Academic literature on the topic 'Piccole architetture'

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Journal articles on the topic "Piccole architetture"

1

Vitella, Maurizio. "Ostensori architettonici in Sicilia tra suggestioni iberiche e rinascimentali." Quiroga. Revista de patrimonio iberoamericano, no. 21 (October 30, 2022): 120–27. http://dx.doi.org/10.30827/quiroga.v0i21.0009.

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Abstract:
Attraverso l’analisi di sei ostensori architettonici custoditi tra chiese e musei in Sicilia, vengono analizzati i linguaggi formali e compositivi che, tra suggestioni iberiche e rinascimentali, caratterizzano questi capolavori d’arte sacra. Sono piccole architetture d’argento, prodotte tra il XV e il XVII secolo, che risentono degli influssi gotico catalani e del Rinascimento italiano, in una peculiare sintesi tutta siciliana.
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2

Scelsi, Valter, and Beatrice Moretti. "Vierwindenhuis. Architettura radicale italiana per la residenza sociale in Olanda." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 131 (August 2021): 70–89. http://dx.doi.org/10.3280/asur2021-131004.

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Abstract:
Vierwindenhuis, la Casa dei Quattro Venti, e una residenza collettiva negli Eastern Docklands di Amsterdam. La Casa deve la sua esistenza al filosofo olandese Fons Elders ed e stata progettata negli anni '80 del secolo scorso da Gian Piero Frassinelli, membro del gruppo radicale Superstudio. La sua architettura, basata su un'interpretazione dell'ordine cosmologico, offre piu di un riflesso dell'ossessione olandese per la piccola scala qui in relazione con la dimensione del social building.
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3

Sanfilippo, Matteo. "Pietro Consagra en Gibellina." Revista Eviterna, no. 10 (September 28, 2021): 128–41. http://dx.doi.org/10.24310/eviternare.vi10.12822.

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Abstract:
Lo scultore italiano Pietro Consagra con il testo La città frontale,scritto nel 1968 dopo un lungo viaggio negli Stati Uniti, si mette in polemica contro l’architettura funzionalista, avanzando l’ipotesi di una partecipazione attiva degli artisti allo sviluppo dell’impianto urbano e architettonico delle città. Gibellina, piccola città siciliana ricostruita con l’aiuto di numerosi artisti dopo il terremoto che la distrusse completamente nel 1968, è stato il campo di sperimentazione delle teorie avanzate da Consagra. Qui l’artista ha attuato parte della sua utopia di città frontale, realizzando grandi sculture e architetture tutte legate al principio della frontalità. Proprio la frontalità è l’espediente che l’artista ha utilizzato sin dagli anni cinquanta per creare un rapporto paritario fra opera e fruitore, le sculture frontali così come le architetture non cercano di imporsi e dominare il circostante da un centro ideale, si lasciano invece attraversare, invitano a un colloquio a tu per tu, creando un rapporto intimo di complicità con ciò che le circonda. Questa utopia è nata anche grazie alla volontà di Ludovico Corrao, illuminato sindaco di Gibellina per più di un ventennio, e grazie soprattutto alla popolazione che, dopo la catastrofe e la tabula rasa portata dal terremoto, ha accettato e partecipato con entusiasmo alle proposte degli artisti. Tramite un’analisi comparativa delle opere realizzate a Gibellina da Consagra, metteremo in evidenza il dibattito nato fra artisti e architetti in questo periodo sulle possibilità di sviluppo condiviso delle future città.
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4

Ruinelli, Armando. "Cantone Grigioni. Architettura contemporanea e rigenerazione dei piccoli nuclei in val Bregaglia / Canton of Grisons. Contemporary architecture and regeneration of small villages in val Bregaglia." Regionalità e produzione architettonica contemporanea nelle Alpi, no. 1 ns, november 2018 (November 15, 2018): 109–17. http://dx.doi.org/10.30682/aa1801m.

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Abstract:
The Atelier Ruinelli is based in Soglio, Bregaglia, in the canton of Grisons. Development as a consequence of winter sports was unknown to the valley and it survived the 20th century almost intact. To exploit the inherent potential in places such as this, it is fundamental to reflect on questions of identity so that diversity can emerge. By preserving small villages, architecture can help create identity. But conservation, at least as it has been understood thus far, is ineffectual. Villages must be in a state of constant evolution and renewal, shelving some of those dogmas which regulate their transformation. Rather than make changes to building regulations, it would be useful to move to a consultation process with teams of architects. Whenever work is being carried out in a small village, it is important that this way of thinking should be immediately apparent. In the Grisons there is a multiplicity of examples of this type of quality architecture. One cannot really talk about a “school” as such, but the presence of a studio like Atelier Zumthor has a diffuse and widespread influence. Miriam Cahn’s “Il Magazzino” (warehouse) and the transformation of stalls and a barn in Isola are two recent works, presented as examples of the Atelier Ruinelli approach. Both projects address the themes of creating structures that fit the context, building on what has already been built and experimenting with materials..
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5

Butera, Federico, and Fernando Alberti. "Il governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 1 (December 2012): 77–111. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001004.

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Abstract:
I policy maker sono costantemente alla ricerca delle forme e degli strumenti per contribuire ad aumentare la prosperitŕ economica e sociale del proprio territorio. Gli studi a livello internazionale ci dicono che la prosperitŕ di un territorio č direttamente riconducibile alla sua competitivitŕ, e quindi in primis al livello di produttivitŕ e innovazione del sistema delle imprese. Come verrŕ ampiamente illustrato in questo articolo, le reti inter-organizzative - nella varietŕ di forme che l'evidenza empirica ci suggerisce - attraverso una flessibilitŕ senza precedenti, una piů veloce circolazione delle informazioni, la condivisione di visioni, saperi e conoscenza, l'efficiente e rapido scambio di risorse e competenze per competere, assicurano al tempo stesso specializzazione, efficienza e alti livelli di produttivitŕ. La configurazione e la natura di tali reti č in via di continua ridefinizione ed espansione e l'uso del termine rete č spesso generico o inappropriato. Anche i confini delle reti vanno continuamente ridefiniti, in un continuum che va dalle imprese tradizionali che esternalizzano e delocalizzano parte della loro produzione fino al puro networking di varia natura. Noi ci concentreremo solo su quelle reti interorganizzative che rappresentano forme nuove di impresa, di quasi impresa, di sistemi di imprese che consentono una gestione competitiva e innovativa della catena del valore e dei processi fondamentali, conseguendo risultati economici e sociali, in una parola prosperitŕ. Ci occuperemo in particolare del fenomeno piů nuovo che caratterizza l'Italian way of doing industry, ossia lo sviluppo e i successi delle medie imprese, nodi di reti inter-organizzative che coinvolgono non solo imprese piccole, ma anche imprese grandi, in una proiezione spesso globale. Su queste nuove forme di reti inter-organizzative, si apre uno spazio di intervento straordinario per i policy maker in azioni di attivazione, incentivazione e supporto, capaci di condurre a superiori livelli di competitivitŕ le imprese componenti le reti, le reti stesse e i territori da cui esse muovono, ovvero capaci di favorire una maggiore prosperitŕ. Tali spazi di governo delle reti inter-organizzative possono avere natura infrastrutturale (trasporti, edilizia, tecnologie, credito, servizi, ecc.), relazionale (governo della catena del valore, dei processi, dei flussi, delle architetture d'impresa, dei sistemi informativi e di comunicazione, dei sistemi professionali ecc.) e cognitiva (capitale umano, capitale intellettuale, sistema di valori e norme, ecc.). Tutte e tre queste dimensioni sono importantissime e vanno gestite congiuntamente in nuove forme di management assicurate dalle imprese "pivotali" e nell'ambito di quello che nell'articolo č definito come meta-management, ovvero quelle posizioni di attori pubblici e privati - spesso in raccordo fra loro - che assicurano supporto e guida strategica alle reti. Nuovi modelli di management e di meta-management implicano una conoscenza profonda della rete e, di conseguenza, una visione d'insieme attuale e futura sicura e convincente e una capacitŕ di execution che sappia consolidare o riorientare la rete; valorizzare le risorse, materiali e personali, lě racchiuse e soprattutto perseguire obiettivi e misurare risultati. Meta-management non significa favorire il mero networking tra imprese, ma attivarsi come agenzie strategiche e provvedimenti concreti capaci di disegnare politiche di accompagnamento e sostegno alla creazione e alla valorizzazione di robusti network tra imprese e tra imprese e istituzioni, che trascendano le consuete filiere e agglomerazioni locali. Una economia e una societŕ fatta di reti inter-organizzative non č uguale a quella fatta prevalentemente di singole imprese "castello". Sulle reti di impresa e sull'impresa rete incombono alcune rilevanti questioni a cui il nostro lavoro tenta di dare alcune risposte Vediamole qui di seguito. 1. Diagnosi. L'organizzazione a rete č oggi scarsamente riconoscibile. Come diagnosticarla, come identificarne le caratteristiche strutturali e comprenderne i problemi critici? 2. Sviluppo e progettazione. L'organizzazione a rete si puň supportare con adeguati servizi, sviluppare intenzionalmente o addirittura progettare, come qui si sostiene? E se sě, in che modo? I metodi da adoperare per gestire questo sviluppo sono certo diversi da quelli adottati da strutture accentrate, sono meno top-down e meno razionalistici: ma quali possono essere? 3. Stabilitŕ e mutamento. Ogni nodo o soggetto della rete fa parte di reti diverse, in alcuni casi abbandona in rapida successione le une per legarsi ad altre. Come combinare l'estrema mutevolezza di queste multiple appartenenze con l'esigenza di stabilitŕ e crescita di ogni singolo nodo, come far sě che l'intera rete si comporti come un "attore collettivo" capace di un governo? 4. Risultati. Se e come definire obiettivi o ri-articolarli velocemente nel tempo? Come valutare i risultati delle diverse dimensioni economiche e sociali? 5. Decisioni e misura. L'organizzazione a rete - come e piů dell'impresa tradizionale - cambia per repentine innovazioni, per adattamento, per micro-decisioni, per miglioramento continuo, č il risultato di scelte su cosa fare dentro e cosa comprare, su quali funzioni accentrare e quali decentrare, su quando acquisire o vendere unitŕ aziendali e su quando fare accordi, dove allocare geograficamente le attivitŕ. Vi sono criteri e metodi da adottare, per operare in questi contesti di agilitŕ, velocitŕ e rapiditŕ di processi decisionali? 6. Sistemi. Quali tecniche o sistemi operativi adatti all'impresa rete dovranno essere sviluppati? Quali sistemi di pianificazione e controllo di gestione dell'impresa rete, if any? Č possibile stabilire standard di qualitŕ per la rete? Come sviluppare dimensioni quali linguaggi, culture, politiche di marchio e di visibilitŕ, come potenziare le comunitŕ, come promuovere formazione e apprendimenti? 7. Strutture. Le reti di impresa includono una grande varietŕ di forme, come vedremo. La rete di imprese puň includere una parte di gerarchia: quali modelli di organigrammi sono compatibili? Quali sistemi informativi, di telecomunicazioni, di social network sono adatti per la rete di imprese? Quali sistemi logistici? Quali regole e contratti formali? Quali flussi finanziari? Le risorse umane si possono gestire e sviluppare lungo la rete? E in che modo? E che dire dei sistemi di controllo della qualitŕ? 8. Nascita e morte. La rete di imprese e soprattutto i suoi "nodi" hanno un tasso di natalitŕ/ mortalitŕ piů elevato dell'impresa tradizionale. Gestire la nascita e la morte delle imprese diventerŕ ancora piů importante che gestire le imprese. Chi lo farŕ e come? 9. Vincoli e opportunitŕ. La legislazione, le relazioni industriali, la cultura manageriale sono oggi vincoli e opportunitŕ allo sviluppo di forme di rete di imprese. La globalizzazione dell'economia, lo sviluppo dei servizi, le nuove tecnologie, la cultura dei giovani, invece, sembrano operare piů come fattori facilitanti quando addirittura non cogenti. Come gestire (e non subire) vincoli e opportunitŕ? Cosa puň fare l'impresa, e cosa possono fare le istituzioni pubbliche? Vi sono nuovi programmi e regole nazionali e regionali per la costituzione delle reti di impresa: quale č la loro efficacia e impatto? In tale quadro, un'Agenzia Strategica (una grande impresa, una media impresa, un ente governativo, una Camera di commercio, un'associazione imprenditoriale, un istituto di credito) puň esercitare un ruolo centrale nella promozione e governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ dei territori, mettendo a fuoco i propri interventi di policy avendo come oggetto prioritario queste nuove forme di impresa, quasi-impresa, sistemi di impresa usando diverse leve: - innanzitutto, fornendo o favorendo l'accesso a risorse chiave, come credito, finanziamenti, sgravi fiscali, servizi per l'internazionalizzazione, conoscenze, marketing ecc.; - agendo da fluidificatore delle reti tra imprese, che sappia rimuovere ostacoli nelle strutture relazionali e irrobustire nodi, processi, strutture di governance laddove necessario; inserendosi direttamente nelle strutture relazionali come ponte per connettere nodi disconnessi; - esercitando a pieno il ruolo di meta-manager di reti inter-organizzative ossia imprimendo al sistema un indirizzo strategico di fondo, governando i processi "politici" interni alla rete ossia la distribuzione di potere e risorse e creando le condizioni culturali, strategiche organizzative e tecnologiche; - facendo leva sull'essere un policy maker cross-settoriale e multi-territoriale. Le reti di impresa hanno successo se si integrano entro "piattaforme industriali" (ad es. IT, Green economy, portualitŕ e logistica), entro cluster territoriali (es. distretti, economie regionali, etc.), sistemi eterogenei interistituzionali (che includono imprese pubbliche, amministrazioni, istituzioni e associazioni). La nostra tesi č che azioni di governo della rete attraverso nuove forme di management e di meta-management sono tanto piů efficaci quanto piů contribuiscono a supportare e strutturare reti organizzative robuste o che tendono a diventare tali, ossia imprese reti e reti di impresa governate; sono tanto meno efficaci o quanto meno misurabili quanto piů supportano solo processi di networking poco definiti destinati a rimanere tali. Nei termini di Axelsson, policy e management hanno effetto su reti che esprimono a) modelli di relazione fra diverse organizzazioni per raggiungere fini comuni. Hanno un effetto minore o nullo quando le reti di cui si parla sono solo b) "connessioni lasche fra organizzazioni legate da relazioni sociali" o c) un insieme di due o piů relazioni di scambio.
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6

Paradiso, Michele, Ricardo Alfredo Cruz Hernández, Fabrizio F. V. Arrigoni, Costanza Bigi, and Stefano Cartesio. "LA LOLLA DI RISO COME ADDITIVO NATURALE PER L’ADOBE: DALLE PROVE IN LABORATORIO AL PROGETTO DI UN CENTRO CIVICO PER CEPITÁ (COLOMBIA)." Revista M 17 (January 25, 2021). http://dx.doi.org/10.15332/rev.m.v17i0.2516.

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Abstract:
Lontano dalla frenesia delle metropoli sudamericane, incastonato sul fondo del secondo cañón più grande del mondo, sorge il pueblito di Cepitá, un gioiello fermo nel tempo, patrimonio tangibile dell’architettura colombiana. È dalla sua terra che nasce questo progetto. La prima parte di questo studio ha luogo in un laboratorio; il materiale, analizzato nelle sue proprietà fisiche mediante prove di caratterizzazione, ha preso forma diventando vero e proprio elemento costruttivo: l’adobe. Le sue potenzialità meccaniche sono state quindi messe alla prova. Riallacciandosi alla tradizione del luogo, ma anche apportando delle innovazioni, ne è stato migliorato il comportamento meccanico grazie all’utilizzo di un additivo naturale, ottenuto dagli scarti della lavorazione del riso, la lolla. È a questo punto che il materiale diviene architettura: il progetto di un centro civico riempie uno degli isolati di Cepitá, con lo scopo di diventare polo attrattivo sia per la popolazione locale sia per i visitatori. Si tratta di un complesso costituito da quattro corpi di fabbrica, collegati tra loro attraverso ampi camminamenti che delineano tre corti. L’edificio si integra pienamente nel contesto in cui sorge, sia per forma sia per dimensioni, creando continuità con l’intorno. Il fulcro visivo dell’intero progetto, però, è rappresentato da tre cupole tronche, che, in parte rompendo i ritmi e gli andamenti ortogonali del piccolo centro abitato, in parte guardando alle capanne a pianta circolare delle popolazioni precolombiane, portano all’estremo la tecnologia costruttiva della terra cruda.
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Dissertations / Theses on the topic "Piccole architetture"

1

Verri, Marko. "Puntualizzazioni monumentali: elementi decorativi e piccole architetture nell'opera di Jože Plečnik." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4518.

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Abstract:
2009/2010
Nel 2007 ricorreva il cinquantenario della morte dell’architetto sloveno Jože Plečnik (1872 - 1957), figura discussa e controversa all’interno di un panorama architettonico e culturale in rapido e radicale mutamento. Si tratta di un artista attorno alla cui presa di posizione nei confronti dell’architettura si è spesso discusso, e proprio in questi anni si è tornato a discuterne in occasione della ricorrenza dell’anniversario della sua morte. Soprattutto in Slovenia, dove il 2007 è stato eletto ad “anno di Plečnik”, sono stati organizzati dibattiti e convegni e sono state edite alcune nuove pubblicazioni sull’architetto e la sua opera. L’opinione pubblica ha accettato Plečnik come il maggiore architetto sloveno di tutti i tempi, ma tuttavia “la teoretica e la storia dell’architettura non riescono ancora a inquadrarne in maniera coerente l’operato”1. Geniale interprete di forme antiche, rappresenta comunque con i suoi lavori, sviluppati soprattutto attorno alle città di Vienna, Praga e Lubiana, un personaggio di assoluto rilievo nel panorama architettonico e culturale sloveno ed europeo. Le sue ferme convinzioni in merito al ruolo dell’architetto e della sua arte, hanno portato a interpretazioni differenti riguardo la sua opera e spaziano dalla sfera mistica a quella di origine formalista, da quella storicista a quella classicista, da quella espressionismta2 a quella del modernismo. Non è obiettivo della presente tesi risolvere tale questione, piuttosto si è interessati alla lettura dell’opera dell’architetto sloveno in relazione a una parte del suo lavoro meno nota e meno indagata. Molto del materiale bibliografico inerente la sua opera riguarda infatti analisi e studi sul tema delle sue grandi architetture monumentali e del loro ruolo rivestito all’interno di un’ottica di trasformazione urbana ad esse legata o delle varie innovative varianti sul tema dell’architettura sacra. La bibliografia attorno all’opera di Plečnik è sufficientemente ricca per quanto riguarda questi argomenti, benché la maggior parte degli scritti sia edita in lingua slovena o ceca. Il materiale tradotto in altre lingue non è molto. inoltre va specificato che non esiste ancora un “opera omnia” sull’opera di Plečnik che contenga non solo la ingente quantità di architetture realizzate, ma anche le moltissime idee progettuali per soluzioni a temi mai realizzati. Nel corso della sua vita infatti, l’architetto sloveno progetta instancabilmente, riesce a seguire la realizzazione dei lavori e continuamente riflette su nuove soluzioni possibili e su nuove interpretazioni delle forme classiche, disegnando spesso ciò che gli viene in mente. Particolarmente ricca è infatti la collezione dei suoi disegni presso l’archivio del Museo di architettura e design di Lubiana. La mancanza di una pubblicazione che ne raccolga il prezioso materiale, è indice di quanto l’opera dell’architetto sloveno sia in parte relegata a un ambito marginale rispetto al panorama europeo, limitandosi a rivestire un ruolo quasi meramente locale. Ciò pare andare in contrasto con quanto invece è quello che Plečnik persegue attraverso l’architettura, ovvero qualcosa che è molto di più e va ben oltre la ricerca di un’architettura che sia meramente “locale” o “regionale”. Egli, di fatto, persegue l’idea di un’architettura o meglio di un metodo progettuale “universale”, ma non intessa come ricerca di uno stile o di un determinato materiale, bensì conseguita attraverso la volontà di creare una particolare “atmosfera”, un particolare “effetto” che ogni luogo è in grado di assumere attraverso l’architettura. Per conseguire tale fine egli è convinto della necessità del dover partire da elementi originari dell’architettura che non siano stati ancora “contaminati” o naturalizzati, perché solo attraverso essi sarà possibile reinventarli in una nuova condizione estetica che riesca a dar forma a una particolare atmosfera. Egli trova tali elementi primari nell’architettura classica e antica ed è proprio da qui che hanno origine le sue riflessioni attorno alle possibili reinterpretazioni delle forme e degli elementi antichi. Tali riflessioni vengono trasposte su carta in forma di schizzi e disegni. Plečnik infatti non scrive alcun trattato teorico e ritiene che le questioni teoriche debbano essere chiarite e presentate attraverso il progetto e la realizzazione, attraverso l’architettura. Le uniche frasi scritte di su pugno sono presenti all’interno della sua corrispondenza con amici, parenti e collaboratori. Il fatto, però, che non esista ancora un’opera completa riguardo l’ingente quantità di progetti, realizzati e non, dall’architetto sloveno, né tantomeno una completa edizione di tutta la sua corrispondenza, rappresenta in modo evidente il fatto che vi sia ancora molto da studiare attorno alla figura di Plečnik Obiettivo del presente lavoro vuole essere infatti quello di andare ad aggiungere un contributo all’analisi e alla presentazione di alcuni progetti dell’opera di Plečnik mai particolarmente approfondita. Si tratta infatti di una raccolta delle piccole architetture realizzate e progettate dal maestro sloveno che sono parte integrante del suo operato. Plečnik è infatti particolarmente legato al tema del “piccolo”, del “minuto” e se ne occupa infatti costantemente nel corso della sua vita. In ogni progetto egli cura anche il minimo dettaglio, compresi gli elementi d’arredo, per una progettazione che spazia “dal cucchiaio alla città”. Parallelamente alla progettazione dei grandi edifici pubblici o privati, egli progetta infatti anche un’ingente quantità di architetture “in scala ridotta”. Nella maggior parte dei casi si tratta di opere dall’importante significato simbolico e monumentale come ad esempio i monumenti ai caduti o opere di architettura sepolcrale, in altri casi invece, si tratta di piccole architetture urbane, al cui importanza all’interno dello spazio urbano stesso si rivela strategica. Vista la grande quantità di opere realizzate dal maestro sloveno, il campo di ricerca si limita a una parte delle piccole opere progettate. Trascurando gli elementi propri dell’architettura interna, i quali di per sé rappresentano un capitolo a sé grazie al vastissimo repertorio di oggetti prodotti da Plečnik e che indubbiamente necessiterebbero di un approfondimento specifico, la ricerca prende in considerazione tutti quegli elementi che fanno parte della sfera architettonica “non abitabile”, a partire dagli elementi primari dell’architettura, quali la colonna o il pilastro, per arrivare a quelle architetture che rappresentano il limite ultimo del tema di ricerca, ovverosia le architetture composte da una solo vano, ma senza offrire una vera e propria condizione “abitabile”, quali piccole edicole o cappelle. A corollario della presentazione della piccole architetture realizzate, vengono presentati anche alcuni disegni originali tratti dall’archivio del Museo di architettura e design di Lubiana, nonché due interviste con due dei massimi studiosi dell'opera di Plečnik.
XXII Ciclo
1976
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2

Mancino, Alex. "Analisi di una piccola missione satellitare per il monitoraggio degli incendi in Australia: studi orbitali, definizione dell'architettura di sistema e dimensionamento del sistema di potenza." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21520/.

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Abstract:
L'elaborato riporta l'analisi di una breve missione nanosatellitare che ha come scopo l'osservazione del fronte degli incendi in territorio australiano. Il documento parte da un'analisi orbitale della missione in questione e si conclude con il dimensionamento del sottosistema di potenza (EPS). L'elaborato riporta, inoltre, l'intera descrizione dell'architettura di sistema, esponendo le scelte fatte per ogni componente del satellite e mostrando, per ciascuno di essi, un modello realizzato tramite software CAD.
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3

PALADINI, ROBERTO. "ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA COME ATTORI DI GOVERNANCE URBANA Dottorato di ricerca in “architettura, città e design” curriculum “Pianificazione territoriale e politiche pubbliche del territorio”." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/11578/301592.

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Abstract:
L’avvento delle nuove tecnologie e della digitalizzazione che ha caratterizzato l’ultimo decennio, in un contesto globalizzato di crisi finanziaria internazionale suggellata dal crac della Lehman Brothers del 2008, è stato uno dei principali elementi che ha scardinato le molte certezze economiche e le rese di posizione di istituzioni e famiglie. In questo contesto sono aumentate le difficoltà della maggior parte delle imprese, in particolare le piccole - ovvero secondo le classificazioni internazionali quelle con meno di 50 addetti, che in base a dati Istat ed alle schede informative dell’Unione europea rappresentano il 99,4% delle imprese italiane, circa 3,75 milioni di aziende - ad adeguarsi alle trasformazioni dei mercati e della Pubblica Amministrazione. Tali dinamiche, che da un lato hanno messo in discussione modelli economici e sociali e dall’altro ne costituiscono l’evoluzione, hanno modificato anche il sistema d’influenze, posizioni e rapporti tra gli stakeholder operanti in un medesimo territorio, favorendo talvolta i processi collaborativi e di disintermediazione a sfavore della rappresentanza, filtrata dai corpi intermedi e dei partiti, modificando radicalmente il rapporto tra imprese, associazioni di categoria, associati, cittadini ed Enti pubblici. In questo scenario, il ruolo agito dalle associazioni datoriali di categoria italiane, già da decenni in forte trasformazione, sembra essersi riconfigurato almeno in parte, passando da un atteggiamento prettamente corporativo atto a perseguire l’interesse dei propri associati, erogando loro servizi e rappresentandoli (molto spesso in contrapposizione con molteplici degli altri interessi in campo); a un agire di natura consociativa, riaffermandone una funzione sociale, che pone maggiore forza ed attenzione rispetto ai rapporti con la pubblica amministrazione e gli stakeholder locali. La questione che la tesi intende indagare s’inserisce nel dibattito presente nella letteratura italiana sulle associazioni di categoria, intendendo analizzare le modalità di funzionamento delle stesse, provando a capire fino a che punto esse portano avanti meramente azioni ed interessi lobbistici e quando, se e in quali contesti invece possono evolvere quali attori con un ruolo significativo nel sistema di governance urbana. Rispetto al contesto economico territoriale del Veneto, che fa da scenario alla ricerca, in questa sede vengono analizzate le azioni progettuali poste in essere da alcune articolazioni territoriali della Confederazione Nazionale dell’Artigianato di Venezia, realizzate in risposta agli stimoli dati dalle linee di finanziamento camerali sulla rigenerazione urbana. Al fine di approfondire e comprendere se e come si è definito questo cambiamento di ruolo nelle politiche urbane da parte delle associazioni di categoria, l’approccio utilizzato per l’analisi è quello della collaborative governance. Entrambi i casi selezionati sono stati scelti in quanto agiscono su linee di finanziamento relative a politiche urbane non mainstream, ovvero finalizzate alla rigenerazione di aspetti sociali ed economici dei territori oggetto delle progettualità e non sugli aspetti fisici e spaziali di luoghi e strutture. L’avvento dell’emergenza sanitaria scaturita dal Covid 19, sembra aver accentuato tali dinamiche, riaffermando la funzione sociale e di punto di riferimento per il territorio di tali organizzazioni.
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Books on the topic "Piccole architetture"

1

Raimondo, Filippo. Città piccole, architetture grandi. Pescara, Italy]: Sala, 2010.

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2

Bardeschi, Marco Dezzi. Marco Dezzi Bardeschi: Cinque piccole lune : architetture 1991-1993. Firenze: Alinea, 1994.

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3

Sandro, Benedetti, Roca De Amicis Augusto, and Pietro da Cortona 1596-1669, eds. Pietro da Cortona: Piccole e grandi architetture : modelli, rilievi, celebrazioni. Roma: Gangemi, 2006.

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4

Ermentini, Marco. Architettura timida: Piccola enciclopedia del dubbio. Firenze: Nardini, 2010.

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5

Corradi, Emilia. Esercizi di lettura: Architetture per piccoli contesti. Santarcangelo di Romagna (RN): Maggioli editore, 2018.

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6

Marconi, Paolo. Dal piccolo al grande restauro: Colore, struttura, architettura. Venezia: Marsilio, 1988.

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7

Piccolo manuale per affrontare un progetto di architettura. Roma: Gangemi, 2002.

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8

Eccheli, Maria Grazia, and Alberto Pireddu, eds. Oltre l’Apocalisse. Florence: Firenze University Press, 2016. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-920-7.

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Abstract:
L’immensità della tragedia umana che accompagna ogni catastrofe richiede sempre un momento di riflessione, che può condensarsi nell’istante di una fotografia, tradursi nel disincanto di un racconto oppure generare una nuova bellezza, attraverso l’arte e l’architettura. Dall’Interno perduto d’Emilia a L’Aquila, dai crinali d’Irpinia alla luminosa valle del Belice, dal paesaggio alpino di Longarone all’ormai irreale Messina di Antonello sono stati ripercorsi, in un viaggio a ritroso nel tempo, alcuni dei momenti più drammatici della storia recente del nostro Paese. Per L’Aquila, distrutta dal sisma del 2009, gli studenti della Scuola di Architettura di Firenze hanno immaginato una città in cui la vita, la musica e il ricordo siano ancora possibili, attraverso il progetto di un auditorium, uno spazio sacro e una piccola casa.
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9

Beretta, Adriana. Architetture minuscole: Progetti e piccoli aggiustamenti = Minuscule architectures : projects and small adjustments. Porza]: Fondazione d'arte Erich Lindenberg, 2021.

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10

Lorenzoni, Gianni. L' architettura di sviluppo delle imprese minori: Costellazioni e piccoli gruppi. Bologna: Il Mulino, 1990.

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Book chapters on the topic "Piccole architetture"

1

Grimaldi, Andrea. "Micro-architetture per la piccola scala." In Alfredo Lambertucci. 1928-1996, 193–208. Quodlibet, 2020. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvvb7msq.16.

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Conference papers on the topic "Piccole architetture"

1

Ragosta, Annamaria, and Bianca Gioia Marino. "Close to the volcan. Knowledge, conservation and enhancement of a Vesuvian vernacular heritage." In HERITAGE2022 International Conference on Vernacular Heritage: Culture, People and Sustainability. Valencia: Universitat Politècnica de València, 2022. http://dx.doi.org/10.4995/heritage2022.2022.15377.

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Abstract:
Nell'area circostante le pendici del vulcano è individuabile un reticolo storico di architettura rurale creato dalla nota fertilità del suolo vesuviano. Il terreno, ricco di minerali per la natura piroclastica del sito, ha favorito fin dall'epoca romana la costruzione di strutture agricole, più o meno concentrate in aree dove la natura impervia del suolo consentiva un proficuo insediamento per la coltivazione. La rete di tali esempi di architettura vernacolare, situata entro i confini del Parco Nazionale del Vesuvio, è ancora oggi visibile, seppur frammentata e in stato di abbandono. Una ricerca in corso ha permesso di effettuare una prima rigorosa indagine. Tali edifici sono espressione di criteri distributivi coerenti con la loro funzione e rappresentano lo stretto rapporto tra tipologia insediativa e territorio. Questa particolarità si riflette fortemente nelle tecniche costruttive e rappresenta anche la testimonianza materiale di un particolare savoir-faire edilizio tramandato nei secoli. Vengono utilizzati materiali prelevati dal sito (es. lave, schiuma lavica, lapilli, pomice, ecc.) e sebbene non vi sia un'esatta estrazione della pietra, esiste la tecnica 'a cantieri' con una malta forte come legante. La tipologia è diversificata: dal piccolo presidio all'edificio disposto su due livelli, talvolta turriti, a seconda dell'impegno produttivo e colturale. A differenza delle masserie tradizionali poste più a valle, già oggetto di una notevole storiografia, questi casi di architettura rurale posti più a monte non sono mai stati oggetto di indagine sistematica. Il contributo si propone di mettere a fuoco questo patrimonio quasi inedito e di illustrare una metodologia di conoscenza integrata legata alle peculiarità del sito vulcanico. La conservazione di queste architetture vernacolari, infatti, gioca un ruolo centrale nella lettura e comprensione dei valori multidimensionali del paesaggio culturale Vesuvio-Baia di Napoli. Il contributo si propone di mettere a fuoco questo patrimonio quasi inedito e di illustrare una metodologia di conoscenza integrata legata alle peculiarità del sito vulcanico. La conservazione di queste architetture vernacolari, infatti, gioca un ruolo centrale nella lettura e comprensione dei valori multidimensionali del paesaggio culturale Vesuvio-Baia di Napoli. Il contributo si propone di mettere a fuoco questo patrimonio quasi inedito e di illustrare una metodologia di conoscenza integrata legata alle peculiarità del sito vulcanico. La conservazione di queste architetture vernacolari, infatti, gioca un ruolo centrale nella lettura e comprensione dei valori multidimensionali del paesaggio culturale Vesuvio-Baia di Napoli.
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