Academic literature on the topic 'Portali pubblici'

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Journal articles on the topic "Portali pubblici"

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Warnke-De Nobili, Stephanie. "«Ricostruzione» tra continuitŕ e «nuovo inizio»: la Berlino divisa come capitale del Wiederaufbau?" STORIA URBANA, no. 129 (April 2011): 65–86. http://dx.doi.org/10.3280/su2010-129003.

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Abstract:
Questo articolo esamina il ruolo pubblico degli edifici storici nella ricostruzione di Berlino negli anni '50 e '60, che era marcato dal massiccio cambiamento dell'immagine della cittŕ portati dai grandi nuovi progetti edilizi. Giŕ in questa fase della guerra fredda, e non solo in seguito nel postmodernismo, il rapporto con l'architettura storica ricopriva un ruolo importante nella concorrenza tra i sistemi. Particolarmente i media berlinesi, i ricordi dei testimoni, guide turistiche o libri di fotografie danno indicazioni sul significato, che edifici singoli, conservati o demoliti, ebbero per l'opinione pubblica. Attraverso alcuni esempi quest'articolo estrae momenti di questi dibattiti. L'Opera, il Castello Imperiale demolito, lo scandalo dellae un libro sulla Berlino «uccisa» danno un'impressione dell'importanza della vecchia Berlino nel periodo del "nuovo inizio" dopo la seconda guerra mondiale.
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Anastasia, Bruno. "La rilevanza del settore istruzione nel contesto del mercato del lavoro: note e indicazioni dalle fonti statistiche disponibili." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 1 (June 2020): 14–41. http://dx.doi.org/10.3280/es2020-001002.

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Abstract:
Obiettivo di questo saggio è proporre un excursus sulle informazioni statistiche disponibili in merito alla dinamica occupazionale che ha contrassegnato il settore istruzione in Italia e in Veneto negli anni recenti, dinamica che - se collocata in uno sfondo europeo - non risulta certamente brillante. L'analisi è condotta sia sulle usuali fonti statistiche sia sulle fonti amministrative divenute recentemente accessibili: l'Osservatorio Inps sui dipendenti pubblici, il Conto Annuale della Ragioneria generale dello Stato, il Portale unico dei dati sulla scuola, le Comunicazioni obbligatorie sui rapporti di lavoro. Le fonti convergono nel segnalare per gli anni più recenti (post 2014) la crescita dell'occupazione nel comparto scuola (trainata dall'incremento dei docenti di sostegno nella scuola statale); per l'Università, invece, si registra una sicura flessione. In termini prospettici l'occupazione nel settore istruzione si dovrà confrontare sia con un elevato turnover, determinato dall'attuale elevata età media del corpo insegnante, sia con il previsto decremento del numero di alunni e studenti.
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Malina, Artur. "Ewangelia a bluźnierstwo przeciw Duchowi świętemu (Mk 3,29; 12,40)." Verbum Vitae 2 (December 14, 2002): 109–26. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1329.

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Abstract:
L’avvertimento sulla privazione eterna della remissione dei peccati (3,29) e l’annuncio di una punizione massima per gli scribi (12,40) sembrano contrastare fortemente con la comprensione del vangelo come Lieta Notizia. Le parole di Gesù costituiscono però l’occasione per rivelare che la sua persona e attività, legate all’opera dello Spirito Santo, portano la remissione di tutti i peccati e di tutte le bestemmie. In questo modo l’atteggiamento richiesto dagli uomini di fronte a Gesù e al suo insegnamento diventa fondamentale per il loro rapporto con Dio. Il contenuto essenziale del Vangelo, concepito come Lieta Notizia, è che in Gesù si fonda definitivamente questo rapporto. Il castigo di cui parla Gesù nel suo ultimo discorso pubblico viene dalla perdita dei benefici annunciati e portati da Lui.
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Spinsanti, Sandro. "Decisioni di fine vita." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 38 (September 2010): 105–20. http://dx.doi.org/10.3280/las2010-038009.

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Abstract:
Il dibattito bioetico sulla regolamentazione delle decisioni di fine vita riceve per lo piů impulso da casi individuali che vengono portati all'attenzione dell'opinione pubblica. Il ruolo che hanno avuto per gli Stati Uniti le vicende biografiche di Nancy Cruzan e di Terry Schiavo č stato svolto in Italia da Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro. Le vicende giudiziarie hanno trovato difficoltÀ a essere decise perché la legge si č rivelata inadeguata ad attribuire significati univoci a concetti come ‘accanimento terapeutico' e ‘trattamenti futili'. Il dibattito č stato ulteriormente complicato dall'uso di immagini e da emozioni. La ricerca di una legge condivisa ha trovato in Italia un ostacolo nella contrapposizione di atteggiamenti irriducibili. Il condizionamento piů negativo sembra essere l'intento di fare una legge ‘contro' una delle posizioni ideologiche in gioco.
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Brezzi, Camillo. "Le voci dei «senza storia»." REVISTA DE HISTORIOGRAFÍA (RevHisto), no. 37 (July 21, 2022): 95–110. http://dx.doi.org/10.20318/revhisto.2022.7057.

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Abstract:
Nel 1984, Saverio Tutino, famoso giornalista, decide di fondare a Pieve Santo Stefano, un piccolo paese della Toscana, un archivio finalizzato alla raccolta, conservazione catalogazione delle scritture della «gente comune» per evitare la dispersione di un patrimonio documentario unico. Il progetto, ha un riscontro decisamente positivo: il patrimonio vede un continuo incremento tanto da contare attualmente più di 9.000 testimonianze, inviate in prima persona dagli autori o dai loro familiari e amici. Pagine e pagine di diari, memorie, carteggi costituiscono un vero monumento nazionale della memoria e toccano diverse fasi storiche e tematiche. Negli ultimi anni, l’Archivio ha avviato una serie di iniziative che ne caratterizzano sempre più la specificità e ha stabilito un proficuo rapporto con il mondo universitario, dando vita a programmi di ricerca e a significative iniziative, nell’intento di porre i diari nel quadro del rinnovato dibattito scientifico prodotto dalle diverse discipline. L’Archivio è anche promotore di attività editoriali volte a coinvolgere non solo gli studiosi ma a un pubblico più ampio. Oltre alla conservazione e alla schedatura informatizzata, l’Archivio ha realizzato la digitalizzazione dei manoscritti, ha aperto portali e siti e ha dato vita al Piccolo museo del diario.
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Graziano, Gigi. "LOBBYING, SCAMBIO E DEFINIZIONE DEGLI INTERESSI. RIFLESSIONI SUL CASO AMERICANO." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 23, no. 3 (December 1993): 409–32. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200022449.

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Abstract:
IntroduzioneL'uso del concetto di scambio come categoria entro la quale sussumere l'attività di lobbying evidenzia un paradosso familiare agli studiosi della politica americana. Da un lato, nelle sue caratteristiche dominanti la politica americana è per larga parte null'altro che scambio. Il ben noto aforisma di Tip O'Neill (1987), per molti anni Speaker della Camera dei Rappresentanti (1977-1986), secondo il quale «tutta la politica è locale», sottende una nozione nella quale l'ideologia è praticamente assente e gli interessi particolaristici del tutto dominanti. D'altro canto, non conosco formula che offenderebbe di più operatori e attori del sistema, che la riterrebbero un grossolano travisamento della natura e significato del gioco. Nella misura in cui lobbying è scambio, sarebbero più portati a definirlo come «scambio di informazioni e idee fra Governo e parti private» (CRS Report 1991, 1), capace di infondere nelle politiche pubbliche expertise e consapevole realismo.
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Romano, Francesco. "LINGUAGGIO GIURIDICO E GIOVANI: L’ESPERIENZA DEI LABORATORI DI PROGETTAZIONE DI CONTENUTI SEMPLIFICATI PER I TESTI ONLINE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE." Italiano LinguaDue 14, no. 2 (January 17, 2023). http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/19717.

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Abstract:
Le informazioni di interesse pubblico, comprese quelle che spiegano l’uso di procedure e servizi pubblici digitalizzati, dovrebbero essere progettate e realizzate secondo un’ottica user centered e comunque tenendo conto delle esigenze e delle conoscenze dei destinatari. Quando poi i bisogni informativi siano quelli di immigrati presenti da poco tempo sul territorio, si deve tenere conto che questi utenti sono portatori della esigenza primaria di conoscere le norme, le procedure e i servizi pubblici disponibili nel paese ospitante.Proprio a queste attività di progettazione rivolte agli studenti è dedicato il presente contributo, nel quale sarà illustrato il laboratorio condotto in una scuola superiore di Prato nell’ambito del progetto TEAMS (Tuscany Empowerment Actions for Migrant System). Il progetto, tra le proprie azioni, comprende anche quelle che hanno il fine di realizzare degli interventi partecipativi per la semplificazione dei contenuti del Portale web della Regione Toscana “PAeSI – Pubblica Amministrazione e Stranieri Immigrati”. Legal language and young people: the experience of simplified content design workshops for PA online texts Public information, including information explaining the use of digitized public procedures and services, should be designed and implemented from a user-centered perspective and in any case taking into account the needs and knowledge of the recipients.When the information needs are those of recently-settled migrants, it should be taken into account that these users carry the primary need to know rules, procedures and public services available in the host country.It is precisely to these planning activities aimed at students that this paper is dedicated, in which the workshop conducted in a high school in Prato, as part of the TEAMS (Tuscany Empowerment Actions for Migrant System) project, will be illustrated. The project activities also include those aimed at implementing participatory actions to simplify the contents of the Tuscany Region website “PAeSI - Public Administration and Immigrant Foreigners”.
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Gitirana, José Valdeci Almeida, Rosa Maria Batista Pinheiro da Fonseca, Fábio Marmentini Piloneto, Luis Felipe Gaia Bevilaqua, Ingrid de Assis, and Ronald de Oliveira Cardoso. "Educazione sanitaria per la prevenzione delle malattie: una revisione della letteratura." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, November 22, 2021, 134–47. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/educazione-sanitaria.

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Abstract:
Attualmente le politiche pubbliche, le azioni governative e diversi programmi che coinvolgono l’educazione sanitaria (ES) sono portati avanti a favore della salute della popolazione. Per quanto riguarda il tema della ES, questo è un tema sfaccettato, convergente a varie concezioni personali, sia nell’area dell’educazione che della salute, che può portare a comprensioni divergenti. A causa della complessità del tema, il problema si verifica a causa della mancanza di comprensione di ciò che è veramente rivolto alla popolazione ES, dissolvendo l’importanza di ES per misure preventive contro diverse malattie, che genera un alto costo di bilancio nella salute pubblica. In considerazione di questo contesto, questo articolo ha come domanda principale: in che modo l’educazione sanitaria può contribuire alla prevenzione delle malattie nella popolazione? Lo studio mirava a presentare l’ES per la prevenzione delle malattie (PD), ramificandosi nell’affrontare i suoi concetti, oltre a evidenziare le basi giuridiche che garantiscono l’ES alla popolazione. A tal fine, lo studio è stato condotto attraverso una revisione della letteratura da parte del sito di ricerca “Google Scholar”, “Scielo” e “PubMed”. Attraverso i descrittori: Educazione sanitaria; L’educazione sanitaria come prevenzione delle malattie; Educazione sanitaria per la popolazione, dove sono stati scelti studi che hanno presentato le ES incentrate sul PD. Si conclude che Le ES sono l’educazione alla conoscenza di sé e alla riflessione sulla propria salute, nonché la piena consapevolezza che qualcosa va storto, attribuendo la riflessione critica del soggetto riguardo alle proprie abitudini e misure preventive. Viene applicato attraverso il curriculum scolastico della scuola primaria e dai programmi governativi nei centri sanitari, al fine di educare la società a sensibilizzare sulle misure preventive e promuovere una migliore qualità della vita, prevenendo così la diffusione di malattie.
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Dazzi, Nino. "Editoriale." Research in Psychotherapy: Psychopathology, Process and Outcome 13, no. 2 (February 23, 2011). http://dx.doi.org/10.4081/ripppo.2010.37.

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Abstract:
L'uscita di quest'ultimo numero di Ricerca in Psicoterapia, a quindici anni dalla fondazione della sezione italiana della Society for Psychotherapy Research (SPR Italia), è una buona occasione per fare il punto della situazione sulla ricerca in psicoterapia nel nostro paese, e i lavori presentati in questo numero sono di fatto una rassegna degli studi principali dei maggiori filoni di ricerca portati avanti in questi anni dai gruppi italiani del settore. Questi lavori possono essere raggruppati in tre macrodomini: 1) ricerche relative alle caratteristiche delle diverse psicopatologie, 2) ricerche su processo ed esito delle psicoterapie e 3) ricerche sulle terapie condotte nei servizi pubblici. Nelle pagine che seguono cercherò di evidenziare i contributi più originali prodotti da questi gruppi e le loro principali collaborazioni con gruppi di ricerca attivi a livello internazionale.
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Almeida, Naara Perdigão Cota de, Idelbrando Araújo Lima Araújo, Lucas do Rêgo Góes Azevedo, Romulo Maia Martins, Gustavo Aurélio Linhares Magalhães, Claudio Alberto Gellis de Mattos Dias, Maria Helena Mendonça de Araújo, Euzébio de Oliveira, Carla Viana Dendasck, and Amanda Alves Fecury. "Numero di casi di epatite acquisiti in infortuni sul lavoro in Brasile tra il 2009 e il 2018." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, December 17, 2020, 28–37. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/casi-di-epatite.

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Abstract:
L’epatite virale è un grave problema di salute pubblica nel mondo e in Brasile. Si tratta di malattie di notifica obbligatoria istituite dal Ministero della Salute brasiliano (MS). Le registrazioni delle persone colpite dovrebbero essere effettuate nel sistema informativo sulle malattie notificabili (SINAN), che dovrebbe notificare tutti i casi probabili, confermati e focolai. L’obiettivo di questo lavoro è quantificare il numero di casi di epatite acquisiti in infortuni sul lavoro in Brasile tra il 2009 e il 2018. Si tratta di uno studio è un’analisi quantitativa osservazionale retrospettiva dei dati epidemiologici indagati. In questo senso, la ricerca è stata condotta nelle banche dati del portale nazionale DATASUS (https://datasus.saude.gov.br/). Esiste un contributo efficace degli infortuni sul lavoro agli attuali tassi di incidenza dell’epatite virale in Brasile, nonché alla riduzione della qualità della vita dei lavoratori, in particolare quelli della salute. Le incongruenze tra i dati epidemiologici registrati in SINAN e gli studi in letteratura possono dimostrare la presenza di sottosegnalazione. A causa della relativa scarsità e contraddizione degli studi, non esiste un profilo ben consolidato per la contaminazione nei servizi sanitari e vi è la necessità di ulteriori studi sull’argomento.
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Dissertations / Theses on the topic "Portali pubblici"

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Crivellaro, Elisabetta <1995&gt. "Le città portuali del Mediterraneo: centri di approdo dell’immigrazione tra attenzione mediatica e dibattito pubblico." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19096.

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Abstract:
The aim of this dissertation is to focus on the development of the global phenomenon of Free Ports linked to the phenomenon of migration in the Early Modern Age and in the present. Firstly, this work focuses on the historical context: it deals with the birth, the structure and the expansion of this new institution which spread in Italy, secondly in the Mediterranean and then worldwide, Significant examples of this phenomenon are the free ports of Livorno (1591) and Trieste (1719) which met not only an economic success, but also a cultural one. Secondly, this work will analyse the differences of the foreign communities in the free ports by making a significant comparison between the past and the current situation. Moreover, it will discuss the reasons why foreign merchants were positively accepted in foreign countries in the past and why, instead, nowadays there is a shared sense of refusal in the European citizens ’minds. Furthermore, it will explain why migrants try to land to Europe at all costs even risking to lose their lives and what the linking causes of mass migration are, due to the fact that this phenomenon has dramatically increased in recent years. However, the presence of refugees in Europe has positive effects, because migrants contribute to the increase of GDP (economic development) and they also avoid a rapid ageing of the population (demographic development). What is more, European countries have introduced many restrictive migration policies and created new systems of security to respond to this terrifying scenario, for example reinforcing or constructing new metal barriers. The third part deals with a journalistic and linguistic analysis of websites’ articles of the most important Italian newspapers and TV reports which provide a list of contradictory and opposite images and expressions against migrants. This study clearly reflects that these persuasive techniques diffuse dangerous conceptions and distortions of reality. In conclusion, many solutions and projects will be revealed to solve the problems of mass migration in the European ports. To this end, this work shows that it is essential that all the Euro-Mediterranean countries (not only Spain and Italy) should work together in order to find common integration policies and to improve the migrants’ quality level of life in Europe.
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CIANI, SCIOLLA JACOPO. "¿SEGNI DISTINTIVI E PUBBLICO DOMINIO: IL RUOLO DELL¿IMPERATIVO DI DISPONIBILITA¿ NELLA REGISTRAZIONE E NELLA TUTELA DEL MARCHIO¿." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/351166.

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Abstract:
La filosofia del diritto occidentale, mentre si è ampiamente preoccupata di indagare i fondamenti giustificativi dei diritti di proprietà intellettuale, raramente si è occupata di quelli del loro antagonista concettuale, ovvero del pubblico dominio. Lo scarso interesse manifestato dalla letteratura scientifica trova plausibile spiegazione nella concezione largamente diffusa che identifica il pubblico dominio nel concetto opposto e contrario di “proprietà”, finendo per cadere nell’equazione che considera una risorsa valorizzabile e meritevole di attenzione e tutela solo ciò che è appropriabile e tratta ciò che non lo è come scarto privo di intrinseco interesse. Oggi, a questa visione se ne è sostituita un’altra, che vede il pubblico dominio non più come res nullius, ma come res publici iuris, ovvero proprietà collettiva, comune, di tutti. Riconoscere che sul pubblico dominio insiste un interesse proprietario comune, equivale a dire che ciascun membro della collettività vanta un interesse a rivendicarne la comune proprietà, ovvero ad opporsi a tentativi di loro privata appropriazione. In relazione al diritto dei marchi tale interesse si contrappone al fenomeno di appropriazione indebita dei segni distintivi che devono considerarsi patrimonio comune, sottratto a qualsiasi diritto di privativa e liberamente disponibile per la collettività. Il capitolo introduttivo affronta i problemi definitori del pubblico dominio con riferimento alle principali privative industrialistiche, per poi concentrarsi, in particolare, sul rapporto con il diritto dei marchi. Esso dà conto delle principali iniziative mosse a livello internazionale per studiare le interazioni tra diritto dei marchi e pubblico dominio e si conclude con l’individuazione degli interessi collegati alla salvaguardia di un pubblico dominio ricco ed accessibile e delle minacce a tale interesse, ravvisabili nella tendenza all’espansione e al cumulo delle tutele. La durata tendenzialmente illimitata del diritto e la revocabilità dello status di pubblico dominio di un segno, caratterizzano il diritto di marchio rispetto alle altre privative industrialistiche per non avere una struttura di per sé favorevole e predisposta alla salvaguardia del dominio pubblico. Tale limite strutturale è però temperato dal legislatore mediante la previsione di limiti alla possibilità di acquisizione del diritto, nonché alla sua portata una volta acquisito. I capitoli II e V si occupano dei meccanismi che il diritto dei marchi prevede al fine di garantire spazi di pubblico dominio cui gli operatori del mercato possono liberamente attingere senza perciò interferire con l’area dei diritti di esclusiva dei titolari di marchio. Il capitolo II, in particolare, si occupa dei meccanismi di salvaguardia del pubblico dominio costituito dai segni esclusi dalla registrazione. I singoli impedimenti alla registrazione sono presi in esame evidenziandone la scarsa capacità escludente anche alla luce della tendenza all’estensione dell’oggetto della tutela di marchio, evidenziata attraverso una rassegna dei principali marchi-non convenzionali cui negli anni è stata concessa tutela. Tra tali meccanismi di salvaguardia del pubblico dominio spazio centrale è dedicato al principio dell’imperativo di disponibilità dei segni distintivi. Tale dottrina è stata elaborata dal formante giurisprudenziale tedesco sotto il nome di “Freihaltebedürfnis” (letteralmente “necessità di mantenere libero”) e fatta propria dalla dottrina anglosassone come “right to keep free” e sostiene, almeno nel suo impianto originale, la necessità di subordinare la registrazione di un marchio ad una previa valutazione di opportunità che il segno per cui si domanda tutela debba rimanere in pubblico dominio, ovvero liberamente appropriabile dalla collettività. Oggi è più che mai in dubbio quale sia il ruolo di questo principio all’interno del diritto comunitario dei marchi. Il capitolo III illustra l’iter della giurisprudenza comunitaria con riferimento alla questione del riconoscimento e della rilevanza dell’imperativo di disponibilità nel giudizio di registrazione. L’analisi evidenzierà come la Corte sia giunta a conclusioni differenti a seconda del diverso impedimento alla registrazione oggetto di interpretazione, con risultati considerati irragionevoli da larga parte della dottrina e non banali difficoltà e incertezze applicative per gli Uffici di registrazione. Nonostante ciò si evidenzierà l’emergere di una linea interpretativa comune alla maggior parte delle decisioni analizzate, tesa a riconoscere un ruolo effettivo all’imperativo di disponibilità nel giudizio di registrazione, seppur solo di carattere strumentale alla valutazione di distintività di un segno. Il capitolo IV illustra come il recente progetto di riforma di Direttiva e Regolamento comunitari non abbia colto l’opportunità di positivizzare tale principio, restando insensibile alla proposta originaria formulata dallo Studio del Max Planck Institut diMonaco di Baviera di inserire un riconoscimento espresso del suo operare all’interno del giudizio di registrazione. Conclusa la prima parte del lavoro dedicata alle interazioni tra il principio di disponibilità dei segni distintivi e la registrazione di marchio, nel capitolo V si entrerà nel terreno meno battuto dei riflessi che lo stesso principio dispiega nei confronti del giudizio di contraffazione. Dopo aver analizzato i diversi meccanismi previsti dal legislatore al fine di salvaguardare il pubblico dominio costituito dalle libere utilizzazioni di un segno registrato, si darà conto della loro scarsa capacità escludente e delle conseguenti minacce che la tutela assoluta prevista per i casi di contraffazione per doppia identità e quella aggravata del marchio che gode di rinomanza pongono alla salvaguardia dello spazio di pubblico dominio, specialmente con riguardo ai numerosi casi in cui il marchio altrui è utilizzato per scopi “atipici”, ovvero non chiaramente distintivi dell’attività imprenditoriale e dei beni o servizi dell’avente diritto. Con riferimento ad essi, l’interprete ha l’arduo compito di capire, di volta in volta, se sia maggiormente meritevole di tutela il titolare di marchio nel suo interesse di escludere i terzi dall’utilizzo del proprio segno, o i terzi stessi nell’interesse antagonista di fare uso del segno per finalità descrittive, espressive, decorative ecc. La giurisprudenza non ha offerto alcuna interpretazione univoca di questo bilanciamento, stentando a tracciare lo spartiacque tra usi leciti ed illeciti del marchio altrui. Molti di questi casi sono allora stati risolti dalla giurisprudenza ricorrendo, per sancirne la liceità, ad un principio di “necessità dell’uso” che porta nel giudizio di contraffazione gli stessi interessi di libera disponibilità presenti in sede di registrazione. Anche all’interno del giudizio di contraffazione, tuttavia, tale interesse resta sostanzialmente un oggetto misterioso per la Corte di Giustizia, che resta ancorata alla contraddizione che vede tale interesse confinato ad operare come principio interpretativo generale della normativa, privo però di qualsiasi implicazione concreta ed effettiva nel giudizio di registrazione e di contraffazione. In conclusione si suggerisce la necessità di sciogliere questo paradosso e si individua nella proposta del Max Planck un’occasione inspiegabilmente mancata per farlo.
Among the 45 Recommendations adopted under the WIPO Development Agenda, two indicate the preservation of public domain as a key task for firms, individuals and Member States. This study explores the notion of “public domain” in relation to trademark law, with particular reference to the challenging issue of how safeguarding it, avoiding misappropriation of signs which should remain usable by the public. Some studies have shown that legal instruments provided by trademark law to keep signs and certain forms of use free, risk not being appropriate counterbalances to prevent the misappropriation of public domain. A general exclusion from registration does not exist for many signs which are part of a communal heritage and even if a refusal for registration may be grounded on the lack of distinctiveness, this requirement may still be overcome, showing that the sign has acquired a “secondary meaning”. Furthermore, a look into the registers reveals that trademark right is often used as a vehicle to extend prior patent, design or copyrights, with great public domain’s concerns. At last, the space of public domain is endangered by the expanded protection of new types of marks and by the anti-dilution enhanced protection, which gave the registered trademark’s owner more general control over his sign, making it unavailable for socially and culturally valuable use, such as news reporting, criticism, review and parody. German case law was the first to address the issue of the safeguard of this room for free signs and uses, suggesting that trademark registration should be subject to a prior assessment of the opportunity that a sign remain public available (Freihaltebedürfnis). This interest raises from the observation of the negative impact that granting rights to certain types of trademark may have on market competition and led most countries to refrain from recognising trademark rights to descriptive and generic signs and functional shapes. Otherwise, by choosing these signs, right holders may acquire strategic competitive advantages on competitors whose marketing strategies and communication, deprived of the opportunity to use them, would result much less effective than that allowed to the trademark’s holder. This advantage has nothing to do with the essential function to guarantee the trade mark as an indication of origin and is therefore not justified in the light of the objectives underlying trade mark law. The ECJ, requested to preliminary ruling on whether this “need to keep free” should play any role in the European trademark law, answered contradictorily. Notwithstanding, courts still rely on public policy concerns in order to preclude or limit the trademark protection, such as the “color depletion” and the “functionality” doctrine used by U.S. Courts for granting protection to color or shape marks. This work suggests that public interest should still play a role as a key-factor in order to assess the distinctive character relevant both in registration and infringement proceedings and shares the view that wording should be added in the Trademark Directive and Regulation, that the assessment of distinctive character should take into account the “right to keep free”. This proposal becomes particularly actual in the light of the works in progress for reforming the European trademark legislation, which appear to have ignored the problem of striking the proper balance between trademark right and public domain.
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CARLONE, FRANCESCA ROMANA. "L’evoluzione dell'istituto della concessione nelle infrastrutture di trasporto." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2021. http://hdl.handle.net/11567/1059700.

Full text
Abstract:
According to administrative tradition, concession is an instrument that allows individuals to use a public good for a particular purpose. This general definition, which includes two adjectives, such as public and particular, reflectes the multifaceted issue of the instrument to fulfill at the same time a public need and an eminently private exigence. This study examined different historical periods and various currents of thoughts, to identify distinctive traits of the concession in Italian legal system, especially focusing on the concession of the infrastructure management of airports and railways. In the background of the tension between two extreme poles of the definition, the notion of public good is believed to be discussed and revisited. Furthermore, the research illustrated the main regulatory framework of port concessions, which were radically changed after the new port law no. 84/1994. According to the new land-lond ports in which port authorities were in charge of coordinating, promoting and planning the port activities with a specific prohibition of any direct involvement, port operations have been awarded to private companies entitled to operate under a concession. Two main port actors became the port authority and the port facilities and terminal operating company, who are the only ones able to manage a terminal and to handle cargoes. The criteria to award port concessions are set out in the article 18 of Law no. 84/1994 as far as concessions of port terminals to stevedoring companies are concerned. The paper explained both issues of renewal and extension of port concession, whose maximum duration cannot exceed the period necessary for the recovery of investments made by the concessionaire, as resulting from the operational and business plan. Moreover, the investigation reconstructed the development of the motorway concessions sector in Italy, starting from their birth, through the privatisation in the 1990s, to finally analyze the debate on a possible re-publication following the collapse of the “Ponte Morandi”. In the research the Author also highlighted the relative constituent elements of the scope, i.e. the specific features of the motorway concession regime compared to the ordinary one, the growing presence of an independent governance, as well as the peculiar modalities of tariff determination through the price cap parameter, revealing that the main interventions of Italian Legislator were inspired by the contingent needs and not by the pursuit of an organic design. Dissertation thesis also analysed the role of Transport Regulation Authority (ART), whose main mission is economic regulation in the field of transport and access to related infrastructures and services. Further, ART is competent for defining the quality levels of transport services and the minimum content of the rights that may be claimed by users against infrastructure managers. The Authority is an indipendent administrative authoriy and operates in full autonomy, in accordance with EU legislation and in compliance with the subsidiarity principle.
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FIORAVANTI, CHIARA. "ICT e integrazione: strumenti di e-government a supporto dell'accesso all'informazione e al processo di inclusione nelle società interculturali." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/2158/1080557.

Full text
Abstract:
L’integrazione dei migranti è una sfida politica centrale nei Paesi europei, compresa l'Italia, dove il fenomeno dell'immigrazione è ormai strutturale e in continua crescita. La strategia Europa 2020 e il programma di Stoccolma hanno riconoscono tutte le potenzialità dell'immigrazione ai fini di un'economia sostenibile e competitiva, individuando come chiaro obiettivo politico la reale integrazione degli immigrati. Allo stesso tempo l'Agenda Digitale Europea mette in evidenza come l’e-government sia una leva di primaria importanza per dare risposta alle nuove domande di democrazia e di qualità dei servizi e come il suo sviluppo permetta di dare vita a una nuova PA capace di operare in base a criteri di efficacia, efficienza, trasparenza, economicità e democrazia. In questo contesto la tesi si è posta l'obiettivo di indagare come l'e-government possa supportare il diritto di accesso alle informazioni giuridiche e amministrative da parte di tutti i cittadini, attraverso la progettazione di una metodologia a sostegno della redazione di testi istituzionali trasparenti, chiari, comunicativi e idonei alle odierne società interculturali, nonché idonei alla loro diffusione tramite il web. Quest'obiettivo è stato perseguito incentrando il lavoro di ricerca sul dominio dei procedimenti amministrativi in materia di immigrazione, indirizzati, quindi, all'utenza rappresentata dai cittadini stranieri. Questo perché la presenza dei cittadini stranieri nella società può essere una leva per facilitare l'accesso all'informazione istituzionale per tutti i cittadini, soprattutto se si considera il migrante, in quanto nuovo cittadino, come “grado zero” della competenza nelle regole della comunicazione pubblica. La progettazione degli strumenti di supporto alla produzione di testi istituzionali si è avvalsa di una specifica metodologia che, da un lato, ha tenuto conto di strumenti teorici generali per la scrittura amministrativa chiara ed efficace e per la redazione di contenuti web usabili, dall’altro si è avvalsa di tecniche partecipative che hanno coinvolto stakeholder e utenti stranieri al fine di elaborare linee guida specifiche per la redazioni di testi istituzionali idonei alle società multiculturali. I risultati ottenuti sono stati ottenuti sono stati poi sistematizzati anche al fine del loro utilizzo e sviluppo continuo attraverso l’uso di piattaforme collaborative.
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BULGINI, Giulia. "Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo››." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

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Abstract:
Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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Books on the topic "Portali pubblici"

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Ferrara, Leonardo, Domenico Sorace, Gabriella De Giorgi Cezzi, and Pier Luigi Portaluri, eds. A 150 anni dall’unificazione amministrativa italiana. Vol. II. Florence: Firenze University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-409-1.

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Abstract:
Nel 1865 furono emanate le leggi di unificazione amministrativa del Regno d’Italia. In occasione del centocinquantenario, il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Firenze ha organizzato un progetto di studi sulle trasformazioni che nell’ultimo cinquantennio hanno interessato gli apparati e le attività dell’amministrazione della Repubblica, vista nel suo articolato governo locale e nella sua appartenenza all’Unione europea. Le ricerche hanno coinvolto, nell’arco di quasi due anni, più di centocinquanta studiosi di Università italiane. I risultati sono stati presentati il 15 e 16 ottobre del 2015 a Firenze, la città che centocinquant’anni prima era stata Capitale d’Italia e che nel 1965 aveva ospitato il convegno celebrativo del centenario delle stesse leggi di unificazione amministrativa. Gli studi condotti sono ora pubblicati in forma definitiva e organizzati in otto volumi. Piano dell’opera I. L’organizzazione delle pubbliche amministrazioni tra Stato nazionale e integrazione europea, a cura di Roberto Cavallo Perin, Aristide Police, Fabio Saitta II. La coesione politico-territoriale, a cura di Gabriella De Giorgi Cezzi, Pier Luigi Portaluri III. La giuridificazione, a cura di Barbara Marchetti, Mauro Renna IV. La tecnificazione, a cura di Stefano Civitarese Matteucci, Luisa Torchia V. L’intervento pubblico nell’economia, a cura di Maurizio Cafagno, Francesco Manganaro VI. Unità e pluralismo culturale, a cura di Edoardo Chiti, Gianluca Gardini, Aldo Sandulli VII. La giustizia amministrativa come servizio (tra effettività ed efficienza), a cura di Gian Domenico Comporti VIII. Cittadinanze amministrative, a cura di Antonio Bartolini, Alessandra Pioggia
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Ferrara, Leonardo, Domenico Sorace, Stefano Civitarese Matteucci, and Luisa Torchia, eds. A 150 anni dall’unificazione amministrativa italiana. Vol. IV. Florence: Firenze University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-430-5.

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Abstract:
Nel 1865 furono emanate le leggi di unificazione amministrativa del Regno d’Italia. In occasione del centocinquantenario, il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Firenze ha organizzato un progetto di studi sulle trasformazioni che nell’ultimo cinquantennio hanno interessato gli apparati e le attività dell’amministrazione della Repubblica, vista nel suo articolato governo locale e nella sua appartenenza all’Unione europea. Le ricerche hanno coinvolto, nell’arco di quasi due anni, più di centocinquanta studiosi di Università italiane. I risultati sono stati presentati il 15 e 16 ottobre del 2015 a Firenze, la città che centocinquant’anni prima era stata Capitale d’Italia e che nel 1965 aveva ospitato il convegno celebrativo del centenario delle stesse leggi di unificazione amministrativa. Gli studi condotti sono ora pubblicati in forma definitiva e organizzati in otto volumi. Piano dell’opera I. L’organizzazione delle pubbliche amministrazioni tra Stato nazionale e integrazione europea, a cura di Roberto Cavallo Perin, Aristide Police, Fabio Saitta II. La coesione politico-territoriale, a cura di Gabriella De Giorgi Cezzi, Pier Luigi Portaluri III. La giuridificazione, a cura di Barbara Marchetti, Mauro Renna IV. La tecnificazione, a cura di Stefano Civitarese Matteucci, Luisa Torchia V. L’intervento pubblico nell’economia, a cura di Maurizio Cafagno, Francesco Manganaro VI. Unità e pluralismo culturale, a cura di Edoardo Chiti, Gianluca Gardini, Aldo Sandulli VII. La giustizia amministrativa come servizio (tra effettività ed efficienza), a cura di Gian Domenico Comporti VIII. Cittadinanze amministrative, a cura di Antonio Bartolini, Alessandra Pioggia
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Ferrara, Leonardo, Domenico Sorace, Roberto Cavallo Perin, Aristide Police, and Fabio Saitta, eds. A 150 anni dell’unificazione amministrativa italiana. Vol. I. Florence: Firenze University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-433-6.

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Nel 1865 furono emanate le leggi di unificazione amministrativa del Regno d’Italia. In occasione del centocinquantenario, il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Firenze ha organizzato un progetto di studi sulle trasformazioni che nell’ultimo cinquantennio hanno interessato gli apparati e le attività dell’amministrazione della Repubblica, vista nel suo articolato governo locale e nella sua appartenenza all’Unione europea. Le ricerche hanno coinvolto, nell’arco di quasi due anni, più di centocinquanta studiosi di Università italiane. I risultati sono stati presentati il 15 e 16 ottobre del 2015 a Firenze, la città che centocinquant’anni prima era stata Capitale d’Italia e che nel 1965 aveva ospitato il convegno celebrativo del centenario delle stesse leggi di unificazione amministrativa. Gli studi condotti sono ora pubblicati in forma definitiva e organizzati in otto volumi. Piano dell’opera I. L’organizzazione delle pubbliche amministrazioni tra Stato nazionale e integrazione europea, a cura di Roberto Cavallo Perin, Aristide Police, Fabio Saitta II. La coesione politico-territoriale, a cura di Gabriella De Giorgi Cezzi, Pier Luigi Portaluri III. La giuridificazione, a cura di Barbara Marchetti, Mauro Renna IV. La tecnificazione, a cura di Stefano Civitarese Matteucci, Luisa Torchia V. L’intervento pubblico nell’economia, a cura di Maurizio Cafagno, Francesco Manganaro VI. Unità e pluralismo culturale, a cura di Edoardo Chiti, Gianluca Gardini, Aldo Sandulli VII. La giustizia amministrativa come servizio (tra effettività ed efficienza), a cura di Gian Domenico Comporti VIII. Cittadinanze amministrative, a cura di Antonio Bartolini, Alessandra Pioggia
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Ferrara, Leonardo, Domenico Sorace, Barbara Marchetti, and Mauro Renna, eds. A 150 anni dall’unificazione amministrativa italiana. Vol. III. Florence: Firenze University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-439-8.

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Nel 1865 furono emanate le leggi di unificazione amministrativa del Regno d’Italia. In occasione del centocinquantenario, il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Firenze ha organizzato un progetto di studi sulle trasformazioni che nell’ultimo cinquantennio hanno interessato gli apparati e le attività dell’amministrazione della Repubblica, vista nel suo articolato governo locale e nella sua appartenenza all’Unione europea. Le ricerche hanno coinvolto, nell’arco di quasi due anni, più di centocinquanta studiosi di Università italiane. I risultati sono stati presentati il 15 e 16 ottobre del 2015 a Firenze, la città che centocinquant’anni prima era stata Capitale d’Italia e che nel 1965 aveva ospitato il convegno celebrativo del centenario delle stesse leggi di unificazione amministrativa. Gli studi condotti sono ora pubblicati in forma definitiva e organizzati in otto volumi. Piano dell’opera I. L’organizzazione delle pubbliche amministrazioni tra Stato nazionale e integrazione europea, a cura di Roberto Cavallo Perin, Aristide Police, Fabio Saitta II. La coesione politico-territoriale, a cura di Gabriella De Giorgi Cezzi, Pier Luigi Portaluri III. La giuridificazione, a cura di Barbara Marchetti, Mauro Renna IV. La tecnificazione, a cura di Stefano Civitarese Matteucci, Luisa Torchia V. L’intervento pubblico nell’economia, a cura di Maurizio Cafagno, Francesco Manganaro VI. Unità e pluralismo culturale, a cura di Edoardo Chiti, Gianluca Gardini, Aldo Sandulli VII. La giustizia amministrativa come servizio (tra effettività ed efficienza), a cura di Gian Domenico Comporti VIII. Cittadinanze amministrative, a cura di Antonio Bartolini, Alessandra Pioggia
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Ferrara, Leonardo, Domenico Sorace, Maurizio Cafagno, and Francesco Manganaro, eds. A 150 anni dall’unificazione amministrativa italiana. Vol. V. Florence: Firenze University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-442-8.

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Nel 1865 furono emanate le leggi di unificazione amministrativa del Regno d’Italia. In occasione del centocinquantenario, il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Firenze ha organizzato un progetto di studi sulle trasformazioni che nell’ultimo cinquantennio hanno interessato gli apparati e le attività dell’amministrazione della Repubblica, vista nel suo articolato governo locale e nella sua appartenenza all’Unione europea. Le ricerche hanno coinvolto, nell’arco di quasi due anni, più di centocinquanta studiosi di Università italiane. I risultati sono stati presentati il 15 e 16 ottobre del 2015 a Firenze, la città che centocinquant’anni prima era stata Capitale d’Italia e che nel 1965 aveva ospitato il convegno celebrativo del centenario delle stesse leggi di unificazione amministrativa. Gli studi condotti sono ora pubblicati in forma definitiva e organizzati in otto volumi. Piano dell’opera I. L’organizzazione delle pubbliche amministrazioni tra Stato nazionale e integrazione europea, a cura di Roberto Cavallo Perin, Aristide Police, Fabio Saitta II. La coesione politico-territoriale, a cura di Gabriella De Giorgi Cezzi, Pier Luigi Portaluri III. La giuridificazione, a cura di Barbara Marchetti, Mauro Renna IV. La tecnificazione, a cura di Stefano Civitarese Matteucci, Luisa Torchia V. L’intervento pubblico nell’economia, a cura di Maurizio Cafagno, Francesco Manganaro VI. Unità e pluralismo culturale, a cura di Edoardo Chiti, Gianluca Gardini, Aldo Sandulli VII. La giustizia amministrativa come servizio (tra effettività ed efficienza), a cura di Gian Domenico Comporti VIII. Cittadinanze amministrative, a cura di Antonio Bartolini, Alessandra Pioggia
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Ferrara, Leonardo, Domenico Sorace, Edoardo Chiti, Gianluca Gardini, and Aldo Sandulli, eds. A 150 anni dall’unificazione amministrativa italiana. Vol. VI. Florence: Firenze University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-445-9.

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Nel 1865 furono emanate le leggi di unificazione amministrativa del Regno d’Italia. In occasione del centocinquantenario, il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Firenze ha organizzato un progetto di studi sulle trasformazioni che nell’ultimo cinquantennio hanno interessato gli apparati e le attività dell’amministrazione della Repubblica, vista nel suo articolato governo locale e nella sua appartenenza all’Unione europea. Le ricerche hanno coinvolto, nell’arco di quasi due anni, più di centocinquanta studiosi di Università italiane. I risultati sono stati presentati il 15 e 16 ottobre del 2015 a Firenze, la città che centocinquant’anni prima era stata Capitale d’Italia e che nel 1965 aveva ospitato il convegno celebrativo del centenario delle stesse leggi di unificazione amministrativa. Gli studi condotti sono ora pubblicati in forma definitiva e organizzati in otto volumi. Piano dell’opera I. L’organizzazione delle pubbliche amministrazioni tra Stato nazionale e integrazione europea, a cura di Roberto Cavallo Perin, Aristide Police, Fabio Saitta II. La coesione politico-territoriale, a cura di Gabriella De Giorgi Cezzi, Pier Luigi Portaluri III. La giuridificazione, a cura di Barbara Marchetti, Mauro Renna IV. La tecnificazione, a cura di Stefano Civitarese Matteucci, Luisa Torchia V. L’intervento pubblico nell’economia, a cura di Maurizio Cafagno, Francesco Manganaro VI. Unità e pluralismo culturale, a cura di Edoardo Chiti, Gianluca Gardini, Aldo Sandulli VII. La giustizia amministrativa come servizio (tra effettività ed efficienza), a cura di Gian Domenico Comporti VIII. Cittadinanze amministrative, a cura di Antonio Bartolini, Alessandra Pioggia
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Ferrara, Leonardo, Domenico Sorace, and Gian Domenico Comporti, eds. A 150 anni dall’unificazione amministrativa italiana. Vol. VII. Florence: Firenze University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-448-0.

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Nel 1865 furono emanate le leggi di unificazione amministrativa del Regno d’Italia. In occasione del centocinquantenario, il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Firenze ha organizzato un progetto di studi sulle trasformazioni che nell’ultimo cinquantennio hanno interessato gli apparati e le attività dell’amministrazione della Repubblica, vista nel suo articolato governo locale e nella sua appartenenza all’Unione europea. Le ricerche hanno coinvolto, nell’arco di quasi due anni, più di centocinquanta studiosi di Università italiane. I risultati sono stati presentati il 15 e 16 ottobre del 2015 a Firenze, la città che centocinquant’anni prima era stata Capitale d’Italia e che nel 1965 aveva ospitato il convegno celebrativo del centenario delle stesse leggi di unificazione amministrativa. Gli studi condotti sono ora pubblicati in forma definitiva e organizzati in otto volumi. Piano dell’opera I. L’organizzazione delle pubbliche amministrazioni tra Stato nazionale e integrazione europea, a cura di Roberto Cavallo Perin, Aristide Police, Fabio Saitta II. La coesione politico-territoriale, a cura di Gabriella De Giorgi Cezzi, Pier Luigi Portaluri III. La giuridificazione, a cura di Barbara Marchetti, Mauro Renna IV. La tecnificazione, a cura di Stefano Civitarese Matteucci, Luisa Torchia V. L’intervento pubblico nell’economia, a cura di Maurizio Cafagno, Francesco Manganaro VI. Unità e pluralismo culturale, a cura di Edoardo Chiti, Gianluca Gardini, Aldo Sandulli VII. La giustizia amministrativa come servizio (tra effettività ed efficienza), a cura di Gian Domenico Comporti VIII. Cittadinanze amministrative, a cura di Antonio Bartolini, Alessandra Pioggia
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Ferrara, Leonardo, Domenico Sorace, Antonio Bartolini, and Alessandra Pioggia, eds. A 150 anni dall’unificazione amministrativa italiana. Vol. VIII. Florence: Firenze University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-451-0.

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Abstract:
Nel 1865 furono emanate le leggi di unificazione amministrativa del Regno d’Italia. In occasione del centocinquantenario, il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Firenze ha organizzato un progetto di studi sulle trasformazioni che nell’ultimo cinquantennio hanno interessato gli apparati e le attività dell’amministrazione della Repubblica, vista nel suo articolato governo locale e nella sua appartenenza all’Unione europea. Le ricerche hanno coinvolto, nell’arco di quasi due anni, più di centocinquanta studiosi di Università italiane. I risultati sono stati presentati il 15 e 16 ottobre del 2015 a Firenze, la città che centocinquant’anni prima era stata Capitale d’Italia e che nel 1965 aveva ospitato il convegno celebrativo del centenario delle stesse leggi di unificazione amministrativa. Gli studi condotti sono ora pubblicati in forma definitiva e organizzati in otto volumi. Piano dell’opera I. L’organizzazione delle pubbliche amministrazioni tra Stato nazionale e integrazione europea, a cura di Roberto Cavallo Perin, Aristide Police, Fabio Saitta II. La coesione politico-territoriale, a cura di Gabriella De Giorgi Cezzi, Pier Luigi Portaluri III. La giuridificazione, a cura di Barbara Marchetti, Mauro Renna IV. La tecnificazione, a cura di Stefano Civitarese Matteucci, Luisa Torchia V. L’intervento pubblico nell’economia, a cura di Maurizio Cafagno, Francesco Manganaro VI. Unità e pluralismo culturale, a cura di Edoardo Chiti, Gianluca Gardini, Aldo Sandulli VII. La giustizia amministrativa come servizio (tra effettività ed efficienza), a cura di Gian Domenico Comporti VIII. Cittadinanze amministrative, a cura di Antonio Bartolini, Alessandra Pioggia
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Taccogna, Gerolamo. Le operazioni portuali nel nuovo diritto pubblico dell'economia. Milano: Giuffrè, 2000.

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Guerrini, Mauro, Alessandro Parenti, and Tiziana Stagi, eds. Carlo Battisti linguista e bibliotecario. Florence: Firenze University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-880-8.

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Abstract:
Carlo Battisti (Trento 1882-Empoli 1977) è stato uno dei maggiori linguisti italiani ed è entrato nella storia del cinema come protagonista del film Umberto D. di Vittorio De Sica. La sua lunga e intensissima attività fu per larghi tratti divisa fra la linguistica e la biblioteconomia, fin dagli esordi all’Università di Vienna. A Firenze Battisti ha insegnato Storia comparata delle lingue romanze e Biblioteconomia e Bibliografia alla Scuola per bibliotecari e archivisti paleografi, di cui fu anche direttore. Gli otto studi qui pubblicati ne ricostruiscono il profilo biografico e intellettuale e portano alla luce una serie di documenti inediti. Il volume è completato da un’appendice iconografica.
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Conference papers on the topic "Portali pubblici"

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Cedroni, Anna Rita. "Roadmap per una citta sostenibile: Vienna." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7915.

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Abstract:
Al di là di più di duemila anni di tradizione storica, l’Austria, ha mostrato con coraggio, fin dall’entrata nella Comunità Europea, il suo sviluppo economico così come la sua modernità e la sua apertura verso l’esterno. La dinamicità culturale e tecnologica della sua capitale, l’ha resa uno degli esempi più apprezzati da tutta l’Europa fin dall’inizio di questo secolo. In poco più 15 anni, Vienna è diventata di fatto la città europea con la migliore qualità della vita. Il merito di tale successo è dato sicuramente da due componenti fondamentali: la stabilità politica del Paese e il metodo di gestione dei processi di pianificazione territoriale e urbana. L’attuale sviluppo del territorio mostra come alla base di tale qualità i fattori prevalenti siano l’architettura, ma anche le politiche urbanistiche territoriali. Sta di fatto, spiega un recente rapporto del comune di Vienna sul tema risparmio energetico e sostenibilità, che per garantire e mantenere una tale qualità della vita, occorre tener conto di tre costanti essenziali nelle dinamiche dei processi di sviluppo urbano: il rinnovamento, la ristrutturazione e l’espansione. Tali elementi consentono poi il confronto con modelli europei culturalmente più avanzati. La tutela dell’ambiente e del patrimonio ambientale si inseriscono in questo processo come una delle sfide più importanti che scaturiscono da tale confronto. Questo paper si prefigge di trattare l’esperienza viennese, ripercorrendo il lungo, ma rapido processo di cambiamento cominciato all’inizio degli anni Ottanta. Strumento generale di pianificazione urbanistica, il Piano di Sviluppo della Città (Stadtentwicklungsplan), ha costituito e costituisce tuttora lo strumento decennale di previsione e di programmazione energetica a livello urbano e territoriale, stabilendo le direttrici strategiche di espansione, di ristrutturazione e di rinnovamento della Città e del suo hinterland. Ma l’esclusività di tale strumento, è da vedere nell’anticipazione di temi come il consumo energetico, la sostenibilità e nell’individuazione della tutela ambientale, come questione prioritaria da includere nei programmi d’intervento da attuare a breve termine. Infatti, con la formulazione del primo Programma KliP (Klimaschutzprogramm) (1999–2009) e, successivamente, del secondo Programma KliP (2010-2020), vengono elaborati dei “pacchetti” di provvedimenti con obiettivi ben definiti, come per esempio la riduzione del 21%, a persona, dei gas di emissione e di gas propellenti rispetto ai valori rilevati nel 1990. Gli strumenti con i quali raggiungere tali obiettivi sono: la riduzione del fabbisogno energetico, l’introduzione di fonti di energia ecosostenibile, l’uso di materiali biologici nell’edilizia pubblica e privata a grande e piccola scala, ma soprattutto, gli interventi sulla mobilità, sulla gestione dei rifiuti e sulla protezione del paesaggio. Accanto ai Piani di Sviluppo, Il Programma SEP (Städtische Energieeffizienz-Programm), definisce le linee generali da seguire nella gestione della politica dei consumi energetici a lungo termine, ovvero fino alla fine del 2015. I risultati portano già nel 2011 ad un aumento della quota di energia rinnovabile del 10% del volume totale del consumo di energia. Tra gli incentivi ci sono quelli rivolti alla realizzazione di centrali elettriche, inceneritori per il riciclo di materie dalle quali ricavare energia, mentre un ruolo sempre più importante è dato dall’uso della geotermia, e dell’energia solare. La continuità programmatica culmina nella formulazione di un progetto unitario, SMART CITY WIEN, che riunisce ben dieci gruppi differenti di interessi, istituzioni pubbliche, enti privati, centri universitari di ricerca, ecc., attorno ad una visione a lunga scadenza: Smart Energy vision 2050. Al centro della tavola rotonda le tematiche: lo sviluppo della popolazione, l’ambiente, i metodi di gestione, l’economia, l’energia e la mobilità. Accanto a queste, sostenibilità, partecipazione, diversità, efficienza di risorse, sviluppo regionale integrato come pure sviluppo economico equilibrato sono gli elementi fondamentali per la preparazione delle decisioni future.
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