Journal articles on the topic 'Politiche attive del lavoro'

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Ciucciovino, Silvia. "Contrattazione collettiva e politiche attive del lavoro." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 172 (February 2022): 641–64. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2021-172010.

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Abstract:
Il saggio approfondisce il ruolo dei diversi soggetti, pubblici e privati, chiamati a realizzare le politiche attive del lavoro, evidenziando come nel contesto attuale prevalga una concezione prettamente pubblicistica delle politiche attive con un ruolo marginale degli attori privati e dell'autonomia collettiva. L'Autrice propone una innovativa rilettura dei fondamenti costitu-zionali della materia e della normativa vigente, per passare a rivalutare il ruolo regolativo autonomo diretto dello Stato nella materia, superando l'eccessiva regionalizzazione delle politiche attive, e per argomentare un più forte protagonismo delle parti collettive e dei fondi interpro-fessionali nell'assunzione di responsabilità in questa materia. Viene altresì criticata la prevalen-te impostazione rimediale e posticipata delle politiche attive rispetto all'evento disoccupazione e proposto un impulso maggiore alle misure di prevenzione della disoccupazione e della margi-nalità lavorativa, dove il ruolo della bilateralità e delle parti sociali appare di centrale importan-za.
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Tursilli, Antonio. "Il "tutoraggio" dei soggetti deboli del MdL italiano. Politiche "pro-attive" attuabili nei Centri per l'Impiego provinciali." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 97 (June 2012): 209–29. http://dx.doi.org/10.3280/qua2012-097010.

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Abstract:
Il presente saggio descrive la "filosofia" e i risultati ottenuti da due progetti condotti dall'Associazione Nuovi Lavori di Roma in partenariato con le province di Foggia, Bari e Taranto da un lato e L'Aquila, Teramo, Chieti e Pescara dall'altro. I progetti hanno sperimentato nuove e piů "attive" forme di politiche per il lavoro: il tutoraggio personalizzato e le reti sociali per il lavoro, evidenziando l'esistenza di possibili forme di evoluzione delle modalitŕ operative dei Centri Per l'Impiego delle province italiane.
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Marocco, Manuel. "La nuova governance delle politiche attive del lavoro." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 149 (April 2016): 203–14. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2016-149010.

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4

Pironi, Laura. "Le politiche attive del lavoro in tempo di crisi." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 103 (January 2015): 83–167. http://dx.doi.org/10.3280/qua2015-103006.

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5

Narciso, Fabio. "L'apprendistato, le politiche attive per l'inserimento dei giovani al lavoro." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 99 (May 2013): 185–95. http://dx.doi.org/10.3280/qua2013-099010.

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Abstract:
L'articolo ha come scopo quello di accendere una riflessione sugli strumenti dedicati all'inserimento lavorativo dei giovani. L'obiettivo č quello di fare una valutazione sulle misure di politica attiva, in uso nello specifico nella Provincia di Terni Servizio programmazione delle politiche del lavoro, quali il prodotto di filiera, mettendo questo strumento in relazione ed in filiera con le modalitŕ d'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro per mezzo del contratto di apprendistato. L'articolo ripercorre brevemente le varie trasformazioni ed applicazioni dello strumento dell'apprendistato mettendo in luce come nel tempo questo strumento abbia perso la valenza di raccordo con il mondo dell'istruzione e della formazione ed abbia messo l'accento principalmente sui vantaggi economici del contratto. L'apprendistato nato come luogo d'incontro tra i diversi mondi dell'istruzione, della formazione e del lavoro stenta a far dialogare questi mondi ed a condividere un linguaggio ed ad essere efficace in una logica di contaminazione e nella sua essenza formativa. I dati dell'ultimo rapporto ISFOL sull'apprendistato dimostrano in maniera sorprendente come le cause di interruzione dei rapporti di apprendistato per dimissioni, circa il 62%, dipendano dalla scelta dei lavoratori giovani che affrontano il mondo del lavoro con poca consapevolezza e privi di un percorso di orientamento capace di determinare le scelte professionali adeguate con un costo sociale che č tra i piů alti in Europa L'articolo poi descrive l'esperienza del prodotto di filiera work experience: composto da formazione propedeutica all'ingresso, tirocinio semestrale retribuito ed obbligo all'inserimento che ha prodotto il 64% di successi d'inserimento del mondo del lavoro dei giovani e che č considerato uno strumento virtuoso di conoscenza per massimizzare l'incontro domanda offerta.
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Fasano, Annarita. "Una valutazione realista delle politiche attive del lavoro: alcune riflessioni a partire da una ricerca sul campo." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 47 (October 2011): 43–66. http://dx.doi.org/10.3280/riv2010-047010.

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Abstract:
Accanto alle politiche passive del lavoro, negli ultimi decenni hanno assunto una crescente importanza un'ampia gamma di misure e interventi riconducibili alle politiche attive. Tutto ciň, se da una parte apre interessanti prospettive in termini di processi di capacitazione degli utenti, dall'altra pone anche importanti interrogativi in merito all'efficacia degli interventi. Lo spostamento dell'asse delle politiche dalla dimensione macro dei grandi interventi pubblici a quella micro delle azioni orientate a singole popolazioni-obiettivo rappresenta, infatti, una sfida per i servizi per l'impiego e, in certa misura, ,anche per la valutazione delle politiche pubbliche. Quest'ultima, in particolare a partire da un utilizzo critico degli strumenti concettuali elaborati nell'ambito dell'approccio realista, puň consentire di verificare empiricamente la tenuta della retorica dell'attivazione. Al fine di offrire alcuni elementi di riflessione in questa direzione, il presente saggio presenta i risultati della valutazione di un programma di promozione dell'occupazione che, utilizzando strumenti di politica attiva, ha operato negli ultimi anni in un'area particolarmente critica dal punto di vista dell'inclusivitŕ del mercato del lavoro: il Mezzogiorno. I processi innescati dal programma, i meccanismi sottostanti la sua implementazione, la loro interazione col contesto d'uso e gli esiti inattesi dei trattamenti sono al centro della valutazione che mira a costituire un utile quadro analitico inerente i vantaggi e le criticitŕ associati all'approccio dell'attivazione.
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Carbone, Vincenzo, and Roberto Ciccarelli. "Piattaforme digitali, politiche sociali e occupazionali: il case management nel "reddito di cittadinanza" in Italia." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 163 (August 2022): 207–23. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-163011.

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Abstract:
In questo articolo il "reddito di cittadinanza", istituito in Italia nel 2019, viene analizzato dal punto di vista del case management realizzato attraverso piattaforme digitali dai suoi attori, chiamati "navigator", insieme al personale dei centri per l'impiego. Questa pratica è emersa nel rapporto tra medici, infermieri e pazienti ed è stata progressivamente associata alle politiche di incontro tra domanda e offerta di lavoro in una politica sociale, chiamata welfare-to-work, in cui le indennità di disoccupazione sono legate al reinserimento lavorativo. Sulla base di una ricerca di etnografia sociale che ha raccolto testimonianze qualificate degli attori coinvolti nei processi, l'articolo indaga prospettive e limiti attuali dell'integrazione tra Welfare e l'uso delle piattaforme digitali nel processo di digitalizzazione delle politiche attive del lavoro.
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De Vincenzi, Roberto. "Verso una maggior integrazione tra politiche attive e politiche passive del lavoro. problemi attuativi." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 3 (January 2018): 64–100. http://dx.doi.org/10.3280/es2017-003004.

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Bianco, Adele. "La riforma del mercato del lavoro e il concetto di disoccupazione." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 3 (November 2010): 123–36. http://dx.doi.org/10.3280/sa2010-003012.

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Abstract:
Argomento del contributo č ricostruire come sia cambiata la concezione della disoccupazione. A seguito delle riforme del mercato del lavoro introdotte in Italia nel corso all'incirca degli ultimi quindici anni, si č scelto di legare lo stato di disoccupazione al reddito percepito. Innanzi tutto si osserverŕ che la disoccupazione si č fatta piů intricata da definire e da gestire. Relativamente all'attuale modalitŕ di accertamento e di mantenimento dello stato di disoccupazione, il lavoratore puň piů facilmente perdere una serie di benefici derivanti dal risultare disoccupato. La regolazione e gestione dello stato di disoccupazione non č riuscita a far calare il numero dei "veri" disoccupati e contraddice lo spirito delle politiche attive del lavoro, tendendo ad escludere quanti hanno una occupazione malsicura e conseguentemente legittimando il lavoro precario. Proveremo infine a interpretare, sotto il profilo sociale, culturale e valoriale, le ragioni del legame posto tra stato di disoccupazione e reddito percepito.
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Magni, Carlo, and Eleonora Renda. "Universitŕ e lavoro nel circolo vizioso della crisi." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 92 (October 2010): 83–122. http://dx.doi.org/10.3280/qua2010-092006.

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Abstract:
L'articolo intende affrontare il problema della difficile transizione dei giovani laureati dalla formazione universitaria al mercato del lavoro. Il tema della scarsa capacitŕ del sistema produttivo, specie in tempi di crisi, di valorizzare le competenze dei giovani laureati č di grande attualitŕ e ricco di implicazioni teoriche e di ricerca applicata sia in campo economico che sociale. Dopo una sommaria descrizione del contesto occupazionale generato dalla crisi, il lavoro illustra il quadro normativo di carattere prevalentemente nazionale che ha guidato la fase di attuazione delle politiche attive per il lavoro negli ultimi anni, con particolare riferimento a quelle che coinvolgono il sistema formativo universitario. Successivamente, sulla base dei dati raccolti, vengono esaminate e valutate le politiche nazionali di intermediazione universitaria divenute uno dei nuovi strumenti istituzionali per favorire l'incontro fra la domanda e l'offerta di lavoro. Inoltre č stato esaminato criticamente l'approccio tradizionalmente utilizzato per studiare il comportamento delle imprese e dei lavoratori nelle scelte di investimento in capitale umano e formazione per verificare se, tale approccio, č ancora in grado di interpretare adeguatamente la realtŕ emersa dalla crisi. Infine si giunge alla definizione di politiche desiderabili per favorire una buona occupazione e contrastare il consolidarsi degli effetti negativi della congiuntura sfavorevole sul mercato del lavoro, specie per le giovani generazioni di laureati.
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Sciarra, Silvana. "Flessibilità e politiche attive del lavoro. Note critiche sulla riforma monti-fornero." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 139 (August 2013): 471–88. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2013-139005.

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Alaimo, Anna. "Politiche attive del lavoro, patto di servizio e "strategia delle obbligazioni reciproche"." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 139 (August 2013): 507–25. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2013-139007.

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Grunow, Daniela. "Flexicurity, insicurezza del lavoro e formazione di una famiglia: la condizione giovanile in Danimarca." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 124 (December 2011): 75–92. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-124005.

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Abstract:
Questo articolo descrive come il processo di flessibilizzazione del mercato del lavoro e l'attuale crisi economica abbiano modificato l'assetto occupazionale dei giovani in Danimarca dagli anni '80 del novecento al 2010. L'autrice si interroga se la flessibilizzazione abbia influenzato le decisioni di lungo termine dei giovani, quali l'unione di coppia, l'autonomizzazione dai genitori, la costruzione di una famiglia. Dai dati a disposizione sembra che il modello danese abbia successo, se paragonato alla maggior parte dei paesi che fanno parte dell'Oecd, in riferimento al basso incremento della disoccupazione giovanile. Non ci sono evidenze del fatto che i cambiamenti nell'economia danese abbiano condizionato decisioni relative alle unioni di coppia, alla formazione di una famiglia, alla fertilitŕ. Le politiche attive del lavoro unite a un mercato del lavoro flessibile sembrano distribuire i rischi occupazionali in modo più uniforme tra i giovani e le generazioni più anziane.
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Seghezzi, Francesco. "Il Patto per il lavoro della regione Emilia-Romagna: una lettura di relazioni industriali." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 161 (December 2021): 218–35. http://dx.doi.org/10.3280/sl2021-161011.

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Abstract:
L'autore analizza il Patto per il lavoro firmato in Emilia Romagna nel luglio del 2015 e rinnovato nel dicembre del 2020 nella prospettiva delle relazioni industriali. In particolare si concentra sui contenuti del patto e sulle ragioni che hanno spinto le parti sociali a sottoscriverlo. L'autore mostra le differenze con il ricco panorama di patti degli anni Novanta, nei quali i contenuti erano più focalizzati su singole azioni connesse alle politiche del lavoro. Nel Patto per il lavoro l'autore individua un più ampio approccio delle parti sociali alle tematiche del lavoro con un interesse per le politiche industriali, le politiche del mercato del lavoro e le politiche della formazione. Emerge che le parti sociali agiscano per legittimare la loro azione specifica a livello aziendale o territoriale attraverso una partecipazione attiva nella definizione del più ampio scenario delle politiche territoriali insieme all'attore pubblico.
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Bubbico, Davide. "Le politiche attive del lavoro in Italia tra sostegno all'occupazione e deregolamentazione contrattuale dell'impiego." DEMOCRAZIA E DIRITTO, no. 1 (March 2014): 105–34. http://dx.doi.org/10.3280/ded2013-001006.

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Pasquarella, Valentina. "LE NUOVE REGOLE SULLA DISABILITÀ DOPO IL JOBS ACT: RAFFORZAMENTO DELLE TUTELE O MERA SEMPLIFICAZIONE?" Revista Direito das Relações Sociais e Trabalhistas 3, no. 2 (October 9, 2019): 191–210. http://dx.doi.org/10.26843/mestradodireito.v3i2.115.

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Abstract:
Nel saggio si sviluppa un'analisi delle politiche per l’inserimento nel mondo del lavoro dei soggetti portatori di disabilità: includere significa offrire alle persone disabili l’opportunità di essere cittadini a pieno titolo con uguali diritti e doveri, di partecipare pienamente alla vita sociale all’interno di un determinato contesto lavorativo. L’analisi critica dell’attuale quadro regolativo (risultante dalle modifiche introdotte dal Jobs Act) evidenzia l’urgenza di superare la tradizionale visione medicale, assistenzialistica e compassionevole che considera i disabili come meri destinatari delle politiche di sostegno e di assistenza, a favore di una prospettiva più moderna – ispirata all’eguaglianza sostanziale – che li reputa ‘soggetti’ titolari di libertà e diritti soggettivi e, quindi, parti attive dell'operazione inclusiva, che dovrà necessariamente ispirarsi all'effettiva valorizzazione delle capacità e delle potenzialità degli stessi.
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Gragnoli, Enrico. "Gli strumenti di tutela del reddito di fronte alla crisi finanziaria." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 136 (December 2012): 573–618. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2012-136003.

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Abstract:
Lo scritto si occupa della crisi dello stato sociale e dei suoi riflessi sulla effettivitŕ dei principi costituzionali. L'autore si sofferma sugli istituti di tutela del reddito e, in particolare, sul c.d. «reddito di cittadinanza», considerato non conforme ai principi costituzionali sul lavoro. Si esaminano le relazioni tra il contesto istituzionale e il settore privato. In particolare, si analizza il ruolo attribuito agli enti bilaterali. Il saggio studia il nesso tra politiche attive e passive di promozione e di difesa dell'occupazione, nonché il ruolo svolto dalle regioni. Infine, si individua nel sistema dei trattamenti in deroga e nella sua disciplina, il sintomo piů evidente di disarticolazione del sistema protettivo.
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Mozzillo, Giuseppe, and Enrico Todini. "Valutazione del commitment locale di un programma regionale di politiche attive del lavoro. La scala di distanza culturale e valoriale." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 45 (October 2010): 27–46. http://dx.doi.org/10.3280/riv2009-045004.

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Abstract:
La finalitŕ dell'articolo č illustrare la Scala di distanza culturale e valoriale, uno strumento messo a punto e impiegato dallo Staff Monitoraggio & Valutazione di Italia Lavoro Spa nella valutazione dell'efficacia interna di un programma regionale di politiche attive del lavoro allo scopo di rilevare la distanza tra gli orientamenti culturali e valoriali dei diversi attori coinvolti nella sua implementazione, tra questi e il piů generico frame valoriale che informa le finalitŕ e gli obiettivi del programma medesimo. L'ambito di analisi sviluppato č quello dell'effettivo commitment locale della politica regionale, cioč del grado di condivisione tra i diversi attori locali delle sue finalitŕ e dei valori sottintesi; l'analisi č stata orientata dal presupposto teorico che, per quanto ben "disegnato" sulla carta, un programma pubblico č tanto piů efficace quanto piů č compreso e "agito" con reale partecipazione dagli organismi e dagli operatori in esso coinvolti, chiamati a condividerne gli obiettivi e, almeno in parte, i valori. Nella prima parte del contributo si da conto del processo di elaborazione e di validazione dello strumento; nella seconda č illustrato il processo di elaborazione statistica dei dati e la "mappa delle distanze culturali" che ne č derivata.
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Mariani, Paolo, Mauro Mussini, and Biancamaria Zavanella. "Servizi pubblici per l'impiego e imprese: un'analisi della relazione tra preselezione e job matching." RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no. 1 (March 2011): 106–32. http://dx.doi.org/10.3280/rest2011-001004.

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Abstract:
In Italia la regolamentazione del mercato del lavoro ammette che nel settore dei servizi per l'impiego operino intermediari sia pubblici sia privati. I servizi pubblici per l'impiego (SPI) esercitano la funzione di incontro domanda-offerta di lavoro secondo logiche differenti dagli operatori privati, specialmente nei confronti delle imprese. Il presente lavoro indaga gli effetti della promozione dei servizi pubblici per l'impiego, rivolta alle imprese, rispetto alle aspettative dei datori di lavoro nei confronti di un efficace servizio di mediazione domanda-offerta di lavoro. Si impiega un modello di regressione logistica binaria per esaminare la relazione tra la tempestivitŕ del servizio di preselezione, erogato nell'ambito delle attivitŕ promozionali, e l'esito del processo di. L'evidenza empirica suggerisce che, al crescere del lasso temporale necessario per l'erogazione del servizio, diminuiscono leche il processo disi concluda con successo. In secondo luogo, si stimano gli effetti che le modalitŕ di risposta degli SPI alle esigenze occupazionali delle imprese presentano sulla probabilitŕ che il processo ditermini favorevolmente. In proposito emerge che la numerositŕ di profili disponibili, in linea con quelli richiesti dal datore di lavoro, non sembra incidere sull'esito del processo di. La tematica dell'analisi degli effetti di servizi pubblici per l'impiego, erogati a livello locale, riscuote interesse crescente per via del progressivo decentramento amministrativo che attribuisce ai governi locali competenze in materia di politiche attive per il lavoro. Questo contributo discute le opportunitŕ legate all'erogazione di servizi per l'impiego avanzati alle imprese da parte degli operatori pubblici e degli effetti sul processo diche possono derivare da un'attivitŕ dei servizi pubblici per l'impiego condotta secondo criteri improntati al soddisfacimento dei requisiti generalmente attesi da parte di un'impresa nei confronti dell'operato di un generico intermediario privato.
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Colapietro, Carlo. "Diritto al lavoro dei disabili e Costituzione." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 124 (March 2010): 607–32. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2009-124002.

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Abstract:
La posizione delle persone disabili, pur non essendo espressamente contemplata in Costituzione, trova comunque una protezione costituzionale adeguata nell'ambito del programma di giustizia sociale delineato dalla nostra Carta costituzionale in favore dei soggetti deboli e rivolto a perseguire l'effettiva inclusione sociale del disabile ed, in particolare, un suo proficuo inserimento nel mondo del lavoro. In tal senso, l'evoluzione normativa della disciplina sul diritto al lavoro dei disabili si inserisce nell'ambito di una logica di multilevel governance piů generale delle politiche pubbliche in materia di disabilitŕ, ed č contrassegnata: da un lato da politiche antidiscriminatorie volte a contrastare con apposite tutele qualsiasi forma di discriminazione diretta in ambito lavorativo fondata sulla disabilitŕ; e, dall'altro, da misure di politica attiva del lavoro dirette ad assicurare alle persone disabili, attraverso forme di collocamento mirato ed incentivato, non un semplice mantenimento caritativo, ma la conclusione di un regolare contratto di lavoro, in presenza non di persone inabili al lavoro, bensě di persone disabili, che hanno pieno diritto di inserirsi nel mondo del lavoro.
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Colasanto, Michele. "Forza e debolezza del nuovo welfare." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 117 (May 2010): 29–39. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-117003.

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Abstract:
Il paradigma del welfare state attivo, se non opportunamente contestualizzato, conduce ad alcune aporie. La prima č legata al lavoro inteso come carattere determinante del nuovo welfare: l'accesso all'occupazione puň anche essere considerata un'opportunitŕ e non un diritto, ma solo se tale opportunitŕ si caratterizza come effettiva. Inoltre, l'obiettivo dell'occupabilitŕ non č proponibile in termini puramente funzionali: non occorre solo l'occupazione, ma una occupazione valutabile positivamente per il soggetto. Una seconda aporia deriva dal peso dato all'apprendimento continuo e alla formazione come fattori di protezione e risorsa per l'occupabilitŕ. La formazione č condizionata da fattori di carattere normativo, organizzativo, finanziario e anche contrattuale per il lavoro dipendente, dalla motivazione individuale, che č fortemente correlata al livello di istruzione. Occorrono politiche di attivazione che mettano insieme lavoro, formazione, assistenza, partecipazione civile e politica: per dare spazio a una maggiore responsabilizzazione degli individui e delle famiglie, tenendo conto di come cambiano i corsi di vita.
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Lella, Giuseppe. "Il difficile cammino della riforma dei servizi per il lavoro. Profili costituzionali, riforme istituzionali e attribuzione delle funzioni e dei compiti amministrativi in materia di politiche attive del lavoro." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 149 (April 2016): 185–202. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2016-149009.

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Caruso, Francesco Saverio. "Ghetti rurali e profughizzazione del lavoro bracciantile nell'orto d'Italia." MONDI MIGRANTI, no. 2 (July 2022): 37–52. http://dx.doi.org/10.3280/mm2022-002002.

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Abstract:
L'articolo espone i primi risultati di una ricerca svolta nel corso degli ultimi due an-ni nella provincia di Foggia sul ruolo attivo delle politiche di gestione e controllo delle migrazioni nella segregazione occupazionale del lavoro migrante in agricoltu-ra. Attraverso una ricostruzione quali-quantitativa, lo studio si sofferma su tre di-namiche sociali paradigmatiche del modello di sviluppo agroindustriale dominan-te, che si dispiegano nel caso studio in forma particolarmente significativa: in pri-mo luogo il fenomeno della profughizzazione del lavoro agricolo, frutto del rap-porto inversamente proporzionale tra la crescita della libertà di movimento della componente comunitaria e l'accentuazione della "stanzialità forzata" della com-ponente extracomunitaria più fragile; in secondo luogo la grigizzazione dei rappor-ti di lavoro in agricoltura, punto di equilibrio tra l'emersione formale e la giuridifi-cazione dello sfruttamento; in terzo luogo la centralità funzionale degli insedia-menti informali per il reclutamento di manodopera a basso costo per le attività stagionali della raccolta ortofrutticola. L'articolo pone in evidenza come queste dinamiche mostrino la fragilità implicita in un sistema agroalimentare fondato sul-lo sfruttamento intensivo non solo della terra ma anche della forza-lavoro.
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Ferrazza, Daniela. "Street Level Evaluation: un approccio innovativo allo studio delle politiche sociali." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 1 (May 2010): 75–95. http://dx.doi.org/10.3280/sa2010-001005.

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Abstract:
La valutazione street level dei servizi sociali č un approccio particolare nello studio e nella valutazione dei servizi pubblici, che sta guadagnando sempre piů apprezzamento nelle comunitŕ professionali. Essa si basa sul presupposto che i burocrati street level, hanno un ruolo cruciale nella realizzazione di servizi sociali/progetti/politiche e stabilisce che tale ruolo, lungi dall'essere un ostacolo, č creativo e attivo. La formula della Street Level Evaluation comprende una tecnica di osservazione diretta, di un processo partecipativo di valutazione e una particolare attenzione per le strategie del professionista, in base al presupposto che le politiche sono qualcosa che la gente fa. Ci sono diversi fattori che siamo stati in grado di cogliere, grazie a questo approccio, e che riguardano essenzialmente quegli aspetti del lavoro sociale che non possono essere trovati nei documenti e nelle dichiarazioni. Prima di tutto, gli aspetti organizzativi per la divisione del lavoro informale che influenzano molto la qualitŕ del servizio. Inoltre, le strategie degli operatori sociali messe in atto per sostenere le richieste dei clienti evidenziano spesso l'uso di potere discrezionale da parte di tali lavoratori. Abbiamo considerato questa discrezionalitŕ come un "neutro" componente della politica e siamo stati in grado di chiarire come questo potrebbe contribuire a costruire un migliore disegno di valutazione.
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Wacquant, Loic. "La regolazione punitiva della povertÀ nell'epoca neoliberale." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 45 (February 2013): 77–82. http://dx.doi.org/10.3280/las2012-045007.

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Abstract:
L'articolo, che sintetizza le tesi esposte in Punishing the Poor, tenta di elaborare una teoria dello Stato all'epoca del neoliberismo. Secondo l'autore, le politiche economiche restrittive basate sullo sfruttamento del lavoro dequalificato e sullo sgretolamento delle acquisizioni sociali, da un lato, e la svolta securitaria e penitenziaria nella gestione della criminalitÀ, dall'altro, rappresentano le due facce della stessa medaglia. Quel che ne emerge č una visione sommamente contradditoria dello Stato: decisamente liberale in sede economica e tollerante verso le élite; profondamente attivo e violento in ambito giuridico e nei confronti degli ultimi.
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Marcaletti, Francesco. "Cittadinanza e attivazione nell'ageing society." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 117 (May 2010): 87–99. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-117007.

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Abstract:
Le interdipendenze tra le strategie di attivazione attuate in risposta all'invecchiamento demografico della popolazione, da un lato, e le pratiche di cittadinanza evocate al fine di rendere sostenibili, in una prospettiva di corso di vita, le esistenze individuali, dall'altro, implicano una discussione delle dimensioni concettuali a partire dalle quali esse sono state definite. Discutere il nesso che lega le forme di attivazione nel dispiegarsi del corso di vita con le questioni che rimandano all'espressione di diritti-doveri di cittadinanza (sociale ma anche economica) conduce altresě a porre in evidenza alcuni temi che possono essere assunti come ambiti di attenzione nell'attuale dibattito sull'invecchiamento attivo e sulle politiche per implementarlo. La societŕ dell'apprendimento, le barriere basate sulle etŕ nei luoghi di lavoro, la riforma dei sistemi previdenziali costituiscono esempi di sfide nel campo della protezione sociale, dell'attivazione e della cittadinanza attiva che chiedono nuove risposte in termini di adeguatezza e sostenibilitŕ.
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Baglioni, Guido. "Economia e societŕ a Gardone Val Trompia negli anni '40: una testimonianza." STORIA URBANA, no. 135 (February 2013): 43–63. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-135003.

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Abstract:
L'autore ricostruisce la vita economica e sociale di Gardone Val Trompia negli anni '40 del secolo scorso, tra la fine della seconda guerra mondiale e la ripresa delle libertŕ democratiche. Gardone era un centro dominato dall'industria, da due o tre imprese, dalla prevalente popolazione operaia; con la cornice di istituzioni pubbliche e pochi servizi. Lo stile di vita appare frugale, non si sente ancora la prospettiva del benessere, manca un ceto borghese consistente. La vita familiare si fonda sulla riservatezza e sulla distinzione dei ruoli maschili da quelli femminili. Come nel resto del pae- se, si manifestano divisioni religiose, politiche, sindacali. L'elemento che unisce č il senso del lavoro, dell'impegno attivo, del saper fare le cose con precisione e competenza e, anche, con passione.
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Spera, Mariangela, Elisa Colě, and Antonella Rissotto. "La Valutazione Partecipata dei Centri Diurni per la Salute Mentale nel Comune di Roma: un'esperienza di ricerca-intervento in contesto sociosanitario." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 2 (July 2011): 191–207. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-002011.

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Abstract:
Il progetto di "Valutazione Partecipata dei Centri Diurni per la Salute Mentale nel Comune di Roma", realizzato dall'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR, nasce nel 2004 su incarico del Dipartimento alle Politiche Sociali e della Salute del Comune di Roma. La ricerca-intervento realizzata rappresentava una risposta alle diverse esigenze: dell'Ente Locale, che sentiva la necessitŕ di dotarsi di strumenti di valutazione, e dei Servizi, che soffrivano una condizione di isolamento rispetto al contesto istituzionale e territoriale. Il progetto, frutto della dialettica tra i diversi, ha coinvolto numerosi attori dei 26 Centri Diurni romani e ha previsto la realizzazione di attivitŕ relative a: qualitŕ, organizzazione, rappresentazioni sociali, progettazione delle attivitŕ, formazione. Nell'articolo sono descritte le fasi di sviluppo del progetto ed evidenziati alcuni aspetti, come ad esempio il coinvolgimento attivo di operatori e responsabili nelle attivitŕ di ricerca; i cambiamenti attivati nel lavoro dei Centri Diurni; la ridefinizione del ruolo e delladell'Ente Locale. Sono inoltre proposte alcune riflessioni metodologiche.
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Costantini, Valeria, and Graziana Dizonno. "Biocombustibili, agricoltura e Paesi in via di sviluppo." QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no. 1 (March 2010): 65–93. http://dx.doi.org/10.3280/qu2010-001004.

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Abstract:
Il rapido incremento dei prezzi agricoli ed energetici, che ha scosso i mercati internazionali durante il biennio 2006-2008, ha sollevato un acceso dibattito sulle cause all'origine di tale shock e sulle politiche piů adeguate di risposta. Il ruolo dell'agricoltura nella produzione di fonti energetiche alternative ha rappresentato un aspetto importante di tale discussione. Spesso perň, l'attenzione si č rivolta maggiormente sulla verifica della presunta corresponsabilitŕ dei biocarburanti nella crescita dei prezzi di alcuni prodotti agricoli, piuttosto che su aspetti attinenti le potenzialitŕ di sviluppo del settore delle bioenergie e i Paesi in via di sviluppo (Pvs), in particolare nell'ambito dello sviluppo rurale. Il lavoro si propone come una rassegna della letteratura che analizza lo scenario internazionale dei mercati agricoli nel periodo 2006-2008 e gli impatti sui Pvs derivanti dallo sviluppo del mercato dei biocarburanti, dedicando, infine, particolare attenzione, alle possibilitŕ di un ruolo piů attivo dei Pvs nell'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, quali le bioenergie
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Good, Byron J., and Mary-Jo Del Vecchio Good. "Il disturbo post-traumatico da stress č un concetto ‘sufficientemente buono' per il lavoro psichiatrico sulle conseguenze dei conflitti?" RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 2 (July 2012): 99–119. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-002006.

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Abstract:
In un classico articolo del 1992, Derek Summerfield sostenne che "per la grande maggioranza dei sopravvissuti lo stress posttraumatico č una pseudocondizione, una ridefinizione della sofferenza comprensibile della guerra come problema tecnico per il quale sono disponibili soluzioni tecniche a breve termine come il counseling" Non ci sono prove che le popolazioni colpite dalla guerra cerchino questi approcci importati, che sembrano ignorare le loro tradizioni, i loro sistemi di significato, le loro prioritŕ effettive" (p.1449). Questo articolo descrive un programma di collaborazione attiva fra un'équipe della Harvard Medical School e la IOM (Organizzazione Internazionale per la Migrazione) in Indonesia in risposta ai "lasciti della violenza" fra gli abitanti dei villaggi rurali di Aceh, Indonesia, dopo lo tsunami del 2004 e l'accordo di pace tra il governo indonesiano e il Movimento Aceh Libera che mise fine a venti anni di conflitto. L'articolo fornisce dati provenienti da una serie di studi che indicano livelli elevati di esperienze traumatiche e di problemi di salute mentale ad Aceh dopo il conflitto. Descrive un progetto IOM di promozione attiva di salute mentale che ha usato équipe di medici di base e infermieri per rispondere ai problemi di salute mentale, e un progetto valutativo che fornisce importanti prove empiriche dell'efficacia nella pratica del programma. Sostiene che il PTSD č ben altro che una "pseudocondizione" e che i programmi d'intervento possono essere molto potenti nel ridurre sintomi e disabilitŕ. Conclude che lo sviluppo di programmi di salute mentale integrati in politiche di salute pubblica in contesti postbellici dovrebbe avere una prioritŕ elevata.
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Errigo, Antonello, and Umberto Triulzi. "The Unbearable Weight of Italy’s Public Debt: what Fiscal and Budgetary Policy to Stay in Europe?*." Journal of Public Finance and Public Choice 12, no. 2 (October 1, 1994): 133–57. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907539932.

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Abstract:
Abstract Obiettivo di questo lavoro è quello di verificare se l’Italia è in grado di arrivare all’appuntamento europeo e, più in particolare, di esaminare se il raggiungimento delle condizioni imposte dal Trattato di Maastricht per l’adesione all’Unione economica e monetaria europea, soprattutto per quanto attiene al rapporto debito/pil, non richieda tempi assai più lunghi di quelli auspicati dalle autorità di governo.A questo fine, vengono valutati gli effetti delle misure previste nel documento di programmazione economica e finanziaria per gli anni 1994-96, sulla base di tre possibili scenari per il periodo 1993-2010.Nel primo scenario, caratterizzato dall’assenza di politiche correttive, il debito pubblico cresce in modo insostenibile ed il fabbisogno totale annuo continua a crescere a ritmi eccessivi.Il secondo scenario è più favorevole: alla fine del periodo considerato, il rapporto debito/ pil si abbasserebbe all’89% e il rapporto deficit/pil potrebbe scendere al 2,3%.Il terzo scenario, che presuppone misure più severe del precedente, è ancora più positivo: rapporto debito/pil al 70% e rapporto deficit/pil all’1,4% (nell’ipotesi di provvedimenti molto restrittivi della spesa) e rapporto debito/pil dell’83 % con un rapporto deficit/ pil del 2% nell’ipotesi di provvedimenti meno severi.
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Ignazi, Piero. "LA CULTURA POLITICA DEL MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no. 3 (December 1989): 431–65. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008650.

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Abstract:
IntroduzioneIl mondo politico-culturale della destra italiana del dopoguerra è stato trascurato, per lungo tempo, dalla comunità scientifica. A parte il pionieristico lavoro di Giorgio Galli, risalente alla metà degli anni settanta, è soltanto con l'inizio di questo decennio che si sviluppa una seria linea di ricerca su alcune componenti della destra italiana. In particolare, per motivi diversi, vengono privilegiati due versanti: la Nuova Destra e l'area radicale e terrorista. L'attenzione dedicata a questi due fenomeni non è casuale ma trova spiegazione nel fatto che essi costituiscono una sorta di “novità” rispetto al filone centrale del neofascismo: da un lato, la Nuova Destra, emersa alla fine degli anni settanta sulla scia dellaNouvelle Droitefrancese, rappresenta il contributo intellettualmente piò originale e articolato di riflessione e rielaborazione delle coordinate ideologiche e politiche della destra; dall'altro, l'area radicale e terrorista costituisce per la sua intrinseca drammaticità un forte stimolo all'approfondimento delle motivazioni, del costrutto ideologico e delle articolazioni organizzative. Gli studi condotti negli anni ottanta su queste due aree forniscono importanti tasselli alla ricostruzione o alla comprensione dellaWeltanschauungdi destra. Tuttavia è rimasto escluso da questo risveglio di interesse l'espressione piò solida e corposa della destra italiana, vale a dire il Movimento Sociale Italiano.Va subito precisato, infatti, che il MSI, i movimenti di destra radicale (DR) e la Nuova Destra (ND) pur essendo contigui, si differenziano percomplessità organizzativa, strategia politicaereferenti culturali.Per quanto riguarda la complessità organizzativa, essa è:— elevata nel MSI: il partito si struttura secondo il classico modello duvergeriano del «partito di massa» e, tra l'altro, inquadra centinaia di migliaia di iscritti;— ridotta nelle formazioni della DR: i vari gruppi si strutturano o come piccole sette (i movimenti golpisti e terroristi) o come «comitati» (i movimenti di contromobilitazione moderata e reazionaria degli anni settanta);— molto bassa nella ND: essa mantiene uno stadio fluido di movimento culturale legato ad iniziative editoriali.In merito alla strategia politica, essa si articola in tre posizioni distinte:— alternativa al regime ma accettazione (e pratica) delle regole democratiche per il MSI;— abbattimento immediato e violento del sistema e rifiuto dei meccanismi democratici per la DR;— estraneità rispetto al sistema e superamento degli istituti liberaldemocratici attraverso un processo «metapolitico» di egemonizzazione culturale e di ridefinizione delle coordinate ideologiche («al di là della destra e della sinistra») per la ND.Per quanto attiene, infine, ai referenti culturali si può affermare che, nonostante tutte le componenti attingano ad un medesimo serbatoio, esse si differenziano:a)per la diversa considerazione del contributo evoliano — superficiale-strumentale nel MSI («doveroso» omaggio ad uno dei pochissimi pensatori forti della destra ma sostanziale ininfluenza dei suoi contributi), esegetico-esistenziale nella DR («il mondo delle rovine», «rapolitia», «l'uomo differenziato», «lo spirito legionario», ecc.), marginale nella ND dove viene ridimensionato per la sua impostazione anti-moderna («il mito incapacitante»);b)per l'assenza nella DR e nella ND di alcuni cardini della cultura politica missina come il pensiero giuridico (Rocco e Costamagna) e filosofico (Gentile e Spirito) fascista.Anche se la delimitazione dei confini di queste tre componenti, è stata, in certi periodi e per certi gruppi, alquanto incerta, soprattutto perché il MSI ha rappresentato sempre ilprimum mobiledi tutta Tarea di destra (di qui i frequenti passaggi di confine tra partito e organizzazioni esterne di variroutiersdella destra), esse vanno tenute adeguatamente distinte.Ciò premesso, in questo lavoro intendiamo occuparci esclusivamente del soggetto rimasto finora più in ombra, il Movimento Sociale Italiano. Più in particolare, ci soffermeremo sui tratti salienti della «cultura politica» di questo partito quale emerge, in primo luogo, dalla pubblicistica interna e dai documenti ufficiali (e quindi l'immagine che il partito proietta — e/o intende proiettare — all'esterno) e, in secondo luogo, dalle risposte ad una serie di domande di atteggiamento fornite da un campione significativo di quadri intermedi del MSI.
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Gallina, Vittoria. "Bisogni formativi e politiche di welfare." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 120 (February 2011): 139–52. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-120007.

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Abstract:
Il lifelong learning č la risposta che le politiche educative hanno saputo costruire alla fine del secolo scorso di fronte ai processi di mondializzazione del lavoro ed ai fenomeni migratori. La durezza e la complessitŕ dei processi sociali indotti dal cambiamento produttivo nel mondo globale chiedono uno sforzo di conoscenza ed un impegno di risorse inedito, per contrastare processi di disgregazione sociale e per sostenere gli individui che "rischiano" nel mondo del lavoro flessibile. Le prospettive educative sono chiamate a inventare percorsi che aiutino gli individui a vedere lontano e a progettarsi al di lŕ della occupazioneche il mercato del lavoro presenta oggi come unica, quasi, opportunitŕ di inserimento sociale. Sistemi formativi/ istruttivi efficaci dovranno progressivamente abbandonare la illusoria valenza dei percorsi interdisciplinari, valorizzando invece la trasversalitŕ di saperi e competenze e esplicitando le finalitŕ di ogni fase del processo di apprendimento, al fine di attribuire a questo senso e valore per il soggetto che apprende.
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Marselli, Riccardo. "La ricerca della sostenibilitŕ nel mercato del lavoro." RIVISTA DI STUDI SULLA SOSTENIBILITA', no. 1 (April 2011): 35–38. http://dx.doi.org/10.3280/riss2011-001007.

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Abstract:
Il presente contributo č un estratto dell'intervento del professor Marselli al Forum del 2 Aprile 2009. L'autore, focalizzando l'attenzione sulle politiche del lavoro, offre un'interpretazione ai problemi della sostenibilitŕ. Analizzando le maggiori problematiche che caratterizzano l'attuale mondo del lavoro e le piů recenti politiche europee a sostegno del concetto di occupabilitŕ, viene esposta la necessitŕ di cambiare l'attuale processo educativo e formativo. Infatti, risulta sempre meno importante fornire competenze specifiche e professionalizzanti, mentre fondamentale č fare in modo che chi esce dal circuito formativo abbia delle competenze generali e facilmente trasferibili.
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Perocco, Fabio. "Precarizzazione strutturale del lavoro e precarizzazione globale delle migrazioni. L'esempio dei lavoratori in distacco intracomunitario." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 3 (December 2018): 132–53. http://dx.doi.org/10.3280/es2018-003011.

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Abstract:
L'articolo prende in esame i processi di precarizzazione del lavoro e di precarizzazione delle migrazioni, approfondisce i nessi tra questi due fenomeni e le conseguenze sociali derivanti dal loro intreccio (ad esempio la doppia precarietà dei lavoratori immigrati), analizza il ruolo delle politiche migratorie nel preparare il terreno all'ampliamento generale della precarietà. L'articolo si focalizza sul lavoro in distacco intracomunitario (posting of workers), che costituisce un esempio della convergenza dei processi di precarizzazione del lavoro e delle migrazioni, un fattore di allargamento della precarietà, un nuovo meccanismo di sfruttamento differenziale del lavoro, un osservatorio da cui esaminare le nuove forme di precarietà lavorativa e le caratteristiche delle politiche migratorie contemporanee basate sempre più spesso sui paradigmi della temporaneità e della circolarità.
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Micelli, Stefano. "Il lavoro artigiano nella globalizzazione." ARGOMENTI, no. 32 (September 2011): 53–70. http://dx.doi.org/10.3280/arg2011-032003.

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Abstract:
La figura dell'uomo artigiano ha ricevuto negli ultimi anni una crescente attenzione da parte della ricerca socioeconomica internazionale. In questa nuova prospettiva di analisi, il saggio si propone di esaminare il suo effettivo contributo economico rispetto alla competitivitŕ dei settori tipici Made in Italy alla luce delle grandi trasformazioni che hanno segnato il sistema industriale italiano nel corso del decennio passato. Il saggio discute il contributo del lavoro artigiano nella media impresa industriale e riflette sulle modalitŕ con cui il lavoro artigiano caratterizza alcune funzioni chiave nell'ambito delle catene globali del valore. In termini di politiche, il paper discute il modo in cui rilanciare la competitivitŕ della piccola impresa promuovendone nuove politiche di formazione e di promozione a scala internazionale.
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Dazzi, Davide. "Lavoro agile tra rottura del vincolo spaziale e ricerca di una nuova dimensione del luogo di lavoro." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 1 (June 2021): 44–54. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-001004.

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Abstract:
Il procedere incerto della legislazione e della contrattazione tra un orientamento welfaristico e organizzativistico del lavoro agile rischia di produrre una dis-locazione della prestazione del lavoro senza una ridefinizione organizzata delle relazioni di lavoro. La remotizzazione del la-voro al di fuori di un ridisegno dell'organizzazione del lavoro rischia di contraddire le prero-gative legislative del lavoro agile di autonomia, produttività e conciliazione e di entrare in con-correnza con alcune traiettorie della digitalizzazione del mercato del lavoro. Se le relazioni di lavoro travalicano i confini aziendali, anche le parti sociali, e il sindacato in primo luogo, han-no bisogno di costruire politiche organizzative e contrattuali che sappiano andare oltre il solo perimetro aziendale.
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Tamini, Luca. "Dal cinema monosala al fenomeno Netflix: temi urbanistici emergenti." TERRITORIO, no. 95 (May 2021): 65–77. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-095008.

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Abstract:
Il saggio restituisce alcuni temi aperti e questioniemergenti dal punto di vista urbanistico sulle dinamichee sugli scenari evolutivi delle sale cinematografiche in uncontesto di profondo mutamento.A partire dalla pluralità di geografie e tipologieinsediative presenti nell'area metropolitana milanese,il contributo prefigura alcune politiche attive diconsolidamento e potenziamento del sistema di offertain un'ottica di integrazione e complementarità trai tradizionali luoghi di fruizione collettiva e i nuoviprocessi di innovazione digitale.
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Gianecchini, Martina, Nicoletta Masiero, and Enrico Miatto. "Formazione professionale ed esiti occupazionali: un modello di valutazione e un'applicazione al Veneto." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 2 (November 2011): 111–33. http://dx.doi.org/10.3280/es2011-002011.

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Abstract:
L'articolo affronta il tema dell'inserimento occupazionale dei giovani in possesso di una qualifica professionale. Viene proposto un modello di valutazione della formazione professionale che considera tre prospettive: quella del mercato del lavoro (focalizzata sulla "qualitÀ" dell'inserimento occupazionale post-qualifica), quella del sistema formativo (centrata sull'efficacia e l'efficienza dell'ingresso) e quella dell'individuo (relativa alla percezione di utilitÀ delle competenze apprese e al livello di soddisfazione rispetto all'esperienza formativa nel suo complesso). Il modello č stato elaborato all'interno del progetto di ricerca nazionale biennale "Valutazione degli esiti e dell'impatto delle Politiche formative nell'ambito della formazione professionale" finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e coordinato da Ires, del quale vengono presentati una sintesi dei risultati con riferimento al Veneto.
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Martinez, Esteban. "La qualitŕ dell'occupazione e del lavoro. Lo ‘stato' della ricerca in Belgio." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 127 (September 2012): 209–22. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-127013.

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Abstract:
L'articolo espone la natura polisemica ed evolutiva del concetto di "qualitŕ del lavoro", sia nel contesto delle politiche occupazionali pubbliche che della ricerca scientifica. Valutare la qualitŕ del lavoro puň, da un lato, fornire le basi per un programma di ricerca che critichi i cambiamenti nell'organizzazione del lavoro, orientati verso la flessibilitŕ, e le tendenze nella strategia europea per l'occupazione, concentrate sull'aumento incondizionato dei tassi di occupazione. Quando la si interpreta attraverso la - riduttiva - prospettiva di flexicurity, questa valutazio- ne puň, d'altra parte, oscurare quei fattori esplicativi di organizzazione del lavoro e di azione pubblica che provocano lavoro precario, un indebolimento del sistema di relazioni industriali e un deterioramento delle condizioni di vita e di lavoro.
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Greca, Rainer. "Strategie d'impiego neo-liberali - responsabilitŕ sociale d'impresa o getting more from less? Il caso della Germania." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 127 (September 2012): 223–42. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-127014.

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Abstract:
Uno dei principali argomenti del pensiero neo-liberale si basa sul fatto che il mercato č un'istituzione migliore, rispetto ad interventi o regolamentazioni statali, per aumentare il livello di benessere comune. Misure politiche europee - definite da questa ideologia - incoraggiano i governi a promuovere, e le imprese a favorire, iniziative di responsabilitŕ sociale d'impresa (Rsi) e cittadinanza aziendale (Ca), in quanto strumenti appropriati per migliorare il lavoro e le condizioni di vita. Nel saggio, attraverso risultati emersi da ricerche dell'autore e analisi di dati, si mostra che la conseguenza di queste politiche spesso č un'intensa partecipazione nella Rsi e nella Ca prevalentemente nel settore delle Pr o in attivitŕ di interesse pubblico, mentre le politiche neo-liberali e strategie di business provocano una crescita della disoccupazione, dei lavori precari, dell'intensificazione del lavoro ("getting more from less") e addirittura della tratta di persone.
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Accettura, Barbara. "PNRR e diritti sociali: una nuova declinazione del diritto all'abitazione. Il paradigma della rigenerazione urbana." Società e diritti 8, no. 15 (January 11, 2023): 226–46. http://dx.doi.org/10.54103/2531-6710/19686.

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Abstract:
Il PNRR costituisce un’occasione per riportare l’inclusione sociale e il diritto alla qualità dell’abitare al centro delle politiche di rigenerazione urbana. Il lavoro si propone quindi, muovendo dall’evoluzione delle politiche abitative nell’ordinamento interno, di fornire una riflessione sul nuovo modello di trasformazione urbana e di verificare se e quanto esso costituisca la risultante di un sistema giuridico globalizzato in cui obiettivi e programmi fungono da fattori “razionalizzanti” e “civilizzanti”, orientando le politiche interne di settore verso una maggiore tutela dei “diritti sociali”.
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Huws, Ursula. "Cosa è successo nel mercato del lavoro? Piattaforme digitali e politiche pubbliche." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 163 (August 2022): 26–47. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-163002.

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Abstract:
Questo articolo esamina la rottura del modello occupazionale che sosteneva il sistema di Welfare della seconda metà del XX secolo. Il focus del capitolo è il lento ma al contempo progressivo smantellamento delle tutele del lavoro avvenuto negli ultimi decenni, smantellamento che nell'ipotesi qui proposta ha svolto anche un ruolo cruciale nel facilitare la nascita delle piattaforme digitali. Così, se da un lato la perdita delle tutele può essere correlata ai limiti che avevano le tradizionali regolazioni del lavoro, soprattutto nell'inclusione di donne, migranti e altri lavoratori generalmente considerati più "marginali"; dall'altro essa è un prodotto diretto della nuova divisione globale del lavoro e del modo in cui le tecnologie sono oggi utilizzate per esternalizzare il lavoro. Questi sviluppi vengono successivamente ampliati dalla crescente "piattaformizzazione" dell'economia che si sta diffondendo in tutti i settori di produzione basati su attività direttamente controllate dagli algoritmi. Nonostante la nascita di nuove forme sindacali, capaci di intercettare le istanze e difendere gli interessi dei gig worker, il paper si conclude evidenziando come quest'ultime non possano rappresentare da sole una soluzione definitiva e come occorra puntare a un nuovo set di diritti universali dei lavoratori.
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Andrea, Bonaccorsi. "Nuovi ruoli della valutazione delle politiche pubbliche per ricerca e innovazione: oggetti, effetti, metodi, dati." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 48 (January 2012): 15–44. http://dx.doi.org/10.3280/riv2010-048003.

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Abstract:
Il saggio sviluppa l'idea che la valutazione delle politiche pubbliche sia soggetta ad un significativo ampliamento della propria sfera di azione, in riferimento agli oggetti, agli effetti delle politiche, ai metodi e ai dati. Circa gli oggetti, il saggio sostiene che č in corso un processo irreversibile secondo il quale i policy makers domandano non piů solo la valutazione del prodotto visibile (output) o del risultato diretto (outcome), ma in modo crescente la valutazione dell'impatto diretto e indiretto, a medio e lungo termine, non solo sull'area di policy considerata ma sulla societŕ nel senso piů ampio. Circa gli effetti sulle politiche, si richiama l'attenzione sull'emergere di una nuova generazione di politiche pubbliche basate sul concetto di condizionalitŕ. In riferimento ai metodi e ai dati, il lavoro discute alcuni recenti sviluppi metodologici e tecnici (approccio controfattuale, metodi non parametrici robusti e condizionali, indicatori non commensurabili) e mostra il potenziale nell'uso di microdati di fonte pubblica. In tutti questi casi alla comunitŕ della valutazione viene chiesto uno sforzo ingente di lavoro metodologico quantitativo.
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Arcuri, Maria Cristina, Elisa Bocchialini, and Monica Rossolini. "Crisi e proprietŕ delle Sgr: quali implicazioni sulla struttura delle commissioni?" ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 3 (September 2011): 571–92. http://dx.doi.org/10.3280/ed2010-003009.

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Abstract:
Recenti interventi di operatori del mercato hanno sottolineato l'importanza di indagare le conseguenze degli assetti proprietari dei soggetti gestori del risparmio, evidenziando un possibile legame tra crisi finanziaria e sistemi di corporate governance. Il presente lavoro intende approfondire tale ambito, cercando di definire i seguenti punti: la proprietŕ della Sgr č in grado di influenzare la struttura delle commissioni attive? La proprietŕ della Sgr č in grado di influenzare la struttura delle commissioni passive? Si evidenziano modifiche significative tra le commissioni del periodo precedente la crisi e successivo al manifestarsi della stessa? L'analisi č svolta su un campione di Sgr, distinte tra indipendenti e non indipendenti (ossia, in questo contesto, di proprietŕ di banche e assicurazioni). Di queste si analizzano commissioni attive e passive nel quadriennio 2005-2008. I risultati raggiunti consentono di formulare utili riflessioni sull'importanza delle caratteristiche di governance dei gestori del risparmio e sulle scelte dagli stessi operate al fine di superare la crisi finanziaria e recuperare margini di redditivitŕ.
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Curtarelli, Maurizio, Maija Lyly-Yrjanainen, and Greet Vermeylen. "Qualitŕ e sostenibilitŕ del lavoro in Europa. Evidenze dall'Indagine europea sulle Condizioni di lavoro." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 127 (September 2012): 92–115. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-127007.

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Abstract:
L'articolo presenta alcuni risultati della 5a Indagine europea sulle condizioni di lavoro, condotta nel 2010 dalla Fondazione Europea per il Miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound) con sede a Dublino. I risultati illustrati fanno riferimento a quattro specifici ambiti della qualitŕ del lavoro: salute e fattori di rischio connessi; motivazione, ricompense intrinseche e soddisfazione; skills, formazione e apprendimento sul lavoro; infine, conciliabilitŕ tra lavoro e vita privata. Tali ambiti concorrono alla definizione di "sostenibilitŕ" del lavoro, concetto strettamente connesso con quello di qualitŕ e che riflette la possibilitŕ di tenere il piů a lungo possibile i lavoratori nell'occupazione, in una logica di invecchiamento attivo. I risultati riflettono un'estrema varietŕ di situazioni, frutto sia di aspetti oggettivi delle specifiche realtŕ lavorative e sia della percezione che l'individuo ha del proprio lavoro e delle condizioni in qui opera.
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Mennella, Antonella. "La criminalitŕ organizzata quale intermediario nel mercato del lavoro." ARGOMENTI, no. 31 (June 2011): 65–105. http://dx.doi.org/10.3280/arg2011-031003.

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Abstract:
Attribuendo una interpretazione alternativa, rispetto a quella offerta dalla letteratura economica, dei reticoli sociali nel mercato del lavoro, si intende mettere in luce il ruolo che la criminalitŕ organizzata gioca su questo mercato. In tal caso il ricorso alla rete per fini occupazionali non č frutto di una libera scelta ma diventa condizione necessaria per poter accedere al mercato del lavoro: un mercato che diventa cosě il campo sul quale vengono giocate le politiche clientelari e quelle del consenso sociale ed elettorale.
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Marchi, Giulia. ""Working, yet poor": la povertà tra bassi salari e instabilità lavorativa." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 161 (December 2021): 54–72. http://dx.doi.org/10.3280/sl2021-161004oa.

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Abstract:
L'articolo affronta il tema della povertà lavorativa da un punto di vista giuridico. L'autrice sostiene che nell'affrontare questo problema è necessario concentrarsi sui lavoratori più vulnerabili. Particolare attenzione è rivolta a due fattori. In primo luogo, la qualità del lavoro, che comprende sia il tipo di lavoro in cui una persona è impiegata che i livelli salariali. A questo proposito, lo studio considera i salari e a partire dall'applicazione dell'art. 36 della Costituzione i problemi legati all'attuazione di questa disposizione. Considera anche il dibattito sull'introduzione del salario minimo legale in Italia. Viene poi sottolineata l'importanza di aumentare l'intensità di lavoro delle famiglie, attraverso politiche volte a promuovere la partecipazione femminile al mercato del lavoro.
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Battaglia, Massimo, Fabio Iraldo, and Tiziana Barsotti. "Politiche del lavoro e distribuzione regionale della disoccupazione: l'Italia nel contesto europeo." SCIENZE REGIONALI, no. 1 (March 2012): 5–37. http://dx.doi.org/10.3280/scre2012-001001.

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Abstract:
Il presente paper analizza il ruolo della mobilitŕ geografica dei fattori produttivi (in particolare il lavoro) negli automatismi di aggiustamento di mercato in Italia rispetto agli altri paesi UE nel decennio a cavallo tra i due secoli. In particolare il contributo, attraverso l'Indice di Theil, si propone di esaminare e misurare il livello di efficacia delle politiche sul mercato del lavoro promosse in Italia, in termini di riduzione delle disparitŕ regionali rispetto alla distribuzione della disoccupazione dell'intera Europa.
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NACCI, MATTEO. "I rapporti "Stato Italiano- Chiesa Cattolica" nei patti lateranensi del 1929: riflessioni storico-giuridiche." Prawo Kanoniczne 58, no. 2 (June 16, 2017): 97–113. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2015.58.2.06.

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Abstract:
Il presente lavoro, frutto di una conferenza tenuta presso l’Istituto Cattolico di Tolosa (Francia), intende prendere in considerazione le relazioni fra il Governo italiano e la Santa Sede, in prospettiva storico-giuridica, per la strutturazione dei Patti Lateranensi del 1929. In modo particolare, attraverso l’esame della cosiddetta fase della “preconcilazione” e le differenti posizioni giuridico-politiche intorno ai Patti del 1929. Lo scopo del contributo è quello di evidenziare l’imprescindibile valore di “cultura giuridica” che deve essere assegnato a questo peculiare trattato internazionale. Il presente lavoro, frutto di una conferenza tenuta presso l’Istituto Cattolico di Tolosa (Francia), intende prendere in considerazione le relazioni fra il Governo italiano e la Santa Sede, in prospettiva storico-giuridica, per la strutturazione dei Patti Lateranensi del 1929. In modo particolare, attraverso l’esame della cosiddetta fase della “preconcilazione” e le differenti posizioni giuridico-politiche intorno ai Patti del 1929. Lo scopo del contributo è quello di evidenziare l’imprescindibile valore di “cultura giuridica” che deve essere assegnato a questo peculiare trattato internazionale.
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