Journal articles on the topic 'Piano della mobilità urbana'

To see the other types of publications on this topic, follow the link: Piano della mobilità urbana.

Create a spot-on reference in APA, MLA, Chicago, Harvard, and other styles

Select a source type:

Consult the top 34 journal articles for your research on the topic 'Piano della mobilità urbana.'

Next to every source in the list of references, there is an 'Add to bibliography' button. Press on it, and we will generate automatically the bibliographic reference to the chosen work in the citation style you need: APA, MLA, Harvard, Chicago, Vancouver, etc.

You can also download the full text of the academic publication as pdf and read online its abstract whenever available in the metadata.

Browse journal articles on a wide variety of disciplines and organise your bibliography correctly.

1

Delponte, Ilaria, and Paolo Rosasco. "Sustainable mobility and economic sustainability: the case of the new trolleybus line in Genoa." Valori e Valutazioni 29 (January 2022): 57–78. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20212906.

Full text
Abstract:
With over 3.5 billion people currently residing in major cities around the world, the issue of urban mobility is a current issue and is particularly important in European countries where over 75% of the population is concentrated in urban areas. Even today, many of the daily journeys depend on cars and other private motorized vehicles, with a strong impact in terms of air pollution, noise and climate change as in the European Union transport is responsible for a quarter of greenhouse gas emissions. Reducing private transport and making urban transport systems greener and more efficient therefore has important benefits: for the health, climate and prosperity of cities. New models of transport and urban accessibility, increasingly oriented towards environmental sustainability, must therefore be adopted; the choice of the transport solution must be made in relation to not only technical but also economic, social and environmental feasibility. Taking a cue from the Call issued in 2018 by the Ministry of Infrastructure and Transport for the selection of urban mobility proposals that can access the economic resources intended for the enhancement and implementation of rapid mass transport systems provided for by Law no. 232/2016, this contribution deals with the evaluation of three transport proposals hypothesized for the connection between the city center of Genoa (Brignole station) and the district of Prato, along the Bisagno Valley, developed according to the indications contained in the Urban Mobility Plan of the Municipality. In particular, a Cost-Benefit Analysis (CBA) is developed according to the indications given in the Notice and in the Guidelines of the Ministry of Infrastructure and Transport for the evaluation of investments in public works. The objective is to verify the applicability of the CBA tool for assessing the economic and financial sustainability of the solutions analyzed - also in relation to the indications given in the legislation, the transport scenarios configured and the reliability of the results obtained, for the the choice of the transport solution to be adopted. Con oltre 3,5 miliardi di persone che risiedono attualmente nelle grandi città del mondo, il tema della mobilità urbana è una questione attuale ed è particolarmente importante nei paesi europei dove nelle aree urbane si concentra oltre il 75% della popolazione. Ancora oggi, molti degli spostamenti quotidiani dipendono dalle auto e da altri veicoli motorizzati privati, con un forte impatto in termini di inquinamento atmosferico, sonoro e sul cambiamento climatico visto che nell’Unione europea i trasporti sono responsabili di un quarto delle emissioni di gas serra. Ridurre il trasporto privato e rendere i sistemi di trasporto urbani più ecologici e più efficienti presenta quindi dei vantaggi importanti: per la salute, il clima e la prosperità delle città. Nuovi modelli di trasporto e di accessibilità urbana, sempre più orientati verso la sostenibilità ambientale, devono quindi essere adottati; la scelta della soluzione trasportistica deve essere fatta in relazione alla fattibilità non solo tecnica ma anche economica, sociale ed ambientale. Prendendo spunto dal Bando emesso nel 2018 dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per la selezione delle proposte di mobilità urbana che possono accedere alle risorse economiche destinate al potenziamento e alla realizzazione di sistemi di trasporto rapido di massa previste dalla Legge n. 232/2016, il presente contributo tratta della valutazione di tre proposte trasportistiche ipotizzate per il collegamento tra il centro della città di Genova (Stazione Brignole) e il quartiere di Prato, lungo la Val Bisagno, sviluppate secondo le indicazioni contenute nel Piano Urbano di Mobilità del Comune. In particolare è sviluppata l’Analisi Costi-Benefici (ACB) secondo le indicazioni riportate nel Bando e nelle Linee Guida del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti per la valutazione degli investimenti in opere pubbliche. L’obiettivo è quello di verificare l’applicabilità dello strumento dell’ACB per la valutazione della sostenibilità economica e finanziaria delle soluzioni analizzate anche in relazione alle indicazioni riportate nella normativa, agli scenari trasportistici configurati e all’attendibilità dei risultati ottenuti, ai fini della scelta della soluzione trasportistica da adottare.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

De Luca, Giuseppe. "Nuovi modelli dell'abitare e spazi di prossimità nella riorganizzazione della struttura della città." TERRITORIO, no. 98 (March 2022): 55–61. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-098009.

Full text
Abstract:
L'articolo muove dalla rilettura degli effetti della pandemia da Covid-19 sulle città, interrogandosi sulle modalità con cui questa ha messo in discussione sia lo spazio organizzativo dell'abitare, sia lo spazio pubblicorelazionale, così come anche le dinamiche di condivisione degli spazi interni alle abitazioni, ma al contempo reinterpretando lo spazio pubblico quale estensione di spazi privati per garantire servizi collettivi. L'articolo ragiona su due proposte: una centrata sull'Harmonic Innovation Living, in corso di applicazione nel comune di Falerna, in Calabria; l'altra sui dispositivi progettuali di riorganizzazione della struttura urbana della Città Metropolitana di Firenze, attraverso il Piano territoriale metropolitano in corso di redazione, che introduce il concetto di ‘piattaforma' di intervento per ridefinire mobilità e servizi di prossimità.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Pucci, Paola. "Per un cambiamento di paradigma: politiche e strumenti per una post car mobility." TERRITORIO, no. 99 (August 2022): 13–16. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-099002.

Full text
Abstract:
In questo contributo d'apertura alcune considerazioni sulle misure avviate per ripensare il ruolo e lo spazio dato all'auto nelle nostre pratiche di mobilità quotidiana, introducono i temi trattati nel servizio. Gli articoli che seguono sono finalizzati a restituire un quadro di sperimentazioni e di politiche pensate per traguardare un nuovo modello di mobilità meno dipendente dall'uso dell'auto. Confrontandosi con la fattibilità e la scalabilità delle politiche e delle sperimentazioni proposte sia in contesti urbani, sia in ambiti a bassa densità insediativa, si offrono anche alcuni spunti di riflessione intorno a come creare valore aggiunto rispetto agli investimenti attivati nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (pnrr) in tema di mobilità urbana sostenibile ed equa.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Spadaro, Ilenia, and Francesca Pirlone. "Un nuovo approccio alla sostenibilità nei piani urbani della mobilità sostenibile in Italia." TERRITORIO, no. 96 (September 2021): 116–26. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-096011.

Full text
Abstract:
L'articolo analizza lo stato di realizzazione dei Piani urbani della mobilità Sostenibile (pums) in Italia alle diverse scale di riferimento: quella urbana/comunale e quella metropolitana. Il dibattito si concentra, in particolare, sulla sostenibilità di tali strumenti proponendo un nuovo approccio, dove la sostenibilità è intesa non solo da un punto di vista ambientale ma anche sociale ed economica. Vengono quindi approfonditi temi quali l'accessibilità, la sicurezza (non solo l'incidentalità stradale), gli incentivi e la ciclabilità verso una mobilità realmente sostenibile.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Corda, Gian Paolo. "Le implicazioni macro-urbanistiche delle reti di mobilitŕ sulla pianificazione a scala comunale." TERRITORIO, no. 59 (November 2011): 15–22. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-059003.

Full text
Abstract:
Nel caso di studio si esaminano le potenzialitŕ derivanti al contesto urbano dalla posizione privilegiata che deriva dai collegamenti ferroviari del Sempione e del Gottardo, potenziati dai nuovi trafori, e dal possibile rilancio dell'aeroporto della Malpensa. Sul piano macrourbanistico, l'interesse deriva dal fatto che queste condizioni risultano strategiche per garantire un piů equilibrato assetto regionale, capace di superare l'insufficienza delle relazioni tra le cittŕ di corona della Lombardia e di valorizzare il sistema economico milaneselombardo nel suo complesso. L'occasione č stata quella di verificare come la predisposizione di un Pgt debba muoversi non solo in coerenza con un assetto pianificatorio sovraordinante ma come possa concorrere a sviluppare le potenzialitŕ derivanti da un assetto urbano e contribuire al perfezionamento di un grande sistema di cittŕ di rango europeo, non esaurito dalla sola Milano e dall'area urbana centrale.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Staricco, Luca, and Elisabetta Vitale Brovarone. "Tod e pianificazione metropolitana: per un'agenda di ricerca." TERRITORIO, no. 99 (August 2022): 17–24. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-099003.

Full text
Abstract:
Il Transit Oriented Development (tod) è un modello di pianificazione urbana e territoriale che prevede la concentrazione, attorno alle stazioni del trasporto pubblico, di aree con densità medio alta, mixité e accessibilità pedonale e ciclabile. Nato negli anni '90 negli Stati Uniti e poi diffusosi in tutto il mondo, è applicato prevalentemente a scala urbana, ma esprime le sue maggiori potenzialità alla scala metropolitana o regionale. In Italia, le Città metropolitane, cui compete la pianificazione dei trasporti e della mobilità, possono essere promotrici di questo approccio. L'articolo, a partire da un'analisi dei piani metropolitani, riporta i casi di Bologna, Milano e Torino, che hanno prestato attenzione a questo modello, e propone alcune questioni per un'agenda di ricerca.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Bottero, Marta, Caterina Caprioli, Giulia Datola, Alessandra Oppio, and Francesca Torrieri. "Regeneration of Rogoredo railway: a combined approach using multi-criteria and financial analysis [Un approccio integrato per la rigenerazione dello scalo ferroviario di Rogoredo]." Valori e Valutazioni 31 (February 2023): 89–102. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20223107.

Full text
Abstract:
Abandoned areas such as neglected railways and urban voids represent a suitable opportunity for the regeneration and requalification of cities, according to the paradigms of sustainability and resilience. Urban transformation and urban regeneration processes are characterized by a high level of complexity, a dynamic behavior over time and interactions between the various actors involved in the process. Within this context, the present paper proposes the application of a combined evaluation framework, based on the integration of Multi-Criteria Decision Analysis (MCDA) with a Financial Analysis (FA) to assess different strategic scenarios for the regeneration of the Rogoredo railways area (Milan, Italy). The purpose of this framework is to take into account the complexity of the decision- making process, considering both the qualitative (social and environmental) and quantitative (economic- financial) aspects. In detail, the railway yards in the Rogoredo area in Milan (Italy) represent an emblematic case. The city of Milan, within the Territory Governance Plan (PGT), has already proposed interventions in this site aimed at reconnecting the infrastructural node and making it an attractive and inclusive pole. The present paper demonstrates the usefulness of evaluation procedures in supporting the entire decision-making process and defining the most suitable scenario considering the initial objective and the stakeholders’ interests. The innovative value provided by this application is represented precisely by the possibility of considering both the developer point of view through FA and the broader public perspective through the support of MCDA. This approach allowed to build and evaluate transformation scenarios capable of both attracting potential investors and promoting sustainable mobility models, social inclusion, eco-sustainable development, improvement of environmental quality through the design of new public areas, green spaces, and services for citizens. I vuoti urbani, quali ex aree industriali ed ex scali ferro- viari, rappresentano oggi un’importante occasione di riconversione delle città, nell’ottica di uno sviluppo in chiave sostenibile, resiliente e circolare. Tuttavia, gli interventi di trasformazione e rigenerazione urbana sono caratterizzati da un elevato grado di complessità e dinamicità, così come da un’elevata interazione tra le diverse componenti urbane, quali gli aspetti economici, ambientali, sociali e tra i diversi attori coinvolti nel processo. In questo contesto, l’approccio metodologico proposto nel presente contributo combina le Analisi- Multicriteri (AMC) con l’analisi Analisi Finanziaria (AF). Questo modello permette di analizzare e supportare il processo decisionale nella sua complessità, considerando sia gli aspetti qualitativi (sociali e ambientali) sia quelli quantitativi (economico- finanziari). Il caso degli scali ferroviari dell’area di Rogoredo a Milano (Italia) rap- presenta un caso emblematico. La stessa città di Milano, già all’interno del Piano di Governo del Territorio (PGT), propone interventi volti alla riconnessione di questo nodo infrastrutturale per renderlo un polo attrattivo e inclusivo. L’obiettivo di questo contributo è quello di applicare le AMC con l’AF per la valutazione di scenari alternativi, volti alla riqualificazione dell’ex scalo ferroviario di Rogoredo. La valutazione diventa, quindi, parte integrante dell’intero processo decisionale, supportandone tutte le fasi, da quella iniziale fino alla definizione dello scenario più idoneo agli obiettivi prefissati e agli interessi degli stakeholder coinvolti. Il valore aggiunto fornito dalla presente applicazione è rappresentato proprio dalla possibilità di considerare sia il punto di vista degli investitori, attraverso l’AF, sia la più ampia prospettiva pubblica, attraverso il supporto delle AMC. In questo modo è stato possibile costruire e valutare scenari di trasformazione in grado di attrarre possibili investitori e al tempo stesso capaci di promuovere modelli di mobilita sostenibile, forme di inclusione sociale, sviluppo eco-sostenibile, miglioramento della qualità ambientale, attraverso la progettazione di nuove aree pubbliche, spazi verdi e servizi per i cittadini. In questo processo, la valutazione assume un ruolo essenziale in quanto consente di mettere in luce i diversi obiettivi perseguiti dall’intervento di rigenerazione e le loro eventuali conflittualità. Inoltre, la loro identificazione può supportare la definizione di scenari alternativi di sviluppo, rendendo partecipati sia il processo progettuale sia quello decisionale.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Colleoni, Matteo. "Mobilità e rigenerazione urbana." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 128 (July 2022): 27–36. http://dx.doi.org/10.3280/sur2022-128003.

Full text
Abstract:
Le città sono sempre più interessate da interventi nei quali la rigenerazione urbana è perseguita attraverso provvedimenti che interessano la mobilità. Originariamente collocati nelle politiche per la mobilità, questi provvedimenti sono sempre più associati al vasto ambito delle politiche di rigenerazione per migliorare la qualità e a ridare valore ad uno spazio pubblico ridotto a mero luogo di attraversamento e sosta dei veicoli motorizzati. La crescente attenzione alla transizione ecologica e allo sviluppo sostenibile ha poi contribuito a promuovere la lettura ecologica dell'ambiente urbano, nella sua accezione di sistema integrato di risorse umane e naturali. Il saggio ne affronta il tema soffermandosi nella prima parte sulla relazione tra morfologia urbana e aumento della mobilità veicolare e nella seconda sulle politiche di rigenerazione condotte attraverso gli interventi per la mobilità sostenibile.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

Marzo, Patrizia, and Michele Cirillo. ""Alice" ... Nei Piani di Zona. Una sperimentazione di approccio integrato nelle pianificazioni urbane." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 99 (April 2011): 70–86. http://dx.doi.org/10.3280/asur2010-099005.

Full text
Abstract:
Gli autori descrivono gli aspetti sociali di un progetto innovativo realizzato dalla Regione Puglia. Il progetto conferma l'importanza dell'integrazione fra le pianificazioni pubbliche nella complessivadel territorio regionale e, in particolare, della mobilitŕ dell'utenza "debole" della strada. Nel saggio sono esposte le motivazioni, le azioni, le fasi e i risultati della ricerca e delle altre azioni prodotte dal Progetto.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Vecchio, Giovanni. "Equità e trasporti: verso un'etica della mobilità urbana." TERRITORIO, no. 84 (May 2018): 181. http://dx.doi.org/10.3280/tr2018-084027.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
11

Munarin, Stefano, and Luca Velo. "Walkability: il progetto di suolo come progetto di mobilità." TERRITORIO, no. 99 (August 2022): 25–31. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-099004.

Full text
Abstract:
Nella prospettiva della transizione ecologica, di un quadro normativo in evoluzione e all'interno di un rinnovato contesto culturale, il contributo prova a dimostrare come la mobilità attiva possa condurre verso un rinnovamento nel progetto degli spazi urbani e nei modi di esercitare il fondamentale diritto alla mobilità. In particolare, la mobilità attiva può riportare al centro dell'attenzione il suolo e il suo progetto. Un supporto di pratiche urbane collettive, ambito di possibili sperimentazioni e innovazioni entro più complessivi interventi di rigenerazione urbana, capace di prendere in considerazione sia la sezione stradale sia la multiforme e pulviscolare presenza di spazi liminali che rispondono ai bisogni di accessibilità, mobilità attiva, connessione e inclusione.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
12

Raffini, Luca. "Quando la Generazione Erasmus incontra la Generazione Precaria. La mobilità transnazionale dei giovani italiani e spagnoli." OBETS. Revista de Ciencias Sociales 9, no. 1 (June 15, 2014): 139. http://dx.doi.org/10.14198/obets2014.9.1.05.

Full text
Abstract:
Uno dei più importanti risultati del processo di integrazione europea è la costruzione di uno spazio transnazionale in cui i cittadini europei possono muoversi liberamente. La mobilità favorisce dinamiche di europeizzazione dal basso –o di europeizzazione orizzontale–, e lo sviluppo di pratiche cross-nazionali e amplia le risorse individuali e relazionali a disposizione dei giovani per progettare i propri percorsi professionali e di vita. La Generazione Erasmus definisce giovani socializzati a un humus culturale transnazionale e fortemente identificati con l’Europa. Nell’attuale contesto di crisi economica, a sperimentare la mobilità sono sempre più i giovani altamente qualificati dei paesi dell’Europa del sud, quale strategia individuale cui ricorrere per trovare risposta ai problemi connessi alla precarietà, alla disoccupazione, alla sotto-qualificazione degli impieghi. Il risultato è che la mobilità può assumere il volto di un obbligo, più che di una scelta e, più che dinamiche di europeizzazione orizzontale, può favorire una “fuga dei cervelli” dai paesi del sud ai paesi del centro e del nord Europa. L’articolo, focalizzandosi sui giovani italiani e spagnoli, si chiede cosa succede quando la Generazione Erasmus incontra la Generazione Precaria, analizzando cause ed effetti della mobilità, sul piano micro e macro sociale e sul piano politico.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
13

Scavone, Valeria. "Periferie, mobilitŕ e qualitŕ della vita." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 97 (February 2011): 191–207. http://dx.doi.org/10.3280/asur2010-097012.

Full text
Abstract:
L'urbanistica va verso la "lenta dissoluzione del piano locale". Č necessario pertanto indirizzare gli sforzi verso l'invenzione di un nuovo organismo urbano flessibile capace di esprimere le cento maniere diverse di interpretare la realtŕ odierna, difficilmente adattabile alla rigiditŕ dei confini amministrativi. Le trasformazioni della cittŕ contemporanea dimostrano che non si tratta piů di dare soltanto una forma alle quantitŕ; si tratta di realizzare un sistema flessibile e in continuo sviluppo, confermante in ogni sua parte - anche nelle periferie - la propria caratteristica di "cittŕ", realmente vivibile.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
14

Mancini, Rossana. ""La venerazione irragionevole del passato non uccida il presente e l'avvenire". Roma capitale e il recinto delle mura Aureliane." STORIA URBANA, no. 136 (March 2013): 97–122. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-136004.

Full text
Abstract:
Gli eventi che "travolsero" Roma dal 1870 sono stati oggetto d'indagine a vari livelli e il fenomeno č stato studiato, sotto diversi aspetti, da architetti, urbanisti, archeologi, economisti, sociologi, tanto da rendere disponibile una vastissima bibliografia su "Roma Capitale". Meno noto e indagato č invece il dibattito che interessň, in quegli anni, il destino della grande cinta muraria della cittŕ. Nello stesso anno in cui Roma divenne capitale d'Italia, la fortificazione aveva svolto il proprio ruolo per l'ultima volta. La perdita della funzione originaria segnň l'avvio, per le mura urbane, di un lento declino, che ne provocň il degrado materialmente ma, soprattutto, la perdita di significato. Esse divennero, per la societŕ romana nel suo complesso, con poche ma rilevanti eccezioni, un mero intralcio allo sviluppo e al progresso. La distruzione di alcune importanti porzioni di cinta muraria fu conseguente alla lottizzazione della Villa Boncompagni Ludovisi e delle aree, esterne al circuito, immediatamente adiacenti. A causa della forte pressione demografica che ne derivň, si iniziň a dibattere sulla necessitŕ di demolire alcuni tratti della cinta per migliorare la mobilitŕ nella zona. Il dibattito circa la sorte delle mura, si inserisce a pieno titolo nel piů ampio contesto della disputa apertasi sulla salvaguardia di Roma dalla speculazione edilizia all'indomani del 1870 e che ebbe valenza nazionale ed internazionale.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
15

Salizzoni, Emma. "Paesaggi della strada in pandemia: progetti per l’emergenza e oltre." Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, no. 1 (July 26, 2021): 218–41. http://dx.doi.org/10.36253/rv-10157.

Full text
Abstract:
Sin dai primi mesi della pandemia è risultato chiaro come, per far fronte all’emergenza sanitaria, i futuri scenari urbani avrebbero dovuto prevedere significative innovazioni in tema di mobilità e di progetto del paesaggio stradale. L’emergere delle istanze connesse al distanziamento sociale e al contingentamento dei mezzi pubblici hanno portato diverse città a prevedere sistemi di mobilità sostenibile in grado di contrastare una incontrollata crescita nell’uso del mezzo privato. Al contempo, si è guardato con rinnovato interesse alla strada come spazio in grado di supplire alla carenza di aree aperte pubbliche di prossimità, emersa in diversi contesti urbani a seguito delle misure di limitazione agli spostamenti. L’interpretazione della strada come paesaggio complesso, in grado, soprattutto all’interno di tessuti urbani densi, di assolvere a funzioni non solo di mobilità, ma anche sociali ed ecologiche è stata pertanto posta alla base di diverse sperimentazioni progettuali, in Italia e all’estero. Questo articolo riporta e discute alcune iniziative di ridisegno del paesaggio stradale urbano, innescate dalla contingenza pandemica, attualmente in corso a Torino, città tra le più colpite dalla prima come dalla seconda “ondata”. La lettura di queste esperienze, oltre a gettare luce su una realtà locale in fieri e non scontata in una città tradizionalmente “auto-centrica”, apre a riflessioni più generali sul ruolo della crisi, non solo sanitaria, come effettivo motore di innovazione urbana e su obiettivi e modi del progetto di paesaggio per la strada nella contingenza pandemica e oltre.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
16

Brocca, Marco. "Nuove interazioni tra «Città» e «Ambiente»: i boschi urbani." Società e diritti 8, no. 15 (January 11, 2023): 210–25. http://dx.doi.org/10.54103/2531-6710/19685.

Full text
Abstract:
Il presente contributo si propone di esaminare il tema della forestazione urbana in ragione della crescente attenzione posta dall’agenda pubblica, soprattutto internazionale, che muove dall’acquisita consapevolezza della multifunzionalità dei boschi urbani: la presenza di boschi nei centri abitati è elemento di compensazione degli stati di inquinamento particolarmente intensi nelle aree metropolitane, nonché contribuisce alla fisionomia dei paesaggi urbani e fornisce utilità ulteriori sul piano economico, sociale e culturale. A livello nazionale, la promozione di iniziative di forestazione urbana è prevista dal PNRR, tuttavia il dato normativo di riferimento è scarno e, anzitutto, è incerta la definizione giuridica della categoria di “bosco urbano”. Peraltro, rilevano diverse iniziative territoriali, espressioni virtuose della sussidiarietà.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
17

Orczykowski, Andrzej. "Rola osób konsekrowanych w duszpasterstwie migrantów." Prawo Kanoniczne 48, no. 3-4 (December 10, 2005): 67–85. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2005.48.3-4.04.

Full text
Abstract:
Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, assieme al Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti ed I’Itineranti, hanno rivolto una lettera congiunta alle superiore ed ai superiori generali degli istituti di vita consacrata. Questa lettera deve incoraggiare, un sempre maggiore l’impegno, le persone consacrate sui vari aspetti di mobilità della Chiesa secondo l’Istruzione del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti ed I’Itineranti Erga migrantes caritas Christi (La carità di Cristo verso i migranti). Il documento invita ad una sfida particolare, specialmente per le persone consacrate, perché abbiano sempre nella pastorale dei migranti, un ruolo di primo piano sia per il carisma di congregazioni volto a tale specifico settore, che per l’apporto personale di singoli consacrati o di singole comunità appartenenti a vari istituti di vita religiosa e società di vita apostolica. Tutti e due documenti sottolineanno che, la Chiesa fa, e continua a fare, grande affidamento sul contributo dei consacrati a tale pastorale specifica.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
18

Tonucci, Francesco. "IL DIRITTO DI GIOCARE: UNA NECESSITÀ PER I BAMBINI, UN POTENZIALE PER SCUOLA E LA CITTÀ." Práxis Educacional 16, no. 40 (July 1, 2020): 209. http://dx.doi.org/10.22481/praxisedu.v16i40.6899.

Full text
Abstract:
Il principale interrogativo affrontato nell’articolo: perché e come il gioco dei bambini dovrebbe essere considerato un importante parametro nelle politiche urbane? Una possibile risposta a questo problema si trova in tutto il testo. Voglio iniziare tratteggiando la più recente evoluzione (o piuttosto involuzione) della struttura e della organizzazione urbana enfatizzando come questa definisce un ambiente che è proibito ed ostile per i bambini a meno che siano accompagnati dagli adulti; riassumerò l’impatto di un simile ambiente sul gioco e quindi sullo sviluppo dei bambini, accentuando le diverse caratteristiche della mobilità spaziale nei bambini e negli adulti, e l’estremo pericolo di isolare i bambini dall’esperienza del pericolo che costituisce una caratteristica paradossale della educazione di oggi. Proporrò un’alternativa radicale alla corrente politica urbana in cui i bambini e il loro gioco sono il principale focus, piuttosto che un marginale e non conosciuto problema da essere considerato solo come un ripensamento, e presenterò alcuni casi concreti nei quelli una simile alternativa è stata messa in pratica da bambini e politici insieme, e i suoi effetti sono stati testati e valutati. In conclusione esperienze simili sembrano giustificare una moderata quantità di speranza per il futuro delle nostre città, nonostante le loro preoccupanti condizioni attuali.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
19

Ambrosini, Maurizio. "Confini contesi: chiusure selettive e iniziative solidali." REMHU: Revista Interdisciplinar da Mobilidade Humana 30, no. 64 (April 2022): 23–42. http://dx.doi.org/10.1590/1980-85852503880006403.

Full text
Abstract:
Riassunto. L’articolo si propone due obiettivi. In primo luogo intende approfondire il tema del ritorno dei confini, illustrandone l’articolazione a diversi livelli e il funzionamento selettivo, come effetto di un regime neo-liberale di governo della mobilità umana: un regime che incorpora disuguaglianze profonde nella distribuzione del diritto a muoversi attraverso i confini. Il caso dei respingimenti al confine con la Bosnia e la responsabilità dell’agenzia Frontex verranno approfonditi per illustrare il funzionamento della vigilanza sulle frontiere da parte dell’UE. La pandemia inoltre ha favorito il rafforzamento di misure di restrizione degli accessi dei migranti indesiderati nei paesi sviluppati. In secondo luogo, l’articolo rivolge lo sguardo agli attori e alle iniziative che cercano di aprire spazi di solidarietà e accoglienza nei confronti dei migranti e dei richiedenti asilo, contestando sul piano pratico l’assolutizzazione dei confini e l’esclusione di chi bussa alle porte del Nord del mondo. Tra i molti esempi possibili, ne vengono trattati due: le cosiddette “città santuario” e i corridoi umanitari. A partire da questi esempi sarà sviluppato nelle conclusioni il concetto di “solidarietà contro i confini”.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
20

Moccia, Francesco Domenico. "La pianificazione territoriale e urbanistica in rapporto al Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza." TERRITORIO, no. 98 (March 2022): 43–47. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-098007.

Full text
Abstract:
La pandemia da Covid-19 ha messo in discussione concetti fondativi delle città e della sua organizzazione producendo un ampio dibattitto scientifico certamente utile per innovare l'urbanistica e migliorare la vivibilità e resilienza urbana. Tuttavia la possibilità che le azioni proposte siano attuate dipende da quanto rientrino nelle politiche di ripresa e resilienza. Questo articolo passa in rassegna il Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (pnrr) per rintracciare linee d'intervento esplicitamente o potenzialmente rivolte al territorio confrontandole con le linee di lavoro su cui si sono orientate teorie e ricerche della comunità scientifica.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
21

Gastaldi, Francesco, and Federico Camerin. "Progetti e proposte di Renzo Piano per il waterfront di Genova, 1981-2017." TERRITORIO, no. 93 (January 2021): 147–55. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093022.

Full text
Abstract:
Nel corso degli ultimi quattro decenni, le proposte di Renzo Piano hanno dato un contributo determinante al dibattito sulle prospettive di sviluppo della città di Genova che ha dovuto affrontare profonde trasformazioni urbane legate alla deindustrializzazione. Il contributo si occupa di un aspetto particolare delle proposte/realizzazioni progettuali di Piano, quelle alla scala urbana e per la linea di costa. L'unico progetto interamente realizzato è però frutto di una lunga riflessione culturale, istituzionale e politica. Le altre proposte, senza adeguato coinvolgimento degli attori locali sono naufragate perché troppo ambiziose o disgiunte dal contesto sociale ed economico, generando però attese, aspettative e idee.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
22

Alì, Alessandro. "Piccoli centri. Campi di riforma del progetto urbanistico." TERRITORIO, no. 93 (January 2021): 44–54. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093007.

Full text
Abstract:
Dieci anni separano il nuovo Piano urbanistico di Romano di Lombardia approvato definitivamente nell'aprile 2019 da quello precedente costruito alle soglie della crisi del primo decennio del millennio. Un periodo tradizionalmente breve per l'urbanistica, ma sufficiente per tracciare un profondo mutamento nelle domande e nei fabbisogni che attraversano i territori dei piccoli centri. La crisi di previsioni di crescita urbana e di scelte di sviluppo di impresa apparentemente illimitate, il rapporto tra pubblica amministrazione e soggetto privato nella costruzione del welfare urbano, le difficoltà a compiersi delle grandi trasformazioni pianificate in contrapposizione alla fluidità di quelle piccole e diffuse, sono alcuni aspetti del fare urbanistica messi in questione dal nuovo piano di Romano di Lombardia.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
23

Poli, Irene, and Chiara Ravagnan. "La rigenerazione urbana nel Piano Regolatore Generale di Roma. Tra attuazione e innovazione." Ciudades, no. 20 (September 28, 2017): 135–53. http://dx.doi.org/10.24197/ciudades.20.2017.19.

Full text
Abstract:
Nell’ambito delle riflessioni sulla rigenerazione urbana, i fronti avanzati del dibattito disciplinare internazionale si fanno portatori di nuovi riferimenti significativi inerenti sia questioni endogene agli approcci disciplinari, sia tematiche collegate al cambiamento globale del contesto ambientale, socio-economico e culturale. Il PRG di Roma (2008) ha avviato la sperimentazione di una strategia complessiva di rigenerazione. Nel quadro di questa strategia, i «Programmi integrati» si distinguono per il carattere partenariale e l’approccio complesso alla costruzione della città pubblica. La limitata sperimentazione di questi strumenti apre tuttavia la strada anche ad altre pratiche per la rigenerazione resiliente dei “beni comuni” attraverso modalità innovative.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
24

Ugolini, Michele. "Case della Salute: condizioni di fragilità e occasioni di rigenerazione sociale e." TERRITORIO, no. 97 (February 2022): 147–53. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-097-supplementooa12939.

Full text
Abstract:
La pandemia da Covid-19 ha evidenziato la centralità di un sistema efficace e diffuso di sanità territoriale.Le Case della Salute, strutture sanitarie dislocate nel territorio di molte regioni italiane appartenenti al settore dell'assistenza primaria, sono considerate, anche nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, gli strumenti fondamentali per promuovere un rilancio dei servizi socio-sanitari e socio-assistenziali nei territori. L'articolo analizza le esperienze più significative di promozione e redazione di linee guida per la progettazione di Case della Salute in Italia, e in particolare in Emilia-Romagna, con riferimento anche alla pionieristica esperienza inglese. Si propone un percorso progettuale per consolidare le Case della Salute quali luoghi collettivi di riferimento e occasioni di rigenerazione urbana, favorendone la transizione verso l'idea di Case della Comunità proposta dal PNRR.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
25

Musarra, Gabriella. "Una nuova dialettica tra il piano e il progetto: i grandi progetti urbani." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 104 (October 2012): 51–73. http://dx.doi.org/10.3280/asur2012-104004.

Full text
Abstract:
In risposta ai cambiamenti in corso nei sistemi insediativi e soprattutto alle modifiche che la societŕ manifesta, negli anni Novanta č stato possibile registrare un crescente cambiamento delle politiche urbane; ai problemi di qualitŕ della vita urbana, di deficit infrastrutturale e di servizi, le amministrazioni si trovano a dovere affrontare nuovi problemi che vanno dalla trasformazione della struttura economica delle cittŕ, al rilancio delle cittŕ e della loro capacitŕ attrattiva, al coinvolgimento di nuovi operatori economici e al reperimento di nuove risorse finanziarie per la trasformazione di essa. La riqualificazione nasce, quindi, non solo come azione di recupero e miglioramento dell'esistente, ma anche e soprattutto come processo di innovazione delle tecniche di intervento, delle modalitŕ di progettazione, delle politiche, delle forme di cooperazione e di coinvolgimento delle forze sociali. Nell'ambito delle strategie messe in campo dalle cittŕ per migliorare il proprio posizionamento competitivo, giocano un ruolo particolare i "Grandi Progetti", necessari a formulare programmi di ristrutturazione urbanistica e rigenerazione economica. Il progetto urbano, cosě inteso, non č né un piano urbanistico, né un progetto architettonico. Č uno strumento pragmatico che offre la possibilitŕ di operativitŕ immediata, un modo di intervento che investe gli strumenti di pianificazione e di progettazione e che si adatta ai gradi di certezza o di incertezza del contesto.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
26

Pesenti, Serena. "L'immagine urbana di firenze capitale tra piano regolatore di ampliamento e piano regolatore edilizio: la questione della cinta daziaria (1865-1871)." STORIA URBANA, no. 142 (June 2014): 37–57. http://dx.doi.org/10.3280/su2014-142003.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
27

Carrera, Letizia. "Centri storici tra specificità e processi di mutamento." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 125 (August 2021): 116–32. http://dx.doi.org/10.3280/sur2021-125007.

Full text
Abstract:
Il dibattitto italiano sui centri storici, caratterizzato per lungo tempo da un andamento carsico, è stato spesso carente sia sul piano del riconoscimento della loro specificità, sia su quello di un'analisi processuale delle loro caratteristiche. Il punto di partenza è riconoscerli come parte integrante della città ma, allo stesso tempo, come parti caratterizzate da tratti specifici. Alcune volte i centri storici sono considerati come una risorsa per la città in termini di sviluppo sociale ed economico; altre volte come un problema che richiede strategie di intervento. L'autore propone una riflessione che muove dalle peculiarità di ciascuna realtà, per connettersi a una proposta tipologica centrata sui processi di cambiamento che caratterizzano i centri storici. Questa prospettiva di analisi rappresenta anche la possibilità di orientare interventi progettuali in vista di politiche di rigenerazione urbana.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
28

Cinŕ, Giuseppe. "Il progetto urbano come cardine di una mutazione disciplinare rimasta incompiuta." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 104 (October 2012): 31–50. http://dx.doi.org/10.3280/asur2012-104003.

Full text
Abstract:
Il saggio tratta l'evoluzione del Progetto Urbano dalle sue prime formulazioni alle attuali versioni, fornendo una sintesi critica dei significati e dei risultati nel tempo raggiunti e individuando tre fasi evolutive: la prima, con i primi tentativi di modificare i rigidi assunti del canone moderno; la seconda, caratterizzata dal ritorno alla cittŕ; la terza, segnata dalla maturazione dei suoi contenuti ma anche dalle prime derive interpretative. Il testo mette in rilievo la contraddizione in atto di due percorsi paralleli: quello dei Progetti Urbani tendenti a produrre innovazione urbana producendo "piů cittŕ", senza abdicare alle funzioni del piano; quello dei Progetti Urbani che sfruttano i varchi aperti dalla crisi della pianificazione urbana per rispondere solo alle regole del mercato. Il testo si interroga infine sulle difficili prospettive di un ritorno di interesse verso il Progetto Urbano come paradigma dell'azione urbanistica.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
29

Rubans’ka, Yuliya, and Gianfranco Franz. "Geografia del potere e grandi progetti urbani in una cittŕ dell'ucraina." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 104 (October 2012): 123–39. http://dx.doi.org/10.3280/asur2012-104008.

Full text
Abstract:
L'evoluzione delle politiche di sviluppo urbano nel contesto europeo degli ultimi decenni č stata caratterizzata da modifiche strutturali nelle relazioni di potere: dal governo della cittŕ, incentrato sulla pianificazione urbanistica e il piano regolatore si č passati a forme piů o meno articolate e solo in parte pluraliste di governance urbana, grazie alle quali importanti gruppi immobiliari, immobiliaristi improvvisati e free-riders, importanti gruppi industriali alleati con le grandi centrali del credito e della finanza, hanno trovato maggiori consensi politico-culturali e minori difficoltŕ procedurali nel dirigere, imporre e realizzare grandi progetti di trasformazione urbana. La progressiva crescita del mercato immobiliare, sostenuto e drogato dal mercato finanziario, ha facilitato la proposizione e la realizzazione di GPU, almeno fino al 2007/2008, anno del crack finanziario occidentale, dal quale sono rimasti parzialmente immuni Paesi emergenti le cui economie non erano state ancora tanto profondamente modificate dal sistema finanziario di Stati Uniti ed Europa occidentale. Con differenze di scala e di magnitudo una folta schiera di cittŕ europee e nordamericane si sono impegnate nella realizzazione di GPU, seguite in questo processo dalle principali cittŕ di Paesi emergenti o di potenze in via di consolidamento (Pechino, Shangai, San Paolo, Cittŕ del Messico ecc.). Anche cittŕ piccole e medie si sono impegnate nella sfida di innovare e trasformare i propri tessuti, la propria economia e il proprio rango urbano, investendo in progetti affidati molto spesso alle cosiddette "archistar" internazionali o a societŕ di progettazione parti- colarmente avanzate sui temi della costruzione ecologica e del risparmio energetico. Il presente saggio propone un caso studio particolarmente interessante, caratterizzato da dinamiche precipue e non riscontrabili in molti altri contesti: le recenti trasformazioni urbane nella cittŕ di Dnipropetrovsk (Nipropetrovsk), capoluogo dell'omonima regione, una delle cittŕ principali dell'Ucraina dal punto di vista economico, politico e culturale.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
30

De Pieri, Filippo. "Storie accademiche, storie pubbliche, patrimonio. La pianificazione urbana nell'Europa post-napoleonica attraverso i due siti Unesco di Nizza e La Chaux-de-Fonds/Le Locle." STORIA URBANA, no. 168 (November 2021): 141–63. http://dx.doi.org/10.3280/su2021-168006.

Full text
Abstract:
L'articolo pone a confronto due siti recentemente iscritti nella Lista del patrimonio mondiale Unesco - La Chaux-de-Fonds/Le Locle e Nizza - focalizzandosi sui modi in cui le storie della pianificazione urbana del primo Ottocento sono state mobilitate nella costruzione di narrazioni pubbliche associate al patrimonio urbano. Per quanto simili narrazioni possano apparire discutibili se confrontate con l'evidenza documentaria disponibile, esse sembrano anche capaci di assumere un ruolo di stimolo per l'emergere di nuove ricerche su temi finora scarsamente osservati. I casi di studio offrono un interessante punto di vista per approfondire i legami reciproci che potenzialmente esistono tra storie urbane accademiche da un lato e narrazioni socialmente condivise del cambiamento urbano dall'altro. Se osservati insieme, questi due siti Unesco mostrano la necessità di un riesame comparativo della storia dei piani di primo Ottocento basati sulla griglia, specialmente nell'Europa napoleonica. Già interpretati come l'esito di teorie urbane implicite che privilegiavano l'organizzazione razionale, l'iniziativa individuale, la distribuzione uniforme delle opportunità, questi piani sostennero di fatto una notevole pluralità di immaginari sociali - ben esemplificata in questo caso dalla contrapposizione tra piani concepiti come supporto per il turismo internazionale e le attività di svago lungo la costa francese, e un piano concepito come supporto alla produzione industriale tra le montagne svizzere.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
31

Braga, Caterina. "Participation and co-creative planning for urban sustainability. The Clic-Plan project educational case." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 21, no. 2 (July 31, 2021): 151–59. http://dx.doi.org/10.36253/form-11326.

Full text
Abstract:
The environmental degradation and climate change are the contemporary contexts in which educational processes take place. New forms of knowledge are therefore necessary, which place individuals, groups, as well as those responsible for social life at all levels (economic-political, institutional, administrative, productive, cultural), in the condition of not ignoring the consequences of human actions, also on the environment. Educating to participation, in contrast to delegation, promotes a sense of belonging and makes citizens responsible actors within the decision-making processes for managing their own territory. This, in the epistemological relevance of the pedagogical discourse, takes shape in the dimension of engagement for the benefit of the person and the community and is realized in active participation to the so-called smart city. This discussion can occur within an on-going project, CLIC-PLAN: Changing Climate: Local Adaptation Plan for sub-alpine lake districts with a strong commitment to tourism led by the Catholic University, with activities on climate change. Partecipazione e progettazione condivisa per la sostenibilità urbana. Il caso formativo del progetto Clic-plan Il degrado ambientale e i cambiamenti climatici sono il contesto in cui si svolgono oggi i processi educativi. Sono dunque necessarie nuove forme di conoscenza, che pongano gli individui, i gruppi, i responsabili della vita sociale a tutti i livelli (economico-politico, istituzionale, amministrativo, produttivo, culturale), nella condizione di non ignorare le conseguenze delle azioni umane, anche sull’ambiente. Educare alla partecipazione, in contrasto con la delega, promuove il senso di appartenenza e rende i cittadini attori responsabili dei processi decisionali di gestione del proprio territorio. Questo, nella rilevanza epistemologica del discorso pedagogico, trova forma nella dimensione di engagement a beneficio della persona e della comunità e si realizza nella partecipazione attiva all’interno della cosiddetta smart city. Può contribuire ad alimentare la riflessione il progetto CLIC-PLAN: CLIma in Cambiamento. Piano Locale di AdattameNto per comuni lacustri in territorio subalpino con forte vocazione turistica dell’Università Cattolica, inerente al cambiamento climatico.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
32

González Fernández, Rafael, and Miguel Pablo Sancho Gómez. "La institución del domicilium (en Derecho romano) y su expresión en la epigrafía latina." Vínculos de Historia Revista del Departamento de Historia de la Universidad de Castilla-La Mancha, no. 11 (June 22, 2022): 296–310. http://dx.doi.org/10.18239/vdh_2022.11.13.

Full text
Abstract:
La institución romana del domicilium convierte al sujeto en residente. Suele designar el lugar de residencia prolongada del incola o habitante que ha emigrado a una comunidad, por contraposición al municeps; por lo tanto, es un vínculo jurídico entre la ciudad y la persona que ha emigrado a ella. Frente a la expresión de la origo en los textos epigráficos, que es muy abundante, la manifestación del domicilo solo se hace de forma excepcional, en atención al escaso número de referencias conservadas, y su enunciación es muy similar a la que marca el origen. Palabras clave: domicilium, origo, ciudadano, epigrafía, latina.Topónimos: Imperio Romano.Periodo: Principado (27 a. C. – 284 d. C.) ABSTRACTThe Roman institution of the domicilium turns the subject into a resident. It usually designates the place of prolonged residence of the incola or inhabitant who has emigrated to a community, as opposed to the municeps. Therefore, it is a legal link between the city and the person who emigrates there. As opposed to the expression of the origo in epigraphic texts, which is very common, the manifestation of the domicile occurs only exceptionally, in view of the scant number of surviving references, and its enunciation is very similar to that which indicates provenance. Keywords: domicilium, origo, citizen, epigraphy, Latin.Place names: Roman EmpirePeriod: Principate (27 BC - 284 AD) REFERENCIASAncelle, A. (1875), Du Domicile, Paris, these pour le doctorat, Faculte de droit de Paris.Andreu, J., (2008), “Sentimiento y orgullo cívico en Hispania: en torno a las menciones de origo en la Hispania Citerior”, Gerión, 26(1), pp. 349-378.Ayiter, K. (1962),“Einige Bemerkungen zum Domicilium des Filius Familias im römischen Recht“, en Studi in onore di Emilio Betti, vol. II, Milano, pp. 71-84.Baccari, M. P. (1996), Cittadini, popoli e comunione nella legislazione dei secoli IV-VI, Torino, G. Giappichelli.Baudry, F. (1892), s.v. “domicilium”, en Dictionnaire des Antiquités Grecques et Romaines Daremberg-Saglio, II.1, Paris, Hachette.Berger, A, (1916), s.v. “incola”, en Pauly-Wissowa Realencyclopädie der classischen Altertumswissenschaft, IX.2, Stuttgart, J. B. Metzler Verlag.Bianchi, L. (2019), “Celebrazioni monumentali delle guerre daciche di Traiano sui luoghi degliavvenimenti”, en A. M. Liberati, Da Roma all’Oriente. Riflessioni sulle campagne traianee. Atti della Giornata di studi Istituto Nazionale di Studi Romani, 11 ottobre 2017. Città di Castello-Italia: LuoghInteriori, 193-241.Bonjour, M. (1975), Terre natale. Études sur une composante affective du patriotisme romain, Paris, Les Belles Lettres.Brugi, B. (1926), Istituzioni di Diritto Romano (diritto privato giustinianeo). Torino, Utet.Bruguière, M. B. (1979), “Le domicile dans les droits antiques”, en Mélanges dédiés à Gabriel Marty, Tolouse, Université des sciences sociales, 199-219.Burdese, A. (1964), s.v. “Domicilio (diritto romano)”, voce dell'Enciclopedia del Diritto, XIII, Milano, Giuffrè editore, pp. 837-838.Cagnat, R. (1898), Cours d’epigraphie latine, Paris, A. Fontemoing.Calzada, M. A. (2010), “Origo, incolae, municipes y civitas Romana a la luz de la «Lex Irnitana»”, Anuario de historia del derecho español, 80, pp. 673-688.Chavanes, H., (1863), Du Domicile, Paris, Thèse de Doctorat, Faculté de Droit de Paris, 17 Août 1863.Cichorius, C. (1904), Die römischen denkmäler in der Dobrudscha. Ein erklärungsversuch, Berlin, Weidmann Verlag.Colin, J. (1956), “Le Préfet du Prétoire Cornelius Fuscus: un enfant de Pompei”, Latomus, 15-1, pp. 57-82.Cuena, J. (2008), “Nuevos significados de origo en las fuentes legislativas postclásicas”, Revista General de Derecho romano, 10, pp. 1-27.De Martino, F. (1973), Storia della costituzione romana, III, Napoli, Casa Editrice Eugenio Jovene.De Ruggiero, E. (1921), La patria nel diritto pubblico romano, Roma, Maglione Strini.De Savigny, F. (1924), Sistema de Derecho romano actual, (traducción española de J. Mesía y M. Poley), Madrid, Centro Editorial de Góngora.Dessau, H. (1914-1916), Inscriptiones Latinae Selectae: pars III. Indices, Berlín, apud Weidmannos.D'Ors, A. (1951), Epigrafía de la España romana, Madrid, Instituto Nacional de Estudios Jurídicos.Encarnação, J. (2000), “L’Africa et la Lusitania: trois notes épigraphiques”, en M. Khanoussi, P. Ruggeri y C. Vismara, L’Africa romana. Geografi, viaggiatori, militari nel Maghreb: alle origini dell’archeologia nel Nord Africa. Atti del XIII convegno di studio Djerba, 10–13 dicembre 1998, Roma, Carocci, Vol. II, pp. 1291-1298.Forcellini, A. A. (1965), Lexicon Totius Latinitatis, II, Patavaii, 1940 (2ª reimpresión anastática de 1965), Patavii [Padoue], Gregoriana edente; Bononia [Bologne], A. Forni. s. v. “domicilium”, pp. 191 ss., y s.v. “domus”, pp. 194 ss.Humbert, G. (1900), s.v. “incola”, en Dictionnaire des Antiquités Grecques et Romaines Daremberg-Saglio, III, Paris, Hachette, pp. 457-458.Gagliardi, L. (2006), Mobilità e integrazione delle persone nei centri cittadini romani. Aspetti giuridici. I. La classificazione degli incolae, Milano, A. Giuffrè.García, E. (1991), El ius latii y la municipalización de Hispania: aspectos constitucionales, Tesis Doctoral, Universidad Complutense, Madrid.Gaspard, A. (1851), Recherches sur l'incolat, le droit de bourgeoisie et le domicile, Paris, Faculté de droit de Paris.González, R. (2011), “El término origo en la epigrafía latina”, Zephyrus, 68, pp. 229-237.González, R., y Molina, J. A. (2011), “Precisiones a las menciones de origo con la fórmula domo + topónimo/gentilicio en la epigrafía romana de Hispania”, Emerita, 79, pp. 1-29.González M. C. y Ramírez, M. (2007), “Observaciones sobre la mención de la origo ‘intra ciuitatem’ en la epigrafía funeraria de Hispania”, en M. Mayer et alii (eds.), Actas del XII Congressus Internationalis Epigraphiae Graecae et Latinae (Barcelona 2002), Instituto de Estudios Catalanes-Universidad de Barcelona-Universidad Autónoma de Barcelona, Barcelona. 2007, pp. 595-600.Grossi, P. (1964), s.v. “domicilio (Diritto intermedio) ”, en L'Enciclopedia del Diritto, XIII, Milano, Giuffrè editore, p. 840.Hernández, R. (2001), Poesía latina sepulcral de la Hispania Romana: Estudio de los tópicos y sus formulaciones, Valencia, Universidad de Valencia.Kajanto, I. (1974), “On the idea of eternity in Latin epitaphs”, Arctos, 8, pp. 59-69.Laffi, U. (1966), Adtributio e contributio: Problemi del Sistema Politico-Amministrativo dello Stato Romano. (Studi di lettere, storia e filos. pubbl. dalla Scuola Normale Superiore di Pisa, XXXV), Pisa, Nistri-Lischi.Lattimore, R. (1962), Themes in Greek and Roman Epitaphs, Urbana, University of Illinois Press.Le Gall, J. (1983), “Origo et ciuitas. Quelques remarques à propos d'une inscription du Museo Arqueológico Nacional (CIL II, 3423)”, Homenaje al Profesor Martín Almagro Basch, Madrid, vol. III, pp. 339-345.Leonhard, R. (1905), s.v. “domicilium”, en en Pauly-Wissowa Realencyclopädie der classischen Altertumswissenschaft, V, Stuttgart, J. B. Metzler Verlag., V, cols. 1299 ss.Licandro, O. (2004), Domicilium habere. Persona e territorio nelladisciplina del domicilio romano, Torino, Giappichelli Editori.López M. L. (2008), Domicilium y vinculación jurídica local. Régimen jurídico del domicilio en Derecho romano, Madrid, http://vlex.com/vid/54106991Mahboubi, M. (1982), “Les élites municipales de la Numidie: deux groupes: étrangers à la cité et vétérans”, Aufstieg und Niedergang der römischen Welt. II. Principat. 10, 2, pp. 673-682.Marucchi, O. (1912), Christian Epigraphy. An Elementary Treatise with a Collection of Ancient Christian Inscriptions Mainly of Roman Origin, Cambridge, Cambridge University Press.Mommsen, Th. (1887), Römisches Staatsrechts III.1, (Leipzig, 1887), Basel, Stuttgart, Benno Schwabe.Nörr, D. (1963), “Origo. Studien zur Orts-, Stadt-, und Reichszugehörigkeit in der Antike”, Revue d’Histoire du Droit, 31.4, pp. 525-600.Nörr, D. (1965), s.v. “origo”, en Pauly-Wissowa Realencyclopädie der classischen Altertumswissenschaft, Stuttgart, J. B. Metzler Verlag, Suppl. Bnd. X.Orelli, J. C. v. (1828), Inscriptionum latinarum selectarum amplissima collectio ad illustrandam Romanae... emendationesque exhibens; (Reprod. facs. de la ed. de Turici, Orellius).Ortiz, J. (2018), “Dinámicas migratorias y movimientos de población en Lusitania: el caso de Olisipo Felicitas Iulia”, Anales de Arqueología Cordobesa, 29, pp. 111-136.Pavis D'Escurac, H. (1988), “Origo et résidence dans le monde du commerce sous le Haut Empire”, Ktema, 13, pp. 57-68.Pernice, A. (1873), Marcus Antistius Labeo. Das römische Privatrecht im ersten Jahrhundert der Kaiserzeit, II.1, Halle, Buchhandlg d. Waisenhauses Verlag.Portillo, R. (1983), ‘Incolae’, una contribución al análisis de la movilidad social en el mundo romano, Córdoba, Universidad de Córdoba.Potthoff, S. E. (2017), The Afterlife in Early Christian Carthage: Near-Death Experiences, Ancestor Cult and the Archaeology of Paradise, London and New York, Routledge.Rodríguez, J. F. (1978), “La situación socio-política de los incolae en el mundo romano”, Memorias de Historia Antigua 2, pp. 147-169.Roussel, F. (1878), Du domicile, en droit romain. De la formation des conventions, en droit international privé, Paris, Challamel aîné.Salgado, J. (1980), “Contribución al estudio del «domicilium» en el Derecho romano”, Revista de Derecho privado, 64, pp. 495-510.Saumagne, Ch., (1937), “Du rôle de l'origo et du census dans la formation du colonat romain”, Byzantion, 12, pp. 487-581.Tedeschi, V., (1932), “Contributo allo studio del domicilio in diritto romano”, Rivista Italiana per le Scienze Giuridiche, 7, pp. 212-244.Tedeschi, V. (1936), Del Domicilio, Padova.Tedeschi, V. (1960), s.v. “domicilio, residenza e dimora”, en Novissimo Digesto Italiano, VI, Torino, Uninoe tipografico-editrice torinese.Thomas, Y. (1996), “«Origine» et «Commune Patrie»”, Étude de Droit Public Romain (89 av. J.-C. - 212 ap. J.-C.), Paris-Rome, Ecole française de Rome.Visconti, A. (1939), “Note preliminari sull'origo nelle fonti imperiali romane”, Studi di storia e diritto in onore di Carlo Calisse I, Milano, pp. 89-105.Visconti, A. (1947), “Note preliminari sul «domicilium» nelle fonti romane”, en Studi in onore di C. Ferrini inoccasione della sua beatificazione, I, Milano, pp, 429-442.Wiegels, R. (1985), Die Tribusinschriften des romischen Hispanien, Berlin, Walter de Gruyter Co.Zilletti, U. (1962), s.v. “incolato (Diritto romano) ”, en Novissimo Digesto Italiano, VIII, Torino, Unione tipografico-editrice torinese, pp. 541-542.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
33

Tartaglia, Mario. "Pianificare la mobilità urbana attraverso la cooperazione internazionale: l’esperienza del piano urbano della mobilità sostenibile di Herat." Geography Notebooks 2, no. 1 (July 8, 2019). http://dx.doi.org/10.7358/gn-2019-001-tart.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
34

Dutton, Jacqueline Louise. "C'est dégueulasse!: Matters of Taste and “La Grande bouffe” (1973)." M/C Journal 17, no. 1 (March 18, 2014). http://dx.doi.org/10.5204/mcj.763.

Full text
Abstract:
Dégueulasse is French slang for “disgusting,” derived in 1867 from the French verb dégueuler, to vomit. Despite its vulgar status, it is frequently used by almost every French speaker, including foreigners and students. It is also a term that has often been employed to describe the 1973 cult film, La Grande bouffe [Blow Out], by Marco Ferreri, which recounts in grotesque detail the gastronomic suicide of four male protagonists. This R-rated French-Italian production was booed, and the director spat on, at the 26th Cannes Film Festival—the Jury President, Ingrid Bergman, said it was the most “sordid” film she’d ever seen, and is even reported to have vomited after watching it (Télérama). Ferreri nevertheless walked away with the Prix FIPRESCI, awarded by the Federation of International Critics, and it is apparently the largest grossing release in the history of Paris with more than 700,000 entries in Paris and almost 3 million in France overall. Scandal sells, and this was especially seemingly so 1970s, when this film was avidly consumed as part of an unholy trinity alongside Bernardo Bertolucci’s Le Dernier Tango à Paris [Last Tango in Paris] (1972) and Jean Eustache’s La Maman et la putain [The Mother and the Whore] (1973). Fast forward forty years, though, and at the very moment when La Grande bouffe was being commemorated with a special screening on the 2013 Cannes Film Festival programme, a handful of University of Melbourne French students in a subject called “Matters of Taste” were boycotting the film as an unacceptable assault to their sensibilities. Over the decade that I have been showing the film to undergraduate students, this has never happened before. In this article, I want to examine critically the questions of taste that underpin this particular predicament. Analysing firstly the intradiegetic portrayal of taste in the film, through both gustatory and aesthetic signifiers, then the choice of the film as a key element in a University subject corpus, I will finally question the (dis)taste displayed by certain students, contextualising it as part of an ongoing socio-cultural commentary on food, sex, life, and death. Framed by a brief foray into Bourdieusian theories of taste, I will attempt to draw some conclusions on the continual renegotiation of gustatory and aesthetic tastes in relation to La Grande bouffe, and thereby deepen understanding of why it has become the incarnation of dégueulasse today. Theories of Taste In the 1970s, the parameters of “good” and “bad” taste imploded in the West, following political challenges to the power of the bourgeoisie that also undermined their status as the contemporary arbiters of taste. This revolution of manners was particularly shattering in France, fuelled by the initial success of the May 68 student, worker, and women’s rights movements (Ross). The democratization of taste served to legitimize desires different from those previously dictated by bourgeois norms, enabling greater diversity in representing taste across a broad spectrum. It was reflected in the cultural products of the 1970s, including cinema, which had already broken with tradition during the New Wave in the late 1950s and early 1960s, and became a vector for political ideologies as well as radical aesthetic choices (Smith). Commonly regarded as “the decade that taste forgot,” the 1970s were also a time for re-assessing the sociology of taste, with the magisterial publication of Pierre Bourdieu’s Distinction: A Social Critique of the Judgement of Taste (1979, English trans. 1984). As Bourdieu refuted Kant’s differentiation between the legitimate aesthetic, so defined by its “disinterestedness,” and the common aesthetic, derived from sensory pleasures and ordinary meanings, he also attempted to abolish the opposition between the “taste of reflection” (pure pleasure) and the “taste of sense” (facile pleasure) (Bourdieu 7). In so doing, he laid the foundations of a new paradigm for understanding the apparently incommensurable choices that are not the innate expression of our unique personalities, but rather the product of our class, education, family experiences—our habitus. Where Bourdieu’s theories align most closely with the relationship between taste and revulsion is in the realm of aesthetic disposition and its desire to differentiate: “good” taste is almost always predicated on the distaste of the tastes of others. Tastes (i.e. manifested preferences) are the practical affirmation of an inevitable difference. It is no accident that, when they have to be justified, they are asserted purely negatively, by the refusal of other tastes. In matters of taste, more than anywhere else, all determination is negation; and tastes are perhaps first and foremost distastes, disgust provoked by horror or visceral intolerance (“sick-making”) of the tastes of others. “De gustibus non est disputandum”: not because “tous les goûts sont dans la nature,” but because each taste feels itself to be natural—and so it almost is, being a habitus—which amounts to rejecting others as unnatural and therefore vicious. Aesthetic intolerance can be terribly violent. Aversion to different life-styles is perhaps one of the strongest barriers between the classes (Bourdieu). Although today’s “Gen Y” Melbourne University students are a long way from 1970s French working class/bourgeois culture clashes, these observations on taste as the corollary of distaste are still salient tools of interpretation of their attitudes towards La Grande bouffe. And, just as Bourdieu effectively deconstructed Kant’s Critique of Aesthetic Judgement and the 18th “century of taste” notions of universality and morality in aesthetics (Dickie, Gadamer, Allison) in his groundbreaking study of distinction, his own theories have in turn been subject to revision in an age of omnivorous consumption and eclectic globalisation, with various cultural practices further destabilising the hierarchies that formerly monopolized legitimate taste (Sciences Humaines, etc). Bourdieu’s theories are still, however, useful for analysing La Grande bouffe given the contemporaneous production of these texts, as they provide a frame for understanding (dis)taste both within the filmic narrative and in the wider context of its reception. Taste and Distaste in La Grande bouffe To go to the cinema is like to eat or shit, it’s a physiological act, it’s urban guerrilla […] Enough with feelings, I want to make a physiological film (Celluloid Liberation Front). Marco Ferreri’s statements about his motivations for La Grande bouffe coincide here with Bourdieu’s explanation of taste: clearly the director wished to depart from psychological cinema favoured by contemporary critics and audiences and demonstrated his distaste for their preference. There were, however, psychological impulses underpinning his subject matter, as according to film academic Maurizio Viano, Ferrari had a self-destructive, compulsive relation to food, having been forced to spend a few weeks in a Swiss clinic specialising in eating disorders in 1972–1973 (Viano). Food issues abound in his biography. In an interview with Tullio Masoni, the director declared: “I was fat as a child”; his composer Phillipe Sarde recalls the grand Italian-style dinners that he would organise in Paris during the film; and, two of the film’s stars, Marcello Mastroianni and Ugo Tognazzi, actually credit the conception of La Grande bouffe to a Rabelaisian feast prepared by Tognazzi, during which Ferreri exclaimed “hey guys, we are killing ourselves!” (Viano 197–8). Evidently, there were psychological factors behind this film, but it was nevertheless the physiological aspects that Ferreri chose to foreground in his creation. The resulting film does indeed privilege the physiological, as the protagonists fornicate, fart, vomit, defecate, and—of course—eat, to wild excess. The opening scenes do not betray such sordid sequences; the four bourgeois men are introduced one by one so as to establish their class credentials as well as display their different tastes. We first encounter Ugo (Tognazzi), an Italian chef of humble peasant origins, as he leaves his elegant restaurant “Le Biscuit à soupe” and his bourgeois French wife, to take his knives and recipes away with him for the weekend. Then Michel (Piccoli), a TV host who has pre-taped his shows, gives his apartment keys to his 1970s-styled baba-cool daughter as he bids her farewell, and packs up his cleaning products and rubber gloves to take with him. Marcello (Mastroianni) emerges from a cockpit in his aviator sunglasses and smart pilot’s uniform, ordering his sexy airhostesses to carry his cheese and wine for him as he takes a last longing look around his plane. Finally, the judge and owner of the property where the action will unfold, Philippe (Noiret), is awoken by an elderly woman, Nicole, who feeds him tea and brioche, pestering him for details of his whereabouts for the weekend, until he demonstrates his free will and authority, joking about his serious life, and lying to her about attending a legal conference in London. Having given over power of attorney to Nicole, he hints at the finality of his departure, but is trying to wrest back his independence as his nanny exhorts him not to go off with whores. She would rather continue to “sacrifice herself for him” and “keep it in the family,” as she discreetly pleasures him in this scene. Scholars have identified each protagonist as an ideological signifier. For some, they represent power—Philippe is justice—and three products of that ideology: Michel is spectacle, Ugo is food, and Marcello is adventure (Celluloid Liberation Front). For others, these characters are the perfect incarnations of the first four Freudian stages of sexual development: Philippe is Oedipal, Michel is indifferent, Ugo is oral, and Marcello is impotent (Tury & Peter); or even the four temperaments of Hippocratic humouralism: Philippe the phlegmatic, Michel the melancholic, Ugo the sanguine, and Marcello the choleric (Calvesi, Viano). I would like to offer another dimension to these categories, positing that it is each protagonist’s taste that prescribes his participation in this gastronomic suicide as well as the means by which he eventually dies. Before I develop this hypothesis, I will first describe the main thrust of the narrative. The four men arrive at the villa at 68 rue Boileau where they intend to end their days (although this is not yet revealed). All is prepared for the most sophisticated and decadent feasting imaginable, with a delivery of the best meats and poultry unfurling like a surrealist painting. Surrounded by elegant artworks and demonstrating their cultural capital by reciting Shakespeare, Brillat-Savarin, and other classics, the men embark on a race to their death, beginning with a competition to eat the most oysters while watching a vintage pornographic slideshow. There is a strong thread of masculine athletic engagement in this film, as has been studied in detail by James R. Keller in “Four Little Caligulas: La Grande bouffe, Consumption and Male Masochism,” and this is exacerbated by the arrival of a young but matronly schoolmistress Andréa (Ferréol) with her students who want to see the garden. She accepts the men’s invitation to stay on in the house to become another object of competitive desire, and fully embraces all the sexual and gustatory indulgence around her. Marcello goes further by inviting three prostitutes to join them and Ugo prepares a banquet fit for a funeral. The excessive eating makes Michel flatulent and Marcello impotent; when Marcello kicks the toilet in frustration, it explodes in the famous fecal fountain scene that apparently so disgusted his then partner Catherine Deneuve, that she did not speak to him for a week (Ebert). The prostitutes flee the revolting madness, but Andréa stays like an Angel of Death, helping the men meet their end and, in surviving, perhaps symbolically marking an end to the masculinist bourgeoisie they represent.To return to the role of taste in defining the rise and demise of the protagonists, let me begin with Marcello, as he is the first to die. Despite his bourgeois attitudes, he is a modern man, associated with machines and mobility, such as the planes and the beautiful Bugatti, which he strokes with greater sensuality than the women he hoists onto it. His taste is for the functioning mechanical body, fast and competitive, much like himself when he is gorging on oysters. But his own body betrays him when his “masculine mechanics” stop functioning, and it is the fact that the Bugatti has broken down that actually causes his death—he is found frozen in driver’s seat after trying to escape in the Bugatti during the night. Marcello’s taste for the mechanical leads therefore to his eventual demise. Michel is the next victim of his own taste, which privileges aesthetic beauty, elegance, the arts, and fashion, and euphemises the less attractive or impolite, the scatological, boorish side of life. His feminized attire—pink polo-neck and flowing caftan—cannot distract from what is happening in his body. The bourgeois manners that bind him to beauty mean that breaking wind traumatises him. His elegant gestures at the dance barre encourage rather than disguise his flatulence; his loud piano playing cannot cover the sound of his loud farts, much to the mirth of Philippe and Andréa. In a final effort to conceal his painful bowel obstruction, he slips outside to die in obscene and noisy agony, balanced in an improbably balletic pose on the balcony balustrade. His desire for elegance and euphemism heralds his death. Neither Marcello nor Michel go willingly to their ends. Their tastes are thwarted, and their deaths are disgusting to them. Their cadavers are placed in the freezer room as silent witnesses to the orgy that accelerates towards its fatal goal. Ugo’s taste is more earthy and inherently linked to the aims of the adventure. He is the one who states explicitly: “If you don’t eat, you won’t die.” He wants to cook for others and be appreciated for his talents, as well as eat and have sex, preferably at the same time. It is a combination of these desires that kills him as he force-feeds himself the monumental creation of pâté in the shape of the Cathedral of Saint-Peter that has been rejected as too dry by Philippe, and too rich by Andréa. The pride that makes him attempt to finish eating his masterpiece while Andréa masturbates him on the dining table leads to a heart-stopping finale for Ugo. As for Philippe, his taste is transgressive. In spite of his upstanding career as a judge, he lies and flouts convention in his unorthodox relationship with nanny Nicole. Andréa represents another maternal figure to whom he is attracted and, while he wishes to marry her, thereby conforming to bourgeois norms, he also has sex with her, and her promiscuous nature is clearly signalled. Given his status as a judge, he reasons that he can not bring Marcello’s frozen body inside because concealing a cadaver is a crime, yet he promotes collective suicide on his premises. Philippe’s final transgression of the rules combines diabetic disobedience with Oedipal complex—Andréa serves him a sugary pink jelly dessert in the form of a woman’s breasts, complete with cherries, which he consumes knowingly and mournfully, causing his death. Unlike Marcello and Michel, Ugo and Philippe choose their demise by indulging their tastes for ingestion and transgression. Following Ferreri’s motivations and this analysis of the four male protagonists, taste is clearly a cornerstone of La Grande bouffe’s conception and narrative structure. It is equally evident that these tastes are contrary to bourgeois norms, provoking distaste and even revulsion in spectators. The film’s reception at the time of its release and ever since have confirmed this tendency in both critical reviews and popular feedback as André Habib’s article on Salo and La Grande bouffe (2001) meticulously demonstrates. With such a violent reaction, one might wonder why La Grande bouffe is found on so many cinema studies curricula and is considered to be a must-see film (The Guardian). Corpus and Corporeality in Food Film Studies I chose La Grande bouffe as the first film in the “Matters of Taste” subject, alongside Luis Bunuel’s Le Charme discret de la bourgeoisie, Gabriel Axel’s Babette’s Feast, and Laurent Bénégui’s Au Petit Marguery, as all are considered classic films depicting French eating cultures. Certainly any French cinema student would know La Grande bouffe and most cinephiles around the world have seen it. It is essential background knowledge for students studying French eating cultures and features as a key reference in much scholarly research and popular culture on the subject. After explaining the canonical status of La Grande bouffe and thus validating its inclusion in the course, I warned students about the explicit nature of the film. We studied it for one week out of the 12 weeks of semester, focusing on questions of taste in the film and the socio-cultural representations of food. Although the almost ubiquitous response was: “C’est dégueulasse!,” there was no serious resistance until the final exam when a few students declared that they would boycott any questions on La Grande bouffe. I had not actually included any such questions in the exam. The student evaluations at the end of semester indicated that several students questioned the inclusion of this “disgusting pornography” in the corpus. There is undoubtedly less nudity, violence, gore, or sex in this film than in the Game of Thrones TV series. What, then, repulses these Gen Y students? Is it as Pasolini suggests, the neorealistic dialogue and décor that disturbs, given the ontologically challenging subject of suicide? (Viano). Or is it the fact that there is no reason given for the desire to end their lives, which privileges the physiological over the psychological? Is the scatological more confronting than the pornographic? Interestingly, “food porn” is now a widely accepted term to describe a glamourized and sometimes sexualized presentation of food, with Nigella Lawson as its star, and hundreds of blog sites reinforcing its popularity. Yet as Andrew Chan points out in his article “La Grande bouffe: Cooking Shows as Pornography,” this film is where it all began: “the genealogy reaches further back, as brilliantly visualized in Marco Ferreri’s 1973 film La Grande bouffe, in which four men eat, screw and fart themselves to death” (47). Is it the overt corporeality depicted in the film that shocks cerebral students into revulsion and rebellion? Conclusion In the guise of a conclusion, I suggest that my Gen Y students’ taste may reveal a Bourdieusian distaste for the taste of others, in a third degree reaction to the 1970s distaste for bourgeois taste. First degree: Ferreri and his entourage reject the psychological for the physiological in order to condemn bourgeois values, provoking scandal in the 1970s, but providing compelling cinema on a socio-political scale. Second degree: in spite of the outcry, high audience numbers demonstrate their taste for scandal, and La Grande bouffe becomes a must-see canonical film, encouraging my choice to include it in the “Matters of Taste” corpus. Third degree: my Gen Y students’ taste expresses a distaste for the academic norms that I have embraced in showing them the film, a distaste that may be more aesthetic than political. Oui, c’est dégueulasse, mais … Bibliography Allison, Henry E. Kant’s Theory of Taste: A Reading of the Critique of Aesthetic Judgement. Cambridge, UK: Cambridge UP, 2001. Bourdieu, Pierre. Distinction: A Social Critique of the Judgement of Taste. Trans. Richard Nice. Cambridge, Massachusetts: Harvard UP, 1984. Calvesi, M. “Dipingere all moviola” (Painting at the Moviola). Corriere della Sera, 10 Oct. 1976. Reprint. “Arti figurative e il cinema” (Cinema and the Visual Arts). Avanguardia di massa. Ed. M. Calvesi. Milan: Feltrinelli, 1978. 243–46. Celluloid Liberation Front. “Consumerist Ultimate Indigestion: La Grande Bouffe's Deadly Physiological Pleasures.” Bright Lights Film Journal 60 (2008). 13 Jan. 2014 ‹http://brightlightsfilm.com/60/60lagrandebouffe.php#.Utd6gs1-es5›. Chan, Andrew. “La Grande bouffe: Cooking Shows as Pornography.” Gastronomica: The Journal of Food and Culture 3.4 (2003): 47–53. Dickie, George. The Century of Taste: The Philosophical Odyssey of Taste in the Eighteenth Century. New York and Oxford: Oxford UP, 1996. Ebert, Roger, “La Grande bouffe.” 13 Jan. 2014 ‹http://www.rogerebert.com/reviews/la-grande-bouffe-1973›. Ferreri, Marco. La Grande bouffe. Italy-France, 1973. Freedman, Paul H. Food: The History of Taste. U of California P, 2007. Gadamer, Hans-Georg. Truth and Method. Trans. Joel Winsheimer and Donald C. Marshall. New York: Continuum, 1999. Habib, André. “Remarques sur une ‘réception impossible’: Salo and La Grande bouffe.” Hors champ (cinéma), 4 Jan. 2001. 11 Jan. 2014 ‹http://www.horschamp.qc.ca/cinema/030101/salo-bouffe.html›. Keller, James R. “Four Little Caligulas: La Grande bouffe, Consumption and Male Masochism.” Food, Film and Culture: A Genre Study. Jefferson, North Carolina: McFarland & Co, 2006: 49–59. Masoni, Tullio. Marco Ferreri. Gremese, 1998. Pasolini, P.P. “Le ambigue forme della ritualita narrativa.” Cinema Nuovo 231 (1974): 342–46. Ross, Kristin. May 68 and its Afterlives. Chicago: U of Chicago P, 2008. Smith, Alison. French Cinema in the 1970s: The Echoes of May. Manchester: Manchester UP, 2005. Télérama: “La Grande bouffe: l’un des derniers grands scandales du Festival de Cannes. 19 May 2013. 13 Jan. 2014 ‹http://www.telerama.fr/festival-de-cannes/2013/la-grande-bouffe-l-un-des-derniers-grands-scandales-du-festival-de-cannes,97615.php›. The Guardian: 1000 films to see before you die. 2007. 17 Jan. 2014 ‹http://www.theguardian.com/film/series/1000-films-to-see-before-you-die› Tury, F., and O. Peter. “Food, Life, and Death: The Film La Grande bouffe of Marco Ferreri in an Art Psychological Point of View.” European Psychiatry 22.1 (2007): S214. Viano, Maurizio. “La Grande Abbuffata/La Grande bouffe.” The Cinema of Italy. Ed. Giorgio Bertellini. London: Wallflower Press, 2004: 193–202.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
We offer discounts on all premium plans for authors whose works are included in thematic literature selections. Contact us to get a unique promo code!

To the bibliography