Academic literature on the topic 'Politca'

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Journal articles on the topic "Politca"

1

Editor, Editor. "Politica Crossmark." Metodologias e Aprendizado 2 (October 25, 2020): 142. http://dx.doi.org/10.21166/metapre.v2i0.1430.

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2

AGUIRRE, BASILIA, and FABIANA DA CUNHA SADDI. "A fantasia política ou a política da fantasia?" Brazilian Journal of Political Economy 18, no. 2 (June 1998): 362–65. http://dx.doi.org/10.1590/0101-31571998-1275.

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Abstract:
RESUMO Este artigo é uma resposta ao comentário de Velloso ao nosso artigo publicado anteriormente sobre o II PND. Discordamos de Velloso em seu contra-argumento às nossas conclusões, pois o comentário não melhorou a discussão nem trouxe novos dados que desmentem nossas descobertas.
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3

Hueglin, Thomas O., Johames Althusius, and Frederick S. Carney. "Politica." CrossRef Listing of Deleted DOIs 27, no. 1 (1997): 150. http://dx.doi.org/10.2307/3330791.

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4

Redaktionen. "POLITICA." Politica 20, no. 2 (January 1, 1988): 238. http://dx.doi.org/10.7146/politica.v20i2.68994.

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Redaktionen. "POLITICA." Politica 20, no. 3 (January 1, 1988): 374. http://dx.doi.org/10.7146/politica.v20i3.69024.

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6

Redaktionen. "politica." Politica 28, no. 1 (January 1, 1996): 119. http://dx.doi.org/10.7146/politica.v28i1.68015.

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7

Matteucci, Nicola. "SCIENZA POLITICA E FILOSOFIA POLITICA: COMMENTO." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, no. 1 (April 1991): 125–28. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200009837.

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Abstract:
IntroduzioneL'invito di Leonardo Morlino a partecipare ad un dibattito sul suo articolo La scienza politica italiana: tradizione e realtà credo sia dovuto a una relazione che feci ad un Convegno sulle scienze umane, pubblicata vent'anni fa su «Il Mulino» (1971), che egli ricorda nella sua bibliografia.
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Ługowska, Maria, and Teresa Skrajna. "Weed communities in potato (Solanum tuberosum L.) crops of the Mazowiecki Landscape Park." Acta Agrobotanica 66, no. 1 (2013): 119–34. http://dx.doi.org/10.5586/aa.2013.014.

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Abstract:
This paper presents a description of segetal communities in potato crops cultivated in the Masovian Landscape Park. The communities were analysed based on 64 phytosociological relevés made at 45 localities. 4 associations were found in the study area, that is, <em>Digitarietum ischaemi, Echinochloo-Setarietum, Galinsogo-Setarietum, </em>and <em>Lamio-Veronicetum politae</em>. Phytocenoses representing the associations <em>Digitarietum ischaemi </em>and <em>Echinochloo-Setarietum </em>were most varied floristically. Lower syntaxonomical units were determined within these associations, that is, subassociations and variants. These phytocenoses were frequently found; they occurred in various habitats characterized by different trophic and moisture conditions. Patches of the association <em>Lamio-Veronicetum polita </em>were rare and they occurred only on fertile soils and on small areas.
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Pereira Basilio, Marcio. "O Desafio da Formação do Policial Militar do Estado do Rio de Janeiro: Entre o Modelo Reativo e o Contingencial." Administración y Desarrollo 38, no. 52 (December 1, 2010): 71. http://dx.doi.org/10.22431/25005227.156.

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Abstract:
Bajo una política de seguridad represiva, los miembros de un cuerpo policial están entrenados para actuar de forma reactiva. Sin embargo, en una aplicación de políticas cimentadas en la gestión y la prevención, los policiales son entrenados para actuar con proactividad en la solución de problemas. En tal sentido, este artículo aborda el proceso de formación de los operadores de la seguridad pública en Río de Janeiro, desde la perspectiva del agente de polícia militar. La investigación desarrollada tiene un carácter predominantemente cualitativo y su naturaleza es exploratoria, tratando de entender el proceso de adiestramiento en la Policía Militar de Río de Janeiro desde la perspectiva de sus agentes; un campo en el que hay poco conocimiento acumulado y sistematizado en Brasil. En cuanto a los métodos de la investigación, se optó por el trabajo de campo, combinado con la consulta de fuentes documentales y de la literatura. Fueron realizadas veinticuatro entrevistas semiestructuradas con agentes de la Policía Militar. Las entrevistas fueron tratadas con la técnica de análisis de contenido. Como resultado, el estudio señala que hay un largo camino por recorrer, en el que subyace la necesidad de definir un perfil para el agente de policía en Río de Janeiro. ¿Un agente entrenado simplemente para reaccionar o para resolver conflictos? Esto es factible a través de la reestructuración del proceso de formación policial, que se vincule con un perfil definido y así produzca un cambio de la imagen del agente de policia en la sociedad.
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Vander, Fabio. "Politica e anti-politica in Toni Negri." DEMOCRAZIA E DIRITTO, no. 3 (July 2011): 462–73. http://dx.doi.org/10.3280/ded2010-003023.

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Dissertations / Theses on the topic "Politca"

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Di, Girolamo Annarita Silvia <1982&gt. "Atto politico e motivazione politica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3981/1/Di_Girolamo_Annarita_Silvia__Tesi.pdf.

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Abstract:
Scopo dell’elaborato risulta l’analisi del rapporto tra atto politico e motivazione politica. Partendo da una ricostruzione storica, l’obiettivo del lavoro è mettere in luce i profili problematici ed i riflessi che l’atto politico – tema apparentemente sopito tanto a livello dottrinale, quanto giurisprudenziale - ricomincia, soprattutto grazie a un certo numero di recenti pronunce dei giudici amministrativi, ad avere, fornendo nuovi spunti di riflessione. Proprio questa nuova tendenza giurisprudenziale, diventa l’oggetto di analisi del terzo capitolo. In esso si esamina il repertorio di casistica giurisprudenziale in materia di atti di alta amministrazione. In breve, tale capitolo viene orientato all’esame di tutte quelle tipologie di atti emergenti dalla valutazione caso per caso effettuata dalla giurisprudenza che, nel tempo, sono state fatte rientrare nel novero degli atti di alta amministrazione, al fine di mettere in evidenza la necessità di un riequilibrio della categoria dell’atto di alta amministrazione, che ormai sembra non apparire più rispondente alla ratio della sua previsione, verso l’emersione di una nuova categoria: il provvedimento amministrativo a motivazione politica. In particolare, si sostiene come non si possano ritenere rientranti tra gli atti di alta amministrazione quegli atti a carattere puntuale a motivazione politica, cioè sorretti da ragioni di fiduciarietà politica, quali, ad esempio, le nomine di carattere fiduciario, strettamente informate dalla contingenza politica. Evidentemente, se tale base giustificativa costituisce la ratio sottesa alla legittimità di tali nomine, non si comprende la ragione per cui l’atto di revoca degli incarichi derivanti da tali nomine sia sottoposto ad un sindacato di ragionevolezza cui sfugge la nomina stessa da cui origina. Ed allora non può non ammettersi che anche l’atto di revoca possa essere sorretto da una motivazione politica perché, altrimenti, perderebbe ragione d’essere anche la nomina stessa. La corrispondenza di disciplina tra nomina e revoca si renderebbe necessaria in quanto, in caso contrario, risulterebbero vanificate fin dall’inizio le esigenze garantiste da assicurare ai singoli e si rischierebbe di bloccare il corretto esercizio della funzione di governo. Si propone, allora, la prospettazione della nuova categoria del provvedimento amministrativo a motivazione politica come quella categoria che, contraddistinta dal carattere della fiduciarietà, venga in soccorso agli organi politici per un recupero effettivo del loro ruolo senza impingere con le esigenze di tutela dei singoli. L’ultimo capitolo della tesi, quindi, si incentra su “Il provvedimento a motivazione politica: una nuova categoria della politicità”. Si tenta di ricostruirne il particolare regime di disciplina, mettendo in evidenza i limiti e le deroghe alle previsioni della l. n. 241/1990, nonchè la peculiarietà di ritenere integrato il requisito della motivazione nella forma del “venir meno della fiducia”. Scopo dell’ultima parte del lavoro diviene, quindi, quello di comprendere quale volto assume la politicità degli atti nell’ordinamento contemporaneo. Si ipotizzano, infatti, tre facce della politicità degli atti, dislocate su tre diversi livelli: atto politico, atto di alta amministrazione e provvedimento amministrativo a motivazione politica.
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Di, Girolamo Annarita Silvia <1982&gt. "Atto politico e motivazione politica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3981/.

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Abstract:
Scopo dell’elaborato risulta l’analisi del rapporto tra atto politico e motivazione politica. Partendo da una ricostruzione storica, l’obiettivo del lavoro è mettere in luce i profili problematici ed i riflessi che l’atto politico – tema apparentemente sopito tanto a livello dottrinale, quanto giurisprudenziale - ricomincia, soprattutto grazie a un certo numero di recenti pronunce dei giudici amministrativi, ad avere, fornendo nuovi spunti di riflessione. Proprio questa nuova tendenza giurisprudenziale, diventa l’oggetto di analisi del terzo capitolo. In esso si esamina il repertorio di casistica giurisprudenziale in materia di atti di alta amministrazione. In breve, tale capitolo viene orientato all’esame di tutte quelle tipologie di atti emergenti dalla valutazione caso per caso effettuata dalla giurisprudenza che, nel tempo, sono state fatte rientrare nel novero degli atti di alta amministrazione, al fine di mettere in evidenza la necessità di un riequilibrio della categoria dell’atto di alta amministrazione, che ormai sembra non apparire più rispondente alla ratio della sua previsione, verso l’emersione di una nuova categoria: il provvedimento amministrativo a motivazione politica. In particolare, si sostiene come non si possano ritenere rientranti tra gli atti di alta amministrazione quegli atti a carattere puntuale a motivazione politica, cioè sorretti da ragioni di fiduciarietà politica, quali, ad esempio, le nomine di carattere fiduciario, strettamente informate dalla contingenza politica. Evidentemente, se tale base giustificativa costituisce la ratio sottesa alla legittimità di tali nomine, non si comprende la ragione per cui l’atto di revoca degli incarichi derivanti da tali nomine sia sottoposto ad un sindacato di ragionevolezza cui sfugge la nomina stessa da cui origina. Ed allora non può non ammettersi che anche l’atto di revoca possa essere sorretto da una motivazione politica perché, altrimenti, perderebbe ragione d’essere anche la nomina stessa. La corrispondenza di disciplina tra nomina e revoca si renderebbe necessaria in quanto, in caso contrario, risulterebbero vanificate fin dall’inizio le esigenze garantiste da assicurare ai singoli e si rischierebbe di bloccare il corretto esercizio della funzione di governo. Si propone, allora, la prospettazione della nuova categoria del provvedimento amministrativo a motivazione politica come quella categoria che, contraddistinta dal carattere della fiduciarietà, venga in soccorso agli organi politici per un recupero effettivo del loro ruolo senza impingere con le esigenze di tutela dei singoli. L’ultimo capitolo della tesi, quindi, si incentra su “Il provvedimento a motivazione politica: una nuova categoria della politicità”. Si tenta di ricostruirne il particolare regime di disciplina, mettendo in evidenza i limiti e le deroghe alle previsioni della l. n. 241/1990, nonchè la peculiarietà di ritenere integrato il requisito della motivazione nella forma del “venir meno della fiducia”. Scopo dell’ultima parte del lavoro diviene, quindi, quello di comprendere quale volto assume la politicità degli atti nell’ordinamento contemporaneo. Si ipotizzano, infatti, tre facce della politicità degli atti, dislocate su tre diversi livelli: atto politico, atto di alta amministrazione e provvedimento amministrativo a motivazione politica.
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APOSTOLI, CAPPELLO ELENA. "Ribelli, attivisti, militanti e viaggiatori. Politiche e miti nella relazione fra culture antagoniste italiane e movimento zapatista in Chiapas." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2009. http://hdl.handle.net/10281/7480.

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Abstract:
Résumé des chapitres Dans le premier chapitre, j’ai traité les mouvements altermondialistes émergés à Seattle en 1999. J’en ai décrit le parcours historique, international et italien, en situant les cultures « antagonistes » italiennes dans le contexte plus large des mobilisations mondiales critiques envers la mondialisation. Je les ai mises en relief en les confrontant avec les antécédents italiens des années soixante-dix. Les principaux aspects sociologiques qui caractérisent ces mobilisations sont la structure de socialisation et la mobilisation par le biais des réseaux, basée sur des interrelations faibles mais élastiques, les modalités d’autogestion mêlées aux instances anti-hiérarchiques du mouvement féministe historique, et les affiliations locales comme base des luttes, avec le dépassement des affiliations par classe. J’ai décrit les modalités de gestion de la conflictualité sociale, pratiquée et symbolique, qui caractérise ces mouvements, en analysant surtout le cas italien des manifestations de rue, qui ont eu lieux à Gênes en 2001. La notion de démocratie par le bas, développée au sein du Forum Social, structure une nouvelle idée de citoyenneté et de participation sociale sur la base des autonomies locales que les activistes revendiquent de manière stratégique comme leur horizon principal. Dans l’articulation entre local et global, toujours présente dans le discours des activistes, j’ai montré comment le « global » constituait une dimension surtout narrative, émergente par rapport au tissu des interconnexions hétérogènes entre les différentes dimensions locales. Cette dimension narrative se concrétise surtout dans un complexe de productions éditoriales qui véhiculent des imaginaires cosmopolites. A l’intérieur de ces imaginaires partagés, les autochtonies sont un élément discursif de résistance aux logiques impersonnelles et immatérielles tels que « la globalisation », le « néolibéralisme » ou « l’Empire ». Dans le second chapitre, j’ai exploré le monde proprement « antagoniste » des Centre Sociaux Occupés, les fameux CSO italiens, en décrivant l’histoire des occupations et de l’antagonisme du conflit ouvert contre l’Etat et les partis politiques historiques (en particulier le Parti Communiste Italien), pour se différencier de ces mouvements des années soixante-dix qui s’étaient alors définis comme « marxistes hérétiques ». La généalogie des idéologies des occupants des CSO trouve ses racines dans le mouvement ouvrier et étudiant des années soixante-dix, dans les autogestions et dans les pratiques d’autonomie de classe. J’ai montré comment cette période historique, sur laquelle les interprétations de la société italienne connaissent, aujourd’hui encore, de profondes divisions, a généré des fractures sociales et émotives à l’intérieur des mouvements de cette époque, qu’une partie des gauches radicales ont recousues uniquement dans les années quatre-vingt-dix, lorsque de nombreux anciens militants se sont rencontrés sur la route du Chiapas insurgé. J’ai décrit, en particulier, le cas de l’association Ya Basta, formée au sein des CSO au milieu des années quatre-vingt-dix pour soutenir les Zapatistes. Je me suis surtout arrêtée sur la composante vénitienne des CSO et de Ya Basta, liée de manière particulière aux expressions plus théoriques du mouvement ouvrier des années soixante-dix. Ceci m’a permis de confronter, à travers une ethnographie rapproché de pratiques et de discours, la figure du militant organique de cette époque avec l’activiste d’aujourd’hui, dont la socialisation personnelle est moins totalisée dans la sphère de la participation politique et qui, à la différence du « vieux » militant, se mobilise en faveur de causes plus circonscrites et est doté d’une perspective historique plus faible et plus malléable pour situer le sens de ses actions. Dans le troisième chapitre, j’ai examiné la question de l’insurrection du mouvement zapatiste mexicain. J’ai montré comment la construction intellectuelle internationale du zapatisme constituait un cas d’« orientalisme ». J’ai décrit les secteurs de la société chiapanèque que le zapatisme a mobilisés, en montrant qu’il ne s’agissait pas de la partie la plus traditionaliste de cette société, mais plutôt de couches de la population détachées des communautés traditionnelles afin de rechercher des nouvelles voies d’accès aux ressources. Elles ont sélectionné, dans le rapport dialogique qu’elles entretiennent avec les activistes internationaux solidaires, certains aspects « ethniques » de leur culture, en renforçant d’un côté les projections essentialisantes des européens solidaires, mais en activant en même temps une stratégie efficace de résistance culturelle dans laquelle l’essentialisme a un statut pleinement stratégique. J’ai montré, donc, la manière dont se démêlent les politiques culturelles des Zapatistes qui, en essayant de parler au nom de toute la population paysanne et subalterne chiapanèque, ont développé des discours et des pratiques où les catégories de la marginalisation de l’« indigène » aspirent à devenir les catégories d’un rachat. La construction de l’« indigène », au Mexique, est un fondement politique du colonialisme interne propre au nationalisme mexicain, profondément raciste, qui fonde son statut de « culture » sur l’opposition narrative avec un état de « nature » ou la population autochtone est, de fait, reléguée, bien qu’elle soit encensée, dans les structures du discours muséologique d’Etat comme le fondement mythologique de la nation. La question du nationalisme mexicain touche de près les chiapanèques eux-mêmes, qui adhèrent au mouvement zapatiste. Ceux-ci, quoique pratiquant l’autonomie administrative vis-à-vis de l’Etat, se réapproprient cependant une partie de son apparat symbolique, en commençant par les drapeaux, en utilisant leurs revendications indigénistes comme moyen de revendiquer la citoyenneté mexicaine. Dans ce contexte de conflit latent se délient les profondes transformations du territoire et de la société chiapanèque dans sa complexité, impliquée dans un champ de forces qui génèrent des effets paradoxaux, portés par le tourisme et par le modèle de développement qu’il véhicule d’un côté, et par la guérilla et la solidarité politique internationale de l’autre. Dans le quatrième chapitre, j’ai suivi le zapatisme comme une trame, afin de mener mon ethnographie sur le terrain des CSO de Rome. A travers le récit de leur rapport avec le zapatisme, et de leurs différentes expériences, individuelles, et collectives, vécues en relation avec lui, les personnes qui peuplent le monde « antagoniste » de la ville ont montré les profondes transformations qu’ont subi les modes d’engagement politique au fil des années. Il en est ressorti une approche essentiellement réformiste, dans laquelle les antagonistes se mesurent au contexte local en collaborant activement avec les institutions municipales et en suivant parfois un parcours d’entrée en leur sein. Les antagonistes dialoguent, donc, avec l’Etat, à travers ses ramifications territoriales, avec lesquelles ils collaborent. Ils reconnaissent le potentiel démocratique des communautés de quartiers et, au maximum, citadines, en tant qu’institutions légitimes et utiles dans lesquelles il est possible « se constituer en société ». Parallèlement à ces pratiques, les antagonistes ont mûri, au cours des années, une idéologie dont le rapport avec l’Etat n’est plus révolutionnaire et subversif, mais est plutôt inséré dans un parcours progressif et ouvert de changement de regard sur la sphère politique dans son ensemble. Cette maturation est exprimée, par les activistes romains, avec un langage emprunté aux Zapatistes, auxquels ils attribuent également des changements dans les pratiques internes au CSO de gestion du pouvoir et du leadership. Ces mutations ont commencé avec la crise des mouvements italiens à la fin des années soixante-dix et avec son hybridation avec le mouvement féministe. La donnée essentielle qui émerge est le détachement des activistes par rapport à des idéologies structurées et à des formes organiques et classifiables d’appartenance politique. Les continuelles revendications d’indéfinition interrogent quant à la capacité de conceptualisation des instruments de l’anthropologie, me conduisant à envisager que l’apparat théorique le plus adapté pour comprendre les sujets émergents de la crise de la représentation des narrations politiques traditionnelles est celui proposé par la queer theory, qui fait de la résistance aux définitions organiques un rempart pour la déconstruction des systèmes de pouvoir et de vérité hégémoniques. Dans le cinquième chapitre, j’ai émis l’hypothèse de l’utilité d’une perspective mettant en relation non seulement les mondes « antagonistes » italiens entre eux, mais pouvant aussi mettre en évidence les contacts de ceux-ci avec la réalité d’un autre pays. J’ai donc présenté une ethnographie des processus mimétiques du zapatisme à Barcelone, en me concentrant sur un groupe, le plus important, qui coordonne la solidarité catalane avec le Chiapas. Des différences avec le contexte « antagoniste » italien sont apparues, dues surtout à la différente base historique des deux pays. Le mouvement « antagoniste » catalan se présente comme davantage inclusif et avec une base théorico-réflexive plus faible par rapport à son homologue italien, qui est au contraire plus différencié et au sein duquel coexistent des groupes qui présentent des éléments de compétitivité entre eux. Deux notables homologies entre les deux contextes ont aussi fait surface. La principale est la propension des activistes à choisir une perspective communautaires, qui est incarnée pour tous de manière exemplaire par les communautés zapatistes chiapanèques. Comme il était déjà apparu au cours de la recherche parmi les mouvements italiens, les Catalans aussi expriment une idée de citoyenneté qu’ils entendent comme pleinement démocratique, à la différence de celle proposée par les modèles politiques hégémoniques de participation aux institutions de l’Etat. Les « antagonistes » italiens et catalans ont en commun l’idée d’appartenir à une société civile qui est supérieure à la société politique, dont elle serait structurellement séparée. Cette société civile, pour eux, est une entité idéalement parallèle à l’Etat, opposée à celui-ci sur le plan rhétorique, mais non basée sur des pratiques d’affrontement ouvert, mis à part les éléments de « sortie » des lois, comme les occupations de maisons, en Italie comme à Barcelone. D’autre part, une des idées zapatistes qui connaît le plus de succès parmi la communauté solidaire internationale est celle de s’autogérer en se séparant de l’Etat central, sans néanmoins vouloir le combattre ouvertement. L’aspiration qui rassemble les Zapatistes et les philo-zapatistes des mouvements européens est donc celle de fonder une société civile parallèle à l’Etat. Les activistes barcelonais et italiens ont en commun la volonté de donner vie à des communautés, volonté qui consiste surtout en une tentative constante d’identifier des éléments, des thématiques, des intérêts, des dangers et des ennemis en mesure de fusionner ceux qu’ils perçoivent comme des individus faiblement interconnectés, des monades qui, à leurs yeux, sont aliénés par la société de consommation et, en dernière analyse, par les conséquences de l’ordre capitaliste. En harmonie avec l’ensemble des discours transversaux que l’on peut globalement indiquer comme constituant la pensée critique exprimée par les mouvements altermondialistes, les activistes retiennent que c’est la « société civile » qui se trouve être le « nouveau sujet politique », apparu avec les mouvements qui ont vu le jour à partir de Seattle. Dans le sixième chapitre, j’ai suivi les activistes italiens qui se rendent au Chiapas, de différentes façons, et avec différentes aspirations. J’ai montré comment ces voyages, individuels ou collectifs, constituaient une initiation politique et étaient en mesure de marquer profondément le parcours existentiel des personnes qui y participent. Suivre les activistes au Chiapas a permis de comprendre les différentes modalités de se rapporter à l’« autre » et à l’« ailleurs » chiapanèque. Il s’agit d’un ailleurs souvent idéalisé et objet d’exotisme de la part des activistes. Les différentes procédures de solidarité et d’apprentissage de styles de vie « communautaires, écologiques et démocratiques » auprès des Zapatistes présentent des traits d’ethnocentrisme inconscient de la part des activistes. Dans certains cas, est apparue la manière dont l’ordre « universaliste » du système de valeur européen se révèle, quoi qu’il en soit, être dominant par rapport à celui, local, des communautés zapatistes, et cela même dans des rapports qui se voudraient être de coopération paritaire. J’ai examiné les idéologies sous-tendues aux rhétoriques de coopération, et comment l’emploi de ces rhétoriques s’avère fondamental, en Italie, pour enraciner, sur son territoire spécifique, le discours politique « antagoniste », qui tend à construire des communautés locales à partir de narrations universalistes qui se réfèrent à un zapatisme idéal. Dans le rapport dialogique entre activistes italiens et chiapanèque, la manière dont les Zapatistes « mettent en scène » le zapatisme a émergé, ainsi que la manière dont cette image est, par la suite, véhiculée par les activistes une fois rentrés en Italie, selon des schémas qui construisent, entres autres choses, une différence impossible à combler entre « nous » et les « autres », même dans un partage idéal de la perspective politique et éthique de l’action des mouvements. Cette supposée distance ontologique est aussi fixée par un texte d’une certaine manière officiel, qui « explique » le Chiapas aux activistes. Les constructions opérées dans ce texte par les deux auteurs ont été examinées, tout comme les modalités de gestion du texte lui-même. Dans le septième chapitre, j’ai montré comment le zapatisme, au moins dans son utilisation internationale, était un discours unificateur et souple, qui permet aux activistes d’exprimer une mutation, existentielle et politique. Face à la perte de puissance des grandes narrations politiques, incarnées par les partis et les syndicats, ceux qui, aujourd’hui, se sentent impliqués en première ligne dans la promotion d’un changement social en direction d’un éco-socialisme ont recours au zapatisme pour affirmer la légitimité d’un expérimentalisme idéologique qui cherche des solutions et des adaptations progressives en réponses aux évolutions permanentes du monde contemporain. A Rome, au sein du « mouvement pour le droit au logement » (« movimento per il diritto alla casa »), qui dialogue avec les institutions municipales, comme à Bologne, où des écrivains militants tentent de véhiculer, à travers le monde de l’édition, l’idée d’un mouvement altermondialiste hétéroclite, les personnes utilisent un discours zapatiste pour évoquer des valeurs liées à la justice sociale comme un bien propre des communautés citoyennes, sujet principale du discours du mouvement. Il apparaît ainsi que le pouvoir évocateur du zapatisme, avec différentes déclinaisons, donne vie au discours « antagoniste » italien, de manière différente selon les lieux où il est produit. La modalité de construction de l’objet ethnographique a donc été celle « de suivre l’histoire » (Marcus, 2009). J’ai donc considéré le zapatisme comme une trame structurée et diffuse sur la résistance mondiale des indigènes du monde contre l’ordre néo-libéral, au nom de la défense de la Terre et de la justice sociale, confrontant cette trame à la réalité de l’analyse ethnographique de différents sites de construction et de diffusion de la narration elle-même. De cette manière, il est apparu que le zapatisme constituait un registre discursif qui permet à différents contextes locaux d’imaginer un « global » et de se mettre en relation avec lui, en fournissant un support narratif à la construction d’un écoumène global altermondialiste.
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Cristancho, Mantilla Camilo. "Political disagreement in contentious politics." Doctoral thesis, Universitat Autònoma de Barcelona, 2014. http://hdl.handle.net/10803/283430.

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Abstract:
El desacuerdo es un componente central de la política en cuanto se extiende y persiste a través de todas las posturas ideológicas y los asuntos de política pública. Desafiar puntos de vista opuestos y defender posturas personales, tanto en contextos electorales como en la política contenciosa, determina en gran medida la forma en que experimentamos la política diariamente. En consecuencia, la aceptación del desacuerdo es un requisito fundamental para un aspecto normativo de cómo se concibe la democracia: la toma de decisiones que considera posiciones contrapuestas. Esta tesis se centra en una dimensión actitudinal del desacuerdo político que involucra procesos cognitivos que pueden ayudar a entender mejor a los demás y a reconocer activamente las diferencias: la toma de perspectiva. Esta tesis aborda la investigación previa sobre el desacuerdo político considerando la toma de perspectiva como un tema relevante de estudio, y de esta manera contrapone actitudes generales tales como la tolerancia y la empatía, con objetos de actitud específicos, tales como posiciones contrarias y adversarios políticos. Esta tesis propone principalmente estudiar las consecuencias potenciales del desacuerdo en circunstancias particulares y explorar las percepciones de atribución culpa en asuntos que dividen la opinión pública. El diseño de investigación se basa en el contexto de la protesta política con el fin de aprovechar los casos en los que la opinión pública está claramente dividida y donde el desacuerdo entre las posiciones es evidente. Esta tesis se compone de tres artículos. El primer artículo se centra en issue publics y sus interacciones con las organizaciones mediante el análisis del entorno informacional de asuntos específicos. Más concretamente, se evalúa la exposición de las personas al desacuerdo político en la movilización a la protesta investigando el rol de las organizaciones en la vinculación de posiciones opuestas. Se encuentra una relación positiva entre la exposición al desacuerdo y la toma de perspectiva en el contexto de la movilización en los casos de las manifestaciones por la independencia catalana y el aborto en España. El segundo artículo proporciona una medición única de la toma de perspectiva basada en una mención directa de los adversarios políticos con el fin de estudiar en qué grado se relacionan la disposición a tomar la perspectiva de los adversarios con las motivaciones para protestar y para participar en un referéndum sobre la independencia catalana. El estudio se basa en datos de una encuesta transversal en Cataluña con el fin de confirmar el potencial efecto desmovilizador de la exposición al desacuerdo político. En contraste con estudios anteriores de comportamiento electoral, el efecto potencial en este estudio depende del estatus del grupo. En particular, aunque los defensores del status quo están menos dispuestos a manifestarse o a participar en el referendo, los retadores no tienen una menor disposición cuando consideran puntos de vista opuestos al suyo. Este efecto es mediado por la identidad de grupo, lo cual confirma la importancia del contexto particular en la hipótesis de presiones cruzadas. El tercer artículo investiga el desacuerdo político mediante la identificación de los factores individuales, organizacionales y contextuales que explican las diferencias entre las atribuciones de culpa en asuntos de posición. Los datos de encuestas a manifestantes que participaron en eventos de protesta a gran escala en ocho ciudades europeas entre 2009 y 2011 revelan diferencias entre las percepciones con respecto a los adversarios políticos, en la percepción de los manifestantes sobre el desacuerdo, y sobre la manera en que estas percepciones varían de acuerdo con el asunto, con los diferentes niveles de vinculación con las organizaciones, y de acuerdo con cada contexto. La tesis avanza la investigación sobre los componentes actitudinales de la exposición, las posibles consecuencias sobre el comportamiento y las percepciones del desacuerdo político. Centrarse en las actitudes hacia el desacuerdo y hacia los adversarios políticos en el contexto de la protesta en asuntos altamente divisivos ofrece una nueva perspectiva para las preguntas centrales de la literatura sobre el desacuerdo político. Las conclusiones de la tesis también pueden ampliar nuestra comprensión de la política contenciosa y del desacuerdo cotidiano, la cual no es evidente al estudiar las dinámicas electorales. Las conclusiones sobre el rol de las organizaciones políticas también plantean implicaciones prácticas a la luz de su papel de significación del conflicto político y de mediación entre adversarios políticos. Establecer el potencial de influencia estos roles sobre las actitudes individuales es relevante no sólo para la investigación académica, sino que también puede guiar políticas que busquen promover el civismo.
Disagreement is a central component of politics, for it extends and persists across all ideological stances and all issues of policy. Challenging opposing views and defending personal perspectives, both in electoral contexts and in contentious politics, greatly determine how we experience politics daily. Consequently, negotiating disagreement is an underlying requisite for a normative aspect of how we tend to conceive democracy: considerate decision-making. This dissertation focuses on an attitudinal dimension of disagreement that involves cognitive processes that, in turn, can help people to better understand others and actively acknowledge differences: perspective taking. This dissertation addresses previous research on political disagreement by considering perspective taking as a relevant subject of study and, in doing so, shifting from general attitudes, such as tolerance and empathy, to particular attitude objects, such as opposing stances and political adversaries. This dissertation chiefly proposes to address potential attitudinal and behavioral consequences of disagreement in particular circumstances and to explore perceptions of blame attribution in highly divisive issues. Its design is grounded in the context of protest politics in order to leverage cases in which both public opinion is clearly divided and disagreement between positions is highly evident. This dissertation is composed of three papers. Paper 1 focuses on issue publics in their actual interactions with organizations by analyzing the informational environment of their specific issues. More specifically, it assesses individuals’ exposure to political disagreement in protest mobilization by questioning the role of organizations in linking opposing stances in such mobilization. As a result, it finds positive relationships between exposure to disagreement and perspective taking in the context of such mobilization, particularly in cases of demonstrations for Catalan independence and abortion in Spain. Paper 2 provides a unique measure of perspective taking built on direct mentions to political adversaries in order to gauge the extent to which mentioning adversaries relates to individuals’ motivations to demonstrate and turnout for a referendum on Catalan independence. The study draws upon data from a cross-sectional survey in Catalonia in order to confirm a demobilizing effect of exposure to political disagreement. In contrast to previous studies of voting behavior, the potential effect in this study depends upon group status. In particular, though defenders of the status quo become less resolved to demonstrate or to turn out, challengers do not when considering opposing viewpoints. This effect is mediated by group identity, which confirms the importance of the issue context in the cross-pressures hypothesis. Paper 3 investigates political disagreement by identifying individual, organizational, and contextual factors that explain differences between blame attributions in position issues. Data from protest surveys of demonstrators who participated in large-scale events in eight European cities between 2009 and 2011 reveal differences among perceptions regarding political adversaries, how demonstrators perceive disagreement, and how these perceptions vary among issues, organizational involvement, and contexts. As a result, the dissertation as a whole advances the research of attitudinal components of exposure, potential behavioral consequences, and perceptions of disagreement. Focusing on attitudes toward disagreement or political adversaries in the context of protest politics and highly divisive issues provides new insight into core questions of the literature addressing political disagreement. The dissertation’s findings can also broaden our understanding of contentious politics and everyday disagreement that might not be captured by electoral dynamics. The findings regarding the role of politically motivated organizations also pose practical implications in light of their roles in providing meaning to political conflict and mediating political adversaries. Establishing the potential influence of these roles on individual attitudes is relevant not only for academic research; it can also guide policy in order to promote civility.
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5

Cohen, Joshua. "Money, Politics, and Political Equality." MIT Press, 2001. http://hdl.handle.net/1721.1/5446.

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6

Crago, Tom. "The politics of political mistakes /." Title page, table of contents and abstract only, 1996. http://web4.library.adelaide.edu.au/theses/09AR/09arc8848.pdf.

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7

Steward, Aaron L. "Political warfare and contentious politics." Thesis, Monterey, California: Naval Postgraduate School, 2015. http://hdl.handle.net/10945/45947.

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Abstract:
Approved for public release; distribution is unlimited
This thesis examines if increased Department of Defense (DOD) involvement in political warfare (PW) is justified through a qualitative, comparative analysis of U.S. PW actions conducted by the Department of State, Central Intelligence Agency, and DOD in two Cold War cases: Italy from 1943–1948 and Chile from 1961–1973. Concepts of strategy and social movement models of Doug McAdam, Charles Tilly, and Sidney Tarrow are applied to historical PW actions, both overt and covert. The case-study analysis clarifies each agency’s conduct of PW and develops analytical tools to classify PW actions by approach and impact within the political setting. Data was collected from archives, declassified government documents, and expert analyses. Results indicate that, compared to other U.S. agencies, the DOD had a limited direct role in PW in the cases studied, but was an important enabler. In applying models of social movement theory to historical analysis, this thesis identifies and develops the contentious politics mobilization model’s potential use in planning and evaluating PW strategies.
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8

Bonagura, Antonio <1958&gt. "WELFARE MUNICIPALE “Politica Locale, tra politics e Policy”." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/7231.

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Abstract:
La dimensione delle politiche pubbliche locali e con esse le politiche sociali sono state sempre oggetto di particolare attenzione per la qualità dei servizi erogati a favore dei cittadini. Certamente in un clima di "austerità permanente " coniugare risorse erogate e qualità dei servizi non è certo facile per i decisori politici locali che si trovano ad affrontare problemi connessi con la gestione delle scuole, sostegno alle famiglie, accesso ai servizi socio-sanitari, politiche abitative di sostegno ai cittadini in difficoltà economiche. In quest'ottica il ruolo strategico delle politiche locali sono fondamentali per delineare come le ideologie e l'appartenenza partitica dei decisori politici locali incidono nella effettiva pratica delle costruzione del welfare locale. Questo lavoro cercherà di mostrare come le politiche pubbliche locali possono essere influenzate dall'appartenenza politica dei decisori politici. Le complessità delle congiunture economiche attuali non permettono politiche pubbliche espansive e di conseguenza le politiche sociali pongono seri problemi ai politici sul territorio. Partendo da questi assunti, in questo lavoro, cercherò di far emergere le dinamiche che sottintendono il rapporto tra il livello politico e la comunità locale e se il colore politico e l'ideologia di appartenenza hanno influenzato nel corso degli anni le politiche pubbliche locali nel loro complesso e in particolare le politiche sociali sul territorio.
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9

Marchart, Oliver. "Politics and the political : an inquiry into post-foundational political thought." Thesis, University of Essex, 2003. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.272571.

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10

Sir, Aslan Yavuz. "Political Modernization And Informal Politics In Uzbekistan." Master's thesis, METU, 2007. http://etd.lib.metu.edu.tr/upload/12608637/index.pdf.

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Abstract:
The objective of this thesis is to examine the political modernization experience of the Uzbeks. In order to do that, first, this dissertation critically analyze the modernization theory, and second, the identity- and socio-political transformation of Uzbeks in the pre-modern and modern eras. The political modernization of Uzbeks and its relation with the peculiar social-political structures, as well as the impact of Tsarist and the Soviet rule on those structures are examined. Moreover, the dissertation analyzes the emergence of an Uzbek political identity and its influence on the post-Soviet independent Uzbekistan. The main argument of this dissertation is that the Uzbek experience under the Tsarist and Soviet rule has inevitably transformed the Uzbek society and achieved relative success in changing the traditional forms into ostensibly modern ones. However, despite the successful political modernization during the Soviet era, the specific socio-political organization, clans and kinship structures inherent in the Uzbek society succeeded adapting and even transforming modern institutions and structures externally imposed by the Soviet. These informal traditional structures emerged as strong institutions in the post-independence era. Moreover, the dissertation claims that the transition and modernization approaches to Post-Soviet Uzbekistan failed in understanding the peculiar socio-political structures and their impact on informal politics in independent Uzbekistan.
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Books on the topic "Politca"

1

Rusconi, Gian Enrico. Problemas actuales de teoria politca. Mexico: Universidad Nacional Autonoma de Mexico, 1985.

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2

Ruiz, Miguel Angel Vazquez. Sonora: Sociedad, economia, politca y cultura. Mexico: Centro de Investigaciones Interdisciplinarias en Humandides, Coordinacion de Humanidades, Universidad Nacional Autonoma de Mexico, 1991.

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3

Cecchi, Giuseppe. I servizi sociali nella politca del territorio. Pisa: ETS Editrice, 1985.

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4

La politca del rispetto: I fondamenti etici della democrazia. Roma: Laterza, 2010.

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5

Rubinat, Max Turull I. El Regim Municipal De Paeria Cevera, 1331 - 1333: Dinamica Social I Politca. Lleida: Editorial Virgili & Pages, S.A., 1986.

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6

Giovanni, Anania, and Istituto nazionale di economia agraria., eds. Valutare gli effetti della politca agricola comune: Lo stato dell'arte dei modelli per l'analisi quantitativa degli effetti delle politiche agricole dell'Unione europea. Napoli: Edizioni scientifiche italiane, 2001.

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7

1940-, Dunn John, and Ornaghi Lorenzo, eds. Politica. Milano: Jaca Book, 1993.

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8

Mănescu, Theodor. Politica. București: Editura Eminescu, 1986.

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9

Roberto, Radice, and Gargiulo Tristano, eds. Politica. [Rome, Italy]: Fondazione Lorenzo Valla, 2014.

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10

1942-, Agamben Giorgio, ed. Politica. Napoli: Cronopio, 1993.

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Book chapters on the topic "Politca"

1

Greetham, Bryan. "Politics: Political Theories." In Philosophy, 384–401. London: Palgrave Macmillan UK, 2006. http://dx.doi.org/10.1007/978-1-349-72563-2_27.

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2

Christoffersen, Henrik, Michelle Beyeler, Reiner Eichenberger, Peter Nannestad, and Martin Paldam. "Political Institutions and Politics." In The Good Society, 139–65. Berlin, Heidelberg: Springer Berlin Heidelberg, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-642-37238-4_6.

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3

Kloss, Günther. "Political System and Politics." In West Germany, 12–73. London: Palgrave Macmillan UK, 1990. http://dx.doi.org/10.1007/978-1-349-20663-6_2.

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4

McCabe, Darren. "Making Organisational Politics Political." In Changing Change Management, 152–73. New York, NY : Routledge, 2020. | Series: Routledge studies in organizational change & development ; 22: Routledge, 2020. http://dx.doi.org/10.4324/9780429029981-9.

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5

Newey, Glen. "Political Philosophy and Politics." In After Politics, 15–35. London: Palgrave Macmillan UK, 2001. http://dx.doi.org/10.1057/9780333977873_2.

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6

Yi-chong, Xu, and Patrick Weller. "Governance: Political, not Politics." In Inside the World Bank, 175–92. New York: Palgrave Macmillan US, 2009. http://dx.doi.org/10.1057/9780230100084_8.

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7

Ekstrand, Thomas. "Political Theology, Theological Politics." In Encyclopedia of Sciences and Religions, 1782–85. Dordrecht: Springer Netherlands, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-1-4020-8265-8_1190.

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8

Drake, Helen. "Politics and Political Culture." In Contemporary France, 64–92. London: Macmillan Education UK, 2011. http://dx.doi.org/10.1007/978-0-230-36688-6_4.

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9

Giurlando, Philip. "Political Betrayal, Political Agency, and International Politics." In Identity in a Changing World, 559–74. Cham: Springer International Publishing, 2020. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-030-38270-4_24.

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10

Cohen de Lara, Emma. "Aristotle’s Politics: Ethical Politics or Political Realism?" In Aristotle’s Practical Philosophy, 13–33. Cham: Springer International Publishing, 2017. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-319-64825-5_2.

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Conference papers on the topic "Politca"

1

Zuborova, Viera. "BUZZWORDS ON LOCAL POLICY? POLITICAL COMMUNICATION AND POLITICAL DISCOURSES OF NATIONAL POLITICS." In 2nd International Multidisciplinary Scientific Conference on Social Sciences and Arts SGEM2015. Stef92 Technology, 2015. http://dx.doi.org/10.5593/sgemsocial2015/b21/s4.004.

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2

Cottey, Andrew. "Linking academia and the ‘real world’ in International Relations." In Learning Connections 2019: Spaces, People, Practice. University College Cork||National Forum for the Enhancement of Teaching and Learning in Higher Education, 2019. http://dx.doi.org/10.33178/lc2019.31.

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Abstract:
This talk will reflect on the challenges of linking academic programmes and teaching, on the one hand, with the policy-makers and practitioners, on the other, with particular reference to the discipline of international relations (which focuses on relations between states, international organisations and global political and socio-economic dynamics). The talk will draw on experience from University College Cork’s Department of Government and Politics, which has an extensive, market-leading work placement programme, and from UCC’s MSc International Public Policy and Diplomacy, which is a new model of international relations masters seeking to bridge academia and the world of policy. Our experience shows that it is possible to link academia and the world of policy and practitioners, but that it is not easy, even in an apparently very policy-oriented discipline, and that it involves significant challenges. The talk will highlight a number of challenges involved in linking the academic study of international relations with the ‘real world’ of international politics: bridging academia and policy/practitioners is not easy in the disciplines of political science and international relations – the two have different needs and, often, different languages; the development and maintenance of work placements and other elements of engagement with policymakers and practitioners involves very significant workload and needs to be properly supported in terms of staffing and infrastructure; and in politics and international relations, the skill sets which policy-makers and practitioners need often differ from those that universities normally provide. Finding the ‘right’ balance between academic disciplinary requirements/standards and the needs of employers is a difficult task.
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3

Büyükakıncı, Erhan. "The Siberian Factor in the Russian Foreign Policy: Economic Instruments and Geopolitical Games." In International Conference on Eurasian Economies. Eurasian Economists Association, 2015. http://dx.doi.org/10.36880/c06.01297.

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Abstract:
In this paper, we try to discuss how the Siberian part of the Russian territory can present advantages and disadvantages for Russian foreign policy. Situated in the center of the Eurasian geography, Siberia offers many economic opportunities and energy reserves as well as a strategic value for Russia, whose population and interests are mostly concentrated in the western provinces. Long considered as an isolated continent for exile for political dissidents, Siberia has become nowadays a center of the economic strategies of the Russian administration, in relation with its foreign policy perspectives. As an energy source for natural gas and oil and transit corridor toward China and Kazakhstan, Siberia is now supported through governmental policies of restructuration and labour migration. This new perspective can lead to a new policy of regionalism in connection with foreign policy interests. For the federal center, there is an unavoidable correlation between the domestic and foreign policy stakes with Siberia’s integration in world and regional politics.
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4

Angin, Ria, and Himawan Bayu Patriadi. "Political Parties and the Indonesian Policy of Women Political Representation." In International Conference on Ethics in Governance (ICONEG 2016). Paris, France: Atlantis Press, 2017. http://dx.doi.org/10.2991/iconeg-16.2017.92.

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5

Sari, Maya Mustika Kartika, and Agus Satmoko. "Government Disaster Policy: Dealing Between Political Will and Political Demands." In International Joint Conference on Arts and Humanities 2021 (IJCAH 2021). Paris, France: Atlantis Press, 2022. http://dx.doi.org/10.2991/assehr.k.211223.103.

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6

Putri, Leonita, Sulaeman Rahman Nidar, Rachmat Sudarsono, and Josep Ginting. "Political Connections, Financing and Dividend Policy." In Social and Humanities Research Symposium (SORES 2020). Paris, France: Atlantis Press, 2021. http://dx.doi.org/10.2991/assehr.k.210617.023.

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7

Meng, Zhengyang, Dongping Yu, Jingfei Wang, and Sai Zhao. "Policy Implementation Performance and Political Trust." In 4th International Symposium on Business Corporation and Development in South-East and South Asia under B&R Initiative (ISBCD 2019). Paris, France: Atlantis Press, 2020. http://dx.doi.org/10.2991/aebmr.k.200708.034.

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8

Savoyska, Svitlana. "POLITICAL OR POLITICAL CONTEXT OF THE LANGUAGE POLICY MODEL: TO DEFINITION." In Relevant Issues of the Development of Science in Central and Eastern European Countries. Publishing House “Baltija Publishing”, 2019. http://dx.doi.org/10.30525/978-9934-588-11-2_59.

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9

Oskina, Olga, Ekaterina Kudryashova, Adelina Nogmova, and Madina Dzhantaleeva. "Peculiarities of the political culture of the Caspian border territories in the context of the politics mediatization." In "The Caspian in the Digital Age" within the framework of the International Scientific Forum "Caspian 2021: Ways of Sustainable Development". Dela Press Publishing House, 2022. http://dx.doi.org/10.56199/dpcsebm.ubhh7317.

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Abstract:
The article is devoted to topical issues related to the mediatization of politics at the present stage. These problems are of particular importance in border territories, where multiculturalism is pronounced. The authors analyse the phenomenon of mediatization of politics and determine the degree of its impact on the political space of the Caspian border territories, as well as identify the features of political culture and factors that have a determining influence on the communicative content of these territories.
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10

Fesnic, Florin. "Explaining political surprises (aka making methodology fun): determinants of voting in Ukrainian presidential elections." In Promoting Understanding of Statistics about Society. International Association for Statistical Education, 2016. http://dx.doi.org/10.52041/srap.16204.

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Abstract:
The majority of social science majors dislike statistics and research methods. Things can, and should be, different; (social) statistics and research methods can be interesting and fun. To do just that, I currently work on an applied methodology book project. Here I present a modified version of a draft chapter for the book, in which I answer the question why, in Ukraine, there was a strong negative correlation between the regional shares of the vote for Leonid Kuchma in two consecutive presidential elections. The modelling of political competition as two-dimensional (one socioeconomic, one ethno-linguistic) reveals the dominance of the latter dimension in Ukrainian politics. In addition to statistical and methodological lessons, the paper offers substantive lessons, relevant for the important role (positive or negative) that institutional design, policy-making and elite behavior can play in an ethnically divided emerging democracy.
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Reports on the topic "Politca"

1

Helpman, Elhanan. Politics and Trade Policy. Cambridge, MA: National Bureau of Economic Research, October 1995. http://dx.doi.org/10.3386/w5309.

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2

Persson, Torsten, and Guido Tabellini. Political Economics and Macroeconomic Policy. Cambridge, MA: National Bureau of Economic Research, December 1997. http://dx.doi.org/10.3386/w6329.

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3

Grossman, Gene, and Elhanan Helpman. Identity Politics and Trade Policy. Cambridge, MA: National Bureau of Economic Research, December 2018. http://dx.doi.org/10.3386/w25348.

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4

Alesina, Alberto, and Andrea Stella. The Politics of Monetary Policy. Cambridge, MA: National Bureau of Economic Research, April 2010. http://dx.doi.org/10.3386/w15856.

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5

Ingberman, Daniel, and Robert Inman. The Political Economy of Fiscal Policy. Cambridge, MA: National Bureau of Economic Research, October 1987. http://dx.doi.org/10.3386/w2405.

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6

Steffen, Thomas E. Economic and Political Liberalization: Policy Development. Fort Belvoir, VA: Defense Technical Information Center, April 1996. http://dx.doi.org/10.21236/ada309024.

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7

Persson, Torsten. Do Political Institutions Shape Economic Policy? Cambridge, MA: National Bureau of Economic Research, April 2001. http://dx.doi.org/10.3386/w8214.

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8

Finan, Frederico, and Maurizio Mazzocco. Combating Political Corruption with Policy Bundles. Cambridge, MA: National Bureau of Economic Research, April 2021. http://dx.doi.org/10.3386/w28683.

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9

Wang, Shaoda, and David Yang. Policy Experimentation in China: the Political Economy of Policy Learning. Cambridge, MA: National Bureau of Economic Research, October 2021. http://dx.doi.org/10.3386/w29402.

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10

Acemoglu, Daron, and James Robinson. Economics versus Politics: Pitfalls of Policy Advice. Cambridge, MA: National Bureau of Economic Research, March 2013. http://dx.doi.org/10.3386/w18921.

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