Academic literature on the topic 'Performatività delle teorie economiche'

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Journal articles on the topic "Performatività delle teorie economiche"

1

Kolodko, Grzegorz W. "Economic Change and Shortageflation Under Centrally Planned Economies." Journal of Public Finance and Public Choice 6, no. 1 (April 1, 1988): 15–32. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344460.

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Abstract:
Abstract Obiettivo di questo scritto è l’esame delle relazioni tra riforme economiche e processi inflazionistici nei paesi socialisti.Lo sviluppo delle forze produttive richiede, anche nell’ambito di sistemi economici di tipo socialista, il rafforzamento dei sistemi tipici dell’economia di mercato, cosa che costituisce una sfida alle teorie ed anche alla pratica del socialismo. Si tratta, infatti, di vedere il ruolo degli elementi caratteristici del mercato, come le relazioni di domanda e di offerta, nell’ambito delle istituzioni economiche pianificate.È in tale contesto, quindi, che vanno considerati i processi inflazionistici attualmente in corso nei paesi socialisti, nelle loro due forme: prezzi e scarsità. È proprio quest’ultimo (shortageflation) che costituisce la caratteristica tipica di questo tipo di economia.Le riforme economiche possono essere considerate, nei paesi socialisti, come un modo per trasformare I’inflazione da scarsità in inflazione da prezzi (che, peraltro, devono comunque essere in qualche modo tenuti sotto controllo). Non vi è dubbio, tuttavia, che ancora per molti anni i processi di shortageflation continueranno a sussistere nelle economie socialiste, ostacolando i tentativi di riforma.
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2

Fotia, Mauro. "LA PREVISIONE POLITICA: NOTE EPISTEMOLOGICHE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 32, no. 1 (April 2002): 111–40. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200029944.

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Abstract:
IntroduzioneAnalisi previsionale e teorie della probabilitàScarsa è la fiducia che i politologi, in particolare europei, nutrono nei confronti della validità scientifica delle indagini previsionali. Gravi appaiono ai loro occhi le limitazioni epistemologiche e metodologiche da cui tali indagini risultano afflitte. L'uso di modelli semplificanti e riduttivi, l'assenza di approcci pluridisciplinari, la mancata integrazione delle variabili politiche con altre variabili a loro strettamente collegate, come sono ad esempio quelle economiche, il frequente ricorso a tecniche estrapolative, sono alcune delle distorsioni più frequentemente riscontrate nelle ricerche politologiche di tipo previsionale.
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3

Kirchgässner, Gebhard. "On the Political Economy of Economic Policy." Journal of Public Finance and Public Choice 7, no. 1 (April 1, 1989): 111–23. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344749.

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Abstract:
Abstract Il limite delle tradizionali teorie macroeconomiche, sia neo-keynesiane che neo-classiche, è costituito dalle loro ipotesi idealistiche sul comportamento del governo, che non tengono conto delle istituzioni politiche.La teoria macroeconomica può, invece, essere utilizzata nel modo migliore quando si voglia indagare sui risultati che si possono attendere dalle diverse istituzioni politiche, anche se è comunque necessario tener conto del fatto che le stesse aspettative degli « operatori economici » (categoria che include non soltanto i consumatori ed i produttori, ma anche gli elettori, i burocrati ed i politici) sono influenzate dalle politiche economiche perseguite.Ciò mette in evidenza l’importanza della Public Choice, la cui analisi delle interazioni politico-economiche è tuttavia ancora inadeguata per una utilizzazione nell’ambito della teoria macroeconomica, soprattutto per quanto riguarda il ruolo dei gruppi d’interesse, che soltanto di recente, attraverso la teoria del « rent-seeking » di Gordon Tullock, vengono considerati nei modelli che tengono conto dei meccanismi politici.
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Greene, Kenneth V., and Erol Balkan. "Military Conscription, Efficient Policies, and Transfers from the Politically Weak." Journal of Public Finance and Public Choice 14, no. 2 (October 1, 1996): 153–62. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907540336.

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Abstract:
Abstract Questo scritto mette a confronto differenti teorie economiche sull’arruolamento militare obbligatorio, sottoponendole successivamente a verifica empirica.Si è sostenuto che, poiché il costo del servizio militare è concentrato su una ristretta base sociale, la maggioranza sarebbe pronta a votare contro la sua eliminazione.Il contro-argomento è stato che, poiché l’arruolamento obbligatorio è inefficiente, sarebbe invece conveniente eliminarlo. Infatti, con una forte domanda di lavoro e in assenza di guerre si dovrebbe fare minore ricorso all’arruolamento.Malgrado la varietà delle situazioni concrete, appare che i sistemi democratici sono quelli che maggiormente ricorrono all’arruolamento.Il problema è quello del confronto tra i costi di efficienza dell’arruolamento e quelli dovuti alle distorsioni prodotte dalle imposte che dovrebbero altrimenti essere prelevate per far fronte alle spese militari.
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Berry, Joanne. "The conditions of domestic life in Pompeii in AD 79: a case-study of Houses 11 and 12, Insula 9, Region I." Papers of the British School at Rome 65 (November 1997): 103–25. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200010606.

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Abstract:
LE CONDIZIONI DELLA VITA DOMESTICA A POMPEI NELL'ANNO 79 d.C.: UN CASO DI STUDIO DELLE CASE 11 E 12, INSULA 9, REGIONE IQuesto articolo discute delle condizioni di vita a Pompei negli ultimi anni prima della sua distruzione dall'eruzione del Vesuvio. Si tratta di un argomento di difficile interpretazione, per il quale molte diverse teorie esistono, molte delle quali sono basate su evidenza aneddotica e/o comparativa. In contrasto, l'ipotesi presentata in questo articolo si basa sullo studio di due case collegate nella Regione I e prende in considerazione tutta l'evidenza disponibile: vecchie fotografie di scavo, resti di manufatti del 79 d.C., le strutture attualmente ancora in piedi e i risultati degli scavi del 1995 e 1996. L'evidenza disponibile è, di fatto, contraddittoria: all'interno delle stesse case vi sono segni di commercio a grande scala e di restauro, ma anche di abbandono e distruzione. Viene suggerito che queste contraddizioni possono essere spiegate con un terremoto negli ultimi mesi, o perfino settimane, prima della distruzione finale di Pompei. Gli abitanti della città dovevano aver avuto difficoltà ad affrontare la distruzione ed il caos causate da questo terremoto. Risposte individuali ad i danni causati dal terremoto sarebbero state dipendenti da numerosi fattori, quali le possibilità economiche a sostenere le riparazioni, di conseguenza l'evidenza delle due case esaminate riflette solo una delle possibili risposte. Si conclude che un numero maggiore di studi di case individuali in tutti i loro aspetti è necessario prima che si possa pienamente capire l'impatto collettivo e le conseguenze dell'attività sismica per la vita della città negli anni precedenti al 79 d.C.
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Cesa, Marcq. "LE VECCHIE NOVITÀ DELLA GLOBALIZZAZIONE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 32, no. 3 (December 2002): 389–423. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200030367.

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Abstract:
IntroduzioneQuando la diffusione di un termine si fa tanto ampia da permetterne un uso indiscriminato, sia nel linguaggio comune che, e soprattutto, in quello scientifico, è lecito sospettare che essa rifletta una vera e propria moda intellettuale, o poco più. Questo è certamente il caso della «globalizzazione». Nell'ultimo decennio, economisti, storici, sociologi e politologi hanno fatto a gara, a più riprese, e con grande dovizia di argomenti, a offrire una lettura «globalizzata» dei fenomeni di loro rispettiva competenza, spesso sottolineando un insieme di elementi di drastica rottura con un passato relativamente recente e insistendo, di conseguenza, su tutta una serie di novità epocali che la globalizzazione comporterebbe. Secondo molti, infatti, la globalizzazione ha stravolto i tradizionali punti di riferimento e reso obsoleti gli strumenti analitici in nostro possesso; è necessario dunque elaborarne di nuovi, pena l'impossibilità di rendere conto delle più importanti dinamiche politiche, economiche e sociali odierne. A queste opinioni si contrappongono quelle di coloro che, pur riconoscendo l'importanza di molte tendenze «globalizzanti» in atto, ne limitano più o meno decisamente la portata, sia da una prospettiva storica (abbiamo già assistito a processi simili) che da una analitica (concetti e teorie di cui già disponiamo possono essere di grande utilità anche nell'esame dei fenomeni detti «globali»).
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Salone, Carlo, and Francesco Arfò. "Città e grandi eventi: il programma Matera Capitale Europea della Cultura 2019 nella percezione dei residenti." RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no. 3 (September 2020): 5–29. http://dx.doi.org/10.3280/rgi2020-003001.

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Abstract:
L'adozione di politiche di sviluppo urbano focalizzate sulla cultura, sia dal lato dell'offerta (realizzazione di infrastrutture e sostegno alle industrie culturali e creative) sia da quello della domanda (campagne di promozione turistica, programmazione di eventi) e prassi corrente nel capitalismo cognitivo. Intorno al nesso tra cultura e sviluppo economico si e coagulato un vasto dibattito scientifico che fa da sfondo e giustificazione per l'adozione di politiche pubbliche conseguenti, in particolare, ma non solo, alla scala urbana. In realta, la produzione e il consumo di cultura sono pero spesso associati a fenomeni tra loro molto diversi e non di rado conflittuali. Secondo alcuni autori (Bridge, 2006; Kaasa e Vadi, 2010; Scott, 2000), lo sviluppo del settore culturale contribuisce soprattutto alla crescita economica e al vantaggio competitivo urbano, attraverso la generazione di nuova conoscenza per l'innovazione e la creativita ma, anche, effetti positivi su altre attivita economiche correlate. Altri ne enfatizzano le potenzialita inclusive, adatte alla costruzione dei diritti di cittadinanza e alla promozione di una societa piu giusta e coesa (Stern e Seifert, 2007), altri ancora assumono una posizione intermedia, attribuendo alla cultura sia un vantaggio competitivo che un beneficio per l'inclusione sociale, senza pero riuscire a chiarire appieno il rapporto tra queste due dimensioni dello sviluppo (Sacco e Segre, 2009). In questo articolo si inquadra e analizza il caso di Matera 2019 all'interno del progetto di Capitale Europea della Cultura ed alla luce delle teorie legate allo sviluppo urbano trainato dalla cultura. L'analisi del caso di Matera 2019 si pone l'obiettivo di misurare gli impatti attualmente osservabili nella citta sotto il profilo socio-spaziale e di indagare le modalita con cui i cittadini materani hanno interagito con l'evento, attraverso un'analisi della loro opinione circa il percorso svolto e le possibilita future della citta.
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Marseguerra, Giovanni. "LA FORMALIZZAZIONE MATEMATICA NELLE TEORIE ECONOMICHE: PROBLEMI E PROSPETTIVE." Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Incontri di Studio, November 18, 2013, 73–89. http://dx.doi.org/10.4081/incontri.2008.50.

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Abstract:
Riassunto. – All’interno della comunità degli economisti sembra essere oggi presente un crescente disagio e un diffuso malcontento relativamente alle capacità della modellistica neoclassica di comprendere e spiegare i fenomeni economici. La relazione intende esaminare criticamente il contributo della formalizzazione matematica nelle teorie economiche, mettendo in evidenza sia punti di forza di un tale approccio sia le debolezze insite in un’analisi che rischia spesso di privilegiare la bellezza dello strumento rispetto all’oggetto di studio. Si considerano poi alcune delle moderne prospettive per l’indagine economica offerte dalla modellistica basata sulla simulazione a computer che consente di tener conto della complessità della realtà in misura maggiore di un approccio puramente analitico. Viene infine evidenziata l’importanza di garantire la coesistenza di una pluralità di scuole di pensiero in economia e si esaminano altresì le difficoltà per la valutazione della ricerca provocate dall’esistenza di un paradigma dominante. Nelle conclusioni viene enfatizzata la necessità di considerare l’economia come una vera scienza sociale.***Abstract. – There is today a widespread discontent within the international economists’ community as far as the capacity of the dominant neoclassical paradigm both to enhance our knowledge of economic phenomena and increase our capacity of governing the real economy. Somehow surprisingly, the lack of explicative relevance of the theory went almost hand in hand with the massive use of mathematics to formalize the theory. In order to investigate this peculiar feature of the evolution of economic science, this paper examines the contribution of mathematical formalization to the development of economic theory in the last sixty years pointing out both weaknesses as well as merits of a quantitative approach to economics. Finally, the need to consider economics as a truly social science si strongly emphasized.
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Di Pietro, Maria Luisa. "La questione demografica e il pensiero di Giovanni Paolo II." Medicina e Morale 56, no. 5 (October 30, 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.307.

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Abstract:
L’articolo offre una sintesi dell’insegnamento di Giovanni Paolo II sulla cosiddetta “questione demografica”, che si presenta con scenari differenti nelle diverse parti del mondo. Nei Paesi ricchi si registra, infatti, un preoccupante calo delle nascite, mentre nei Paesi poveri si assiste all’aumento della popolazione, il che appare non compatibile con le frequenti condizioni di sottosviluppo. Da qui il riferimento alle note teorie maltusiane e alla loro riformulazione da parte del neomalthusianesimo, dell’organicismo e dell’ecologismo, che propongono come soluzione il controllo delle nascite. Non esistendo, però, una reale e insanabile sproporzione tra crescita della popolazione e disponibilità delle risorse, le politiche antinataliste appaiono più che una scelta razionale, un escamotage per risolvere problemi ben diversi come ad esempio le politiche economiche di molti Paesi ricchi. La vera causa del sottosviluppo va, infatti, ricercata nella mancanza di equità nell’accesso alle risorse. Ed anche qualora si provasse che la crescita della popolazione è la causa del sottosviluppo, il rispetto della dignità e del valore incondizionato e inalienabile che si deve a ogni persona rende moralmente inaccettabile il ricorso a qualsiasi mezzo per il contenimento delle nascite (come la contraccezione, la sterilizzazione o l’aborto) o la loro imposizione da parte delle politiche governative. ---------- The article aims to offer a synthesis of John Paul II’s teaching about the so-called “demographic matter”, present in different way in the various parts of the world. Rich and advanced Countries see a fall in the births; instead, poor Countries see an increase in the population, which is not easily tolerable in a context of underdevelopment. The idea of the Malthusian theory and its reformulation now that point by the neo-Malthusianism, the Organicism and the Environmentalism, that intent “to resolve” the demographic matter by birth control. Because of there is not an effective gap between population growth and resources availability, anti-birth policies, therefore, seem to be an escamotage to resolve different problems that, otherwise, would debate economic policies in many rich Countries instead of a choice imposed by rationality. In fact, the true reason of underdevelopment must be found in the lack of equity in resources access. But, even if underdevelopment be proved by population growth, respect for human dignity makes morally unjustifiable any means for births control (as contraception, sterilization or abortion) or their imposition by government policies.
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Le Méné, Jean-Marie. "Etica sanitaria e gestione della salute mondiale." Medicina e Morale 54, no. 4 (August 30, 2005). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2005.382.

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Abstract:
La gestione dei sistemi sanitari appare regolata prevalentemente dal binomio domanda e offerta che sta alla base di tutte le teorie economiche. Gli elementi di tale binomio condizionano in maniera assai differente, però, i programmi sanitari del Nord e del Sud del mondo. Analizzando la situazione della sanità mondiale, l’Autore mette in evidenza come nel mondo sviluppato, infatti, la domanda sanitaria stia gradualmente cambiando e si stia orientando verso nuovi bisogni che, seppure non specificatamente medici, sono fatti rientrare nel mondo della salute, portando ad un sempre maggiore aumento delle spese. Se, quindi, nei paesi industrializzati è la domanda il vero motore delle politiche sanitarie, nei paesi in via di sviluppo, invece, è l’offerta a penalizzare la gestione della sanità. I vari programmi sanitari adottati in questi paesi negli ultimi cinquant’anni, volti ad assicurare l’accesso della popolazione ad un livello minimo di cure, sono infatti falliti perché basati su modelli di assistenza sanitaria elaborati solo idealmente, ma inappropriati e insufficienti nella realtà. L’Autore individua l’errore che sta alla base delle scelte operate dalle organizzazioni internazionali nell’inventare “modelli” ideologici ed imporli agli stati beneficiari, senza tenere sufficientemente in considerazione il bene della persona. ---------- Health systems’ management seems to be regulated prevalently by the supply and demand binomial which is the basis of all economics theories. The elements of this binomial condition very differently, however, the health programs of North and South of the world. Analysing the world health situation, the Author points out how health demand of developed countries is gradually changing and is tending toward new needs which, though not specifically medical, are included in health circles, bringing forth a greater and greater expenses increasing. So, if demand is the real driver behind the health policies in the industrialized countries, on the contrary, supply damages health management in developing countries. The different health programs adopted in these countries in the last fifty years, directed to assure population the access to a minimum care level, are indeed failed because based on health aid models just ideally worked out, but inadequate and insufficient in reality. The Author identifies the error in which the choices of the international organizations are based on, in inventing ideological “models” and imposing them on the beneficiary states, not holding in due consideration the good of the person.
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Dissertations / Theses on the topic "Performatività delle teorie economiche"

1

BETTI, MARCO. "La costruzione sociale della finanziarizzazione: verso la convergenza dei sistemi bancari?" Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/2158/806487.

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Abstract:
All’interno del dibattito sulla varietà dei capitalismi la tesi analizza le tendenze in atto nei processi di finanziarizzazione delle principali banche europee e italiane. Ci siamo quindi domandati quale sia la reale portata dei processi di convergenza a livello macro e, concentrandoci sul solo caso italiano, quali siano stati gli elementi che hanno favorito, ostacolato o legittimato la trasformazione avvenuta a livello micro.
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Books on the topic "Performatività delle teorie economiche"

1

Lopresto, Felice. Eclissi delle teorie economiche: Leggere l'economia attraverso l'esperienza biblica. Cosenza - Italy: Luigi Pellegrini editore, 2014.

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Nigro, Giampiero, ed. Le crisi finanziarie. Gestione, implicazioni sociali e conseguenze nell’età preindustriale / The Financial Crises. Their Management, Their Social Implications and Their Consequences in Pre-Industrial Times. Florence: Firenze University Press, 2016. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-949-8.

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Abstract:
L'attuale crisi finanziaria e la crisi monetaria dell'Unione Europea degli ultimi anni hanno condotto a una serie di studi analitici e altre pubblicazioni con un quadro di riferimento storico che, tuttavia, raramente va oltre il XIX e il XX secolo. Studi analoghi che si occupano di crisi finanziarie in tempi premoderni sono rari, tanto più quando si tratta di strategie di gestione delle crisi, delle conseguenze sociali e dello sfondo di queste crisi. Il volume si articola dunque intorno a questi temi principali: l’analisi delle crisi finanziarie, il ruolo dei (re)attori, la gestione delle crisi e il ruolo delle istituzioni. Sono qui presentati i risultati di ricerca del progetto bandito dalla Fondazione Istituto di Storia Economica “F. Datini” nel 2013 che si era posto come obiettivo, partendo da un approccio teorico sulle cause e i percorsi delle crisi finanziarie e le loro conseguenze economiche e sociali nel contesto dello sviluppo economico, quello di dimostrare o negare la significatività delle "teorie sulle crisi" del periodo pre-industriale. Se le conseguenze economiche delle crisi finanziarie sono ben note (i fallimenti delle imprese, le crisi commerciali e la depressione, le inadempienze e i crolli nelle reti dei pagamenti senza contanti, e la loro influenza sull’intero ciclo economico delle economie prese in considerazione), più sfumata risulta la visione del comportamento dell'individuo, o dell’intera società, che agisce economicamente in tempi di crisi finanziaria. Negli ultimi anni, il dibattito scientifico si è concentrato sulla questione di come agiscono o reagiscono gli homines oeconomici durante le crisi finanziarie. Dal punto di vista di casi studio del periodo pre-industriale, diventa chiaro che il ruolo dell'individuo è sostanzialmente più importante e grave sia per l’occorrenza della crisi sia per i tentativi di superarla, più di quanto appaia (ammesso che appaia) da ricerche precedenti. Infine, i contributi hanno indagato sulla gestione delle crisi in tempi di turbolenze finanziarie. L'analisi della gestione delle crisi in epoca pre-industriale può costituire infatti un essenziale passo avanti nella nostra comprensione della gestione della crisi attuale.
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Pieri, Bernardo. Usurai, ebrei e poteri della Chiesa nei consilia di Paolo da Castro. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg282.

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Abstract:
Lo iuris utriusque doctor Paolo da Castro (1360/62-1441), nella sua lunga ed onorata carriera accademica, lesse soltanto il gius civile. Il vasto – e ancora non sufficientemente esplorato – campo dei suoi consilia mostra però una profonda conoscenza anche del diritto canonico, fatto di cui anche il pubblico dei richiedenti dovette esser consapevole, vista la fiducia con cui sollecitò al giurista responsi in materia non soltanto civilistica. Partendo, perciò, da alcuni consilia che affrontano tematiche di attinenza canonistica (specialmente quando la competenza dei canoni entrava in concorrenza col diritto civile, come nel caso emblematico dell’usura cui finirono per connettersi le svariate questioni implicanti i mai pacificati rapporti istituzionali con le comunità ebraiche residenti nelle città italiane), si sono confrontate le opinioni espresse dal giurista con le posizioni che egli tiene nei passi corrispondenti delle lecturae accademiche e con quelle del suo maestro Baldo degli Ubaldi e di altri autori vicini, per tempo o per altre affinità (e.g. Bartolo, Lorenzo Ridolfi, Oldrado, Antonio Roselli, Giovanni da Imola), tentando di ricostruire la linea di pensiero di Paolo da Castro nella materia affrontata e la sua incidenza sulla communis opinio posteriore. Una dipendenza di Paolo da Castro da alcune teorie economiche e morali risalenti a Pietro di Giovanni Olivi (che aveva insegnato per qualche anno alla scuola teologica di Santa Croce a Firenze) è stata ipotizzata a partire da alcune possibili coincidenze favorite dal lungo soggiorno fiorentino del giurista. Queste avrebbero influenzato il pensiero di Paolo indirizzandolo verso posizioni etiche severissime, anche nei confronti di quella Chiesa di cui il giurista fu sempre un devoto, ma non inerte, seguace. Il panorama che si è venuto delineando durante il percorso d’indagine, perciò, non solo – secondo l’A. – mostrerebbe scenarî forse inattesi nel quadro giurisprudenziale relativo alle tematiche trattate e al pensiero di Paolo da Castro, specialmente nel suo formarsi; ma, soprattutto, consentirebbe di giustificare (e dunque elidere), su basi squisitamente tecniche ma anche intellettuali, le discrasie presenti in Paolo, non meno che in molti altri giuristi dei secoli tra Trecento e Cinquecento, tra l’opinio espressa come consulente e le interpretazioni sostenute leggendo dalla cattedra universitaria.
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