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Dissertations / Theses on the topic 'Perinatology'

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BOLIS, BARBARA. "NON INVASIVE STUDY ON CANINE PERINATOLOGY." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/2434/549194.

Full text
Abstract:
Al fine di migliorare le conoscenze riguardo la fisiologia perinatale nel cane e nel tentativo di fornire dei potenziali markers diagnostici e/o prognostici per la gestione dei neonati poco vitali o patologici, il progetto di dottorato si è concentrato su due aspetti principali: a) la definizione di alcune caratteristiche dei fluidi fetali nel cane in condizioni di normalità; b) il possibile uso di pelo e unghie come matrici per lo studio retrospettivo sulla concentrazione di deidroepiandrosterone (DHEA) e deidroepiandrosterone solfato (DHEAS), coinvolti nelle fasi finali della maturazione fetale e nell’adattamento neonatale. Per quanto riguarda il primo argomento un primo studio ha indagato la concentrazione di cortisolo nei fluidi fetali del cane alla nascita, indagando il possibile effetto del cortisolo sulla sopravvivenza dei neonati a 24 ore di età, indagando inoltre l’effetto di alcuni parametri materni e fetali sulla concentrazione di cortisolo nei fluidi fetali. Lo studio ha dimostrato una concentrazione maggiore di cortisolo nel fluido allantoideo rispetto al fluido amniotico, con una correlazione positiva nelle concentrazioni tra i due fluidi, è stato riscontrato infine un effetto della cucciolata sulle concentrazioni del cortisolo nei fluidi amniotico e allantoideo. La concentrazione di cortisolo nel fluido amniotico dei cuccioli morti nelle 24 ore dopo la nascita è risultata maggiore rispetto al fluido amniotico dei neonati normali. Un secondo studio ha indagato le concentrazioni di acido urico, lattato, glucosio e creatinina nel fluido amniotico appartenente a cuccioli di taglia piccola nati da taglio cesareo elettivo al termine di gravidanze normali, valutando la possibile influenza della parità materna e del sesso dei neonati sulla concentrazione di questi metaboliti, così come sull’effetto di questi metaboliti sull’outcome neonatale. Da questo studio non sono emerse differenze significative sulla concentrazione di acido urico e creatinina in relazione a parità materna e sesso dei neonati. Per quanto riguarda il glucosio è stata riscontrata un’influenza del sesso dei neonati ma non della parità materna sulla concentrazione nel liquido amniotico. La concentrazione del lattato nel fluido amniotico è risultata statisticamente più elevata nelle cagne multipare rispetto alle primipare. Un terzo studio ha indagato la composizione biochimica dei fluidi fetali del cane a termine di gravidanza. È stata effettuata una comparazione tra i fluidi di soggetti normali e patologici ma l’analisi statistica non è stata in grado di evidenziare differenze significative tra i due gruppi, probabilmente anche per la scarsa numerosità dei soggetti patologici rispetto ai sani. Per quanto riguarda le possibili differenze tra i fluidi nei soggetti sani, sono state evidenziate differenze significative nelle concentrazioni di alcuni dei parametri analizzati, suggerendo un diverso meccanismo di produzione e accumulo per i due fluidi nel cane. Lo studio ha rivelato inoltre l’influenza di taglia materna e parità, così come del sesso dei neonati, su alcuni dei parametri indagati. Altri studi sono necessari per meglio indagare le possibili differenze nella composizione dei fluidi fetali tra soggetti sani e patologici al fine di individuare possibili markers per la rapida individuazione dei soggetti patologici che richiedono una pronta assistenza nelle prime ore di vita. In relazione al secondo aspetto indagato è emerso che il DHEA, prodotto dai surreni fetali, presenta una concentrazione maggiore nel pelo dei neonati prematuri rispetto ai neonati morti tra 1 e 30 giorni di vita, concentrazione che risulta tuttavia simile a quella dei neonati morti nelle prime 24 ore di vita, questi risultati suggeriscono una possibile produzione di questo ormone da parte del feto stesso durante l’ultima fase di sviluppo intrauterino. Sebbene il pelo si sia rivelato una matrice utile per gli studi sulle concentrazioni del DHEA nei neonati, tuttavia il suo uso in vivo è limitato dal quantitativo richiesto per le analisi; è stata quindi indagata la concentrazione del DHEA e della sua forma di trasporto, DHEAS, anche nelle unghie dei cuccioli neonati. I risultati di questo studio hanno rivelato che le unghie sono una matrice ottimale per la determinazione di DHEA e DHEAS e che questa matrice potrebbe essere usata efficacemente anche per studi seriali in vivo. Le concentrazioni di DHEA e DHEAS nelle unghie sono risultate significativamente differenti ma fortemente e positivamente correlate. La concentrazione di DHEAS e non di DHEA è risultata statisticamente maggiore nei cani di tagli piccola rispetto ai soggetti di taglia grande, inoltre la concentrazione di DHEAS è risultata maggiore nei cuccioli prematuri rispetto ai nati morti o ai cuccioli morti tra 11 e 20 giorni di vita.
In order to improve knowledge about perinatal physiology in dogs, and in the attempt to provide some potential diagnostic/prognostic markers for a better management of diseased and less viable newborn puppies, the PhD project was focused on two main topics: a) the definition of some fetal fluids characteristics under normal condition; b) the investigations of suitability of hair and nail single collection for the retrospective analysis of dehydroepiandrosterone (DHEA) and dehydroepiandrosterone sulfate (DHEAS), involved in the fetal final maturation and neonatal adaptation. In relation to the first topic a first study was aimed to measure the fetal fluids cortisol concentrations in puppies at birth, and to assess the possible effect of cortisol on newborn survival at 24 hours of age, and the effect of some neonatal or maternal parameters on fetal fluids cortisol concentrations. A significant higher cortisol concentration in the allantoic than in the amniotic fluid was found, but with significant high positive correlation between amniotic and allantoic cortisol concentrations. Significant higher amniotic cortisol concentrations were found in puppies dead at 24 hours, as well a significant effect of the litter on fetal fluids cortisol concentrations. The second study investigated the concentrations of uric acid, lactate, glucose and creatinine in amniotic fluid of small sized purebred newborn dogs born by elective cesarean section at term of normal pregnancies, in relation to newborn outcome and the possible effect played by maternal parity and newborn gender on uric acid, glucose, lactate and creatinine concentrations. When the statistical analysis was performed on fetal fluids belonging to normal puppies no significant difference on uric acid concentration were found in relation to maternal parity or newborn gender. Regarding amniotic glucose concentration a significant influence of newborn gender, but not of maternal parity, was found. Amniotic lactate concentration was higher in multiparous in comparison to primiparous bitches. Regarding creatinine no significant differences were found in relation to maternal parity or newborn gender. The third study investigated the biochemical composition of fetal fluids at term pregnancy in dogs. A comparison between fetal fluids characteristics of normal and pathologic puppies was done, but, the statistical analysis did not show significant results, due to the small number of pathologic puppies. When the statistical analysis was applied to the normal puppies, differences between the two fluids were found for many parameters, suggesting a different source and mechanism of production and accumulation of the two fluids in dogs. The study showed also the possible influence of breed body size and of maternal parity and newborn gender on some parameters. Further studies are needed in order to better investigate possible differences between fetal fluids belonging to normal and to pathological puppies, and therefore to detect potential markers of fetal/neonatal diseases or for a quick identification of newborns at risk, that need special surveillance and cares, immediately after birth. In relation to the second topic the present thesis highlighted that DHEA, recognized to be produced by the adrenals of offspring, is higher in the hair of premature as compared to puppies 1-30 days old, although not different from stillborn puppies, suggesting the possible production of this hormone by the fetus itself in the last period of intrauterine development. Although the hair is suitable for perinatal DHEA analysis in dead puppies, the hair necessary for the analysis still limits the use of this matrix for in vivo studies in newborn puppies. Therefore, the measurement of DHEA and of its transport form DHEAS, also in the nails of newborn puppies was assessed. The results showed that nails were suitable for DHEA and DHEAS measurement, allowing the use of this matrix for serial studies on alive newborn puppies. DHEA and DHEAS concentrations were significantly different in the overall concentration in nails of newborn puppies, with a high correlation between the concentrations of DHEA and DHEAS; DHEAS and not DHEA concentrations were significantly higher in small size breeds in comparison with large size breeds, while DHEAS was higher in premature puppies when compared to puppies born-dead or dead between 11 and 20 days of age. When the usefulness of these non-invasive matrices for the study of the dog perinatology was considered, the nails resulted more suitable in comparison to the hairs. In fact, in the perspective of using these matrices in alive newborn puppies, at present the relatively large amount of hair necessary for the analysis prevent its use on alive newborns.
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FUSI, JASMINE. "REPRODUCTION AND PERINATOLOGY IN COMPANION ANIMALS INVESTIGATED BY USE OF NONINVASIVE MATRICES." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/809893.

Full text
Abstract:
Reproduction in companion animals is a topic of growing interest for scientific research, but knowledge about some aspects is still lacking. This is likely due to the need of collecting a large number of serial samples in order to perform longitudinal studies of the longer-lasting reproductive phases, which is now incompatible with the current concept of animal welfare, according to which any distress must be avoided, especially where pregnant and neonatal subjects are concerned. For these reasons, complying with the need of respecting animal welfare and aiming to study reproductive phases that are still incompletely explored in companion animals, the project lines of the present PhD thesis were focused on three crucial phases of reproduction: pregnancy and post-partum, perinatology and puberty. This was achieved by using matrices, like coat and the claws, and, to a lesser extent, fetal fluids obtained by noninvasive sampling. The sudden Covid-19 pandemic and the consequent lockdown rules have partially impaired the sample collection and laboratory analyses, but some interesting and satisfactory data were provided nonetheless. In the pregnancy and post-partum study, the results showed changes in the concentrations of cortisol (C) in coat from mating to 60 days post- partum, in line with what was reported for cats, suggesting that canine maternity could be considered as a challenge for the bitches, and dehydroepiandrosterone-sulfate DHEA(S) was also analyzed. About perinatology, the claws concentrations of C, DHEA(S), E2 and T tended to decrease from birth until 60 days of age, adding precious information about the perinatal physiology. In fetal fluids, leptin amniotic concentrations were higher in smaller-seized breeds, highlighting the role of breed body-size in affecting the intrauterine fetal metabolism. In the puberty study, in cats 17β-estradiol (E2) and testosterone (T) concentrations were assessed in coat and dewclaws. The concentrations of T in coat significantly differed between pubertal males and females and between gonadectomized males and females. The concentrations of T in coat were higher in pubertal than prepubertal male cats. In dogs, the analyses of the concentrations of C, DHEA(S), T and E2 in coat showed lower DHEA(S) concentration in pubertal than prepubertal and gonadectomized female dogs. In males, T concentrations in coat were higher in pubertal than prepubertal dogs, and C concentrations in coat were higher in pubertal than prepubertal and gonadectomized dogs, suggesting that pubertal status leads to a higher activation of the HPA axis in male dogs. The results shown in the present thesis evidenced the usefulness of these matrices for longitudinal and long-term hormonal studies of reproduction in dogs and cats, providing useful data about crucial reproductive phases and new interesting insights. Further investigations are needed to better understand some pending questions about the use of these matrices.
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Ortigosa, Cristiane. "Prematuridade tardia com e sem restrição do crescimento fetal: resultados neonatais." Universidade de São Paulo, 2008. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/5/5139/tde-12012009-113034/.

Full text
Abstract:
O objetivo deste estudo foi comparar a morbidade e a mortalidade entre prematuros tardios (34 a 36 semanas e 6 dias de idade gestacional ao nascimento) com e sem restrição do crescimento fetal (RCF). O estudo foi desenvolvido longitudinalmente, envolvendo gestantes que apresentaram parto prematuro, sendo 50 com RCF (Grupo I) e 36, sem RCF (Grupo II), no período de outubro de 2004 a outubro de 2006. Foram avaliados os seguintes resultados pós-natais: peso e idade gestacional (IG) ao nascimento, cesárea, Apgar de quinto minuto, pH do sangue da artéria umbilical ao nascimento, necessidade e tempo de intubação orotraqueal (IOT) e de internação na unidade de terapia intensiva neonatal (UTI). Foram também avaliados: síndrome do desconforto respiratório (SDR), sepse, plaquetopenia, hipoglicemia, hemorragia intracraniana (HIC), icterícia e necessidade de fototerapia, tempo de internação e ocorrência de óbito. Para análise estatística foram utilizados os testes de Qui-Quadrado, exato de Fisher e teste não paramétrico de Kruskal Wallis, adotado nível de significância de 5%. As idades gestacionais avaliadas foram semelhantes nos dois grupos, com média de 35,5 semanas. Observou-se, no grupo I, maior freqüência dos seguintes resultados pós-natais adversos: menor peso ao nascimento (p<0,001), maior incidência de cesárea (92% versus 25% do grupo II; p<0,0001), maior necessidade de internação em UTI (58% versus 33%; p=0,041), maior tempo de internação (p<0,001) e de internação em UTI neonatal (p<0,001), maior ocorrência de HIC (12% versus 0; p=0,037), maior ocorrência de hipoglicemia (p= 24% versus 6%; 0,047) e maior tempo de fototerapia (p=0,005). Os grupos não apresentaram diferenças nos índices de Apgar, pH de cordão, IOT, SDR, plaquetopenia, sepse e icterícia. Não houve casos de doença de membrana hialina, displasia broncopulmonar, hemorragia pulmonar ou óbito neonatal. Pode-se concluir que o grupo de prematuros tardios com RCF apresentou mais complicações neonatais do que o grupo sem RCF
The objective of this study was to compare neonatal morbidity and mortality between late-preterm infants (gestational age at birth: 34 to 36 weeks and 6 days) with and without fetal growth restriction (FGR). A longitudinal study was conducted between October 2004 and October 2006 involving 50 pregnant women with pre-term delivery associated with FGR (group I) and 36 women with spontaneous preterm delivery not associated with FGR (group II). The following postnatal outcomes were evaluated: weight and gestational age at birth, cesarean section rate, 5-minute Apgar score, umbilical artery pH at birth, and need for and duration of orotracheal intubation and hospitalization in the neonatal intensive care unit (NICU), as well as the presence of respiratory distress syndrome (RDS), sepsis, thrombocytopenia, hypoglycemia, intracranial hemorrhage (ICH) and jaundice, need for phototherapy, length of hospital stay, and occurrence of death. The chi-square test, Fishers exact test and nonparametric Kruskal-Wallis test were used for statistical analysis, adopting a level of significance of 5%. Gestational age was similar in groups I and II, with a mean of 35.5 weeks in both groups. A higher frequency of the following adverse postnatal outcomes was observed in group I: lower birth weight (p<0.001), higher incidence of cesarean section (92% versus 25% in group II; p<0.0001), greater need for NICU treatment (58% versus 33%; p=0.041), longer hospital (p<0.001) and NICU stay (p<0.001), higher frequency of ICH (12% versus 0; p=0.037) and hypoglycemia (24% versus 6%; p=0.047), and longer duration of phototherapy (p=0.005). No differences in Apgar scores, cord pH, orotracheal intubation, RDS, thrombocytopenia, sepsis, or jaundice were observed between groups. There were no cases of hyaline membrane disease, bronchopulmonary dysplasia, pulmonary hemorrhage, or neonatal death. In conclusion, the group of late-preterm infants with FGR presented more neonatal complications than the group without FGR
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Gray, Jeffrey W. "Assessment of perinatal complications with a maternal self report : the maternal perinatal scale." Virtual Press, 1987. http://liblink.bsu.edu/uhtbin/catkey/536300.

Full text
Abstract:
The present study was an effort to empirically subtype children's learning disabilities. A review of the literature was presented with a focus on current and historical subtyping attempts. A cluster analysis was performed on 1144 school-age learning disabled children who had completed extensive neuropsychological, intellectual, and achievement measures. Four interpretable clusters emerged which were seen as (1) Verbal-Sequential-Arithmetic Deficits, (2) Motor Speed and Cognitive Flexibility Deficits, (3) Mixed Language/Perceptual Deficits, and a (4) No Deficit Subtype. Not only did these clusters indicate unique profiles for each subtype across the sample, but developmental differences were also apparent between all four clusters. The current investigation suggested the utility of an empirical-neuropsychological approach to subtyping children's learning disabilities, while also portraying the importance of neurodevelopmental considerations of subtypes. Future directions in research were discussed.
Department of Educational Psychology
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Strom, Dorothy A. "The transition scale : predicting neurological morbidity at the time of birth." Virtual Press, 1988. http://liblink.bsu.edu/uhtbin/catkey/535906.

Full text
Abstract:
Advances in the field of neonatal-perinatal medicine and interventions of the 1960's have resulted in decreased mortality rates for infants suffering a variety of perinatal insults. However, it has been estimated that 25% of the survivors of high risk births will go on to have serious lifetime diabilities (Behrman, 1977). Resulting neurological morbidity may be expressed in major cognitive disabilities (i.e., cerebral palsy, mental retardation, learning disorders and the like). Early identification of these children seems Parmalee, Sigman, & Beckwith, 1982). However, the prediction of neurological outcomes remains problematic.Recognizing the psychometric concerns associated with. perinatal risk measures currently used (Crawford, 1965: Bobbin, 1963: Wenar, 1963), the Transition Scale was created as a potentially reliable measure of perinatal risks observed at the time of birth. With a sample of 116 newborn subjects, the present investigation evaluated the stability and underlying constructs of the newly created measure. In addition, comparisons were made with information obtained critical to prevention and early intervention (Cohen, from the medical chart (i.e., Apgar Score).The percentage of agreement between the two independent raters for individual items of the Transition Scale ranged from .95 to 1.00, with the overall interrater agreement calculated as .98. Similarly, an examination of the agreement between each individual rater's responses and the medical chart information revealed percentages ranging from .90 to 1.00, with overall percentages of .96 and .97. Furthermore, the results of a factor analysis indicated that the Transition Scale offers substantial construct validity.Overall, the present investigation recommends the Transition Scale as a reliable research instrument with potential clinical utility. In addition, an examination of the underlying constructs of the measure point to the potential of the Transition Scale as a valid predictor of neurological morbidity. Further research using a high risk sample of infants is recommended.
Department of Educational Psychology
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Schneck, Camilla Alexsandra. "Estudo comparativo dos resultados maternos e perinatais em centro de parto normal peri-hospitalar e hospital - São Paulo (SP)." Universidade de São Paulo, 2009. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/7/7141/tde-11012010-122831/.

Full text
Abstract:
O modelo de assistência ao parto em ambientes extra ou peri-hospitalares foi implantado no Brasil há dez anos. Conduzido por enfermeiras obstétricas e obstetrizes, constitui uma política do Ministério da Saúde direcionada a mulheres com gestação de baixo risco. Os estudos mostram que este modelo pode promover o parto fisiológico e reduzir o uso de intervenções desnecessárias, com bons resultados maternos e perinatais. O objetivo deste estudo foi comparar os resultados maternos e perinatais em mulheres de baixo risco atendidas em um centro de parto normal peri-hospitalar e hospital, considerando: 1. características sociodemográficas e obstétricas das mulheres; 2. utilização de intervenções durante o parto e nascimento entre mulheres e recém-nascidos; 3. condições maternas e perinatais no parto e no pós-parto. Trata-se de um estudo comparativo, observacional, analítico, de tipo transversal, sobre os resultados maternos e perinatais de mulheres de baixo risco, realizado no Centro de Parto Normal Casa de Maria (CPN-CM) e no Hospital Geral do Itaim Paulista (HGIP), na cidade de São Paulo. A população do estudo foi composta pelas 18.488 mulheres atendidas por estes serviços, entre 2003 e 2006. O cálculo do tamanho da amostra foi realizado com a intenção de se detectar uma diferença de, no mínimo, 10% na taxa de mulheres com episiotomia entre o HGIP (35%) e CPNCM (25%) com =0,05 e poder do teste de 90%. Foram incluídas na amostra 991 mulheres que tiveram o parto no CPN-CM e 325 que deram à luz no HGIP e que atendiam aos mesmos critérios estabelecidos para o parto no CPN-CM. As fontes de dados foram os registros dos prontuários das mulheres e seus respectivos recém-nascidos. A análise inferencial foi realizada pelos testes t-Student, Qui-quadrado e exato de Fisher, sendo considerados estatisticamente significantes os valores de p<0,05. Os dados indicaram que 45,4% eram nulíparas e 54,6% tinham um ou mais partos anteriores, sem diferença estatisticamente significante entre os locais de parto. Não houve caso de morte materna ou perinatal. Os resultados mostraram diferença estatisticamente significante entre as características sociodemográficas situação conjugal e realização de consulta de pré-natal e entre as condições na admissão dilatação cervical, estado das membranas e realização de monitorização eletrônica fetal. Quanto às intervenções obstétricas, as mulheres do hospital receberam mais restrição de dieta, amniotomia e ocitocina durante o primeiro período do parto e mais ergometrina e analgésico no pós-parto. Os resultados relacionados com os recém-nascidos mostraram diferenças estatisticamente significantes nas seguintes variáveis: Apgar no primeiro minuto, bossa serossanguínea; fratura de clavícula; desconforto respiratório; aspiração de vias aéreas superiores e gástrica; lavagem gástrica; administração de oxigênio nasal e com pressão positiva; entubação orotraqueal; internação em unidade neonatal. Os resultados maternos e neonatais da assistência no CPN são seguros em comparação com os do hospital. A assistência no CPN foi realizada com menos intervenções e com resultados maternos e neonatais semelhantes aos do hospital. Estes resultados podem subsidiar a ampliação deste modelo com a finalidade de melhorar os índices de morbidade materna e perinatal, além de promover o parto fisiológico
The model of childbirth care in free-standing and alongside birth centres was implemented in Brazil ten years ago. Led by obstetric nurse-midwives and midwives, it is a policy of the Ministry of Health proposed to assist low-risk pregnant women. Studies show that this model promotes natural birth, reducing the use of unnecessary interventions, and that maternal and perinatal outcomes are favourable. The objective of this study was to compare maternal and perinatal outcomes among low-risk women attended to at an alongside birth centre versus a hospital maternity ward, considering: 1. the sociodemographic and obstetric characteristics of the women; 2. the use of interventions during labour and birth in women and in their newborns; 3. the maternal and perinatal conditions during labour and postpartum. This is a comparative, observational, analytical cross-sectional study of maternal and perinatal outcomes for low-risk women, which was conducted at the Casa de Maria alongside Birth Centre (CPN-CM) and at the Itaim Paulista General Hospital (HGIP), in the city of Sao Paulo. The study population was composed of 18,488 women who were assisted in these services during childbirth between 2003 and 2006. The sample size was calculated with the intent to detect at least a 10% difference in the rate of women with episiotomy among the HGIP (35%) and the CPN-CM (25%) with an =0.05 and test power=90%. The sampling included 991 women who had given birth at the CPN-CM, and 325 who had given birth at the HGIP and who met the same labour criteria as the CPN-CM. The data source was the collection of the womens and their respective newborns medical records. Students t-test, chi-square test and Fishers exact test were used for the inferential analysis, with the threshold p-value for statistical significance being p<0.05. The data showed that 45.4% were nulliparous and 54.6% had had one or more previous births, without any statistically significant difference between the birth places. There were no cases of maternal or perinatal death. In terms of the women, the sociodemographic outcomes that presented statistically significant differences were marital status and number of pre-natal medical appointments; while the outcomes related to conditions at the time of hospital entry statistically significant were: cervical dilation; status of ovular membrane; electronic foetal monitoring (EFM). In terms of obstetric interventions, women in the hospital received a more restricted diet, performance of amniotomy and administration of oxytocin during the first stage of labour; and administration of higher doses of ergometrine and pain relievers postpartum. In terms of the newborn, the outcomes that presented statistically significant differences were: Apgar score at the first minute; caput succedaneum; clavicle fracture; respiratory discomfort; airways and gastric aspiration; gastric lavage; administering supplemental oxygen through a nasal cannula with pressure transducer; orotracheal intubation; admittance to the neonatal care. Maternal and neonatal outcomes in CPN-CM demonstrate safety when compared to those of the hospital. Care provided in CPN-CM entailed fewer interventions and demonstrated similar maternal and neonatal outcomes to those in the hospital. These outcomes support expansion of this model in order to lower maternal and perinatal morbidity rates and to promote natural birth
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Абухаммаш, Е. В., and О. Б. Коробка. "Структура патологии недоношенных детей в условиях специализированного неонатального отделения Сумской областной детской клинической больницы." Thesis, Сумский государственный университет, 2014. http://essuir.sumdu.edu.ua/handle/123456789/36186.

Full text
Abstract:
В настоящее время частота рождения недоношенных детей, в первую очередь, с низкой и экстремально массой тела не имеет тенденции к снижению, в связи с чем актуальным становится совершенствование технологий выхаживания данной категории новорожденных. При цитировании документа, используйте ссылку http://essuir.sumdu.edu.ua/handle/123456789/36186
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Hobbs, Catherine E., and n/a. "Perinatal hypoxia-ischaemia : neuroprotective strategies." University of Otago. Department of Anatomy & Structural Biology, 2005. http://adt.otago.ac.nz./public/adt-NZDU20070221.145910.

Full text
Abstract:
Perinatal hypoxia-ischaemia is a major cause of disability, including cerebral palsy, yet a neuroprotectant which fully protects the brain remains elusive. Following a hypoxic-ischaemic insult, striatal medium-spiny neurons and hippocampal CA1 neurons are vulnerable to a complex cascade of neurotoxic events. This cascade includes energy failure, a massive release of glutamate, the formation of free radicals and caspase activation. The overall aim of this thesis was to assess the efficacy of three potential neuroprotective strategies that target this cascade from different directions. Short-term, and where appropriate, long-term, neuroprotection was investigated. The first treatment strategy aimed to suppress the generation of free radicals through treatment with the potent free radical spin trap, N-tertbutyl-(2-sulphophenyl)-nitrone (S-PBN). The second compound tested was the caspase-3 inhibitor, minocycline. Finally, the third treatment strategy combined a series of S-PBN injections with 6 hours of moderate hypothermia immediately after hypoxia-ischaemia. Hypothermia is suggested to slow the rate of the neurotoxic cascade, thus potentially allowing other neuroprotective agents greater efficacy. Using an adaptation of the Rice et al. (1981) model, hypoxia-ischaemia was induced on postnatal day (PN) 8 in the right cerebral hemisphere. For the short-term studies, the rats were perfused at 14 days-of-age. The brains were dissected out and embedded in Technovit. Forty [mu]m serial sections were cut through the right striatum and hippocampus. The total number of medium-spiny neurons in the striatum and where appropriate, the total number of neurons in the hippocampal CA1 pyramidal layer, were stereologically determined using the optical disector/Cavalieri method. For the long-term study, fine motor control was assessed in half of the animals through the staircase test from 9-11 weeks-of-age. Neuroprotection was assessed in the remaining animals. All animals were sacrificed at 12 weeks-of-age. The total number of striatal medium-spiny neurons was stereologically determined in the non-behavioural animals as described above. A series of seven injections of S-PBN (100mg/kg) did not offer statistically significant neuroprotection to the striatum at one week after perinatal hypoxia-ischaemia. Similarly, a single injection of minocycline (45mg/kg) immediately after the insult did not offer significant neuroprotection to the striatum nor the CA1 region of the hippocampus at this early time-point. In contrast, when the series of S-PBN injections was combined with 6 hours of moderate hypothermia post-hypoxia-ischaemia, sterelogical analysis revealed significant neuroprotection of the striatal medium-spiny neurons to normal levels at one week after the injury. No significant neuroprotection was seen in the CA1 region of the same animals. To assess whether this impressive striatal neuroprotection was long-lasting and whether it represented functional rescue, the final experiment in this thesis investigated rat pups at 12 weeks-of-age after exposure to hypoxia-ischaemia at PN8. Treatment with S-PBN/hypothermia offered persistent neuroprotection of striatal medium-spiny neurons and preservation of fine motor skills compared to diluent-normothermia-treated controls. The long-term behavioural outcomes were compared with normal, uninjured controls and the total number of medium-spiny neurons was compared with normal numbers from the literature. These comparisons revealed that the histological and functional integrity of the striatum was rescued to normal levels. This is the first study to identify a treatment strategy that offers complete and long-lasting preservation of striatal neuronal numbers, by accurate and unbiased stereological methods, paired with persistent preservation of fine motor control following perinatal hypoxia-ischaemia.
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Druguet, Serra Mònica. "Impacto psicológico de la pérdida perinatal en una gestación gemelar monocorial." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2019. http://hdl.handle.net/10803/670634.

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Abstract:
ANTECEDENTES. Un embarazo gemelar monocorial es un hecho poco frecuente, que conlleva ciertas complicaciones, con un aumento del riesgo de muerte de uno o los dos fetos. Ante la pérdida de un feto durante un embarazo múltiple, el duelo, junto a la presencia de sintomatología ansiosa y depresiva, es una respuesta común y normal (López, 2011). Sin embargo, por la complejidad intrínseca a esta condición, en muchos casos este duelo puede ser más complejo e intenso y puede derivar en un proceso de duelo complicado, así como estos síntomas ansiosos, depresivos y de estrés postraumático, pueden ser más acusados o generar la aparición de un trastorno psicopatológico (Ellis et al., 2016; Hutti, Armstrong, Myers y Hall, 2015 y Lisy, Peters, Riitano, Jordan y Aromataris, 2016). Esto hace necesario estudiar en mayor profundidad las características y los factores que pueden intervenir en la elaboración de este tipo de pérdidas. OBJETIVOS. El objetivo principal de esta tesis es conocer las características del proceso de duelo cuando se produce una pérdida perinatal en una gestación gemelar monocorial. Este objetivo principal se desplegó en diferentes objetivos específicos. En primer lugar, se analizó el impacto psicológico de la pérdida perinatal en las mujeres y se estudiaron las variables sociodemográficas, psicológicas y clínicas que podían influir en la elaboración del duelo, así como la vulnerabilidad psicológica ante este proceso. Y a continuación, se analizó la influencia de los rituales de despedida en el desarrollo del duelo. MÉTODO. Estudio con un diseño correlacional y descriptivo. Las participantes fueron mujeres atendidas en la Unidad de Medicina Materno-Fetal del Departamento de Obstetricia del Hospital Universitario de la Vall d’Hebron de Barcelona entre febrero de 2009 y mayo de 2012. Todas ellas cumplían los siguientes criterios de inclusión: 1) Mujeres que habían sufrido una pérdida de uno o de los dos bebés en la gestación gemelar monocorial tras la cirugía fetal por complicaciones, y 2) Mujeres de nacionalidad española, raza caucásica y con dominio del idioma castellano, con un nivel de estudios mínimos para rellenar el material requerido para la investigación. Se realizó una entrevista individual con cada participante donde se recogían los datos sociodemográficos, antecedentes psiquiátricos, datos clínicos sobre la gestación y las prácticas de rituales de despedida realizadas. Y se administraron los siguientes cuestionarios: Spanish Short Version Perinatal Grief Scale (SpSVPGS), Cuestionario de Ansiedad Estado-Rasgo (STAI), Inventario de Depresión de Beck (BDI) y Escala Revisada de Impacto del Estresor (Impact of Event Scale- Revised, IES-R). RESULTADOS. Los síntomas de duelo tras una pérdida perinatal en la gestación gemelar monocorial con complicaciones estaban relacionados con síntomas depresivos, ansiosos y de estrés postraumático. La intensidad del duelo no dependía de la semana de gestación en que se produjo la pérdida, los antecedentes de pérdidas gestacionales, la supervivencia de un gemelo, la presencia de hijos previos ni las variables sociodemográficas consideradas. Por el contrario, tener antecedentes de haber recibido atención terapéutica psicológica y/o psicofarmacológica resultaron predictores de mayor intensidad del duelo. La ausencia de la realización de rituales de despedida tampoco se relacionó con una mayor intensidad de la sintomatología del duelo. DISCUSIÓN Y CONCLUSIONES. La pérdida perinatal en un embarazo gemelar monocorial supone una situación de gran impacto emocional que coloca a la madre en una situación de mayor vulnerabilidad psicopatológica. La presencia de un hijo superviviente o de hijos previos no garantizan una mejor salud mental para la madre en duelo, así como tampoco la realización de rituales de despedida. Estas madres presentan unas necesidades específicas y complejas, que pueden complicar el proceso de duelo, especialmente en aquellas mujeres con mayor vulnerabilidad psicológica.
BACKGROUND. Monochorionic twin pregnancy is a relatively uncommon phenomenon, but its associated complications are severe and may result in the loss of one or both fetuses. Grief, together with feelings of anxiety and depression, is a normal and common response to perinatal loss during a multiple pregnancy (López, 2011). However, the inherent complexity of such a loss means that the grief experienced is often more intense and complicated, and symptoms of anxiety, depression, and/or post-traumatic stress may develop into a full-blown psychological disorder (Ellis et al., 2016; Hutti, Armstrong, Myers, & Hall, 2015; Lisy, Peters, Riitano, Jordan, & Aromataris, 2016). It is therefore important to understand the factors which may influence a woman’s ability to work through and come to terms with a loss of this kind. AIMS. The overall aim of this thesis was to explore and describe the characteristics of the grieving process in the case of perinatal loss during a monochorionic twin pregnancy. More specifically, the aims were: 1) To analyze the emotional impact of perinatal loss on the mother, 2) to study the sociodemographic, psychological, and clinical variables that may influence her grieving process, as well as the impact of previous psychological vulnerability, and 3) to examine the influence of farewell rituals in relation to the grief experienced. METHOD. The research used a correlational and descriptive design. Participants were a sample of women recruited from among those attending the maternity unit of the Vall d’Hebron University Hospital in Barcelona between February 2009 and May 2012. They all met the following inclusion criteria: 1) Having lost one or both fetuses in a monochorionic twin pregnancy following fetal surgery due to complications, and 2) Spanish nationality and White ethnicity, with a level of education and command of the Spanish language that was sufficient for completion of the questionnaires. Individual interviews were used to collect sociodemographic information, data about the woman’s psychiatric and obstetric history, and information about any farewell rituals performed. The following questionnaires were also administered: Spanish Short Version of the Perinatal Grief Scale (SpSVPGS), State-Trait Anxiety Inventory (STAI), Beck Depression Inventory (BDI), and the Impact of Event Scale—Revised (IES-R). RESULTS. High levels of grief following the loss of a fetus during a complicated monochorionic twin pregnancy were associated with higher levels of depression, anxiety, and post-traumatic stress. The intensity of grief did not depend on the point in the pregnancy at which the loss occurred, a history of miscarriage, the survival of one of the twins, the presence of living children, or any of the sociodemographic variables considered. A history of psychological and/or psychopharmacological treatment was, however, associated with a more intense grief reaction. There was no significant relationship between farewell rituals and the intensity of the grief experienced. DISCUSSION AND CONCLUSIONS. Perinatal loss during a monochorionic twin pregnancy has a major emotional impact on the mother and leaves her vulnerable to psychological problems. The survival of one of the twins or the presence of living children is no guarantee that the grieving mother’s mental health will be less affected, and neither do farewell rituals seem to have a significant protective effect. Women who have experienced a loss of this kind have specific and complex needs, and those with a history of psychological vulnerability are particularly at risk of complicated grief.
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Louey, Samantha 1977. "The effects of intrauterine growth restriction on postnatal growth, arterial pressure and the vasculature." Monash University, Dept. of Physiology, 2003. http://arrow.monash.edu.au/hdl/1959.1/7939.

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Guerra, Glaucia Virginia de Queiroz Lins. "Indução do trabalho de parto na America Latina : inquerito hospitalar." [s.n.], 2008. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/310041.

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Abstract:
Orientador: Jose Guilherme Cecatti
Tese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Ciencias Medicas
Made available in DSpace on 2018-08-12T09:14:57Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Guerra_GlauciaVirginiadeQueirozLins_D.pdf: 2929113 bytes, checksum: 54c7b830383d166f725dcf970e08b726 (MD5) Previous issue date: 2008
Resumo: Objetivo: Avaliar a prevalência da indução médica e eletiva do trabalho de parto, métodos utilizados, índice de sucesso, fatores associados e resultados maternos e perinatais em oito países da América Latina. Método: Foi realizada a análise referente à indução do trabalho de parto no banco de dados da Pesquisa "2005 WHO global survey on maternal and perinatal health", referente a oito países aleatoriamente selecionados da América Latina. Obtiveram-se os dados individuais de todas as mulheres que tiveram seus partos em 120 instituições, no período do estudo. Avaliaram-se as indicações de indução por país, a taxa de sucesso por método, os fatores associados à indução e os resultados maternos e perinatais comparativamente aos partos iniciados espontaneamente (primeira abordagem). Após foi feita uma análise independente da indução eletiva comparada com o início espontâneo do trabalho de parto entre gestações de baixo risco, para avaliar os fatores associados a essa prática e seus resultados maternos e perinatais (segunda abordagem). Foram estimados os odds ratios (OR) para os possíveis fatores associados à indução e as razões de risco (RR) para os resultados maternos e perinatais, com seus respectivos intervalos de confiança (IC95%). Posteriormente, foram aplicados os modelos de regressão logística múltipla para o ajuste dos riscos estimados. Resultados: Do total de 97.095 partos do inquérito, 11.077 (11,4%) foram induzidos. Os hospitais públicos foram responsáveis por 74,2% das induções. A ruptura prematura das membranas (25,3%) e a indução eletiva (28,9%) foram as indicações mais freqüentes. A taxa de sucesso de parto vaginal foi de 70.4%, com 69.9% para a ocitocina e 74.8% para o misoprostol, os principais métodos isoladamente utilizados. O risco de indução do parto foi maior em mulheres com mais de 35 anos, com companheiro, nulíparas, sem cesárea no parto anterior, com rotura de membranas, hipertensão arterial, baixa altura uterina, diabetes, anemia grave, com menor número de consultas de pré-natal, pós-datismo, apresentação cefálica e naquelas que deram a luz em hospitais do seguro social. As complicações maternas mais associadas com a indução do parto foram a necessidade de uterotônicos no período pós-parto, laceração perineal, histerectomia, admissão em unidade de terapia intensiva, permanência hospitalar maior que 7 dias e maior necessidade de procedimentos analgésicos. Já os resultados perinatais desfavoráveis mais freqüentes foram Apgar menor que sete ao quinto minuto, ocorrência de muito baixo peso, admissão em UTI neonatal e início mais tardio da amamentação. Em relação à análise da indução eletiva entre gestantes de baixo risco, não foi encontrada diferença na taxa de cesariana e nos resultados perinatais, porém ocorreu maior necessidade do uso de uterotônico no pós-parto, risco cinco vezes maior de histerectomia pós-parto e maior necessidade de procedimentos de anestesia/analgesia. Conclusão: Na América Latina a taxa global de indução do trabalho de parto foi um pouco maior que 10%, enquanto a de indução eletiva entre gestantes de baixo risco foi de 4,9%. A taxa de sucesso para o parto vaginal foi elevada independentemente do método e da indicação da indução. Há, contudo, alguns riscos maternos e perinatais associados com essa prática, seja ela eletiva ou não
Abstract: Objective: To evaluate the prevalence of both medical and elective labor induction as well as employed methods, success rates, associated factors and maternal and perinatal outcomes in eight Latin American countries. Methods: it was performed an analysis on labor induction in the database of the "2005 WHO global survey on maternal and perinatal health" on deliveries occurring in eight randomly allocated Latin American countries. Data of all women who gave birth to children in the 120 included institutions during the period of the study were collected. The indications for labor induction according to the country, the success rate for each method, the factors associated with labor induction as well as maternal and perinatal outcomes were compared with deliveries with spontaneous onset of labour (Approach 1). A second independent analysis on elective induction compared with spontaneous onset of labor in low-risk pregnancies was performed in order to evaluate factors associated with elective labor induction and also maternal and perinatal outcomes (Approach 2). The odds ratios (OR) for possible factors associated with labor induction and the risk ratios (RR) for maternal and perinatal outcomes, with respective confidence interval (95%CI) for all types of labor induction and for elective induction were estimated. Additionally, multiple logistic regressions were applied to adjust the estimated risks. Results: Among the total 97,095 deliveries included in the survey, 11,077 (11.4%) underwent labor induction. Public hospitals accounted for 74.2% of them. Premature rupture of membranes (25.3%) and elective induction (28.9%) were the most frequent indications. The success rate in obtaining vaginal delivery was 70.4%. Oxitocin and misoprostol - the most employed methods - had success rates of 69.9% and 74.8%, respectively. Labor induction occurred more frequently in women older than 35 years, with a partner, nulipara, without cesarean section in the last pregnancy, ruptured membranes, hypertension, low fundal height, diabetes, severe anemia, vaginal bleeding, few prenatal visits, post term, cephalic presentation and those who gave birth in social security hospitals. The most frequent maternal complications associated with labor induction were need for uterotonic agents in postpartum period, perineal laceration, need for hysterectomy, and admission to intensive care unit, length of hospital stay above seven days and increased need of anesthetic/analgesic procedures. The most frequent adverse perinatal outcomes were low 5-minute Apgar score, very low birth-weight, admission to neonatal intensive care unit and delayed initiation of breastfeeding. Concerning elective induction in low-risk pregnancies there was no difference in cesarean section rate or perinatal outcome. However, there were increased needs for uterotonic agents in the postpartum period and for analgesic/anesthetic procedures, and a further than fivefold risk for postpartum hysterectomy. Conclusions: In Latin America, the overall labor induction rate was slightly more than 10%, while for elective indication among low risk pregnancies it was 4.9%. The vaginal delivery rate was high irrespective of the method or indication. However, there are some maternal and perinatal risks associated with this intervention, in spite of medically or electively indicated.
Doutorado
Tocoginecologia
Doutor em Tocoginecologia
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Pla, Codina Laura. "Diagnosis and perinatal therapies in an animal model of intrauterine growth restriction." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2021. http://hdl.handle.net/10803/673611.

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Abstract:
This Ph.D. Thesis is structured on two projects aiming to improve the intrauterine growth restriction (IUGR) perinatal survival and brain development with new more accurate tools for continuous fetal monitoring and new prenatal therapies. The first project aims to test new implantable miniaturized pH and oxygen electrochemical sensors to be applicable in IUGR fetus. For this purpose, different animal models and species have been used. Data obtained from this project resulted in four articles published in international peer-reviewed journals. The second project aims to describe the structural brain and placental changes underlying IUGR and select and test potential effective strategies acting upon these specific targets in order to overcome IUGR effects and placental changes. This project have resulted in two articles, one of them has been published and the other one has been submitted, both in an international peer- reviewed journals. The articles of each project are the following: PROJECT 1: 1. Micro-needle implantable electrochemical oxygen sensor: ex-vivo and in-vivo studies 2020, Biosensors and Bioelectronics 2. In vivo Monitoring with micro-implantable hypoxia sensor based on tissue acidosis 2020, Talanta 3. Non-invasive monitoring of pH and oxygen using miniaturized electrochemical sensors in an animal model of acute hypoxia 2021, Journal of Translational Medicine 4. Miniaturized electrochemical sensors to monitor fetal hypoxia and acidosis in a pregnant sheep model 2021, Biomedicines PROJECT 2: 5. Structural Brain Changes during the Neonatal Period in a Rabbit Model of Intrauterine Growth Restriction 2021, Developmental neuroscience 6. Docosahexaenoic acid and lactoferrin effects on the brain and placenta in a rabbit model of intrauterine growth restriction 2021, Developmental neuroscience. Submitted. The presentation of the Thesis is structured with a general introduction followed by the hypothesis and objectives. After that, the articles that take part of each project are inserted entirely. Following the articles, it will be a brief summary of the global results and subsequently a general discussion and conclusions will be exposed.
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Ma, Xue Jie. "Perinatal complications as predictors of neuropsychological outcome in children with learning disabilities." Virtual Press, 1996. http://liblink.bsu.edu/uhtbin/catkey/1036813.

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Abstract:
A prospective study was conducted on a group of 160 students from 9 to 14 years of age with learning disabilities to predict neuropsychological outcome using perinatal information as predictors. Perinatal information was obtained from the Maternal Perinatal Scale (MPS) (Dean & Gray, 1985). Subjects' neuropsychological functioning was assessed by the Short Neuropsychological Screening Device (SNSD) (Reitan & Herring, 1985). Information concerning subjects' intelligence was obtained from the Wechsler Intelligence Scale for Children-III (WISC-III) administered within the past two years. Hollingshead's Four Factor Index of Social Status was employed to determine subjects' socioeconomic status. A stepwise multiple regression analysis yielded a regression model that contained a subset of 7 perinatal risk factors, involving: (1) Obstetric History; (2) Gestational Age; (3) Psychosocial Events; (4) Delivery; (5) Intrauterine Stress; (6) Teratogenic Stress; and (7) Fetal Oxygenation. A hierarchical regression analysis was further performed to examine if adding socioeconomic and intellectual information to the regression model could increase the prediction of neuropsychological outcome. Results showed that up to 82% of the variability in the neuropsychological outcome was explained by the linear composite of the 7 risk factors. When socioeconomic and intellectual information were added to the regression model, the prediction of neuropsychological outcome was significantly improved. About 201 of the students with learning disabilities in the present study were found to display symptoms similar to minimal brain damage (MBD) relating to poor visual-motor integration, underdeveloped language skills, and aphasic conditions. The results support the theory of a "continuum of reproductive casualty" proposed by Pasamanick et al. (1956). The importance of detecting early indicators of neuropsychological deficits in at risk children was further suggested by the present study.
Department of Educational Psychology
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Moraleda, Redecilla Cinta. "Contribución de la anemia y de la exposición al virus de la inmunodeficiencia humana a la morbi-mortalidad infantil en África." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2015. http://hdl.handle.net/10803/298467.

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Abstract:
INTRODUCCIÓN Cada año mueren en el mundo más de 6 millones de niños menores de 5 años. Cerca del 50% en África subsahariana. Mejorar el conocimiento de patologías como la anemia y la exposición perinatal al VIH, que tienen un peso relevante pero poco reconocido en la mortalidad infantil, podría ayudar a reducir estas muertes. MATERIAL Y MÉTODOS Para determinar la etiología de anemia en Mozambique, profundizar en la etiopatogenia de la anemia asociada a malaria y determinar el mejor marcador serológico para el diagnóstico de ferropenia, se llevó a cabo un estudio de casos y controles, siendo los casos 443 niños preescolares hospitalizados con anemia (concentración de Hb < 11gr/dl) y los controles comunitarios 289 niños sin anemia. Para evaluar el impacto de la exposición perinatal al VIH sobre la morbilidad y los parámetros hematológicos e inmunológicos de los niños mozambiqueños expuestos pero no infectados (ENI) se realizó un estudio de cohortes prospectivo en el que se evaluaron 158 lactantes (menores de 1 año) ENI y 160 lactantes no expuestos al VIH a los 1, 3, 9 y 12 meses después del nacimiento. Además se registraron todas las visitas al servicio de emergencia y los ingresos. Los niños ENI recibieron cotrimoxazol profiláctico. RESULTADOS Y DISCUSIÓN La desnutrición, la malaria, la infección por VIH y la deficiencia de hierro fueron los principales factores asociados a anemia en esta población, y a los que deberían ir dirigidas las políticas de prevención de anemia. La hemozoína en la médula ósea puede tener un papel en la patogénesis de la anemia asociada a la malaria mediante una eritropoyesis ineficaz, lo que debería tenerse en cuenta en el desarrollo de fármacos para prevenir y tratar la anemia asociada a malaria. La anemia grave y la diseritropoyesis se asociaron con una mayor presencia de gametocitos maduros en médula ósea. Los niños anémicos infectados por P. falciparum presentaron una alta prevalencia de gametocitos inmaduros en médula ósea, lo que debería tenerse en cuenta al desarrollar estrategias de prevención de la malaria basadas en la erradicación de portadores de gametocitos. Utilizando los depósitos de hierro en la médula ósea de los niños anémicos como gold standard se identificó que el índice de receptor de transferrina-ferritina ajustado por la proteína C reactiva era el mejor marcador sérico para el diagnóstico de ferropenia en la población de estudio, aunque se confirma la necesidad de marcadores más precisos, especialmente en poblaciones con alta prevalencia de infecciones. Los niños ENI presentaron más anemia, menor %CD4 y mayor %CD8 comparado con los niños no expuestos. Ambos grupos presentaron medias similares de células T-CD8 y CD4 naive, memoria y activadas al mes de vida. Los niños ENI nacidos de madres con cargas virales >5 log10 copias/ml tuvieron menor %CD8 naive y mayor %CD8 memoria. Esto sugiere que la exposición a una carga viral materna alta aumenta el riesgo de los niños de tener alteraciones en las poblaciones de células T. Los niños ENI presentaron menor número de consultas al servicio de emergencias, seguramente por el uso rutinario de cotrimoxazol profiláctico, lo que apoya la continuación de esta profilaxis en este grupo. CONCLUSIONES La anemia y la exposición perinatal al VIH son patologías relevantes en Mozambique en niños pequeños. La prevención de las principales etiologías de la anemia identificadas en este trabajo podría disminuir la anemia y la morbi-mortalidad asociada a la misma. La mejora en las políticas de prevención de la trasmisión vertical del VIH podría disminuir las consecuencias del VIH materno en los niños ENI, y la continuación del uso de cotrimoxazol profiláctico en estos niños podría disminuir su morbilidad.
More than 6 million of children under 5 years die worldwide each year. Almost 50% are in sub-Saharan Africa. Improve the knowledge of pathologies as anemia and perinatal exposure to HIV, which are important but neglected, could be a way to reduce these deaths. In order to evaluate the main etiologies of anemia, improve the knowledge of the physiopathology of malarial-anemia and determine the best serological biomarker of iron deficiency, a case-control study of 443 preschool hospitalized children with anemia (hemoglobin concentration <11g/dl) and 289 community controls without anemia in Mozambique was performed. To evaluate the impact of the HIV exposure in the morbidity and hematological and immunological profiles of children HIV exposed uninfected (HEU), 158 HEU and 160 unexposed Mozambican infants were evaluated at 1, 3, 9, and 12 months post-delivery. Undernutrition, iron deficiency, malaria, and HIV are main etiologies related to anemia in Mozambican preschool children. Effective programs for the prevention of these conditions need to be reinforced. Hemozoin in the bone marrow has a role in the pathogenesis of malarial-anemia through ineffective erythropoiesis. Severe anemia and dyserythropoiesis were independently associated with a higher prevalence of mature gametocytes in bone marrow. Transferrin-ferritin index ratio adjusted by C-reactive protein was the best serological iron deficiency biomarker. HEU children were more frequently anemic, had poorer nutritional status, and alterations in some immunological profiles compared with unexposed children. Infant naïve and activated CD8 T-cells were associated with high maternal HIV-RNA load at delivery, so exposure to elevated maternal HIV-RNA puts the infant at higher risk of having early T-cell abnormalities. HEU infants had reduced incidence of outpatient visits. Prophylactic cotrimoxazol used in a routine way in HEU infants may explain their reduced morbidity. These findings reinforce continuation of cotrimoxazol prophylaxis. Anemia and perinatal HIV exposure are important pathologies in preschool children in Mozambique. Prevention of the main causes of anemia identified in this thesis should reduce anemia and the morbidity and mortality related to it. Similarly, improvement of HIV prevention mother-to-child-transmission programs would reduce the negative health impact of HIV exposure in HEU children. Cotrimoxazol prophylaxis could improve these children’s health.
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Nagel, Joachim. "Analyse bioelektrischer Potentiale in der Perinatologie." Stuttgart Universitätsbibliothek Stuttgart, 2010. http://d-nb.info/100225454X/34.

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Nagel, Joachim H. [Verfasser]. "Analyse bioelektrischer Potentiale in der Perinatologie / Joachim Nagel." Stuttgart : Universitätsbibliothek Stuttgart, 2010. http://d-nb.info/100225454X/34.

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Rasera, Carmen Caroline. "Mensuração da pressão de dióxido de carbono arterial e expirado em lactentes e crianças sob ventilação mecânica invasiva." Universidade Tecnológica Federal do Paraná, 2010. http://repositorio.utfpr.edu.br/jspui/handle/1/364.

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Abstract:
Capes
Nos pacientes neonatais e pediátricos internados em unidade de terapia intensiva, a monitorização do dióxido de carbono tem grande importância clínica durante a ventilação mecânica invasiva no ajuste dos parâmetros ventilatórios e na detecção de complicações relacionadas à ventilação. O objetivo principal deste estudo é investigar a correlação e o nível de concordância entre a pressão final de dióxido de carbono exalado (PetCO2) e a pressão parcial de dióxido de carbono arterial (PaCO2) em pacientes no período pós-operatório de cirurgia cardíaca, verificando a relação entre ambos os métodos em dois grupos de acordo com a temperatura corporal e as complicações pulmonares associadas. No total, 74 pacientes participaram do grupo 1, com 110 mensurações de PetCO2, PaCO2 medida a 37 °C e corrigida pela temperatura real do paciente. Para toda a amostra, a correlação foi mais significativa com a PaCO2 corrigida (r = 0,92) do que com a medida (r = 0,78), durante todo o período do estudo. A diferença média entre PaCO2 medida e PetCO2 foi 4,42 mmHg e aumentou significativamente durante a instabilidade térmica, enquanto para PaCO2 corrigida a diferença média foi de 1,12 mmHg e permaneceu baixa mesmo durante hipo ou hipertermia. Os resultados obtidos para os 246 pares de PetCO2 e PaCO2 analisados em 42 pacientes ventilados de acordo com o grupo 2, mostraram que os dois métodos foram altamente correlacionados (r = 0,94) e manteve-se elevado mesmo em pacientes com complicações respiratórias. A diferença média entre as mensurações de ambos os métodos foi de -0,71 mmHg e os valores de PetCO2 estavam dentro de 2 mmHg da correspondente PaCO2 em 80,49% das mensurações, indicando uma forte relação. Os resultados deste estudo demonstram que a PetCO2 mensurada pelo capnômetro é tão precisa quanto a PaCO2 mensurada pela gasometria arterial, assim a capnometria pode ser considerada um método de monitorização indireta e não invasiva da PaCO2 em pacientes de terapia intensiva submetidos à ventilação mecânica.
In neonates and pediatrics patients in intensive care units, monitoring of carbon dioxide has great clinical significance during the invasive mechanical ventilation in the adjustment of ventilatory parameters and detection of complications related to ventilation. The objective of this research is to investigate the correlation and level of agreement between end-tidal carbon dioxide pressure (PetCO2) and the partial pressure of arterial carbon dioxide (PaCO2) in patients in the postoperative period of cardiac surgery, verifying the relationship between both methods in two groups according to body temperature and pulmonary complications. Altogether 74 patients were arranged in the group 1 with 110 measurements of PetCO2, PaCO2 measured at 37 ºC and corrected to the real body temperature of the patient. For the whole sample, the correlation was statistically more significant with corrected PaCO2 (r = 0.92) than with the measured (r = 0.78), throughout the study period. The mean difference between measured PaCO2 and PetCO2 was 4.42 mmHg and increased significantly during body temperature instability, while for corrected PaCO2 the mean difference was 1.12 mmHg and remained low even during hypo or hyperthermia. The results for 246 PetCO2 and PaCO2 pairs analyzed in 42 patients ventilated according to group 2, proved that both methods were highly correlated (r = 0.94) and kept elevated even in patients with respiratory complications. The mean difference between the measurements of both methods was -0.71 mmHg and the values of PetCO2 were within 2 mmHg of PaCO2 in 80.49% of the measurements, indicating a high relationship. The results of this study demonstrate that PetCO2 measured by capnometer is as accurate as PaCO2 measured by arterial blood gases, thus the capnometry can be considered an indirect and noninvasive monitoring method of PaCO2 in patients of intensive therapy under mechanical ventilation.
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Cavalcante, Rejane Silva [UNIFESP]. "Capacitação de profissionais da saúde no componente peri-neonatal da atenção integrada às doenças prevalentes na infância: conhecimento e percepção de mudança na prática clínica em região Amazônica." Universidade Federal de São Paulo (UNIFESP), 2010. http://repositorio.unifesp.br/handle/11600/9158.

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Made available in DSpace on 2015-07-22T20:49:40Z (GMT). No. of bitstreams: 0 Previous issue date: 2010-06-30
Introdução: Apesar de relatos sobre a Atenção Integrada às Doenças Prevalentes na Infância (AIDPI) melhorar a assistência à saúde da criança até cinco anos, não são identificados estudos direcionados ao componente peri-neonatal dessa estratégia. Objetivo: avaliar, após a capacitação em AIDPI Neonatal, o conhecimento e a percepção de médicos e enfermeiros quanto à assistência à gestante e à criança do nascimento até os dois meses de vida, e sua aplicabilidade prática em uma região da Amazônia. Método: estudo de coorte constituída de 31 médicos e 61 enfermeiros provenientes de 24 municípios, que participaram de sete capacitações em seis Pólos Regionais de Saúde no interior do Pará, Amazônia, realizado de abr/2006 a dez/2008. O estudo foi conduzido em duas fases, consistindo a 1ª fase na aplicação presencial de cinco questionários antes (T1) e imediatamente após 24 horas (T2) de capacitação em AIDPI Neonatal, conforme diretrizes da OPAS em 2007, adaptadas ao nosso meio. A 2ª fase compreendeu a aplicação presencial dos mesmos questionários aos 92 profissionais, em média 16 (14-20) meses após a 1ª fase (T3). Os questionários abordaram dados demográficos dos profissionais em T1, o conhecimento sobre assistência à gestante, reanimação neonatal, puericultura e doenças até dois meses em T1, T2 e T3, além da avaliação da capacitação em T2 e da percepção das condições de assistência no município e no local de prática clínica em T1 e T3. Para estimar as diferenças entre os tempos e as categorias profissionais foram criados escores de zero (inadequação completa) a 100 (adequaçãocompleta) comparados por meio da análise de variância com medidas repetidas. Resultados: os 92 profissionais caracterizaram-se por ser do sexo feminino (83%), nascidos (74%) e graduados (79%) no Pará, atender crianças duas ou mais vezes por semana (86%) e possuir pós-graduação (63%). Os médicos eram graduados há 17 (1-35) anos e os enfermeiros há nove (0-31) anos (p<0,001). Os primeiros relataram maior atuação em pediatria, e qualificação específica, com residência ou especialização, do que os últimos. Observou-se variação do conhecimento de acordo com o tempo (T1, T2 e T3) e a profissão (médicos>enfermeiros: p<0,001). Entre T1 e T2 constatou-se acréscimo deconhecimento dos profissionais sobre a assistência à gestante (p=0,026), reanimação neonatal (p<0,001), puericultura (p<0,001) e doenças até dois meses (p<0,01). Tal conhecimento perdurou, no mínimo, após 16 meses da capacitação nas áreas de reanimação neonatal (p=0,028) e doenças até dois meses (p<0,001). A capacitação teve avaliação positiva dos profissionais (94%) que perceberam melhora na prática clínica no seu local de trabalho (p<0,001), porém sem relato de alteração nas condições de saúde do município (p=0,066) entre T1 e T3. Conclusão: os médicos e enfermeiros apresentaram acréscimo, no mínimo por 16 meses, no conhecimento sobre a assistência à gestante e à criança até dois meses, além de perceberem melhora em sua condição de prática clínica após a capacitação em AIDPI Neonatal. Essa capacitação pode servir de modelo a ser aplicado em outras regiões com semelhante contexto epidemiológico
Objective: to assess knowledge and perception of professionals about care of pregnant women and children to two months of life, after training in Neonatal Integrated Management of Childhood Illness (IMCI), and its practical applicability in the Amazon Region. Method: a cohort study comprising 92 professionals who participated in seven Neonatal IMCI training courses in Para, from April/2006 to December/2008. Five questionnaires were applied face-to-face before (T1) and 24h (T2) after training in Neonatal IMCI (PAHO, 2007), and 16 (14-20) months after training (T3). Scores ranging from zero (complete inappropriateness) to 100 (complete appropriateness) were compared by ANOVA with repeated measures. Results: Time since graduation was 17y (1-35) for physicians and 9y (0-31) for nurses (p<0.001). Variation of knowledge was observed according to time and profession (physicians>nurses: p<0.001). Between T1 and T2, enhanced knowledge was verified in care of pregnant women (p=0.026), neonatal resuscitation (p<0.001), neonatal and infant care (p<0.001) and diseases up to two months (p<0.01). Such knowledge was observed at least for 16 months in neonatal resuscitation (p=0.028) and diseases up to two months (p<0.001). The capacity-building was positively evaluated by professionals (94%), who perceived improvement in clinical practice (p<0.001), without report of change in health conditions of the city (p=0.066) between T1 and T3. Conclusion: Training in Neonatal IMCI enhanced knowledge about care of pregnant women and infants up to two months, in addition to acknowledging better clinical practice for physicians and nurses. This training can be a model to be applied in other regions with similar epidemiological context.
TEDE
BV UNIFESP: Teses e dissertações
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Souza, Danilo França de. "Avaliação do equilíbrio oxidativo na gestação e perinatologia equina." Universidade de São Paulo, 2017. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/10/10131/tde-22032017-165141/.

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Abstract:
As Espécies Reativas de Oxigênio (EROs) conferem proteção aos seres vivos contra os contínuos ataques de microrganismos, além de serem responsáveis por diversos eventos fisiológicos. No entanto um desequilíbrio entre a produção das EROs e os agentes antioxidantes resulta diversos processos patológicos nos mais variados sistemas em seres humanos e em animais. Durante a gestação ocorrem alterações do metabolismo que podem levar a um aumento de subprodutos da oxidação. Assim como a gestação, o nascimento também impõe um período com alta demanda energética, alta tensão de oxigênio e, por consequência, determina um momento crítico na vida do neonato, por ser exigida uma rápida adaptação da condição hipóxica (intra útero) para hiperóxica (extra útero). Desta forma, o objetivo desta dissertação foi verificar o estado oxidativo das éguas no terço final da gestação, no periparto e no pós-parto levando em consideração o efeito da paridade, bem como a condição oxidativa de neonatos durante os primeiros sete dias de vida. Como indicadores de oxidação foram mensurados os níveis de TBARS e oxidação de proteína. Foi quantificado o ferro total e como parâmetros antioxidantes, foram medidas as atividades das enzimas GPx e SOD, e as concentrações de bilirrubina. Nos potros verificamos que a SOD não apresentou diferença significativa no periodo analisado. As concentrações de bilirrubina foram mais baixas no primeiro tempo avaliado, e tanto a bilirrubina total quanto a indireta elevaram-se às 12 horas e então caíram entre as 72h e 168h. Já a GPx demonstrou aumento da sua atividade nos tempos 12 e 72h quando comparada ao tempo 0h. Verificou-se altos níveis de TBARS no primeiro momento pós-nascimento, uma conseguinte diminuição às 12h seguida de estabilização nos demais tempos. Já a avaliação do período gestacional das éguas indicou um efeito de interação entre paridade e tempo gestacional apenas para o ferro total. SOD e oxidação proteica não apresentaram alterações significantes no período estudado. Tanto a GPx quanto as TBARS apresentaram efeito de tempo, com evidente alteração entre o parto, apresentando aumento e o pós-parto apresentando diminuição de atividade e das concentrações dessas variáveis. Concluímos que em potros, a peroxidação lipídica ao nascimento apresentou-se alta sugerindo um balanço pró-oxidativo durante tal período, o que poderia caracterizar um aumento nos níveis de EROs com finalidade de completar importantes eventos fisiológicos. Quanto a bilirrubina indireta e a GPx podemos sugerir que frente aos altos níveis da peroxidação lipídica houve um estímulo para ativação dos sistemas antioxidantes que envolvem essas biomoléculas e que as duas tenham agido concomitantemente visando equilibrar os níveis de EROs. Com relação às éguas, apontamos que a paridade não tem influencia sobre o estabelecimento da homeostase oxidativa em éguas e que no momento do parto as mesmas passam por um desbalanço oxidativo transiente. Ou seja, o desbalanço oxidativo faz parte tanto do momento do parto quanto da primeira semana de vida dos potros, possivelmente desempenhando um papel fisiológico em abas categorias.
Reactive Oxygen Species (ROS) produced protect living beings against the continuous attacks of microorganisms, as well as being responsible for several physiological events, so oxidative homeostasis is a premise. However, an imbalance between the production of ROS and the antioxidant agents causes several pathological processes in the most varied systems in humans and animals. During pregnancy it is suggested that alterations of the metabolism take place, consequently the increase of by-products of the oxidation during the gestational period. Like gestation, the birth also imposes a period with high energy demand, high oxygen tension and, consequently, it determines a critical moment in the life of the newborn because it is required a rapid adaptation of the same to the change of hypoxic condition (intra uterus) To hyperoxic (extra uterus). The aim of this dissertation was to verify the oxidative status of mares in the final third of gestation, peripartum and postpartum, taking into account the parity effect, as well as the oxidative condition of neonates during the first seven days of life. As oxidation indicators, the levels of TBARS and protein oxidation were measured. Total iron was quantified and as antioxidant parameters, activities of GPx and SOD enzymes, and bilirubin concentrations were measured. In the foals we verified that the SOD showed no significant difference in the analyzed time. Bilirubin concentrations were lower in the first time evaluated, and both total and indirect bilirubin increased at 12 hours and then fell between 72h and 168h. On the other hand, GPx showed an increase in its activity in times 12 and 72h when compared to time 0h. There were high levels of TBARS at the first post-birth moment, a consequent decrease at 12h, followed by stabilization at the other times. The results with mares indicated interaction effect between parity and gestational time only for total iron. SOD and protein oxidation did not present significant alterations in the studied period. Both GPx and TBARS presented a time effect, with an evident alteration between childbirth and postpartum, and there was an increase and decrease, respectively, in the activity and concentrations of these variables. We conclude that in foals, lipid peroxidation at birth was high suggesting a pro-oxidative balance during such period, which could characterize an increase in the levels of ROS in order to complete important physiological events. Regarding indirect bilirubin and GPx, we can suggest that in the face of the high levels of lipid peroxidation there was a stimulus for the activation of the antioxidant systems that involve these biomolecules and that the two have acted concomitantly in order to maintain the high levels of EROs at non detrimental levels. Regarding mares, we pointed out that parity has no influence on the establishment of oxidative homeostasis in mares and that at the time of delivery they undergo transient oxidative imbalance. That is, oxidative imbalance is part of both the calving moment and the first week of life of foals, possibly playing a physiological role in categories.
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Pierron, Annabelle. "Promotion de la santé des mères et des nouveau-nés : réduire les inégalités sociales de santé." Thesis, Université de Lorraine, 2019. http://docnum.univ-lorraine.fr/ulprive/DDOC_T_2019_0259_PIERRON.pdf.

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Abstract:
Introduction. Il a été démontré que le début de la vie est le moment clé dans la genèse des inégalités sociales de santé : le soutien à la parentalité constitue l’un des leviers majeurs pour limiter voire réduire ces inégalités. Cette thèse a pour objectif d’élaborer un cadre conceptuel établissant les conditions de réussite des interventions, politiques et organisations d’accompagnement à la parentalité visant à limiter les inégalités sociales de santé pour la mère et l’enfant dans la période périnatale. Méthodes. La recherche comportait deux volets, une revue systématique et une évaluation réaliste. - La revue systématique : il s’agissait d’une revue de revue sélectionnant des revues de littérature publiées entre 2009 et 2016 en langue anglaise ou française. Ont été retenues 21 revues répondant aux critères AMSTAR. Elles ont été analysées au regard de leur prise en considération des inégalités sociales de santé, selon PRISMA-equity. - L’évaluation réaliste : la démarche comportait trois étapes 1) l’élaboration d’une première théorie à partir des résultats de la revue. 2) étude de cas multiple. Deux cas ont été investigués : les territoires frontaliers de l’industrie sidérurgique de Longwy en Lorraine et Esch-sur-Alzette au Luxembourg. Ils ont été sélectionnés pour leur proximité géographique et le caractère particulièrement vulnérable et inégalitaire des populations qui y résident. Les données recueillies émanaient de plusieurs sources, comprenant un corpus documentaire, des questionnaires et des entretiens. L’analyse portait sur la prise en considération des inégalités sociales de santé dans les pratiques.3) synthèse explicitant le fonctionnement des interventions à partir des mécanismes en jeu dans leur contexte réel. Résultats. La synthèse des revues révèle explicitement les limites des connaissances actuelles sur l'équité en santé dans le domaine du soutien parental. Les programmes d'éducation parentale, le plus souvent offerts uniquement aux mères et surtout aux plus défavorisées, tiennent rarement compte des gradients sociaux de santé. En outre, les publications proviennent principalement de cultures anglo-saxonnes ; il existe peu de données sur le sujet dans le contexte des politiques européennes. L’étude de cas, a permis de détailler en profondeur les leviers interventionnels, les contextes et les éléments de mécanismes du point de vue des différentes parties prenantes. La synthèse a permis de proposer une théorie de moyenne portée explicitant que les mécanismes d’universalisme proportionné, de coordination des acteurs, de considération des besoins parentaux sont efficaces en matière de lutte contre les inégalités sociales de santé lorsque les leviers d’actions sont macrosociaux. Conclusion. A partir de deux méthodes d’investigation complémentaires, ce travail a permis de construire une théorie qui constitue des pistes pour la recherche et l’action
Introduction. It has been shown that the beginning of life is the key period in the genesis of social inequalities in health: support for parenthood is one of the major levers for limiting or even reducing these inequalities. The objective of this dissertation is to develop a conceptual framework establishing the conditions for the success of interventions, policies and organizations to support parenthood in order to limit social inequalities in health for mothers and children in the perinatal period. Methods. The research has two components: a systematic literature review and a realistic evaluation. -Systematic review: this was a systematic review of reviews published between 2009 and 2016 in English or French. 21 reviews meeting the AMSTAR criteria were selected. They were analysed with regard to their consideration of social inequalities in health, according to PRISMA-equity. - Realistic evaluation: The process consisted of three steps: 1) development of a first theory based on the results of the review. 2)multiple case study. Two cases were investigated: the border territories of the steel industry of Longwy in Lorraine and Esch-sur-Alzette in Luxembourg. They were selected for their geographical proximity and the particularly vulnerable and unequal nature of the populations living there. The data collected came from several sources, including a documentary corpus, questionnaires and interviews. The analysis focused on the consideration of social inequalities in health in practices. 3) a synthesis explaining how interventions work based on the mechanisms at play in their real context. Results. The synthesis of the reviews clearly revealed the limitations of current knowledge on health equity in the area of parental support. Parenting education programs, most often offered only to mothers and especially to the most disadvantaged, rarely take into account social gradients in health. In addition, the publications come mainly from Anglo-Saxon cultures; there is little data on the subject in the context of European policies. The case study made it possible to provide in-depth details of the intervention levers, contexts and elements of mechanisms from the point of view of the various stakeholders. The synthesis made it possible to propose a medium-level theory explaining that the mechanisms of proportionate universalism, coordination of actors and consideration of parental needs are effective in fighting social inequalities in health when the levers for action are macro-social. Conclusion. Based on two complementary methods of investigation, this work has made it possible to build a theory that constitutes avenues for research and action
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Vilarino, Jorge Fernando. "Estudo perinatal do parto em posição de cocoras na UNICAMP." [s.n.], 1989. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/309639.

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Abstract:
Orientador : Hugo Sabatino
Tese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Ciencias Medicas
Made available in DSpace on 2018-07-16T03:07:05Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Vilarino_JorgeFernando_D.pdf: 3418914 bytes, checksum: bd2d625657bac4b0682f1f9e460ff1ab (MD5) Previous issue date: 1989
Resumo: Visando prestar atendimento às grávidas, que espontaneamente solicitam dar à luz em posição de cócoras e ao mesmo tempo quantificar cientificamente as vantagens e inconvenientes deste método de atenção ao parto, foi criado na Maternidade da Faculdade de Ciências Médicas da Universidade Estadual de Campinas, o"Grupo de Parto Alternativo". No presente trabalho são apresentados os resultados de 208 partos, assim distribuídos: 1) Grupo Cócoras formado por 157 gestantes que deram à luz nesta posição, 2) GrupoLitotomia -- formado por 51 gestantes, que não conseguiram ter seu parto em posição de cócoras Foi analisado um total de 57 variáveis materno feto-neonatais. Quando comparados, os dois grupos,encontramos 12 variáveis que apresentaram diferenças significativas, a saber: ganho ponderal na gestação, duração do período da internação ao parto,número de toques vaginais, uso de analgésica no período de dilatação, uso de ocitocina, duração do período. de dilatação, uso de analgésica no período expulsivo, duração do período de dequitação, tipo ¿Observação: O resumo, na íntegra poderá ser visualizado no texto completo da tese digital.
Abstract: The influence of maternal posture on progress and efficience of labor is being studied in many important research centers during the last years. A small but ever increasing proportion of pregnant women are asking For more involvement in the birth experience and are wanting to adopt alternative, upright positions in labor. Seeking to satisfy this demand and in order to quantify the advantages and disadvantages of squatting position, it was created an A1ternative Delivery Group at the Maternity of Medical Sciences. at the State University of Campinas (UNICAMP). The results of 208 deliveries are exposed at the present work with the following distribution. 1) Squatting Group - 157 pregnants who had labor 1n this position. 2) Littotomy Group - 51 pregnants who were not able to deliver in squatting position. Fifty seven maternal, fetal and neonatal variables were analysed. Twelve of them showed significative difference when compared in Squatting and Lithotomy Group .They are: weight gain during pregnancy, duration of ...Note: The complete abstract is available with the full electronic digital thesis or dissertations.
Doutorado
Doutor em Medicina
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Bibian, Trejo Catherine Loui. "“ESTUDIO COMPARATIVO DE EMBARAZOS GEMELARES ESPONTANEOS E INDUCIDOS EN PACIENTES DEL SERVICIO DE PERINATOLOGIA DEL CENTRO MEDICO ISSEMYM ECATEPEC DE JUNIO DEL 2009 A MARZO DEL 2012”." Tesis de Licenciatura, Medicina-Quimica, 2013. http://ri.uaemex.mx/handle/20.500.11799/14046.

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Valadares, Marize Campos. "Avaliação de alguns aspectos da resposta imune tipo celular em animais portadores do tumor ascitico de Ehrlich e tratados com titanocenos." [s.n.], 2002. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/311294.

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Abstract:
Orientador : Mary Luci de Souza Queiroz
Tese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Ciencias Medicas
Made available in DSpace on 2018-08-01T16:36:52Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Valadares_MarizeCampos_D.pdf: 1218609 bytes, checksum: 217724b78283c81f36fd717fc91a9735 (MD5) Previous issue date: 2002
Resumo: Neste trabalho, dando prosseguimento a estudos prévios realizados em nosso laboratório investigamos os efeitos do composto diciclopentadienildiclorotitânio IV, DDCT, (15 mg/kg/dia/ dois dias) sobre a capacidade funcional das células ¿natural killer¿ (NK) e a produção das citocinas do perfil Th1 [interleucina (IL)-2 e interferon-g (IFN-g)] e do perfil Th2 (IL-4 e IL-10) de animais normais e portadores do tumor ascítico de Ehrlich (TAE). Além disso, para efeito comparativo, acrescentamos ao nosso estudo o diciclopentadienilditiocianatotitânio IV, BCDT, o qual é um derivado do DDCT com substituições dos radicais halogênios do DDCT por pseudo-halogênios. Com o composto BCDT, além dos parâmetros imunológicos acima mencionados, avaliamos, os efeitos do tratamento com uma, duas e três doses de BCDT (10, 15 ou 30 mg/kg/dia) sobre o crescimento e diferenciação de precursores hematopoiéticos [Células formadoras de colônias de granulócitos/macrófagos (CFU-GM)], de animais normais e portadores do TAE, os quais foram previamente realizados com o DDCT. Nestes animais, avaliamos ainda a celularidade da medula óssea, a presença de fatores estimuladores de colônias hematopoéticas (CSFs ) e a sobrevida. Nossos resultados demonstraram uma maior eficácia do composto DDCT em relação ao BCDT. No entanto, apesar das diferenças encontradas, verificamos que estes titanocenos compartilham a habilidade de regular positivamente os desequilíbrios hematopoiéticos e imunológicos envolvidos na evolução temporal do TAE. Como já esperado, o TAE produziu, concomitante à mielossupressão, um aumento no número de CFU-GM esplênico e uma diminuição da celularidade da medula óssea. O tratamento dos animais portadores do TAE com o BCDT produziu, de forma dose-dependente, paralelamente a um aumento na sobrevida, um aumento da mielopoiese, uma redução no número de colônias esplênicas e uma restauração no número total e diferencial da medula óssea. A maior eficácia foi encontrada com a dose de 10 mg/kg/dia/ três dias, a qual, em animais normais, produziu melhor recuperação no número de CFU-GM na medula óssea e estimulou a produção de CSFs. Efeitos tóxicos foram observados nas maiores doses do composto associado à presença de hematopoiese esplênica e uma menor sobrevida dos animais. Quanto à produção das citocinas, o tratamento com os compostos impediu a polarização Th1-Th2 encontrada nos animais portadores do TAE. Neste sentido, o tratamento destes animais com o DDCT (15 mg/kg/dia/por dois dias) ou com o BCDT (10 mg/kg/dia/por 3dias), aumentou os níveis de secreção de IL-2, regulou positivamente a secreção atípica de IFN-g e reduziu os níveis de IL-10 aumentados durante a evolução temporal do TAE. O estudo da atividade funcional das células NK em animais portadores do TAE e tratados com os titanocenos demonstrou, especialmente com o DDCT, um aumento na capacidade citotóxica das células NK, a qual se encontrava reduzida. Estes resultados são encorajadores, uma vez que favorecem a utilização dos titanocenos em combinações terapêuticas com outros quimioterápicos visando reduzir a mielotoxicidade e suplementar a eficácia tumoricida destes agentes
Abstract: In this work, as a continuation of previous studies in our laboratory, we investigated the effects of the titanocene dicyclopentadienyldichlorotitanium IV compound, DDCT, (15 mg/kg/day/ per two days) on the natural killer cell activity (NK) and on Th1 [interleukin (IL)-2 and interferon-g (IFN-g)] and Th2 (IL-4 and IL-10) responses in normal and Ehrlich ascites tumor (EAT)-bearing mice. Moreover, for comparative effect, we also studied the dicyclopentadienylditiocianatetitanium IV, BCDT. The structural difference between these compounds is the substitution of the halides halogens present in DDCT by pseudo halogens in BCDT. With the BCDT compound, besides the immunological parameters mentioned above, we evaluated the effect of the treatment using one, two or three doses of BCDT (10, 15 or 30 mg/kg/day) on the growth and differentiation of granulocyte-macrophage progenitor cells [colony-forming units of granulocyte-macrophage (CFU-GM)], of normal and EAT-bearing mice. As studied previously with the DDCT compound, we also evaluated the bone marrow cellularity, the presence of colony stimulating factors (CSFs) and survival of these animals. Our results demonstrated that the DDCT compound is more effective than the BCDT one. In despite of the differences found, we observed that these compounds share the ability of regulating positively the hematopoietic and immunologic unbalance during the EAT evolution. As expected for the EAT-model, concomitant myelosuppression, increased number of spleen CFU-GM and changes in bone marrow cellularity were observed. The treatment of EAT-bearing mice with BCDT produced a dose-dependent increase in myelopoiesis, a reduction in splenic colonies and a restoration of the total and differential marrow cell counts. In addition, BCDT treatments also increased the survival of these animals. The most effective dose schedule was 10 mg/kg/day/per three days, which, in normal animals, also produced increased bone marrow CFU-GM numbers along with a CSF production boost. High doses of BCDT cause toxic effects and induced extramedular hematopoiese. Regarding the production of cytokines, the treatment with the titanocene compounds blocked the Th1-Th2 polarization found during the EAT progression. In this respect, the treatment of these animals with DDCT (15 mg/kg/day/per two days) or BCDT (10 mg/kg/day/per three days) increased the IL-2 levels, regulated the atypical IFN-g secretion positively and reduced the levels of IL-10, increased during the temporal evolution of EAT. In relation to the functional activity of NK cells, the treatment with both compounds enhanced the NK cell function, reduced during the EAT growth. Only the DDCT compound rescued to normal values the activity of NK cells. These up-modulatory effects demonstrated in this study, specially using the DDCT compound, indicated a new aspect of the antitumoral action mechanism of the titanocenes. Thus, it is encouraging, in this context, to consider these compounds for combination chemotherapy, protecting the host from hematotoxicity as well as supplementing tumoricidal efficacy
Doutorado
Doutor em Farmacologia
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Padula, Niura Aparecida de Moura Ribeiro. "Estudo video-polissonografico em recem-nascidos de termo pequenos para a idade gestacional e em recem-nascidos de termo com intercorrencias perinatais leves." [s.n.], 1999. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/311129.

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Abstract:
Orientador: Maria Valeriana Leme de Moura-Ribeiro
Tese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Ciencias Medicas
Made available in DSpace on 2018-07-25T10:42:47Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Padula_NiuraAparecidadeMouraRibeiro_D.pdf: 6583995 bytes, checksum: b18fc825791e3cfe0c83817f94551f15 (MD5) Previous issue date: 1999
Resumo: A vídeo-polissonografia neonatal embora tenha o seu uso consagrado em situações clínicas e laboratoriais como na avaliação da idade conceptual (Nunes & Moura-Ribeiro 1997), na apnéia do recém-nascido (Ferber & Kryger, 1995), nas manifestações epilépticas neonatais(Aicardi, 1994; Mizrahi & Kellaway, 1998); na encefalopatia hipóxico-isquêmica isquêmica - (Lombroso 1993, Lieshout et al 1995, Hellstrom-Westas et al 1995) e no prognóstico do desenvolvimento de recém-nascidos pré-termo (Marret et al 1997), ainda não foi explorada em toda sua potencialidade. Trata-se de exame inócuo, com a vantagem de informar sobre condições funcionais do sistema nervoso. A presente pesquisa tem a finalidade de ampliar o conhecimento sobre o uso deste exame no período neonatal aplicando-o em recém-nascidos de termo pequenos para a idade gestacional , e em recém¬ nascidos de termo com peso adequado para a idade gestacional, com intercorrências leves no período perinatal. Foram analisadas as vídeo-polissonografias de 41 recém-nascidos com 24 horas de vida, com exames clínico, neurológico e ultra-sonográfico cerebral normais. Foram subdivididos em três grupos: Grupo Controle, constituído por 11 recém-nascidos de termo com peso adequado para a idade gestacional e isentos de quaisquer intercorrências perinatais; Grupo de Recém-Nascidos de Termo Pequenos para a Idade Gestacional (RNT¬ PIG), constituído por 15 neonatos; e Grupo de Recém-Nascidos de Termo com peso adequado para a idade gestacional com Intercorrências Perinatais Leves (RNT-IL), constituído por 15 recém-nascidos. No Grupo de Recém-Nascidos de Termo Pequenos para a Idade Gestacional 13 apresentaram algum tipo de alteração na avaliação vídeo-polissonográfica, e no Grupo de Recém-Nascidos de Termo, peso adequado com Intercorrências Leves, 14
Abstract: The vídeo-polygraphic-EEG study has not yet been well performed in alI its potentiality, though it is welI used in situations such as in conceptual age evaluation (Nunes & Moura-Ribeiro, 1997), at the newborn premature development folIow-ups (Marret et al, 1997), hypoxic-ischemic encephalopathy (Lombroso 1993, Lieshout et al 1995; HelIstrom-Westas et al, 1995) the newborn apnea and in the neonatal seizures (Aicardi, 1994; Mizrahi et ai, 1987 e 1998). It is a non-agressive exam and its aim is to inform us about the neurological system functional disorders. This study has worked in a wider field, using this exam in fulI-term low-birth weight newborns with no intercurrencies, and fulI-term, normal-weight newborns, with light intercurrencies at the perinatal period. We have analysed the video polygraphic EEG study on 24 life-hours of 41 newborns with normal clinical, neurological examinations and ultrassonographic study: results. They were all divided into three groups as follows: the control group, 11 full-term normal-weight, no perinatal injuries newborns, the fulI-term low-birth weight 15 newborns and the fulI-term normal weight 15 newborns with light intercurrencies at the perinatal period. At the second group we found 13 newborns with the video polygraphic exam alterated. The same for the third group, with video polygraphic exams in 14 newborns, showing alteration. We found in the second group, sleep architecture alterations in 11 newborns, of which 5 presented sleeping start in quiet sleep; 4 presented periods of inter-hemispherical asynchonism, and in 2 cases, during the exam period, many changes of states. Also, 1 case of quiet sleep absence and I case of active sleep absence. As far as behavior activities are concerned, we had 10 newborns with behavior alterations of which 8 presented an excessive "startles" number, 2 with a highly motion index and 2 with a low motion one. We have also found excessive respiratory pauses in 3 newborns. From the Iast group of 15 newborns, 14 had exam alterations. 8 newborns had sleep architecture alterations being quiet sleep absence in 2 of them, periods of inter¬ hemispherical asynchronism in 2 and many changes of states in 1. As for behavior, 8 had an excessive "startles" number; low motion index in 1 and high motion index in 1, too. It was also found excessive respiratory pauses in 3 newborns. As to the statistical analysis the Godmann test (1964 and 1965) was applied for contrasts between and withen multinomial populations. The discussions were performed at a level of significant 5%. Statistically significant differences in response rate were observed in the following variables such as: birth delivery types, video poligraphic EEG study alterations presence, sleep-architecture alterations, behavior standard changes, excessive "startles" number, motion index in quiet sleep, and transient multifocal activities
Doutorado
Neurologia
Doutor em Ciências Médicas
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França, Janaína. "Tornar-se mãe em período perinatal : processos psíquicos de construção da maternidade." reponame:Repositório Institucional da UnB, 2013. http://repositorio.unb.br/handle/10482/14532.

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Abstract:
Tese (doutorado)—Universidade de Brasília, Instituto de Psicologia, Programa de Pós-Graduação em Psicologia Clínica e Cultura, 2013.
Submitted by Alaíde Gonçalves dos Santos (alaide@unb.br) on 2013-11-06T12:32:41Z No. of bitstreams: 1 2013_JanainaFrança.pdf: 1147543 bytes, checksum: 819ffd7f8e141eb01550b9986cb1905d (MD5)
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A presente tese destina-se ao estudo dos processos subjetivos da mulher implicados na construção da maternidade por ocasião da concepção, da gestação e do nascimento de um filho, a partir de uma perspectiva psicanalítica. Vinculada à pesquisa internacional - Prevenção em PerinataUdade: estudo comparativo intercultural das expectativas de mulheres e de homens de hoje, em período perinatal, sob o olhar da abordagem preventiva “educação à parentalidade” - da Universidade Louis Pasteur Strasbourg. França, toma como suporte à inteligibilidade do fenómeno investigado a noção de transparência psíquica, arquitetada por Bydlowski. e os conceitos que lhe oferecem base: regressão, teorizado por Freud. preocupação materna primária, proposta por Winnicott e identificação projetiva, elaborado por Melanie Klein. Acrescenta-se ainda a discussão do neologismo parentalidade no âmbito da pesquisa em perinatalidade. Trata-se de um estudo de cunho qualitativo, conduzido segundo a perspectiva longitudinal, por meio da realização de quatro entrevistas com duas mães ao longo do tempo da gravidez até os três meses após o parto. A análise dos dados fornece visibilidade aos processos psíquicos formados por movimentos regressivos, bem capturados pelas noções de transparência psíquica (Bydlowski) e preocupação materna primária (Winnicott). e por operações identificatórias. relevantemente pontuadas no complexo relacional mãe e filha do tempo arcaico infantil. A expressividade de tais processos, na formação da maternidade, se estendeu sobre diferentes dimensões subjetivas das mães. Em particular, a questão da identidade profissional e os impactos das trocas com os cônjuges aparecem como temas significativos. As falas colhidas conduzem à compreensão da emergência do parental na intercomunicabilidade das experiências entre os parceiros: e o campo relacional conjugal como ambiente de circulacão das angústias, de elaborações, de maturação e de apoio ao processo da construção parental. A presente tese indica, por fim. o tempo perinatal como contexto ímpar do processo do tomar-se mãe. desencadeador de um trabalho psíquico particular, que deflagra a complexidade dos novos ajustes na vida subjetiva indentitária da mulher. _______________________________________________________________________________________ ABSTRACT
The aim of this thesis is to study the subjective processes of women involved in the development of motherhood. The study uses a psychoanalytic perspective and spans the time of conception, through gestation, to the ultimate birth of a child. It is linked to international research at the University Louis Pasteur in Strasbourg. France, within the program Prevention in Perinatal Care: An interculturalral comparative research of men's and women’s expectations during the pretanal period, in a preventive approach of “parental education". This thesis receives support in understanding the investigated phenomenon by way of the notion of “psychological transparency" developed by Bydlowski. and the basic concept of “regression" theorized by Freud. Further support comes from the ideas of “primary maternal preoccupation" proposed by Winnicott and “projective identification" prepared by Klein. The thesis itself furthers the discussion of the neologism “parenthood“ within perinatal research. This is a qualitative study, conducted according to a longitudinal perspective involving the performance of four interviews with two mothers over the time period of their pregnancies and up until three months after the births of their children. Data analysis shows the importance of regressive and identificatory processes in the formation of motherhood: factors which extend over different subjective dimensions of mothers. Li particular, the issue of professional identity and the impact trade with their spouses, both appear as significant themes in this study. The narratives collected within the interviews lead to understanding the emergence of the parental intercommunication experiences between the partners. The narratives also lead to understanding the marital relationship within an evolving parental environment which transgresses emotions from anxiety through to an elaboration of feelings during the maturation of the parental role. This thesis indicates that the perinatal time period occurring within the process of becoming a mother, triggers specifics psychic activities, mainly subconscious. These psychic activities initiate new and complex adjustments in the subjective life of the womem.
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Surita, Fernanda Garanhani de Castro 1964. "Hialuronidase versus sonda de Foley para o preparo cervical em gestações com indicação de indução de parto." [s.n.], 2002. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/313352.

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Abstract:
Orientadores : Jose Guilherme Cecatti, Mary Angela Parpinelli
Tese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Ciencias Medicas
Made available in DSpace on 2018-08-01T16:38:37Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Surita_FernandaGaranhanideCastro_D.pdf: 2423713 bytes, checksum: fdad11ead0d1812737e5e2a1c59db5b7 (MD5) Previous issue date: 2002
Doutorado
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Moraes, Filho Olimpio Barbosa de. "Misoprostol versus sonda Foley e ocitocina para indução do parto." [s.n.], 2002. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/313257.

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Abstract:
Orientadores : Jose Guilherme Cecatti, Rivaldo Mendes de Albuquerque
Tese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Ciencias Medicas
Made available in DSpace on 2018-08-01T19:37:57Z (GMT). No. of bitstreams: 1 MoraesFilho_OlimpioBarbosade_D.pdf: 832538 bytes, checksum: e45e953170c62434b860c97dda7f8ee3 (MD5) Previous issue date: 2002
Doutorado
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Cursino, de Andrade Kleber 1961. "Curvas das medidas ultra-sonograficas do colo e segmento uterinos em gestantes de baixo risco." [s.n.], 2003. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/313350.

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Abstract:
Orientador : Jose Guilherme Cecatti
Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Ciências Médicas
Made available in DSpace on 2018-08-03T00:12:32Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Andrade_KleberCursinode_M.pdf: 3673016 bytes, checksum: 4028dbf9b75da0fd99bb4c9a7d7d8514 (MD5) Previous issue date: 2003
Resumo: O objetivo deste estudo foi elaborar curvas de valores das medidas ultrasonográficas do colo e segmento uterinos e do ângulo formado entre o segmento inferior com o colo, em gestantes de baixo risco, da 12ª à 36ª semana, em função da idade gestacional e associando estes valores com variáveis obstétricas e sóciodemográficas. Antes de iniciar o estudo propriamente dito, realizou-se um estudo piloto envolvendo 38 mulheres com idades gestacionais também entre 12 a 36 semanas, com a intenção de avaliar as variações inter e intra-observador. Foi então realizado um estudo descritivo em uma amostra dependente de 201 gestantes acompanhadas no pré-natal da UNICAMP, com exames ultra-sonográficos transvaginais, repetidos em intervalos regulares de no máximo quatro semanas, totalizando seis avaliações para cada gestante. Foram avaliados: o comprimento do colo uterino, distância da entrada da artéria uterina no colo até o orifício interno, largura do canal cervical, diâmetro ântero-posterior e transverso, volume do colo, espessura do segmento uterino inferior, ângulo entre o colo e segmento e presença de funil resultante da dilatação do orifício interno avaliando seu ângulo. A análise estatística para o estudo piloto foi realizada por meio do cálculo de médias e desviopadrão para cada medida, comparando-se as medidas dos diferentes observadores pela média da diferença das medidas, percentual de variação, teste t de Student e pela estimativa do coeficiente de correlação linear. Para o total de 172 casos que completaram o estudo, estimou-se a mediana (percentil 50) de cada medida em cada faixa de idade gestacional, com intervalo de confiança de 95% determinando os limites máximos (percentil 97,5) e mínimo (percentil 2,5) e dos percentis 10 e 90 da curva. A variação ao longo do tempo foi avaliada por meio de análise de variância múltipla. Os valores médios de algumas medidas foram comparados entre as principais categorias das variáveis de controle pelo teste t de Student. Houve diminuição significativa do comprimento do colo uterino e da espessura do segmento inferior com o passar da idade gestacional. A medida do diâmetro ântero-posterior e do transverso, o ângulo formado entre o colo e segmento uterino e o volume do colo uterino mostraram um aumento significativo com a evolução da idade gestacional. Não apresentaram variações significativas ao longo da gestação a largura do canal da cérvice e a distância da artéria uterina ao orifício interno. Também não houve variação significativa das medidas pelas variáveis de controle, à exceção do comprimento do colo e o diâmetro ântero-posterior que aumentaram com a paridade. Assim, conclui-se que as modificações da cérvice que se esperam com o passar da gestação são um encurtamento e alargamento do colo, sem alteração do seu volume, e um adelgaçamento do segmento inferior do útero. Os valores do percentil 2,5 ou 10 do volume ou comprimento do colo uterino, para cada idade gestacional, poderiam ser utilizados como limite de normalidade da cérvice na gestação
Abstract: The purpose of this study was to elaborate curves for the ultrasound measures¿ values of the cervix and uterine lower segment and also of the internal angle between the lower segment and the cervix among low risk pregnant women, from the 12th to the 36th week, according to the gestational age and associating these values with obstetrical and socio-demographic variables. Before starting the study itself, a pilot study had been performed with 38 women between 12 and 36 weeks of gestation, with the objective of evaluating the inter and intra-observer variations. A descriptive study was then carried out in a dependent sample of 201 pregnant women followed at the pre natal care service of UNICAMP with transvaginal ultrasound exams, repeated at regular intervals of 4 weeks maximum, with a total of 6 exames for each woman. The cervix length, the distance between the uterine artery entry in the cervix until the internal os, the width of the cervical channel, the anteroposterior and transverse cervical diameter, the volume of the cervix, the width of the lower uterine segment, the angle between the cervix and the segment, and the presence of a funnel resulting from the dilatation of internal os were evaluated. The statistical analysis for the pilot study was carried out through calculation of means and standard deviation for each measure, comparing the values of different observers by the mean differences, percentage of variation, Student t test and estimating the linear correlation coefficient. For the total of 172 cases who completed the study it was estimated the median (50 percentil) for each measure in each gestational age group, with the 95% confidence interval determining the upper (97.5 percentil) and lower (2.5 percentil) limits and also the percentiles 10 and 90 of the curves. The variation of these values across time was evaluated through the multiple analysis of variance. The mean values of some measures were compared between the main categories of control variables by the Student t test. There was a significant decrease of cervical length and the lower uterine segment width with the increase of gestational age. The measure of the anteroposterior and transverse cervical diameters, the angle between the uterine cervix and segment and the volume of the cervix showed a significant increase with gestational age. The cervical channel width and the distance between uterine artery entry in the cervix until the internal os had no significant variation across time of pregnancy. There was also not any significant variation of the measures by the control variables, with exception of the cervix length and the anteroposterior cervical diameter which increased with parity. Therefore, it was concluded that the expected cervical modifications during gestation are a shortening and an enlargement of the cervix, without any alteration of its volume, and a thinning of the lower uterine segment of the uterus. The values of percentiles 2.5 or 10 of the cervix volume or length for each gestational age group could be used as a limit for cervical normality during pregnancy
Mestrado
Tocoginecologia
Mestre em Tocoginecologia
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PRADO, Mara Cristina Lofrano do. "Associação Entre Transtornos Alimentares, Fatores Orexígenos, Anorexígenos, Perinatais e Neonatais em Universitários." Universidade Federal de Pernambuco, 2012. https://repositorio.ufpe.br/handle/123456789/12045.

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Abstract:
Submitted by Lucelia Lucena (lucelia.lucena@ufpe.br) on 2015-03-11T18:43:40Z No. of bitstreams: 2 Tese Mara Lofrano_final.pdf: 1412607 bytes, checksum: b0531404db8e2bbd0caefb35a67e302c (MD5) license_rdf: 1232 bytes, checksum: 66e71c371cc565284e70f40736c94386 (MD5)
Made available in DSpace on 2015-03-11T18:43:41Z (GMT). No. of bitstreams: 2 Tese Mara Lofrano_final.pdf: 1412607 bytes, checksum: b0531404db8e2bbd0caefb35a67e302c (MD5) license_rdf: 1232 bytes, checksum: 66e71c371cc565284e70f40736c94386 (MD5) Previous issue date: 2012
CAPES CNPq
Objetivo: Verificar a prevalência de sintomas de transtornos alimentares em jovens universitários e explorar a relação entre fatores perinatais/neonatais e concentrações circulantes de peptídeos com sintomas de transtornos alimentares. Métodos: Estudo transversal conduzido com quatrocentos e oito estudantes universitários (125 homens e 283 mulheres), com idade entre 18 e 23 anos e regularmente matriculados no primeiro semestre de cursos da área da saúde. A presença de sintomas de transtornos alimentares, bem como a insatisfação com a imagem corporal, foram estimadas através de questionários auto-aplicáveis (EAT-26, BITE, BES e BSQ). Informações sobre peso ao nascer, amamentação, complicações obstétricas, idade da mãe no parto e ordem de nascimento foram auto reportadas pelos voluntários após consulta aos pais. A concentração circulante de insulina, leptina, PYY, ghrelina, adiponectina, IL-6 e IL-10 foram determinadas com a utilização de kits comerciais de Elisa. Resultados: Foram verificados sintomas de TA em 32,5% (95%IC 27,2 - 38,1%) das mulheres e em 18,4% (95%IC 12,3 - 25,9%) dos homens. Os resultados revelaram que a idade materna no momento do parto, bem como complicações obstétricas elevam as chances dos indivíduos apresentarem sintomas de anorexia (OR = 0,37; 95%IC 0,17 - 0,83) e bulimia (OR = 2.62; 95%IC 1,03 – 6,67), respectivamente. Adicionalmente, foi encontrada maior concentração sérica de IL-6 (p=0,03) e leptina (p<0.00) nas estudantes com sintomas de TA, quando comparadas aos seus pares sem sintomas. Os resultados demonstraram haver uma associação positiva entre IL-6, leptina e sintomas de TA. Conclusão: Os resultados do presente estudo reportam uma significativa presença de sintomas de TA em estudantes universitários da área da saúde, e sugerem uma possível interferência de fatores perinatais e neonatais sobre o desenvolvimento de comportamentos alimentares inapropriados, bem como associação positiva entre a concentração circulante de IL-6 e leptina com sintomas de TA.
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Machado, Maria Regina Marrocos. "Validação da curva dos valores normais do indice de liquido amniotico por idade gestacional para a predição de situações perinatais adversas." [s.n.], 2001. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/313353.

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Abstract:
Orientador : Jose Guilherme Cecatti
Tese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Ciencias Medicas
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Doutorado
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Tedesco, Ricardo Porto. "Efetividade de duas apresentações e duas dosagens do misoprostol por via vaginal, para preparo cervical e indução do parto." [s.n.], 2002. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/310055.

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Abstract:
Orientadores : Jose Guilherme Cecatti, Anibal Faundes, Nelson L. Maia Filho
Tese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Ciencias Medicas
Made available in DSpace on 2018-08-02T05:04:01Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Tedesco_RicardoPorto_D.pdf: 19922857 bytes, checksum: eb1bd9621d80b45d676a2e0db5fcdda1 (MD5) Previous issue date: 2002
Resumo: o objetivo deste estudo foi avaliar a efetividade e segurança do misoprostol, em duas diferentes apresentações, comprimidos vaginais de 25~g, fabricados no Brasil com o nome de Prostokos@,e 1/8 de comprimido oral de 200~g (Cytotec@)também administrado por via vaginal, e em duas diferentes dosagens (12,5~g e 25~g), administradas por via vaginal, para preparo cervical e indução do parto em gestações de termo com indicação de antecipação do parto. Trata-se, no primeiro caso, de um ensaio clínico aleatorizado, não cego, incluindo 120 gestantes tratadas com uma das duas diferentes apresentações e, no segundo caso, de um estudo piloto, ensaio clínico controlado aleatorizado não cego, incluindo 40 gestantes tratadas com uma das duas diferentes dosagens de misoprostol. As variáveis independentes foram a forma de apresentação e a dose de misoprostol administrada...Observação: O resumo, na íntegra, poderá ser visualizado no texto completo da tese digital
Abstract: The purpose of this study was to evaluate the effectiveness and safety of misoprostol in two different presentations - vaginal tablets of 25Jlg produced in Brazil with the trade mark Prostokos@ and 1/8 of the oral tablet of 200Jlg (Cytotec@) also vaginally administered, and in two different doses (12,5Jlg and 25Jlg), for cervical ripening and labor induction of term pregnancies with indication of interruption. For the first case, a randomized controlled not blind clinical trial including 120 pregnant women that received one of the two presentations was performed and, for the second case, a pilot randomized controlled not blind clinical trial including 40 pregnant women that received one of the two different doses of misoprostol was also performed...Note: The complete abstract is available with the full electronic digital thesis or dissertations
Doutorado
Tocoginecologia
Doutor em Tocoginecologia
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Tobias, Leonice Teresinha. "O impacto de um modelo de consulta pediátrica pré-natal na promoção e proteção de saúde do recém-nascido." Florianópolis, SC, 2002. http://repositorio.ufsc.br/xmlui/handle/123456789/82169.

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Abstract:
Dissertação (mestrado) - Universidade Federal de Santa Catarina, Centro de Ciências da Saúde. Programa de Pós-Graduação em Ciências Médicas.
Made available in DSpace on 2012-10-19T12:21:11Z (GMT). No. of bitstreams: 0Bitstream added on 2014-09-25T21:54:04Z : No. of bitstreams: 1 188660.pdf: 7122494 bytes, checksum: 871cfe6d25aa42db63335301af4f3779 (MD5)
Objetivo: Descrever, aplicar e verificar o impacto de um novo modelo de consulta pediátrica pré-natal em mulheres no terceiro trimestre de gestação, bem como avaliar a adesão destas aos cuidados de promoção e proteção de saúde do recém-nascido.
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Suzano, Fabiana da Graça Krupa. "Misoprostol versus conduta expectante em gestantes de termo com rotura prematura de membranas." [s.n.], 2003. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/313351.

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Abstract:
Orientador: Jose Guilherme Cecatti
Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Ciências Médicas
Made available in DSpace on 2018-09-11T21:02:30Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Suzano_FabianadaGracaKrupa_M.pdf: 402256 bytes, checksum: 828540e00101d099b46e6e664c6e220b (MD5) Previous issue date: 2003
Resumo: A rotura prematura de membranas de termo é uma condição freqüente e a sua melhor condução é ainda controversa. A indução imediata do trabalho de parto com ocitocina após a rotura, conduta mais comum no Brasil, pode aumentar as taxas de cesárea. O uso de prostaglandinas está relacionado com melhores resultados, em comparação à conduta expectante, porém não existem estudos bem controlados utilizando especificamente o misoprostol versus a conduta expectante. O objetivo do presente estudo foi avaliar, através de um ensaio clínico prospectivo e aleatorizado, os resultados maternos e perinatais relacionados à indução imediata do trabalho de parto com misoprostol vaginal ou à conduta expectante por período de 24 horas, seguida de indução com ocitocina, em gestantes com rotura prematura de membranas de termo, atendidas no Serviço de Obstetrícia do Centro de Atenção Integral à Saúde da Mulher da Universidade Estadual de Campinas. Estudaram-se 75 gestantes em cada grupo e os dados foram coletados através de ficha pré-codificada e analisados através dos testes qui-quadrado, exato de Fisher, teste t de Student e análise de sobrevivência para avaliar a significação estatística das diferenças encontradas entre os grupos. O grupo de indução imediata com misoprostol apresentou períodos significativamente menores de latência e da rotura ao parto, com uma incidência de parto por cesárea de 20%, enquanto o grupo expectante foi de 30,7%. Os grupos não diferiram quanto à vitalidade fetal, complicações no trabalho de parto e parto, complicações maternas puerperais e neonatais. No grupo de conduta expectante por 24 horas, 72,5% das gestantes desencadearam espontaneamente as contrações do trabalho de parto neste período expectante. A indução imediata com misoprostol nos casos de gestação de termo com rotura prematura de membranas tem desempenho semelhante à conduta expectante por 24 horas, seguida da indução com ocitocina com relação aos resultados maternos e perinatais e é responsável por um encurtamento do período de latência e tempo total desde a rotura até o parto
Abstract: Premature rupture of membranes at term (PROMT) is a frequently condition, but until now, there is no consensus about its best management. The immediate labor induction with oxytocin is one of the commonest procedures in Brazil, although it can be responsible for an increase in cesarean section rates. On the other hand, the induction of labor with prostaglandin seems to be related with better outcomes than expectant management. However actually there are no well controlled studies comparing expectant management versus misoprostol for labor induction. The purpose of this study was to asses, in a randomized controlled trial, the perinatal and maternal outcomes comparing immediate induction of labor with vaginal misoprostol versus expectant management until 24 hours followed by oxytocin induction in pregnant women with premature rupture of membranes at term who were cared at the Obstetric Unit of CAISM-UNICAMP. Data on seventy five PROMT cases allocated in each group were collected in a precoded form and the statistical analysis was performed applying the student ttest, the ?2 test, Fisher's exact test and survival analysis. Both groups had similar general characteristics, but the group that received immediate induction with misoprostol had significantly shorter latency and time from PROM to delivery compared with the expectant management group. The cesarean section rates were 20% and 30,7% respectively for misoprostol and expectant group. There were no differences between the groups regarding fetal well being, complications during labor and delivery and neonatal or post-partum maternal morbidity. Until 24 hours, 72,5% of women allocated to the expectant management group started spontaneous labor. The immediate labor induction with misoprostol in cases with premature rupture of membranes at term has a similar performance to the expectant management for 24h followed by labor induction with oxytocin regarding maternal and perinatal outcomes and is responsible for shortening latent period and the total time between PROM and delivery
Mestrado
Tocoginecologia
Mestre em Tocoginecologia
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González, Santillán Maricela, and Mejía Juan Ángel Vargas. "Utilidad de la Ecografía en pacientes del Servicio de Perinatología del Centro Médico ISSEMYM Ecatepec en la etapa Gravido Puerperal, en el periodo comprendido de enero a diciembre de 2011." Tesis de Licenciatura, Medicina-Quimica, 2013. http://ri.uaemex.mx/handle/123456789/13837.

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Bernardi, Luciana. "Perimetria flicker em individuos normais : influencia da idade e sexo, efeito aprendizado e flutuação a curto prazo." [s.n.], 2006. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/312261.

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Abstract:
Orientador: Vital Paulino Costa
Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Ciencias Medicas
Made available in DSpace on 2018-08-06T07:32:57Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Bernardi_Luciana_M.pdf: 10999549 bytes, checksum: d383c5723aeda31781676f1567189a65 (MD5) Previous issue date: 2006
Resumo: O objetivo deste estudo foi determinar os valores médios da freqüência crítica de fusão (FCF), a flutuação a curto prazo e a variabilidade inter e intra-individual, analisar a influência da idade e sexo e investigar a ocorrência de efeito aprendizado em indivíduos normais submetidos à perimetria ¿flicker¿. A investigação foi dividida em dois estudos. No estudo 1, 95 indivíduos normais foram submetidos à perimetria ¿flicker¿ com o perímetro Octopus 301 (programa G1, estratégia dinâmica) em um olho. Determinaram-se os seguintes valores da FCF: média global, média dos pontos centrais, média dos pontos periféricos, média foveal e média dos quadrantes. Os valores médios foram comparados entre ambos os sexos e a influência da idade foi avaliada utilizando análise de regressão linear. No estudo 2, 20 indivíduos normais foram submetidos à perimetria ¿flicker¿ cinco vezes. Os três primeiros exames foram realizados em dias diferentes, separados por intervalos que variaram de um a 30 dias, enquanto os três últimos exames foram realizados no mesmo dia com intervalos de pelo menos 15 minutos. Os valores obtidos nos três primeiros exames foram utilizados para investigar o efeito aprendizado. A flutuação a curto prazo foi definida como a média das diferenças obtidas entre o valor da FCF mais alto e o mais baixo para cada ponto testado considerando-se os três últimos exames. Também determinou-se a variabilidade média dos valores de FCF inter e intra-individual. No estudo 1, os valores médios de FCF global, foveal, central e periférica foram, respectivamente, 38,2±4,3Hz, 36,4±3,5Hz, 38,7±3,7Hz e 37,9±5,0Hz. O valor médio de FCF periférica foi significativamente menor do que o valor médio de FCF central (p=0,007). A análise de regressão linear demonstrou que os valores médios FCF global, foveal, central, periférico e por quadrante diminuíram significativamente com a idade, porém com baixo coeficiente de determinação (R2 variando entre 0,074 e 0,163). Não houve diferença estatisticamente significante nos valores médios de FCF entre os indivíduos do sexo masculino e feminino (p>0,05) com exceção da área central e do quadrante nasal inferior, onde os valores foram significativamente menores no sexo feminino (p=0,029 e p=0,008 respectivamente). No estudo 2, a comparação entre os três primeiros exames não mostrou diferença estatisticamente significante em relação à duração do teste, porcentagem de respostas falso-positivas e falso-negativas (p>0,05). Os valores médios de FCF global (p=0,010), central (p=0,13) e periférico (p=0,033) foram significativamente menores no 1º exame em relação ao 2º exame . A média global da flutuação a curto prazo foi 5,06±1,13Hz, a li variabilidade média inter-individual foi 11,2±2,3% e a variabilidade média intra-individual foi 6,4±1,5%. Este estudo sugere que os valores da FCF diminuem com a idade e não são influenciados significativamente pelo sexo. Também sugere que a perimetria ¿flicker¿ está associada a efeito aprendizado e que flutuação a curto prazo e variabilidade inter e intra-individual moderadas são esperadas em indivíduos normais submetidos a este teste
Abstract: The aim of this study was to determine the mean critical fusion frequency (CFF), the short term fluctuation and inter and intraindividual variability, to analyze the influence of age and gender, and to investigate the occurrence of a learning effect in healthy subjects undergoing flicker perimetry. The investigation was divided in two study. In study 1, 95 normal subjects underwent flicker perimetry (Octopus 301, G1 program, dynamic strategy) in one eye. Mean global, central, peripheral, and foveal CFF values were determined, as well as mean CFFs per quadrant. Mean CFF values were compared between the two genders, and the influence of age was evaluated using linear regression analysis. In study 2, 20 normal subjects underwent flicker perimetry 5 times. The first 3 sessions were separated by an interval of 1 to 30 days, whereas the last 3 sessions were performed within the same day, with 15-minute intervals. The analysis of the first 3 sessions was used to investigate the presence of a learning effect. The mean of the differences between the highest and the lowest CFF value for each tested point during the last 3 tests were used to calculate the short term fluctuation (SF). Mean interindividual and intraindividual variabilities were determined. In study 1, mean global, foveal, central, and peripheral CFFs were 38.2±4.3Hz, 36.4±3.5Hz, 38.7±3.7Hz, and 37.9±5.0Hz, respectively. The mean peripheral CFF was significantly lower than the mean central CFF (p=0.007). Linear regression analysis demonstrated that mean global, foveal, central, and CFF per quadrant significantly decreased with age, however with a low correlation coefficient (R2 ranging between 0.074 and 0.163). There were no statistically significant differences in mean CFF values between males and females (p> 0.05), with the exception of the central area and the inferonasal quadrant, where the values were significantly lower in females (p=0.029 and p=0.008, respectively). In study 2, there were no statistically significant differences among the first three sessions regarding test duration, rates of false positive and false negative responses (p>0.05). The mean global (p=0.010), central (p=0.013), and peripheral (p=0.033) CFFs were significantly lower in first session compared to the second session. The mean global SF was 5.06+1.13Hz, the mean interindividual variability was 11.2±2.8%, and the mean intraindividual variability was 6.4+1.5%. This study suggests that CFFs decrease with age, and that CFFs are not significantly influenced by gender. It also suggests that flicker perimetry is associated with a learning effect, and that moderately high short term fluctuation and inter and intraindividual variability were expected in normal subjects undergoing such test
Mestrado
Oftalmologia
Mestre em Ciências Médicas
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36

Azevedo, Márcia Ávila Andrade de [UNESP]. "Neurotoxicidade perinatal por cádmio em ratos wistar e interação com clorpirifós." Universidade Estadual Paulista (UNESP), 2009. http://hdl.handle.net/11449/101287.

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Abstract:
Made available in DSpace on 2014-06-11T19:31:12Z (GMT). No. of bitstreams: 0 Previous issue date: 2009-07-28Bitstream added on 2014-06-13T20:01:49Z : No. of bitstreams: 1 azevedo_maa_dr_botfmvz.pdf: 640749 bytes, checksum: eda9f6b4cb0725589d00a354055f2499 (MD5)
Universidade Estadual Paulista (UNESP)
O objetivo deste trabalho foi estudar se exposição perinatal prévia a baixa dose de cádmio poderia modificar a neurotoxicidade provocada pela administração subaguda de clorpirifós em ratos jovens. Para tanto, fêmeas prenhes receberam acetato de cádmio em água destilada (10 mg de Cd++/litro) ou de acetato de sódio como controle, durante a gestação e lactação. Do 21º. ao 27º. dia pós natal (DPN21-27) um grupo de filhotes de mães controle e de um grupo de mães expostas ao cádmio, receberam clorpirifós (30 mg/kg, via oral – gavage). Ao DPN28 foram avaliados a atividade da enzima colinesterase cerebral, coordenação motora e exploração em caixa de holeboard, e atividade locomotora em arena de campo aberto. Observou-se inibição da colinesterase cerebral por Cd e CPF, que foi mais intensa no grupo Cd+CPF; diminuição do comportamento de exploração e coordenação motora por Cd e CPF, sendo a incoordenação motora mais acentuada no grupo Cd+CPF; diminuição da locomoção espontânea por Cd e CPF. Conclui-se que exposição perinatal prévia a baixa dose de cádmio pode intensificar a neurotoxicidade pelo clorpirifós em animais jovens.
The objective of this work was to study whether previous perinatal exposition to a low cadmium dose was able to modify neurotoxicity provoked by sub acute chlorpyrifos administration to young rats. For this, pregnant females received cadmium acetate (Cd) in distillate water (10mg of Cd++/ liter) or sodium acetate as control (Ct), during gestation and lactation. From 21º. to 27º. postnatal day (PND) one group of nestling deriving from control mothers and other of cadmium exposed mothers, received chlorpyrifos (CPF, 30 mg/kg, orally – gavage). In PND28 were assessed cerebral cholinesterase enzyme activity, motor coordination, and exploration in the hole-board box, and open field locomotor activity. Were observed inhibition of the cerebral cholinesterase by Cd and CPF, being more intense in the Cd+CPF group; decrease of the exploration behavior and motor coordination by Cd and CPF, being the motor coordination decrease, more pronounced in the Cd+CPF group; decrease of the spontaneous locomotion by Cd and CPF. In conclusion, previous perinatal exposition to a low cadmium dose was able to intensify neurotoxicity by chlorpyrifos in young animals.
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Tavares, Hamilton dos Prazeres [UNESP]. "Síndrome metabólica em gestantes e os efeitos perinatais em duas maternidades: no Brasil e Angola. Prevalência da nova epidemia no século XXI." Universidade Estadual Paulista (UNESP), 2015. http://hdl.handle.net/11449/132859.

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Abstract:
Made available in DSpace on 2016-01-13T13:28:15Z (GMT). No. of bitstreams: 0 Previous issue date: 2015-09-25. Added 1 bitstream(s) on 2016-01-13T13:33:49Z : No. of bitstreams: 1 000855384.pdf: 1994121 bytes, checksum: 0ac4562b0361b07db7ae9b057c58075e (MD5)
Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
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Azevedo, Márcia Ávila Andrade de. "Neurotoxicidade perinatal por cádmio em ratos wistar e interação com clorpirifós /." Botucatu : [s.n.], 2009. http://hdl.handle.net/11449/101287.

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Abstract:
Orientador: Antonio Francisco Godinho
Banca: Simone Biagio Chiacchio
Banca: Alaor Aparecido de Almeida
Banca: Joaquim Gonçalves Machado Neto
Banca: Maria Martha Bernardi
Resumo: O objetivo deste trabalho foi estudar se exposição perinatal prévia a baixa dose de cádmio poderia modificar a neurotoxicidade provocada pela administração subaguda de clorpirifós em ratos jovens. Para tanto, fêmeas prenhes receberam acetato de cádmio em água destilada (10 mg de Cd++/litro) ou de acetato de sódio como controle, durante a gestação e lactação. Do 21º. ao 27º. dia pós natal (DPN21-27) um grupo de filhotes de mães controle e de um grupo de mães expostas ao cádmio, receberam clorpirifós (30 mg/kg, via oral - gavage). Ao DPN28 foram avaliados a atividade da enzima colinesterase cerebral, coordenação motora e exploração em caixa de holeboard, e atividade locomotora em arena de campo aberto. Observou-se inibição da colinesterase cerebral por Cd e CPF, que foi mais intensa no grupo Cd+CPF; diminuição do comportamento de exploração e coordenação motora por Cd e CPF, sendo a incoordenação motora mais acentuada no grupo Cd+CPF; diminuição da locomoção espontânea por Cd e CPF. Conclui-se que exposição perinatal prévia a baixa dose de cádmio pode intensificar a neurotoxicidade pelo clorpirifós em animais jovens.
Abstract: The objective of this work was to study whether previous perinatal exposition to a low cadmium dose was able to modify neurotoxicity provoked by sub acute chlorpyrifos administration to young rats. For this, pregnant females received cadmium acetate (Cd) in distillate water (10mg of Cd++/ liter) or sodium acetate as control (Ct), during gestation and lactation. From 21º. to 27º. postnatal day (PND) one group of nestling deriving from control mothers and other of cadmium exposed mothers, received chlorpyrifos (CPF, 30 mg/kg, orally - gavage). In PND28 were assessed cerebral cholinesterase enzyme activity, motor coordination, and exploration in the hole-board box, and open field locomotor activity. Were observed inhibition of the cerebral cholinesterase by Cd and CPF, being more intense in the Cd+CPF group; decrease of the exploration behavior and motor coordination by Cd and CPF, being the motor coordination decrease, more pronounced in the Cd+CPF group; decrease of the spontaneous locomotion by Cd and CPF. In conclusion, previous perinatal exposition to a low cadmium dose was able to intensify neurotoxicity by chlorpyrifos in young animals.
Doutor
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Tavares, Hamilton dos Prazeres. "Síndrome metabólica em gestantes e os efeitos perinatais em duas maternidades : no Brasil e Angola. Prevalência da nova epidemia no século XXI /." Botucatu, 2015. http://hdl.handle.net/11449/132859.

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Abstract:
Orientador: Marilza Vieira Cunha Rudge
Coorientador: Joelcio Francisco Abbade
Coorientador: Paulo Adão de Campos
Banca: Iracema de Matos Paranhos Calderon
Banca: Roberto Antonio de Araújo Costa
Banca: Carlos Antonio Negrato
Banca: Maria Leticia Sperandeo de Macedo
Não disponível
Not available
Doutor
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Shibata, Caroline Emy Rodrigues. "Efeito do hipertiroidismo experimental, induzido em ratas durante a gestação, sobre componentes do sistema renina-angiotensina cardíaco da prole." Universidade de São Paulo, 2011. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/42/42131/tde-12082011-102929/.

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Abstract:
Durante a gestação normal, o Sistema Renina-Angiotensina (SRA) exerce um papel de importância vital no balanço de sais, pressão sanguínea e homeostase da água e, consequentemente, no bem estar da mãe e do feto. Neste sentido, merece destaque não apenas o SRA clássico (descrito inicialmente como um sistema puramente endócrino), mas também, o SRA local, no caso, útero-placentário, onde nos tecidos materno e fetal os vários componentes do sistema se comportam diferentemente, sob regulação e estímulos locais. As perturbações do SRA útero¬placentário podem ocasionar hemorragias e redução no fluxo sanguíneo entre mãe e feto, podendo levar, como conseqüência, à pré-eclampsia e crescimento intrauterino retardado. Já é bem estabelecido que disfunções da tireóide, como ocorre no hipertiroidismo, promovem amplas alterações no sistema cardiovascular, agindo sobre contratilidade cardíaca, débito cardíaco, pressão sanguínea e resistência vascular sistêmica. Sabe-se ainda que o hipertiroidismo é responsável por importantes alterações sobre o padrão de comportamento dos vários componentes do SRA no indivíduo adulto, e estas, por sua vez, também estão envolvidas com o aparecimento de alterações cardiovasculares. Assim, o SRA está sob influência direta dos níveis plasmáticos dos hormônios tiroideanos e parece apresentar um importante papel na modulação do trofismo cardíaco induzido pelos mesmos. Embora a associação entre estes dois sistemas endócrinos tenha sido já observada em indivíduos adultos, o conhecimento a respeito dessas interações durante um período crítico de desenvolvimento do sistema cardiovascular, onde o coração representa importante alvo de ação desses dois sistemas hormonais, ainda é escasso. Diante do exposto, este estudo teve como objetivo avaliar na prole o efeito do hipertiroidismo nos componentes do SRA ao longo do período gestacional, destacando que a prevalência desta doença em mulheres que se encontram durante o período gestacional é bastante elevada e suas consequências, no que diz respeito ao sistema cardiovascular da prole, amplamente desconhecidas.
During normal gestation, the Renin-Angiotensin System (RAS) exerts an important role in salt balance, blood pressure and water homeostasis and, consequently, in the welfare of mother and fetus. In this sense, it is important to highlight both the classic RAS (initially described as a purely endocrine system), and the local RAS, in this case, the uteroplacental RAS, where the different components of this system in maternal and fetal tissues behave differently, under local regulation and stimuli. The disruption of uteroplacental RAS can cause bleeding and reduced blood flow between mother and fetus and may lead to pre-eclampsia and intrauterine growth restriction. Its well known that thyroid dysfunction, as occurs in hyperthyroidism, promotes deep changes in cardiovascular system, by acting on cardiac contractility, cardiac output, blood pressure and systemic vascular resistance. Moreover, hyperthyroidism is responsible for important alterations in the expression of distinct components of RAS, which are, in turn, involved with the onset of cardiovascular changes. Thus, the RAS is under direct influence of plasma levels of thyroid hormones and seems to play an important role in the modulation of cardiac tropism induced by these hormones. Although the association between these two endocrine systems have already been observed in adult individuals, the knowledge about this interaction during the critical period of cardiovascular development where the heart is an important target of the action of these two hormonal systems is still poor. Considering the information given above, this study aimed to evaluate the effect of hyperthyroidism in the RAS components on the offspring during the gestational period, considering that this disease is highly prevalent in pregnant women and its consequences upon the cardiovascular system of the offspring are largely unknown.
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41

Tchivandja, Quirino. "Cause delle morti materne per malattia ipertensiva della gravidanza nell'Ospedale generale materno infantile del Kilamba Kiaxi." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2009. http://hdl.handle.net/10077/3217.

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Abstract:
2007/2008
Foi um estudo retrospectivo, descritivo que baseou-se na análise de 494 mortes maternasdas grávidas ocorridas nas diferentes Províncias de Angola, no período de cinco anos(2001-2005), com o diagnóstico de doença hipertensiva gravídica, baseado nos dadosestatísticos recolhidos na Direcção Nacional de Saúde Publica, Departamento da Saúde Reprodutiva do Ministério da Saúde e de 228 falecidas no mesmo período na MaternidadeLucrécia Paim em Luanda, comparada com outras patologias.Durante o período em estudo, Luanda foi a província onde ocorreram mais óbitos 335(67,8%) muitos deles ocorreram em 2001. Houve uma redução de mortalidade por esta patologia de 2001 até 2005, tendo se registado uma diminuição de 78 óbitos em 2003.A mortalidade por doença hipertensiva gravídica correspondeu (19,5%). Para as outras causas, a hemorragia foi a maior causa de mortalidade com 610 óbitos (24%).
XXI Ciclo
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42

De, Iudicibus Sara. "Farmacogenetica delle malattie infiammatorie croniche intestinali pediatriche." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2012. http://hdl.handle.net/10077/7436.

Full text
Abstract:
2010/2011
Le malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) comprendono due patologie distinte, la malattia di Crohn (MC) e la rettocolite ulcerosa (RCU), che pur essendo diverse dal punto di vista patogenetico, presentano aspetti clinici comuni quali la presenza di infiammazione cronica a diversi livelli del tratto gastrointestinale e l'alternanza tra fasi attive ed inattive della malattia. Queste patologie hanno un picco di incidenza nell’adulto, tuttavia piu' di un terzo dei casi insorge prima dei sedici anni. L'approccio terapeutico e' principalmente diretto al trattamento e controllo dell'infiammazione, attraverso farmaci capaci di indurre e mantenere la remissione della malattia, che tuttavia inducono effetti avversi importanti, particolarmente rilevanti nella popolazione pediatrica. Nonostante l'introduzione in clinica di farmaci biologici altamente efficaci, i glucocorticoidi (GC) continuano a rappresentare la terapia di prima linea per indurre la remissione nel MC e nella RCU in fase di attività moderata o severa. La risposta clinica a questi farmaci è tuttavia estremamente variabile, e al momento non ci sono validi marcatori che permettano di predire quali saranno i pazienti che risponderanno in maniera adeguata e quali al contrario non risponderanno o andranno incontro a effetti collaterali. Dopo un ciclo iniziale con i GC, la terapia viene continuata con altri immunosoppressori, che negli ultimi anni vengono utilizzati sempre più precocemente, proprio per cercare di aumentare l’efficacia e di limitare le complicanze da steroidi. Tra gli immunosoppressori più utilizzati vi sono le tiopurine 6-MP e AZA: quest’ultima è la tiopurina più utilizzata nelle MICI pediatriche. Una prima parte della ricerca si è occupata di studiare retrospettivamente su pazienti pediatrici con MICI la farmacogenetica degli steroidi, con l’obiettivo di identificare marcatori che possano essere utili a predire la risposta clinica a questi farmaci. In parallelo, è stata analizzata la farmacogenetica e farmacocinetica dell’AZA, con lo scopo di ottimizzare il trattamento con questo farmaco in pazienti pediatrici con MICI, permettendo di aggiustare i dosaggi e di evitare trattamenti destinati all’insuccesso. La farmacogenetica degli steroidi è stata studiata su 154 pazienti con MICI che sono stati suddivisi in base alla risposta clinica in responders (84), dipendenti (55) e resistenti (15): è stato dimostrato un effetto significativo del polimorfismo BclI del gene NR3C1 che codifica per il recettore dei GC, e del polimorfismo Leu155His del gene NALP1, proteina coinvolta nell’attivazione della pro-IL-1 a IL-1, sulla risposta ai GC. Questa associazione è stata dimostrata mediante analisi univariate (responders vs non responders p=0.02) e multivariate (responders vs non responders p=0.03) e confermata anche esaminando il modello con l’analisi CART. Quest’analisi conferma il significativo effetto dei polimorfismi BclI e Leu155His sulla risposta ai GC con modalità indipendente, ed indica come altre importanti variabili il sesso e l’età all’esordio della malattia. In conclusione, i risultati ottenuti indicano che fattori genetici (polimorfismi BclI del gene NR3C1 e Leu155His del gene NALP1) e variabili cliniche (età all’esordio e sesso) potrebbero rappresentare degli importanti marker di risposta ai GC in pazienti pediatrici con MICI. Le correlazioni tra farmacocinetica e farmacogenetica dell’AZA sono state studiate in 77 pazienti pediatrici affetti da MICI, in trattamento con farmaci tiopurinici da almeno 3 mesi. I risultati ottenuti confermano un effetto del polimorfismo dell’enzima TPMT sui metaboliti attivi delle tiopurine in accordo con quanto riportato precedentemente in letteratura, confermando l’importante ruolo di questo enzima sul metabolismo dell’AZA. E’ stato inoltre dimostrato un effetto significativo dell’isoforma M dell’enzima GST sui metaboliti dell’AZA: soggetti con delezione del gene presentano una concentrazione più bassa dei metaboliti attivi 6-TGN (p=0.010) ed un rapporto TGN/dose più basso (p=0.0002): l’isoforma M dell’enzima GST è coinvolta nella conversione dell’AZA in 6-MP; nei soggetti deleti meno AZA verrebbe convertita in 6-MP a sua volta pro farmaco del metabolita attivo 6-TGN. Inoltre, le concentrazioni dei metaboliti metilati sono significativamente più alte nei pazienti con un genotipo variante per il polimorfismo C94A del gene ITPA rispetto ai pazienti con genotipo wild type (p=0.046), mentre non è evidente una correlazione con i metaboliti 6-TGN. Studi prospettici dovranno essere realizzati in futuro, per valutare l’efficacia di strategie di dosaggio dell’AZA basate sulla quantificazione dei metaboliti e sull’analisi dei polimorfismi degli enzimi TPMT, GST-M e ITPA per migliorare la risposta al farmaco e ridurre gli effetti avversi. E’ stato inoltre messo a punto un modello sperimentale in vitro su colture primarie di cellule mononucleate, su cui testare l’inibizione della proliferazione indotta da mitogeno sia dei GC che dell’AZA, attraverso il saggio d’incorporazione della timidina triziata. I dati ottenuti con il test in vitro sono stati poi correlati con la presenza di polimorfismi genetici degli enzimi coinvolti nella farmacogenetica di questi farmaci, con l’obiettivo di standardizzare una metodica che dovrebbe permettere di predire la risposta alla terapia prima di iniziare il trattamento. E’ stata osservata una maggiore sensibilità in vitro ai GC nei soggetti mutati per il polimorfismo BclI: questo SNP è risultato infatti essere associato ad una IC50 (concentrazione di farmaco che inibisce il 50% della proliferazione cellulare) più bassa, in confronto ai soggetti non mutati (p=0.0058). Questo risultato è confermato anche considerando l’Imax (l’inibizione della proliferazione cellulare alla concentrazione di farmaco più alta): soggetti con genotipo mutato per BclI presentano un’Imax più alta rispetto ai non mutati (p=0.0078). Sulla base di questi risultati, si conferma il ruolo importante del polimorfismo BclI nella risposta ai GC, già dimostrata nello studio retrospettivo, come marker genetico di risposta ai GC. Lo studio sulla sensibilità dell’AZA sui linfociti di volontari sani, non ha evidenziato correlazioni statististicamente significative tra i polimorfismi degli enzimi coinvolti nel metabolismo dell’AZA, e la sensibilità individuale a questo farmaco in vitro. Questa mancata correlazione, può derivare dal fatto che il metabolismo dell’AZA è principalmente di tipo epatico, e i linfociti probabilmente non rappresentano un buon modello per questo studio: esperimenti futuri riguarderanno l’utilizzo di linee cellulari epatiche, su cui verrà testata l’alterata sensibilità all’AZA e 6-MP, in condizioni di ipersespressione o silenziamento dei geni di nostro interesse, tra cui GST. Nel complesso, questa tesi ha sviluppato un set di valutazioni farmacologiche, integranti dati di farmacocinetica, farmacodinamica e farmacogenomica, da applicare all'ottimizzazione della terapia delle MICI pediatriche con steroidi ed AZA, in modo da aumentarne l'efficacia e ridurrne gli effetti avversi. I markers che sono risultati essere correlati ad un’alterata risposta a questi farmaci potrebbero essere utilizzati dal clinico per selezionare i pazienti responders dai non responders, e per trattare questi ultimi con associazioni di altri immunosoppressori in maniera precoce.
XXIV Ciclo
1979
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43

Cerecedo, Caballero Víctor Manuel, and de la Loza Jimenez Fernando Río. "“HISTERECTOMÍA TOTAL POR VÍA LAPAROSCÓPICA VS. HISTERECTOMÍA TOTAL ABDOMINAL, EN PACIENTES CON MIOMATOSIS UTERINA, EVOLUCIÓN CLÍNICA Y COMPLICACIONES, EXPERIENCIA EN LA INSTITUCIÓN GINECO-OBSTÉTRICA Y DE PERINATOLOGÍA S.A. DE C.V, EN UN PERIODO DE DOS AÑOS (2010 y 2011)”." Tesis de Licenciatura, Medicina-Quimica, 2013. http://hdl.handle.net/20.500.11799/14322.

Full text
Abstract:
La miomatosis uterina, es una patología frecuente entre la cuarta y quinta década de la vida, para su tratamiento quirúrgico existen varias vías de abordaje desde la miomectomía en pacientes que desean conservar la fertilidad, hasta tratamientos radicales como la histerectomía total abdominal (HTA), histerectomía total laparoscópica (HTL) o la histerectomía total vaginal (HTV)
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44

Londero, Margherita. "Sviluppo di strategie farmacologiche per la personalizzazione della terapia della leucemia linfoblastica acuta nel bambino." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2015. http://hdl.handle.net/10077/10852.

Full text
Abstract:
2012/2013
L'attività dell'enzima tiopurina-S-metil transferasi (TPMT) è un determinante importante di eventi avversi severi durante il trattamento della leucemia linfoblastica acuta (LLA) con l'antimetabolita mercaptopurina. Recentemente è stato dimostrato che la proteina PACSIN2 modula l'attività di TPMT e la tossicità indotta da mercaptopurina, mediante un meccanismo molecolare che si ipotizza riguardi la regolazione dell'autofagia. Nell’ambito del protocollo italiano per il trattamento della LLA AIEOP 2009, si vogliono sviluppare strategie farmacologiche (farmacogenetiche, farmacocinetiche e farmacodinamiche) in vitro da integrare agli attuali parametri di risposta del paziente per personalizzare la terapia. Queste strategie comprendono la valutazione dell’attività e di polimorfismi genetici di enzimi importanti per la biotrasformazione della mercaptopurina, ovvero TPMT ed inosina trifosfato-pirofosfatasi (ITPA), della concentrazione dei metaboliti attivi della mercaptopurina e della sensibilità in vitro dei blasti dei pazienti raccolti alla diagnosi e trattati con diversi farmaci antitumorali. Si vuole poi validare l’effetto dei polimorfismi di PACSIN2 sull’attività dell’enzima TPMT. I dati preliminari ottenuti sostengono il ruolo dei polimorfismi d’interesse sulla farmacocinetica della mercaptopurina. In particolare, la casistica considerata finora valida un contributo dello SNP di PACSIN2 rs2413739 sull’attività enzimatica di TPMT. Lo studio è in continuo aggiornamento. Il suo ampliamento e l’integrazione dei dati farmacologici con i dati clinici dei pazienti contribuiranno a comprendere l’impatto di queste variabili farmacocinetiche/farmacogenomiche sull’efficacia e la tossicità del trattamento con tiopurine. Per determinare se PACSIN2 e l'autofagia contribuiscono alla variabilità interindividuale nell'attività di TPMT e nella suscettibilità alla tossicità da mercaptopurina abbiamo eseguito degli esperimenti in cellule con meccanismo di autofagia alterato (ovvero fibroblasti murini embrionali, MEF, da topi con ATG7 disattivato) e alterazione di PACSIN2 (cellule NALM6 con silenziamento di PACSIN2). Le cellule con meccanismo di autofagia alterato esprimono costitutivamente livelli più alti di PACSIN2 endogeno; questo avviene anche per altre proteine correlate all'autofagia come p62. Il trattamento con rapamicina induce la degradazione di PACSIN2 nelle cellule con autofagia funzionante, ma non in quelle con meccanismo di autofagia alterato. Il silenziamento dell'espressione di PACSIN2 ha indotto un aumento nel livello basale di autofagia, come documentato dall'accumulo di LC3-II e autofagosomi. La sequenza proteica di PACSIN2 contiene due siti di legame per LC3 e la co-immunoprecipitazione di PACSIN2 e LC3 dimostra l'interazione delle due proteine nelle linee cellulari NALM6. La stabilità di TPMT è diminuita quando l'espressione di PACSIN2 è alterata, in confronto a cellule con livelli normali di PACSIN2. Qui dimostriamo che PACSIN2 è bona fide una proteina dell'autofagia e che il suo ruolo come modulatore dell'autofagia influenza la variabilità interindividuale nell'attività di TPMT.
XXVI Ciclo
1980
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45

Badina, Laura. "Immunoterapia orale (OIT) nei lattanti: potenzialità terapeutiche e di prevenzione dell'allergia alimentare IgE-mediatanull." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2015. http://hdl.handle.net/10077/10859.

Full text
Abstract:
2012/2013
Introduzione: A fronte della diagnosi di allergia alimentare IgE-mediata le Linee Guida internazionali International raccomandano una scrupolosa dieta di eliminazione dell’alimento in causa e l’esecuzione di un test di provocazione orale (TPO) non prima dei 9-12 mesi dalla diagnosi, volto a verificare l’eventuale risoluzione spontanea dell’allergia. La sensibilizzazine allergica ad alimenti come il latte e l’uovo inizia nel primo anno di vita e raggiunge il suo massimo nel secondo anno di vita; in seguito in molti soggetti si verifica una riduzione dei livelli di IgE specifiche. Di fatti un elevato numero di bambini rimane a dieta per diversi anni e un numero sempre crescente di allergie alimentari divengono persistenti. D’altro canto numerose evidenze della letteratura evidenziano come il prerequisito fondamentale per l’ecquisizione della tolleranza orale sia la persistente e ripetuta esposizione all’allergene. Obiettivo: verificare l’ipotesi che l’assunzione graduale controllata dell’alimento offendente iniziata subito dopo la diagnosi di allergia alimentare possa accelerare lo sviluppo della tolleranza orale. Metodi: un TPO a basse dosi (10 ml of latte vaccino or 2 ml di emulsione di uovo crudo) è stato effettuato in 211 lattanti (119 maschi; età < 18 mesi) con storia di allergia certa al latte vaccino o all’uovo (reazione immediata da ingestione e provata sensibilizzazine ai test allergometrici) o con allergia potenziale agli stessi alimenti (dermatite atopica and prick-test or IgE sp > VPP 95%). La dose tollerata al TPO è stata assunta giornalmente a domicilio con periodici aumenti di dosaggio fino al raggiungimento della dieta libera per l’alimento in causa. Risultati: Venti lattanti (10%) sono stati esclusi perché già altamente reattivi al primo TPO a basse dosi. Lo studio è stato attualmente completato da 146 bambini e 91% hanno completato il protocollo di desensibilizzazione con successo. In un tempo mediano di 155 giorni (range IQ: 123-217) and 181 giorni (range IQ: 136-275). Nel corso del programma di desensibilizzazione si sono verificate in media 1,1 reazioni avverse per paziente, tutte di grado lieve-moderato. Un aumento significativo delle IgG4 sp e una importante parallela diminuzione delle IgE sp si è verificata alla fine del protocollo di immunoterapia orale (OIT). Conclusions: L’OTI iniziata all’esordio dell’allergia per latte e uovo sembra essere un approccio promettente capace di modificare l’andamento ingravescente della sensibilizzazione allergica nei primi anni di vita. Inoltre appare di più facile e sicura esecuzione rispetto a esperienze analoghe nel bambino più grandicello.
XXVI Ciclo
1979
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46

Fabbro, Nerina. "Prevalenza e fattori di rischio della depressione post-parto. Genetica, attaccamento e variabili psicosociali in uno studio in Friuli Venezia Giulia." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/9985.

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Abstract:
2012/2013
Sotto studio 1°. Screening dei sintomi depressivi nel postparto in alcuni Punti Nascita del Friuli Venezia Giulia. Prevalenza e identificazione precoce Introduzione. Il tasso di prevalenza dei sintomi depressivi variano dal 10% al 15% delle donne dopo il parto. Le severe conseguenze di questo disturbo sulla madre, sulla relazione madre-figlio, sulla relazione di coppia e sulla famiglia rendono indispensabile identificare precocemente le madri a rischio, per suggerire strumenti preventivi di screening e aiuti sanitari per madri a rischio. Diversi studi utilizzando l’EPDS come baseline nei primi 2 o 3 giorni dopo il parto, durante la degenza ospedaliera, hanno mostrato che il maternity blues si associa ad un aumentato rischio di depressione maggiore e di disturbi d’ansia nei tre mesi dal parto. Obiettivo. Conoscere la prevalenza del fenomeno della DPP in Friuli Venezia Giulia, considerato che non esistono dati in tal senso, attraverso una rilevazione in alcuni Punti Nascita della regione, anche in rapporto al ruolo di fattori demografici e psicosociali. Verificare se possibile identificare durante la degenza ospedaliera, madri a rischio di DPP nel post-parto successivo. Metodo. A un campione di 1110 puerpere, raccolto in 6 Punti Nascita del FVG, 2,3 giorno dopo il parto, durante la degenza ospedaliera (T0), sono stati somministrati l’EPDS (cut-off≥9) (Cox et al.1987; Carpiniello et al. 1999), per rilevare l’umore materno e una scheda sociodemografica; durante il follow-up telefonico a tre mesi dal parto (T1) proposti l’EPDS e alcune domande per cogliere eventuali fattori di rischio. Risultati. A T0: la prevalenza EPDS è 16.7% (media è 4.58, s.d.=4.02, range 0-22); a T1 è 14.3% (media 4.59, s.d.=3.62, range 0-23). A T1 sono non cliniche (EPDS<9) il 90% delle donne non cliniche a T0 e sono cliniche il 35% di quelle cliniche a T0 (OR=4.93, Wald Chi Quadrato=66.307, p=0.00). La regressione logistica mostra che l’EPDS ≥ 9 si associa a T0 con: tipo di parto (Wald Chi quadrato=8.1, p=0.004; OR= 1,76), livello economico (Wald Chi quadrato=9.54, p=0.002, OR= 3,04); life events (Wald Chi quadrato=8,80, p=0.003, OR= 2,03); stress per la cura del bambino (Wald Chi quadrato=6,01, p=0.014, OR= 1,76); a T1 con: eventi di stress (Wald Chi quadrato=43.7, p=0.00, OR= 5,21), stress nella cura del bambino (Wald Chi quadrato=24.03, p=0.00, OR=3,5), aiuti dal marito (Wald Chi quadrato=4.0, p=0.045, OR=2,03), problemi nell’allattamento (Wald Chi quadrato=5.57, p=0.02, OR=1,96). L’ansia (items EPDS 3+4+5: cut-off >4) a T0 è 18.5% (media: 2.44,ds=2.1), a T1: 14.3% (media 2.39,ds=1.9). Discussione. La prevalenza di sintomi depressivi si attesta sui valori individuati da altri studi; la gran parte delle donne depresse ha comorbilità con sintomi ansiosi. Il maternity blues a T0 ha una probabilità di mantenenimento cinque volte maggiore e circa un terzo/metà delle donne rilevate resta clinica a T1; si associa con: parto cesareo, life events, stress nella cura del neonato, problemi di allattamento. A T1 i sintomi depressivi si associano a: life events, carenza di supporto, da parte del partner e/o dai familiari, difficoltà di allattamento e stress nella gestione del neonato. Fattori protettivi risultano: alta scolarità e livello economico medio-alto/alto. Conclusione. I risultati indicano l’utilità di effettuare screening di routine dell’umore materno già durante la degenza post-parto, per individuare precocemente donne a rischio di DPP e avviare percorsi di aiuto. Sotto-Studio n°2 Titolo. Ruolo di varianti geniche (geni OXTR, SLC6A4, BDF) e dello stile di attaccamento materno nella predisposizione alla depressione postparto Introduzione. Il modello interpretativo della DPP, che la considera come un disturbo a origine multifattoriale, vede interazioni tra genetica, aspetti psicologico-relazionali e aspetti socio-ambientali. Fino ad oggi numerose sono le ricerche che si sono focalizzate prevalentemente sui fattori psicosociali che possono contribuire alla DPP, mentre restano relativamente scarse le conoscenze su vulnerabilità predisponenti, sia circa le basi genetiche, che lo stile di attaccamento insicuro, fattore di rischio ormai ampiamente validato per la depressione maggiore. Obiettivo. Approfondire alcuni fattori di predisposizione nello sviluppo della DPP, di tipo psicologico-relazionale e di tipo biologico-genetico. Si vuole indagare, se uno stile di attaccamento materno insicuro (legame parentale precoce, stile di attaccamento adulto e sentimentale) sia fattore di vulnerabilità dell’umore materno nel puerperio. Il sotto studio di genetica vuole indagare se nell’etiologia della DPP possano essere implicati aspetti genetici, connessi al genotipo del polimorfismo 5-HTT del gene SLC6A4, trasportatore della serotonina; del polimorfismo Val66Met del gene BDNF; del polimorfismo SNP rs53576 del gene OXTR. Metodo. A un campione di 251 madri, a 2,3 giorni post-parto (T0) sono proposti: scheda socio-demografica; EPDS e BDI-II; PBI; ASQ, ECR, Ca-Mir per rilevare lo stile di attaccamento e sentimentale. E’ stato fatto prelievo per la genetica. Al follow-up a tre mesi (T1) proposti EPDS, BDI-II e alcune domande per fattori di rischio. Risultati. A TO i punteggi EPDS si associano significativamente con i punteggi a T1 (p=0.00, OR 7.26); il BDI-II si associa significativamente con EPDS a T0 (p 7=0.00; OR= 17.9) e a T1 (p=0.00, OR=80.42) e con BDI-II a T1(p=0.00, OR 15.73). I sintomi depressivi (EPDS≥9) si associano significativamente a T0 con PBI padre (p=0.012, OR= 3.9) e cura paterna (p=0.001, OR=5); con ASQ: evitamento (p=0.023, OR=5.7), fiducia (p=0,007, OR=0,02), disagio nell’intimità (p=0.04, OR= 4), secondarietà delle relazioni (p=0,04, OR=4,7), bisogno di approvazione (p=0.001,OR= 12); con ECR: ansia (=0.001, OR =10.1). Il BDI-II a T0 si associa altresì con PBI tipo di legame materno (p=0.031, OR= 3.6) e cura materna (p=0.031, OR= 2.86), con ASQ ansia (p=0,004, OR=31), preoccupazione nelle relazioni (p= 0,025, OR=7,6), con ECR evitamento (p,003, OR=6,7). A T1 l’EPDS≥9 si associa con PBI madre bassa cura (p=0,011, =R=3,3), con PBI padre legame insicuro (p=0,034, OR 2,6) e bassa cura (p=0,014, =R=3,3), con ASQ: bisogno di preoccupazione (p=0,05, OR=12,8); con ECR ansia (p=0,05, OR=3,9). A T1 il BDI-II: con PBI bassi livelli di cura materna (p=0,031, =R=3,3) e paterna (p=0,014, OR=3,6); con ASQ: bisogno di approvazione (p=0,01) e preoccupazione per le relazioni (0,05, OR=5); con ECR ansia (p=0,01, OR=7,5). L’analisi di regressione logistica evidenzia associazione tra EPDS e PBI cura paterna (p.005) e con ECR Ansia (p.013). A T1 con ASQ Disagio Intimità (p.017), Bisogno Di Approvazione (p.013) e ECR Ansia (p.001). Le difficoltà di allattamento associano ai sintomi depressivi a T0 (EPDS: OR=3.62; BDI-II: OR= 5.2) e a T1 (EPDS: OR=3.5; BDI-II: OR= 4.7) Discussione. I sintomi depressivi a T0 associano con storia di scarsa cura e di legame paterno precoce carente; con evitamento e disagio nell’intimità, scarsa fiducia negli altri e nell’importanza delle relazioni interpersonali; necessità di approvazione; con legame di coppia insicuro-ansioso. La diagnosi formale di DPP aggiunge: scarsa cura materna nell’infanzia, relazioni in età adulta evitanti e ansiose, necessità di approvazione e preoccupazione per le relazioni stesse. A T1 con storia di scarsa attenzione sia materna che paterna, bisogno di approvazione nelle relazioni, legame di coppia ansioso-preoccupato. Nell’accudimento del piccolo si associa con difficoltà nell’allattamento e alto stress nella gestione del figlio. Conclusione. Nella comparsa di sintomi depressivi nel post-parto si conferma il ruolo predisponente di vulnerabilità di relazioni genitoriali infantili insicure, di stili di attaccamento e di coppia ansiosi. Sotto studio di genetica3°. Analisi di varianti geniche nella predisposizione allo sviluppo di depressione post-partum Risultati. Pur evidenziandosi differenze tra i punteggi statistici totalizzati, emerge assenza di differenze statisticamente significative tra casi e controlli per le variazioni di frequenza allelica (p =SLC6A4: 0.3429, BDNF:0.2027, OXTR:0.3787) e di frequenza genotipica (p=SLC6A4: 0.1639, BDNF:0.3307, OXTR: 0.5758). Discussione. L’analisi di fattori genetici predisponenti a sintomi depressivi nel post-parto esclude il coinvolgimento dei polimorfismi 5-HTT del gene SLC6A4, Val66Met del gene BDNF; SNP rs53576 del gene OXTR nella vulnerabilità per depressione post-parto. Conclusione. L’assenza di differenze significative non esclude l’eventuale predisposizione genetica verso la depressione post-parto, dovuta presumibilmente a geni che non sono stati analizzati nella presente ricerca. sotto-Studio n°4. Titolo. Ruolo di fattori psicosociali di rischio dei sintomi depressivi nell’ ante-postparto Introduzione. Come per molti altri disturbi psichiatrici, anche per l’eziologia della DPP la letteratura sostiene la presenza di più variabili co-causative, che agiscono non solo dopo la nascita del figlio, ma già in gravidanza, con la comparsa di sintomi depressivi, che possono condizionare la formazione del legame materno-fetale. Obiettivo. L’obiettivo è di indagare la relazione tra alcune variabili psicosociali e la comparsa di sintomi depressivi in gravidanza e dopo il parto, per verificare l’andamento dell’umore ed evidenziare il ruolo dei fattori di rischio, anche nello sviluppo del legame materno-fetale. Metodo. A un campione di quarantasei gravide, al terzo trimestre di gravidanza (T1), sono stati somministrati l’EPDS (Cox et al.1987; Carpiniello et al. 1999), per rilevare l’umore materno; la scheda dei fattori di rischio psicosociale; il PBI (Parker et al.1979), per rilevare il legame precoce di attaccamento; il PAI (Muller 1993), per misurare il legame materno-fetale. A una settimana dal parto (T2) e a tre mesi (T3) sono stati effettuati i follow-up telefonici e riproposto l’EPDS, per verificare la comparsa di sintomi depressivi Risultati. La percentuale di EPDS ≥9 aT1:17,8% (media: 5.09, d.s..=4.18, range=0-21); aT2: 20,5%,(media: 6.07, d.s.=4.62, range=0-23); a T3: 18,2% (media 5.21, d.s.=3.74, range=0-14). L’EPDS ≥9 si associa con: basso sostegno a T1 e a T2 (p=0.04, OR = 6.04; p = 0.04, OR = 5.85); scarso aiuto a T1 e a T3 (p = 0.059, OR = 6.37, p = 0.06, OR = 6.19), sindrome premestruale a T2 (p = 0.02, OR = 15.37); minore soddisfazione di coppia a T1, T2 e T3 (T1: p = 0.02, OR = 0.15, T2:p = 0.001, OR = 0.07, T3:p = 0.04, OR = 0.18); eventi di stress prima della gravidanza a T1 e T2 (p = 0.05, OR = 5.74; p = 0.02, OR = 6.96); ansia prima della gravidanza a T1, T2 e T3 (p = 0.015, OR = 0.13) e durante la gravidanza a T1 (p = 0.06, OR = 0.21), bassa autostima a T3 (p = 0.015, OR = 18.62); istruzione a T1 e T3 (p = 0.034, OR = 0.19). Alti punteggi al PAI (media 61,65; d.s.8,22 ) si associano con età minore di 35 anni (t=3.01, p=0.007) ed essere primipare (t=2.090, p=0.046). Discussione. I fattori psicosociali di rischio, associati ai sintomi depressivi in gravidanza sono: eventi di vita stressanti; ansia in gravidanza; basso sostegno pratico ed emozionale; una settimana dopo il parto: eventi di vita stressanti; sindrome premestruale; tre mesi dopo il parto: bassa autostima; scarso sostegno e aiuto; disordini d’ansia prima e in gravidanza. Fattori protettivi sono risultati: scolarità avanzata (universitaria), buona soddisfazione di coppia. L’attaccamento materno-fetale è risultato più intenso con più bassa età e nelle primipare e tra coloro con cura materna adeguata nell’infanzia. Conclusione. I risultati individuati confermano il ruolo centrale che alcuni fattori psicosociali di rischio hanno nella comparsa di sintomi depressivi già in gravidanza e poi nel post-parto.
XXV Ciclo
1957
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47

Santana, Michael Nadson Santos. "Treinamento resistido melhora o controle cardiovascular e o perfil bioquímico de ratos expostos a uma dieta ocidental no período perinatal." Universidade Federal de Sergipe, 2015. https://ri.ufs.br/handle/riufs/3971.

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Abstract:
Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior
The consumption of foods high in sodium and saturated fat but low in fiber in other essential nutrients is known as Western Diet and is directly associated with metabolic and autonomic changes and the emergence of cardiovascular disease. In addition, studies have shown that eating disorders such as lack or excess food in early life promotes structural and functional adaptations in the fetus culminating in the emergence of diseases in adulthood. The resistance training (RT) has been used as a non pharmacological therapy in the treatment of various diseases, including, cardiovascular, however, the effect of RT on the cardiovascular control mechanisms have not been fully explored. The present study investigated the effects of low intensity TR autonomic modulation and the biochemical profile of rats exposed to a Western diet during the perinatal period. Wistar rats received control diet or Western during pregnancy and lactation. The rats were divided into three groups: control (C), sedentary Western Diet (WS) and Western diet + TR (WTR). After 60 days, the animals began the protocol with TR 5 times a week for 4 weeks. After the animals were surgery to evaluate pulse interval variability and blood pressure, and baroreflex sensitivity (BRS). Blood samples were collected for biochemical analysis. The RT reduced mean arterial pressure (WTR= 108.2±3.7 vs WS= 121±2.5 mmHg, p <0.05), systolic arterial pressure (WTR= 135.2±3.1 vs WS= 151.5±3.4 mmHg, p <0.05), diastolic blood pressure (WTR= 89.1±2.8 vs 99.4±2.3 WS= mmHg, p <0.05). An increase in the BRS (WTR= 1.9±0.23 vs WS= 1.1±0.14 ms/mmHg, p <0.05). Furthermore, it was observed that the RT was able to reduce vascular sympathetic modulation when compared to the WS group (WTR= 5.48±1.033 vs WS= 8.25±1.018 mmHg2, p <0.05). Biochemical parameters, found difference in blood glucose (WTR= 116.2±4.6 vs WS= 153.8±6.3 mg/dL, p <0.05), total cholesterol (TC) (WTR= 67.0±3.8 vs WS= 85.6±3.4 mg/dL, p <0.05) and high (HDL) lipoproteins (WTR= 57.2±3.5 vs WS= 41.8±2.8 mg/dL, p <0.05) and low density lipoprotein (LDL) (WTR= 14.2±2.2 vs WS= 31.0±3.2 mg/dL, p <0.05). These results suggest that low-intensity TR promotes adaptations beneficial to the cardiovascular system, mediated by adjustments in the autonomic control mechanisms and improved biochemical profile of these animals.
O consumo de alimentos ricos em sódio e gordura saturada, mas pobre em fibras em outros nutrientes essenciais é conhecido como Dieta Ocidental e está diretamente associado a alterações metabólicas, autonômicas e o surgimento de doenças cardiovasculares. Além disso, estudos tem mostrado que distúrbios alimentares como a falta ou excesso de nutrientes no início da vida promove adaptações estruturais e funcionais no feto culminando no surgimento de doenças na fase adulta. O treinamento resistido (TR) vem sendo utilizado como terapia não farmacológica no tratamento de diversas doenças, dentre elas, as cardiovasculares, porém, o efeito do TR sobre os mecanismos de controle cardiovascular nao foram completamente explorados. O presente estudo investigou os efeitos do TR de baixa intensidade na modulação autonômica e no perfil bioquímico de ratos expostos a uma dieta ocidental durante o período perinatal. Ratas Wistar receberam dieta controle ou ocidental durante a gravidez e lactação. Os filhotes foram divididos em três grupos: Controle (C), Dieta ocidental sedentário (OCS) e dieta ocidental + TR (OCTR). Aos 60 dias de vida, os animais iniciaram o protocolo de TR realizado 5 vezes por semana durante 4 semanas. Ao fim, os animais foram cirurgiados para posterior registro da variabilidade do intervalo de pulso e da pressão arterial, bem como a sensibilidade do barorreflexo (SBR). Amostras de sangue foram coletadas para análise bioquímica. O TR reduziu a pressão arterial média (OCTR= 108,2±3,7 vs OCS= 121±2,5 mmHg, p<0,05), pressão arterial sistólica (OCTR= 135,2±3,1 vs OCS= 151,5±3,4 mmHg, p<0,05) e pressão arterial diastólica (OCTR= 89,1±2,8 vs OCS= 99,4±2,3 mmHg, p<0,05). Houve aumento na SBR (OCTR= 1,9±0,23 vs OCS= 1,1±0,14 ms/mmHg, p<0,05). Além disso, observou-se que o TR foi capaz de reduzir a modulação simpática vascular quando comparado ao grupo OCS (OCTR= 5,48±1,033 vs OCS= 8,25±1,018 mmHg2, p<0,05). Nos parâmetros bioquímicos, foi observada diferença na glicemia (OCTR= 116,2±4,6 vs OCS= 153,8±6,3 mg/dL, p<0,05), colesterol total (CT) (OCTR= 67,0±3,8 vs OCS= 85,6±3,4 mg/dL, p<0,05) e lipoproteínas de alta (HDL) (OCTR= 57,2±3,5 vs OCS= 41,8±2,8 mg/dL, p<0,05) e baixa densidade (LDL) (OCTR= 14,2±2,2 vs OCS= 31,0±3,2 mg/dL, p<0,05). Estes resultados sugerem que o TR de baixa intensidade promove adaptações benéficas ao sistema cardiovascular, mediadas por ajustes nos mecanismos de controle autonômico e melhora no perfil bioquímico destes animais.
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48

Giacomelli, Mauro Simone. "I pazienti con Sindrome di DiGeorge e delezione di Crkl mostrano una sbilanciata risposta proliferativa legata alla riduzione del fattore trascrizionale c-Fos." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/9986.

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Abstract:
2012/2013
La sindrome di DiGeorge (o del22q11.2) è una immunodeficienza primitiva, avente una incidenza di 1 / 5000 nati vivi. Essa è causata da una delezione, in eterozigosi, di un tratto del braccio lungo del cromosoma 22, di circa 3 MB. La sindrome si accompagna a malformazioni cardiache e del tronco aortico, oltre che ad anomalie del volto e dell’arco palatino, con ipoplasia/aplasia del timo e delle paratiroidi. Oltre alle patologie cardiache gli individui affetti soffrono di tetania e convulsioni, dismorfismi facciali e immunodeficienze con infezioni ripetute sia batteriche che virali, in particolare alle vie aeree sia alte che basse. Spesso sono frequenti episodi di autoimmunità. In generale la sindrome mostra una ampia variabilità fenotipica, anche fra individui della stessa famiglia. Le basi delle alterazioni immunologiche di questa sindrome non sono ancora pienamente comprese e restano anzi assai vaghe. Fra le proteine delete vi è la proteina Crkl, una proteina appartenente alla più ampia famiglia degli adattatori Crk. Crkl prende parte ad importanti processi biologici quali chemotassi, adesione, apoptosi e proliferazione. Crkl è una proteina coinvolta infatti nel signaling di svariati fattori di crescita e citochine come SDF-1α, interferoni di tipo I, GM-CSF ed IL-2. Il nostro scopo è stato quello di comprendere se le alterazioni funzionali dei linfociti T, osservabili in questa sindrome, siano correlabili alla aplo-insufficienza di Crkl. Noi abbiamo analizzato, in un gruppo di pazienti affetti da del22q11.2 la proliferazione, l’apoptosi e l’espressione di vari markers di attivazione, nei linfociti T dopo stimolazione con IL-2 o dopo ingaggio del TCR. Successivamente abbiamo valutato i cambiamenti nei principali fattori chiave della proliferazione, quali le cicline, nonché l’andamento di fattori trascrizionali come c-Fos e stat5, in seguito ad attivazione dei linfociti T. Tutti i pazienti osservati presentavano una evidente riduzione della proteina totale Crkl, cosi come una marcata riduzione della sua forma fosforilata. La fosforilazione di Crkl è indotta principalmente da IL-2 la quale è il principale fattore proliferativo dei linfociti T. IL-2 modula anche l’espressione di Crkl sia a livello di proteina che a livello di mRNA. In aggiunta, in questi soggetti, la proliferazione dei linfociti T dopo triggering del TCR appare anch’essa ridotta, se comparata a soggetti sani di controllo. Noi abbiamo anche osservato un decremento della fosforilazione di stat5 sempre a carico dei linfociti T dei pazienti, dopo stimolazione con IL-2. Stat5 è peraltro noto formare complessi trascrizionali con Crkl i quali complessi sono attivi in sede nucleare nella espressione di geni bersaglio. La successiva analisi dell’andamento dei fattori chiave che regolano il processo proliferativo ha rivelato un decremento nei livelli del fattore trascrizionale c-Fos, facente parte del complesso trascrizionale AP-1 e un calo, variabile nei livelli, della ciclina D3. Questi risultati si sono anche confermati su linee Jurkat dopo silenziamento specifico di Crkl. In conclusione la diminuita proliferazione, benchè solo parziale, osservata nei linfociti T dei pazienti si accompagna a decrementati livelli di Crkl, e fosfo-Crkl con conseguente riduzione anche del fattore trascrizionale c-Fos, e della ciclina D3. Nonché ad una ridotta fosforilazione di stat5, dopo stimolo con IL-2. Il nostro dato suggerisce un ruolo potenziale, ancorché non unico, di Crkl e della sua aploinsufficienza nelle alterazioni funzionali dei linfociti Te in particolare nel deficit proliferativo, in pazienti affetti da del22q11.2.
XXVI Ciclo
1974
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49

Uhlířová, Lucie. "Vznik a vývoj neonatologické intenzivní péče v České republice." Master's thesis, 2016. http://www.nusl.cz/ntk/nusl-353234.

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Abstract:
Diploma thesis deals with historical formation of neonatal intensive care in the Czech Republic. Its aim is to map the evolution of intensive care, from the very beginning up to the contemporary period, and provide a concise overview of events leading to Czech Republic being one of the countries where level of neonatal care is considered to be most advanced. Theoretical nature of the thesis required a study of historical and contemporary literature, particurarly artticles and books. As an extra supplement, authentic information have been gathered from the pathfinders. In the introduction to the thesis, reason for choosing the topic is described, then current status of knowledge in this area is summarized. Following that, process of creating of the historical analysis is described. Chapter on neonatology introduces and explains terms that are crucial for comprehending the context stated in the historical part of the thesis. Chapter which maps the historical evolution itself is divided into seven sub chapters which describe course of events in the particular periods. Evolution of perinatal care abroad is also shortly described. Thesis reviews an extraordinary evolution of neonatal intensive care which has occurred in very short period of time. During this period pioneers had to overcome many hurdles,...
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50

Petersen, Julie Margit. "The application of novel analytic methods to gain new insights in historically well-studied areas of perinatal epidemiology." Thesis, 2021. https://hdl.handle.net/2144/43007.

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Abstract:
Due to rapid growth in computing power, the collection of high dimensional and complex datasets is increasingly feasible. To reap their full benefit, novel analytic strategies may be required. Application of such methods remains limited in certain epidemiologic research areas. The overarching aim of this dissertation was to apply novel analytic strategies with close ties to causal inference and statistical learning theory to gain new insights into well-studied areas of perinatal epidemiology. In Study 1, we explored whether the association between short interpregnancy intervals (i.e., the end of one pregnancy to the start of the next) and increased risk of preterm birth may be due to residual confounding in three populations (n=693 American Indian and n=728 white women from the Northern Plains, U.S., and n=783 mixed ancestry women from the Western Cape, South Africa). Using data from the prospective Safe Passage cohort (2007-2015), we applied propensity score methods to control for a variety of sociodemographic and reproductive factors. A third-to-half of women with <6 months intervals had propensity scores that largely did not overlap with those of women with 18-23 months intervals. Since the propensity score models included factors related to both interpregnancy interval and preterm birth, these findings suggest the possibility of strong confounding in all three populations. The pooled associational estimate with preterm birth was attenuated in the propensity score trimmed and weighted data (risk ratio 1.4, 95% CI 0.75-2.6) compared with the crude results (risk ratio 1.7, 95% CI 1.1-2.7). However, the sample size and precision were reduced after propensity score trimming, and several covariates remained imbalanced. The data demonstrated the complexity of the processes leading to interpregnancy interval length. These issues may have been difficult to identify without comprehensive confounder data and with other methods, such as traditional regression adjustment. In Study 2, we examined the relative importance of timing (first trimester versus second/third trimesters) and degree of gestational weight gain in relation to infant size at birth (small-and-large-for-gestational age) among women with obesity using data from a medical records-based case-cohort study (Pittsburgh, PA, 1998-2010). We operationalized serial antenatal weight measurements as above, below, or within the current recommended ranges for U.S. pregnancies, i.e., 0.2-2.0 kg total gain in the first trimester and 0.17-0.27 kg per week in the second and third trimesters (based on group based trajectory modeling). Data were analyzed by obesity class (n=1290 in the class I subcohort, n=1247 class II, n=1198 class III). Our findings supported the current clinical guidelines, except for women with class III obesity. Among women with class III obesity, lower than recommended gain in the second and third trimesters was associated with decreased risk of having a large-for-gestational age infant (adjusted risk ratio 0.76, 95% CI 0.51-1.1), while not increasing small-for-gestational age (SGA) risk (adjusted risk ratio 1.0, 95% CI 0.63-1.7). Our results were in agreement with findings from several other studies of women with obesity using other methodologies to operationalize gestational weight gain. In Study 3, we used hierarchical clustering to explore latent groups of placental pathology features. We also investigated whether the placental clusters, in addition to birthweight percentiles, were beneficial to explain the variability of select adverse pregnancy outcomes. Data were from the Safe Passage Study (same as Study 1, n=2005). We identified one cluster with low prevalence of abnormalities (60.9%) and three clusters that mapped well to the expert consensus-based Amsterdam criteria: severe maternal vascular malperfusion (5.8%), fetal vascular malperfusion (11.1%), and inflammation (22.1%). The clusters were weakly-to-moderately associated with certain antenatal risk factors, pregnancy complications, and neonatal outcomes. Birthweight percentiles plus the placental clusters was better able to explain the variance of select adverse outcomes, compared with using small-for-gestational age only. This study serves as proof-of-concept that machine learning methods, and placental data, may aid in the identification and etiologic study of certain adverse pregnancy outcomes. In sum, all three studies support that the application of novel analytic methods to high-dimensional datasets may expand our understanding of certain causal questions, even ones that have been broached before, although, as seen in Study 2, such research may not always yield novel insights.
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