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Journal articles on the topic 'Politica italiana'

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Sciumè, Alberto. "Gabriele D´Annunzio legislatore?" LawArt 296, no. 306 (January 30, 2020): 295–306. http://dx.doi.org/10.17473/lawart-2020-1-11.

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Abstract:
LawArt sollecita ad Alberto Sciumè alcune riflessioni su Gabriele D’Annunzio (1863-1938) come ‘legislatore’. Il profilo del grande poeta, romanziere e drammaturgo italiano è proiettato entro l’esperienza della Reggenza italiana e della Carta del Carnaro, carta costituzionale che declina in modo originale il rapporto tra politica e diritto. D’Annunzio, coautore con Alceste de Ambris della Carta, si cala a tutto tondo nell’innovativo progetto. Contribuisce a farne un modello per la creazione di una rete di relazioni tra gli esponenti della cultura italiana determinati a promuovere una rigenerazione delle istituzioni politiche italiane. Una rigenerazione che prende le forme del diritto, muovendo dalla politica e attingendo alla letteratura e alla poesia.
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Sorrentino, Vincenzo. "Rivista Italiana di Filosofia Politica. Uno spazio di Confronto." Rivista Italiana di Filosofia Politica 1 (December 3, 2021): 17–23. http://dx.doi.org/10.36253/rifp-1475.

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Abstract:
Rivista Italiana di Filosofia Politica is the official academic journal of the Italian Society of Political Philosophy (SIFP) and aims to offer a space for critical discussion for the different paths of enquiry within the national and international panorama of political philosophy.
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Biorcio, Roberto. "La Lega Nord e la transizione italiana." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 29, no. 1 (April 1999): 55–87. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200026496.

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Abstract:
IntroduzioneLa Lega Nord ha avuto un ruolo fondamentale nella trasformazione del sistema politico italiano: ha contribuito in modo decisivo alla crisi dei partiti di governo della Prima repubblica, ha introdotto importanti innovazioni nella politica italiana e ha sinora ostacolato il consolidamento di un sistema politico bipolare. Se la transizione italiana appare lunga, complessa e ancora largamente incompiuta (Pasquino 1995, VI), il contributo del partito diretto da Umberto Bossi è già oggi chiaramente identificabile.
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Basciani, Alberto. "Tra politica culturale e politica di potenza. Alcuni aspetti dei rapporti tra Italia e Albania tra le due guerre mondiali." MONDO CONTEMPORANEO, no. 2 (December 2012): 91–113. http://dx.doi.org/10.3280/mon2012-002004.

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Abstract:
Durante gli anni Venti e Trenta la politica estera fascista fece dell'Albania uno degli obiettivi piů importanti dell'espansione politica, economica e culturale dell'Italia nel Sud-Est dell'Europa. Il saggio, con l'ausilio di molti documenti inediti provenienti dall'Archivio del ministero degli Affari esteri e dall'Archivio Centrale dello Stato, analizza alcune delle principali direttrici della politica estera e della politica culturale italiana nel paese adriatico. Nonostante i tentativi di re Zog di conservare dei margini di autonomia, a partire dalla metŕ degli anni Trenta la pressione italiana non fece altro che aumentare: cospicui prestiti finanziari, aiuti militari, aumento del numero delle scuole italiane, imposizione della lingua italiana quale materia obbligatoria di insegnamento, il ricorso massiccio alla corruzione, che non risparmiň neppure il sovrano albanese e la sua cerchia, furono i metodi che il regime fascista utilizzň per aumentare la propria influenza politica e la capacitŕ di ingerenza negli affari interni albanesi. Il fine apertamente dichiarato da Ciano era quello di ottenere l'annessione del paese vicino quando la situazione internazionale avesse reso possibile l'aggressione
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Natale, Paolo. "GLI ITALIANI E IL VOTO EUROPEO: MOLTE CONFERME, POCHE SMENTITE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 29, no. 3 (December 1999): 547–71. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020002894x.

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Abstract:
IntroduzioneCome da molte parti è stato sottolineato, e come confermano puntualmente i sondaggi d'opinione, Fattuale fase politica nazionale è marcata da una profonda e crescente disaffezione dei cittadini nei confronti del mondo della politica in generale e di quello partitico in particolare.Tutti i giudizi che vengono formulati dagli italiani in merito alle più rilevanti istituzioni politiche o agli attori politici occupano - nel ranking complessivo delle «fiducie» (riportate in tab. 1) - le posizioni decisamente più basse. Senza particolari distinzioni tra elettori di sinistra o di destra, la popolazione italiana appare unanime nel considerare gravemente insufficienti sia i partiti che i principali organi di rappresentanza politica.
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Matteucci, Nicola. "SCIENZA POLITICA E FILOSOFIA POLITICA: COMMENTO." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, no. 1 (April 1991): 125–28. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200009837.

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Abstract:
IntroduzioneL'invito di Leonardo Morlino a partecipare ad un dibattito sul suo articolo La scienza politica italiana: tradizione e realtà credo sia dovuto a una relazione che feci ad un Convegno sulle scienze umane, pubblicata vent'anni fa su «Il Mulino» (1971), che egli ricorda nella sua bibliografia.
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Pirni, Andrea. "Giovani e politica in Italia: gli studenti e la rielaborazione silenziosa del politico." OBETS. Revista de Ciencias Sociales 8, no. 2 (December 15, 2013): 315. http://dx.doi.org/10.14198/obets2013.8.2.05.

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Abstract:
L'articolo ha l'obiettivo di segnalare la dinamica di trasformazione dell'elaborazione del politico da parte dei giovani studenti italiani. Vengono presentate tre diverse coordinate attorno alle quali si è sviluppata la ricerca empirica italiana su giovani e politica e i rispettivi risultati. Successivamente vengono utilizzati i dati raccolti in una recente ricerca per presentare le discontinuità che propongono i “nuovi” giovani rispetto alle generazioni precedenti che costituiscono la base di una profonda trasformazione in corso della sfera del politico.
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Urbani, Giuliano. "INTRODUZIONE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 17, no. 2 (August 1987): 173–78. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200016634.

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Abstract:
IntroduzioneQuesto fascicolo riproduce le relazioni e gli «interventi programmati» che hanno introdotto il convegno annuale della Società Italiana di Scienza della Politica, svoltosi nell'ottobre dello scorso anno, presso l'Istituto Universitario Europeo di Badia Fiesolana, sul tema «Governo e parlamento nel sistema politico italiano». Il sottotitolo del convegno «Questioni teoriche e problemi di analisi empirica» contiene, sia pure in grande sintesi, le principali motivazioni e i relativi obiettivi che ispirarono quella riunione.
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Biorcio, Roberto. "Orientamenti elettorali ed europeismo degli italiani." Quaderni dell'Osservatorio elettorale QOE - IJES 52, no. 2 (December 31, 2004): 5–28. http://dx.doi.org/10.36253/qoe-12728.

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Abstract:
I molteplici significati dell'europeismo degli italiani. Crescono le perplessità sul processo d'integrazione europea. L'Europa e l'arena politica italiana. Sentimenti di appartenenza e riconoscimento dei diritti di cittadinanza europea. Europeismo e antiamericanismo.
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Cavino, Massimo. "UNA CONCEZIONE SVALUTATIVA DELLA RAPPRESENTANZA PARLAMENTARE: IL CONTRATTO DI GOVERNO." Il Politico 251, no. 2 (March 3, 2020): 221–38. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2019.246.

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Abstract:
Durante la XVIII legislatura, i leader della maggioranza parlamentare italiana hanno accettato di formare un governo di coalizione attraverso il "Contratto per il governo del cambiamento". L'approvazione di questo documento ha rappresentato una novità significativa nella politica italiana e, di conseguenza, merita un'attenta considerazione. Il saggio si concentra sulla forma giuridica del "Contratto" e prende in considerazione i suoi effetti sul funzionamento del Parlamento e del Gabinetto italiano.
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Fonzo, Erminio. "Il fascismo nell'Enciclopedia italiana." MONDO CONTEMPORANEO, no. 1 (August 2021): 5–46. http://dx.doi.org/10.3280/mon2021-001001.

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Abstract:
L'Enciclopedia italiana è stata l'opera più importante realizzata dal regime fascista in ambito culturale. Logicamente, l'Enciclopedia era attenta a riportare la versione dei fatti gradita al governo su tutto ciò che riguardava la storia recente e la politica. Nel regime, però, gli intellettuali non erano sempre concordi e in alcuni casi i collaboratori della Treccani dovettero scegliere quale interpretazione proporre. Il livello scientifico delle voci sull'attualità politica e la storia recente è vario: alcune propongono una sintesi efficace, mentre altre sono più faziose. Il controllo del governo, del resto, aumentò nel corso degli anni e fu particolarmente stretto sull'Appendice I, pubblicata nel 1938. L'articolo prende in esame le voci dell'Enciclopedia e dell'Appendice relative alla politica e alla storia recente, esaminando quali elementi dell'ideologia e della storia del fascismo gli autori hanno inteso mettere in evidenza; attraverso quali metodi hanno proposto la narrazione "ufficiale".
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M. C. "PREMESSA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 26, no. 3 (December 1996): 457–58. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024473.

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Abstract:
Due anni fa con il numero speciale dedicato alle elezioni del 1994 la Rivista Italiana di Scienza Politica si era assunta l'impegno di «prendere le misure» del sistema politico italiano nel momento del primo test istituzionale democratico dopo il terremoto dei primi anni '90. Si trattava di andare a vedere che cosa era successo in un contesto politico riassumibile nella formula «attori (parzialmente) nuovi e regole nuove». In concreto bisognava analizzare come si era ridefinita e articolata l'offerta politica degli attori partitici e coalizionali, come ad essa aveva risposto un elettorato scosso nelle sue vecchie consuetudini e animato da forti aspettative di novità e come i nuovi meccanismi elettorali avevano tradotto questo incontro tra offerta e risposta in seggi parlamentari.
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Bolgherini, Silvia, and Fortunato Musella. "Le primarie in Italia: ancora e soltanto personalizzazione della politica?" Quaderni dell'Osservatorio elettorale QOE - IJES 55, no. 1 (June 30, 2006): 219–39. http://dx.doi.org/10.36253/qoe-12714.

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Abstract:
In Italia il recente fenomeno delle primarie ha contribuito a riportare nella discussione politica alcuni grandi temi delle democrazie contemporanee. Il dibattito sorto, soprattutto, in occasione delle primarie nel 2005, se da un lato ha riguardato gli scopi e le potenzialità di questo strumento, dall’altro si è poi allargato ed ha spaziato su molti aspetti della vita democratica: dalla partecipazione politica al direttismo, dal potere delle oligarchie alla rivincita decisionale del popolo, dalla selezione – effettiva o solo fittizia – delle elìtes politiche ai risvolti plebiscitari. Temi noti, ma esaminati da una prospettiva inedita, dovuta alla novità di uno strumento di selezione della classe politica praticamente sconosciuto alla prassi politica italiana. Un aspetto che invece non è stato considerato, o almeno non abbastanza, in questa fase di rinnovata discussione politica, è quello della personalizzazione, e come questa si possa in qualche modo mettere in relazione con l’arrivo fulmineo – e sorprendente nel loro successo – delle primarie. Un disinteresse paradossale se si considera che il fenomeno della personalizzazione politica, che ha interessato negli ultimi anni la democrazia italiana come tanti altri sistemi politici occidentali, non sembra affatto essere in crisi. Non solo, ma a nostro avviso alcuni aspetti della personalizzazione politica possono farci meglio comprendere il fenomeno stesso delle primarie ed i connotati che ha assunto nei casi italiani. Le primarie hanno infatti suscitato adesioni totali o forti perplessità, ma pochissima attenzione è stata dedicata alle molte, e diverse, possibili applicazioni del nuovo strumento. Il nesso fra primarie e democrazia può invece essere meglio colto proprio analizzando i vari modi e le differenti ragioni per cui le elezioni primarie vengono utilizzate. In questo studio cercheremo perciò di vedere se, come, e in quali circostanze, la personalizzazione della politica si intrecci con particolari caratteristiche delle elezioni primarie, aiutandoci a distinguerne le fattispecie e a interpretare il fenomeno nel suo complesso.
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Natale, Edoardo. "Analisi pragmatica e culturale del discorso del Premier Draghi del 17 Febbraio 2021." Revista Italiano UERJ 12, no. 2 (July 13, 2022): 47. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2021.67580.

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Abstract:
ABSTRACT: The intent of this article is to analyze the first speech of Prime Minister Mario Draghi during the motion of confidence request in the Italian Senate on February 17, 2021. This analysis intends to use the methodological tools present in the Principles of Cooperation (Grice, 1975), the speech acts categories (Searle, 1965), the politeness linguistic of Brown and Levinson (1987) with the addition of Schartz's concept of "collective face" (1992) and intercultural communication (Hofstede, 2011). The originality of this work consists in the use of a method of analysis usually used in a "sociological-statistical" key into a purely linguistic corpus such as political discourse in order to bring out some elements of correlation between speech acts and cultural dimensions. This article seeks to offer a useful interpretative tool to describe some speech acts formulated by Prime Minister Draghi with a "representative" value but with the intention of being instead of "directive" and "declarative" speech acts. This illocuctive force passage requested by Draghi could only be possible with the presence of a broad adhesion on the part of Italian politics to a cultural dimension of a "collectivism" due to the very delicate historical moment with the Covid-19 health crisis.Keywords: Cultural dimension. Political discourse. Speech acts. Politics. Italian culture RESUMO: O objetivo deste trabalho é analisar o primeiro discurso do primeiro-ministro Mario Draghi durante o pedido de confiança no Senado italiano em 17 de fevereiro de 2021. Esta análise pretende utilizar as ferramentas metodológicas presentes nos princípios da cooperação (Grice, 1975), as categorias de atos de fala (Searle, 1965), a cortesia linguística de Brown e Levinson (1987), além do conceito de " collective face " de Schartz (1992) e a comunicação intercultural (Hofstede, 2011). A originalidade deste artigo consiste na utilização de um método de análise usualmente empregado em uma chave "sociológico-estatística" em um campo puramente linguístico como o discurso político, para trazer à cena os elementos de correlação entre atos de fala e dimensões culturais. Em última análise, este artigo oferece uma ferramenta interpretativa útil para descrever alguns atos de fala formulados pelo primeiro-ministro Draghi com um valor caracterizado como "representativo", mas com a intenção de serem atos de fala "diretivos" e "declarativos". Essa passagem de força ilocutiva só poderia ser considerada possível com a presença de uma ampla adesão por parte da política italiana a uma dimensão cultural de tipo "coletivismo" devido ao momento histórico muito delicado com a crise sanitária.Palavras-chave: Dimensão cultural. Discurso político. Atos de fala. Política. Cultura italiana. ABSTRACT: L'intento di questo lavoro è di analizzare il primo discorso del premier Mario Draghi durante la richiesta della fiducia presso il Senato italiano il 17 Febbraio 2021. Questa analisi intende adoperare gli strumenti metodologici presenti nei principi di cooperazione ( Grice, 1975), le categorie degli atti linguistici ( Searle, 1965 ), la cortesia linguistica di Brown e Levinson ( 1987) con l'aggiunto del concetto di "faccia collettiva" di Schartz ( 1992) e della comunicazione interculturale ( Hofstede, 2011). L'originalità di questo lavoro consiste nell'utilizzo di un metodo di analisi adoperato solitamente in chiave "sociologico-statistico" in un ambito prettamente linguistico come il discorso politico per fare emergere gli elementi di correlazione tra gli atti linguistici e le dimensioni culturali. In definitiva, questo articolo offre uno strumento interpretativo utile per descrivere alcuni atti linguistici formulati dal premier Draghi con valore di tipo " rappresentativi" ma con l'intenzione di essere invece degli atti linguistici di natura " direttivi" e " dichiarativi". Questo passaggio di forza illocuttiva potrebbe dirsi possibile soltanto con la presenza di un'ampia adesione da parte della politica italiana ad una dimensione culturale di tipo " collettivismo" dovuta al momento storico molto delicato con la crisi sanitaria. Parole chiave: Dimensioni culturali. Discorso politico. Atti linguistici. Politica. Cultura italiana
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Bellucci, Paolo, and Pierangelo Isernia. "OPINIONE PUBBLICA E POLITICA ESTERA IN ITALIA: IL CASO DELLA BOSNIA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 29, no. 3 (December 1999): 441–80. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200028914.

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Abstract:
IntroduzioneLa guerra contro la Repubblica Federale di Jugoslavia ha evidenziato i problemi della politica estera italiana degli anni '90. Con non più del 40% dell'opinione pubblica stabilmente a favore dei raid aerei contro la Serbia ed il Kosovo, una veemente opposizione del Vaticano e del Papa in prima persona ed una maggioranza di governo divisa al suo interno tra negoziatori ad oltranza ed auspici di una immediataescalationterrestre, si riproponeva, con maggiore evidenza del passato, il ridotto margine di autonomia dell'esecutivo nel settore della politica di sicurezza. A poco meno di due anni dalla crisi albanese, la leadership politica italiana si è trovata così ad affrontare l'ennesima prova di politica estera, per giunta sul terreno delle armi, un terreno sul quale nell'ultimo quarantennio repubblicano raramente un governo si era avventurato. Rispetto all'ambiente tut to sommato «placido» nel quale la politica estera italiana ha operato nel secondo dopoguerra, gli anni '90, con un ininterrotto susseguirsi di crisi (dal Golfo alla Somalia, dall'Albania alla Bosnia, per finire con il Kosovo) hanno prodotto un maggior numero di sfide, in aree molto più vicine e rilevanti per gli interessi nazionali italiani e in un quadro di minore possibilità di far ricorso al proprio tradizionale alleato, gli Stati Uniti, per risolvere i propri fondamentali problemi di sicurezza. Da qui la necessità di costruire un consenso nazionale intorno alle scelte del governo e, di conseguenza, il crescente interesse per il ruolo che l'opinione pubblica assume nella politica estera italiana. Il Kosovo tuttavia non è il primo caso in cui l'opinione pubblica entra nei calcoli dei decisori nazionali. In questo saggio intendiamo esplorare questo ruolo in un'altra recente crisi che ha visto coinvolta l'Italia, quella relativa al dissolvimento della ex-Jugoslavia, con particolare riferimento alla crisi in Bosnia-Herzegovina. Come diremo nelle conclusioni, da questa esperienza è possibile trarre alcune considerazioni che sembrano dimostrarsi valide anche nel caso del Kosovo.
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Morlino, Leonardo. "LA SCIENZA POLITICA ITALIANA: TRADIZIONE E REALTÀ." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, no. 1 (April 1991): 91–124. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200009825.

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Abstract:
IntroduzioneAll'indomani del secondo conflitto mondiale Leoni fissa i connotati essenziali di una scienza politica da rifondare insieme alla democrazia in Italia (Leoni 1949-50 e 1980). Dopo quasi venti anni, Sartori ritiene che «la scienza politica italiana è semplicemente in fase di parto» (Sartori 1967, 699). Che cosa si può dire dopo piò di quaranta anni? Le domande a cui rispondere per disegnare un quadro della disciplina all'inizio degli anni novanta mi paiono le seguenti: come si forma la disciplina tra gli anni cinquanta e sessanta; come giunge ad autodefinirsi al momento in cui decolla, alla fine degli anni sessanta; quali siano le difficoltà del decollo e come queste incidano sul suo sviluppo successivo; quali le modalità di crescita e di istituzionalizzazione; quali i contenuti della disciplina in questi anni e quali i cambiamenti di quei contenuti; quale la rilevanza rispetto ai problemi politici esistenti; infine, quale bilancio complessivo sia possibile tracciare.
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Guarnieri, Carlo. "MAGISTRATURA E POLITICA: IL CASO ITALIANO." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, no. 1 (April 1991): 3–32. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200009801.

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Abstract:
IntroduzioneNel periodo repubblicano, l'assetto istituzionale della magistratura italiana è stato radicalmente trasformato con l'obiettivo, almeno in apparenza, di salvaguardarne il piò possibile l'indipendenza. In realtà, la posizione assunta oggi dalla magistratura nel nostro sistema politico sembra per molti versi peculiare. Per valutare correttamente grado e implicazioni di questa peculiarità è però necessario partire da una considerazione del ruolo della magistratura nei regimi democratici e comparare l'attuale assetto della magistratura italiana con quello delle magistrature operanti in regimi simili.
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Baragli, Matteo. "Il Centro nazionale italiano e la Santa sede Profili e progetti del clerico-fascismo in Italia 1922-1929." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 263 (December 2011): 239–54. http://dx.doi.org/10.3280/ic2011-263004.

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Abstract:
L'articolo analizza la vita e l'ideologia del Centro nazionale italiano, la formazione politica piů rappresentativa del clerico-fascismo italiano fondata nel 1924 da cattolici conservatori e filofascisti espulsi dal Partito popolare italiano. Il Cni garantě il suo pieno sostegno politico al fascismo, traendone ragione dal legame indissolubile e provvidenziale esistente, a suo avviso, fra cattolicesimo e nazione italiana. Un legame che la politica religiosa del fascismo avvalorava, restituendo alla fede cattolica il rilievo pubblico che il liberalismo le aveva sottratto. Il Vaticano vide con iniziale benevolenza l'attivitŕ del Cni, ma poi incominciň a diffidarne per l'eccessivo filofascismo e per l'autonomia con cui esso si muoveva rispetto alla Santa sede. I sospetti si accrebbero a seguito delle frizioni con l'Azione cattolica e della condanna dell'Action française. Nel 1928 Pio XI condannň duramente il Cni, segnando la fine di questo progetto clerico-fascista, mentre l'accordo fra regime e istanze cattoliche avrebbe seguito la via del Concordato del 1929.
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Fisichella, Domenico. "ALLE ORIGINI DELLA SCIENZA POLITICA ITALIANA: GAETANO MOSCA EPISTEMOLOGO." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, no. 3 (December 1991): 447–70. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020001786x.

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Abstract:
IntroduzioneLa riflessione epistemologica di Gaetano Mosca prende le mosse dall'osservazione che la scienza politica, come studio dei fenomeni politici con il metodo scientifico, è nel suo tempo ancora in fase di significativa arretratezza, per non dire nell'infanzia. Basta guardare allo sviluppo delle scienze naturali per rendersene conto. Già dalle pagine iniziali della Teorica dei governi e governo parlamentare, pubblicato in prima edizione nel 1884, il rilievo è esplicito e ricorrente: “i risultati ci dicono che, fino al giorno d'oggi, il metodo sperimentale ha fatto assai migliori prove nelle scienze fisiche che nelle sociali” (Mosca 1982, 197). D'altra parte, “che una scienza sociale non sia ancora nata”, talché ne deriva appunto “l'inferiorità di sviluppo scientifico che hanno le scienze sociali in rapporto alle naturali”, è tema ritornante anche negli Elementi di scienza politica, usciti in prima edizione nel 1896. “La scienza politica”, nota infatti il nostro autore, “non crediamo che neanche ora sia entrata interamente nel vero periodo scientifico” (ivi, 202, 199, 555).
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Lippolis, Vincenzo. "LE ELEZIONI DEL 1994." Il Politico 251, no. 2 (March 3, 2020): 186–99. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2019.244.

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Abstract:
Le elezioni del 1994 sono state il risultato finale della crisi dei partiti di massa del XX secolo. Esse hanno portato alla formazione di un sistema politico bipolare di prima-past-the-post. Il sistema dei partiti è diventato completamente diverso dal precedente. La novità principale fu la vittoriosa "entrata nella mischia" di Berlusconi che innovò profondamente i modelli della politica italiana. Si presentava come un leader carismatico a diretto contatto con gli elettori grazie a un sapiente uso della televisione. Il partito da lui fondato, Forza Italia, si identifica con la sua persona e non esisterebbe senza di lui. È un partito personale. Questo ha segnato un salto di qualità nel processo di personalizzazione della leadership che caratterizzerà il sistema politico italiano da quel momento in poi. Berlusconi ha vinto anche perché è stato il primo a capire che - con il nuovo sistema elettorale a scrutinio unico - lo scontro sarebbe stato tra destra e sinistra, senza possibilità di partiti centristi, e che sarebbe stato necessario costituire coalizioni elettorali. Ha così formato un'alleanza con la Lega del Nord e il MSI senza alcun riguardo per la coesistenza politica dell'alleanza. Il bipolarismo italiano acquisirebbe così la caratteristica negativa di coalizioni fragili ed eterogenee, non essendo il sistema elettorale adatto a limitare la frammentazione dei partiti. Il sistema politico diventerebbe fortemente conflittuale a causa della mancata legittimazione dei due fronti politici.
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Cerro, Giovanni. "Una umanità più squisita e migliore”. Gli eugenisti italiani e il First International Eugenics Congress (Londra, 1912)." Asclepio 74, no. 2 (December 2, 2022): p613. http://dx.doi.org/10.3989/asclepio.2022.26.

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Abstract:
[it] L’articolo indaga la partecipazione degli studiosi italiani al First International Eugenics Congress, tenutosi a Londra, sotto la presidenza di Leonard Darwin (24-30 luglio 1912). L’analisi delle relazioni presentate dagli eugenisti italiani rivela le caratteristiche principali del movimento eugenico nazionale: un’impostazione interdisciplinare, che coinvolge antropologia, psichiatria, sociologia, demografia, economia e politica; il ruolo preminente riconosciuto alle condizioni sociali e ambientali; l’enfasi posta sulle riforme educative e igieniche. Allo stesso tempo, tuttavia, l’articolo mostra come alcuni importanti eugenisti italiani fossero in linea di principio favorevoli all’adozione di misure repressive, tra cui la sterilizzazione degli inadatti; la rifiutavano unicamente per ragioni pratiche, dal momento che era difficile sterilizzare interi gruppi umani e vincere la resistenza della popolazione e della Chiesa cattolica. Questo aspetto consente di sottolineare i limiti del concetto di eugenica latina applicato al caso italiano. Inoltre, l’articolo sostiene che il congresso ha costituito una svolta nella storia dell’eugenica italiana, fornendo una cornice istituzionale al movimento, incoraggiando la discussione di questioni relative al miglioramento umano nel dibattito scientifico e politico e segnando il passaggio da un’eugenica qualitativa a un’eugenica quantitativa.
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Nicoletti, Michele. "Editorial." Rivista Italiana di Filosofia Politica 1 (December 3, 2021): 5–10. http://dx.doi.org/10.36253/rifp-1482.

Full text
Abstract:
In introducing the inspiration behind and aims of the new Rivista Italiana di Filosofia Politica (Italian Journal of Political Philosophy), launched by the Italian Society for Political Philosophy, this editorial explores the relationship between politics and philosophy. As does all philosophy, political philosophy arises from the desire to understand what is new and to question existing reality. Political philosophy is thus political in a twofold sense: on the one hand, it is an act of freedom vis-à-vis existing power or knowledge, and, on the other, it is an attempt to establish social relations based on discursive reasoning, and on open participatory mechanisms for decision-making. This dual political attitude is ever more vital in the face of challenges to contemporary societies, such as climate change, migratory movements, dramatic inequalities, and the apparatus of surveillance. Eschewing a philosophy of distraction and non-engagement, political philosophy (and this Journal) endorses the idea of another, “more civic”, philosophy, one which is committed to the opening of new spaces of personal and collective freedom. This Journal intends to nurture the dialogue between Italian and international philosophical-political communities, showing the richness of Italian discussion, and highlighting some of the most authoritative international scholars.
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Nicoletti, Michele. "Editorial." Rivista Italiana di Filosofia Politica 1 (November 30, 2021): 11–16. http://dx.doi.org/10.36253/rifp-1474.

Full text
Abstract:
In introducing the project of the Rivista Italiana di Filosofia Politica (Italian Journal of Political Philosophy), launched by the Italian Society for Political Philosophy, this editorial explores the relationship between politics and philosophy. As with philosophy itself, political philosophy arises from the desire to understand what is new and to question existing reality. Political philosophy is thus political in a twofold sense: on the one hand, it is an act of freedom vis-à-vis existing power or knowledge, and, on the other, it is an attempt to establish social relations based on discursive rationality, and on open participatory mechanisms for decision-making. This dual political attitude is even more essential in the face of challenges to contemporary societies, such as climate change, migratory movements, dramatic inequalities, and the apparatus of surveillance. Avoiding the risk of a “philosophy of distraction or non-engagement”, political philosophy (and this Journal) endorses the idea of another, “more civic”, philosophy, one which is committed to the opening of new spaces of personal and collective freedom. This Journal intends to nurture the dialogue between Italian and international philosophical-political communities, showing the richness of Italian discussion, and highlighting some of the most authoritative international scholars.
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Verzichelli, Luca. "LA CLASSE POLITICA DELLA TRANSIZIONE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 26, no. 3 (December 1996): 727–68. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024552.

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Abstract:
1994-1996. Un complesso periodo di rinnovamentoLa recente transizione italiana ha riaperto questioni che negli ultimi anni erano state trascurate dalle analisi politologiche, come le trasformazioni della classe politica e dei suoi modelli di selezione e carriera. Diversi contributi hanno evidenziato la nuova rilevanza assunta da tali questioni, confortati peraltro da un'ampia produzione pubblicistica che si è concentrata essenzialmente sulle caratteristiche socio-professionali dei nuovi politici e sul tasso di rinnovamento del personale parlamentare.
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Valentini, Jordi. "giovane poesia nella Svizzera italiana." Polisemie 2 (November 10, 2021): 159–75. http://dx.doi.org/10.31273/polisemie.v2.844.

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Abstract:
The article provides a broad overview of the poetry produced in Italian-speaking Switzerland over the past twenty years. The first part presents three channels of poetry dissemination (journals, editorial projects, and literary festivals) both within and outside the Swiss-Italian territory. The second part reflects on some critical readings of Swiss-Italian poetry and addresses the reasons why some forms of poetic writing have appeared later or to a lesser degree within the Swiss territory than they have in Italy, despite the two countries’ proximity. From this analysis, it is argued that the lack of strong counter styles in Swiss-Italian poetry has hindered the development of more mature and diverse forms of poetic expression. In the conclusion, it is argued that the non-use of digital resources for poetry production and dissemination in Italian-speaking Switzerland, as well as an often short-sighted cultural policy, are other important points to address in order to promote dialogue within and beyond the Swiss-Italian border. L’articolo fornisce una panoramica ampia della poesia prodotta nella Svizzera italiana negli ultimi vent’anni. La prima parte indaga tre principali canali di diffusione (riviste, case editrici, festival letterari) dentro e fuori il territorio della Svizzera italiana. La seconda parte riflette su alcune letture critiche della poesia nella Svizzera italiana e cerca di stabilire le ragioni per cui alcuni tipi di scrittura poetica siano giunti tardi o poco sul territorio svizzero rispetto all’Italia, nonostante la vicinanza tra i due paesi. Da questa analisi, si argomenta che la mancanza di controtendenze forti nella poesia nella Svizzera italiana abbia impedito lo svilupparsi di forme di espressione poetica più mature e diverse. In conclusione, si ritiene che il mancato uso di strumenti digitali per la produzione e la disseminazione della poesia nella Svizzera italiana, oltre che una politica culturale spesso poco lungimirante, siano temi importanti da affrontare per promuovere dialogo dentro e oltre il confine della Svizzera italiana. English title Young Poetry in Italian-speaking Switzerland. Publishing Strategies and Critical Readings
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Vander, Fabio. "Il golpe in Cile e la politica italiana." DEMOCRAZIA E DIRITTO, no. 2 (March 2019): 89–93. http://dx.doi.org/10.3280/ded2018-002006.

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Artoni, Roberto. "Un profilo di storia della politica economica italiana." IMPRESE E STORIA, no. 43 (October 2021): 105–19. http://dx.doi.org/10.3280/isto2021-043006.

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Pasquino, Gianfranco. "La transizione politica italiana. Da Tangentopoli a oggi." Journal of Modern Italian Studies 20, no. 1 (December 13, 2014): 155–57. http://dx.doi.org/10.1080/1354571x.2015.974928.

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Ruccella, Loredana. "« Onorevole Pulcinella ! » : il “linguaggio pulcinellesco” nella politica italiana." Babel, no. 35 (January 1, 2017): 171–93. http://dx.doi.org/10.4000/babel.4842.

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Piattoni, Simona. "Ma la politica italiana può ancora definirsi clientelare?" Quaderni di Sociologia, no. 78 (December 1, 2018): 61–75. http://dx.doi.org/10.4000/qds.2157.

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Demo, Pedro. "Povertŕ politica." GRUPPI, no. 2 (October 2010): 47–67. http://dx.doi.org/10.3280/gru2009-002007.

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Abstract:
Attraverso la presentazione dei risultati di alcune indagini condotte in Brasile negli ultimi anni da enti diversi, l'autore ci invita a riflettere sul ruolo della conoscenza, l'importanza dell'istruzione e sui meccanismi che contribuiscono a mantenere lo status quo politico e sociale, basato su profonde differenze e sperequazioni. Demo interpreta i dati in modo dialettico e mostra il ruolo centrale che l'educazione, la trasmissione della conoscenza, la formazione personale e le forme di socializzazione rivestono per la crescita di persone (cittadini) libere, autonome e capaci di autodeterminazione. Le percentuali e i valori che Demo ci illustra sono rappresentativi di una realtŕ (fortunatamente) lontana da quella italiana, ma i suoi commenti e suggerimenti offrono spunti di riflessione molto utili per analizzare i cambiamenti in corso nel nostro paese. Il paradigma proposto puň essere, infatti, utilizzato per spiegare le forme carenti, o del tutto insufficienti, di "cittadinanza" che si realizzano nei cosiddetti "Sud del mondo".
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Casolari, Marzia. "ALLA RICERCA DI UNA SFERA DI INFLUENZA IN ASIA: LA POLITICA ITALIANA IN AFGHANISTAN TRA LE DUE GUERRE (1919-1928)." Il Politico 256, no. 1 (June 28, 2022): 46–70. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2022.682.

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Abstract:
L’Afghanistan, dal 2001 al centro della politica internazionale, ha acquisito ulteriore rilevanza a seguito del ritiro del contingente NATO nell’ agosto 2021, dopo esattamente vent’anni di presenza nel paese. Fra le nazioni che hanno aderito alla coalizione, l’Italia ha svolto un ruolo di primo piano: la funzione del nostro paese si è concentrata sulla ricostruzione, soprattutto istituzionale e dei servizi rivolti alla popolazione. È evidente che il governo italiano ha messo in campo un notevole investimento in Afghanistan, in termini di persone impiegate, ma soprattutto in termini economici. A riprova dell’importanza della presenza italiana nel paese è la richiesta da parte del portavoce dei talebani, Zabiullah Mujahid, il 1 settembre 2021, di non chiudere l’Ambasciata d’Italia a Kabul1. Sorge spontaneo chiedersi da dove derivi l’importanza dell’Afghanistan per l’Italia, che si è così a lungo e tanto spesa in questo paese, e quale sia l’importanza dell’Italia per l’Afghanistan, al punto che da un esponente di primo piano di un governo non certo benevolo vero l’Occidente arrivi una simile richiesta. Una ricostruzione delle origini della presenza italiana in Afghanistan potrà aiutare a fornire risposte a questo quesito, in una prospettiva storica. Questo articolo abbraccia un arco cronologico che va dalle prime iniziative avviate in Afghanistan fin dalle fasi conclusive del quinto governo Giolitti, nella primavera 1921, alla vigilia della caduta di re Amanullah Khan e del suo esilio in Italia, nel 1929. Questa vicenda ha rappresentato uno spartiacque sia nella storia dell’Afghanistan, sia nella politica italiana in questo paese. Amanullah Khan fu il primo fra i regnanti e i capi di stato afghani a cercare di introdurre importanti riforme modernizzatrici. Nonostante questo tentativo sia in gran parte fallito, il regno di Amanullah ha segnato un’epoca e ha lasciato un segno profondo nella memoria storica dell’Afghanistan. Questo saggio si ferma alla vigilia degli anni Trenta, quando la politica italiana nella regione compresa tra Asia centrale e meridionale era ancora di cauta esplorazione e di interlocuzione con la Gran Bretagna.
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Leoni, Gianmario. "I giovani comunisti e "il partito". La Fgci dal 1956 al 1968." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 267 (November 2012): 183–210. http://dx.doi.org/10.3280/ic2012-267001.

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Abstract:
La Federazione giovanile comunista italiana (Fgci) ha costituito, almeno nelle intenzioni, uno strumento importante per conquistare i giovani alla linea politica del Pci nell'immediato secondo dopoguerra, cosě come in generale tutte le organizzazioni giovanili lo sono state per gli altri partiti di massa. Il saggio analizza il dibattito interno all'organizzazione giovanile comunista nel periodo tra il 1956 e il 1968, mettendo in evidenza anche gli elementi di originalitŕ rispetto ai temi prevalenti fra gli "adulti"; non molti, in realtŕ, in un contesto dove l'adesione ideale alla linea politica del partito č solo di rado messa in discussione. A farla da padrone sono i grandi temi ideologici e strategici della "via italiana al socialismo", ma non mancano elementi di riflessione piů specifici sul mondo giovanile sia in relazione ai primi sintomi di protagonismo politico dei giovani (come nel luglio 1960) sia in riferimento ai mutamenti sociali e degli stili di vita e di consumo seguiti al "miracolo economico".
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Garano, Stefano. "L’urbanistica riformista nella complessa situazione italiana." Ciudades, no. 18 (November 8, 2017): 143. http://dx.doi.org/10.24197/ciudades.18.2015.143-162.

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Abstract:
La riforma urbanistica ha iniziato a svilupparsi in Italia attraverso la redazione di Piani che avevano come obbiettivo quello di sostitutire il “modello urbano basato nella rendita immobiliare” con nuove proposte impegnate nella lotta contro la produzione di questa “rendita”, promozionando un nuovo “modello urbano” maggiormente equo. Questa riforma urbanistica doveva anche svilupparsi attraverso un percorso legislativo, emanando leggi che a tutti i livelli amminstrativi stabilissero le regole da seguire. In questo modo, torniamo a proporre la giá tradizionale relazione urbanistica-politica: l’urbanistica come disciplina che concerne la gestione del piano e la politica come modo di agire civile che rende imprescindibile un governo della cittá che promuove la riforma intrapresa. Entrambe le categorie, gestire un piano in stretta vincolazione con una forma di governare la cittá, constituisco due degli aspetti alla quale si rivolge la riforma urbanistica. Si espone il caso di Roma come esperienza maggiormente rilevante, anche come fallimento, che tuttavia non ci fa perdere la speranza nella riforma intrapresa.
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Zucchini, Francesco. "L'ATTIVITÀ LEGISLATIVA DEL PARLAMENTO ITALIANO: CONSOCIATIVISMO? POLARIZZAZIONE?" Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 27, no. 3 (December 1997): 569–609. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200025107.

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Abstract:
IntroduzionePochi termini politologici hanno avuto altrettanto successo nella polemica politica italiana della parola consociativismo. Nonostante la sua origine specialistica, che non rimanda a nessuna nozione giuridica né ad alcuna dottrina politica o sociale, è difficile assistere ad un dibattito politico senza che qualcuno dei partecipanti non lanci alla parte avversa l'accusa di essere consociativo. Strano destino. Il successo ha un prezzo per gli uomini come per i concetti: coniato da Lijphart (1968) per rendere conto dell'esistenza di democrazie stabili e relativamente felici, che la scienza politica degli anni '50 (Almond 1956) ignorava e per le quali al tempo stesso prevedeva un tribolato avvenire, il termine consociativismo ha assunto nel nostro paese una connotazione quasi esclusivamente negativa. Consociativa è la spartizione partitica, la corruzione, l'immobilismo, la mancanza di rigore finanziario. In breve, consociativa pare essere stata tutta la Prima Repubblica e consociativi tutti i guai da essa prodotti.
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Bigatti, Giorgio. "Migranti. Lavoro, genere, politica nell'esperienza dell'emigrazione italiana nel Novecento. Presentazione." SOCIETÀ E STORIA, no. 127 (July 2010): 97–100. http://dx.doi.org/10.3280/ss2010-127004.

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Abstract:
Le ricerche pubblicate nella sezione Orientamenti e dibattiti di questo fascicolo sono dedicate all'emigrazione italiana nella seconda metÀ del novecento, un periodo finora poco praticato dalla storiografia sull'argomento. I saggi - pur nella varietÀ delle metodologie di indagine e dei temi, incentrati su varie destinazioni migratorie, tanto in Italia che all'estero - presentano alcune costanti: in primo luogo l'esigenza comune di indagare la storia dell'emigrazione come strumento di comprensione dei meccanismi di costruzione della societÀ italiana contemporanea; inoltre il ritorno alla storia delle istituzioni dell'emigrazione, l'utilizzo estensivo delle testimonianze dirette dei protagonisti dell'esodo e, attraverso la loro esperienza personale, la costruzione dell'identitÀ migrante.
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Gualdo, Riccardo. "Come siamo diventati populisti: la lingua politica italiana della «terza Repubblica»." Italienisch 44, no. 87 (September 5, 2022): 10–25. http://dx.doi.org/10.24053/ital-2022-0004.

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Abstract:
Vulgar, dishonest, incompetent: in recent years Italian politicians and their speeches have been described as such by journalists, linguists and political scientists. The turning point seems to date back to the three-year period from 2007 to 2009, when the political landscape in Italy appears to have taken on the most vivid colours of populism. These years saw the emergence of political movements and forces very different from each other, but which had some common characteristics: direct appeal to the people, intolerance for parliamentary representation rules, and a close relationship between supporters and a charismatic leader. In this paper the author wonders whether this representation of political communication reflects real new features or if it is rather the result of some longer processes in the history of Italian politics and its language. To answer this question, the author proposes a synthetic profile of political language in Italy over the last 10–15 years and focuses on its evolution and current trends, using written or transcribed texts and a corpus of parliamentary speeches from the last legislatures.
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Wright, A. D. "French policy in Italy and the Jesuits, 1607–38." Papers of the British School at Rome 75 (November 2007): 275–86. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200003561.

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Abstract:
LA POLITICA FRANCESE IN ITALIA E I GESUITI, 1607–38Agli inizi della guerra dei Trent'anni (1618–48) le ostilità affliggevano la penisola italiana, benché il conflitto fosse iniziato nei territori boemi e tedeschi. Queste estensioni della guerra erano dovute in gran parte all'intervento francese nella penisola, anche prima che la Francia entrasse apertamente nella guerra principale (1635). Un simile intervento preliminare minacciò da solo di sciogliere la solidarietà cattolica, per cui fu criticato non solo in Italia ma, nella Francia stessa, anche da alcuni estremisti cattolici, che si opponevano alia politica estera del cardinale Richelieu, primo ministro di Luigi XIII. Un recente studio ha dimostrato convincentemente che la presenza, durante la guerra, presso varie corti cattoliche, di confessori della casa reale rappresentati dalla Compagnia di Gesù non risultava in nessuna normale politica adottata dagli stati cattolici che furono coinvolti nella guerra. Un'ulteriore ricerca negli archivi centrali dei Gesuiti a Roma, qui presentata, rivela quanto complessi e ambigui erano gli interessi della società, quando la politica francese colpiva gli affari italiani.
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Ratti, Luca. "Mario Toscano e la politica estera italiana nell’era atomica." Contemporary Italian Politics 5, no. 3 (December 2013): 330–32. http://dx.doi.org/10.1080/23248823.2013.852389.

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Favretto, Ilaria, Marco Meriggi, David Laven, Giulia Albanese, and John Foot. "Round Table. The ‘British School’ and Italian Historiography." Modern Italy 22, no. 4 (September 20, 2017): 471–83. http://dx.doi.org/10.1017/mit.2017.46.

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Abstract:
Italian summaryI contributi sopra intendono riflettere sulla cosiddetta ‘scuola britannica’ di storici e ricercatori specializzati nello studio dell’Italia moderna e contemporanea. Facendo seguito ad una tavola rotonda tenutasi durante il Convegno ASMI 2016, abbiamo chiesto a coloro che vi hanno partecipato di pubblicare i propri interventi nella forma di brevi saggi. In essi viene discussa l’influenza della storiografia britannica sullo studio della storia italiana dal diciannovesimo secolo fino al Fascismo e il ventesimo secolo. Gli autori dei saggi riflettono pure sul ruolo e l’uso della storia in Italia, la strumentalizzazione di dibattitti storiografici che ha a lungo contraddistinto la politica italiana, editoria e strategie di divulgazione del sapere storico. Tutto ciò con un occhio di riguardo alla vita e alla produzione scientifica di Christopher Duggan a cui è dedicato questo numero speciale della rivista.
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Costa, Giacomo. "Il ‘moralismo': una prima ricognizione." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 41 (September 2011): 125–32. http://dx.doi.org/10.3280/las2011-041010.

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Abstract:
L'articolo propone un'analisi del termine moralismo. Tralasciandone l'accezione comune e quella storiografica, la riflessione qui sviluppata si rivolge a una concezione politica del moralismo, perlomeno nella misura in cui la politica si accompagna (o si dovrebbe accompagnare) a una normativa morale. Ma non si tratta di discorso meramente normativo, poiché l'etica e l'etica della politica devono essere in realtÀ applicate a un sistema non teorico, bensě empirico, alla «realtÀ sociale strutturata». La situazione politica italiana attuale č appunto il terreno sul quale si esercita la critica proposta nel contributo.
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Pugiotto, Andrea. "I meccanismi di allontanamento dello straniero, tra politica del diritto e diritti violati." DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no. 1 (April 2010): 42–57. http://dx.doi.org/10.3280/diri2010-001003.

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Abstract:
La titolaritŕ formale del diritto alla tutela giurisdizionale da parte dello straniero extracomunitario (irregolare o clandestino) č oggi un dato acquisito per il nostro ordinamento. Non altrettanto il suo effettivo godimento, assente o carente per scelta legislativa o in ragione delle concrete modalitŕ di esecuzione dei provvedimenti di allontanamento dello straniero dallo Stato italiano. Il saggio - che riproduce la comunicazione orale svolta al Convegno annuale dell'Associazione Italiana Costituzionalisti (Cagliari, 16-17.10.2009), di cui l'Autore č stato relatore - analizza criticamente le ragioni di politica del diritto e le incompatibilitŕ costituzionali dell'attuale ordinamento espulsivo degli stranieri, anche alla luce delle frequenti censure ad esso mosse in ambito europeo e internazionale.
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Benegiamo, Marcello, and Paola Nardone. "Tecnocrazia e politica in Italia dalla crisi del 1907 al Primo Dopoguerra = Technocracy and political crisis in Italy from 1907 till the early after World War." Pecvnia : Revista de la Facultad de Ciencias Económicas y Empresariales, Universidad de León, no. 19 (February 2, 2016): 43. http://dx.doi.org/10.18002/pec.v0i19.3581.

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Abstract:
<p>Uscito a pezzi dalla pesante crisi finanziaria e industriale del 1907, che aveva messo a nudo i limiti della struttura economica del Paese, il capitalismo industriale italiano elaborò un programma, portato avanti fino al primo dopoguerra, che prevedeva l’instaurazione di un governo di tecnocrati. Questo avrebbe dovuto trainare il Paese fuori dalla crisi, pianificarne l’economia e trasformarlo in una grande potenza industriale, con forti connotazioni imperialistiche. Segnali in tale direzione si erano registrati anche nei decenni precedenti, tra fine Ottocento e inizi Novecento, quando ebbe inizio un processo di concentrazione nel settore siderurgico e meccanico. Un percorso peraltro stimolato dalle commesse statali sempre più consistenti (Galli Della Loggia, 1970; Battilossi, 1999; Amatori e Colli, 1999; Bolchini, 2002). La crisi industriale e finanziaria del 1907 e la recessione a livello mondiale che ne seguì, accelerarono la soluzione tecnocratica, che prevedeva un’alleanza, più o meno stretta, con una parte della classe politica e l’entrata in guerra. Negli anni immediatamente seguenti il conflitto, il potere dei tecnocrati sulla scena politica italiana sembrò accrescersi notevolmente, soprattutto quando il governo progettò un programma di espansione economica nelle regioni del Caucaso, nei Balcani e nel Levante ex ottomano, territori in grado di fornire materie prime e di assorbire la produzione italiana in eccesso rispetto alle richieste di un mercato interno asfittico. La collaborazione tra mondo imprenditoriale, bancario e politico non produsse il risultato sperato. La caduta del governo Nitti e il ruolo destabilizzante e filotedesco della Banca Commerciale Italiana nell’Est europeo e nel Caucaso furono tra le cause principali che impedirono il decollo del progetto tecnocratico,<strong> </strong>provocando una dura reazione da parte dei fratelli Perrone alla guida del gruppo Ansaldo.</p><p>Heavily Weakened by the financial and industrial crisis of 1907, which showed all the limits of the economic structure of Italy, the Italian industrial capitalism developed a program that continued until the early after World War, which was taking into account the establishment of a government of technocrats.</p><p>This should had to take the country out of crisis, establish an economical plan and turn it into a major industrial power, with strong imperialist characteristics. Signals in this direction were also recorded in the previous decades, from the late nineteenth and early twentieth century, when a process of concentration of the main groups of entrepreneurs and capitalists began in the steel and mechanical industry. A path anyway enhanced by more and more orders from the government (Galli Della Loggia, 1970; Battilossi, 1999; Amatori and Colli, 1999; Boldrini, 2002). The industrial and financial crisis of 1907 and the global recession that followed, accelerated the technocratic solution, which were looking for a more or less closer alliance, with a part of the political class and going into war. Soon after the war, the political power of the technocrats in Italy seemed to grow significantly, especially when the Government developed a program of economic expansion in the regions of the Caucasus, Balkans and on the countries of the ex East Ottoman, these territories could provide raw materials and, with respect of an internal market completely saturated, to absorb the exceeding Italian production. The collaboration within the world of business, banking and politics did not produce the desired result. The fall of the Nitti´s Government and the pro German and destabilizing role of the Italian Commercial Bank in Eastern Europe and on the Caucasus were the major drivers against the launch of the technocratic project, inducing a though reaction by the Perrone brothers leading the group Ansaldo.</p>
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Del Vecchio, Annalice. "Mangiare e parlare: il cibo come simbolo in Conversazione in Sicilia." Revista Italiano UERJ 12, no. 2 (July 13, 2022): 11. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2021.67528.

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Abstract:
ABSTRACT: Questo articolo analizza il cibo come parte dei simboli e delle immagini presenti nel romanzo Conversazione in Sicilia, di Elio Vittorini. L’autore italiano utilizza il parlare di cibo, così come fa con altri temi del libro, per “dire senza dichiarare”, allorquando, metaforicamente, trasforma l’atto di mangiare, o di non poter mangiare, in critica sociale e politica, in un momento storico particolare per l’Italia, allora governata dal regime fascista. Il cibo, simbolo di abbondanza, quando non c’è diventa ancora più presente nel pensiero degli italiani poveri, come una smania, un’ossessione. Il cibo rappresenta anche un viaggio verso un tempo perduto, il tempo mitico dell’infanzia, quando i sapori, la consistenza e l’odore dei cibi fanno sì che il personaggio recuperi la memoria del passato e riacquisti in questo modo la capacità di sentire ciò che aveva perso durante un periodo di profonda apatia. Queste simbologie, da un lato politiche e sociali, dall’altro più psicologiche e soggettive, “si sovrappongono e si ripetono acquistando nuove sfumature”, come scrive Samy Ramez nell’articolo Simbolo e immagine in Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini.Parole chiave: Letteratura italiana. Neorealismo italiano. Elio Vittorini. Alimentazione. Cibo nella letteratura. RESUMO: Este artigo analisa a comida como parte dos símbolos e imagens que estruturam o romance Conversazione in Sicilia, de Elio Vittorini. Ao falar sobre comida, entre outros temas presentes no livro, o autor pode “dizer sem declarar”, criando metáforas que transformam o ato de comer (ou de não poder comer) em crítica social e política ao momento histórico que se vivia na Itália governada pelo regime fascista. O alimento, símbolo de abundância, quando ausente, torna-se ainda mais presente no pensamento dos italianos pobres, quase como uma obsessão. A comida também oferece uma viagem a um tempo perdido, o tempo mítico da infância, quando os sabores, a textura e os cheiros dos alimentos fazem o personagem recuperar a memória do passado e, assim, reconquistar a capacidade de sentir que havia perdido durante um período de profunda apatia. Essas simbologias, por um lado, políticas e sociais e, por outro, psicológicas e mais subjetivas, o tempo todo superpõem-se e se repetem “adquirindo novas nuances”, como escreve Samy Ramez no artigo Simbolo e immagine in Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini.Palavras-chave: Literatura italiana. Neorrealismo italiano. Elio Vittorini. Alimentazione. Cibo nella letteratura. ABSTRACT: This work analyses the presence of food among the symbols and images of Elio Vittorini’s novel Conversazione in Sicilia. The Italian author uses the act of talking about food, as he does with other subjects in the book, to “say without asserting”. He metaphorically transforms the act of eating (or not being able to eat) in a political and social critic to that historical moment in Italy when the country was governed by the fascists. When it lacks, food becomes even more alive in the mind of Italian poor people, like an obsession. Food also offers a trip to a lost time, the mythical time of childhood, as the flavors, the textures and the smell of food allow the character to recover the memory of his past and, doing so, regain the ability to feel. These symbols, on the one hand political and social, and on the other psychological and subjective, “overlap and repeat [throughout the book] gaining new nuances”, as writes Samy Ramez in the article Simbolo e immagine in Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini.Keywords: Italian literature. Italian Neorealism. Elio Vittorini. Food. Food in literature.
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Allotti, Pierluigi. "La rinascita della scienza politica italiana nel carteggio Sartori-Bobbio (1958-1980)." MONDO CONTEMPORANEO, no. 1 (August 2021): 143–71. http://dx.doi.org/10.3280/mon2021-001005.

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Abstract:
Esponenti illustri della cultura politica europea del Novecento, Giovanni Sartori e Norberto Bobbio sono stati gli artefici principali della rinascita della scienza politica italiana negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Nata in Italia nel clima del positivismo di fine Ottocento, la scienza politica era stata presto soffocata al volgere del nuovo secolo da nuove correnti di pensiero (il formalismo giuridico e la filosofia idealista). Nel secondo dopoguerra era ancora negletta, nonostante l'idealismo stesse ormai perdendo terreno. Così Sartori, in particolare, influenzato dalla politologia statunitense, si adoperò sin dai primi anni Cinquanta per rilanciare la disciplina e assicurarle una piena legittimità accademica. Fondato sul carteggio inedito tra i due studiosi, questo articolo getta una nuova luce sul ruolo avuto da entrambi nella rifondazione in Italia della scienza politica contemporanea, evidenziando come Sartori e Bobbio, pur condividendo l'assunto che si trattasse in primo luogo di una scienza empirica, avessero in realtà visioni differenti riguardo alle sue finalità.
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Arienzo, Alessandro. "LA TRADIZIONE POLITICA DELLA RAGION DI STATO TRA UMANESIMO E MODERNITÀ." Revista Ideação 1, no. 43 (June 6, 2021): 67. http://dx.doi.org/10.13102/ideac.v1i43.7226.

Full text
Abstract:
L’espressione ragion di Stato nasce nel contesto della cultura politica del tardo Rinascimento con una pluralità di significati e usi che non è affatto riducibile – come spesso accade nel dibattito comune e pubblicistico – al solo ricorso alla forza, al segreto, o a strumenti eccezionali da parte del detentore del potere politico. Dal suo primo emergere nella cultura politica italiana di fine Cinquecento essa appare invece come parte determinante di un più complessivo processo di razionalizzazione politica che accompagna il consolidarsi degli stati territoriali moderni. In questo contributo vorrei illustrare i discorsi e le pratiche di governo che si affermano, tra fine XVI e inizio XVII secolo, in Italia ma non solo, nell’ambito della trattatistica sulla ragion di Stato. Per poi argomentare le ragioni per le quali essi contribuiscono a segnare tanto un percorso differente, anche se non necessariamente alternativo, al pensiero politico classico, quanto a consolidare gli assetti moderni della statualità, pur differenziandosi dal paradigma della sovranità
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Di Michele, Andrea. "Berlusconi-Putin. Le ragioni di una vicinanza." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 260 (February 2011): 494–510. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-260008.

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Abstract:
La prima parte del saggio indaga gli elementi di comunanza tra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin (leaderismo esasperato, populismo con venature nazionalistiche, controllo dei mezzi d'informazione), nonché il significato assunto dal rapporto con la Russia nella complessiva politica estera di Berlusconi, che ha visto l'Italia distaccarsi dal suo tradizionale europeismo e intessere relazioni preferenziali con Stati Uniti e Russia. Nella seconda parte, l'attenzione si sposta dai rapporti Berlusconi-Putin a quelli Italia-Russia, mostrando come la politica di avvicinamento a Mosca sia stata perseguita da tutti i governi italiani, di centrodestra e di centrosinistra, degli ultimi 10-15 anni. La Russia č per l'Italia un partner economico-commerciale fondamentale, in particolare in qualitŕ di fornitore di prodotti energetici. Eni e Gazprom hanno costruito un rapporto di collaborazione e integrazione che non č esagerato definire strategico e che ha fatto di Eni il primo partner commerciale di Gazprom. Le scelte nazionali di politica energetica, che hanno determinato una crescente dipendenza dall'approvvigionamento russo, influenzano fortemente la piů generale politica estera italiana, che crea malumore in Europa e negli Stati Uniti per il legame troppo forte e sbilanciato con Mosca.
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Gobetti, Eric. "L'occupazione italiana in Montenegro: i principali nodi storiografici." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 260 (February 2011): 475–93. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-260007.

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Abstract:
Questo saggio affronta alcuni dei principali nodi storiografici di una vicenda ancora non sufficientemente studiata: l'occupazione italiana in Montenegro durante la seconda guerra mondiale. Nella prima parte l'autore evidenzia ragioni e obiettivi della rivolta popolare contro gli occupanti del 13 luglio 1941, attraverso una disamina sia degli errori commessi dalla diplomazia fascista nel tentativo di costituire uno Stato indipendente collaborazionista, sia della particolare condizione socio-politica della regione. La seconda parte del testo si concentra sulle ambiguitŕ che caratterizzano la collaborazione fra l'esercito italiano e il movimento nazionalista serbo dei cetnici. L'aspetto piů rilevante č la contraddizione fra l'alleanza militare in funzione anticomunista e la situazione internazionale che vede schierati su fronti opposti l'Italia fascista e il governo jugoslavo in esilio, da cui i cetnici dipendono. L'autore evidenzia tuttavia la concordanza di interessi, non solo contingenti, fra il leader cetnico Draza Mihailovic e il governatore militare italiano del Montenegro Alessandro Pirzio Biroli.
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Pasquino, Gianfranco. "TRENT'ANNI DI SCIENZA POLITICA: TEMI E LIBRI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 31, no. 1 (April 2001): 5–29. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200029531.

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Abstract:
Introduzione Qualsiasi bilancio è sempre problematico, soprattutto quando è il bilancio di una disciplina nella quale la ricerca continua e per la quale gli oggetti cambiano anche grazie alla ricerca, alle risultanze, agli interventi che ne derivano. Tuttavia, esistono occasioni nelle quali la necessità di un bilancio si impone. Trent'anni di vita, per una rivista accademica, non sono pochi. Meritano di essere analizzati e collocati nel più ampio territorio della scienza politica. Il primo fascicolo della «Rivista Italiana di Scienza Politica» fu pubblicato nell'aprile del 1971. Dal punto di vista della nascita e della professionalizzazione della scienza politica in Italia, la nascita della Risp costituì il logico sviluppo dell'attività di un piccolo gruppo di studiosi che pochi mesi prima sotto la guida di Giovanni Sartori aveva collaborato alla Antologia di Scienza Politica con sezioni curate nell'ordine da Giuliano Urbani (Metodi, approcci e teorie); Stefano Passigli (Potere ed élites politiche); Giacomo Sani (Cultura politica e comportamento politico); Domenico Fisichella (Partiti politici e gruppi di pressione); Vittorio Mortara (La pubblica amministrazione) e Gianfranco Pasquino (Lo sviluppo politico). Quanto alla Rivista, quel primo fascicolo era deliberatamente e opportunamente dedicato alla politica comparata per segnalare l'importanza di quella prospettiva e del metodo che vi era sotteso. Sulla comparazione conteneva articoli di Sartori, La politica comparata: premesse e problemi, di Arend Lijphart, Il metodo della comparazione e di George J. Graham Jr., Consenso e opposizione: una tipologia, conteneva anche un articolo di Fisichella, Conseguenze politiche della legge elettorale regionale in Italia e uno di Pasquino, Le crisi di sviluppo nell'esperienza giapponese. In entrambi i casi, quegli articoli erano la prosecuzione di un interesse scientifico che si era già tradotto nella pubblicazione di due volumi, rispettivamente Fisichella (1970, e poi 1982) e Pasquino (1970). Tuttavia, mentre nel caso dei sistemi elettorali stava per aprirsi una intensa, ma tuttora incompiuta, stagione di dibattito e di riforme, che la Rivista ha monitorato standone a opportuna distanza (ad esempio, AA.VV. 1984 e 1987), nel caso dello sviluppo politico, il tema stava giungendo ad esaurimento. A riprova, sulla Rivista, se ne scrisse in seguito relativamente, forse troppo, poco. Peraltro, l'analisi dello sviluppo politico si era incrociata spesso, opportunamente e fruttuosamente con la politica comparata. Proprio per questo «incrocio», mi sembra che qualsiasi ricognizione su quanto è avvenuto, in termini di temi e di libri, in questi trent'anni debba ripartire congiuntamente dagli studi di politica comparata e di sviluppo politico.
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De Vincenti, Claudio. "L’ECONOMIA ITALIANA E LE FRATTURE DELLA GLOBALIZZAZIONE." Il Politico 251, no. 2 (March 3, 2020): 200–220. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2019.245.

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Abstract:
Il documento presenta una ricostruzione sintetica delle principali tappe del processo di globalizzazione e dell'economia italiana dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi. Per quanto riguarda lo scenario internazionale, si individuano due chiare fratture: la fine dell'"età dell'oro" con la crisi del dollaro dell'agosto 1971 e lo shock petrolifero del 1973; la crisi finanziaria del 2007-2008, dovuta all'accumulo di gravi squilibri macroeconomici negli anni della cosiddetta "Grande Moderazione". Queste due fratture trovano una chiara corrispondenza in due analoghe fratture dello sviluppo economico italiano. L'Italia, tuttavia, presenta una terza frattura intermedia con la crisi della lira dell'agosto 1992 legata a specifiche debolezze interne; uno spartiacque per la politica economica italiana. Oggi le tensioni nei rapporti commerciali internazionali e gli impulsi populisti nei Paesi avanzati testimoniano che la crisi del 2008 è ben lungi dall'essere ricomposta nelle sue determinanti. Il documento propone un suggerimento: alla base delle dinamiche economiche degli ultimi 75 anni c'è un rapporto irrisolto tra crescita economica capitalistica ed espansione della democrazia a livello nazionale e internazionale.
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