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Dissertations / Theses on the topic 'Pianificazione e controllo'

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1

Campion, Jessica <1991&gt. "Came S.p.A.: pianificazione e controllo in ottica multinazionale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6803.

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Abstract:
Negli ultimi decenni si è assistito a un progressivo mutamento del ruolo e della conformazione dei Sistemi di Pianificazione e Controllo all’interno delle realtà aziendali, in risposta da un lato alla situazione di incertezza radicale che ormai intrinsecamente caratterizza il contesto competitivo e dall’altro all’aumento della complessità aziendale e delle esigenze informative degli stakeholders. Tali elementi hanno reso indispensabile per tutte le organizzazioni, indipendentemente dal settore o dalla dimensione, la progettazione di adeguati sistemi di Pianificazione, Programmazione e Controllo. Questo elaborato, dopo aver presentato l’evoluzione di tali sistemi, focalizza l’attenzione sul processo di budgeting, inteso come punto di collegamento tra il momento della pianificazione e l’attività di controllo. All’esposizione teorica del tema si accompagna la presentazione in ottica critica del processo di Pianificazione e Controllo in Came S.p.A., società a capo di un gruppo italiano attivo a livello multinazionale nel settore delle automazioni per la sicurezza e il controllo degli ambienti. Obiettivo dell’analisi è mettere in luce le principali problematiche che emergono a livello pratico nel processo di definizione e revisione del budget, con particolare attenzione agli aspetti legati all’operatività del gruppo a livello multinazionale.
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2

PIGINI, MARCELLO. "Tecniche di pianificazione collaborativa e controllo in un caso di concurrent engineering." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2007. http://hdl.handle.net/11566/242515.

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3

Guagliumi, Luca. "Metodi di pianificazione di traiettorie anti-slohing." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
Lo scopo della tesi è quello di studiare delle leggi di moto tali da minimizzare il fenomeno dello sloshing, ovvero dell'agitazione del liquido contenuto all'interno di recipienti quando questi ultimi vengono movimentati. Per risolvere il problema si è partiti dallo studio del fenomeno fisico. Sulla base del materiale reperito in letteratura si costruiscono dei modelli meccanici equivalenti per analizzare al meglio la situazione. Una volta individuati i modelli si sono applicati dei metodi, noti in letteratura, per lo studio di traiettorie che minimizzino le vibrazioni meccaniche agenti sul sistema. Per concludere sono state effettuate delle simulazioni numeriche tramite il software Matlab e delle prove sperimentali per verificare la validità delle soluzioni proposte.
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4

VESPOLI, Silvestro (ORCID:0000-0003-2042-2668). "Un'architettura semi-eterarchica per sistemi di Pianificazione e Controllo della Produzione per l'Industria 4.0." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2022. http://hdl.handle.net/10446/207096.

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5

Figliolini, Noemi <1990&gt. "IL BUSINESS PLAN COME STRUMENTO DI PIANIFICAZIONE E CONTROLLO: IL CASO DELLA B.B. S.R.L." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10862.

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Abstract:
OBIETTIVO DELL'ELABORATO E' DIMOSTRARE COME ATTRAVERSO LO STRUMENTO DEL BUSINESS PLAN L'AZIENDA RIESCA A GUIDARE LA DIFFICOLTA' DELLA FASE DI START-UP O DI CRESCITA AZIENDALE, MANTENENDO L'EQUILIBRIO ECONOMICO-FINANZIARIO, REALIZZANDO I NECESSARI INTERVENTI ED ADATTAMENTI RIORGANIZZATIVI. IL BUSINESS PLAN E’ UN IMPORTANTE STRUMENTO DI PIANIFICAZIONE E COIVOLGE TUTTE LE FUNZIONI AZIENDALI PER ORGANIZZARE LA MODALITA’ DI RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI DI BUDGET. INOLTRE, OLTRE AD ESSERE UNO STRUMENTO DI CONTROLLO DELLE PERFORMANCE E DEI RISULTATI CONSEGUITI, LO STRUMENTO DEL BUSINESS PLAN E’ FONDAMENTALE PER PRENDERE DECISONI GESTIONALI, PER LA RIORGANIZZAZIONE AZIENDALE, E PER FORNIRE VALIDE INFORMAZIONI QUALITATIVE UTILI PER ACQUISIRE LE FONTI DI FINANZIAMENTO INDISPENSABILI PER IL PROSEGUO DELLE ATTIVITA’ AZIENDALI.
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6

Torto, Gabriele <1997&gt. "Pianificazione e controllo della performance delle aziende sanitarie locali: il caso Ulss 3 Serenissima." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21061.

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Abstract:
Il Sistema Sanitario Nazionale dalla sua istituzione ad oggi è stato soggetto a numerose riforme, le quali lo hanno portato ad essere amministrato attraverso metodologie tipiche del settore aziendale privato, improntate non solo al soddisfacimento dei bisogni di cura e di assistenza dei cittadini, ma anche alla gestione economico-finanziaria del sistema. Lo scopo dell'elaborato è quello di analizzare le tecniche di pianificazione aziendali, i sistemi di misurazione e valutazione della performance tramite la fissazione di parametri obiettivo di riferimento. La prima parte del lavoro prende in considerazione l'evoluzione normativa del contesto di riferimento e le disposizioni attualmente in vigore per i servizi sanitari. Viene esaminata la struttura del sistema e le tecniche utilizzate per l'amministrazione e la programmazione aziendale. Nello specifico, viene affrontato il tema del processo di budgeting all'interno delle A.s.l. ed i sistemi di fissazione degli obiettivi e di misurazione della performance. La seconda parte, basata sul metodo dei case study, ha come finalità l'approfondimento dei temi affrontati a livello teorico nella prima parte, analizzando il caso specifico dell'Ulss 3 Serenissima
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7

Nalesso, Valentina <1988&gt. "Pianificazione e controllo degli investimenti in una società di servizi pubblici: il caso ETRA SPA." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3499.

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Abstract:
La gestione dei servizi pubblici è stata oggetto di rapide evoluzioni nel corso degli anni. Anche nel servizio idrico non si ha più a che fare con aziende municipalizzate, ma con società di capitali la cui gestione, pur nell'ambito di vincoli normativi ed organizzativi ben precisi, tende sempre più ad essere ispirata ad approcci tipici delle imprese private. In questa tesi viene analizzato, in particolare, l'approccio alla valutazione degli investimenti in ETRA SPA, che gestisce il servizio idrico integrato in 74 comuni veneti. Viene descritto il processo di pianificazione e valutazione adottato dalla società, e il caso studiato permette di evidenziare la complessità della valutazione degli investimenti in un contesto in cui si tentano di combinare vincoli e obiettivi di tipo politico e normativo con una gestione manageriale di tipo privatistico.
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8

Lombardi, Claudio. "La mappa della pianificazione e la bussola del controllo per orientare la Performance nella P.A." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2014. http://hdl.handle.net/10556/1752.

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Abstract:
2012 - 2013
Negli ultimi anni la PA italiana ha vissuto un periodo di forte spinta al cambiamento, all’innovazione ed alla modernizzazione che si è tradotto in un sempre maggiore orientamento alla misurazione (performance), alla comunicazione (trasparenza) ed all’integrità (corruzione) dei risultati, in quanto è evidente, costante e condiviso il pensiero secondo cui la macchina amministrativa, nella sua dimensione complessiva, ha tradito le aspettative della collettività lacerando profondamente il rapporto di fiducia verso le stesse istituzion i e creando anche un forte conflitto intergenerazionale. Il dibattito sulla valutazione e sulla misurazione della performance all’interno delle PA rappresenta da anni uno degli ambiti più complessi fra quelli che caratterizzano l’applicazione dei modelli manageriali e gli interventi normativi per cercare di pervenire ad un miglioramento complessivo delle organizzazioni pubbliche non mancano. Le resistenze, le difficoltà e le complessità tuttavia che tale processo di ripensamento ha vissuto ed ancora vive, sono da ricercare in parte anche nell’ “ambiguità” che spesso il concetto aziendale di performance incontra con riferimento ai contesti pubblici. La performance, nella sua globalità, assume all’interno delle PA diversi significati, interpretazioni e applicazioni, generando un’ambiguità da analizzare e circoscrivere per una migliore comprensione delle logiche istituzionali, organizzative, culturali e relazionali che sono alla base di ogni processo di misurazione, valutazione e miglioramento. Una volta comprese le difficoltà e le opportunità insite nella gestione delle performance pubbliche è necessario approfondire il percorso normativo che ha caratterizzato il processo di ripensamento della PA italiana che, soprattutto negli ultimi quindici anni, ha posto molta enfasi sul management per obiettivi e sulla misurazione delle performance collocando al centro del processo di riforma i sistemi di pianificazione e controllo quali processi manageriali essenziali per favorire uno sforzo “disciplinato” ed orientato alla messa in atto di decisioni, azioni e comportamenti positivi. L’analisi sistemica dell’intero processo di riforma, dalla riforma del bilancio del 97 agli attuali interventi in materia di trasparenza e corruzione, grazie al “supporto” fornito dal movimento del NPM, evidenzia come il legislatore abbia voluto imporre le logiche della pianificazione e del controllo allo scopo di sollecitare una mappatura dei pensieri, dei processi e delle attività per orientare le decisioni, le azioni, i comportamenti ed i risultati. Il tutto attraverso l’integrazione delle diverse aree e dimensioni che nell’ambito dei processi organizzativi e gestionali contribuiscono alla creazione di valore. Proprio per rispondere ad una giustificata domanda di comprensione circa l’organicità, la linearità e la validità del percorso normativo intrapreso, si è assunti il Decreto n. 150/2009, noto come “Decreto Brunetta”, come fulcro ed al tempo stesso connettore dell’intero processo normativo degli ultimi anni per testare sia la coerenza dell’impianto con i principi dei sistemi di pianificazione e controllo, sia la coerenza con le finalità di miglioramento complessivo delle organizzazioni. Il problema dunque è quello di comprendere, assunte le complessità e le ambiguità della performance, se, ancora oggi, l’attuale modesto livello di soddisfazione dei bisogni collettivi derivi dell’incoerenza e dalla disorganicità del quadro ordinamentale o da un approccio comportamentale, professionale ed etico del management e delle persone coinvolte. Nel lavoro ci si sofferma sul processo di riforma della PA italiana passando in rassegna i principali contributi della letteratura, ed in particolar modo del new public management, al fine di comprendere le logiche che hanno ispirato il processo di cambiamento della PA. In tale contesto particolare attenzione, sarà dedicata al problema dell’ambiguità analizzando le dimensioni di risultato, in quanto valutare la performance significa valutare gli obiettivi proposti ed i risultati conseguiti oltre che i soggetti coinvolti in tale processi. La “comprensione” degli obiettivi da perseguire rappresenta il momento strategicamente più importante di un qualsiasi processo di rilevazione, misurazione e controllo. Successivamente, al fine di metabolizzare i principi dei processi manageriali tipici della realtà d’impresa, e valutare correttamente l’impianto ordinamentale italiano, ci si soffermerà sui sistemi manageriali di pianificazione e controllo anche per decifrarne il mutamento morfologico - funzionale dagli stessi subito dapprima con la diffusione del NPM e poi con le logiche della Public Governance. Solo dopo aver maturato la giusta convinzione di ciò che dovrebbe essere, ci addentreremo nell’impianto ordinamentale di riferimento per capire ciò che effettivamente è, anche attraverso l'analisi dei connotati essenziali del Decreto Legislativo 150/2009, con particolare riferimento al ciclo di gestione integrato della performance ed alla sua stretta interazione con le sfere del bilancio, dei processi, dell’etica e della trasparenza. L’obiettivo è quello di dimostrate, attraverso lo studio di un caso concreto, come l’implementazione di sistemi e processi manageriali di pianificazione, programmazione e controllo, abbinato ad una corretta interpretazione delle norme, può limitare l’impatto delle ambiguità e supportare l’organizzazione verso comportamenti e pensieri culturalmente orientati al perseguimento dei risultati istituzionali. [a cura dell'autore]
XII n.s.
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9

Turcutto, Sonia. "Analisi dei sistemi di pianificazione e controllo di aziende Make to Order. Il caso Tecnoplast infissi." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Negli ultimi anni, sul mercato, si è assistito ad una significativa crescita della pressione competitiva insieme ad una sempre maggiore attenzione, da parte delle imprese, a realizzare prestazioni superiori a quelle dei propri competitors. La preoccupazione principale della maggior parte delle aziende è quella di ricercare modi per essere sempre più competitivi sul mercato. Inoltre, a causa della riduzione delle barriere del mercato, l’elemento legato alla ricerca di una maggior produttività in ambiente lavorativo è diventato sempre più pressante. Questa pressione per avere una produzione sempre migliore, non ha coinvolto solamente il settore che produce beni con alti volumi e per lo più standard, ma ha anche colpito le aziende che operano su commessa (make to order) In questa tesi si analizzeranno i sistemi di PPC maggiormente utilizzati facendo prima un’introduzione al contesto Make To Order. Nel primo capitolo quindi verrà presentato il contesto in cui operano le aziende make to order e le principali caratteristiche/criticità di queste aziende. Nel secondo capitolo si proporrà una revisione letteraria sul tema dei vari sistemi PPC attualmente in uso nel mercato attuale, illustrando i vantaggi e gli svantaggi nell’essere applicati in aziende make to order. Nel terzo capitolo verrà illustrata l’azienda e si discuterà delle analisi condotte, evidenziando le principali criticità riscontrate. Successivamente nel quarto capitolo si procederà con la presentazione delle soluzioni che l’azienda stà mettendo in atto o che intende mettere in atto nel futuro, al fine di migliorarsi per poter competere in modo più efficiente nell’attuale mercato Italiano. Infine il quinto capitolo, terminerà la tesi in esame e sarà oggetto di discussioni.
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GILLI, Enrica. "LA VALORIZZAZIONE DEI PAESAGGI CULTURALI. STRUMENTI ECONOMICO-AZIENDALI DI PIANIFICAZIONE, MISURAZIONE E CONTROLLO APPLICATI AL TERRITORIO." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2012. http://hdl.handle.net/11392/2389453.

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Abstract:
The research addresses the issue of enhancement of cultural landscapes, with reference to economic and business planning tools, measurement and control systems and their possible application to the territory. The cultural landscape is presented not as a cultural asset to be protected and preserved but as a complex and culturally homogeneous system, with social and economic implications in the local area. Complexity and systemicity towards the cultural landscapes require the usage of a multi‐dimensional and interdisciplinary approach to management, in order to coordinate the research and analysis directly concerning the landscape. As part of this work, therefore, the concepts of protection, conservation and enhancement are fundamental in the definition of tools and models for managing the landscape. Besides the management and governance profiles, the function of the management and of business principles are fundamental to coordinate all the different areas of work which, through a managerial approach, become mutually related to pursuit shared cultural values.
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Giabardo, Elisa <1995&gt. "Prevenzione e risposta al COVID-19: evoluzione delle strategie e pianificazione del sistema di controllo per fasce." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19431.

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Abstract:
A Gennaio del 2021 sono stati segnalati quasi 100 milioni di casi del nuovo coronavirus (COVID-19) in tutto il mondo, con oltre ben 2.1 milioni di morti conseguenti. Il numero di infezioni e di vittime continua ad aumentare e nuove ondate di contagi hanno devastato molti paesi, inclusi quelli che inizialmente erano riusciti a contenere il virus. Ma l’entità dell’impatto di questo virus è variata molto da paese a paese: alcuni hanno avuto molto successo nel limitare la diffusione della malattia e nel prevenire i decessi. Altri, invece, non sono riusciti ad avviare fin da subito interventi rapidi ed efficaci per affrontare il problema della pandemia. Ciò potrebbe aver portato a tassi di mortalità ben oltre quello che si sarebbe visto in presenza di una risposta più rapida. Questo elaborato vuole analizzare alcune delle sfide socio-politico-sanitarie poste dal COVID-19 attraverso lo sviluppo di piani di governo flessibili basati sulle valutazioni nazionali del rischio. La rapida diffusione di tale virus a livello globale, infatti, ha creato un’ampia gamma di risposte da parte dei governi. Per capire quali politiche potrebbero essere più efficaci nel controllare l’epidemia, soprattutto nel momento in cui i paesi si stanno muovendo verso l’allentamento delle restrizioni, è essenziale disporre di un buon set di dati sul tempismo e sulla severità delle risposte in tutto il mondo. C’è, quindi, urgente bisogno di informazioni politiche aggiornate, in modo che i ricercatori e responsabili politici, possano valutare il modo migliore per agire in risposta al COVID-19.
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Seccareccia, Pietro <1996&gt. "La pianificazione ed il controllo dell’esposizione al rischio nelle imprese - la pratica aziendale e l'utilizzo degli strumenti finanziari di hedging." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18133.

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Abstract:
Il mio lavoro di ricerca ha come obiettivo lo studio delle strategie di hedging utilizzate nella pratica aziendale per la gestione dei rischi , in particolar modo quelli finanziari, a cui le imprese sono esposte nell’esercizio della propria attività operativa. In mercati sempre più globalizzati, dove le imprese sono chiamate a confrontarsi quotidianamente con player provenienti da tutto il mondo, è sempre più importante porre attenzione sul tema della gestione dei rischi e su come, grazie a tale attività, i managers possono preservare la sana gestione dell’impresa con la possibilità di cogliere opportunità di espansione verso nuovi mercati . Sono poi presentate due realtà aziendali su cui verrà condotto uno studio circa le loro esposizioni ai rischi e le scelte degli strumenti e strategie di hedging da loro utilizzate : verranno analizzati Il gruppo AFV Beltrame e Diadora S.p.A. . Nell'esercizio delle loro attività operative, sono esposti a rischi di natura finanziaria: i rischi di cambio per quanto riguarda gli acquisti fatti in valuta diversa da quella domestica ed i rischi di liquidità , derivanti dalle scelte di gestione delle risorse finanziarie a disposizione, sono quelli a cui maggiormente sono esposti. Si studieranno più in particolare le principali categorie di strumenti derivati che vengono utilizzati per svolgere l’attività di hedging in queste due realtà d’impresa. Verranno presi in analisi le opzioni, gli swaps sui diversi tipi di sottostante ed i contratti a termine. Infine verranno studiate le attività di hedging condotte in azienda e quelle che sono le strategie sottostanti tali scelte.
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Ragonese, Marco. "Pauropolis. Pianificare il controllo attraverso il progetto della sicurezza." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2678.

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Abstract:
2006/2007
“Il grado di sicurezza misura la democrazia di un paese”, con questa frase un esponente della destra salutava l’approvazione nel parlamento italiano del nuovo pacchetto di norme in tema, appunto, di sicurezza. L’affermazione indica sintomaticamente come la questione, seppur non nuova, abbia acquisito un ruolo centrale nel dibattito contemporaneo, facilitata da una perfusione mediatica che ha trasformato l’evento dei primi giorni del settembre 2001 nel simbolo controverso della crescente sensazione di incertezza globale. Le conseguenze sul vivere contemporaneo e sugli ambienti urbani sono ormai evidenti, così come l’inevitabile strumentalizzazione della paura da parte dei più diversi soggetti: politici, amministratori, sociologi, pubblicitari, opinion-leader (tutti gli studi sull’argomento mostrano come, nonostante l’insicurezza “percepita” abbia una relazione indiretta con le minacce reali, le sue conseguenze siano determinanti). Questo sta generando la formazione di un nuovo tessuto sociale, apparentemente assediato da una realtà urbana di cui non comprende i mutamenti (perché non è più capace e perché non interessa farlo) e barricato dietro la barriera tutta materiale dei prezzi della proprietà immobiliare, convinto di escludere quella quota di insicurezza che la presenza degli sconosciuti contiene in sé. L’insicurezza viene trasformata in materiale di base dalla pianificazione e in dispositivi dall’architettura; dispositivi che agiscono sulle minacce come deterrenti e/o strumenti di difesa e sulla percezione di ambienti più controllati e sicuri. Inevitabilmente la nozione di spazio pubblico ha subito un cambiamento radicale, diventando sempre più legata al controllo dei fruitori che alle sue caratteristiche fisiche. Le città sono disseminate di telecamere “amiche” collegate alle forze di polizia, pubblica o privata: si è passati da una società panottica a una post-panottica, in cui il controllore si è liberato dal legame fisico che lo vincolava al sorvegliato. Il vocabolo “sicurezza” identifica immediatamente determinate porzioni di città (escludendone automaticamente altre), ponendosi quale parametro qualitativo di analisi urbana e sociale e delineando una nuova cartografia basata su una unità di misura determinata dalla paura, che palesa l’esistenza di barriere, non fisiche ma mentali, all’interno di una città dove è smascherato l’equivoco tra tolleranza e indifferenza. L’ambizione della ricerca consiste nell’individuare quale sia il grado di trasformazione indotto nell’ambito disciplinare e il cambiamento incorso al processo di progettazione architettonica sotto la pressione della questione securitaria. A partire dalle mura di cinta costruite con massi ciclopici sino agli immateriali firewall a cui sono affidate le difese della nostra dimora nel cyberspazio, risulta chiaro come, seppur cambiati i materiali, le procedure difensive seguano inalterate logiche di fortificazione. In questo contesto sono state sviluppate alcune teorie e pratiche urbanistiche, tutte di matrice statunitense, che hanno favorito la pianificazione degli insediamenti nei territori suburbani sud e nordamericani, nordeuropei e africani. Agglomerati abitati da comunità il cui interesse principale (e comune) si sostanzia nel recintare la propria incolumità per trascorrere una vita nel pieno comfort, affidando le norme del vivere civile ai regolamenti redatti dagli sviluppatori edili e contribuendo alla dissoluzione dello spazio pubblico mediante la privatizzazione dello stesso. Gated communities, Walled Cities, Common Interest Development costituiscono i nuovi termini del vocabolario urbanistico suburbano. A partire dal basilare apporto di Jane Jacobs - che per prima comprese la necessità di un controllo nella città attraverso strumenti sociali (la territorialità, l’occhio sulla strada) - il primo capitolo illustra la nascita della teoria CPTED (Crime Prevention Through Environmental Design), fondamento della pianificazione securitaria, e le sue declinazioni contemporanee. E distorsioni. L’applicazione di tali teorie ha, infatti, favorito la nascita di enti certificatori che operano una valutazione, basata esclusivamente sulla congruenza del manufatto architettonico ai dettami securitari e sul raggiungimento del maggior grado di sicurezza. Le ricadute sulla pratica professionale e sul processo di progettazione di un tale procedimento fa sì che, dovendo rispondere ai requisiti codificati, la figura dell’architetto venga affiancato da esperti e consulenti, provenienti dal mondo della polizia. La certificazione ottenuta viene utilizzata dagli strateghi del marketing immobiliare quale strumento attraverso cui creare nuovi valori di mercato. L’ultima parte del capitolo è riservata alla realtà italiana che presenta delle variazioni metodologiche dettate dalle differenti condizioni territoriali e sociali rispetto al contesto in cui ha avuto origine il CPTED. La difformità più evidente consiste nel fatto che le teorie securitarie siano diventate materia di studi e ricerche accademiche piuttosto che motivazione dei programmi edilizi degli sviluppatori privati, così come accaduto negli Stati Uniti. Il dispiegarsi di nuove pratiche è supportato dalla comparsa di strumenti normativi che cercano di regolamentarne, o quantomeno indirizzarne, l’azione. Soprattutto nei Paesi dove la materia è relativamente recente. Il secondo capitolo illustra le linee guide e di indirizzo, redatte dagli organi tecnici della Comunità Europea, affinché i progettisti possano mettere in atto un corretto processo di progettazione capace di assicurare gli standard minimi di sicurezza. Anche il mercato corre a supporto del progettista fornendo di materiali sempre più ricchi e articolati “la sicurezza diventa una merce, prodotta e venduta sul mercato”. Da asfalti anti-skaters a intonaci a prova di graffito, da sistemi di videosorveglianza ad antifurti satellitari, gli architetti dispongono di un’ampia scelta per dotare gli edifici di sistemi attivi e passivi in questa battaglia continua che la complessità dei fenomeni urbani costringe a combattere. Soldati formati e specializzati, grazie alla crescita esponenziale di corsi di laurea e master finalizzati alla definizione di nuove figure professionali pronte a decodificare le richieste e applicare le norme messe loro a disposizione. Insegnare la sicurezza diventa, così, un passaggio fondamentale nella nuova “filiera” dell’architettura, i cui prodotti a differente scala costituiscono l’argomento dell’ultimo paragrafo. Nel terzo capitolo, l’analisi spazia dalla crescente attenzione del design industriale ai ripensamenti riguardanti le periferie urbane, dalle pratiche partecipate come strumento di riappropriazione territoriale alle demolizioni di interi quartieri come unica soluzione dei problemi inerenti la politica del territorio. La parte finale focalizzerà l’attenzione sulle strategie alternative che, utilizzando proprio “l’incidente”, l’indeterminato, come materiale architettonico attraverso cui proporre nuove soluzioni e modi d’uso, rovesciano concettualmente gli approcci “difensivi” più impiegati. Si tratta di ricerche architettoniche che mutuano dalla pratica artistica l’occupazione e la trasformazione dello spazio pubblico quale risorsa ancora necessaria per la vita metropolitana. Probabilmente alla fine della lettura, dopo avere visionato i diversi approcci nell’affrontare la crescente richiesta di sicurezza della società contemporanea (da quello “esclusivo” che utilizza la delimitazione fisica come strumento deterrente, a quello “inclusivo” in cui il pericolo diventa uno degli “ingredienti” del progetto) emergerà che il ruolo dell’architettura è ancora quello di porre domande e non di costruire certezze attraverso strumenti di controllo dettati dal mercato. Per un presente in costante accelerazione.
XX Ciclo
1974
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Caprari, Davide. "Revisione del processo di pianificazione e controllo delle attività “on field” mediante uno strumento di Business Intelligence: Il caso CAE S.p.A." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
L’elaborato tratta il tema dell'impatto dell'analisi dati e della gestione intelligente delle informazioni in una media impresa italiana, CAE S.p.A., realtà che opera nel settore del monitoraggio ambientale. La diffusione odierna di strumenti e metodologie volte all'elaborazione delle informazioni e al loro studio sta imprimendo una notevole accelerazione alla velocità di risposta ai problemi da parte delle aziende. Attraverso sofisticati strumenti di "Business Intelligence" (BI) possono essere superate in maniera più agevole un vasto numero di difficoltà che, fino a qualche anno fa, le aziende non avrebbero saputo affrontare adeguatamente. In seguito all’aumento della complessità e dell’eterogeneità delle commesse acquisite, CAE non è stata più in grado di gestire in maniera ordinata la pianificazione degli interventi “on field” eseguiti dalla propria squadra di tecnici. A motivo di ciò, dopo un’analisi dei processi aziendali, è stato realizzato uno strumento capace di supportare i pianificatori delle attività nel proprio lavoro; lo strumento, creato mediante Excel Power Pivot (BI) e connesso al gestionale aziendale, consente di visualizzare in maniera ordinata e strutturata tutte le informazioni necessarie alla programmazione di un intervento, in modo da aiutare le risorse dedicate alla pianificazione. I risultati ottenuti attraverso questo progetto sono stati innanzitutto un miglior controllo della pianificazione e una riduzione degli errori commessi, l’accentramento delle informazioni, un risparmio di tempo per l’azienda e, di conseguenza, un incremento del livello di servizio offerto al cliente.
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Carrano, Giovanna. "L’impatto dei sistemi di pianificazione e controllo sui percorsi di risanamento delle società partecipate pubbliche. Potenzialità e limiti alla luce della “riforma Madia”." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2017. http://hdl.handle.net/10556/2681.

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Abstract:
2015 - 2016
Il presente lavoro di ricerca ha come oggetto il processo di cambiamento che ha caratterizzato le società partecipate pubbliche negli ultimi anni, focalizzando precisamente la propria attenzione su quanto previsto dal decreto legislativo 175/2016 Testo Unico in materia di società a partecipazione pubblica emanato in attuazione della riforma Madia, che ha richiamato l’attenzione degli studiosi di discipline economiche ed, in particolare, di economia aziendale. L’introduzione dei modelli di gestione manageriale, il cambiamento dei valori guida dell’agire amministrativo, il continuo mutamento dei rapporti di forza tra componente politica e componente gestionale riaffermati a tutto tondo dal d.lgs. 175/2016, richiedono agli Enti locali, ai fini di gestire il rapporto con le aziende partecipate, una nuova capacità di pianificazione e controllo strategico. Gli strumenti previsti a supporto di questo nuovo agire, sebbene innovativi e di indubbia utilità, riusciranno a supportare l’Ente in una corretta azione di pianificazione e controllo strategico? Con la presente ricerca si è inteso comprendere la possibilità di supportare tale processo mediante l’utilizzo degli strumenti di programmazione e controllo nel risanamento delle società partecipate pubbliche, prima di raggiungere l’area della liquidazione giudiziale. Appare, a questo punto necessario definire l’obiettivo della ricerca: individuare, cioè, gli strumenti che possano integrare quelli esistenti e supportare l’organo di governo e il management delle società partecipate come richiesto loro, dall’attuale Testo Unico in materia di società a partecipazione pubblica, nell’individuazione degli obiettivi strategici, nella loro definizione ed articolazione e nella verifica del grado di raggiungimento degli stessi ai fini del risanamento delle medesime. Tali strumenti devono consentire di modellizzare una realtà complessa come quella delle società partecipate, tenendo conto delle influenze reciproche tra le variabili e restituire, al tempo stesso, indicazioni facilmente leggibili e interpretabili, che favoriscano la condivisione delle strategie all’interno delle società partecipate. Per indagare un tema così complesso, secondo un approccio economico aziendale, è stata adottata una metodologia deduttiva, che ha visto lo svolgimento di due fasi fondamentali. Nella prima fase deduttiva è stata posta in essere un’analisi della copiosa produzione normativa che ha riguardato il settore dei servizi pubblici locali, partendo dalle riforme poste in essere all’inizio del XX secolo. Grazie a questo studio è stato possibile comprendere i profondi cambiamenti che la materia ha subito nel corso degli anni, al mutare dei contesti di riferimento. Il ricorso al mercato e l’affermarsi di nuove aziende di gestione dei servizi, hanno 3 fatto sorgere nuove problematiche di governance per gli enti locali. Si è quindi provveduto a verificare, innanzitutto, se amministrazioni territoriali e soggetti gestori possedessero requisiti aziendali. Considerati come aziende, l’ente locale e i soggetti gestori nel loro insieme formano un gruppo, all’interno del quale il primo assume il ruolo di holding. In tal senso, è stata analizzata la dottrina economico aziendale in tema di governance delle amministrazioni territoriali sulle proprie consociate, definendo i poteri di indirizzo e coordinamento dell’ente locale e l’attuale normativa sul tema del controllo sugli organismi partecipati introdotta dalla riforma dovuta al decreto legge 174/2012. Sempre nella stessa fase deduttiva, ampio spazio è stato dato all’analisi della letteratura in tema di crisi di impresa, allo studio della normativa nel contesto italiano di riferimento e all’ inerente letteratura economico-aziendale. La seconda fase deduttiva ha visto l’analisi, tramite il pensiero degli studiosi di Economia Aziendale e alla luce della letteratura citata, delle caratteristiche, delle funzioni, dei contenuti, delle potenzialità e dei limiti degli strumenti di pianificazione e controllo a supporto della governance delle partecipate pubbliche, ai fini delle decisioni indirizzate alle strategie del risanamento. L’analisi condotta ai fini del raggiungimento dell’obiettivo di ricerca, individuare gli strumenti che possano integrare quelli esistenti e supportare l’organo di governo e il management delle società partecipate nell’individuazione degli obiettivi strategici, nella loro definizione ed articolazione e nella verifica del grado di raggiungimento degli stessi ai fini del risanamento delle medesime, si pone in prospettiva futura, su propositi di auspicio nella promozione di strumenti di gestione della crisi e di rendere la loro implementazione ancor più rispondente ai criteri di efficienza di tempestività ed equità. D'altronde il lavoro di ricerca condotto è riuscito a costruire un quadro chiaro e dettagliato sulla situazione futura, che si prospetta alle società partecipate pubbliche, definita dal nuovo Testo Unico entrato in vigore. Una nuova situazione che concerne, in modo particolare, le società in house che saranno sottoposte a procedure concorsuali e che non potranno fare più affidamento sull’obbligo dell’ente socio di ripianare le loro perdite, tanto più se fortemente indebitate, con la conseguenza che, in definitiva, dovranno provvedere loro stesse a fronteggiare la situazione nel miglior dei modi possibili in caso di crisi, pertanto sarà necessario cambiare, in modo radicale, il modus operandi di gestione che finora hanno adottato, mediante anche la predisposizione di specifici programmi di valutazione del rischio di crisi aziendale, in grado di prevenire la degenerazione in situazione patologiche gravi. 4 In questa prospettiva, il lavoro si propone di fornire un utile strumento per le società di partecipazione pubblica, con l’intento seppur minimo di apportare contestualmente uno sviluppo agli studi sulla materia, ma al contempo, sottolineare che nel momento in cui viene predisposto e presentato un piano di risanamento, si delinea ad ogni modo un progetto di impresa, che è ex se mutevole, cangiante, in quanto la realtà operativa non è e né mai sarà esattamente inquadrata all’interno di schemi preconfezionati, per quanto formulati con diligenza professionale, pur sempre sulla carta come business plan, piani di budget. La predisposizione, in contenuti minimi e in via generale, di un piano di risanamento, per le società partecipate pubbliche che versano in situazione di crisi, non ha altro scopo che esortare le stesse a cambiare il proprio modus operandi. I fenomeni patologici che si sono verificati, con frequenza crescente, in questi ultimi anni, non dovrebbero prodursi a fronte dell’osservanza delle norme del nuovo Testo Unico prese a riferimento nel lavoro di ricerca. Gli strumenti appena descritti possono fornire un rilevante contributo alla governance delle società partecipate pubbliche. Occorre osservare, tuttavia, che la realtà, ad oggi, appare arretrata e non ancora in grado di adottare efficacemente documenti complessi quali i piani d’impresa, appare quindi opportuno delineare un cammino che porti alla redazione di tali strumenti in modo graduale e senza fratture traumatiche con l’attuale operatività delle partecipate pubbliche. Prendendo, in considerazione, il fatto che il Testo Unico è entrato in vigore a Settembre 2016, la ricerca pone in evidenza una serie di fattori frenanti che possono essere riassunti come segue: - non perfetta compatibilità degli obiettivi e dei tempi di natura gestionale; - inadeguata preparazione sia del livello gestionale sui temi della pianificazione e controllo strategico; - normali resistenze al cambiamento; - inadeguatezza dei sistemi informativi Il seguente lavoro di tesi non analizza il fenomeno delle partecipate pubbliche mediante l’indagine dell’analisi empirica e di conseguenza non prevede nessuna fase induttiva. Non si fa ricorso a dati primari appositamente raccolti per gli specifici fini della ricerca che si sta conducendo, visto che il Testo Unico in materia di società a partecipazione pubblica è in vigore da Settembre 2016. Gli unici dati presenti nell’elaborato fanno riferimento a dati secondari utili per inquadrare il fenomeno delle partecipate pubbliche, in senso generale. In merito, si evidenzia 5 che diverse sono le banche dati a cui si può fare riferimento sul tema delle partecipate pubbliche in Italia, infatti, al momento in Italia, diversi dipartimenti e organi, per legge, sono tenuti a raccogliere le informazioni sul fenomeno in oggetto, come la Consob, la Corte dei Conti, il Dipartimento del Tesoro (MEF), ed altri. Nel lavoro di tesi è stata presa in considerazione, al fine del recupero di informazioni aggiornate sul fenomeno in oggetto, la banca dati Istat e precisamente il Comunicato del 23 dicembre 2016. Il presente lavoro, mettendo in luce alcune criticità proprie dei gruppi pubblici locali e proponendo alcune possibili soluzioni strumentali, lascia aperti spazi per ricerche future. In particolare, potrebbe essere utile implementare ricerche quantitative sui temi trattati con l’ausilio di questionari e interviste per meglio comprendere le peculiarità e le problematiche che caratterizzano le società partecipate pubbliche, nella percezione degli operatori, in modo tale da mettere in luce i gap informativi maggiormente sentiti. Potrebbe essere interessante indagare in maniera approfondita, sempre con l’ausilio degli operatori, le esperienze degli enti più avanzati in tema di sistemi di programmazione e controllo a supporto della governance. In particolare, sarebbe possibile verificare le condizioni che hanno consentito l’adozione di tali sistemi, per poi focalizzarsi sulle metodologie utilizzate per introdurre i diversi processi e strumenti. Infine sarebbe di sicura utilità il confronto con studiosi ed operatori di altri Paesi, in modo tale da dar vita ad una comparazione a livello internazionale sulle tematiche indagate, verificando le soluzioni adottate in altre realtà e valutandone l’applicabilità al contesto italiano. [a cura dell'autore]
XV n.s. (XXIX)
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Bertuccioli, Gianmarco. "Pianificazione e ottimizzazione del processo produttivo per la costruzione e l'allestimento di superyacht: il caso Ferretti Group." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
Il progetto sostenuto presso Ferretti Group ha il principale obiettivo di mostrare alcune tecniche implementative per il bilanciamento delle stazioni produttive, la determinazione della sequenza delle attività, la distribuzione delle ore, e determinazione del numero di risorse necessarie per il completamento dell’attività produttiva. Nella prima parte dell’elaborato verranno presentati i fondamenti teorici, dove saranno ripercorsi alcuni temi essenziali per l’ambito applicativo. In primis, lo studio del prodotto poiché i prodotti costituiscono l’output principale delle organizzazioni industriali e normalmente la fonte primaria di guadagno; la loro scelta e progetto dovrebbero essere definiti in stretto rapporto con gli obiettivi dell’azienda. In secondo luogo verranno trattate le tecniche di programmazione e controllo di pianificazione. La seconda parte, invece, sarà dedicata al caso pratico Ferretti Group, frutto di uno studio effettuato nei passati sei mesi di tirocinio presso la holding del gruppo. L’oggetto in analisi è la Navetta Custom Line 120’. Il progetto a cui sono stato affiancato ha come obiettivo finale il bilanciamento delle stazioni produttive; partendo da una situazione di analisi di partenza, dunque, il team ha come obiettivo cardine quello di rischedulare il ciclo produttivo della Navetta e determinare la corretta allocazione delle risorse necessarie alla produzione nel minimo tempo disponibile. Il seguente studio nasce dall’accorgimento di elevati fattori di inefficienza del sistema produttivo nella determinazione del numero di risorse e la imprecisa allocazione delle ore lavoro alle fasi di lavorazione. Inoltre, il team si è occupato di eseguire un’analisi dei costi e dei flussi finanziari dell’imbarcazione; per avere un metro di paragone, sono stati confrontati i costi sostenuti durante i cicli produttivi, distinti per voci di costo (manodopera e materiali) con quelli relativi ad altre imbarcazioni relativamente simili.
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CHALAKKAL, VARGHESE KISHORE. "Application of Model Predictive Control in Supply Chain Processes." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2020. http://hdl.handle.net/11566/273217.

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Abstract:
Questa tesi esamina la pianificazione del fabbisogno di materiali Material (Requirements Planning MRP) da una diversa prospettiva, quella delle matrici. L'intero processo viene infatti sviluppato utilizzando una serie di matrici che si evolvono nel tempo in un approccio basato sul sistema tempo-variante. Invece di iterare lungo i livelli della distinta base (materiali), calcoleremo pertanto, simultaneamente, tutti i requisiti dei materiali per tutti i prodotti in un dato momento. Il vantaggio principale di questo approccio è la velocità: possiamo calcolare MPS (Piano Principale di Produzione Master Production Schedule e MRP in pochi secondi. Nello sviluppo di questa idea ci muoveremo all'interno del perimetro di SIOP (Pianificazione vendite, inventario e operazioni (Sales, Inventory, Operations Planning), seguendo un approccio basato sul modello del controllo predittivo. Inizieremo da un'analisi dettagliata dei concetti e delle tecniche di pianificazione della domanda, sviluppando, poi, in dettaglio, i concetti centrali e l'approccio basato sulle matrici per il calcolo del MPS e MRP. Dopo la presentazione del metodo attraverso il suo utilizzo per il calcolo del Piano Principale di Produzione, estenderemo questo approccio al passaggio successivo, cioè alla pianificazione dei fabbisogni di materiali (MRP), dove vedremo come le richieste dei singoli articoli vengono ulteriormente esplose fino ai componenti seguendo la distinta base dell'articolo. In una industria multi-prodotto con prodotti complessi e con componenti che potrebbero far parte di più di un prodotto, questo calcolo, sebbene concettualmente semplice, diventa un lavoro pesantemente complesso. Il cambiamento nella struttura del prodotto, il cambiamento nella distinta dei materiali, l'obsolescenza e l'introduzione di nuovi prodotti complica ulteriormente questo calcolo. Al posto dell'approccio iterativo, ampiamente utilizzato in letteratura corrente e in tutte le attuali applicazioni software, noi utilizzeremo allora un approccio basato sulle matrici. Invece di calcolare il fabbisogno articolo per articolo seguendo i vari livelli della distinta base, la struttura a matrici proposta eseguirà i calcoli per tutti gli articoli, di un determinato periodo di tempo, tutto in una sola volta. Con MPS e MRP calcolati, estenderemo l'approccio a matrice al calcolo dei livelli di inventario e del fabbisogno di capacità produttiva richiesta per soddisfare l'MPS. Durante il calcolo dei livelli di inventario vedremo anche un'applicazione importante e diretta di questo metodo nel calcolo delle scorte. Nel calcolo dei fabbisogni di capacità ci concentreremo, in particolare, su come vengono calcolati i fabbisogni di lavoro diretto con l'utilizzo delle matrici. L'ultima e importante applicazione della modellistica di sistema che vedremo, è nella pianificazione finanziaria, in particolare per la previsione del flusso di cassa.
This thesis analyses the Material Requirements Planning (MRP) from an uncommon perspective of matrices. The whole process is developed using a set of matrices evolving over time in a time variant system approach. Instead of iterating along Bill Of Material (BOM) levels we will simultaneously calculate the materials requirement for all products at any given instance of time. The main advantage of this approach is the speed: we can calculate MPS and MRP in seconds. In the development of this idea we will be following a model predictive control approach, moving along the framework of SIOP (Sales, Inventory and Operations Planning), starting with a detailed analysis of demand planning concepts and techniques. We will then develop in detail the core concepts of the matrix approach to material requirements calculation, starting with Master Production Schedule (MPS). We will extend this approach to the next step, the Material Requirements Planning (MRP) where we will see how the demands for the single items are further exploded down to the components of that item. In a multi-product industry with complex products and with components that could be part of more than one product, this calculation though conceptually simple become a heavily complex job. Change in product structure, change in bill of materials to say it in a more technical term, obsolescence and new product introductions further complicates this calculation. Instead of the iterative approach widely used in literature and all current software applications, we will use a matrix approach here also. Instead of calculating the requirements item per item and then summing it up, the proposed matrix structure will do the calculations for all the items for a specific time period all at once. With the Master Production Schedule and Material Requirements Planning calculated, we will also extend this matrix approach to calculate the inventory levels and capacity requirements. While calculating inventory levels we will also see an important and direct application of this method in calculating the stockouts. In calculation of capacity requirement we will focus specifically on how direct labour requirements are calculated using the matrices. A last and important application of system modelling is in financial planning, especially on a systems approach to stockout forecasting.
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Monachese, Marco. "Creazione di un modello per l'analisi e la simulazione dell'impatto del ritardo produttivo nel Retail mondiale. Il caso Berluti." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
La redazione di questa tesi è frutto dell’esperienza acquisita durante il tirocinio formativo semestrale all’interno del team di pianificazione della produzione presso Manifattura Berluti a Ferrara. Le competenze maturate in merito alla programmazione, coordinamento e controllo d’avanzamento delle dinamiche produttive inerenti a sei fabbricanti esterni, hanno portato ad apprendere nel dettaglio le criticità del settore. Le esigenze di assoluta perfezione del marchio rendono estremamente delicato e difficoltoso l’approvvigionamento di pellami impeccabili e componenti in linea con gli elevatissimi standard qualitativi imposti. Tali criticità possono facilmente innescare ritardi della produzione e generare una riduzione del livello di servizio offerto al cliente. L’obiettivo di questo lavoro sarà quello di analizzare le principali problematiche operative e determinarne per la prima volta, attraverso la creazione di un modello di simulazione, le possibili conseguenze in termini di mancate vendite nel retail mondiale Berluti. L’analisi dei risultati ottenuti, i miglioramenti e gli sviluppi proposti potranno sicuramente costituire un valido supporto nelle decisioni future, nell’ottica di un continuo miglioramento delle attività di pianificazione ed di un’efficienza produttiva sempre più elevata.
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Bellomo, Elisa. "Il disegno di riforma plurilivello nel sistema di contrasto al fenomeno corruttivo e alla maladministration tra pianificazione, controlli e appalti." Doctoral thesis, Università del Piemonte Orientale, 2019. http://hdl.handle.net/11579/115131.

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Abstract:
Il presente studio intende fornire un'analisi dell'impatto determinato dalla riforma sul sistema di regolazione delle misure preventive della corruzione, tanto a livello legislativo quanto amministrativo, in una fase di loro già compiuta maturazione. In particolare, nel primo capitolo è analizzato lo stato dell'arte sulla pianificazione e gestione del rischio a sei anni dall'emanazione della prima legge in materia, unitamente alla scelta di centralizzare, in capo al responsabile della prevenzione e della corruzione, le responsabilità circa la predisposizione e il controllo delle misure di attuazione. Sarà altresì oggetto di indagine la scelta di istituire un'autority dai poteri rafforzati nella materia della corruzione (ANAC), attribuendo alla stessa ampi margini di incidenza nell'attività organizzativa delle pubbliche amministrazioni e di regolazione nella materia degli appalti. Nel secondo capitolo è analizzata l'evoluzione della disciplina appalti e le scelte legislative volte a riordinare complessivamente la materia, con il fine di prevenire il fenomeno corruttivo in uno dei settori maggiormente esposti e a rischio. Nel terzo capitolo, viene approfondito il tema della valenza giuridica delle linee guida emanate: in particolare, si approfondiranno quindi le ragioni, e le conseguenze, poste a fondamento della scelta del legislatore di attribuire nuovi poteri a tale autorità, che non si limita solo a fornire suggerimenti con valenza di indicatori di buone prassi, ma adotta atti con valenza para normativa. Registrando in tale scelta un'ulteriore conferma del fenomeno già in passato qualificato come "fuga dal regolamento", ci si soffermerà sulla collocazione degli atti di regolazione flessibile nel sistema delle fonti del diritto. Ulteriore approfondimento, nell'ultimo capitolo finale, è dedicato al ruolo delle autorità tradizionalmente poste a presidio del sistema della legalità nelle pubbliche amministrazioni, con funzioni principalmente repressive delle pratiche corruttive: si andrà, nel presente studio, ad analizzare ulteriori ambiti di intervento delle magistrature contabile e amministrativa, evidenziando altresì le sinergie sempre più marcate tra i distinti ruoli e le azioni di contrasto della magistratura della Corte dei conti, del Giudice amministrativo e di ANAC, in particolare nella materia appalti.
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Ficociello, Beatrice. "Sviluppo e Implementazione di un Modello di Pianificazione nel Settore del Dispensing: il Caso ADS2 Ltd." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Il progetto ha avuto come obiettivo quello di generare un modello di pianificazione della produzione all’interno di un contesto aziendale in forte mutamento. La particolarità della situazione è dipesa principalmente dal fatto che l’azienda presa in oggetto avesse appena subito una rilocalizzazione, e fosse appena nata dalla fusione di due aziende preesistenti. Viste queste premesse, è stato necessario ricreare da zero tutti i processi aziendali, ridisegnandoli in modo che aderissero nella maniera migliore possibile al nuovo contesto, rendendoli robusti, affidabili ma soprattutto standardizzati. Tra questi ovviamente si pone il processo di pianificazione e controllo della produzione, il quale al momento dell’inizio del progetto non esisteva. Contestualmente a ciò, il Gruppo di cui fa parte l’azienda ADS2 Ltd, ha iniziato un processo di migrazione verso un nuovo ERP: Microsoft Dynamics 365. La sede del progetto pilota è stata proprio ADS2 Ltd, prima azienda del gruppo a subire questo cambiamento. È naturale quindi che il modello di pianificazione della produzione andasse sviluppato proprio all’interno dell’ambiente di Dynamics 365. Così facendo, sarà possibile in futuro replicare il modello tramite l’ERP anche nelle altre aziende del gruppo, nel momento in cui avverrà anche per loro la migrazione al nuovo sistema. Oltre a ciò, il modello di pianificazione dovrà abilitare il pianificatore a gestire in maniera accurata, dinamica e flessibile gli ordini pianificati suggeriti dall'MRP, a studiare i carichi di lavoro e le capacità, a gestire le urgenze, a schedulare le operazioni, ed infine controllare lo shopfloor.
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Nicolosi, Rosario. "Valutazione di affidabilità e adeguatezza per la pianificazione di sistemi e distribuzione multi-microrete. Dispacciamento ottimo delle risorse nell'esercizio di microreti autonome." Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/1101.

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l attività di ricerca svolta si articola in due filoni. Il primo è attinente allo sviluppo di strumenti innovativi di valutazione dell affidabilità e dell adeguatezza di reti di distribuzione multi-microrete utili nell ambito dellapianificazione di Smart Grids Multi-microrete. Requisiti sempre più stringenti posti dagli enti regolatori nazionali sulla riduzione della durata e della frequenza delle interruzioni (già con la Delibera 333/072 dell Autorità per l Energia Elettrica ed il Gas -AEEG- in Italia), accanto alla spinta verso l implementazione di nuovi scenari complessi di gestione delle reti, pongono fortemente la necessità che la ricerca si orienti verso l estensione delle metodologie tradizionali di calcolo analitico dell affidabilità ai nuovi paradigmi della distribuzione con l affinamento di nuovi e idonei strumenti di analisi. Il secondo filone, attinente piuttosto al perseguimento di obiettivi di efficienza e limitazione delle emissioni inquinanti è relativo all esercizio di microreti, in linea con le politiche internazionali di gestione dei sistemi elettrici. Ci si è occupati dell ottimizzazione del dispacciamento delle risorse di produzione ed accumulo presenti in una microrete. La procedura di ottimizzazione si basa sull utilizzo del SALHE-EA (acronimo di Self-Adaptive Low-High Evaluation Evolutionary Algorithm). In particolare, l obiettivo è quello di individuare i set-point ottimali dei generatori programmabili e dei sistemi di accumulo al fine di minimizzare i costi di funzionamento e manutenzione dei generatori stessi, riducendo al contempo le emissioni inquinanti da questi prodotte ed assumendo che tutta la potenza disponibile dalle fonti di energia rinnovabile fosse iniettata nella Microrete o accumulata per essere in seguito fornita secondo un apposita strategia di gestione delle unità di accumulo.
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Gozzi, Francesca. "Il Project Management nelle aziende che producono su commessa in ambito Energy: Planning e Progress Monitoring, il caso Rosetti Marino Spa." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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La presente tesi nasce come lavoro redatto in seguito a un periodo di stage svolto presso l’azienda Rosetti Marino SpA. L’obiettivo che si prefigge questo elaborato è quello di descrivere ed analizzare le tecniche di Project Management (in particolare il Planning e il Progress Monitoring) applicate dall’azienda nella realizzazione dei propri progetti. Il Project Management è definito come l’applicazione alle attività di un progetto delle conoscenze e tecniche per raggiungere i requisiti progettuali di tempo, costo, qualità e scopo, e viene adottato frequentemente dalle aziende per la gestione di progetti interni ed esterni. Se un’azienda vuole crescere nell’attuale contesto competitivo deve essere capace di innovare e innovarsi: il Project Management permette di innovare attraverso il miglioramento delle performance di impresa. L'elaborato si concentra sull’applicazione del Project Management nelle società EPC, ovvero società che assumono il ruolo di General Contractor nel fornire a terzi servizi integrati di Engineering, Procurement and Construction. Nello sviluppo della tesi viene fornita una panoramica delle tecniche e conoscenze necessarie. Si inizia da un approfondimento delle caratteristiche del Project Management e delle teorie che sono alla base della sua versatilità di applicazione. Si prosegue con l’introduzione del concetto di business EPC e delle sue peculiarità. Si arriva infine alla declinazione di quanto visto nelle sezioni precedenti all’interno dell’azienda Rosetti Marino, leader in Ingegneria e Costruzioni nel settore Energy (Oil & Gas). In questa sezione ci si concentra sull’analisi degli strumenti adottati durante le fasi di pianificazione e controllo dell’avanzamento del Tyra Redevelopment Project a cui Rosetti Marino ha preso parte come Contractor EPC per la realizzazione del Living Quarter TEH, destinato al complesso offshore di produzione di gas naturale Tyra East situato nel tratto di Mare del Nord appartenente alla Danimarca.
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Borges, Leonardo Beraldo de Ornellas. "Corrup??o urban?stica: expans?o urbana, controle sobre o territ?rio e interfer?ncia sobre a cidadania." Pontif?cia Universidade Cat?lica de Campinas, 2018. http://tede.bibliotecadigital.puc-campinas.edu.br:8080/jspui/handle/tede/1094.

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Abstract:
Submitted by SBI Biblioteca Digital (sbi.bibliotecadigital@puc-campinas.edu.br) on 2018-05-07T12:59:46Z No. of bitstreams: 1 LEONARDO BERALDO DE ORNELLAS BORGES.pdf: 19548057 bytes, checksum: e8942746d634b7af9b01999e7c3cfb3b (MD5)
Made available in DSpace on 2018-05-07T12:59:46Z (GMT). No. of bitstreams: 1 LEONARDO BERALDO DE ORNELLAS BORGES.pdf: 19548057 bytes, checksum: e8942746d634b7af9b01999e7c3cfb3b (MD5) Previous issue date: 2018-02-20
This paper seeks to assist in the understanding of urban planning processes in Brazilian cities. Therefore, it intends to investigate certain mechanisms which are inserted in planning systems designs and may increase the corrupts transactions in those environments. Through a literature review, seeks to outline elements which would contribute to this dynamic. By an attempt to contextualize forms of territorial control in Brazil, it seeks to understand how ties between state and private actors would operate in the cities. In addition, it discusses how the efficiency of instances of social participation in urban planning processes can be affected by land-use corruption. The work is structured through a case study, which analyzed the dynamics of a urban planning system in a city between 1985 and 2016. Through the survey of the urban legislation and the identification of the actors involved in the processes of urban expansion in the period, it was possible to establish how some elements found in the literature allowed grant of privileges in these processes.
Il presente lavoro cerca di aiutare nella comprensione dei processi di pianificazione e gestione nelle citt? brasiliane. In questo senso, cerca di investigare determinati meccanismi che, inseriti nei sistemi di pianificazione, possono potenzializare le transazioni corrotte in questi ambienti. Attraverso una revisione della letteratura sulla corruzione urbanistica, cerca di delineare quali elementi potrebbero contribuire a questa dinamica. Attraverso uno sforzo per contestualizzare le modalit? di controllo territoriale in Brasile, si cerca di capire come i legami tra attori statali e privati opererebbero nelle citt?. Inoltre, si discute di come l?efficienza delle istanze di partecipazione sociale nei processi di pianificazione e gestione territoriale possa essere influenzata dalla corruzione urbanistica. Per questo, il lavoro ? stato strutturato attraverso un caso di studio, che ha analizzato le dinamiche di un sistema di pianificazione e gestione in una citt? dall?interno dello stato di San Paolo nel periodo 1988-2016. Attraverso il rilevamento della legislazione urbana e l?identificazione degli attori coinvolti nei processi di espansione urbana nel periodo, ? stato possibile stabilire come alcuni elementi trovati in letteratura consentissero l?ottenimento di privilegi in questi processi.
O presente trabalho procura auxiliar na compreens?o de processos de planejamento e gest?o urban?sticos das cidades brasileiras. Neste sentido, procura investigar determinados mecanismos, que inseridos em desenhos de sistemas de planejamento, podem potencializar transa??es corruptas nestes ambientes. Busca, por meio de uma revis?o da literatura que trata da corrup??o urban?stica, delinear quais elementos contribuiriam para esta din?mica. Por meio de um esfor?o para contextualizar modos de controle do territ?rio no Brasil, procura entender de que forma la?os entre atores estatais e privados operariam nas cidades. Al?m disso, discute de que maneira a efici?ncia de inst?ncias de participa??o social nos processos de planejamento e gest?o pode ser afetada pela corrup??o urban?stica. Para isso, o trabalho foi estruturado por meio de um estudo de caso, que analisou a din?mica de um sistema de planejamento e gest?o em um munic?pio paulista durante o per?odo de 1985-2016. Atrav?s do levantamento da legisla??o urban?stica e da identifica??o dos atores participantes nos processos de expans?o urbana no per?odo, foi poss?vel estabelecer de que maneira alguns elementos encontrados na literatura, possibilitaram a obten??o de privil?gios nestes processos.
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d‘Alessandro, Erminia, Gabrio Celani, and Sergio D'Elia. "Il progetto delle aree rurali come momento di controllo del paesaggio." Thesis, 2014. http://hdl.handle.net/10955/530.

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CANTELE, SILVIA. "Gli indicatori di performance nel processo di pianificazione e controllo della responsabilità sociale d'impresa." Doctoral thesis, 2006. http://hdl.handle.net/11562/338823.

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Abstract:
Il tema della Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI) è recentemente tornato ad essere di grande attualità. A partire dalla fine degli anni Novanta, si è assistito infatti ad un proliferare di iniziative e strumenti destinati alla sensibilizzazione delle imprese e al sostegno delle loro buone pratiche; in ambito dottrinale si è ricominciato a scrivere e a discutere sull’argomento, molto spesso anche con un approccio pragmatico, mirato in particolare alla trattazione del tema della rendicontazione sociale e della gestione aziendale della responsabilità sociale. Analizzando la letteratura di riferimento, tuttavia, si scopre come molti problemi fossero già emersi e molte riflessioni fossero già state fatte sul tema, fin dalle prime pubblicazioni degli anni Sessanta e Settanta. In particolare, da una preliminare analisi degli studi anglosassoni sulla Corporate Social Responsibility si è notata un’ampia varietà di approcci, dei quali, però, alcuni si sono rivelati più adatti a costituire l’impostazione teorica di fondo della responsabilità sociale in ottica economico-aziendale. Si allude in particolare tre filoni teorici che, pur essendo concettualmente e formalmente distinti si connotano per avere un approccio strategico e manageriale alla responsabilità sociale d’impresa. Nel primo capitolo, pertanto, si è ritenuto di dover costruire la base teorica di riferimento della RSI in ottica strategica riassumendo i tratti salienti delle seguenti teorie:  la Corporate Social Responsiveness  la Corporate Social Performance  la Stakeholder Theory Il più profondo dibattito sulla RSI divide i sostenitori della stessa da coloro che categoricamente la rifiutano; la scelta di trattare il filone di studi strategici sulla RSI è dovuta alla convinzione di poter superare questa prima antitesi con la dimostrazione dell’attinenza del tema alle problematiche economico aziendali, ovvero dell’attinenza della responsabilità sociale agli aspetti di gestione dell’impresa. L’idea di fondo è pertanto quella di riconoscere alla RSI una valenza strategica, e di poter annoverare le strategie sociali tra le altre strategie a livello aziendale, attribuendo alla gestione delle relazioni con gli stakeholder un ruolo che pervade tutti gli aspetti dell’operatività dell’azienda; non si tratta, pertanto, di incorporare forzatamente nella gestione dell’impresa una serie di valori, di principi e di obiettivi che non le sono propri, ma di scoprire come una consapevole impostazione dei rapporti con l’ambiente di riferimento possa costituire per l’impresa un vantaggio competitivo e possa contribuire, attraverso una gestione di qualità, al raggiungimento della fondamentale finalità dell’impresa di perdurare in condizioni di equilibrio economico. A questo punto, la considerazione della rilevanza della Responsabilità Sociale d’Impresa appare, a nostro avviso, se non auspicabile quanto meno condivisibile. Il concetto che meglio si adatta a questo approccio è quello di Corporate Social Responsiveness, ovvero di “sensitività”, di “rispondenza” sociale: l’impresa che vuole gestire i rapporti con il suo ambiente di riferimento deve sviluppare questa sensibilità a cogliere le istanze che da esso provengono e a mediare i suoi imprescindibili obiettivi con le aspettative degli stakeholder; per fare ciò l’impresa deve approntare al suo interno una serie di processi di gestione, di strumenti che le permettano di instaurare un proficuo dialogo con l’ambiente esterno. Come si può facilmente notare, il concetto è ben lontano dall’originario significato di responsabilità sociale come obbligazione, come dovere morale dell’impresa di rispettare valori la cui individuazione è, a questo livello - così generico - difficilmente attuabile. Se l’impresa è chiamata a rispettare dei principi di fondo, è importante che questi scaturiscano dal concreto interagire con i suoi interlocutori: ecco allora che la Stakeholder Theory costituisce in termini descrittivi, normativi e strumentali la matrice teorica di riferimento, individuando quali sono i soggetti verso cui l’impresa è responsabile. La teoria degli stakeholder ha contribuito a definire una nuova visione dell’impresa, da “scatola nera” di trasformazione di input in output a centro di molteplici relazioni con tutti coloro che, per dirla con Freeman, “influenzano o sono influenzati dal raggiungimento degli obiettivi di un’organizzazione-impresa”. L’impresa necessita di risorse per lo svolgimento dell’attività, e di ottenere consenso e legittimazione al suo agire; in mancanza di ciò finisce con il compromettere la sua stessa capacità di creare valore economico. La responsabilità sociale d’impresa, pertanto, non è semplicemente un vincolo all’equilibrio economico: è un arricchimento della finalità dell’impresa che, se correttamente percepito può trasformarsi anche in vantaggio competitivo. Il passaggio successivo diviene pertanto quello di incorporare la RSI in tutta la gestione aziendale, dalle strategie fino all’attività operativa, dalla pianificazione alla misurazione e rappresentazione dei risultati raggiunti. L’incorporazione degli obiettivi sociali nell’impresa comporta necessariamente un diverso approccio alla misurazione della performance: i modelli di Corporate Social Performance si sono occupati di ciò fin dagli anni Ottanta, evidenziando innanzitutto la pervasività della responsabilità sociale, che si può rappresentare e misurare a livello di principi, di processi e di risultati concreti. Il filone della Corporate Social Performance riesce pertanto a conciliare l’approccio di responsabilità sociale basato sui valori e quello che, più pragmaticamente, mette in luce l’esigenza per l’impresa di dotarsi di processi e di strumenti per gestirla in ottica strategica. Se principi, processi e risultati sono ugualmente rilevanti, allora l’impresa deve ricorrere a diversi strumenti, di volta in volta finalizzati a: valutare la coerenza dei principi di RSI con la mission e le strategie, esplicitare le fasi dei processi e le attività da porre in essere per implementare la RSI, misurare e rendicontare la performance sociale, ovvero il grado di attuazione delle politiche sociali nell’ambito delle relazioni con gli stakeholder. Le strategie sociali comprendono pertanto gli obiettivi relazionali dell’azienda con i suoi stakeholder, e la misurazione delle performance diviene i tal senso uno dei momenti del più ampio processo di pianificazione e controllo delle strategie stesse. Ecco allora che la letteratura di riferimento nell’ambito della Corporate Social Responsibility si intreccia con gli studi che si sono occupati di dare un contenuto alle strategie sociali d’impresa e di classificarle sulla base di molteplici aspetti, quali ad esempio il diverso grado di reattività dell’impresa alle sollecitazioni del suo ambiente di riferimento, le categorie di stakeholder a cui le strategie si rivolgono e la tipologia di scambi di cui si compone la relazione con essi, la tipologia di problematiche sociali da monitorare e il tipo di organizzazione aziendale che si dimostra più adatta a ciò, o, infine, le strategie di influenza che gli stakeholder possono porre in essere per ottenere soddisfazione delle loro attese nei confronti dell’impresa. Dopo aver ribadito la rilevanza strategica della RSI e aver espresso i possibili contenuti sociali incorporabili negli obiettivi dell’impresa, si è ritenuto di dover trattare le modalità e gli strumenti di implementazione delle strategie sociali stesse. Il secondo capitolo è pertanto dedicato all’analisi di alcuni strumenti proposti nell’ambito della responsabilità sociale d’impresa, organizzati secondo l’approccio teorico della Corporate Social Performance (CSP). Partendo dall’osservazione della varietà di modelli e strumenti di riferimento, si è ritenuto infatti di procedere con una proposta di tassonomia che vede distinti:  dichiarazioni di principi e di valori;  standard di processo per la gestione della RSI;  standard di rendicontazione, sia in termini di processi che di contenuti. La tassonomia ricalca la tripartizione principi-processi-risultati che caratterizza la CSP e inoltre corrisponde a grandi linee ad altre proposte di classificazione degli strumenti di RSI recentemente formulate in dottrina. Le dichiarazioni di principi e di valori sono quei documenti, quali ad esempio il Global Compact ONU, le linee guida OCSE per le imprese multinazionali, le convenzioni ILO, che contengono alcuni principi fondamentali sul rispetto dei diritti umani, dell’ambiente, dei diritti dei lavoratori, sulla lotta alla corruzione - per citarne solo alcuni - a cui le imprese sono chiamate ad aderire. Tali dichiarazioni di principi, oltre alla valenza intrinseca di sensibilizzazione delle imprese e di promozione delle buone prassi, possono dare utili suggerimenti sulla costruzione di strumenti interni aziendali quali la carta dei valori o il codice etico, o sull’incorporazione di obiettivi sociali nella mission. Questi strumenti interni aziendali caratterizzano quel livello di implementazione della RSI che nel capitolo 4 è stato ripreso e definito come “strategico”, proprio perché di competenza del vertice aziendale e finalizzato alla creazione e diffusione nell’azienda di un’autentica cultura della responsabilità sociale. La seconda categoria di strumenti accoglie invece i cosiddetti “standard di gestione”, che sostanzialmente svolgono la medesima funzione dei sistemi di gestione della qualità: trattasi infatti di una serie di norme, anche di tipo organizzativo e procedurale, il cui rispetto può comportare per l’impresa un riconoscimento esterno, una sorta di certificazione di qualità sociale. Nell’ambito di tale categoria se ne sono presentati due in particolare: la norma SA 8000 e il modello Q-RES. La norma SA 8000 è sostanzialmente uno strumento mono-stakeholder, trattando esclusivamente del rapporto con i lavoratori dipendenti; di fatto, però, assume rilevanza per il meccanismo, in essa contenuto, di ottenimento della certificazione sociale, che richiede la definizione e implementazione di un sistema di gestione. Il sistema di gestione SA 8000 sottolinea la necessità per l’impresa di dotarsi di una politica della responsabilità sociale, di sistemi di pianificazione, implementazione e controllo della stessa, e di un adeguato piano di rilevazione e comunicazione delle attività sociali poste in essere. Il modello Q-RES stimola l’azienda a gestire la responsabilità sociale come un processo, che partendo dalla visione etica e passando attraverso alcuni strumenti di attuazione e controllo, giunge alla rendicontazione sociale e alla verifica esterna. I diversi strumenti di Q-RES si ricompongono nell’unitario processo, finalizzato al raggiungimento dell’eccellenza nella gestione della RSI. La considerazione della RSI come processo porta con sé anche la positiva conseguenza di far emergere il vero ruolo della rendicontazione sociale: il bilancio sociale non viene più visto pertanto come fine in sé, ma diviene un mezzo, uno strumento informativo sulla gestione aziendale e uno strumento di comunicazione con gli stakeholder. Tra i modelli che si occupano dei processi di rendicontazione, inseriti nella terza categoria di strumenti, spiccano il modello AA 1000 e il modello della Copenhagen Charter. Il modello AA 1000 esprime le fondamentali fasi di cui si compone il processo: pianificazione, rilevazione, controllo e rendicontazione; ciascuna fase è integrata nel più ampio contesto dei processi di gestione aziendale e si caratterizza per opportune modalità di coinvolgimento degli stakeholder, in termini di fissazione degli obiettivi, di raccolta delle informazioni e di espressione di un giudizio sui risultati aziendali e sulla qualità del reporting sociale. Il modello della Copenhagen Charter, invece, sottolinea la rilevanza strategica della rendicontazione sociale; un costante dialogo con gli stakeholder permette di accorciare i circuiti di risposta dell’azienda agli eventi esterni, senza attendere che tali accadimenti siano rilevati dagli strumenti contabili tradizionali, nel momento in cui determinano conseguenze in termini di risultati economico-finanziari. In quest’ottica, pertanto, i contenuti della rendicontazione sociale devono essere rivisti, per accogliere al loro interno la misurazione delle performance sociali; il controllo delle strategie sociali, infatti, richiede parametri ad hoc, utilizzabili sia per finalità interne di gestione, che per scopi di comunicazione e relazione con gli stakeholder. Nel panorama degli standard di contenuto della rendicontazione sociale non è tuttavia molto diffuso l’utilizzo di indicatori di performance: tra i pochi esempi in tal senso si sono riscontrati il modello GRI e il Social Statement del progetto CSR-SC del Ministero del Welfare italiano; in entrambi i casi è stato analizzato il contenuto del modello, soprattutto con riferimento agli indicatori sociali proposti. Ciascuna azienda può, evidentemente, ipotizzare una propria lista di indicatori rilevanti, sulla base delle caratteristiche specifiche dell’operatività aziendale e dei propri stakeholder; tuttavia, nell’ambito della rendicontazione sociale, si ritiene di dover ribadire l’importanza di un livello minimo di standardizzazione degli indicatori. In assenza di uniformità sulle denominazioni e sui contenuti degli indicatori, il report sociale fallisce il suo fondamentale scopo di permettere agli stakeholder di esprimere un giudizio effettivo sulla responsabilità sociale dell’impresa, non rendendo possibile il confronto delle sue performance nel tempo e nello spazio. La ricerca degli indicatori sociali si è pertanto spostata dagli standard di riferimento alla prassi di rendicontazione: nel terzo capitolo della tesi si sono riportati gli esiti di una ricerca empirica effettuata sui report sociali delle società quotate italiane. La finalità della ricerca è stata quella di presentare un’elencazione di possibili indicatori di performance sociale, attraverso la raccolta e sistematizzazione di tutti quelli riscontrati nei bilanci sociali e di sostenibilità analizzati. La ricerca dei bilanci sociali è stata effettuata su internet; sono stati visitati i siti di tutte le società quotate italiane (277 società al 1 dicembre 2005), dai quali si sono riscontrati solamente 32 casi di bilanci sociali e di sostenibilità . Dalla lettura dei bilanci è stato possibile estrapolare gli indicatori sociali utilizzati da ciascuna società nel report; con il termine di indicatori sociali si sono intese, in questa sede, tutte quelle informazioni quantitative (monetarie e non, espresse in numero e in percentuale) inserite nel report a complemento delle informazioni discorsive, anche sotto forma di tabelle e grafici. Nella fase successiva, gli indicatori raccolti per ciascuna società sono stati resi uniformi, quanto a denominazioni e contenuto, e sono stati inseriti in alcune tabelle di sintesi, dalle quali è stato possibile estrapolare la frequenza con cui tali indicatori sono presenti nei diversi bilanci analizzati. Nelle tabelle di sintesi gli indicatori sono stati organizzati sulla base delle categorie, corrispondenti ai diversi stakeholder di riferimento, e all’interno delle categorie sono stati suddivisi per aspetto, ovvero per tipologia di problematica sociale (ad esempio, nella categoria delle risorse umane, gli aspetti possono essere la formazione, la salute e sicurezza, la remunerazione ecc.). L’analisi empirica ha evidenziato lo scarso livello di standardizzazione che caratterizza la prassi di rendicontazione sociale in Italia; gli indicatori utilizzati dalle società quotate italiane sono moltissimi, ma spesso dietro a denominazioni diverse si nascondono identici contenuti o misurazioni di performance analoghe, che tuttavia difficilmente esprimono tutto il loro potenziale informativo, nel momento in cui non sono chiaramente comprensibili e soprattutto confrontabili. Il processo di omogeneizzazione degli indicatori è stato pertanto piuttosto laborioso, ma ha comunque portato all’ottenimento del prodotto atteso: un elenco di indicatori di performance sociale che si prestano non solo ad essere inseriti nella rendicontazione sociale, ma anche ad essere utilizzati come strumenti di misurazione e controllo della responsabilità sociale dell’impresa. Nel quarto capitolo sono state infatti riprese le problematiche di implementazione delle strategie sociali, non più dal solo punto di vista dei modelli e degli strumenti utilizzabili in tal senso dalle imprese, ma con specifico riferimento ai processi di pianificazione e controllo. Il processo di pianificazione e controllo della RSI parte dalla mission aziendale, attraverso l’inserimento in essa del fondamentale obiettivo di equilibrio relazionale con gli stakeholder. Dalla mission discendono le strategie sociali, che si possono scomporre in politiche sociali verso le diverse categorie di stakeholder (ad esempio, politica dei dividendi verso gli azionisti, politica di pari opportunità nei confronti del personale). Le politiche sociali a loro volta si declinano in obiettivi sociali specifici, il cui raggiungimento può essere misurato e monitorato attraverso opportuni parametri, ovvero indicatori di performance sociale. L’individuazione degli specifici obiettivi, ovvero degli aspetti rilevanti nella relazione dell’impresa con le diverse categorie di stakeholder, ha permesso di effettuare una scrematura degli indicatori di performance rilevati nel terzo capitolo, selezionando quelli che appaiono più significativi rispetto agli obiettivi posti. Tali indicatori sono stati inseriti nell’ambito di un sistema di misurazione delle performance, che a sua volta è scaturito dalla fusione di alcune proposte dottrinali nell’ambito della Corporate Social Performance e degli studi di pianificazione e controllo strategico. Il set di indicatori proposto, tuttavia, non ha alcuna pretesa di esaustività, né tanto meno di risoluzione della complessa problematica della misurazione delle performance sociali, ma ci permette di fare alcune osservazioni conclusive:  nel momento in cui si riconosce la rilevanza strategica per l’impresa del rapporto con gli stakeholder, nasce l’esigenza di un processo di gestione consapevole della responsabilità sociale;  tale processo deve necessariamente avvalersi di strumenti ad hoc, tra i quali spiccano in particolare gli strumenti relazionali quali il bilancio sociale e il bilancio di sostenibilità;  poiché non si può gestire ciò che non si conosce, anche gli strumenti di misurazione e reporting interno devono focalizzarsi sugli oggetti specifici del rapporto impresa-stakeholder;  infine, la responsabilità sociale deve pervadere tutta l’organizzazione, dai vertici fino ai livelli più operativi; questo significa che anche i sistemi di valutazione e incentivazione devono essere ripensati in termini di obiettivi sociali attribuibili alle funzioni aziendali e ai singoli manager. La misurazione delle performance sociali ai diversi livelli dell’organizzazione potrebbe in particolare suggerire la costruzione di una balanced scorecard sociale; si ritiene che la proposta di un set di indicatori possa essere un primo passo in questa direzione. Infine, con riferimento alla rendicontazione agli stakeholder, e quindi verso l’esterno dell’impresa, si ritiene che gli indicatori di performance possano arricchire gli standard di contenuto esistenti, contribuendo in tal senso a diffondere una cultura del bilancio sociale come strumento di vera comunicazione, non solo di pura immagine.
The thesis deal with the implementation of corporate social responsibility in planning and control processes. After a review of the main theories concerning the corporate social responsibility and the social strategy of the firm, the social reporting process is treated, with reference to main international and national standards of sustainability management and reporting (e.g. GRI, GBS). The empirical research presented in chapter three is aimed at showing the large variety of social and environmental indicators used in social reporting by a sample of big Italian firms: the sample is formed by all Italian listed companies with a social, environmental or sustainability report published in their website. The last chapter contains the conclusion on the empirical research, and a proposal of management process in terms of social responsibility implementation; in particular an hypothetical set of performance indicators is presented as a mean to measure, report and control the social responsibility of firms.
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Malizia, Lidia. "I sistemi contabili emergenti nell'ambito dei modelli di pianificazione, programmazione e controllo negli atenei italiani." Thesis, 2006. http://hdl.handle.net/10955/227.

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PORRETTA, DANIELE. "Pianificazione di strategie di controllo della zanzara Ochlerotatus caspius in Nord Italia attraverso un approccio genetico-molecolare." Doctoral thesis, 2008. http://hdl.handle.net/11573/504368.

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OLCUIRE, SERENA. "Sex Zoned! Geografie del sex work e corpi resistenti al governo dello spazio pubblico." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1279514.

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Abstract:
La tesi si interessa alla dimensione spaziale della prostituzione di strada, prendendo le mosse da tre motivazioni principali: il fatto che la presenza del sex work ci interroga sulla dimensione di genere dello spazio urbano; il fatto che la rimozione dei corpi delle sex workers dalle strade delle città italiane ci interpella sulla concezione e sul governo dello spazio pubblico nella sua interezza e sulla cultura civica urbana attuale che esso esprime; il fatto che le sex workers che esercitano in strada sono spesso testimonianza di una marginalità che nasce nella dimensione economica e sociale, ma può essere contrastata o amplificata nella dimensione spaziale. Chi si occupa di pensare lo spazio, dunque, ha il dovere di interrogarsi sul ruolo fondamentale che esso può avere nelle traiettorie di emancipazione, affermazione o marginalizzazione di chi lo vive. Il primo capitolo problematizza le pratiche di gestione e rimozione della prostituzione di strada come forme di governo spaziale. La ricognizione di studi portati avanti sul tema, in particolar modo nell’ambito anglosassone della geografia critica, e l’analisi delle politiche europee e italiane in materia hanno evidenziato come tale politiche sembrino essere riconducibili a due paradigmi di governo principali, quello del contenimento e quello dell’esclusione. Entrambi i paradigmi ottengono la rimozione dei corpi indesiderati e inopportuni dalla vista di un certo tipo di cittadinanza, ma attraverso due azioni nettamente diverse: la prima legittima, la seconda vieta. Il caso italiano, inoltre, ha poi evidenziato come l’esclusione spaziale si espliciti in particolar modo nelle politiche legate alla retorica del decoro e nell’uso delle ordinanze sindacali come strumento di governo del territorio. Sempre rispetto al caso italiano, la tesi problematizza la costruzione del discorso predominante sulla prostituzione (alimentato da una parte della letteratura prodotta sull’argomento) per il suo effetto di negazione delle sex workers in quanto soggetti di diritto. In estrema sintesi, il mancato riconoscimento di una loro agency sembra essere strumentale alla legittimazione di due diversi livelli di politiche: le strategie messe in atto per la difesa dei confini nazionali dalle migrazioni indesiderate e quelle per un’epurazione dello spazio pubblico in nome del decoro di cui sopra. Attraverso una riflessione sulle resistenze, sui concetti di strategie e tattiche e sulle tecniche di produzione spaziale messe in atto dalle sex workers, emerge la necessità di una nuova lettura, interpretazione e rappresentazione delle loro geografie. Il secondo capitolo esplora l’intersezione tra diversità, sicurezza e femminismi, ma partendo dalla convinzione che alla “diversità” siano ascrivibili anche quelle soggettività o quelle pratiche che consideriamo inquietanti, disturbanti, perturbanti (nonostante siano legali, come il sex work). La questione del rapporto tra progettazione e diversità è significativamente sviluppata dai contributi degli studi di genere e queer alla critica a una pianificazione “classica”, focalizzata su un utente della città teoricamente neutro, ma evidentemente connotato dal punto di vista di genere, razza e reddito: contributi sia in termini di individuazione dei caratteri normativi ed escludenti della disciplina della pianificazione, ma anche di suggerimenti di possibili passi nella direzione di una città che accolga la diversità di corpi e usi dello spazio come base della convivenza urbana. La tesi segnala come i tentativi più istituzionali di governo dello spazio pubblico con un’attenzione al genere si muovano su un terreno insidioso, concentrandosi sempre più spesso sul legame tra femminile e sicurezza, e correndo il rischio di formulare politiche ulteriormente escludenti nei confronti di comportamenti considerati extra-normativi (e dunque non considerati meritevoli di sicurezza). La conseguenza indiretta di tali politiche sembra essere l’autodisciplinamento di alcune soggettività: invece di elaborare una città a misura di donne, si suggerisce alle donne come diventare a misura di città. Una via per esorcizzare tali pericoli sembra essere quella di confrontarsi con i contributi elaborati dai movimenti transfemministi queer italiani. La riflessione formulata da molti segmenti di tali movimenti, che evidenzia il carattere dello spazio pubblico come palcoscenico di conflitti aventi come posta in gioco l’appropriazione simbolica e l’uso dello spazio stesso, ha lucidamente intuito la pericolosa deriva delle strategie di governo urbano che si stanno tacitamente imponendo in Italia. Il terzo capitolo si concentra su un’analisi del cosiddetto Daspo urbano, il nuovo strumento di gestione della sicurezza urbana proposto dal noto Decreto Minniti, e della concezione di spazio pubblico che esso sottende. Il tipo di misure e sanzioni e di luoghi in cui possono essere applicate sembra essere volto all’epurazione dagli spazi dei flussi urbani dei soggetti che, pur non avendo commesso reati, sono da considerarsi scomodi per la loro stessa presenza. Un’analisi a mezzo stampa ha permesso di evidenziare come il Decreto stia venendo recepito dalle amministrazioni dei comuni italiani e ha confermato come esso si stia rivelando uno strumento estremamente efficace: per un lato, il suo meccanismo di funzionamento non lascia segni evidenti, se non l’assenza del corpo che ha permesso di rimuovere; per l’altro, la sua estrema versatilità permette di ridefinire continuamente i confini delle aree in cui è applicabile, o i segmenti di popolazione che può colpire. Questa parte del lavoro si chiude con una riflessione sullo spazio pubblico, descrivendo la declinazione che esso sta assumendo nella contemporaneità: nettato e iperfunzionalizzato per una valorizzazione ottimale, in una città epurata progressivamente dei suoi luoghi per qualsiasi uso non basato sul consumo. Come è stato poi confermato dal lavoro di campo, sono spesso invece gli spazi non “imbrigliati”, non normati, a rivelarsi luoghi di libertà per le pratiche che sfidano alcune relazioni di potere istituzionalizzate nella società, la cui rimozione ci impedisce di coglierne contraddizioni e ingiustizie. La ricerca si è proposta di strutturare una riflessione sul ruolo dello spazio e della sua gestione in un fenomeno complesso come quello del sex work di strada. Per far ciò ha interpellato, direttamente o indirettamente, alcune delle diverse soggettività coinvolte dal fenomeno, (clienti, sex workers, residenti) provando a far emergere la dimensione spaziale delle loro testimonianze. Il lavoro di campo vede un’analisi dell’articolazione degli spazi (pubblici) del sex work nella città di Roma, cercando di delineare le caratteristiche di tali spazi, e come questi si generino nei luoghi all’intersezione fra discrezione e visibilità, fra isolamento e flussi di passaggio costante, ma anche come le geografie del sex work si distribuiscano per nazionalità e connotati socio-economici del quartiere. Tale analisi è integrata dal sistematico monitoraggio dei materiali di un forum, lo spazio in cui i clienti si scambiano le informazioni relative alla localizzazione delle sex workers. Lo spazio virtuale ha permesso un’osservazione di come la categoria dei clienti, alla quale mi era altrimenti impossibile un accesso diretto, vivesse la dimensione spaziale del fenomeno prostitutivo, e mi ha permesso di aprire un’inaspettata finestra sull’autorappresentazione degli utenti e sulla loro elaborazione collettiva di alcune tematiche. La ricerca ha poi tentato di restituire parzialmente, la storia di vita di una sex worker trans, Paulette, realizzata con un confronto dialogico approfondito. Paulette si rivela a-topos, fuori luogo, una spostata, e vive questa condizione di incongruenza per ben tre motivi contemporaneamente: per la sua condizione di migrante, per la sua occupazione come sex worker, e per il suo essere transgender. Il racconto della sua vita si è strutturato rispetto ai luoghi abitati nel tempo, e comincia ad affrontare il tema della convivenza, approfondendo quali relazioni è riuscita a tessere con chi le stava intorno e come “la città” si è relazionata con la sua presenza. L’individuazione delle difficoltà del suo “percorso urbano” evidenzia inoltre chi e come ha contribuito a rendere la sua vita più difficile, esposta e precaria e il ruolo rivestito dal governo dello spazio in questo senso. La storia di Paulette ha messo in luce le sue geografie negli spazi pubblici romani, tra gli abusi delle forze dell’ordine e la tessitura di relazioni con i vicini del quartiere. Il suo racconto ha permesso di confermare come le politiche di gestione del sex work nello spazio pubblico non abbiano alcun effetto permanente sulla sua rimozione, ma solo sulla sua dislocazione temporanea, e come invece contribuiscano a rompere le eventuali relazioni stabilite con il quartiere: a impedire, insomma, di abitare liberamente nella città d’elezione. Il capitolo seguente affronta un focus particolare sull’area di piazzale Pino Pascali e Casale Rosso, nella zona di Tor Sapienza, dove il disagio provocato dalla presenza di un’importante quantità di sex workers ha spinto il comitato di quartiere locale a promuovere un tavolo per affrontare la questione e formulare una proposta di zoning. La vicenda permette di toccare il tema ben più ampio della contesa dello spazio pubblico e della legittimità dei diversi attori urbani nell’esigerne il controllo. Evidenzia il ruolo dei comitati di quartiere e le nuove forme di corpi intermedi, che possono rivelarsi un potente veicolo e amplificatore di paure collettive e comportamenti discriminatori. Il processo che ha portato alla proposta di zoning, basato su metodi di mediazione del conflitto, suggerisce invece il ruolo di cui l’amministrazione pubblica si dovrebbe far carico: il riconoscimento delle risorse territoriali rappresentate dai comitati di quartiere per un verso, ma anche l’innesco di percorsi collettivi di elaborazione di senso dei processi di trasformazione in atto sul territorio, promuovendo forme di dialogo e mediazione tra i diversi attori in campo. La proposta di zoning, tuttavia, presenta ancora dei forti limiti: il luogo individuato è decisamente isolato, aspetto che confinerebbe le sex workers nell’invisibilità. Inoltre, il processo decisionale messo in atto per formulare la proposta non abbia coinvolto le dirette interessate, delegittimandole nuovamente nell’essere riconosciute come soggetti portatori di istanze e di diritti. L’ultimo caso, riguardante la cosiddetta favela del Quarticciolo, ha approfondito la situazione abitativa di un gruppo di sex workers trans che hanno trovato riparo in una soluzione decisamente precaria, quella dei due edifici occupati nella storica borgata romana. La messa a fuoco della favela consente di descrivere i motivi per cui si arriva ad abitarla, perlopiù legati all’assenza di politiche abitative, ma permette allo stesso tempo di riconoscere le pratiche di sopravvivenza e le tattiche di resistenza messe in campo dalle e dagli abitanti: l’ecosistema della favela riesce a elaborare strumenti non solo per la sussistenza di base, ma anche per la mediazione dei conflitti, producendo relazioni inedite e in continua trasformazione. In questo senso, se osservata come laboratorio di convivenza urbana, consente di osservare i conflitti e le mediazioni attuate spontaneamente tra chi esercita il sex work e gli altri residenti. Pur ammettendo che tale conciliazione è resa possibile dalla condizione di illegalità che accomuna tutti gli occupanti, tale contesto sollecita una riflessione sul privilegio di essere legittimati nell’uso dello spazio urbano: nel momento in cui è impossibile stabilire chi ha diritto o meno di usare gli spazi della città, coloro che la abitano innescano dinamiche di negoziazione diretta che hanno come obiettivo il raggiungimento della coesistenza. La comprensione di tali tattiche non deve però distogliere l’attenzione dall’individuazione di alcune precise responsabilità: parte del degrado del Quarticciolo è generato dalla precarietà in cui vengono situati molti dei suoi abitanti, a causa di un deliberato disinteresse da parte degli attori istituzionali. I casi tratteggiati rappresentano piccole finestre sulla totalità delle dimensioni spaziali che il fenomeno prostitutivo assume a Roma, l’apertura di queste spaccature vorrebbe complessificare l’approccio con cui si governa il sex work, anche perché l’ambiguità della città e del suo governo è particolarmente evidente in questo campo. Le politiche di gestione del sex work sono spesso strumentali all’attivazione, all’assecondamento, all’accelerazione o all’arresto di determinate trasformazioni urbane. Le lavoratrici del sesso, in questo senso, appaiono come utili pedine su un immaginario tabellone di gioco: utili, perché al contrario di homeless o mendicanti (e analogamente agli spacciatori) forniscono un servizio di cui i cittadini per bene fanno largo uso; pedine, perché considerate corpi muti da spostare secondo le circostanze del momento. I diversi casi studio cercano di dimostrare, invece, come intorno al fenomeno si generino e tessano relazioni che intrecciano soggetti e spazi, contribuendo così alla costruzione del territorio urbano: assumendo che al di fuori dello spettro della legge, sono le relazioni a costruire la città in cui viviamo, nonché a definire cosa è o meno accettabile o legittimo. Per quanto la città tenti di allontanare e confinare le presenze che percepisce come perturbanti, tale confinamento genera la tessitura di una notevole quantità di relazioni: riconoscerle può supportare la legittimazione delle sex workers come membri attivi della comunità urbana in cui risiedono, e che in quanto tali sono da considerarsi soggetti di diritto. Questo lavoro sceglie di affrontare l’inquadramento spaziale del problema, partendo dalla convinzione che il governo del sex work su strada apra questioni che riguardano il disagio che emerge nel rapporto con un’alterità e la sua pratica, e che dunque uno dei suoi possibili inquadramenti sia l’essere un problema di convivenza. Un problema che non va sottovalutato, perché rimette in discussione le categorie con le quali ordiniamo l’esistente, e nella sua complessità esplode in quelle che sono invece questioni di ripensamento dell’accezione universalistica di spazio pubblico, ma anche di definizione di diritti e di cittadinanza.
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Esposito, Dario. "Event-Based Modelling and Simulation of Hospital Acquired Infection Propagation Dynamics by Contact Transmission in Hospital Wards." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11589/202938.

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Abstract:
Il percorso di ricerca presentato in questo lavoro si inserisce nell’ambito dello sviluppo dei sistemi di supporto alla decisione nel campo dell’Ingegneria del Territorio, nel caso particolare della gestione della conoscenza spaziale in condizioni di rischio. L’oggetto di decisione in questo ambito è caratterizzato per essere un sistema complesso, composto di svariati sotto sistemi anch’essi complessi. La complessità è infatti una caratteristica propria di tutti i sistemi che comprendono elementi viventi e nella pianificazione territoriale l’agente umano o naturale è ubiquo. Per poter sviluppare la ricerca si è scelto un settore problema che è quello della diffusione delle infezioni nei reparti ospedalieri. In particolare si è scelto di concentrarsi sulla trasmissione tramite contatto. Questo tema è stato dimostrato essere una questione di rilevanza planetaria, da un punto di vista economico e ancor più per il rischio diretto alla salute umana. Nella prima parte della tesi il tema è indagato, sia rispetto alle sue precipue caratteristiche, sia rispetto alle misure di controllo e prevenzione che esperti del settore hanno a disposizione ed attuano per contrastare il fenomeno. Come le statistiche dimostrano le attuali strategie non sono sufficienti a evitare il verificarsi del fenomeno, né tantomeno potrebbero eliminarlo, quanto piuttosto sono delle contromisure più o meno efficaci ed intraprese quando il problema è conclamato, con tutte le nefaste conseguenze. La ricerca di un più raffinata descrizione del problema, così da suggerire migliori strategie di intervento e supportare la presa di decisioni atte a prevenire l’insorgenza del fenomeno o a controllarlo, è auspicabile. Per quanto la questione sia stata ampiamente indagata nei secoli soprattutto nel settore della epidemiologia, lo sviluppo di nuovi strumenti software basati sul paradigma del sistema multi agente può a nostro parere dare un contributo rilevante. Si è quindi scelto di utilizzare un approccio di modellazione e simulazione Event-Based, che è un’evoluzione del sistema ad agenti puro. Esso si è dimostrato capace di rappresentare realisticamente complessi scenari di attività umane e d’uso di spazi tramite l’integrazione del classico approccio bottom-up con una architettura di alto livello per la pianificazione dei comportamenti degli agenti. La conoscenza strutturata che si è generata nella fase di analisi del sistema problema è stata attribuita agli elementi del modello logico realizzato. Le caratteristiche che gli agenti erano in grado di esprimere sono state accordate al tema prescelto ed ampliate. Inoltre nello sviluppo del modello si è voluto stressare le potenzialità dell’approccio scelto al fine di poter introitare interessanti considerazione di dettaglio. Il framework è stato esteso per rappresentare aspetti quali ad esempio la percezione del contesto da parte degli agenti e l’influenza delle condizioni ambientali sui loro comportamenti. Il fine sotteso è stato quello di aumentare le capacità descrittive del l’approccio e di conseguenza l’espressività della simulazione verso una complessificazione che rendesse il modello più calzante alla realtà del fenomeno. Rispetto ai modelli di letteratura quello qui presentato è stato costruito per superarne alcune limitazioni concettuali e strumentali soprattutto riguardanti l’inclusione dell’aspetto di diffusione spaziale della contaminazione, ancorché i dati attualmente disponibili in letteratura non sono sufficientemente fini per poter correttamente quantificare il peso delle interrelazioni fra le variabili considerate. L’interpretazione del fenomeno rispetto alla sua relazione con gli spazi costruiti, sia fisici sia considerati nella comprensione di essi da parte degli agenti, è un aspetto innovativo che si è scelto di analizzare in collaborazione con il gruppo di ricerca del Prof. Yehuda E. Kalay presso la facoltà di architettura del Technion, (IL). Dunque il comportamento degli agenti del sistema rispetto alla loro condizione e capacità di contaminazione è stato formulato attraverso una equazione discreta. Il modello e la equazione sono stati poi implementati in un ambiente di simulazione virtuale, Unity 3D e le funzioni logiche codificate in C#. La simulazione di un caso di studio ipotetico e di scenari iniziali variamente settati è servita a verificare la bontà della modellazione e della formalizzazione, grazie alla possibilità di visualizzazione dinamica che offre lo strumento software. Per quanto il modello necessiti di ulteriori passaggi di calibrazione, anche attraverso una campagna di data-collection mirata a raccogliere in maniera contestuale tutti i dati necessari come input per il sistema, gli scenari modellati e una prima analisi di sensitività ci offrono un certo grado di confidenza sulla bontà degli output. Possiamo quindi affermare che il modello sviluppato può fungere da supporto alle decisioni per lo specifico fenomeno modellato ed ancor più conforta la nostra scelta della metodologia ad agenti per la modellazione di fenomeni complessi nel campo della pianificazione territoriale. Come proseguo della ricerca ci si propone di migliorare la definizione della formulazione discreta adottata, estendendola al continuo così da rispecchiare la realtà ed è inoltre auspicabile l’applicazione del sistema ad un caso di studio reale che ci offra una base dati coerente con il modello proposto.
The research aims presented in this study form part of a development of decision support systems for Land Engineering, particularly within the field of space knowledge management in risk conditions. The aim of decision-making in this context is characterised by its being part of a complex system composed of different, equally complex sub-systems. Indeed, this complexity is a feature of all systems which include living elements and in any land planning scenario, a human or natural agent is ubiquitous. In order to develop the research study, a problematic sector was chosen; the spread of infection in hospital wards. In particular, it was decided to concentrate specifically on transmission by contact. This topic has proved to be of particular global importance, not only from an economic point of view but more importantly due to its direct risk to human health. The first part of the thesis deals with an investigation of the topic’s principal characteristics as well as the control and prevention measures which are available to experts in the field and which are used to contrast this phenomenon. As statistics demonstrate, current strategies are insufficient in preventing the occurrence of the phenomenon, much less eliminating it altogether, even if there are counter-measures which are relatively efficient in dealing with the problem once it has been officially declared, with all its ensuing ominous consequences. It is thus beneficial to present a research study which provides a more detailed description of the problem, proposing improved intervention strategies and supporting the decision-making required to prevent or control outbreaks of the phenomenon. Although the subject has long been widely researched, above all in the field of epidemiology, the development of new software based on multi-agent paradigms can, in our opinion, play an important contributing role. Thus, it was decided to use a modelling and Event-Based simulation approach, a development of the agent-based system. It proved capable of realistically representing complex human activity and use of space scenarios by integrating the classic bottom up approach with a high-level architecture to plan agent behaviour. The structured knowledge generated during the system problem analysis phase have been attributed to elements of the completed logical model. Moreover, the characteristics that the agents were able to display were fitted with the pre-selected topic and extended. During the development of the model, our aim was to stress the potential of the approach as a means to yielding interesting and detailed considerations. The framework was extended to include other features, for example agent perception of the situation or the influence of environmental conditions on his behaviour. The underlying aim was to increase the descriptive capacity of the framework (and thus the expressive level of the simulation) to achieve a higher degree of complexity, so rendering the model more geared toward the reality of the phenomenon. Compared with other examples in literature, our model was built to overcome a number of conceptual and instrumental limits, above all regarding the spatial spread of contamination. Even if current available data in literature is not detailed enough to allow for an accurate quantification of the weight of interrelations between the variables under study. A further innovative feature is that of interpreting the phenomenon with regard to its relationship with built spaces, both in a physical sense as well as that perceived by agents. It was chosen to analyse this aspect in collaboration with Prof. Yehuda E. Kalay’s research group at the Faculty of Architecture of Technion (Israel). The behaviour of system agents with regard to their conditions and contamination capacity was formulated by the use of a discrete equation. The model and equation were then implemented within a virtual simulation environment, Unity 3D, and the logical functions coded in c#. The simulation of a hypothetical case study and scenarios with initial varied settings helped to verify the efficacy of the modelling and formalisation thanks to the possibility of dynamic visualisation provided by the tool software. It is true that the model requires further calibration, which could also be through data collection to retrieve all the information necessary to feed the system. However, the modelled scenarios and an initial sensitivity analysis provide us with a certain degree of confidence about the validity of the output results. We can thus state that the developed system may be used as decision-making support for this particular modelled phenomenon, thus justifying our choice of agent methodology in the modelling of complex phenomena in the field of urban planning. As research continues, so improvements will be made in the definition of the discrete formula adopted, continuously extending it to reflect real life. A further aim is the application of the system to a real-life case study, providing us with a database in line with the proposed model.
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