Academic literature on the topic 'Poggio Imperiale'

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Journal articles on the topic "Poggio Imperiale"

1

Bertoldi, Stefano. "C.A.P.I. Project in the Making: 3D Applications at Poggio Imperiale Between Materiality and Virtual Reality (Poggibonsi, IT)." Open Archaeology 7, no. 1 (January 1, 2021): 1444–57. http://dx.doi.org/10.1515/opar-2020-0201.

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Abstract:
Abstract The archaeological project on the hill of Poggio Imperiale began in 1992. From the beginning this project was characterized by intense experimentation with a range of IT applications. During 2014, the University of Siena began a new project focused on the valorisation of archaeological data with the creation of an Open-Air Museum of the Carolingian village, one of the archaeological phases of the settlement. Over the last several years, the use of three-dimensional (3D) data in archaeology has increased exponentially due to the application of photogrammetry to record every stratigraphic unit. This ever-increasing amount of data fostered the development of the C.A.P.I. project (Collina Accessibile di Poggio Imperiale – Accessibility of the Hill of Poggio Imperiale), which involved the construction of a 3D model of the archaeological area of Poggio Imperiale. The project modeled the three main life stages of the hill using 3D computer graphics. Virtual tours can be experienced through PCs, tablets, smartphones, and even virtual reality headsets, offering users a fully immersive experience. However, virtual reality will not be a replacement for the materiality of the archaeological site. On the contrary, it will provide an additional tool to make the site accessible and inclusive to any potential visitor, regardless of physical distance, physical ability, or time zone.
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2

Brianese, N., U. Casellato, F. Fenzi, S. Sitran, P. A. Vigato, and M. Mendera. "Medieval and Renaissance glass technology in Tuscany. Part 4: the XIVth sites of Santa Cristina (Gambassi–Firenze) and Poggio Imperiale (Siena)." Journal of Cultural Heritage 6, no. 3 (July 2005): 213–25. http://dx.doi.org/10.1016/j.culher.2005.03.004.

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3

Gorse, George L. "Ilaria Hoppe. Die Räume der Regentin: Die Villa Poggio Imperiale zu Florenz. Berlin: Reimer Verlag, 2011. 344 pp. €49. ISBN: 978–3–496–01442–3." Renaissance Quarterly 66, no. 2 (2013): 626–27. http://dx.doi.org/10.1086/671616.

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4

Cimino, Roberta. "Italy, 888-962: A Turning Point. Italia 888-962: Una Svolta. Edited by MarcoValenti and ChrisWickham. IV Seminario Internazionale, Cassero di Poggio Imperiale a Poggibonsi (SI) 4-6 dicembre 2009. Turnhout: Brepols. 2013. 488 pp. €75. ISBN 978 2 503 55054." Early Medieval Europe 25, no. 4 (October 30, 2017): 549–51. http://dx.doi.org/10.1111/emed.12239.

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5

"Tectono-sedimentary evolution of the Pliocene to Lower Pleistocene succession of the Apricena-Lesina-Poggio Imperiale quarrying district (western Gargano, southern Italy)." Italian Journal of Geosciences, no. 1 (2010). http://dx.doi.org/10.3301/ijg.2009.11.

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Dissertations / Theses on the topic "Poggio Imperiale"

1

Masi, Luciana. "La fortezza di Poggio Imperiale a Poggibonsi : un prototipo di cantiere dell'architettura militare del Rinascimento /." Poggibonsi : Lalli, 1992. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb35614218w.

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2

NANNETTI, GABRIELE, and Gabriele Nannetti. "La villa di Poggio Imperiale a Firenze. Le vicende architettoniche in età lorenese (1737-1859)." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1082750.

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Abstract:
L’oggetto della ricerca della tesi di dottorato è la ricostruzione delle vicende architettoniche della villa di Poggio Imperiale in età lorenese, individuato come momento cruciale della lunga e complessa vita della fabbrica, in quanto coincidente con un radicale riassetto del complesso e che ha ne ha determinato la facies attuale. L’interesse verso questo argomento nasce da due motivazioni principali: la prima scaturisce dalla possibilità di accedere all’edificio in tutte le sue parti, anche quelle generalmente escluse ai visitatori, ed eseguire nuove campagne di rilievo e approfondimenti sulle strutture e sui materiali; la seconda deriva dalla mancanza di studi monografici, specie nell’ultimo decennio, dedicati all’età lorenese. Il campo d’indagine ha riguardato prevalentemente questo periodo, i cui avvenimenti sono stati ricomposti cronologicamente traendo notizia dai circa seicento documenti archivistici - la maggior parte inediti - trascritti appositamente per questo studio, e grazie all’individuazione di oltre duecento disegni, molti dei quali resi noti per la prima volta. Volendo sintetizzare gli aspetti metodologici della ricerca, in termini generali, possiamo dire che essi contemplano, studi d’inquadramento storico territoriale e architettonico, sviluppati indagando le fonti dirette (rilievo dell’edificio e ricognizioni fotografiche) e indirette (bibliografiche, archivistiche e iconografiche). La fabbrica settecentesca è intesa come la fase iniziale di un ampio progetto, che ha la forza di ipotecare un percorso nel secolo successivo, contrassegnato in maniera determinate dalla continuità stilistica e formale. Sia nel Settecento che nell’Ottocento le antiche preesistenze vengono messe in dialogo con l’innovazione e l’abilità di apparente semplicità del linguaggio architettonico, che si basa - in ogni caso - su un lavoro complesso e raffinato, al punto da non rendere percepibile tale semplificazione. L’attività di ricerca ha messo in evidenza un palinsesto eterogeneo e densamente stratificato, che apparentemente risulta mascherato da una diffusa semplicità, in cui l’antico nucleo baricentrico della fabbrica è il fulcro attorno al quale sono organizzati gli ampliamenti, secondo una sorta di ribaltamento degli spazi aperti e delle volumetrie sui due versanti laterali e contrapposti.
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3

OTA, TOMOKO. "Le commissioni artistiche della granduchessa di Toscana Maria Maddalena d'Austria: il ciclo degli affreschi della Villa di Poggio Imperiale a Firenze." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/2158/1080285.

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Abstract:
La tesi prende in esame il ciclo degli affreschi interni della Villa di Poggio Imperiale, realizzati da un’équipe di pittori del Seicento Fiorentino su commissione di Maria Maddalena d’Austria (1589-1631), vedova del granduca di Toscana Cosimo II (1590-1621) e reggente del primogenito e successore al trono Ferdinando II. La Granduchessa, al termine dei lavori di rinnovamento della Villa, il 23 maggio 1624 la denominò “Villa di Poggio Imperiale” in memoria del fratello Ferdinando II che salì sul trono come Imperatore del Sacro Romano Impero nel 1619. Le dieci lunette nel Salone delle Udienze illustrano le regine e le imperatrici cristiane dal IV secolo al XVI secolo; le dieci lunette nella Camera da letto della Granduchessa sono dedicate alle Sante martiri; le altre dieci nell’Anticamera della Granduchessa rappresentano le donne illustri veterotestamentarie. Non sono mai emersi finora documenti di pagamento ai pittori, nè quelli relativi alle decorazioni che possano permettere di individuare il consulente iconografico dell’intero programma decorativo. Pertanto è stato fondamentale attribuire ogni decorazione tramite analisi stilistiche, ma finora erano stati poco approfonditi i significati della vasta decorazione nel contesto storico-culturale. Per affrontare questo problema in modo interdisciplinare, la tesi è divisa in tre parti. Nella prima parte viene esaminato il periodo precedente alla reggenza, ricostruendo l’entrata di Maria Maddalena d’Austria nella capitale del Granducato e gli archi trionfali eretti lungo il percorso. Successivamente vengono esaminate le commissioni artistiche da parte della giovane Granduchessa, con riferimento in particolare al collezionismo delle reliquie e alle decorazioni interne della cappella in Palazzo Pitti. La seconda parte è dedicata alla ricostruzione della carriera del pittore Matteo Rosselli, considerato il capo cantiere della Villa di Poggio Imperiale. Attraverso le sue attività svolte durante i primi due decenni del Seicento, sono illustrate anche le vicende artistiche dell’epoca a Firenze. Nella terza parte, dedicata al periodo di reggenza governato dalle tutrici di Ferdinando II, vengono esaminate le venti lunette che adornano il Salone delle Udienze e la Camera da letto della Granduchessa della Villa di Poggio Imperiale. La maggior parte di tali lunette presenta iconografie insolite. Non era mai stato fatto, però, un confronto puntuale fra le singole scene rappresentate ed i brani dei volumi proposti come fonti letterarie. Analizzando la coerenza fra i testi e le rappresentazioni, emerge che alcuni degli episodi dipinti, nella loro peculiarità, dovevano essere ispirati anche dalle altre fonti letterarie qui proposte, individuando le motivazioni che avevano portato a scegliere queste rappresentazioni insolite e, in certi casi, nuove.
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Books on the topic "Poggio Imperiale"

1

Die Räume der Regentin: Die Villa Poggio Imperiale in Florenz. Berlin: Reimer, 2012.

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Riccardo, Francovich, and Valenti Marco, eds. Poggio Imperiale a Poggibonsi: Il territorio, lo scavo, il parco. Cinisello Balsamo (Milano): Silvana, 2007.

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3

Giacomo Manzù: Villa di poggio imperiale 30 giugno-14 settembre 1986. Firenze: Cantini, 1986.

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4

Saitto, Giovanni. Poggio Imperiale: Storia, usi e costumi di un paese della Capitanata. [Foggia, Italy]: Edizioni del Rosone, 1997.

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5

Ragazzini, Andrea. La Villa di Poggio Imperiale: Una reggia fiorentina nel patrimonio Unesco. Firenze: Edizioni Polistampa, 2018.

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6

Lucia, Caterina, ed. Viaggio nell'esotismo settecentesco alla Villa del Poggio Imperiale a Firenze: Il riallestimento della stanza dei quadri cinesi e i restauri nei quartieri leopoldini al piano nobile. [Livorno]: Sillabe, 2011.

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7

Marco, Valenti, and Università di Siena. Dipartimento di archeologia e storia delle arti. Sezione archeologica. Biblioteca., eds. Poggio Imperiale a Poggibonsi: Dal villaggio di capanne al castello di pietra. Firenze: All'insegna del giglio, 1996.

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Masi, Luciana. La fortezza di Poggio Imperiale a Poggibonsi: Un prototipo di cantiere dell'architettura militare del Rinascimento. Poggibonsi: Lalli, 1992.

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Giovanni, Breschi, ed. Greenways: Percorsi verdi nell'Oltrarno di Firenze : Giardino Bardini, Giardino di Boboli, Giardino Corsi, Giardino Torrigiani, Viale dei Colli, Bobolino, Via di Belvedere, Viale di Poggio Imperiale. Firenze: Polistampa, 2003.

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10

Bianco, Marino. Democrazia e giustizia italiana: Verso il nuovo Codice penale : convegno tenuto col Gruppo italiano dell'Association Internationale de Droit Pénal : Firenze, Villa di Poggio Imperiale, 24 novembre 1995. [Florence: s.n.], 1997.

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Book chapters on the topic "Poggio Imperiale"

1

Campbell, Katie. "Poggio Imperiale." In Cultivating the Renaissance, 157–66. London: Routledge, 2021. http://dx.doi.org/10.4324/9781003201212-15.

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2

Rundle, David. "Poggio Bracciolini’s International Reputation and the Significance of Bryn Mawr, ms. 48." In Atti, 41–70. Florence: Firenze University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-968-3.06.

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Abstract:
Poggius Florentinus delighted in his local identity but he also, famously, had an international career, being in attendance at the Council of Constance, being resident in England for four years (1419-1422) and seeking employment at the imperial court. What is less recognized is how he sought for his literary works audiences far beyond his home-city and how some non-Italians were willingly collaborators in this creation of an international reputation. It has not been noticed before how a remarkable witness to this process is now housed in the Special Collections of Bryn Mawr. It, like other manuscripts in the library, reached its present location because of that twenty-century friend of Poggio and alumna of the college, Phyllis Goodhart Gordan. It now has the shelfmark ms. 48 and is a collection of Poggio’s dialogues. What has not been recognized is that we can identify both its scribe and its illuminator and, by doing so, shed new light on Poggio’s fortuna on the far side of Europe, in his one-time home of England.
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3

Gänzl, Kurt. "PICCOLOMINI, Marietta [PICCOLOMINI CLEMENTINI, Maria Teresa Violante] (b Siena, 5 March 1834; d Poggio Imperiale, nr Florence, 11 December 1899)." In Victorian Vocalists, 536–42. First edition. | Abingdon, Oxon ; New York, NY : Routledge, 2017.: Routledge, 2017. http://dx.doi.org/10.4324/9781315102962-71.

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4

Shaw, Paul. "Poggio Bracciolini, an Inscription in Terranuova, and the Monument to Carlo Marsuppini: A Theory." In Atti, 149–62. Florence: Firenze University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-968-3.11.

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Abstract:
The strangest Renaissance inscription is the dedication plaque of Poggio Bracciolini in the church of S. Maria in Terranuova Bracciolini. Over the course of eighteen lines, its letters morph from Florentine sans serif capitals to Imperial Roman capitals. The author theorizes that the gradual change was the result of Poggio Bracciolini coaching an untutored lettercutter in the subtle differences between the two styles of letters. Furthermore, there is a visual link between the letters of the Terranuova inscription and those of the inscription on the monument to Carlo Marsuppini in S. Croce that suggests Poggio played a role in its design.
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"Die Villa Poggio Imperiale in Florenz als Schwellenraum." In Räume der Macht, 65–90. transcript-Verlag, 2013. http://dx.doi.org/10.14361/transcript.9783839422212.65.

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6

Hoppe, Ilaria. "Die Villa Poggio Imperiale in Florenz als Schwellenraum." In Räume der Macht, 65–90. transcript Verlag, 2013. http://dx.doi.org/10.1515/transcript.9783839422212.65.

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7

Cummings, Brian. "The Making and Unmaking of Libraries." In Bibliophobia, 78–91. Oxford University Press, 2022. http://dx.doi.org/10.1093/oso/9780192847317.003.0006.

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Abstract:
The Nazi bonfires trace a history back to the Library of Alexandria as the model of destruction in antiquity. The story both of this collection and of how it came to an end are now legendary. These myths in turn are twofold: of the antipathy of Christianity and Islam, and of religion and secularity. The chapter demystifies this history to show how it tells us as much about the storytellers as the events in question. This leads to a parallel discussion of the libraries of European monasteries, their decline, and the myth of the ‘rediscovery of the classics’ (including Lucretius) by Poggio Bracciolini in the fifteenth century. The idea of the ‘classic’ is revealed as a political ideology, equally as questionable as the colonial and imperial designs of book-collection and knowledge retrieval.
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8

Keller, Morton, and Phyllis Keller. "The College." In Making Harvard Modern. Oxford University Press, 2001. http://dx.doi.org/10.1093/oso/9780195144574.003.0019.

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Abstract:
Even in the age of the imperial faculty and powerful professional schools, the College was at the center of Harvard’s sense of itself. This was evident in the two most significant events of the Pusey years: the great fund-raising effort of the late 1950s, pointedly called the Program for Harvard College; and the upheaval of 1969, in which the largest source of attention (and concern) was the degree to which Harvard undergraduates were involved. After the postwar rush of veterans, Harvard College during the 1950s appeared in many ways to return to its prewar state. Only about a quarter of the students in 1958 were on financial aid. The typical graduate five years out in the mid-fifties lived in a large northeastern city, was married with one child, was a Republican who went to church once a month. Most undergraduates sought to live up to their national billing as the elite of the elite. The dress-down clothing style of the postwar vets gave way to resurgent preppy attire: casually (that is, purposefully) dirtied white buckskin shoes, tweed jackets, green book bags, alpine parkas. “At a distance and even from quite close up,” said one observer, “everyone looks alike.” The prevailing social style was “polite arrogance—spare, dry, cautious, and angular.” Too cool by half, thought a critic: “Even in the unregimented student life of the Yard, there has been a certain failure of nerve, a hint of the youthful generation’s prudence.” The psychological downer of the Depression and the more mature post–World War II veterans temporarily squelched the venerable Harvard tradition of spring student riots. When there was talk of resurrecting that custom, a Radcliffe girl “sniffed scornfully: ‘What sort of riot is it when it has to be planned?’ ” Springtime hijinks returned in the 1950s with a younger, more affluent student body. These had a satirical, selfconscious edge, appropriate to a more intellectual student generation. The first rumpus came in May 1952 when students gathered to welcome cartoonist Walt Kelley, creator of the popular cartoon strip “Pogo.” Confusion and delay turned to streetcar disabling and fights with the police. In April 1961, protests raged through two unruly nights against the administration’s decision to switch to less costly printed diplomas—most inexcusably in English, not Latin.
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