Journal articles on the topic 'Pianificazione integrata'

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Zazzi, Michele. "Prospettive per il governo dei bacini idrografici." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 96 (September 2010): 71–91. http://dx.doi.org/10.3280/asur2009-096003.

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Abstract:
Il saggio individua alcune prospettive rilevanti per il governo dei bacini idrografici nel rinnovato rapporto tra pianificazioni di settore e auspicata pianificazione integrata del territorio. Le esperienze in corso nei bacini idrografici italiani permettono di enucleare almeno due elementi propulsivi: un'estensione del ruolo di governo delle autoritŕ di bacino, secondo una diffusa esigenza di legittimazione sociale, e una maggiore considerazione per le azioni alla scala locale, solitamente legate alla promozione di opzioni strategiche di sviluppo territoriale.
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Fanfani, David, Giovanni Belletti, and Marco Mancino. "La pianificazione del territorio agricolo periurbano. Le sfide per un recupero co-evolutivo urbano/rurale e per un governo integrato." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 132 (November 2021): 74–97. http://dx.doi.org/10.3280/asur2021-132004.

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Abstract:
La domanda di resilienza ed equita per gli insediamenti pone il tema del recupero della co-evoluzione "metabolica" e socio-economica fra dominio urbano e sistemi agro-ambientali. L'articolo, tramite una rilettura disciplinare e rilevando il valore di commons dei servizi eco-sistemici generabili dall'agricoltura, propone un quadro metodologico/operativo per una innovazione possibile nell'ambito della Pianificazione spaziale e dell'urbanistica e per una governance integrata di questi due domini.
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Rita Gisotti, Maria. "Il piano paesaggistico alla prova del governo del territorio: verso un modello di pianificazione regionale integrata." CRIOS, no. 16 (October 2018): 65–76. http://dx.doi.org/10.3280/crios2018-016006.

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Lasalvia, Antonio, Benedetta Stefani, and Mirella Ruggeri. "Needs for care in psychiatric patients: a systematic review II. Needs for care on individual level." Epidemiology and Psychiatric Sciences 9, no. 4 (December 2000): 282–307. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008411.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo - Il presente articolo costituisce la seconda parte di un più ampio lavoro di revisione degli studi sui bisogni di cura in ambito psichiatrico. Nella prima parte sono stati analizzati i risultati degli studi sui bisogni di servizi nella popolazione generate. In questa seconda parte viene passata in rassegna la letteratura sui bisogni individuali e discusso il ruolo giocato dalla valutazione di tali bisogni nella pianificazione dell'assistenza psichiatrica. Metodo - Mediante ricerca computerizzata (effettuata con i database MEDLINE e PsycLit) integrata da una ricerca manuale (realizzata consultando gli indici analitici delle principali riviste psichiatriche internazionali) sono stati selezionati i lavori pubblicati sull'argomento da Gennaio 1980 a Giugno 1999. La revisione della letteratura è stata realizzata suddividendo gli studi condotti nella popolazione generale e quelli condotti su gruppi di pazienti psichiatrici. Questi ultimi studi, a loro volta, sono stati ulteriormente suddivisi in base alla categoria diagnostica (pazienti con disturbi psicotici e pazienti con disturbi non psicotici) e al setting (servizi territoriali e strutture di ricovero). Sono stati, inoltre, considerati gli studi condotti su particolari categorie di pazienti (senzatetto, bambini ed adolescenti, anziani e soggetti con comportamento violento). Risultati - I pazienti con disturbi di tipo psicotico presentano una vasta gamma di bisogni sia di tipo clinico che sociale. In quelli seguiti a livello territoriale, i bisogni clinici e sociali tendono ad equivalersi, mentre in quelli ricoverati (ad eccezione dei pazienti acuti) prevalgono i bisogni sociali. Sia a livello territoriale che di strutture di ricovero i bisogni di tipo sociale sono quelli in genere più di frequente insoddisfatti; le terapie psicofarmacologiche sono fornite con maggior frequenza rispetto agli interventi psicoterapeutici e riabilitativi. I pazienti non psicotici presentano un numero minore di bisogni rispetto ai pazienti psicotici; tali bisogni sono di tipo sia clinico che sociale, con una prevalenza dei primi, anche se i bisogni più frequentemente insoddisfatti sono quelli sociali. Conclusioni - Tali studi forniscono preziose informazioni sulle principali esigenze dei soggetti affetti da disturbi psichici attraverso una prospettiva nuova e spesso inesplorata. Nella pratica clinica l'identificazione dei bisogni di cura può costituire un ausilio indispensabile al fine di impostare strategie terapeutiche specifiche, individualizzate ed efficaci.
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Erba, Valeria, and Mina di Marino. "Reti ecologiche: pianificazione e progetti territoriali." TERRITORIO, no. 58 (September 2011): 17–26. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-058003.

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Abstract:
Il tema delle reti ecologiche in questo contributo di riflessione scientifica e di sperimentazione didattica viene utilizzato per i possibili sviluppi futuri di approccio sostenibile, integrato e multidisciplinare con la pianificazione territoriale, la progettazione urbanistica e architettonica. Il paradigma di sostenibilitŕ ambientale e sociale delle reti ecologiche sia a livello programmatico-strategico che progettuale, viene applicato all'elaborazione dei tre progetti ricadenti nelle province lombarde di Varese, Lecco e Como. Le sperimentazioni non si limitano a un progetto tradizionale di rete ecologica finalizzato solo alla conservazione della biodiversitŕ (a scala regionale, provinciale e locale), ma all'impiego del medesimo strumento concettuale integrato alle componenti urbanistiche e territoriali per valutare, regolare e/o progettare trasformazioni territoriali sostenibili.
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Marzo, Patrizia, and Michele Cirillo. ""Alice" ... Nei Piani di Zona. Una sperimentazione di approccio integrato nelle pianificazioni urbane." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 99 (April 2011): 70–86. http://dx.doi.org/10.3280/asur2010-099005.

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Abstract:
Gli autori descrivono gli aspetti sociali di un progetto innovativo realizzato dalla Regione Puglia. Il progetto conferma l'importanza dell'integrazione fra le pianificazioni pubbliche nella complessivadel territorio regionale e, in particolare, della mobilitŕ dell'utenza "debole" della strada. Nel saggio sono esposte le motivazioni, le azioni, le fasi e i risultati della ricerca e delle altre azioni prodotte dal Progetto.
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Curreli, Sebastiano, and Corrado Zoppi. "Carbone e pianificazione del territorio: retorica del declino e criticità della transizione energetica in Sardegna." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 131 (November 2021): 166–85. http://dx.doi.org/10.3280/asur2021-131-s1008.

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Abstract:
I processi virtuosi orientati alla transizione energetica si basano su approcci alla pianificazione che integrano l'utilizzo delle risorse territoriali in chiave di produzione dell'energia e di tutela attiva dell'ambiente. Questo contributo propone un'applicazione di questo orizzonte concettuale al processo di attuazione del Piano energetico ambientale della Regione Sardegna, attraverso un sistema energetico integrato fondato su autosostenibilità e riconoscimento delle comunità energetiche.
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Alagna, Fatima, Giovanni Fini, and Renzo Pavignani. "Esperienze di pianificazione in Emilia-Romagna: fra transizione energetica, adattamento ai cambiamenti climatici e nuova legge urbanistica orientata alla rigenerazione urbana." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 131 (November 2021): 23–43. http://dx.doi.org/10.3280/asur2021-131-s1002.

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Abstract:
L'articolo ripercorre l'evoluzione del rapporto fra variabile energetica e strumenti di governo del territorio in Emilia Romagna, una regione in cui la recente legge urbanistica marca il passaggio d'attenzione verso la rigenerazione urbana e l'adattamento ai cambiamenti climatici: l'obiettivo di scelte di trasformazione del territorio sostenibili anche in chiave energetica viene a declinarsi in modo integrato con altri fattori che entrano in gioco nelle politiche di resilienza.
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Costumato, Lorenzo, Fabiana Scalabrini, and Andrea Bonomi Savignon. "Ideal-tipi di performance management nella pianificazione delle Aziende Sanitarie. Una prima rilevazione empirica a livello nazionale." MECOSAN, no. 117 (April 2021): 7–26. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2021-117002.

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Abstract:
I quattro ideal-tipi di performance management (Bouckaert e Halligan, 2008) rappresentano altrettante fasi di un'evoluzione da un approccio non organico e prevalentemente focalizzato sulla rilevazione degli input (performance administration), a uno in cui il ciclo di gestione della performance e completamente integrato nei processi gestionali dell'organizzazione e interagisce con l'ambiente esterno (performance governance). Questi modelli hanno esercitato una decisa influenza sulla letteratura successiva in materia di performance management in ambito pubblico, ma sono stati solo sporadicamente indagati a livello empirico nel contesto sanitario (Halligan et al., 2012; Tenbensel e Burau, 2017). Il presente articolo fornisce un'analisi empirica dei piani della performance 2020-2022 pubblicati dalle ASL italiane, fornendo una risposta alla seguente domanda di ricerca: dopo oltre un decennio dall'adozione del D.Lgs. n. 150 del 2009, verso quale ideal-tipo di performance management sono orientate le Aziende Sanitarie Locali in Italia? Per rispondere a questa domanda, e stato definito un modello di valutazione qualitativa che consente di posizionare ogni ASL sul continuum descritto da Bouckaert e Halligan rispetto a sei ambiti di interesse specifici, frutto dell'incrocio tra quanto definito in letteratura e la normativa vigente sulla gestione del ciclo della performance, al fine di verificare se esiste una traiettoria di avanzamento delle ASL verso il modello performance governance.
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Roncallo, F., I. Turtulici, A. Bartolini, I. Ferrea, G. Garrone, I. Gorni, A. Ilariucci, and M. Terrile. "Tomografia computerizzata e risonanza magnetica nella patologia del distretto testa-collo." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 2 (April 1996): 193–212. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900207.

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Abstract:
Scopo del lavoro è quello di razionalizzare l'utilizzo ed ottiminizzare i parametri TC e RM nello studio del distretto testa-collo e di valutare correttamente la complessa geografia della regione. I protocolli iniziali di esame sono stati selezionati sulla base delle informazioni della recente letteratura, adattandoli alle apparecchiature a disposizione. Nella interpretazione delle immagini è stata utilizzata una impostazione anatomo-topografica che si fonda preliminarmente sulla suddivisione del distretto testa-collo in due regioni sopra- e sottoidea e successivamente sulla individuazione di diversi spazi fasciali nell'ambito delle due regioni, sottesi dagli sdoppiamenti dei foglietti della fascia cervicale profonda, che convergono sull'osso ioide. Tali spazi fasciali sono dettagliatamente analizzati da queste metodiche, dal momenta che ben si prestano ad uno studio effettuato secondo piani assiali. Il ricorso alla TC e alla RM è giustificato dai fini rilievi anatomici ottenibili, specie per quanto riguarda l'analisi degli spazi fasciali profondi, occulti all'esame clinico e all'endoscopia. Le informazioni integrate istopatogiche ed anatomo-topografiche consentono una diagnosi precisa di sede, estensione e natura, finalizzate alla pianificazione di un corretto approccio terapeutico.
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Vasselli, Stefania, and Antonio Federici. "La valutazione dei Piani regionali di prevenzione." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 50 (December 2012): 41–53. http://dx.doi.org/10.3280/riv2011-050004.

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Abstract:
L'esperienza del Piano nazionale di prevenzione 2010-2012 (PNP), adottato con Intesa Stato Regioni 29 aprile 2010, si segnala per la sua importanza non solo per i contenuti e le metodologie adottate ma anche per il significato che assume all'interno dei rapporti tra le Istituzioni. La sua impostazione prevede infatti che il Ministero svolga Azioni centrali (DM 4 agosto 2011) a supporto della Programmazione regionale, come espressione dell'assetto costituzionale, secondo il modello di governance della stewardship, recepito dall'Italia con la carta di Tallin. Sul piano dei contenuti, il PNP pone grande e sistematica attenzione alla necessitŕ di disponibilitŕ e fruibilitŕ delle evidenze in tre momenti principali: prove di efficacia teorica (efficacy); monitoraggio e valutazione degli interventi; evidenze di impatto sugli outcome (effectiveness). In questa logica, e nel modello di governance adottato, l'attivitŕ di valutazione ha un significato sistemico di produzione di informazioni (intelligenza) funzionali a supportare la programmazione, l'implementazione, la valutazione degli interventi e si sta realizzando mettendo in campo molteplici azioni (certificazione; capacity building; promozione della cultura e degli strumenti di pianificazione e valutazione; attivitŕ di studio) e coinvolgendo interlocutori e partner diversi. In particolare, attraverso l'Azione centrale prioritaria "Intesa Stato Regioni su registri, sorveglianze e sistemi informativi per la prevenzione", si sta perseguendo l'obiettivo di un approccio integrato alle valutazioni di impatto degli interventi di prevenzione che definisca, al piů alto livello di concertazione, gli ambiti tematici, gli obiettivi conoscitivi e le regole di implementazione di un sistema informativo integrato per la prevenzione e che quindi tenga conto sia delle caratteristiche proprie di questi interventi (e delle relative difficoltŕ epistemologiche della loro valutazione), sia della conseguente attuale scarsezza e frammentarietŕ di informazione e valutazione.
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La Notte, Alessandra, Giorgio Arduino, Franca Sordi, and Gianluigi Truffo. "La contabilizzazione di emissioni e concentrazioni degli inquinanti in atmosfera utilizzando conti ambientali e chain modeling." ECONOMICS AND POLICY OF ENERGY AND THE ENVIRONMENT, no. 3 (April 2010): 109–39. http://dx.doi.org/10.3280/efe2009-003006.

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Abstract:
Le tematiche relative alla sostenibilitŕ ambientale sono caratterizzate da approcci interdisciplinari. Fra i vari strumenti che tentano di integrare le componenti economiche e le componenti ambientali si menzionano i conti integrati economici e ambientali le cui diverse tipologie sono contenute nel manuale SEEA. Fra i diversi moduli di contabilitŕ ambientale attualmente presenti ed utilizzati NAMEA č la matrice ‘ibrida' atta a contabilizzare i prelievi e le emissioni delle attivitŕ produttive e delle famiglie sull'ambiente. In questo lavoro si presentano i risultati dell'applicazione NAMEA in relazione alle emissioni in atmosfera nella regione Piemonte, provincia di Torino e comune di Torino. L'utilizzazione di database ‘raccolti' su territorio permette, oltre ad una puntuale analisi descrittiva e strutturale della matrice NAMEA, anche un collegamento con simulazioni relative alle concentrazioni degli inquinanti. Infatti l'utilizzo dell'Inventario Regionale delle Emissioni in Atmofera rappresenta il punto di contatto fra le cause generatrici delle emissioni elaborate attraverso NAMEA e l'effetto sull'ambiente in termini di concentrazioni elaborate attraverso la modellistica a catena. Va premesso che il processo che partendo dalle emissioni porta alle concentrazioni degli inquinanti non č lineare, tuttavia l'elaborazione di NAMEA a livello locale e la visualizzazione congiunta di emissioni e concentrazioni puň aiutare l'amministratore locale nella pianificazione di azioni da implementare sul territorio per migliorare la qualitŕ dell'aria.
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D’Ambrosio, Maria, and Giovanni Laino. "Educatori come designer degli spazi perFormativi. Asili nido come ‘fabbriche' di cittadinanza e innovazione sociale." WELFARE E ERGONOMIA, no. 1 (June 2020): 39–57. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-001005.

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Abstract:
Il saggio apre uno spazio di riflessione sul tema della povertà educativa attraverso una pro-posta teorica e metodologica che investe le politiche e i servizi per l'infanzia di un ruolo stra-tegico nel ridisegno di un ecosistema territoriale in grado di qualificare in chiave pedagogica gli spazi e le attività rivolte ai minori e alla genitorialità. Una qualità pedagogica che passa per i professionisti dell'educazione, quindi per la loro formazione e per la loro postura da ricercatori in situazione, e anche per una pianificazione urbanistica strategica in grado di coniugarsi con una ‘visione' di città che contenga l'idea di spazio urbano e di relativa comu-nità educante, attenta alla complessità delle dinamiche che producono diseguaglianze, mar-ginalità e le molte forme di povertà. In questo senso, e recuperando una responsabilità istitu-zionale connessa alla responsabilità di ciascun professionista, il saggio fa emergere anche quanto pensato e sperimentato nell'attuazione del progetto IRIS (Interventi per Riqualificare e Innovare la Scuola) riferito agli asili nido e ai servizi per l'infanzia del Comune di Napoli. Politiche socio-educative e politiche urbane vengono lette come strumenti per connettere e articolare in chiave pedagogica, emancipativa, trasformativa, le azioni strutturali e integrate in grado di rispondere ai bisogni dell'infanzia e al ruolo dei professionisti dell'educazione, perché proprio a partire da questi professionisti si possa nutrire e potenziare la loro capacità/necessità di partecipazione alla vita e alla costruzione-rigenerazione dei legami sociali/territoriali, in chiave di contrasto alla povertà educativa. Si tratta cioè di recuperare per le professioni socio-educative e per i decisori istituzionali e i pianificatori delle politiche e dei servizi educativi, quella ‘sensibilità' e quella operosità, e quindi quella Vita Activa, rintraccia-ta dalla Arendt (1958) come specifica della condizione umana. Una condizione, quella sensi-bile e activa, quindi altamente interattiva e partecipativa, che ciascuno è chiamato a recupe-rare e a nutrire, proprio attraverso una qualità del gesto e della pratica educante che va ben oltre gli ‘spazi' destinati all'educazione. "L'educazione non è un'isola", sosteneva Jerome Bruner (1996), e in questo senso le politiche e i servizi educativi si devono riconnettere a una più estesa e complessa cultura dell'educazione che emerge proprio dalle dinamiche urbane, sociali, culturali, e trova nello spazio extra-quotidiano dell'educativo una possibilità concreta di innovazione e di nuova traiettoria. La qualità (pedagogica) dei servizi educativi in un qua-dro istituzionale di Welfare, è dunque quella possibilità della policy di tradursi in agency e di generare innovazione sociale ovvero variazioni sul piano della povertà educativa e dei feno-meni con cui si manifesta. La qualità (pedagogica) ha necessità di prendere corpo e di farsi spazio rigenerandosi in nuove pratiche che lavorino proprio sul nesso tra corpi e spazi, e sulla loro reciproca capacità di interazione. Lo scritto è dunque attraversato da un evidente sguardo epigenetico che tiene insieme rifles-sione epistemologica e sua istanza metodologica e qualifica le pratiche educative come ‘pale-stre' di cittadinanza e di coesione sociale in chiave trasformativa e rigenerativa, sia sul piano individuale che su quello politico e delle politiche, così da far emergere la metodologia ‘em-bodied' (Bongard-Pfeifer, 2007) come approccio bio-politico al governo ‘sensibile' del ‘vivente': perché l'educazione e la politica possono insieme ridisegnare un nuovo ecosistema per il process generativo della creatura vivente/living creature (Dewey, 1934).
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Acampa, Giovanna, and Claudia Mariaserena Parisi. "Cultural heritage management: optimising procedures and maintenance costs." Valori e Valutazioni 29 (January 2022): 79–102. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20212907.

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Abstract:
The management of maintenance activities is an ongoing concern for facility managers in the existing building sector due to its complexity and uncertainty. This applies all the more to cultural heritage as protection, preservation and enhancement are a priority in order to keep the artistic and cultural value of historical assets for future generations. In addition, problems related to the increasingly limited economic resources complicate maintenance management processes. Therefore, it has become a common standard to carry out maintenance activities only when actual emergencies occur, thus causing inefficiencies in the planning of Facility Management activities and an increase in maintenance costs. This paper shows a method to support the management decision-making in maintenance activities through Building Condition Assessment (BCA) processes integrated with Building Information Modeling (BIM) systems. The main objective is to develop a maintenance management strategy and support technicians in identifying maintenance priorities in a practical, simple and automated way in order to optimise procedures and costs. To achieve such a goal, the method proposes a BCA process that uses the following tools: 1) building breakdown structure according to UNI 8290 adapted to historic buildings; 2) a degradation level index and a technological and operational connection matrix to assess opportunity maintenance; 3) field inspections and data collection on Excel spreadsheets acting as external Database; 4) data management in BIM environment using Revit as BIM Authoring Software and Dynamo scripts as visual programming language (VPL) to link external Database to BIM model. The results highlight the important role of BIM in Facility Management of existing buildings and buildings of historical and cultural value by allowing the continuous update of information in a single BIM model for BCA purposes and shows a great potential to support facility managers in managing building maintenance activities and optimising costs. La natura complessa, incerta e dinamica della gestione delle attività di manutenzione è fonte di continua preoccupazione per i facility managers che operano nel settore del patrimonio edilizio esistente. In particolare, nel campo dei beni culturali, la tutela, conservazione e valorizzazione sono una priorità per preservare il valore artistico-culturale dei beni storici alle generazioni future. Purtroppo, alla complessa gestione della manutenzione si aggiungono problemi relativi alle risorse economiche sempre più limitate. In questa situazione infatti, sembra essere diventato uno standard comune intervenire con attività di manutenzione solo quando si presentano effettivi casi di emergenza, causando così inefficienze nella pianificazione delle attività del Facility Management e, conseguentemente, un aumento dei costi della manutenzione. Questo paper espone un metodo per supportare le scelte decisionali dei gestori nelle attività di manutenzione attraverso i processi di Building Condition Assessment (BCA) integrati ai sistemi di Building Information Modeling (BIM). L'obiettivo principale è sviluppare una strategia di gestione della manutenzione, dando ai tecnici il necessario supporto per individuare le priorità di intervento di manutenzione in modo pratico, semplice e automatizzato al fine di ottimizzare procedure e costi della manutenzione. Per raggiungere questo obiettivo, il metodo propone un processo di BCA che utilizza i seguenti strumenti: 1) scomposizione dell’edificio secondo la norma UNI 8290 adattata agli edifici storici; 2) un indice del livello di degrado e una matrice di connessione tecnologica e operativa per valutare manutenzioni di opportunità; 3) ispezioni in situ e raccolta dei dati su fogli di calcolo Excel che fungono da Database esterno; 4) gestione dei dati in ambiente BIM utilizzando Revit come BIM Authoring Software e scripts in Dynamo come linguaggio di programmazione visiva per il collegamento tra Database esterno modello BIM. I risultati della ricerca evidenziano l'importanza del ruolo del BIM nel Facility Management degli edifici esistenti e di pregio storico-culturale consentendo l'aggiornamento permanente delle informazioni in un unico modello BIM ai fini del BCA e mostra un grande potenziale per supportare i facility managers nella gestione delle attività di manutenzione degli edifici e nell’ottimizzazione dei costi.
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Coimbra, Walnier Rodrigues, and Elry Cristine Nickel Valerio. "Gioco e giochi nelle scuole elementari nella rete comunale di Belo Horizonte." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, March 2, 2022, 47–86. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/formazione-it/gioco-e-giochi.

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Abstract:
Attualmente è chiaro che i bambini in età scolare non mostrano interesse per i vecchi gioco e giochi, si osserva che vengono stimolati e portati all’uso delle nuove tecnologie e dell’elettronica. La domanda guida di questo studio è: gli insegnanti usano gioco e giochi tradizionali in classe e qual è la loro opinione sull’argomento? Mirava a identificare l’opinione degli insegnanti in relazione a Gioco e Giochi nello sviluppo integrale degli studenti dal 1° al 5° anno di scuola elementare nella città di Belo Horizonte – MG. Una ricerca descrittiva sul campo è stata condotta con un approccio qualitativo e quantitativo, applicando un questionario semi strutturato, su un campione di 100 docenti. Nel quadro teorico si è ricercata la ricerca relativa allo sviluppo del bambino: aspetti motori, affettivi, cognitivi e sociali, oltre ai Gioco e ai giochi nel contesto scolastico e alle dinamiche delle classi proposte dagli insegnanti, utilizzati in passato, mettendo in luce le percezioni di learning by playing e play learning nella scuola elementare, con la mediazione di gioco e giochi in classe. Lo studio mostra che c’è unanimità tra gli insegnanti intervistati nel senso di comprendere e utilizzare gioco e giochi tradizionali come parte del processo pedagogico di insegnamento-apprendimento. Realizzando la necessità di aggiornamento tecnico dei professionisti per l’attuazione e l’applicazione di attività ricreative in formato pedagogico. Sebbene conoscano l’importanza dei gioco e dei giochi per lo sviluppo degli studenti, si è notato che gli interventi, diretti nelle scuole, sono ancora contenuti. Gli intervistati hanno affermato che i maggiori benefici sono legati all’interazione di gruppo, alla capacità di ragionamento e alla concentrazione, confermando in parte l’ipotesi di questo studio. C’è bisogno di una comprensione più ampia della pratica dei Gioco e dei giochi, che copra gli aspetti dello sviluppo e dell’integralità, generando negli insegnanti una maggiore intenzionalità pedagogica nella pianificazione della pratica. Riconoscendo quindi i benefici, la conformità e l’uniformità all’interno delle istituzioni educative, affinché Gioco e giochi siano visti non solo come uno strumento di ricreazione, ma come un atto di apprendimento, una fonte inesauribile di piacere, gioia e soddisfazione.
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Panocchia, Nicola, Roberta Minacori, Dario Sacchini, Luigi Tazza, and Antonio G. Spagnolo. "Bioetica clinica - Linee-guida sull’inizio e la sospensione del trattamento emodialitico." Medicina e Morale 61, no. 2 (April 30, 2012). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2012.142.

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Abstract:
La decisione sull’accesso o la sospensione del trattamento dialitico in pazienti con insufficienza renale cronica (IRC) attualmente ruota intorno al riconoscimento di quei pazienti per i quali non è indicato. Pertanto, l’iniziale questione etica secondo cui occorreva assicurare il trattamento a tutti i numerosi pazienti che avrebbero potuto ottenerne un beneficio, è stata avvicendata da un problema opposto: individuare, tra i molti candidati alla dialisi, coloro che non ne ricaverebbero un beneficio apprezzabile. Laddove, infatti, il trattamento non sia in grado di offrire i benefici medici attesi, configurando una vera e propria futilità medica oppure laddove la gravosità imposta dal trattamento (effetti collaterali, complicanze, ecc.) superi i benefici che questo è in grado di offrire al paziente, è eticamente appropriato non iniziare (o eventualmente sospendere) il trattamento stesso. Alcune società scientifiche specialistiche già da anni hanno elaborato specifiche linee-guida (l-g). Il contributo si sofferma in particolare sull’ultima versione della Shared Decision Making in the Appropriate Initiation of and Withdrawal from Dialysis, Clinical Practice Guideline della Renal Physician Association (RPA) statunitense, la quale tiene conto dei mutamenti epidemiologici e, conseguentemente, dei nuovi criteri clinici utilizzabili per la gestione dei pazienti con IRC eleggibili per il trattamento dialitico: principalmente l’età sempre più avanzata e le comorbidità cardiovascolari e metaboliche. La questione più cogente riguarda l’individuazione dei pazienti in cui il trattamento dialitico non è di giovamento in termini di sopravvivenza e qualità della salute. Inoltre le nuove l-g insistono sull’importanza dello shared decision making quale modalità elettiva di relazione medico paziente. Dal punto di vista bioetico, il documento registra significativi cambiamenti lessicali che profilerebbero altrettanti mutamenti culturali come, ad es., la sostituzione del termine consenso/rifiuto informato con l’espressione “informazione al paziente” oppure “direttive anticipate” con pianificazione anticipata delle cure (advance care planning). Nel presente articolo vengono esaminati alcuni articoli di commento a queste l-g, i quali argomentano a favore del superamento del “classico” paradigma fondato sull’autonomia a favore di un apparente recupero della beneficità/non maleficità. In appendice, viene offerta al dibattito la “Proposta di linee-guida etiche per un’appropriata indicazione al trattamento dialitico” nata dall’incontro tra la complessità dei casi clinici gestiti dall’Unità operativa di Emodialisi del Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” di Roma e la riflessione etica condotta nell’ambito delle consulenze di etica clinica fornite dall’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore all’interno del Progetto “Servizio INTegrato di bioEtica Applicata” presentata la prima volta nel Corso di un Convegno scientifico nel 2010. ---------- The clinical issue of initiation of and withdrawal from dialysis for patients with chronic renal failure (CRF) is addressed evaluating for which patients the treatment is not indicated. Therefore, the initial question on the provision of dialytic procedure for all the patients who might obtain a benefit was alternated by an opposite problem: to understand, among the many candidates for dialysis, those who wouldn’t have a benefit. In fact, if the treatment is not able to offer the expected effectiveness, so configuring a medical futility or where the burdensomeness of the treatment (side effects, complications, etc.) exceed the benefits, it is ethically more appropriate not to start (or possibly withdraw) the treatment itself. Some scientific societies have edited specific guidelines. The article focuses on the last version of the Shared Decision Making in the Appropriate Initiation of and Withdrawal from Dialysis, Clinical Practice Guideline of the U.S. Renal Physician Association (RPA), that takes into account changes in epidemiology and clinical management of patients eligible for renal replacement treatment: mainly, increasingly advanced age, cardiovascular and metabolic disorders and comorbidity. The most compelling clinical issue is the identification of patients whose dialysis treatment is not beneficial in terms of survival and quality of health. Moreover, the RPA guidelines highlight the relevance of shared decision making as elective way for the physician-patient relationship. From the bioethics perspective, some lexical changes could reflect cultural changes: e.g., the term informed consent/refusal has been replaced by “information to the patient”, as well as “advance directive” by advance care planning. Some commentaries to RPA guidelines argue in favor of the reverse of some paradigms of North American bioethics: for example the overcoming of principle of autonomy towards a presumed restore of the principle of beneficence/ non-maleficence. In the appendix, a “Proposal for ethical guidelines for an appropriate indication for dialysis treatment” is offered to the debate. The document born from a common reflection and interaction between Hemodialysis Unit personnel of “Agostino Gemelli” Teaching Hospital (Rome, Italy) and clinical ethics consultations provided by ethicists of the Institute of Bioethics of the Università Cattolica del Sacro Cuore (Rome, Italy) along the SINTEA Project (Integrated Service for Applied Bioethics) presented for the first time during a scientific meeting in 2010.
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