Journal articles on the topic 'Politiche per la natura'

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Cristini, Guido. "Crisi dei consumi e marca commerciale: le opportunitÀ di copacking per le PMI alimentari." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 3 (October 2012): 57–83. http://dx.doi.org/10.3280/mc2012-003004.

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Abstract:
Nel corso dell'ultimo biennio la crisi dei consumi che ha investito anche il settore dei prodotti di largo consumo ha determinato mutamenti rilevanti in ordine alle condotte competitive sia delle imprese industriali di marca che delle insegne distributive. Tra i fenomeni che maggiormente hanno connotato il mercato in oggetto, conviene citare lo sviluppo della marca commerciale anche per le implicazioni che ne derivano per le Piccole e medie imprese1 industriali operanti nel comparto alimentare. Infatti, per una parte di tali imprese la produzione per conto rappresenta, non solo una minaccia, quanto una delle opzioni piů rilevanti sotto il profilo strategico e operativo. In questo contesto, il presente paper intende approfondire il tema delle opzioni di natura strategica che i copacker hanno di fronte, nonché analizzare le politiche di natura produttiva logistiche e di marketing da perseguire al fine di assicurarsi delle relazioni di sub-fornitura durevoli. Il lavoro analizza, pertanto, le politiche di integrazione verticale delle funzioni all'interno della filiera in questione, nel tentativo di comprendere se il processo di integrazione/ disintegrazione delle funzioni in questione abbia prodotto una maggiore efficienza complessiva della filiera o se, al contrario, si sia limitato ad avvantaggiare solo uno dei due attori.
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2

Dezio, Catherine. "Verso un'infrastruttura materiale e immateriale per la Bioregione." TERRITORIO, no. 93 (January 2021): 32–36. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093005.

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Abstract:
L'idea bioregionale sottende un progetto di ricomposizione dei paesaggi di bordo che, ripristinando flussi, funzioni ecologiche, relazioni e identità, realizza un tessuto connettivo e attivatore. Tale tessuto agisce tramite interventi locali, caratterizzati da strumenti e linguaggi multidisciplinari e transcalari. Secondo quest'ottica, gli spazi rappresentano entità che si attivano attraverso una dimensione relazionale, di natura sociale, politica, economica, culturale, dai risvolti spaziali. Pratiche di modificazione, forme di regolamentazione, politiche di governo, gesti e usi, immaginari urbani e rurali concorrono, in forma plurale, alla generazione di spazi che sono il prodotto di questa molteplicità. È, quindi, attraverso questo quadro bioregionale che possiamo rileggere spazi, azioni progettuali e relazioni come elementi di una rete.
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Rinaldi, Alessandro, Giulia Civitelli, Maurizio Marceca, and Lorenzo Paglione. "Le politiche per la tutela della salute dei migranti: il contesto europeo e il caso Italia." REMHU : Revista Interdisciplinar da Mobilidade Humana 21, no. 40 (June 2013): 9–26. http://dx.doi.org/10.1590/s1980-85852013000100002.

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Abstract:
Intendendo la salute come un diritto umano fondamentale che non si esaurisce alla dimensione biologica ma si estende a quella sociale, economica e politica, gli autori, dopo aver descritto brevemente le politiche che a livello europeo sono state emanate per tutelare la salute dei migranti, analizzano l'esperienza italiana alla luce delle direttive internazionali. L'Italia rappresenta infatti un caso particolare ed avanzato di tutela della salute dei migranti; la sua politica sanitaria decisamente inclusiva riconosce parità di diritti e doveri ai cittadini regolarmente presenti ed ammette ampie possibilità di protezione ed assistenza anche per gli immigrati privi di permesso di soggiorno. Tuttavia, anche in un contesto avanzato come quello italiano, è necessaria un'evoluzione da un approccio di tipo assistenzialistico ad uno più ampio di promozione della salute attraverso politiche di natura intersettoriale, alla luce della teoria dei determinanti sociali di salute. Affrontare la tematica della salute del popolo migrante rappresenta un'occasione per rendere i servizi sanitari in particolare e le politiche migratorie in generale più attente ad ogni persona, alla sua storia e al contesto nel quale essa vive.
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4

Mignella Calvosa, Fiammetta. "Politiche per la mobilitŕ sostenibile." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 94 (April 2011): 30–42. http://dx.doi.org/10.3280/sur2011-094004.

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Abstract:
La cittŕ contemporanea č sempre piů definita dalle pratiche di mobilitŕ e dalle intersezioni dei flussi di persone, beni, informazioni che vanno a ridefinire le relazioni e le connessioni sociali tra gli individui. Le diseguaglianze di mobilitŕ costituiscono, allo stesso tempo, causa ed effetto di differenti disponibilitŕ di risorse materiali e di maggiore o minore libertŕ di gestione del tempo a propria disposizione, ma anche di disparitŕ nella possibilitŕ di accesso alle funzioni urbane. L'accresciuta mobilitŕ, in particolare quella legata all'utilizzo del mezzo privato, pone come centrale il tema del suo governo sia in termini ambientali che sociali. L'elaborazione di forme di autorganizzazione e autoregolazione diventa cruciale per far fronte alle pressioni ambientali e ai flussi crescenti di merci e persone. Dopo essersi soffermato su alcune esperienze di mobilitŕ sostenibile in cittŕ europee (Londra, Parigi, Barcellona, Munster), l'autore si concentra sul caso romano.
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5

Dini, Roberto. "Nuovi sguardi sulla montagna. Elementi per il progetto alla grande scala." TERRITORIO, no. 56 (March 2011): 158–63. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-056024.

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Abstract:
In quanto spazio ‘altro' le Alpi costituiscono un terreno di sperimentazione privilegiato per tentare di rispondere ad alcune domande centrali nel dibattito sulla pianificazione e sul progetto d'area vasta: dalle problematiche connesse alla patrimonializzazione del paesaggio, all'intreccio tra dato fisico e sociale, alla sostenibilitŕ ambientale, alla tutela del patrimonio storico e ambientale. Č fondamentale ragionare su modalitŕ di trasformazione in grado di tenere assieme immagini, progettualitŕ, dinamiche di natura differente, al fi ne di generare ‘territori abitati' nella complessitŕ dei loro valori. Anche nel contesto alpino emerge la necessitŕ di una riflessione intorno al tema dell'architettura alla grande scala, nell'incrocio tra strutturazioni insediative, morfologie del substrato territoriale con l'insieme delle pratiche dell'abitare e delle politiche di sviluppo locale.
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6

Girotti, Luca. "Da "filologi dell'amministrazione" a "ispiratori del cambiamento": il contributo dell'indagine pedagogica alle politiche educative." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 2 (November 2020): 410–18. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2020oa9502.

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Abstract:
Da molto tempo la pedagogia si interroga rispetto alla sua relazione con la politica, se non altro a motivo della percezione diffusa di non essere considerata come riferimento autorevole nella formulazione delle politiche educative; in particolare, negli ultimi anni, da più parti si è insistito sulla necessità per l'indagine pedagogica di riflettere sul contributo che la ricerca educativa può offrire alle politiche pubbliche in materia di istruzione, formazione e orientamento, a fronte delle rapide trasformazioni che attraversano la società postmoderna e della profonda crisi che sembra attanagliare le agenzie educative e i sistemi formativi. Le argomentazioni svolte pongono in luce il fatto che l'opportunità di chiarire in quali "termini" e a quali "condizioni" la ricerca educativa può essere una risorsa per le politiche pubbliche, la necessità di approfondire, sotto il profilo metodologico, i criteri in ragione dei quali attribuire/giudicare tale funzione e i relativi metodi/strumenti ad essi adeguati e l'esigenza di affrontare interrogativi etici connessi con la relazione fra pedagogia e politica sono questioni di natura complessa fra loro intrinsecamente interconnesse
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7

Palmieri, Walter. "Natura, uomini e dissesti: le alluvioni di Nola agli inizi dell'ottocento." SOCIETÀ E STORIA, no. 126 (March 2010): 615–33. http://dx.doi.org/10.3280/ss2009-126002.

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Abstract:
Nonostante l'importanza dei dati storici per le odierne politiche di prevenzione e di mitigazione del rischio idrogeologico, la storiografia raramente si č occupata di questi argomenti; anche se, dopo la catastrofe di Sarno del 1998, si č assistito ad una breve stagione di studi storici su frane e alluvioni verificatisi in quell'area nei secoli precedenti. Partendo da queste considerazioni, l'autore, dopo essersi soffermato sulle cause naturali che rendevano (e rendono) la pianura campana particolarmente esposta a fenomeni franosi ed alluvionali, ricostruisce ciň che avvenne nella pianura di Nola, negli anni Venti dell'Ottocento. La violenta eruzione del Vesuvio del 1822, infatti, aggravň enormemente i precari equilibri idrogeologici dell'area generando, negli anni seguenti, numerosi eventi catastrofici. Particolare attenzione viene dedicata all'individuazione delle attivitÀ antropiche - generate a loro volta da spinte di natura economica - che, sommandosi agli agenti naturali, contribuivano ad aggravare l'instabilitÀ dei versanti. Attraverso l'ausilio di fonti archivistiche, vengono inoltre analizzate le modalitÀ con cui le istituzioni dell'epoca intervennero per tentare di arginare questi fenomeni.
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8

Chiodelli, Francesco. "Strategie demografiche e matrice spaziale. Demografia e governo del territorio nel conflitto israelo-palestinese su Gerusalemme." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 95 (February 2010): 27–57. http://dx.doi.org/10.3280/asur2009-095003.

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Abstract:
Il paper analizza la connessione tra le strategie demografiche israeliane per Gerusalemme e le politiche di governo del territorio nella cittŕ, relativamente alla questione specifica dell'abusivismo edilizio nella parte orientale della Cittŕ Santa. La tesi č che Gerusalemme č oggetto di una "guerra a bassa intensitŕ", i cui obiettivi demografico-territoriali, tipici di quella che puň essere definita un'"etnocrazia urbana" (Yiftachel e Yacobi, 2003), sono perseguiti mediante pratiche e politiche di planning. La prima parte del paper si concentra sulla lettura delle caratteristiche demografiche di Gerusalemme, mentre la seconda si occupa delle politiche urbane messe in campo dalla Municipalitŕ - nello specifico in relazione all'edilizia residenziale e al problema dell'abusivismo edilizio a Gerusalemme Est - mostrando come esse si articolino lungo una linea di discriminazione etnica nei confronti della popolazione arabo-palestinese. La natura del saggio č intenzionalmente prettamente descrittiva, demandando a brevi sezioni, introduttiva e conclusiva, la definizione del quadro teorico-interpretativo di riferimento.
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Shakir, Zehiya Umar. "Carattere politico E la diplomazia antincendio dell'Arabia Saudita." International Journal of Science and Society 4, no. 2 (July 28, 2022): 390–98. http://dx.doi.org/10.54783/ijsoc.v4i2.486.

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Abstract:
Questo documento cerca di tracciare la natura politica dietro la decisione dell'Arabia Saudita Il Regno dei Sauditi giustizia il religioso sciita Nimr Baqir Al-Nimr usando la teoria dell'atto linguistico. Non è un caso quando l'esecuzione del Nimr condotta prima dell'attuazione del PACG, ha raggiunto l'Iran con il gruppo 5+1 e l'Unione Europea. L'azione politica saudita nasce da un carattere politico che è sia personale che tribale. Questo articolo fornisce un rinforzo teorico alle precedenti ricerche correlate, in particolare Hermann Frederick Eilts sulla politica estera dell'Arabia Saudita, anche Philip S. Khoury e Joseph Kostiner che evidenzia la formazione dello stato e i modelli del paese tribale arabo. Modello di tracciamento della diplomazia del fuoco che fa affidamento sul petrolio (denaro) e sulla spada (militare), un po' tanto per contribuire sull'urgenza di comprendere la natura politica, compreso lo stile della diplomazia, in quanto grandi mappe per analizzare l'azione politica degli attori arabi regno di Saud nel rispondere alle dinamiche politiche regionali e globali
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Martinez, Esteban. "La qualitŕ dell'occupazione e del lavoro. Lo ‘stato' della ricerca in Belgio." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 127 (September 2012): 209–22. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-127013.

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Abstract:
L'articolo espone la natura polisemica ed evolutiva del concetto di "qualitŕ del lavoro", sia nel contesto delle politiche occupazionali pubbliche che della ricerca scientifica. Valutare la qualitŕ del lavoro puň, da un lato, fornire le basi per un programma di ricerca che critichi i cambiamenti nell'organizzazione del lavoro, orientati verso la flessibilitŕ, e le tendenze nella strategia europea per l'occupazione, concentrate sull'aumento incondizionato dei tassi di occupazione. Quando la si interpreta attraverso la - riduttiva - prospettiva di flexicurity, questa valutazio- ne puň, d'altra parte, oscurare quei fattori esplicativi di organizzazione del lavoro e di azione pubblica che provocano lavoro precario, un indebolimento del sistema di relazioni industriali e un deterioramento delle condizioni di vita e di lavoro.
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Salmoni, Fiammetta. "Il difficile equilibrio del diritto costituzionale tra presunta neutralità della tecnica e scelte politiche." Revista Justiça do Direito 33, no. 2 (August 31, 2019): 142–71. http://dx.doi.org/10.5335/rjd.v33i2.9898.

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Abstract:
Dopo un breve inquadramento iniziale dei rapporti fra tecnica, politica e diritto, il saggio esamina la crescente pervasività della tecnica nel diritto, il quale, senza il supporto della tecnica e delle sue norme, non sarebbe oggi in grado di disciplinare tutta una serie di materie. Viene poi analizzata la definizione e la natura stessa del concetto di “tecnica” e di “norme tecniche” sin dall’antichità, per arrivare alle attuali definizioni della giurisprudenza costituzionale italiana. Ciò che emerge è la trasformazione della tecnica da mezzo a fine, nel nome di una sua solo presunta oggettività e neutralità. La tecnocrazia, dunque, è l’antitesi della democrazia e la tecnica è l’antitesi della politica.
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Di Mauro, Luca. "Fratture nel contre-monde liberale. Riferimenti costituzionali e società segrete tra Napoli e Spagna durante il Trienio 1820-­23." SOCIETÀ E STORIA, no. 171 (February 2021): 33–54. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-171002.

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Abstract:
La scelta della Spagna come meta d'esilio per molti dei napoletani che avevano animato l'ottimestre costituzionale delle Due Sicilie risponde a una serie di esigenze oggettive - pratiche, politiche, linguistiche - ma testimonia soprattutto della convinzione, per i protagonisti, di proseguire la lotta momentaneamente interrotta dalla disfatta di Rieti - Antrodoco contro gli austriaci continuando, in un paese dalle condizioni politiche e culturali ragionevolmente simili a quelle di provenienza, a combattere lo stesso nemico, la Santa Alleanza, per sua natura transnazionale e responsabile, al pari di Ferdinando I, della fine violenta dell'esperimento costituzionale. La comunità transfuga nella penisola iberica, senza per questo ignorare le conseguenze della disfatta nel Meridione, conserva la convinzione di un confronto ancora aperto e porta con sé nel paese d'accoglienza non solo l'esperienza maturata durante il governo liberale ma altresì le proprie differenze e divisioni in materia di programmi politici e modelli iniziatici. Tali linee di frattura, tuttavia, lungi dall'essere estranee al contesto spagnolo, affondano le loro radici proprio nei contatti che i cospiratori del Meridione italiano e della penisola iberica avevano intrattenuto prima e durante i mesi della rivoluzione napoletana. Ciò contribuisce a dimostrare come lo "spazio borbonico" (per lo meno nella sua dimensione europea) costituisca uno spazio politico comune non solamente per quanto riguarda l'alleanza dinastica e diplomatica tra i diversi rami della casa di Borbone, ma anche per coloro che, nell'illegalità e nella clandestinità, si erano opposti al governo assoluto della stessa.
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Pasour, E. C. "Opportunity Cost, Sunk Cost, and Entrepreneurial Choice." Journal of Public Finance and Public Choice 3, no. 1 (April 1, 1985): 19–30. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907117002.

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Abstract:
Abstract Nella teoria economica neo-classica vi sono ben pochi dubbi sul significato del concetto di «costo» di una qualsiasi azione: si tratta dell’altemativa più conveniente alla quale si deve rinunciare al fine di porre in atto quell’azione (costo di opportunità). Secondo quest’impostazione, il costo è un dato obiettivo e la sua determinazione è vista come un problema empirico.In questo scritto si contrappone a quella tradizionale un’interpretazione «soggettivista» del costo di opportunità, basata sull’aspettativa di colui che decide nei riguardi del valore di ciò che viene sacrificato.Il fatto che il costo abbia natura soggettiva ha profonde implicazioni per l’intervento pubblico, sia per quanto riguarda la pianificazione centralizzata che per quanto concerne l’analisi costi-benefici di politiche alternative. L’impossibilità di un’analisi obiettiva dei costi suggerisce la necessità per gli economisti di dare maggiore rilevanza nelle loro indagini al sistema istituzionale.
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Malcevschi, Sergio. "Reti ecologiche polivalenti ed alcune considerazioni sui sistemi eco-territoriali." TERRITORIO, no. 58 (September 2011): 54–60. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-058008.

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Abstract:
Le reti ecologiche polivalenti esprimono la morfologia che il sistema eco-paesaggistico-territoriale dovrŕ assumere per ottimizzare l'adattamento del sistema uomoambiente nei confronti degli scenari critici futuri. Esse associano i temi della biodiversitŕ e dei servizi ecosistemici attivi al contenimento degli impatti ambientali potenzialmente negativi attraverso lo sfruttamento ottimale delle opportunitŕ del sistema eco-territoriale. Si inseriscono nei processi decisionali che accompagnano la pianificazione territoriale proponendosi come infrastruttura prioritaria accanto alle altre tradizionalmente considerate (trasportistiche, energetiche) e come scenario di riferimento sul medio periodo in sede di Vas. Una rete di questo tipo deve garantire un'adeguata base per la biodiversitŕ, partendo dallo scheletro di Natura 2000 e dal sistema dei Parchi, ma deve poi saper utilizzare le matrici intermedie, integrando ad esempio quanto previsto dalle nuove politiche per un'agricoltura multifunzionale.
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Bronzini, Giuseppe. "Il reddito minimo garantito nell'Unione europea: dalla Carta di Nizza alle politiche di attuazione." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 130 (June 2011): 225–45. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2011-130002.

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Abstract:
Il diritto al reddito minimo garantito č un diritto fondamentale di matrice europea perché cosě riconosciuto sia dalla Carta di Nizza che dalla Carta sociale europea. Inoltre, ledell'UE lo hanno da tempo previsto come base per la lotta all'esclusione sociale sino ad integrarlo nel 2007 nei principi comuni di, asse di riferimento anche per la nuova Strategia 2020, che ha preso il posto della. La natura di diritto sociale fondamentale, diretto a salvaguardare la dignitŕ della persona, come precisato in alcune recenti Risoluzioni del Parlamento europeo, esclude modalitŕ irragionevolmente condizionate e lesive dell'autonomia delle persone nella garanzia delle prestazioni. Nonostante le univoche indicazioni sovranazionali l'Italia č l'unico Paese dell'UE, insieme a Grecia ed Ungheria, a non avere alcuno schema di reddito minimo. Solo le Regioni hanno cercato di rispondere alle ripetute sollecitazioni dell'Unione, in particolare la Regione Lazio, con un provvedimento del 2009, ormai decaduto. Tuttavia, le emergenze determinate dalla crisi economica e dell'euro potrebbero spingere l'Unione ad adottare una normativa propria e vincolante che rafforzi la solidarietŕ e la coesione sociale interna.
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Grandi, Alberto, and Stafano Magagnoli. "Ai margini dell'intervento straordinario. Le Marche tra la Cassa per il Mezzogiorno e la piccola impresa." STORIA URBANA, no. 130 (October 2011): 169–91. http://dx.doi.org/10.3280/su20011-130007.

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Abstract:
Le politiche di sviluppo economico attuate nella regione marchigiana a partire dal secondo dopoguerra si confrontano con due variabili significative che definiscono il contesto di intervento. Da un lato, la caratteristica dimensionale e qualitativa del tessuto produttivo locale: esso č composto per lo piů da piccole imprese, sviluppatesi seguendo un percorso di industrializzazione di natura sostanzialmente endogena, ed č segnato dalla presenza di una imprenditoria diffusa, la cui origine si lega a strutture economiche e sociali formatesi nel lungo periodo. Dall'altro lato, la peculiaritŕ amministrativa e geografica, per cui la parte piů meridionale del territorio regionale č interessata dai provvedimenti della Cassa per il Mezzogiorno. Le politiche pubbliche a sostegno dell'industrializzazione intervengono in questo contesto secondo due differenti strategie. Nel primo trentennio dopo la Seconda guerra mondiale, esse sembrano soprattutto orientate a sostenere la competizione territoriale, nel quadro delle scelte nazionali di localizzazione industriale e di allocazione delle risorse; le Aree industriali attrezzate rappresentano, per tutto questo periodo, uno strumento attraverso il quale attrarre l'insediamento di imprese "esterne". L'istituzione del Consorzio per il Nucleo d'industrializzazione di Ascoli Piceno, nell'ambito degli interventi della Cassa per il Mezzogiorno, si inquadra in questa prima fase. Una seconda fase, dalla metŕ degli anni Settanta, vede invece prevalere l'obiettivo di riequilibrare le asimmetrie createsi negli anni precedenti e rappresentate dal maggiore sviluppo economico, sociale e demografico della fascia costiera e delle zone d'imbocco delle valli. Le Aia di iniziativa regionale attivate in questa seconda fase mostrano una diversa declinazione dell'uso di questo strumento, mirata a interagire con le dinamiche della piccola impresa.
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Cremaschi, Marco, and Silvia Lucciarini. "Quale agency per gli esperimenti urbani? Sperimentalismo e tattiche nel Grands Voisins a Parigi e al Mitreo di Corviale a Roma." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 128 (July 2022): 95–108. http://dx.doi.org/10.3280/sur2022-128009.

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Abstract:
A partire dagli anni Duemila nel repertoire delle idee urbanistiche, ha preso piede la cosiddetta "urbanistica tattica", o transitoria, un'iniziativa svolta su terreni non occupati e edifici vuoti che mira a coinvolgere la comunità circostante prima che il sito sia sviluppato. Un aspetto cruciale nelle analisi sull'urbanistica tattica nelle sue forme istituzionalizzate -e quindi nelle public policy- è relativo alla composizione delle arene locali, la rappresentazione dei diversi interessi, le narrative dei diversi attori, e la scelta dei processi negoziali nelle decisioni condivise. Ovvero quali meccanismi di costruzione del consenso all'interno dell'arena degli attori locali siano presenti nell'implementazione di politiche urbane transitorie, che si muovono tra competizione e collaborazione. Questo breve paper esamina queste dinamiche per esplorare natura e prossimità degli interessi degli attori in due casi: i Grands Voisins a Parigi e il Mitreo di Corviale a Roma.
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Pogliani, Laura. "Sull'orlo del rinnovamento. Politiche urbane per l'abitazione sociale in Olanda." TERRITORIO, no. 62 (September 2012): 132–38. http://dx.doi.org/10.3280/tr2012-062023.

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Abstract:
The traits of the originality and at the same time of the weakness of a consolidated urban welfare model are recognised in recent social housing policies in Holland. This model recently went into crisis because it was over exposed to the negative performance of the property sector and weakened by government budget cuts. On the planning and local development front, the recent opening to private sector resources and more flexible methods of intervention, which also allow for innovation in forms of settlement, mark a new path, the special nature of which lies in the change from an almost exclusively negotiated implementation process to a more regulated one. The objective is greater protection of public interests in private sector redevelopments, pursued through ‘cost recovery' and ‘land value increase' estimates, which have a positive impact on the acquisition of areas and building rights for social housing.
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Ferla, Lara. "Dalla prevenzione al trattamento. Autori di maltrattamenti e di violenza domestica e problemi di effettività della tutela penale." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA 24, no. 3 (January 2023): 11–35. http://dx.doi.org/10.3280/mal2022-003002.

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Abstract:
Le scelte del legislatore in materia di repressione dei maltrattamenti e della violenza com-messi in ambito familiare sono state frequentemente orientate verso un'estensione della rile-vanza penale e un inasprimento del trattamento sanzionatorio. In tempi più recenti, è aumen-tata la consapevolezza della necessità di un potenziamento degli strumenti giuridici di natura preventiva e di quelli finalizzati a indagare le ragioni della criminalità violenta nelle relazioni strette e la sfera psicologica dell'autore di reato. La sanzione penale, infatti, non può risulta-re da sola risolutiva dei problemi di tutela sollecitati da questa forma di criminalità. È stata progressivamente riconosciuta, dunque, l'importanza di affiancare ai tradizionali strumenti di natura punitiva anche misure di natura preventiva. Queste ultime si propongono il duplice scopo di attuare un intervento tempestivo, idoneo a evitare conseguenze più gravi per la persona offesa e, nello stesso tempo, a consentire al soggetto agente di avviare un percorso psicologico di revisione critica del proprio comportamento, prima che lo stesso divenga abi-tuale o possa connotarsi di maggiore gravità, risultando meritevole di una risposta sanziona-toria ancor più severa. Oltre agli strumenti di natura strettamente sanzionatoria, una maggio-re consapevolezza culturale del problema e adeguate politiche sociali costituiscono compo-nenti essenziali di una strategia a lungo termine e meglio strutturata ai fini del contrasto della violenza domestica.
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Garbarino, Francesca, and Paolo Giulini. "L'approccio multidisciplinare nel contrasto alla violenza di genere: il trattamento degli autori." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA 24, no. 3 (January 2023): 37–60. http://dx.doi.org/10.3280/mal2022-003003.

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Abstract:
Le scelte del legislatore in materia di repressione dei maltrattamenti e della violenza com-messi in ambito familiare sono state frequentemente orientate verso un'estensione della rile-vanza penale e un inasprimento del trattamento sanzionatorio. In tempi più recenti, è aumen-tata la consapevolezza della necessità di un potenziamento degli strumenti giuridici di natura preventiva e di quelli finalizzati a indagare le ragioni della criminalità violenta nelle relazioni strette e la sfera psicologica dell'autore di reato. La sanzione penale, infatti, non può risulta-re da sola risolutiva dei problemi di tutela sollecitati da questa forma di criminalità. È stata progressivamente riconosciuta, dunque, l'importanza di affiancare ai tradizionali strumenti di natura punitiva anche misure di natura preventiva. Queste ultime si propongono il duplice scopo di attuare un intervento tempestivo, idoneo a evitare conseguenze più gravi per la persona offesa e, nello stesso tempo, a consentire al soggetto agente di avviare un percorso psicologico di revisione critica del proprio comportamento, prima che lo stesso divenga abi-tuale o possa connotarsi di maggiore gravità, risultando meritevole di una risposta sanziona-toria ancor più severa. Oltre agli strumenti di natura strettamente sanzionatoria, una maggio-re consapevolezza culturale del problema e adeguate politiche sociali costituiscono componenti essenziali di una strategia a lungo termine e meglio strutturata ai fini del contrasto della violenza domestica.
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Graziano, Gigi. "LOBBYING, SCAMBIO E DEFINIZIONE DEGLI INTERESSI. RIFLESSIONI SUL CASO AMERICANO." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 23, no. 3 (December 1993): 409–32. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200022449.

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Abstract:
IntroduzioneL'uso del concetto di scambio come categoria entro la quale sussumere l'attività di lobbying evidenzia un paradosso familiare agli studiosi della politica americana. Da un lato, nelle sue caratteristiche dominanti la politica americana è per larga parte null'altro che scambio. Il ben noto aforisma di Tip O'Neill (1987), per molti anni Speaker della Camera dei Rappresentanti (1977-1986), secondo il quale «tutta la politica è locale», sottende una nozione nella quale l'ideologia è praticamente assente e gli interessi particolaristici del tutto dominanti. D'altro canto, non conosco formula che offenderebbe di più operatori e attori del sistema, che la riterrebbero un grossolano travisamento della natura e significato del gioco. Nella misura in cui lobbying è scambio, sarebbero più portati a definirlo come «scambio di informazioni e idee fra Governo e parti private» (CRS Report 1991, 1), capace di infondere nelle politiche pubbliche expertise e consapevole realismo.
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Lingle, Christopher. "Rent-Seeking and the EC Social Charter." Journal of Public Finance and Public Choice 8, no. 1 (April 1, 1990): 23–33. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344893.

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Abstract:
Abstract Le politiche sociali, così come sono state concepite nella Carta Sociale della Comunita Europea, impediranno lo sviluppo economico, la crescita e l’occupazione e promuoveranno la burocratizzazione e la centralizzazione dei poteri: questa la tesi sostenuta dall’Autore, che utilizza l’approccio metodologico della Public Choice per analizzare i contenuti della Carta Sociale europea. Frutto di rent-seeking da parte e a vantaggio di particolari gruppi di interesse, la Carta Sociale promuoverà rent-seeking ad altri livelli. La filosofia populista che ne ispira i contenuti, inoltre, favorirà una tendenza all’interventismo e alla concentrazione del potere politico della Comunita a discapito dei diritti degli Stati e in contrasto con il principio della sussidiarietà.Se, poi, argomenta l’A., questa stessa interpretazione populista della democrazia guiderà lo sviluppo futuro delle istituzioni comunitarie, non si verificherà nessun sostanziale cambiamento nella natura e nella fonte delle inefficienze del settore pubblico.Lo spreco associato al rent-seeking sarebbe invece notevolmente ridotto dalla attuazione di alcune misure alternative, coerenti con i principi della democrazia liberale: il mantenimento di strutture politiche decentralizzate (nazionali) che limitino lo sproporzionato accesso al potere dei gruppi di interesse; l’imposizione di limiti costituzionali a livello nazionale e sui processi fiscali e monetari della Comunità Europea, allo scopo di controllare deficits e inflazione; una riforma delle burocrazie nazionali e comunitaria per migliorare la produttività del settore pubblico.
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Costantini, Eleonora, and Luca Bonacini. "Organizzare i servizi nei processi di welfare territoriale. L'esperienza dell'Emilia-Romagna nell'offerta di servizi ai cittadini migranti." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (December 2021): 195–220. http://dx.doi.org/10.3280/so2021-002008.

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Abstract:
La scommessa di questo lavoro è di indagare come il sistema locale dei servizi sociali abbia reagito all'impatto dei flussi migratori, in un contesto regionale come l'Emilia-Romagna, descrivendo le principali dimensioni intorno alle quali si sono articolati i processi organizzativi nei nove comuni capoluogo. Come cioè sia avve-nuta l'integrazione tra i servizi specialistici rivolti a cittadini stranieri e il sistema dei servizi sociali generalisti. A seguito della riorganizzazione del welfare nazionale, infatti, i modi in cui i servizi si organizzano a livello territoriale è l'esito di due pro-cessi convergenti: l'integrazione tra le politiche rilevanti per il benessere dei cittadi-ni e il coordinamento dalla pluralità di attori - istituzionali e non - coinvolti o coin-volgibili nella governance di queste politiche. L'indagine copre il periodo della pro-grammazione sociale che va dal 2007 al 2017 e utilizza una base dati composta da interviste semi-strutturate a funzionari comunali e regionali (11) oltre che dai documenti amministrativi di natura progettuale e finanziaria, prodotti nell'ambito dei Paini di Zona. L'elaborazione è stata condotta utilizzando una Cluster Analy-sis sulla base di variabili ottenute attraverso la tecnica della Principal Component Analysis.
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Colleoni, Matteo. "Mobilità e rigenerazione urbana." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 128 (July 2022): 27–36. http://dx.doi.org/10.3280/sur2022-128003.

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Abstract:
Le città sono sempre più interessate da interventi nei quali la rigenerazione urbana è perseguita attraverso provvedimenti che interessano la mobilità. Originariamente collocati nelle politiche per la mobilità, questi provvedimenti sono sempre più associati al vasto ambito delle politiche di rigenerazione per migliorare la qualità e a ridare valore ad uno spazio pubblico ridotto a mero luogo di attraversamento e sosta dei veicoli motorizzati. La crescente attenzione alla transizione ecologica e allo sviluppo sostenibile ha poi contribuito a promuovere la lettura ecologica dell'ambiente urbano, nella sua accezione di sistema integrato di risorse umane e naturali. Il saggio ne affronta il tema soffermandosi nella prima parte sulla relazione tra morfologia urbana e aumento della mobilità veicolare e nella seconda sulle politiche di rigenerazione condotte attraverso gli interventi per la mobilità sostenibile.
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Tononi, Marco. "Nature urbane. Rinaturalizzare la città (post)industriale, l'esempio di Brescia." RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no. 2 (June 2021): 102–18. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa2-2021oa12035.

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Abstract:
Il processo di reintroduzione della natura in ambito urbano viene analizzato in questo contributo attraverso l'ottica della social nature e dell'urban political ecology (UPE), ricostruendo le dinamiche di interazione fra città e natura per andare oltre la dicotomia che le ha sempre caratterizzate. In particolare si ricostruisce lo sviluppo teorico della UPE in merito all'urbanizzazione della natura e al metabolismo urbano, caratterizzato da processi socio-ecologici strettamente interconnessi. Si ripercorrono quindi brevemente alcune teorieurbane che, dal primo novecento ad oggi, analizzano come la natura entri in gioco nelle diverse fasi di sviluppo della città industriale e postindustriale. L'approccio teorico è poi applicato al caso studio di Brescia, come esempio di città (post)industriale italiana, per valutare le dinamiche di rinaturalizzazione nella città lombarda.
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Piluso, Giandomenico. "Una scelta per l'Europa, una scelta per lo sviluppo? La Banca d'Italia, il Piano Pandolfi e lo Sme (1977-1979)." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 298 (June 2022): 302–33. http://dx.doi.org/10.3280/ic298-oa2.

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Abstract:
Tra il 1977 e il 1979, la creazione del Sistema monetario europeo (Sme) introdusse, per l'Italia, un elemento che sarebbe divenuto centrale nella strategia di aggiustamento agli shock macroeconomici degli anni Settanta, il "vincolo esterno", uno strumento politico di matrice tecnocratica cui si affidava il risanamento della finanza pubblica e il rilancio della competitività dell'economia del paese. Le riforme dell'ambizioso programma concepito da un economista della Banca d'Italia, Tommaso Padoa-Schioppa, nell'estate del 1978 per consentire all'economia italiana di recuperare competitività, noto come "Piano Pandolfi", delinearono i tratti essenziali dell'ingresso della lira nello Sme esattamente quale "vincolo esterno", sulla scorta di indicazioni del direttore generale della Banca d'Italia, Carlo Azeglio Ciampi, nonostante le obiezioni di merito manifestate dal governatore Paolo Baffi. In quei frangenti la Banca d'Italia assunse consapevolmente quel ruolo di supplenza che ne avrebbe caratterizzato l'azione nel decennio seguente, motivando e orientando le scelte politiche del paese a favore di una sempre più stringente integrazione economica e monetaria dell'Europa, in quella direzione che si sarebbe infine precisata con il Trattato di Maastricht. Il vincolo esterno delineato da Padoa-Schioppa con il Piano Pandolfi, coerentemente con l'impianto dello Sme, si spostava ai vincoli di cambio connessi alla finanza pubblica e ai fenomeni di fiscal dominance che ancora caratterizzavano la politica monetaria in Italia, si trasformava cioè in un vincolo di politica fiscale che il cosiddetto divorzio tra Banca d'Italia e Tesoro del luglio 1981 avrebbe formalmente riconosciuto. Il classico vincolo esterno di conti e cambi con l'estero sarebbe rimasto verso il resto del mondo come tale, ossia di natura economica e non "giuridica", per usare la categoria impiegata da Guido Carli nei primi anni Novanta.
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Betti, Gianni, Maria Luisa Maitino, and Nicola Sciclone. "A che cosa servono i modelli di microsimulazione? Tre applicazioni usando microReg." SCIENZE REGIONALI, no. 2 (July 2012): 101–19. http://dx.doi.org/10.3280/scre2012-002006.

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Abstract:
MicroReg č un classico modello di microsimulazione, tax-benefit, costruito per la Regione Toscana dall'Irpet. L'obiettivo č quello di garantire al policy maker regionale un adeguato strumento di valutazione e programmazione delle politiche fiscali e di welfare, siano esse attuate a livello nazionale e/o regionale. Diversamente da tutti gli altri modelli di microsimulazione sviluppati nel nostro paese, microReg ha un campo di applicazione multiregionale. Esso fornisce una adeguata base di calcolo, a seguito di un qualche intervento di natura pubblica, dei seguenti aspetti: i) distribuzione dei guadagni e delle perdite fra individui e famiglie; ii) impatto sulle misure di povertŕ e disuguaglianza; iii) differenze nei costi e nei benefici tra le regioni; variazioni di gettito nazionali e regionali. Il lavoro presenta la struttura del modello e tre applicazioni empiriche.
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Del Prete, Simeone. "Il Comitato di Solidarietà Democratica tra difesa processuale e recupero politico nel processo alla Resistenza. Il caso giudiziario dell'eccidio di Oderzo." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 298 (June 2022): 114–43. http://dx.doi.org/10.3280/ic2022-298011.

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Abstract:
Il saggio intende proporre una riflessione sul rapporto tra il Pci e gli ex-partigiani processati tra anni Quaranta e Cinquanta per il coinvolgimento in azioni connesse alla lotta di liberazione o in episodi di violenza postbellica. Più nello specifico, l'articolo suggerisce nuove ipotesi interpretative sull'assistenza giudiziaria ed extragiudiziaria garantita dal Pci a questi ultimi nel periodo del centrismo degasperiano. Attraverso un percorso di indagine condotto sui documenti del Comitato di Solidarietà Democratica, l'organizzazione politico-giuridica fondata su impulso del Fronte popolare allo scopo di garantire assistenza ai militanti inquisiti, l'autore riflette sulla natura delle pratiche adottate per il contrasto al "processo alla Resistenza" e sulle questioni politiche che il fenomeno ingener. in seno al partito e all'opposizione socialcomunista. La riflessione, incentrata sulla dimensione nazionale della congiuntura, si avvale del caso di studio del processo celebrato tra il 1950 e il 1957 contro i responsabili dell'"eccidio di Oderzo", l'esecuzione sommaria, avvenuta tra l'aprile e il maggio 1945, di oltre un centinaio di presunti appartenenti alle forze armate della Repubblica sociale italiana.
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Fratini, Fabiola. "Oasi Verdi a San Lorenzo (Roma). La rigenerazione a piccoli passi." CRIOS, no. 19 (May 2021): 46–59. http://dx.doi.org/10.3280/crios2020-019005.

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Abstract:
Con gli accordi di Parigi del 2015 (Cop21) la sfida ai cambiamenti climatici sembra¬va giunta a una svolta. Tuttavia, come ha evidenziato Patrizia Gabellini, politica e politiche urbane hanno faticato a tradurre in sapere applicato le risposte alla gra¬vità delle questioni ambientali. L'articolo illustra una sperimentazione che intende tradurre le grandi strategie in micro azioni green da attuarsi in tempi brevi. L'obiet¬tivo di fondo è il miglioramento della qualità della vita urbana a partire dalla scala di quartiere. Il percorso intrapreso, corresponsabilizzando istituzioni, associazioni e singoli abitanti, punta al rafforzamento della presenza della natura in città, in ogni sua forma. L'iniziativa, in corso nel quartiere San Lorenzo a Roma, verifica nuove forme progettuali, come Oasi e raggi verdi, ovvero mini interventi nella logica di un green network locale. Un manifesto per una rigenerazione sostenibile, a piccoli passi, attenta alla domanda di qualità nella sfera del quotidiano.
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Anfilocchi, Silvia. "Potrŕ la politica tenere conto dell'interpretazione psicoanalitica della guerra?" GRUPPI, no. 2 (October 2010): 109–17. http://dx.doi.org/10.3280/gru2009-002012.

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Abstract:
La psicoanalisi ha cercato di spiegare la guerra indagando le ragioni profonde che danno origine ai conflitti (processi primari), occultate sotto le ragioni dichiarate e manifeste: motivazioni politiche, economiche, sociali (processi secondari). Solo un'analisi complessa, che riesca a tener conto sia dei fattori interni, inconsci e narcisistici, alla base della distruttivitŕ umana, sia dei fattori esterni, puň favorire una comprensione esaustiva della natura dei conflitti e della distruttivitŕ umana e ispirare una politica per la convivenza pacifica (Freud, Fornari, Green, Volkan). "Se la psicoanalisi non puň pensare onnipotentemente di sconfiggere la distruttivitŕ umana, puň perň almeno "aiutarci a capire che quella inconscia č la piů pericolosa", puň aiutarci ad "abbassare il tasso d'angoscia, rompendo il rinforzo reciproco che si stabilisce tra odio e paura": se non puň rendere gli uomini piů buoni, puň perň almeno cercare di renderli meno "stupidi"" (Mariotti, 2007; Argentieri, 2003).
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Mazzucotelli, Francesco. "FRAGMENTS OF LEBANON: SECTARIANISM AND THE FINANCIAL CRISIS." Il Politico 252, no. 1 (June 22, 2020): 24–42. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2020.295.

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Abstract:
L’attuale crisi finanziaria libanese è per molti versi il risultato di un sistema politico clientelare, rivestito di narrazioni e di rivendicazioni confessionali, che ha utilizzato le risorse pubbliche in cambio di un instabile supporto. L’articolo prende in considerazione il default del marzo 2020 nel quadro del dibattito sulla fragilità dello stato libanese e la natura del sistema confessionalista. La fragilità delle istituzioni pubbliche libanesi è stata spesso convenientemente spiegata come l’effetto di fattori esterni, ultimo tra i quali il fardello rappresentato dai rifugiati della guerra civile siriana, o come il risultato delle frammentazioni religiose. L’articolo inquadra la crisi in corso all’intersezione tra il collasso di un sistema neopatrimoniale di rendite legate alle economie del Golfo e la crisi di legittimità delle élites politiche locali. La combinazione di tutti questi fattori esaspera i meccanismi di impoverimento della maggioranza della popolazione, e particolarmente della sua classe media, che rimane esposta a meccanismi confessionali di clientelismo, disciplina e controllo. Il paradosso dell’attuale crisi è che essa sta rafforzando le fondamenta del sistema che è all’origine dei meccanismi di indebitamento e di insostenibilità finanziaria. Dopo essere state messe sotto pressione dalle manifestazioni di piazza negli ultimi mesi del 2019, la pandemia di Covid-19 sta offrendo alle élites politiche la possibilità di riaffermare il proprio controllo egemonico sui propri territori e settori sociali di riferimento.
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Travaglini, Giuseppe. "Obiettivi e impatti dell'efficienza energetica in Italia." ARGOMENTI, no. 35 (September 2012): 31–51. http://dx.doi.org/10.3280/arg2012-035002.

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Abstract:
In questo lavoro stimiamo gli effetti attesi dalle politiche a favore dell'efficienza energetica in Italia. A questo fine impieghiamo un modello vettoriale autoregressivo (VAR), e interpretiamo l'evoluzione delle variabili economiche e ambientali come il risultato della somma di shock di diversa natura. Le proiezioni relative alla dinamica del valore aggiunto, dell'occupazione, del consumo di energia e dell'anidride carbonica sono ricavate dalle risposte all'impulso di investimenti innovativi nel campo dell'efficienza energetica nel settore dell'edilizia e in quello meccanico. L'orizzonte considerato va dal 2010 al 2020. Tre sono i principali risultati della nostra analisi. In primo luogo, dalle stime emerge un impatto complessivamente positivo degli investimenti in efficienza sul valore aggiunto e sull'occupazione settoriale ed aggregata. In secondo luogo, l'efficienza energetica contribuisce a ridurre le emissioni future di gas inquinanti come l'anidride carbonica, e favorisce il risparmio energetico riducendo l'intensità energetica per unità di output. Infine, le proiezioni ottenute dalla calibrazione del VAR sono in linea con quelle dei principali istituti di ricerca. In parte, tuttavia, se ne discostano poiché, sebbene offrano una valutazione ottimistica degli effetti dell'efficienza energetica, sono più prudenti per quanto riguarda la dimensione economica degli impatti attesi.
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Pappalardo, Adriano. "DAL PLURALISMO POLARIZZATO AL PLURALISMO MODERATO. IL MODELLO DI SARTORI E LA TRANSIZIONE ITALIANA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 26, no. 1 (April 1996): 103–45. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024059.

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Abstract:
IntroduzioneNegli anni novanta, l'Italia è entrata in un processo di transizione che è ormai divenuto oggetto di un'abbondante letteratura nazionale e straniera. Piuttosto ovviamente, la natura di tale transizione è ben diversa da quelle dei paesi postcomunisti e, come ha opportunamente sottolineato Pasquino (1994; 1995), poco comparabile con altri precedenti storici. Anche la Francia, che questo autore considera il miglior termine di confronto, lo è in realtà assai relativamente sotto una varietà di punti di vista. Mentre infatti la Quarta e, per lungo tempo, anche la Quinta Repubblica sono rimasti classici casi di pluralismo polarizzato (Sartori 1982, 256–262), l'Italia degli anni novanta non può più essere definita tale, e proprio per questo (o, almeno, anche per questo) si è avviata alla presente transizione. Come è noto, inoltre, le riforme golliste investirono essenzialmente le principali istituzioni politiche della repubblica, ma lasciarono inalterati il subsistema burocratico e la struttura (centralizzata) dello Stato, che sono, invece, componenti tutt'altro che secondarie per comprendere il decorso e gli eventuali sbocchi della crisi italiana. Ma, infine, tale crisi si intreccia anche al declino dello Stato sociale e interventista, coinvolgendo la ridefinizione dei confini fra politica ed economia e il ruolo delle grandi organizzazioni degli interessi, sindacati in testa. Come dire che, oltre al sistema politico-istituzionale ed alla pubblica amministrazione, le relazioni industriali e i loro attori pubblici e privati rappresentano una terza dimensione di cambiamento, che altrove è stata poco importante (Francia), ovvero incomparabilmente diversa (regimi postcomunisti).
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Cerone, Roberta. "Un committente catalano nel monastero di Santa Scolastica a Subiaco: Lluís de Prades e la cappella degli Angeli." Locus Amoenus 19 (March 11, 2022): 23–38. http://dx.doi.org/10.5565/rev/locus.442.

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Abstract:
La cappella degli Angeli in Santa Scolastica a Subiaco costituisce una testimonianza artistica assai significativa, sia per la presenza del ciclo dipinto a tema angelico, un tema iconografico raro nel contesto peninsulare di quegli anni, sia per il carattere del luogo, che ingloba una grotta alla base della fabbrica abbaziale. L’importanza dell’oratorio è legata però soprattutto alla figura del committente, il vescovo di Mallorca Lluís de Prades, che si rifugiò a Subiaco nel terzo decennio del Quattrocento, dopo aver abbandonato la fazione avignonese dello scisma, e che qui fu sepolto dopo la morte a Roma nel 1429. Studi recenti hanno già proposto significativi collegamenti tra la cappella sublacense e il mondo aragonese, ma in questa sede un rinnovato sguardo alla figura del prelato e al suo retaggio culturale rende possibile comprendere la natura di questo luogo e il significato delle pitture. Il presente studio, dunque, si concentrerà dapprima sulla vicenda biografica del vescovo tra Spagna e Italia, quindi sulla ricostruzione del tessuto delle sue relazioni politiche e culturali. Si passerà quindi ad analizzare la peculiare architettura della cappella e il ciclo dipinto dal punto di vista formale e soprattutto iconografico, e si presenteranno alcune ipotesi di lettura dei dipinti, e del luogo che li accoglie, in relazione alla figura del loro committente.
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Minutoli, Fabio. "Innovative technologies, certification and assessment tools for a sustainable building heritage." VITRUVIO - International Journal of Architectural Technology and Sustainability 6, no. 2 (December 31, 2021): 102–15. http://dx.doi.org/10.4995/vitruvio-ijats.2021.16530.

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Abstract:
E' evidente che buoni risultati nel campo della sostenibilità ambientale si possono ottenere da politiche di efficienza energetica per gli edifici - per lo più realizzati o in itinere - costruiti per oltre il 50% prima della disattesa legge 373/76 che prevedeva, nel periodo del petrolio europeo crisi, vincoli per la progettazione, installazione, esercizio e manutenzione degli impianti termici e requisiti per l'isolamento termico degli edifici per il contenimento dei consumi.Meno chiara è invece la parte di fabbricato oggetto di conservazione (ai sensi del D.Lgs. 42/2004 o previgenti normative in materia) o di immobili vincolati ope legis (art. 12 D.Lgs. 42/2004, asset appartenenti allo Stato, alle regioni, agli enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e soggetti giuridici privati senza scopo di lucro e che siano opera di autore non più in vita e la cui esecuzione risalga a più di settant'anni ), per i quali non sarebbe possibile applicare le limitazioni dei decreti 192/2005 e 311/2006, che esonerano gli edifici "il cui rispetto dei requisiti comporterebbe un'alterazione inaccettabile della loro natura o aspetto, con particolare riferimento ai o caratteristiche artistiche"degli obblighi di efficienza energetica.In questo lavoro si vogliono giustificare e illustrare alcune scelte fatte da istituti di ricerca internazionali in merito alla difficoltà di conciliare le nuove richieste di sostenibilità legate alla necessità di ridurre i consumi (soprattutto da combustibili fossili) con quelle del valore storico degli edifici oggetto di intervento , presentando criteri di valutazione che possano fornire un metodo oggettivo per quantificare la compatibilità tra nuovo ed esistente, criteri che – per avere capacità predittiva e quindi poter guidare le scelte ex ante e non misurarle ex post – utilizzino strumenti di progettazione digitale (BIM , GIS, ecc.).
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Mary Garrapa, Anna. ""Frontiere del lavoro" in Messico: braccianti messicani e centroamericani in esodo tra (il)legalità, intermediazione e mercato agroalimentare." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 126 (January 2022): 61–78. http://dx.doi.org/10.3280/sur2021-126004.

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Abstract:
L'articolo propone l'uso del concetto di "frontiera del lavoro" per analizzare le politiche migratorie nella regione Centroamerica-Messico-Stati Uniti, tramite due casi studio: il programma statunitense H-2A per il reclutamento temporale di lavoratori agricoli originari del Messico, i programmi messicani di regolarizzazione temporanea per migranti centramericani in transito. La ricerca si è svolta tra marzo 2016 e maggio 2019, con una combinazione di tecniche soprattutto qualitative.
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Ferraroni, Tiziano. "L’ENEMIGO DE NATURA HUMANA NELLA PROSPETTIVA DI IGNAZIO DI LOYOLA." Perspectiva Teológica 53, no. 2 (August 30, 2021): 301. http://dx.doi.org/10.20911/21768757v53n2p301/2021.

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Abstract:
A differenza di molti autori spirituali della sua epoca o delle epoche precedenti, Ignazio di Loyola predilige, per parlare del demonio, il termine “nemico” o ancora di più l’espressione “nemico della natura umana”. In questo nostro contributo investighiamo tale espressione: ne analizziamo le ricorrenze negli scritti ignaziani ed esploriamo le fonti da cui Ignazio potrebbe averla ereditata. La difficoltà a rintracciarne l’origine ci spingerà ad approfondire separatamente il significato di “nemico” e di “natura umana” nell’orizzonte semantico/culturale di Ignazio, per poi congiungere questi termini e formulare qualche ipotesi sull’accezione che Ignazio attribuiva all’espressione indagata. Ne emerge la visione di un combattimento escatologico che si svolge nel cuore di ogni uomo e di ogni donna, e in cui ciò che è in gioco è proprio l’interpretazione della natura umana e la piena realizzazione dell’uomo in Dio.
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Magagnoli, Stafano. "Le aree industriali attrezzate: genealogia ed evoluzione di un modello di sostegno allo sviluppo locale." STORIA URBANA, no. 130 (October 2011): 11–43. http://dx.doi.org/10.3280/su20011-130002.

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Abstract:
Dopo aver indicato i principali assunti teorici e le esperienze salienti che contrassegnano la genealogia del concetto di Area industriale attrezzata (Aia), il saggio si sofferma sulla sua applicazione in Italia, interrogandosi sulla natura del modello istituzionale che nel nostro paese č stato alla base delle politiche di creazione di aree per l'industria. Quali scopi ha avuto, in Italia, la realizzazione delle Aia? Esse sono state usate al fine di sostenere l'industrializzazione, agevolando la nascita e la crescita delle imprese, oppure come semplici strumenti amministrativi atti a consentire l'utilizzo razionale di una risorsa scarsa quale č il territorio? Quella delle Aia č stata una politica a sostegno delle dinamiche evolutive dell'impresa (ovvero una politica di promozione dello sviluppo delle risorse endogene) o esse sono state uno strumento di competizione territoriale? Qual č stato, infine, il ruolo delle aree industriali attrezzate nel processo di sviluppo manifatturiero italiano? Proponendo queste domande come possibili chiavi di lettura delle vicende osservate, il saggio rimarca, nella conclusione, come il "modello italiano" si riveli estremamente sfaccettato, composto di esperienze particolari e impossibili da ricondurre a paradigmi unificanti. La stretta relazione tra capitale e Stato appare, tuttavia, come una componente di forte continuitŕ.
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Buzzi, Elisa. "Doping tradizionale e doping genetico: questioni etiche / Traditional doping and genetic doping: ethical issues." Medicina e Morale 67, no. 1 (March 23, 2018): 41–54. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2018.527.

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Abstract:
Il complesso fenomeno del doping presenta notevoli problemi di definizione. Queste difficoltà, che hanno influenzato l’evoluzione delle politiche anti-doping, sono ulteriormente acuite dall’assenza di una cornice etica chiaramente definita, in grado di giustificare inequivocabilmente le azioni di contrasto intraprese dalle agenzie sportive a partire dalla seconda metà del XX secolo. Ai problemi di interpretazione del doping nelle sue forme tradizionali si sono aggiunte, da qualche decennio, le questioni relative al doping genetico. Il contributo analizza le diverse tipologie di tecnologia genetica, potenzialmente utilizzabili per un miglioramento della prestazione atletica, nella prospettiva di una valutazione etica. Oltre ai problemi medici, legali e morali del doping tradizionale, il doping genetico pone dilemmi etici inediti che rischiano di rendere le risposte dell’etica sportiva e delle politiche anti-doping, se non inefficaci, per lo meno inadeguate e anacronistiche. Nonostante la difficoltà di prevedere l’impatto che le tecnologie genetiche potranno avere sul mondo dello sport, la prospettiva del doping genetico, non diversamente da altre forme di doping, ma più radicalmente, pone due tipi di questioni. In primo luogo, costringe a ripensare alla natura e alle finalità dello sport e delle competizioni atletiche come espressioni dell’eccellenza umana. In secondo luogo, solleva questioni fondamentali circa la definizione dell’identità e della dignità umane nella civiltà tecnologica. ---------- Interpreting doping is fraught with difficulties at the very level of a comprehensive and consistent definition of the phenomenon. Such difficulties have influenced the evolution of anti-doping policies, that are further hindered by the lack of a clearly articulated ethical framework. Moreover, in the last few decades, a host of moral dilemmas has been arising in connection with gene doping. This article analyses different kinds of genetic technology that could enhance athletic performances in the light of their moral implications. In addition to the medical, legal, and ethical problems inherent in traditional doping, gene doping raises a whole range of new ethical issues that might render the current formulations of sport ethics and anti-doping policies, if not ineffectual, at least inadequate and anachronistic. Notwithstanding the difficulties in foreseeing how developments in genetic technology might impact the world of sport in the future, the perspective of gene doping radicalises two kinds of issues, that are not stranger to other forms of doping. Firstly, it leads to reconsider the nature and goals of sport as an expression of human excellency, and secondly, it raises fundamental questions about the definition of human identity and dignity in a technological civilization.
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Allegretti, Giovanni. "Riflessioni sul principio di trasparenza:." Conhecer: debate entre o público e o privado 10, no. 25 (August 3, 2020): 76–111. http://dx.doi.org/10.32335/2238-0426.2020.10.25.3823.

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Abstract:
L’articolo parte dalla decisione del governo Brasiliano di silenziare parte della produzione di dati sui danni causati dalla pandemia COVID-19, per proporre una riflessione sulla trasformazione del principio di trasparenza e della sua relazione con le politiche pubbliche. Nel ripercorrerne la complessa natura di mito e di spazio produttore di miti, attraverso la disamina di alcuni testi costituzionali e di pratiche partecipative formalizzate, il testo s’interroga su come strutturare piú solidamente le relazioni tra due ambiti importanti dell’azione pubblica: la promozione della trasparenza e quella della partecipazione civica all’azione di governo. I due campi appaiono avere molte convergenze strutturali, persino nello svuotamento graduale di significati proposto dalla retorica politica, e il loro crescente dialogo in molti paesi evidenzia la mutua capacitá di apprendimento e fertilizzazione, se pensati da subito nella loro interazione reciproca. L’analisi di come ha teso a strutturarsi negli ultimi anni il rapporto tra trasparenza e innovazioni democratiche mostra che queste ultime sono necessarie ma non sufficienti a garantire un’elevato livello di trasparenza, che richiede di affrontare problemi strutturali che riguardano l’organizzazione politico-amministrativa, le risorse, la mentalitá diffusa e la comunicazione pubblica in un determinato contesto. Per lo meno, non sono sufficienti, quando il contesto non si pone obiettivi sfidanti di ripensamento radicale della partecipazione, attraverso movimenti “a rete” che possano – incrociando sperimentazioni diverse – riflettere in forma collettiva su nuovi modi di mettere in dialogo azioni partecipative promosse “dall’alto” e “dal basso”.
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Barisione, Mauro. "Le Scelte Politiche Dei Cittadini: Ambivalenza, Ragione O Affetto?" Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 32, no. 1 (April 2002): 141–51. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200029956.

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Abstract:
George E. Marcus, W. Russel Neuman e Michael MacKuen, Affective Intelligence and Political Judgement, Chicago, University of Chicago Press, 2000, pp. 199, Isbn 0-226-50468-9Citizens and Politics esce dieci anni dopo i due lavori che più hanno segnato l'attuale psicologia politica e il campo delle ricerche sull'opinione pubblica negli Stati Uniti: Reasoning and Choice di Sniderman et al (1991) e The Nature and Origins of Mass Opinion di Zaller (1992); ma marca anche una continuità con quei volumi collettanei che dalla metà degli anni ‘80 si sono dedicati alle problematiche delle cognizioni politiche e dell'information processing: Lau e Sears (1986), Ferejohn e Kuklinski (1990), Lodge e McGraw (1995), Mutz et al. (1996). Promettendo – per le ragioni che si vedranno più avanti – di far parlare molto di sé, il lavoro curato da Kuklinski, propone allo stesso tempo una sintesi dei temi e un panorama delle ricerche politologiche affrontate da prospettive psicologiche e cognitive. Gli atteggiamenti, i valori, le percezioni, gli affetti, i ragionamenti, le decisioni degli individui nella sfera politica sono analizzati in 17 contributi – introdotti sempre in modo chiaro ed esauriente da Kuklinski, anche se articolati in 4 aree tematiche dalla definizione piuttosto vaga – di autori come Sears, Feldman, Masters, Lau, Lodge, Sniderman, Marcus, per citarne solo alcuni fra i più noti. In particolare, la prima area («Affetto ed emozioni») racchiude quattro contributi incentrati sul ruolo delle inclinazioni affettive nella percezione degli oggetti politici carichi di una valenza simbolica (dalle parole – fra gli esempi americani: «comunisti», welfare, «neri» – alle immagini politicopersonali dei candidati); la stessa dimensione affettiva è analizzata nella seconda parte («Cognizione politica») in relazione ai processi di trattamento dell'informazione, di valutazione delle notizie e di elaborazione di giudizi politici da parte dei cittadini, specie nell'arco della campagna elettorale; la terza parte («Atteggiamenti politici e percezioni») aggiorna il dibattito classico intorno alla maggiore o minore stabilità e coerenza degli atteggiamenti in seno all'opinione pubblica, mentre la quarta parte è interamente dedicata allo studio dei «Valori politici», con due ricerche che analizzano più precisamente le relazioni fra i valori di «umanitarismo» e «individualismo» e le preferenze dei cittadini in tema di politiche pubbliche.
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Tacchi, Enrico M. "La scacchiera di Schelling: un modello per l'analisi della segregazione urbana." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 92 (February 2011): 167–79. http://dx.doi.org/10.3280/sur2010-092011.

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Abstract:
Le dinamiche della segregazione residenziale in Italia sono un tema emergente di discussione della coesistenza interetnica. Questo articolo presenta il contributo di Schelling su tale argomento. Nel XX secolo, diversi autori hanno elaborato un certo numero di indici di segregazione. Schelling ha proposto di studiare la segregazione residenziale utilizzando un modello lineare e un modello a scacchiera. La metafora della linea consente di avere una sequenza illimitata di simboli, mentre la metafora della scacchiera introduce restrizioni ai vicinati, con i suoi confini e i suoi angoli. La persistente vitalitŕ del pensiero di Schelling per lo studio della segregazione sociale nelle cittŕ dipende soprattutto dalle scoperte sulle relazioni inattese tra le scelte residenziali degli individui e la segregazione complessiva dei vicinati. Pertanto, una cittŕ integrata puň condurre alla segregazione anche qualora nessun attore individuale desiderasse la segregazione risultante. Tutto ciň solleva seri dubbi sulla reale possibilitŕ delle politiche pubbliche di perseguire l'integrazione residenziale promuovendo l'apertura e la tolleranza della diversitŕ.
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Meola, Lorella. "Auto-sorveglianza e governo: sguardi prospettici della mobile-health." Medicina e Morale 69, no. 3 (November 3, 2020): 311–25. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.705.

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Abstract:
La mobile-health propone una crescente gamma di tecnologie digitali, che offrono soluzioni nella cura della salute e nella promozione del benessere. Pur contribuendo in maniera vantaggiosa alla prevenzione delle malattie e alla gestione delle patologie croniche in particolare, tuttavia la varietà delle tecnologie disponibili e l’ampiezza dei fini perseguibili sollevano perplessità rispetto alla regolamentazione e alla valutazione morale della mobile-health. L’articolo analizza le implicazioni etiche e politiche della natura ibrida delle tecnologie digitali, al confine tra promozione della salute e gestione dello stile di vita, evidenziando come esse si appropriano della vita dell’utente. Attraverso un meccanismo di auto-sorveglianza, la mobile-health acquisisce dati ed elargisce raccomandazioni per una vita più salutare. Tale dispositivo, identificato nei processi di datificazione e modulazione delle condotte, è orientato all’ottimizzazione della vita, intesa come massimizzazione dei processi vitali, ovvero del loro funzionamento e del loro esito. L’ottimizzazione potrebbe comportare la riduzione della condotta umana a una moltiplicazione di prestazioni, attraverso le quali l’individuo cerca di migliorare se stesso ma, così facendo, egli stesso si rivela funzionale al profitto economico-produttivo, politico e organizzativo della società. L’ipotesi che si intende dimostrare è che l’auto-sorveglianza su cui si basa la mobile-health diviene una strategia di governo eteronomo delle condotte.
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Andreatta, Filippo, and Mathias Koenig-Archibugi. "L'ORIZZONTE DELLA COOPERAZIONE. LA CONTROVERSIA SUI VANTAGGI RELATIVI NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 31, no. 2 (August 2001): 235–75. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200030586.

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Abstract:
Introduzione Gli studiosi di politica internazionale evocano spesso l'immagine dello «Stato di natura» per descrivere sinteticamente i rapporti tra gli Statio Per i pili pessimisti, descrivere i rapporti internazionali in questo modo equivale a postulare uno stato di guerra permanente, attuale o potenziale. Thomas Hobbes, che pose l'idea dello stato di natura tra le basi della sua dottrina dell' autorita politica, riconosceva che esso probabilmente non era altro che un'utile costruzione euristica se riferito ai rapporti tra singoli individui, rna ne difendeva il carattere di descrizione realistica se applicato ai rapporti tra i sovrani del suo tempo e non solo. Per Hobbes, anche se «non vi e mai stata un'epoca nella quale ogni uomo era in guerra contro un altro uomo», i re e gli altri sovrani, a causa della loro indipendenza, permanentemente «si trovano nella posizione di gladiatori, con Ie armi puntate, con i loro forti, Ie loro guarnigioni ed i loro fucili alle frontiere: la quale e una posizione guerresca» (Hobbes [1651] 1911, XIII, 103).
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Mara Santi, Tiziano Toracca e. "La Procedura di Mobilità e la sua rappresentazione letteraria: Mobilità e Mobilità n. 2 in Works (2016) di Vitaliano Trevisan." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 53, no. 2 (March 24, 2019): 480–510. http://dx.doi.org/10.1177/0014585819831961.

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Abstract:
Il saggio analizza i capitoli Mobilità e Mobilità n. 2 di Works (2016) di Vitaliano Trevisan contestualizzandoli nel rinato interesse per il lavoro che dalla metà degli anni Novanta si registra negli autori, nel mercato editoriale, nel pubblico e nei critici letterari italiani. Posto che la letteratura italiana contemporanea ricomincia a interessarsi al lavoro in concomitanza con il passaggio storico dal fordismo al post-fordismo e in parallelo alle riforme giuridiche che hanno rappresentato le tappe politiche decisive di tale passaggio, il saggio analizza i due capitoli in primo luogo alla luce della legge sulla mobilità n. 223/1991 e dei successivi interventi legislativi su di essa occorsi. In secondo luogo il saggio analizza come la mobilità viene rappresentata da Trevisan e come l’autore non giochi la facile e ormai frusta carta della rappresentazione negativa né della disoccupazione né del lavoro, ma tracci un quadro acuto e originale, nel contesto della letteratura italiana degli anni Zero, del lavoro come attività strutturalmente sociale, in cui si esprimono l’identità e la responsabilità sociale del singolo. Più ancora emerge che i due capitoli sul “non-lavoro”, inseriti a metà del percorso narrativo che illustra i tanti lavori che il personaggio protagonista attraversa prima di diventare scrittore, rappresentano una vera e propria pausa lavorativa e narrativa per tematizzare la natura stessa del romanzo. Works, emerge infatti, è un quadro frammentato di partenze e ripartenze professionali ma è soprattutto una lettura finzionale del reale, ossia una consapevole rivendicazione alla letteratura di un ruolo non descrittivo ma interpretativo e conoscitivo.
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Attiani, Caterina. "L'agricoltura urbana." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 98 (July 2012): 73–89. http://dx.doi.org/10.3280/sur2012-098006.

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Abstract:
Analizzeremo il fenomeno dell'Agricoltura Urbana (AU). Definiremo il concetto, spiegando come si colloca all'interno delle politiche per lo sviluppo e nell'agenda politica brasiliana nella lotta contro la fame e per la sicurezza alimentare. L'AU sperimenta una riscoperta da parte del sapere accademico a partire dalle proiezioni delle Nazioni Unite di un mondo sempre piů urbano. Tuttavia, non inventa niente di nuovo, ma semplicemente fonde in maniera diversa, rispetto al passato piů recente, elementi che presi singolarmente appartengono ad un passato piů lontano (Ingersoll et al, 2007), riscattando una forma di welfare, giŕ utilizzata in altre epoche di crisi.
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Cattaneo, Fabrizio. "Democrazia costituzionale." DESC - Direito, Economia e Sociedade Contemporânea 2, no. 2 (February 21, 2020): 110–26. http://dx.doi.org/10.33389/desc.v2n2.2019.p110-126.

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Abstract:
Il saggio si focalizzerà sull’analisi del rapporto tra costituzione e democrazia, innanzitutto sotto un profilo teorico ricostruendo il modello della democrazia costituzionale secondo alcune delle più autorevoli linee di pensiero del costituzionalismo contemporaneo. La natura della democrazia costituzionale è infatti, come si cercherà di argomentare, innanzitutto concettuale, e designa un modello teorico che in parte fornisce elementi per una conoscenza analitica, in parte dà indicazioni normative alle costituzioni democratiche positive dei regimi politici contemporanei e agli embrioni di costituzioni democratiche delle istituzioni politiche sovranazionali come l’Unione Europea e l’Organizzazione delle Nazioni Unite. Il saggio si articolerà in due parti. La prima sarà dedicata alla ricostruzione del modello teorico della democrazia costituzionale, come si è detto seguendo alcune delle più autorevoli linee di pensiero del costituzionalismo contemporaneo: nello specifico ripercorrendo e ricostruendo sommariamente le teorie di Norberto Bobbio e Luigi Ferrajoli. La seconda parte sarà dedicata all’osservazione storico-empirica della ‘divaricazione deontica’ (Ferrajoli) tra il modello teorico e la realtà, cioè la distanza che si può osservare tra modello teorico e le costituzioni formali e ‘materiali’ dei regimi politici fondati su tale modello. Senza ovviamente pretendere minimamente un’analisi esaustiva, si tenterà di rintracciare una linea evolutiva (o involutiva?) nell’arco temporale che va dalla nascita delle democrazie costituzionali con costituzione rigida e forma di governo democratica, (sostanzialmente dunque dalla fine della seconda guerra mondiale) ai nostri giorni.
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Carrera, Letizia. "Centri storici tra specificità e processi di mutamento." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 125 (August 2021): 116–32. http://dx.doi.org/10.3280/sur2021-125007.

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Abstract:
Il dibattitto italiano sui centri storici, caratterizzato per lungo tempo da un andamento carsico, è stato spesso carente sia sul piano del riconoscimento della loro specificità, sia su quello di un'analisi processuale delle loro caratteristiche. Il punto di partenza è riconoscerli come parte integrante della città ma, allo stesso tempo, come parti caratterizzate da tratti specifici. Alcune volte i centri storici sono considerati come una risorsa per la città in termini di sviluppo sociale ed economico; altre volte come un problema che richiede strategie di intervento. L'autore propone una riflessione che muove dalle peculiarità di ciascuna realtà, per connettersi a una proposta tipologica centrata sui processi di cambiamento che caratterizzano i centri storici. Questa prospettiva di analisi rappresenta anche la possibilità di orientare interventi progettuali in vista di politiche di rigenerazione urbana.
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Schmitter, Philippe C. "LA RAPPRESENTANZA NELLA FUTURA ENTITÀ POLITICA EUROPEA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 22, no. 3 (December 1992): 411–48. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200018876.

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Abstract:
IntroduzioneSe la natura delle politiche pubbliche determina in misura crescente la sostanza degli interessi, la quale determina in misura crescente la forma delle constituencies, la quale determina in misura crescente il futuro della rappresentanza, e la Comunità europea determina in misura crescente la natura delle politiche pubbliche in Europa, allora il futuro della Comunità europea determinerà in misura crescente il futuro della rappresentanza in Europa.
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Butera, Federico, and Fernando Alberti. "Il governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 1 (December 2012): 77–111. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001004.

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Abstract:
I policy maker sono costantemente alla ricerca delle forme e degli strumenti per contribuire ad aumentare la prosperitŕ economica e sociale del proprio territorio. Gli studi a livello internazionale ci dicono che la prosperitŕ di un territorio č direttamente riconducibile alla sua competitivitŕ, e quindi in primis al livello di produttivitŕ e innovazione del sistema delle imprese. Come verrŕ ampiamente illustrato in questo articolo, le reti inter-organizzative - nella varietŕ di forme che l'evidenza empirica ci suggerisce - attraverso una flessibilitŕ senza precedenti, una piů veloce circolazione delle informazioni, la condivisione di visioni, saperi e conoscenza, l'efficiente e rapido scambio di risorse e competenze per competere, assicurano al tempo stesso specializzazione, efficienza e alti livelli di produttivitŕ. La configurazione e la natura di tali reti č in via di continua ridefinizione ed espansione e l'uso del termine rete č spesso generico o inappropriato. Anche i confini delle reti vanno continuamente ridefiniti, in un continuum che va dalle imprese tradizionali che esternalizzano e delocalizzano parte della loro produzione fino al puro networking di varia natura. Noi ci concentreremo solo su quelle reti interorganizzative che rappresentano forme nuove di impresa, di quasi impresa, di sistemi di imprese che consentono una gestione competitiva e innovativa della catena del valore e dei processi fondamentali, conseguendo risultati economici e sociali, in una parola prosperitŕ. Ci occuperemo in particolare del fenomeno piů nuovo che caratterizza l'Italian way of doing industry, ossia lo sviluppo e i successi delle medie imprese, nodi di reti inter-organizzative che coinvolgono non solo imprese piccole, ma anche imprese grandi, in una proiezione spesso globale. Su queste nuove forme di reti inter-organizzative, si apre uno spazio di intervento straordinario per i policy maker in azioni di attivazione, incentivazione e supporto, capaci di condurre a superiori livelli di competitivitŕ le imprese componenti le reti, le reti stesse e i territori da cui esse muovono, ovvero capaci di favorire una maggiore prosperitŕ. Tali spazi di governo delle reti inter-organizzative possono avere natura infrastrutturale (trasporti, edilizia, tecnologie, credito, servizi, ecc.), relazionale (governo della catena del valore, dei processi, dei flussi, delle architetture d'impresa, dei sistemi informativi e di comunicazione, dei sistemi professionali ecc.) e cognitiva (capitale umano, capitale intellettuale, sistema di valori e norme, ecc.). Tutte e tre queste dimensioni sono importantissime e vanno gestite congiuntamente in nuove forme di management assicurate dalle imprese "pivotali" e nell'ambito di quello che nell'articolo č definito come meta-management, ovvero quelle posizioni di attori pubblici e privati - spesso in raccordo fra loro - che assicurano supporto e guida strategica alle reti. Nuovi modelli di management e di meta-management implicano una conoscenza profonda della rete e, di conseguenza, una visione d'insieme attuale e futura sicura e convincente e una capacitŕ di execution che sappia consolidare o riorientare la rete; valorizzare le risorse, materiali e personali, lě racchiuse e soprattutto perseguire obiettivi e misurare risultati. Meta-management non significa favorire il mero networking tra imprese, ma attivarsi come agenzie strategiche e provvedimenti concreti capaci di disegnare politiche di accompagnamento e sostegno alla creazione e alla valorizzazione di robusti network tra imprese e tra imprese e istituzioni, che trascendano le consuete filiere e agglomerazioni locali. Una economia e una societŕ fatta di reti inter-organizzative non č uguale a quella fatta prevalentemente di singole imprese "castello". Sulle reti di impresa e sull'impresa rete incombono alcune rilevanti questioni a cui il nostro lavoro tenta di dare alcune risposte Vediamole qui di seguito. 1. Diagnosi. L'organizzazione a rete č oggi scarsamente riconoscibile. Come diagnosticarla, come identificarne le caratteristiche strutturali e comprenderne i problemi critici? 2. Sviluppo e progettazione. L'organizzazione a rete si puň supportare con adeguati servizi, sviluppare intenzionalmente o addirittura progettare, come qui si sostiene? E se sě, in che modo? I metodi da adoperare per gestire questo sviluppo sono certo diversi da quelli adottati da strutture accentrate, sono meno top-down e meno razionalistici: ma quali possono essere? 3. Stabilitŕ e mutamento. Ogni nodo o soggetto della rete fa parte di reti diverse, in alcuni casi abbandona in rapida successione le une per legarsi ad altre. Come combinare l'estrema mutevolezza di queste multiple appartenenze con l'esigenza di stabilitŕ e crescita di ogni singolo nodo, come far sě che l'intera rete si comporti come un "attore collettivo" capace di un governo? 4. Risultati. Se e come definire obiettivi o ri-articolarli velocemente nel tempo? Come valutare i risultati delle diverse dimensioni economiche e sociali? 5. Decisioni e misura. L'organizzazione a rete - come e piů dell'impresa tradizionale - cambia per repentine innovazioni, per adattamento, per micro-decisioni, per miglioramento continuo, č il risultato di scelte su cosa fare dentro e cosa comprare, su quali funzioni accentrare e quali decentrare, su quando acquisire o vendere unitŕ aziendali e su quando fare accordi, dove allocare geograficamente le attivitŕ. Vi sono criteri e metodi da adottare, per operare in questi contesti di agilitŕ, velocitŕ e rapiditŕ di processi decisionali? 6. Sistemi. Quali tecniche o sistemi operativi adatti all'impresa rete dovranno essere sviluppati? Quali sistemi di pianificazione e controllo di gestione dell'impresa rete, if any? Č possibile stabilire standard di qualitŕ per la rete? Come sviluppare dimensioni quali linguaggi, culture, politiche di marchio e di visibilitŕ, come potenziare le comunitŕ, come promuovere formazione e apprendimenti? 7. Strutture. Le reti di impresa includono una grande varietŕ di forme, come vedremo. La rete di imprese puň includere una parte di gerarchia: quali modelli di organigrammi sono compatibili? Quali sistemi informativi, di telecomunicazioni, di social network sono adatti per la rete di imprese? Quali sistemi logistici? Quali regole e contratti formali? Quali flussi finanziari? Le risorse umane si possono gestire e sviluppare lungo la rete? E in che modo? E che dire dei sistemi di controllo della qualitŕ? 8. Nascita e morte. La rete di imprese e soprattutto i suoi "nodi" hanno un tasso di natalitŕ/ mortalitŕ piů elevato dell'impresa tradizionale. Gestire la nascita e la morte delle imprese diventerŕ ancora piů importante che gestire le imprese. Chi lo farŕ e come? 9. Vincoli e opportunitŕ. La legislazione, le relazioni industriali, la cultura manageriale sono oggi vincoli e opportunitŕ allo sviluppo di forme di rete di imprese. La globalizzazione dell'economia, lo sviluppo dei servizi, le nuove tecnologie, la cultura dei giovani, invece, sembrano operare piů come fattori facilitanti quando addirittura non cogenti. Come gestire (e non subire) vincoli e opportunitŕ? Cosa puň fare l'impresa, e cosa possono fare le istituzioni pubbliche? Vi sono nuovi programmi e regole nazionali e regionali per la costituzione delle reti di impresa: quale č la loro efficacia e impatto? In tale quadro, un'Agenzia Strategica (una grande impresa, una media impresa, un ente governativo, una Camera di commercio, un'associazione imprenditoriale, un istituto di credito) puň esercitare un ruolo centrale nella promozione e governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ dei territori, mettendo a fuoco i propri interventi di policy avendo come oggetto prioritario queste nuove forme di impresa, quasi-impresa, sistemi di impresa usando diverse leve: - innanzitutto, fornendo o favorendo l'accesso a risorse chiave, come credito, finanziamenti, sgravi fiscali, servizi per l'internazionalizzazione, conoscenze, marketing ecc.; - agendo da fluidificatore delle reti tra imprese, che sappia rimuovere ostacoli nelle strutture relazionali e irrobustire nodi, processi, strutture di governance laddove necessario; inserendosi direttamente nelle strutture relazionali come ponte per connettere nodi disconnessi; - esercitando a pieno il ruolo di meta-manager di reti inter-organizzative ossia imprimendo al sistema un indirizzo strategico di fondo, governando i processi "politici" interni alla rete ossia la distribuzione di potere e risorse e creando le condizioni culturali, strategiche organizzative e tecnologiche; - facendo leva sull'essere un policy maker cross-settoriale e multi-territoriale. Le reti di impresa hanno successo se si integrano entro "piattaforme industriali" (ad es. IT, Green economy, portualitŕ e logistica), entro cluster territoriali (es. distretti, economie regionali, etc.), sistemi eterogenei interistituzionali (che includono imprese pubbliche, amministrazioni, istituzioni e associazioni). La nostra tesi č che azioni di governo della rete attraverso nuove forme di management e di meta-management sono tanto piů efficaci quanto piů contribuiscono a supportare e strutturare reti organizzative robuste o che tendono a diventare tali, ossia imprese reti e reti di impresa governate; sono tanto meno efficaci o quanto meno misurabili quanto piů supportano solo processi di networking poco definiti destinati a rimanere tali. Nei termini di Axelsson, policy e management hanno effetto su reti che esprimono a) modelli di relazione fra diverse organizzazioni per raggiungere fini comuni. Hanno un effetto minore o nullo quando le reti di cui si parla sono solo b) "connessioni lasche fra organizzazioni legate da relazioni sociali" o c) un insieme di due o piů relazioni di scambio.
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