizione." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
L'oggetto della tesi tratta l'ottimizzazione della posizione del fulcro forcellone di un motociclo da competizione. Analizzando le geometrie e le forze agenti,in modo da aumentare il trasferimento di carico e diminuire lo slittamento del posteriore.
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Carpeni, Carlo Alberto. "Analisi dell'accelerazione di una moto da competizione variando la posizione del perno forcellone." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Lo scopo di questa tesi è esaminare il legame che intercorre tra la variazione dell’altezza del perno forcellone e il valore massimo di accelerazione. Nel momento in cui si accelera, si ha un trasferimento di carico dall’anteriore al posteriore, che porta un alleggerimento della parte frontale della moto con conseguente impennamento raggiungendo il valore limite di accelerazione.
Considerando il retrotreno della moto si ha che il tiro catena, la forza di spinta e la reazione vincolare della ruota posteriore, moltiplicati per i rispettivi bracci, producono una coppia il cui segno indicherà il comportamento della sospensione posteriore e il cui modulo indicherà l’entità di tale comportamento. Sfruttando la forza del tiro catena, e, in particolare, agendo sul suo braccio che dipende dall’inclinazione del forcellone, quindi dall’altezza del perno dello stesso, si può modificare il comportamento della sospensione posteriore al fine di trovare una configurazione che consenta di avere un controllo migliore sulla posizione del baricentro. Alzando il perno del forcellone si ottiene una configurazione anti schiacciamento della sospensione, in cui il tiro catena contribuisce ad estendere la sospensione posteriore durante l’accelerazione. Si trova che una configurazione che permette l’estensione della sospensione posteriore (anti-squat) favorisce la percorrenza e l’uscita di curva. L’accelerazione massima limite di impennamento è anch’essa funzione della posizione del baricentro e si trova che, aumentando l’altezza del perno forcellone, quindi aumentando l’effetto anti-squat, diminuisce a causa dell’altezza maggiore del baricentro.
La diminuzione è comunque di entità molto bassa e con buona approssimazione si può ritenere costante, per cui, in definitiva, l’effetto anti-squat rimane sempre preferibile rispetto all’effetto pro-squat.
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Zaccarini, Mattia. "Studio e realizzazione di un sensore di posizione mediante nanofibre coassiali piezoelettriche allineate." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
L’obiettivo dell’elaborato di tesi si basa sullo studio, l’analisi e la realizzazione di un sensore di posizione piezoelettrico, formato da nanofibre coassiali allineate mediante la tecnica dell’elettrofilatura coassiale. Per la realizzazione di fibre coassiali sono stati utilizzati il polimero conduttivo PEDOT:PSS per il core ed il polimero piezoelettrico PVDF-TrFE per lo shell. Il vantaggio di avere nanofibre coassiali allineate secondo una direzione preferenziale, piuttosto che con deposizione casuale, è dovuto alla necessità di realizzare un sensore di posizione che consenta, a seguito dell’applicazione di una sollecitazione esterna, l’estrapolazione di un segnale in uscita (tensione) misurabile tramite un oscilloscopio. Ottimizzato il processo di elettrofilatura coassiale senza il controllo della deposizione si è perfezionato il processo di elettrofilatura coassiale allineata, al fine di ottenere fibre coassiali con un ottimo grado di allineamento. Il progetto di tesi procede con la realizzazione di un tappetino, dell’ordine di qualche centimetro quadrato, costituito da poche fibre coassiali, le quali si andranno poi a depositare su un supporto. Si prosegue poi con l’analisi e l’ottimizzazione del contatto elettrico tra le fibre e l’elettrodo metallico. Infine, si è studiato come realizzare un sensore tattile piezoelettrico formato da una matrice costituita da singole fibre dal diametro di circa 1μm. Tale dispositivo, confrontando i diversi valori di potenziale in uscita, sarà in grado di percepire esattamente la posizione di applicazione della sollecitazione esterna, consentendo una possibile implementazione in svariate applicazioni in ambito sensoristico.
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Bianchini, Alessandro. "Controllo di posizione per attività di pick & place di un robot Delta." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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Abstract:
Il lavoro presentato in questa tesi ha come obiettivo principale lo studio e l’analisi del funzionamento di un Delta Robot, nonché l’implementazione di tale studio all’interno di una struttura software/hardware (di natura industriale) utile per l’esecuzione di un controllo di posizione per il Delta Robot analizzato. In seguito, viene esposta, nel capitolo introduttivo, una panoramica generale sulle varie tipologie di Robot presenti sul mercato, presentando per ognuna di loro le varie caratteristiche meccaniche e i possibili utilizzi all’interno di contesti diversi. All’interno del secondo capitolo viene presentata la parte analitica riguardante il modello cinematico del Delta Robot e le problematiche relative alla sua soluzione. Le equazioni del modello analitico saranno poi trascritte in ambiente di simulazione MATLAB®/Simulink®. In questa fase, la cinematica inversa del Delta Robot, ottenuta tramite il modello descritto precedentemente, sarà interfacciata con un generatore di traiettorie. Questa fase mira a verificare la correttezza delle traiettorie generate dalla cinematica inversa, quindi dal modello analitico del robot. Successivamente, l’architettura software sviluppata precedentemente è stata implementata in ambiente TWinCAT®, ovvero un software per lo sviluppo di controlli per l’automazione industriale. Tale software di controllo sarà quindi implementato nel sistema reale del robot, comprendente di tutto l’apparato elettronico. Infine, è stata effettuata una verifica sperimentale riguardante l’effettiva esecuzione di determinate traiettorie, riportando inoltre i rispettivi errori di inseguimento delle traiettorie stesse.
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Berti, Claudio. "Determinazione della posizione di un target mediante l'ausilio di un drone munito di videocamera." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Abstract:
Il seguente elaborato è uno studio dello sviluppo del modello matematico atto alla determinazione della posizione occupata da un target nello spazio, rispetto ad un sistema di riferimento fisso a terra, mediante l'ausilio di un drone che, munito di camera digitale, fornisce delle immagini o video a display della posizione del target. Questa applicazione può risultare di interesse per molti ambiti dato che sovente i droni dispongono di questo tipo di strumentazione nel payload. Il problema che si riscontra con una singola camera di cui è dotato il drone, è che non risulta possibile stimare la distanza tra l'UAS ed il target con un'unica immagine e dunque la posizione del target stesso. Servono infatti, come verrà ampiamente trattato nella tesi, almeno due immagini catturate dalla fotocamera e da diverse posizioni del drone, prestando attenzione al fatto che le due immagini non determinino equazioni linearmente dipendenti, in quanto la stima della posizione è ottenuta mediante l'intersezione di rette, ognuna delle quali è determinata con un'osservazione. Nella parte iniziale della tesi è stato analizzato il problema e valutata la soluzione più idonea per rispondere a quanto richiesto. Successivamente è stato suddiviso il problema in più parti considerando preliminarmente il modello del payload, e cioè della camera digitale, per associare ad un punto del display un versore che identifichi la retta nel sistema di riferimento camera, luogo dei punti a cui il target deve necessariamente appartenere, e successivamente il modello matematico delle misure necessario per riferire il versore precedentemente trovato al sistema di riferimento NED. Si sono quindi determinati i modelli risolutivi in tre versioni, uno dei quali iterativo e il modello analitico che tiene conto dell'introduzione degli errori. Il lavoro di tesi si conclude con la simulazione del modello matematico proposto.
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Mordenti, Eugenio. "Comportamento a fatica dell’acciaio Maraging MS1 prodotto tramite DMLS: influenza della posizione nella camera." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16511/.

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Abstract:
L’obiettivo principale di questo studio è caratterizzare dei provini, prodotti mediante additive manufacturing, con il metodo DMLS (direct metal laser sintering), a fatica mediante prove di flessione rotante. I provini sono realizzati in Maraging steel, le cui caratteristiche meccaniche e composizione sono di seguito enunciate. I dati sperimentali ottenuti dalle prove vengono poi elaborati tramite la normativa ISO 12107-2012, per trovare la curva di fatica S-N, sia usando un’interpolazione lineare, che una quadratica, per confrontarle in modo da identificare quale metodologia approssima meglio i dati. E' inoltre utilizzata la normativa Dixon tramite uno stair-caise per trovare la tensione limite di fatica. Un altro aspetto rilevante di questo elaborato è quello di analizzare il processo produttivo dei provini per capire quali sono i principali parametri che influenzano l’additive manufacturing e che conseguenze hanno sulla vita a fatica dei componenti realizzati. Per questo studio sono stati utilizzati tre set di provini (ogni set ha numerosità pari a 12) numerati dal 20 al 22. I set vengono trattati termicamente, lavorati alle macchine utensili, pallinati e sono analizzati nel dettaglio i processi appena citati. Legato a questi studi c’è il tentativo di trovare una correlazione tra la posizione di realizzazione dei provini in camera e la vita a fatica. Infine si esegue un’analisi frattografica per capire meglio i meccanismi di innesco e propagazione delle cricche per fatica.
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Baldacci, Edoardo. "Stima della posizione e assetto di un multirotore indoor tramite l'utilizzo di sensori laser." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/22856/.

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Abstract:
Oggigiorno la navigazione indoor si basa su sistemi complessi e costosi, che prevedono l’utilizzo di varie tecnologie. È scopo di questo lavoro fornire un’alternativa a questi sistemi di stima e assetto, basandosi su misure fornite da sensori laser. Il primo punto affrontato per la realizzazione del sistema è stata un’analisi approfondita della natura del problema. In particolare, è stato necessario stimare il numero minimo di sensori da utilizzare ed il loro collocamento sul multirotore, il quale ha permesso di costruire il modello matematico adatto alle soluzioni ricercate. Il passo successivo ha previsto l’implementazione nell’ambiente di calcolo del modello matematico, ricavato nella precedente fase. Dopodiché, si è passati a verificare, tramite simulazioni numeriche, il modello ottenuto. Tramite i risultati raggiunti è stato progettato e sviluppato il prototipo per la stima di posizione e assetto. In ultima fase si è proceduto alla verifica, per mezzo di test sperimentali in laboratorio, dei dati acquisiti dal prototipo. I risultati emersi dal lavoro svolto, hanno evidenziato che è possibile stimare posizione e assetto, grazie all’utilizzo di sensori laser, seppur con una risoluzione angolare. A seguito dei test svolti in laboratorio, sono stati sottolineati anche i limiti tecnologici dei sensori utilizzati. Il prototipo presenta ancora alcuni aspetti da migliorare: tramite un'analisi più approfondita degli argomenti trattati in questo elaborato sarà possibile renderlo più funzionale.
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Addamo, Sara. "La posizione soggettiva dell'azionista tra modifiche, diritto di recesso e altre tutele." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2020. http://hdl.handle.net/11572/273425.

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Abstract:
La tutela della posizione soggettiva dell'azionista innanzi a modificazioni dei relativi diritti è stata indagata ripercorrendo gli studi della dottrina e gli arresti della giurisprudenza, cercando di volgere uno sguardo oltre i confini nazionali, ma soprattutto mettendo a sistema le norme del nostro ordinamento. In un primo momento, lo studio si è orientato alla ricerca dei limiti al potere della maggioranza e dell'esistenza di un'area di intangibilità della posizione dell'azionista. Ripercorrendo le teorie tradizionali sui diritti soggettivi e sulla parità di trattamento, alla luce dell'odierno contesto normativo, si è individuato un primo limite nel carattere precettivo delle norme inderogabili che disciplinano i diritti amministrativi non accrescibili ed un secondo nel principio di non discriminazione dei diritti sulla base di un criterio differente dal possesso azionario, in considerazione del ruolo tipologico delle azioni quale strumento di imputazione delle situazioni giuridiche nella società per azioni. La protezione dell'azionista, in caso di violazione di tali limiti, è dotata di particolare forza, in quanto potrà fare valere la nullità della relativa clausola statutaria. In un secondo momento, l'indagine si è rivolta alla tutela che residua a disposizione del socio a fronte di modifiche dello statuto che siano legittimamente adottate dalla maggioranza e che incidano sulla sua posizione giuridica. Si tratta dello scenario più frequente considerato che il potere della maggioranza è risultato rafforzato dalla Riforma del diritto societario del 2003 e che, proprio per tale ragione, il legislatore ha tracciato un nuovo punto di equilibrio con i diritti individuali, attribuendo rilievo centrale all'istituto del diritto di recesso. La tutela, evidentemente gradata rispetto alla nullità che colpisce le modificazioni poste in violazione dei limiti al potere della maggioranza, è di tipo latamente indennitario e ha vissuto un importante ampliamento dell'ambito applicativo, imponendosi come presidio primario per l'azionista. L'emblematica ed ambigua causa inderogabile di recesso in caso di modificazioni dello statuto concernenti i diritti di voto o di partecipazione, di cui all'art. 2437, I comma, lett. g. c.c., è stata interpretata alla luce del dato letterale, della ratio della norma e della complessiva disciplina dei rapporti tra i diritti del socio e i poteri della maggioranza. Ne è risultato che, oltre al diritto di voto, la locuzione dei diritti di partecipazione non poteva che riferirsi ai soli diritti modificabili dall'assemblea, ovvero quelli accrescibili di natura patrimoniale. Inoltre, le modifiche rilevanti ai fini della legittimazione al diritto di recesso sono sia quelle che hanno ad oggetto l'alterazione dei diritti incorporati nelle azioni, sia quelle che raggiungono indirettamente tale effetto attraverso una modifica che riguardi aspetti organizzativi e strutturali della società. L'ordinamento non riconosce alcuna tutela, invece, solo qualora sia alterata in via di fatto la posizione personale dell'azionista in conseguenza non della modifica oggettivamente considerata, bensì di un elemento soggettivo, come la percentuale di azioni detenuta da un determinato socio, che esula dalla fattispecie della causa di recesso. Infine, rispetto a modifiche che incidono illegittimamente sui diritti dell'azionista, costui dispone del potere di impugnarle e, in virtù all'elaborazione dottrinale e giurisprudenziale, anche in ipotesi di abuso della maggioranza. Questa tutela residuale, del resto, si è sviluppata proprio rispetto alle modifiche dello statuto nei cui confronti il legislatore non abbia previsto il rimedio del recesso o altro presidio.
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Lami, Mattia. "Metodologie di analisi per la determinazione sperimentale della posizione angolare del punto morto superiore." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8469/.

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Bandera, Manuela. "Abuso di posizione dominante e rifiuto di concedere in licenza diritti di proprietà intellettuale." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2009. http://hdl.handle.net/10077/3158.

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Abstract:
2006/2007
La tesi di dottorato ha ad oggetto l’analisi del trattamento in ambito comunitario del rifiuto abusivo di concedere in licenza diritti di proprietà intellettuale (i “diritti IP”) da parte di imprese in posizione dominante. Il tema ha acquistato notevole interesse a seguito di alcune sentenze della Corte di giustizia e del Tribunale di primo grado e di alcuni recenti interventi della Commissione diretti all’uniformazione dell’approccio nella valutazione degli abusi di esclusione. La definizione di un trattamento chiaro del rifiuto di licenza è di particolare importanza vista l’esigenza di un’interpretazione omogenea dei principi di diritto della concorrenza a livello decentralizzato, resa necessaria dalla modernizzazione della disciplina antitrust e dalla prevedibile futura diffusione delle azioni di risarcimento del danno concorrenziale. Partendo dall’apparente conflittualità tra diritti di proprietà intellettuale, che postulano un potere di monopolio sul bene protetto e l’esclusione dei concorrenti dal relativo godimento, e il diritto antitrust, che invece è volto ad evitare comportamenti abusivi e distorsivi della concorrenza, la tesi si propone di individuare i principi e il metodo più adatti a regolare tali condotte delle imprese dominanti. A tal fine, la tesi esamina con spirito critico le teorie ed i concetti sviluppati dalla prassi comunitaria e dalla recente Comunicazione relativa agli “Orientamenti sulle priorità della Commissione nell’applicazione dell’articolo 82 del trattato CE al comportamento abusivo delle imprese dominanti volto all’esclusione dei concorrenti”. Lo studio si compone di cinque capitoli. Dopo il primo capitolo introduttivo, i successivi due capitoli sono diretti all’analisi dei criteri utilizzati per l’esame dei casi di rifiuto di contrarre e delle fattispecie abusive che coinvolgono diritti IP: i criteri tratti dal diritto antitrust sono esaminati nel secondo capitolo e quelli derivanti da nozioni proprie della materia della proprietà intellettuale nel terzo. Il quarto e il quinto capitolo sono quindi dedicati allo studio critico della disciplina individuata per la valutazione dei dinieghi di licenza nelle pronunce della Commissione, del Tribunale e della Corte di giustizia nonché nella Comunicazione della Commissione e nel dibattito che ne ha preceduto l’adozione. Più in particolare, il primo capitolo definisce la nozione di abuso di posizione dominante ex art. 82 TCE e fornisce al lettore gli strumenti per l’analisi della fattispecie, approfondendo i più significativi per lo studio del diniego di licenza: dopo un esame del mercato rilevante, l’attenzione si concentra sul concetto di dominanza, sulla nozione di sfruttamento abusivo e le sue caratteristiche, il cui studio è effettuato con l’ausilio esemplificativo di alcune tipologie di abuso individuate dalla Commissione e dalle corti comunitarie. Il secondo capitolo analizza i criteri rilevanti per il trattamento del rifiuto abusivo di contrarre sviluppati alla luce dei principi di diritto antitrust. Nell’esame dei rifiuti rivolti a clienti nuovi, in particolare, è oggetto di approfondimento la prassi comunitaria elaborata con riferimento alla fornitura di beni e infrastrutture “essenziali” che viene analizzata anche alla luce della cd. “essential facilities doctrine” definita dalla giurisprudenza nordamericana. Il terzo capitolo è diretto invece a studiare il rapporto tra diritto della concorrenza e diritto della proprietà intellettuale. Esso esamina le nozioni di “esistenza/esercizio” del diritto IP, di “oggetto specifico” e di “funzione essenziale”, tratte dalla giurisprudenza in materia di privative intellettuali ed industriali e libera circolazione delle merci, analizzandone l’applicabilità alle fattispecie di abuso di posizione dominante e agli strumenti utili per la relativa analisi. Negli ultimi due capitoli, infine, si studia la disciplina elaborata per il trattamento delle ipotesi di rifiuto abusivo di licenza, evidenziando in particolare i criteri con cui si è cercato di coniugare le specificità dei diritti di proprietà intellettuale con i principi di diritto antitrust sviluppati per i casi di rifiuto di contrarre. Nei casi di diniego di licenza occorre infatti bilanciare l’esigenza di garantire la concorrenza e lo sviluppo dei mercati (da cui conseguirebbe la necessità di imporre l’accesso al bene protetto) con l’esigenza di tutelare gli sforzi e gli investimenti del titolare del diritto (il quale sarebbe privato dell’incentivo ad innovare nel caso si concedesse un accesso indiscriminato alle sue risorse). L’atteggiamento della Commissione e dei giudici comunitari si è evoluto nel tempo. Rispetto all’approccio utilizzato nei primi casi Volvo e Renault, dove la valutazione di abusività era effettuata in base ai concetti di “esistenza”, “esercizio” e “oggetto specifico” del diritto IP, la prassi ha modificato progressivamente la propria impostazione nei casi Magill, IMS e Microsoft nei quali ha sviluppato modelli di analisi tratti dalla disciplina dei rifiuti di contrarre e delle essential facilities, integrati, in ragione della specificità dell’oggetto del rifiuto, dal criterio dell’ostacolo alla comparsa del “prodotto nuovo”. Chiude la tesi l’analisi della Comunicazione della Commissione, ultimo intervento comunitario in materia, nella quale allo specifico test per i casi di rifiuto abusivo di licenza elaborato dalle corti comunitarie, si sostituisce un’unica disciplina che assimila il trattamento del rifiuto di licenze a quello previsto per il rifiuto di contrarre avente ad oggetto beni ed infrastrutture materiali. L’analisi delle interpretazioni succedutesi in materia, di cui si studiano aspetti positivi e criticità, dimostra la difficoltà di individuare il corretto trattamento del rifiuto di concedere in licenza diritti di proprietà intellettuale. Alla luce dei criteri progressivamente delineati in ambito comunitario con riferimento a tale fattispecie, sembra che la valutazione del rifiuto di licenza di diritti IP debba essere realizzata mediante l’applicazione dei principi di diritto antitrust, seppur adattati alla peculiare natura di tali privative. Occorrerebbe quindi in primo luogo riconoscere la necessità di un trattamento differenziato dei diritti IP rispetto ai diritti di proprietà sugli altri beni. La disciplina della proprietà intellettuale mediante l’attribuzione della privativa sul bene protetto solo per una durata limitata di tempo, infatti, effettua già il bilanciamento dell’esigenza di tutela del titolare con l’interesse dei concorrenti e della collettività alla condivisione dell’invenzione o della creazione. Di conseguenza, il trattamento delle fattispecie di rifiuto aventi ad oggetto diritti IP non può essere identico a quello riservato ai rifiuti di concedere l’accesso a risorse materiali, per cui manca tale bilanciamento di opposti interessi. Si dovrebbe riconoscere inoltre che non vi è contrasto ma, al contrario, complementarità tra le finalità e gli effetti del diritto antitrust e della proprietà intellettuale, essendo entrambi diretti a favorire un’efficienza e una concorrenza dinamica fondata sullo sviluppo di nuovi beni e processi, sulla sostituzione anziché sull’imitazione di prodotti. Tali constatazioni portano quindi a concludere a favore di un’interpretazione che preveda che il rifiuto di concedere in licenza un diritto di proprietà intellettuale debba essere ritenuto abusivo in forza della disciplina antitrust solo nei casi eccezionali in cui l’esercizio in concreto del diritto non risponda alla finalità astratta per cui esso è stato riconosciuto e cioè escluda la promozione dell’innovazione. L’individuazione dei criteri di valutazione dell’abusività del rifiuto del diritto IP può essere effettuata mediante un test fondato su condizioni precise, definite ex ante e specifiche per detta fattispecie, sul modello del test proposto dalla Corte di giustizia nella sentenza IMS, oppure sulla base di principi più generali, applicabili ad una pluralità di ipotesi, come previsto nella Comunicazione della Commissione. Il primo metodo sembra avere il vantaggio di essere certo e conoscibile, il secondo di essere adattabile alle esigenze del caso concreto, pur essendo suscettibile di applicazioni scarsamente prevedibili a priori. Dall’analisi si deriva in ogni caso che, per ridurre le ipotesi di intervento del diritto antitrust nell’esercizio delle prerogative attribuite al titolare del diritto IP, è necessario che all’interpretazione del trattamento del rifiuto di licenza sopra indicata si accompagni una disciplina del diritto della proprietà intellettuale che protegga tramite diritti di privativa industriale ed intellettuale solo beni effettivamente meritevoli di tutela mediante esclusiva. L’azione comunitaria intesa a realizzare questo obiettivo, già avviata mediante la parziale armonizzazione delle leggi nazionali in materia e l’individuazione di alcuni diritti IP aventi validità europea, sembra ora ulteriormente confermata dall’art. 118 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea previsto dal Trattato di Lisbona, diretto ad istituzionalizzare la creazione di diritti di proprietà intellettuale di portata comunitaria.
XX CICLO
1977
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Lauretti, Federica. "Studio e sviluppo di un metodo per il monitoraggio della posizione dell'esofago durante l'ablazione transcatetere." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/10196/.

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Abstract:
Lo scopo del presente lavoro di tesi è l’implementazione di un metodo per la detezione automatica dei contorni dell’esofago in immagini ecografiche intracardiache acquisite durante procedure di ablazione transcatetere per il trattamento della fibrillazione atriale. Il progetto si è svolto in collaborazione con il laboratorio di elettrofisiologia, Unità Operativa di Cardiologia, Dipartimento Cardiovascolare, dell’ospedale ‘’ S. Maria delle Croci ’’ di Ravenna, Azienda Unità Sanitaria Locale della Romagna e si inserisce in un progetto di ricerca più ampio in cui sono stati sviluppati due differenti metodi per il tracciamento automatico della parete posteriore dell’atrio sinistro. L’obiettivo è consentire al clinico il monitoraggio della posizione dell’esofago rispetto all’atrio sinistro per ridurre il rischio di lesioni della parete esofagea. L’idea di base dell’algoritmo è di lavorare sull’immagine per linee di scansione orizzontali, valutando la distribuzione dei livelli di intensità di grigio. Una volta individuati i punti appartenenti alle pareti anteriore e posteriore dell’esofago, sono stati utilizzati dei polinomi rispettivamente del quarto e secondo ordine per interpolare i dati. Per assicurarsi che la detezione sia corretta è stato introdotto un check aggiuntivo che consente la correzione del risultato qualora il clinico non sia soddisfatto, basandosi su input manuale di due punti richiesto all’operatore. L’algoritmo è stato testato su 15 immagini, una per ogni paziente, e i contorni ottenuti sono stati confrontati con i tracciamenti manuali effettuati da un cardiologo per valutare la bontà del metodo. Le metriche di performance e l’analisi statistica attestano l’accuratezza del metodo. Infine sono state calcolate delle misure di interesse clinico, quali la distanza tra parete posteriore dell’atrio sinistro e parete anteriore dell’esofago e la larghezza media di quest’ultimo che risulta comparabile con quanto riportato in letteratura.
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Capelli, Alessandro. "Effetto della posizione in camera sulla resistenza a fatica dell'acciaio Maraging MS1 prodotto tramite DMLS." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/17419/.

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Abstract:
La tecnologia Direct Metal Laser Sintering (DMLS) è una delle più promettenti tra tutti i processi che possono essere raggruppati sotto la definizione di Additive Manufacturing, permettendo la realizzazione di componenti anche molto complessi in breve tempo, a partire da un disegno CAD 3D. In questo studio sono stati realizzati dei provini in acciaio Maraging MS1, fornito dall’azienda EOS sotto forma di polvere, i quali sono stati suddivisi in tre serie in base alla loro posizione nella camera di produzione rispetto al flusso di gas inerte che vi scorre all’interno. I provini sono stati sottoposti ad una precisa serie di trattamenti termici e meccanici, quindi testati a fatica in una macchina per flessione rotante secondo una precisa metodologia sperimentale. I dati raccolti sono stati processati con il metodo Dixon e la norma internazionale ISO 12107 per ricavare il limite di fatica e le relative bande di confidenza. Utilizzando l’ANOVA, si è poi eseguita una comparazione dei dati sperimentali ottenuti con i tre set, non evidenziando significative differenze. L’analisi frattografica delle superfici di frattura ha permesso infine di analizzare più a fondo l’origine e la propagazione delle cricche e stabilire le cause più frequenti che hanno originato la rottura.
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Dall’Arno, Tommaso. "Progetto di un sensore di posizione per applicazioni aeronautiche, basato su tecniche di visione artificiale." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5159/.

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Lanari, Vania. "Meccanismi di adattamento a condizioni di carenza idrica nel genere Vitis: influenza della posizione fogliare." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2009. http://hdl.handle.net/11566/242425.

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Ceron, Jessica <1995&gt. ""La costruzione della posizione europea nel conflitto israelo-palestinese tra il 1980 e il 2010"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16874.

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Abstract:
Lo scopo della tesi è quello di analizzare il ruolo e l'impatto dell'Unione Europea nel processo di pace israelo-palestinese e quelli che sono stati i principali ostacoli alla formazione di una politica efficace e coerente nella risoluzione del conflitto. Verranno presi in esame i vari stadi che hanno visto da un lato la formazione progressiva di una comunità europea e dall'altro la costituzione di una politica estera comune riguardo il conflitto. Verrà esposta la situazione nella regione Palestinese dal momento della caduta dell'impero Ottomano fino al 2010, con un particolare focus sugli anni 2000-2010 per analizzare quali missioni e quali mezzi l'Unione Europea abbia messo in campo nella risoluzione della crisi e quali siano state le maggiori difficoltà al raggiungimento dei suoi obiettivi.
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Grigoletto, Marta <1996&gt. "Yasukuni, la presa di posizione del potere giudiziario e del potere esecutivo: un’analisi giuridico-filosofica." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19622.

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Abstract:
L’elaborato ha come scopo quello di analizzare la questione del santuario di Yasukuni attraverso le prese di posizione del potere esecutivo e del potere giudiziario giapponese negli ultimi anni. Dall’analisi delle sentenze della Corte Suprema giapponese e dalle decisioni espresse dai Primi Ministri, con particolare riferimento all’amministrazione di Koizumi Jun'ichirō (2001 – 2006) e al secondo mandato da Primo Ministro di Abe Shinzō (2012-2014), emerge un distacco di opinioni. Perciò, la domanda di ricerca dell’elaborato sarà cercare di capire perché la politica si allontani con le proprie scelte dalle sentenze della Corte Suprema giapponese. In altre parole, lo scopo dell’analisi giuridico-filosofica sarà individuare quali sono gli elementi per cui si viene a creare un tale distacco tra i due poteri dello Stato. L’elaborato parte con la definizione e individuazione dei nodi giurisprudenziali problematici attorno cui il potere giudiziario e il potere esecutivo sembrano confrontarsi. Successivamente, dopo aver presentato la lente di indagine giuridico-filosofica attraverso cui si intende affrontare lo studio, verranno illustrate le sentenze della Corte Suprema giapponese e le posizioni assunte dai Primi Ministri Koizumi e Abe con particolare riferimento ai nodi giurisprudenziali problematici. Infine, nella conclusione verranno individuati gli elementi che caratterizzano il distacco tra potere giudiziario e potere esecutivo relativi alla questione del Santuario di Yasukuni.
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Vacchiano, Celestino Valerio. "Il concorso tra rapporti sociale e di lavoro nella posizione del socio lavoratore di cooperativa." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3422603.

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Abstract:
The thesis analyzes the position of corporate worker of cooperative, position resulting from the competition of corporate relationship with the employment relationship. From the two dealings connected descend those characters that characterize the particular specialty of the employment relationship employed by the cooperative society. The social worker, in fact, before being employed is a member of corporate, and therefore contributes to the management of the company, the formation of social capital, the formation of corporate bodies and participates in business risk, as well as to the economic results and decisions their destination. The legislature, by Law no. 142 of 2001 governs this position, surpassing the previous reconstruction of the figure that, in the absence of specific provisions, had brought the work performance, made by the member, to the fulfillment of social obligation, therefore, is not covered by the area of th​​e labor law. The new law has imposed, in addition to the social relationship, the establishment of an additional employment, as an employee, self-employment or in any other form. This employment relationship, however, is not completely subject to the rules that would result from establishing the type of contract chosen, where it was established in the absence of connected social relations, as the reform law has established that the effects of the rules of law, different from the Law no. 142, are applicable only to the extent compatible with the position of social worker. Just this screen compatibility determines that the regulation of labor relations established with the social worker differs from the classical one, thus ensuring compliance with the Constitution of a reform which extended the protection for the collaborative work, while at the same time equate the social worker to normal employee. The paper aims to analyze the special employment relationship in its various facets and at different times, from the establishment of relations to their extinction. Will thus analyzed the different types of employment contracts together with the corresponding discipline. Major deviations from the original scheme will be found in particular in the employment contract term and especially in coordinated and continuous collaboration for which the renewal project may not be applicable to the working partner. The special position of the working partner will then be emphasized: in the competition of worker-members in management; in the determination of remuneration; in the possible reduction of the salary to deal particular situations for the enterprise like beginning of the business or the crisis of company. But it is the time of extinction of the social relationship to be the main event of the specialty of the position in question since this act automatically determines the termination of the employment relationship. The risk is feared that the company can use the exclusion, instead of dismissal as a means of punishment for non-compliance relating to employment, resulting in failure to apply the legislation to protect the worker against a disciplinary dismissal. The paper covers the fields to analyze the means to bring the exclusion into its traditional channel through the systematic interpretation of the provisions of Law No. 142 and the reconstruction in terms of abuse of the right of exclusion used outside of the typical function that this measure is in company law. The research then examines other issues of concern relating to: the competition between the exclusion and dismissal for just cause, the termination of the employment relationship and continuity of social relationships and the resignation of a member of the employment relationship in the constancy of the social relationship
La tesi si occupa di analizzare la posizione del socio lavoratore di cooperativa, posizione risultante dal concorso del rapporto sociale con il rapporto di lavoro. Dalla duplicità dei rapporti collegati discendono quei caratteri che connotano di specialità il particolare rapporto di lavoro instaurato alle dipendenze della società cooperativa. Il socio lavoratore, infatti, prima di essere lavoratore è socio della società, e pertanto concorre alla gestione dell'impresa, alla formazione del capitale sociale, alla formazione degli organi sociali nonché partecipa al rischio di impresa, oltre che ai risultati economici ed alle decisioni sulla loro destinazione. Il legislatore, con la legge n. 142 del 2001 ha disciplinato tale posizione, superando la precedente ricostruzione della figura che, in assenza di precise disposizioni normative, aveva ricondotto la prestazione lavorativa, resa dal socio, all'adempimento di un'obbligazione sociale non ricompresa pertanto nell'area del diritto del lavoro. La nuova legge, viceversa, ha imposto, oltre al rapporto sociale, l'instaurazione di un ulteriore rapporto di lavoro in forma subordinata, autonoma o in qualsiasi altra forma. Tale rapporto di lavoro, però, non è assoggettato completamente alle regole che deriverebbero dall'instaurazione del tipo contrattuale prescelto, laddove fosse instaurato in assenza del collegato rapporto sociale, in quanto la legge di riforma ha stabilito che gli effetti derivanti dalle norme di diritto, diverse dalla stessa legge n. 142, sono applicabili solo in quanto compatibili con la posizione di socio lavoratore. Proprio tale vaglio di compatibilità determina che la disciplina dei rapporti di lavoro instaurati con il socio lavoratore diverga da quella classica, garantendo in tal modo la conformità a costituzione di una riforma che ha ampliato la tutela per il lavoro in cooperativa, evitando allo stesso tempo di equiparare il socio lavoratore al normale lavoratore subordinato. L'elaborato si propone di analizzare tale speciale rapporto di lavoro nelle sue varie sfaccettature e nei diversi momenti, dalla costituzione dei rapporti, sociale e di lavoro, alla loro estinzione. Verranno così analizzate le diverse tipologie di contratti di lavoro instaurabili, insieme alla corrispondente disciplina. Maggiori deviazioni dallo schema originario verranno riscontrate in particolare nel contratto di lavoro a tempo determinato e soprattutto nelle collaborazioni coordinate e continuative per le quali la riconduzione a progetto potrebbe non essere applicabile al socio lavoratore. La particolarità della posizione del socio lavoratore verrà poi messa in rilievo: nel concorso dei soci lavoratori nella gestione dell'impresa; nella determinazione del trattamento economico; nella possibile riduzione del trattamento economico per far fronte a situazioni particolari per l'impresa cooperativa quali l'inizio dell'attività o la crisi aziendale. È però il momento dell'estinzione del rapporto sociale a costituire la principale manifestazione della specialità della posizione in esame in quanto tale atto determina automaticamente l’estinzione del rapporto di lavoro. Il rischio paventato è quindi che la società possa utilizzare l'esclusione, in luogo del licenziamento, quale strumento di sanzione alle inadempienze afferenti al rapporto di lavoro, con la conseguente disapplicazione della normativa volta a tutelare il lavoratore avverso un licenziamento disciplinare. L’elaborato si occupa pertanto di analizzare gli strumenti volti a ricondurre l’esclusione all’interno del suo alveo tradizionale attraverso l’interpretazione sistematica delle norme della legge n. 142 e la ricostruzione in chiave di abuso del diritto dell'esclusione utilizzata al di fuori della funzione tipica che tale atto riveste nel diritto societario. La ricerca infine analizza altre questioni problematiche inerenti: il concorso tra l'esclusione ed il licenziamento per giustificato motivo oggettivo; la cessazione del rapporto di lavoro e permanenza del rapporto sociale e le dimissioni del socio dal rapporto di lavoro in costanza del rapporto sociale
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