Journal articles on the topic 'Percezione del rischio'

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Dallavalle, Chiara, Cinzia Novara, Carolina Messina, and Sergio Diminica. "Le forme autodistruttive di gruppo. Narcisismo e autolesionismo fra gli emo: invulnerabilitŕ percepita e ottimismo irrealistico." PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 1 (May 2011): 75–88. http://dx.doi.org/10.3280/psc2011-001008.

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Abstract:
La cultura(o) nasce - ma il dibattito č molto aperto - all'interno del punk rock, come una realtŕ musicale in crescente evoluzione, in grado di mixare sonoritŕ e modelli a prima vista vicini all'area punk, ma nei fatti fortemente differenziati. Nell'ultimo decennio, l'evoluzione che ha condotto ad esperienze sonore come l'ha mostrato una forte capacitŕ di aggregare gruppi e stili di vita, intessuti dai due tratti psicologici caratterizzanti: narcisismo e autolesionismo, influenzati dalla cultura musicale delloe del. La cattedra di Psicologia di comunitŕ dell'Universitŕ di Palermo ha avviato una serie di ricerche sugli stili comportamentali e la percezione del rischio nel mondo adolescenziale. La ricerca ha studiato la relazione esistente fra percezione del rischio, percezione della salute e comportamenti a rischio in un campione di 406 giovani (etŕ 13-25 anni, M: 19,93, DS: 3,58). I risultati mostrano che l'invulnerabilitŕ percepita correla con alcuni comportamenti a rischio, come l'abuso di alcol e l'autolesionismo.
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Cigala, Ada, and Elena Venturelli. ""Cosa sono le emozioni?". Conoscenza emotiva in bambini maltrattati e non maltrattati." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 1 (May 2012): 39–56. http://dx.doi.org/10.3280/mal2012-001004.

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Abstract:
Questo studio confronta alcune caratteristiche psicologiche (la presenza di distress personale e di stress genitoriale, la qualità dell'alleanza genitoriale e la percezione dell'adattamento del bambino) in padri e madri di bambini di età prescolare a basso/alto rischio di maltrattamento fisico (misurato attraverso il punteggio ottenuto alla scala Maltrattamento del Child Abuse Potential Inventory Form VI - CAPI). I partecipanti alla ricerca sono 59 genitori ad alto rischio di maltrattamento fisico (punteggio ≥ 166; gruppo sperimentale) versus 59 genitori a basso rischio (punteggio < 166; gruppo di controllo) pareggiati per età, status civile, livello di istruzione, età e sesso del bambino. I risultati mostrano come sussistano differenze significative tra i due gruppi in tutte le variabili indagate: nello specifico, i genitori ad alto rischio di maltrattamento fisico presentano livelli maggiori di distress personale e di stress genitoriale, una minor percezione di alleanza genitoriale e valutano il comportamento del bambino come più problematico del gruppo dei genitori a basso rischio di maltrattamento fisico.
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Fermani, Alessandra, and Angelo Carrieri. "La percezione del rischio dei disastri naturali in adulti emergenti." PRISMA Economia - Società - Lavoro, no. 3 (November 2019): 81–96. http://dx.doi.org/10.3280/pri2018-003006.

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Ardino, Vittoria, Paola Di Blasio, and Luca Milani. "Disturbo post-traumatico e comportamento criminale: rischio di recidiva e costrutti personali." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 1 (March 2010): 45–65. http://dx.doi.org/10.3280/mal2010-001004.

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Abstract:
Gli eventi traumatici causano esiti psicopatologici di natura diversa e con diverse configurazioni di sintomi. Il presente studio analizza le cognizioni post-traumatiche nei contesti forensi per verificare le connessioni tra esperienze di traumatizzazione precoce, sintomi del Disturbo Post-Traumatico da Stress e rischio di recidiva di reato in una popolazione carceraria. L'ipotesi principale sostiene che cognizioni disfunzionali (worry, percezione negativa del supporto degli altri) mediano la relazione tra i sintomi DPTS ed il rischio di recidiva. Lo studio, inoltre, esplora il modello della Psicologia dei Costrutti Personali basato sulla teoria di Kelly (1995) per comprendere in che modo un sistema di credenze post-traumatico possa frammentare la visione del mondo e del Sé del campione. I risultati hanno mostrato che la percezione negativa del supporto degli altri media tra sintomi DPTS e rischio di recidiva e che i partecipanti con i sintomi DPTS hanno maggiori difficoltŕ ad integrare eventi traumatici e il reato stesso all'interno del loro sistema di costrutti e credenze.
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Cristofori, Cecilia. "La percezione dell'ambiente e del rischio nel tempo della crisi." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 101 (July 2013): 58–68. http://dx.doi.org/10.3280/sur2013-101006.

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Napoli, Marcello. "Il buttonhole: come trasformare una fistola in un catetere." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 4 (December 18, 2013): 290–92. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1059.

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Abstract:
La tecnica buttonhole (BT) è un'alternativa alle tecniche standard per l'incannulamento della fistola artero-venosa (AVF). Non è certo se i vantaggi della BT siano superiori ai rischi ad essa associati. Al fine di analizzare la letteratura recente, abbiamo cercato su PubMed le voci “randomized controlled study on buttonhole” e “review of buttonhole cannulation” negli anni tra il Gennaio 2011 e il Novembre 2013. Abbiamo identificato tre studi randomizzati e tre recensioni. Uno studio randomizzato ha mostrato una migliore sopravvivenza delle FAV (100% vs 82%), meno interventi (19% vs 39%) e una minore crescita degli aneurismi preesistenti (23% vs 67%) nel gruppo BT. Un secondo studio ha mostrato un maggior numero di infezioni ed ematomi e una maggiore percezione del dolore nel gruppo BT. Nel terzo studio, non ci sono state differenze nella percezione del dolore e nel tempo di sanguinamento tra il gruppo BT e il gruppo di controllo e sono stati rilevati un maggior numero di ematomi nel gruppo di controllo e un maggior numero di infezioni locali e sepsi nel gruppo BT. Le tre review non hanno mostrato risultati certi riguardo agli end point della BT (percezione del dolore, formazione di aneurismi, tempo di sanguinamento), confermando l'aumentato rischio di infezioni locali e sistemiche. Sulla base di questa analisi, si può concludere che la BT produce un aumento del rischio di infezioni locali e sistemiche senza benefici definiti. Studi recenti suggeriscono di riservare la BT a casi selezionati (vasi particolarmente profondi o tratti troppo brevi). Non si può escludere che ulteriori studi randomizzati e controllati possano produrre un diverso giudizio sulla BT.
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Ciceri, Mariarita, and Federica Confalonieri. "Strategie di esplorazione visiva e percezione del rischio nei new drivers." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 1 (April 2013): 63–82. http://dx.doi.org/10.3280/rip2012-001004.

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Mainardi, Michele, and Lara Zgraggen. "Minori in Internet e comportamenti a rischio." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 2 (June 2010): 25–41. http://dx.doi.org/10.3280/mal2010-002003.

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Abstract:
L'indagine "Minori in Internet e comportamenti a rischio" raccoglie e analizza le risposte di 750 allievi della scuola dell'obbligo di 35 classi di 11 diverse sedi scolastiche di scuola elementare e media della Svizzera italiana, di etŕ compresa tra 8 e 16 anni, in merito ai loro comportamenti nel web, all'uso della rete Internet e, piů in generale, sull'uso del personal computer. I risultati attestano: (1) un uso capillarmente diffuso e quotidiano del PC e di Internet per tutta la fascia d'etŕ indagata, (2) una percezione relativa o parziale di rischi e reati e (3) forme di reazione e di valutazione molto personali, sovente poco ponderate e ingenue, rispetto alle situazioni che si verificano in rete.
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Donizzetti, Anna Rosa. "La percezione del rischio in adolescenza: costruzione e validazione di strumenti di rilevazione." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 2 (November 2009): 145–62. http://dx.doi.org/10.3280/pds2009-002010.

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Abstract:
- If compared to other periods of life, adolescence is characterized by a tendency to implement more likely behaviours that can be harmful to health. The implementation of such behaviours stems from a complex system of assessments, in which the perception of risk is an important, though not exclusive (Petrillo, 2008), factor. To measure adolescence risk perception a question have been used to detect self-reported perceptions and another question for hetero-reported ones. In order to get less general and more suitable measures for this type of target five scales were constructed, referring to different spheres of behaviour (diet, exercise, consumption of alcohol and cigarettes, sexuality), through which subjects were asked to evaluate six possible negative outcomes for themselves and their friends, derived from each behaviour. The scales were administered to 1.107 students of Naples, almost equally distributed by gender (male 40.6% and 59.4% females) and with an average age of 15.7 years. The exploratory and confirmative factor analysis, conducted on each scale of perceived risk, self and hetero reported, showed monodimensional structures, with satisfactory psychometric properties.Key words: personal risk perception, risk perception of peers, adolescents, healthy behaviour, unrealistic optimism, detection scalesParole chiave: percezione del rischio personale, percezione del rischio dei coetanei, adolescenza, comportamenti salutari, ottimismo irrealistico, strumenti di rilevazione
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Infussi, Francesco. "Andrea Pugiotto: "Vie chez la central. Percezione del rischio e vita quotidiana"." TERRITORIO, no. 67 (January 2014): 154–65. http://dx.doi.org/10.3280/tr2013-067024.

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De Pascale, Francesco, Loredana Antronico, and Roberto Coscarelli. "La percezione del rischio idrogeologico in Calabria: il caso studio della Costa degli Dei." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 124 (April 2019): 171–99. http://dx.doi.org/10.3280/asur2019-124008.

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Di Francesco, Gabriele. "Il gioco d'azzardo nella società ludica." SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI, no. 1 (April 2022): 91–105. http://dx.doi.org/10.3280/siss2022-001008.

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Abstract:
Il gioco d'azzardo, fenomeno sociale di massa, è legalmente e socialmente accettato, incentivato dall'illusione di una grande occasione in grado di garantire un'esistenza di ludico disimpegno. Comoda scorciatoia per aumentare la fiscalità erariale dello Stato, l'azzardo entra ambiguamente nell'ambiente domestico, in senso fisico e virtuale. Il giocatore, attore inconsapevole del rischio, viene proiettato in una dimensione apparentemente priva di limiti spazio temporali in cui la percezione del danno viene sublimata, anche fisicamente, nell'esaltazione del proprio piacere.
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Trinchero, Elisabetta, Lorenza Micacchi, and Ilda Di Claudio. "Distocia di spalla. La simulazione come strumento di prevenzione del rischio." MECOSAN, no. 118 (August 2021): 137–52. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2021-118007.

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Abstract:
Il presente contributo intende offrire una prima mappatura delle pratiche in uso in materia di formazione con riferimento alla gestione dell'emergenza legata alla distocia di spalla. Attraverso la triangolazione di fonti informative differenti e, in particolare, mediante i risultati di un questionario somministrato alle aziende sanitarie della Regione Lombardia, si evidenzia l'importanza delle attivita di formazione e in particolare dell'uso dei simulatori nella prevenzione dei rischi - clinici ed emotivi - che caratterizzano il fenomeno. I risultati evidenziano come, laddove previsto, l'uso del simulatore sia positivamente associato alla percezione di utilita dello strumento da parte del personale mentre, con riferimento alla dimensione organizzativa, tali iniziative di formazione vengono gestite internamente dalle aziende e finanziate con risorse proprie, a testimonianza del rilievo attribuito alla prevenzione dei rischi relativi alla distocia di spalla tra le organizzazioni sanitarie incluse nell'analisi.
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Liga, Francesca, Valeria Verrastro, Marzia Nocito, and Maria Cristina Gugliandolo. "Adolescenza e tendenza alle abbuffate di alcol: il controllo psicologico come antecedente dei comportamenti a rischio." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 3 (January 2021): 93–113. http://dx.doi.org/10.3280/mal2021-003005.

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Abstract:
Recenti studi hanno dimostrato come la tendenza alle abbuffate di alcol rappresenti un fattore di rischio per la salute dell'adolescente. Tra gli antecedenti di natura contestuale dei comportamenti a rischio in adolescenza, le pratiche genitoriali rivestono un ruolo importante. L'obiettivo del presente studio è quello di indagare la relazione tra alcune pratiche genitoria-li, come il controllo psicologico e il supporto all'autonomia, e la tendenza alle abbuffate di alcol. 568 partecipanti, tra i 14 e i 17 anni, hanno compilato alcuni self report relativi all'uso di alcol e alla percezione delle pratiche genitoriali. I risultati hanno evidenziato una relazione positiva tra controllo psicologico e abbuffate di alcol. Questo studio contribuisce all'avanzamento della letteratura in merito al ruolo di pratiche parentali controllanti e disfunzionali nell'eziologia di condotte a rischio.
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Migliorini, Laura, and Nadia Rania. "Vivere con la mutazione genetica BRCA: implicazioni psicosociali e percezione del rischio di cancro." SALUTE E SOCIETÀ, no. 2 (April 2015): 100–113. http://dx.doi.org/10.3280/ses2015-002008.

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Gualandri, Mario, Roberta Fida, and Francesco Avallone. "Benessere Organizzativo in un campione di Aziende Sanitarie italiane." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 1 (March 2012): 61–85. http://dx.doi.org/10.3280/pds2012-001005.

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Abstract:
Riassunto In ambito scientifico e nelle politiche sociali europee il benessere organizzativo č divenuto uno dei principali temi di discussione, in particolare per i contesti sanitari che, data l'elevata complessitŕ delle dinamiche organizzative, mostrano un elevato rischio per il benessere organizzativo. Questo puň incidere sullo stress e sul benessere dei lavoratori. Il presente contributo esamina i fattori lavorativi della salute organizzativa in un campione di Aziende Sanitarie Locali (Asl) italiane. A tal fine sono stati utilizzati i dati relativi ad una ricerca nazionale su circa 8000 dipendenti (Multidimensional Organizational Health Questionnaire) differenziati per aree geografiche e per genere. I risultati mostrano che i fattori con maggiore effetto sui disturbi psicosomatici, sullo stress e sulla soddisfazione lavorativa sono il carico di lavoro, la sicurezza, il conflitto e l'apertura all'innovazione. Inoltre in tutte le aree geografiche e maggiormente per le donne la percezione dell'equitŕ ed il carico di lavoro risultano piů problematici. Per il Sud Italia e le Isole, ulteriori criticitŕ risultano la percezione della sicurezza e del comfort dell'ambiente. Infine, i risultati evidenziano una percezione di bassa soddisfazione e di alto stress in tutti i lavoratori delle aree geografiche e maggiormente nelle donne.
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Cannella, Giuseppe. "La tortura nell'inferno libico. L'incontro terapeutico con Ebrima." QUADERNI DI GESTALT 35, no. 2 (December 2022): 33–51. http://dx.doi.org/10.3280/gest2022-002003.

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Abstract:
L'autore, psichiatra e psicoterapeuta all'interno di un ambulatorio di salute mentale di Ra-gusa promosso da MEDU-Medici per i Diritti umani, descrive il percorso terapeutico di un giovane migrante senegalese rinchiuso a lungo nelle carceri libiche e vittima di trattamenti inu-mani, degradanti e tortura. I sintomi del giovane paziente richiamano uno stile percettivo post-traumatico legato ad esperienze insopportabili che ne hanno messo a rischio la sopravvivenza. Gran parte del lavoro terapeutico, raccontato attraverso il modello della "danza della reciprocità", è stato finalizzato alla ricostruzione della percezione di un ground sicuro e solido che per-mettesse di superare la dissociazione e di contattare l'altro.
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Bianchini, C., M. Malagò, L. Crema, C. Aimoni, T. Matarazzo, S. Bortolazzi, A. Ciorba, S. Pelucchi, and A. Pastore. "Dolore post-operatorio nei pazienti affetti da neoplasia testa-collo: fattori predittivi ed efficacia della terapia." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 2 (April 2016): 91–96. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-499.

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Abstract:
Negli anni è aumentata l’attenzione verso i molteplici aspetti associati alla “sfera” dolore, anche nei pazienti oncologici sottoposti a chirurgia testa-collo. Il dolore, definito infatti da diverse caratteristiche, quali l’esperienza personale, gli aspetti qualitativi della percezione, l’intensità, l’impatto emotivo, riconosce un’eziologia “multifattoriale”. Scopo del presente lavoro è stato: (i) valutare l’efficacia della terapia analgesica in pazienti affetti da tumore testa-collo e sottoposti a trattamento chirurgico; (ii) studiare le possibili variabili ed i fattori predittivi che possano influenzare l’insorgenza di dolore. Sono stati studiati 164 pazienti, affetti da neoplasia maligna del distretto testa-collo, trattati chirurgicamente tra il dicembre 2009 ed il dicembre 2013. I dati raccolti comprendono l’età, il sesso, la valutazione del rischio anestesiologico, la sede del tumore, la stadiazione TNM, il tipo di intervento effettuato, la complessità e la durata dell’intervento, le eventuali complicanze post-operatorie, i giorni di degenza post-intervento, la valutazione del dolore nei giorni 0, 1, 3 e 5 post-chirurgia. L’adeguatezza della terapia analgesica è stata espressa in termini di incidenza e prevalenza del dolore post-operatorio, le variabili legate al paziente, alla malattia, al trattamento chirurgico e farmacologico, sono state poi associate all’insorgenza del dolore così da poter descrivere eventuali fattori predittivi. Dai dati ottenuti emerge che la popolazione studiata ha ricevuto un’adeguata terapia antalgica, sia nell’immediato post-operatorio che nei giorni successivi. Non sono risultate associazioni statisticamente significative tra sesso, età ed incidenza del dolore post-chirurgico, mentre lo stadio del tumore, la complessità dell’intervento chirurgico e la sede della neoplasia hanno presentano correlazione significativa con il rischio di insorgenza di dolore post-operatorio. L’elevata prevalenza del dolore in ambito oncologico testa-collo, fa sì che un’appropriata ed attenta gestione del dolore risulti fondamentale. Nel futuro pertanto si auspica una sempre migliore comprensione dei fattori biologici, sociali e psicologici che caratterizzano la percezione del dolore ai fini di migliorarne il controllo.
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Valentini, Vincenzo, Elisa Marconi, Loredana Dinapoli, and Calogero Casà. "Come cambia la percezione della professione medica di fronte alla richiesta di morte." Medicina e Morale 71, no. 4 (December 22, 2022): 413–23. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2022.1218.

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Abstract:
Nel contesto di una società in continua e rapida evoluzione, la morte si ripresenta come una ineludibile tematica di peculiare urgenza esistenziale. Sebbene, infatti, il progresso tecnologico e delle scienze mediche abbia facilitato una risposta tecnica alla domanda di salute che sempre di più incontra metodiche multimodali e multidisciplinari di terapia, la tecnologia di cura relega spesso il paziente ad una solitudine esistenziale dove, pur in presenza di una terapia per la sua malattia, non trova spazio una relazione di cura per la sua sofferenza. Questa dicotomia della cura, che si suddivide da una parte nel “trattare” dall’altra nell’“essere presente”, porta, soprattutto nel contesto del fine vita, al rischio di attestare la cura al solo livello tecnico, rendendo ‘giustificata’ la richiesta del paziente al medico di ‘somministrare il fine vita’, sopprimendo l’eco relazionale di ritorno del medico di fronte al bisogno umano del paziente. Lo scopo di questo articolo è di recuperare le riflessioni legate all’esperienza clinica ed umana propedeutiche ad accompagnare il paziente in un percorso relazionale offrendogli, nelle varie fasi della cura, una “eco di ritorno”, utili a non comprimere la percezione del medico a livello di somministratore automatico.
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Antronico, Loredana, Roberto Coscarelli, Francesco De Pascale, and Giovanni Gullà. "La comunicazione del rischio e la percezione pubblica dei disastri: il caso studio della frana di Maierato (Calabria, Italia)." PRISMA Economia - Società - Lavoro, no. 3 (November 2019): 9–29. http://dx.doi.org/10.3280/pri2018-003002.

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Curtarelli, Maurizio, Maija Lyly-Yrjanainen, and Greet Vermeylen. "Qualitŕ e sostenibilitŕ del lavoro in Europa. Evidenze dall'Indagine europea sulle Condizioni di lavoro." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 127 (September 2012): 92–115. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-127007.

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Abstract:
L'articolo presenta alcuni risultati della 5a Indagine europea sulle condizioni di lavoro, condotta nel 2010 dalla Fondazione Europea per il Miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound) con sede a Dublino. I risultati illustrati fanno riferimento a quattro specifici ambiti della qualitŕ del lavoro: salute e fattori di rischio connessi; motivazione, ricompense intrinseche e soddisfazione; skills, formazione e apprendimento sul lavoro; infine, conciliabilitŕ tra lavoro e vita privata. Tali ambiti concorrono alla definizione di "sostenibilitŕ" del lavoro, concetto strettamente connesso con quello di qualitŕ e che riflette la possibilitŕ di tenere il piů a lungo possibile i lavoratori nell'occupazione, in una logica di invecchiamento attivo. I risultati riflettono un'estrema varietŕ di situazioni, frutto sia di aspetti oggettivi delle specifiche realtŕ lavorative e sia della percezione che l'individuo ha del proprio lavoro e delle condizioni in qui opera.
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Lombi, Linda, and Marco Terraneo. "Percezione del rischio e adozione di misure di protezione: un'indagine esplorativa al tempo del primo lockdown da Covid-19 in Italia." SALUTE E SOCIETÀ, no. 3 (June 2022): 154–69. http://dx.doi.org/10.3280/ses2022-003011.

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Caso, Daniela. "L'accettabilitŕ del vaccino contro il Papilloma Virus (HPV): fattori psicosociali che incidono sulla scelta delle madri." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 1 (May 2011): 83–99. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-001007.

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Abstract:
L'Italia č stato il primo paese europeo a pianificare una strategia di vaccinazione pubblica contro l'HPV, l'agente virale responsabile del carcinoma della cervice uterina, primo tumore riconosciuto dall'OMS come totalmente riconducibile ad una infezione, proponendo il vaccino alle ragazze nel dodicesimo anno di vita. Con l'avvio della somministrazione di tale vaccino sono sorti dubbi e perplessitŕ riguardo la sua efficacia, i suoi effetti e soprattutto sulla sua possibile accettazione. Pertanto questo studio, che ha coinvolto 507 madri napoletane con figlie dodicenni, si pone l'obiettivo di indagare il ruolo che alcune variabili psicosociali (conoscenze, aspettative di risultato, percezione del rischio, intenzioni, autoefficacia genitoriale ed efficacia familiare) hanno sull'accettazione del vaccino da parte delle madri. Dall'analisi dei dati, raccolti con un questionario self-report, sono emersi profili differenziati delle intervistate in funzione della loro scelta verso il vaccino HPV. Ciň potrebbe avere utili implicazioni nelle campagne di prevenzione in favore degli screening vaccinali, suggerendo di adottare strategie differenziate a seconda delle caratteristiche delle donne da contattare.
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Barni, Petra, Laura Ferrari, Sonia Ranieri, and Rosa Rosnati. "Le crisi adottive: il punto di vista delle madri." MINORIGIUSTIZIA, no. 2 (November 2020): 57–66. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-002005.

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Abstract:
La letteratura sull'adozione da non molti anni ha cominciato a focalizzare l'attenzione sul tema dei fallimenti adottivi, ma ancora pochi sono i contributi che si sono occupati di approfondire le situazioni di crisi, cioè quei casi in cui sono presenti rilevanti problematicità psicologiche e relazionali all'interno della famiglia adottiva, accompagnate da molte difficoltà nel farvi fronte. Il presente lavoro prende in esame, mediante un questionario costruito ad hoc, l'esperienza vissuta da 44 madri adottive che stanno affrontando una crisi ed esplora la loro percezione rispetto alle difficoltà emotive e comportamentali dei figli, alla relazione di coppia e alla percezione del supporto ricevuto dai servizi e da altri genitori adottivi. I risultati evidenziano che le madri adottive percepiscono un alto livello di difficoltà emotive e comportamentali nei propri figli, livelli medio-alti di soddisfazione per quanto riguarda la relazione con il partner, un alto livello di supporto ricevuto da altri genitori adottivi e un basso livello di soddisfazione per il supporto ricevuto da parte degli operatori dei servizi. I risultati ottenuti offrono alcune riflessioni per la progettazione di interventi specifici di sostegno e di accompagnamento per le famiglie adottive, così da prevenire in modo sempre più efficace le situazioni di maggiore rischio.
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Graziano, Federica, Manuela Bina, and Silvia Ciairano. "Le funzioni del consumo di tabacco e alcolici percepite dagli adolescenti: una ricerca con il focus group." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 3 (February 2011): 9–30. http://dx.doi.org/10.3280/pds2010-003002.

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Abstract:
Il fumo di sigarette ed il consumo di alcolici, come altri comportamenti a rischio, rappresentano per gli adolescenti condotte dotate di significato e dirette ad uno scopo: esse svolgono infatti delle specifiche funzioni in rapporto agli obiettivi di crescita. Il presente studio si č proposto di indagare quali sono tali funzioni nella percezione degli adolescenti attraverso sei focus group che hanno coinvolto un totale di 46 adolescenti di entrambi i generi frequentanti scuole medie superiori di diverso indirizzo della cittŕ di Torino. Il materiale testuale ricavato dalle interviste č stato sottoposto ad analisi del contenuto, individuando una serie di categorie corrispondenti alle varie funzioni. I risultati hanno evidenziato che le principali funzioni attribuite al fumo di sigarette possono essere ricondotte alla trasgressione, alla sperimentazione, all'emulazione e alla visibilitŕ, mentre le principali funzioni del consumo di alcolici si riferiscono alla comunicazione e alUna motivazione che accomuna entrambi i comportamenti č riconducibile al piacere. I risultati, oltre a confermare quanto evidenziato dalla letteratura, offrono rilevanti spunti per la prevenzione.
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Agostini, Tiziano, Mauro Murgia, and Claudio Tonzar. ""Guida la tua sicurezza": un progetto di sensibilizzazione alla sicurezza stradale e di monitoraggio della percezione del rischio nei giovani conducenti." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 1 (April 2013): 84–101. http://dx.doi.org/10.3280/rip2012-001005.

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Di Mattei, Valentina, Anna Rosa Bisceglie, Cristina Sigismondi, Giorgia Mangili, Antonio Prunas, and Lucio Sarno. "Analisi della domanda e dei bisogni psicologici in un reparto di ginecologia oncologica." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 3 (February 2011): 131–44. http://dx.doi.org/10.3280/pds2010-003007.

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Abstract:
Negli ultimi quindici anni si č assistito, in ambito oncologico, a una crescita dell'interesse per lo studio della qualitŕ della vita. A differenza delle donne colpite da cancro al seno per le quali esistono da anni numerose associazioni che si occupano di offrire un sostegno psico-educazionale e psicoterapeutico, le donne colpite da tumore ginecologico non possono contare su una tale ricchezza di risorse e possono quindi essere considerate piů a rischio di isolamento sociale. Il presente studio si prefigge di indagare, in un campione di 67 pazienti ricoverate presso il reparto di Ginecologia dell'Ospedale San Raffaele di Milano, la percezione del bisogno di un supporto di tipo psicologico e la presenza di sofferenza psicologica, in particolare, di manifestazioni ansiose e depressive, ponendole in associazione ad alcune variabili relative al tipo di trattamento intrapreso. I dati a nostra disposizione suggeriscono che, per quanto vissuti di ansia, depressione e angoscia siano frequentemente associati all'esperienza del ricovero, non emergono differenze significative al confronto tra pazienti ricoverate per patologia oncologica e non oncologica. Č emersa prevalentemente la necessitŕ di seguire il malato oncologico con competenze psicologiche specifiche, sensibilizzando quanto piů possibile anche il personale medico ed infermieristico. I risultati della presente ricerca, per quanto preliminari, forniscono importanti spunti di riflessione relativamente ai bisogni psicologici delle pazienti con disturbi ginecologici di natura oncologica e non oncologica.
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Petrasso, Ylenia, Marco Straccamore, Edoardo Bottoni, Simone Cappelletti, Paola Antonella Fiore, and Costantino Ciallella. "Medical prescription vs defensive medicine: Results of a questionnaire answered by members of the Latina Board of Physicians, Surgeons and Dentists." Rivista di Psicopatologia Forense, Medicina Legale, Criminologia 22, no. 1-2-3 (December 27, 2017): 39–43. http://dx.doi.org/10.4081/psyco.2017.13.

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Abstract:
“Defensive Medicine” is intended as health practitioners’ behaviour aimed at limiting any medical - legal disputes and in addition to limiting a doctor’s responsibilities; specifically, DM is implemented by prescribing diagnostically useless tests, or by avoiding procedures that are potentially beneficial for the patient, but burdened by risk. The final effect of this medical conduct is to nullify the efficiency of health care, as well as increase times and costs. Our Group asked doctors registered with the Professional Board of Latina to answer a questionnaire aimed at investigating the perception of this issue and their behaviour in this regard, both in terms of prescriptions and insurance coverage. The results show a general attitude of distrust towards a disputed doctor and a series of behaviours aimed at avoiding such situations; the doctors interviewed asked for increased protection and less pressure in order to better carry out their work. ---------- Per “Medicina Difensiva” si intende una condotta, posta in essere dal personale sanitario, volta a limitare eventuali contenziosi medico – legali e finalizzata a limitare le responsabilità del medico; nello specifico, la MD si realizza attraverso prescrizione di esami inutili dal punto di vista diagnostico, ovvero tramite evitamento di procedure potenzialmente benefiche per il paziente, ma gravate da rischio. L’effetto finale di questa condotta medica è quello di vanificare l’efficienza dell’operato sanitario, aumentandone anche tempistiche e costi. Il Nostro Gruppo ha somministrato ai medici iscritti presso l’Ordine Professionale di Latina un questionario, volto ad indagare la percezione del problema esposto e il comportamento adottato a riguardo, sia in termini di prescrizioni che di copertura assicurativa. I risultati mostrano un atteggiamento generale di diffidenza nei confronti del contenzioso medico ed una serie di comportamenti volti ad evitare tali situazioni; i medici intervistati richiedevano una maggior tutela e una minore pressione, al fine di svolgere al meglio il proprio operato. ---------- “Medicina Defensiva” significa un comportamiento llevado a cabo por el personal de salud, dirigido a limitar cualquier disputa médicolegal y dirigido a limitar las responsabilidades del médico; específicamente, la MD se lleva a cabo prescribiendo pruebas innecesarias desde el punto de vista del diagnóstico, o evitando procedimientos que son potencialmente beneficiosos para el paciente, pero cargados por el riesgo. El efecto final de esta conducta médica es anular la eficacia de la atención médica, lo que también aumenta el tiempo y los costos. Nuestro Grupo ha entregado a los doctores inscritos en la Orden Profesional de Latina un cuestionario, dirigido a investigar la percepción del problema expuesto y el comportamiento adoptado al respecto, tanto en términos de prescripciones como de cobertura de seguro. Los resultados muestran una actitud general de desconfianza hacia el conflicto médico y una serie de comportamientos dirigidos a evitar tales situaciones; los médicos entrevistados requieren una mayor protección y menos presión, para realizar mejor su trabajo.
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Caruso, Francesca A. M. "I mass media nella postmodernitŕ: nuovo sistema istituzionale informale delle dinamiche ordine/disordine del sistema sociale." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 2 (July 2012): 109–23. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-002007.

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Abstract:
Nell'epoca dell'informazione, in cui regna sovrana la rappresentazione iconica della notizia che con il suo potere di definizione agisce sulla percezione sociale, fornendo le chiavi interpretative che orientano l'attenzione e modellano il sapere, i mass media diventano fondamentali agenti di riduzione o amplificazione delle dinamiche che interessano il livello ordine/disordine del sistema sociale. La rappresentazione sociale dei rischi č, infatti, influenzata dal sistema mediale, che ne condiziona i processi e le gerarchie, ricostruendo l'universo simbolico per la loro valutazione. Ciň implica un grande potere dei media, capaci di tranquillizzare o allarmare, giustificare o denunciare situazioni potenzialmente rischiose. La funzione di carattere civico da essi assolta finisce, dunque, per scontrarsi con le logiche commerciali di profitto che non si sottraggono dallo speculare sulle paure collettive.
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Golsch, Katrin. "La flessibilitŕ come principio guida: conseguenze sull'inserimento lavorativo, i piani di vita individuali e le decisioni legate alla formazione di una famiglia da parte dei giovani in Gran Bretagna." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 124 (December 2011): 58–74. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-124004.

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Abstract:
Questo articolo sintetizza le implicazioni che l'incremento del livello di deregolazione del mercato del lavoro e della flessibilitŕ hanno avuto sui giovani in Gran Bretagna negli ultimi decenni. La sintesi dei dati offerti si sofferma sulla transizione scuola-lavoro e la qualitŕ del primo impiego ottenuto, la percezione dell'insicurezza del lavoro, il salario ottenuto e le prospettive di promozione, i rischi di disoccupazione e le opportunitŕ di uscita da questi stato, i rischi di mobilitŕ discendente, la formazione di una unione di coppia e la transizione alla paternitŕ/maternitŕ.
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D’ascenzio, Anna, and Stefani Ferraro. "Un'analisi sociologica delle pratiche di medicalizzazione del disagio minorile nella scuola dell'obbligo." SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI, no. 2 (September 2022): 124–39. http://dx.doi.org/10.3280/siss2022-002009.

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Abstract:
Questo saggio restituisce un'analisi sociologica relativa ai rischi di accentuazione delle prassi di medicalizzazione dei disagi minorili, soprattutto nei contesti scolastici, riferendosi in particolare al contesto post-pandemico. Nella prima parte del saggio le autrici ripercorrono le fasi di sviluppo della medicina come strategia biopolitica e i processi di definizione dell'infanzia come condizione sociale, che si sono determinati alla fine del XIX secolo. Nei successivi pa-ragrafi sono analizzate le logiche di contaminazione esercitate dal neoliberismo sulle politiche sociali e scolastiche, esaminando le conseguenze di ciò rispetto alla percezione del corpo, tanto umano quanto sociale. Nell'ultima parte sono indagate le conseguenze della sussunzione della prassi di medicalizzazione e, a chiusura, è proposta una riflessione sul concetto di coscientizzazione.
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Trotta, Emanuela. "Dall'invidia come negazione di sé e dell'altro, alla fiducia come giusta percezione di sé e riconoscimento del valore dell'altro." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 113 (July 2022): 233–43. http://dx.doi.org/10.3280/qua2021-113011.

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Abstract:
L'invidia nasce dal confronto con l'altro, è una dinamica sociale importante, poiché è tramite l'altro che affermiamo noi stessi. Viviamo in una società competitiva, in cui la persona non vale per quello che è, ma in relazione agli altri. Paragonarci agli altri rischia di diventare il sistema di misura delle nostre presunte mancanze. Quando cadiamo in questa trappola il confronto ci opprime e ci rende infelici. Quando ci si imbatte nel limite, la fiducia nel proprio valore si trasforma in fallimento. Quella dell'invidia è una dinamica relazionale. Perche lui sì e io no? Questa è la domanda sottesa e lacerante. Il bene dell'altro appare come uno scacco del proprio destino, una diminuizione del proprio essere. L'altro irrompe nell'universo del soggetto interrompendone le pretese, incrinandone l'autostima, rivelandone l'inferiorità. L'eccellenza dell'altro viene percepita come una svalutazione di sé. Dalla consapevolezza della nostra mancanza possono scaturire senso di inferiorità, inadeguatezza e odio per la grandezza dell'altro che ci schiaccia. Perché il confronto sia costruttivo occorre prendere coscienza della propria fragilità e imperfezione. L'accettazione di sé non è rassegnazione, ma ci rende liberi di procedere fiduciosamente verso la vita. È questa fiducia che sarà capace di innescare il cambiamento, valorizzare noi stessi, percorrendo l'unica via che porta alla felicità e alla nostra crescita e nell'ambito lavorativo si ripercuoterà sulla produttività e sull'innovazione.
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La Pietra, Federica. "Radici e germogli: la psicoterapia della Gestalt e il trauma transgenerazionale." QUADERNI DI GESTALT 35, no. 2 (December 2022): 85–95. http://dx.doi.org/10.3280/gest2022-002006.

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Abstract:
Nel susseguirsi di eventi mondiali come la pandemia e la guerra, diviene fondamentale la necessità di affrontare, trattare ed elaborare le ferite delle esperienze traumatiche, in modo che non condizionino in senso definitivo la percezione del futuro. Viviamo in un'epoca storica di diffusa e intensa traumatizzazione e gli effetti di queste sofferenze rischiano di avere conse-guenze sulle future generazioni che, come abbiamo visto, non è scontato sappiano o possano imparare dalle esperienze passate. Alla luce di ciò, la psicoterapia è la chiave per un cambia-mento individuale e sociale e, come psicoterapeuti, siamo chiamati ad agire responsabilmente non solo nei confronti dei pazienti, ma verso l'intera comunità, occupandoci della diffusione del trauma nella società e della propagazione della violenza da una generazione all'altra.
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Marino, Leda, and Vincenza Capone. "Risorse personali per contrastare il malessere degli studenti lavoratori: il ruolo di mediatore del Work-Study Conflict nella relazione tra percezioni di autoefficacia e performance." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 1 (January 2021): 78–98. http://dx.doi.org/10.3280/pds2021-001006.

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Abstract:
L'obiettivo dello studio è stato quello di indagare il ruolo di mediazione del Work-Study Conflict (WSC), considerato dalla letteratura un rischio psicosociale, nella relazione tra perce-zioni di autoefficacia studentesca e lavorativa e performance accademica (auto-riferita). Sono stati somministrati due questionari self-report all'inizio del semestre accademico (T1, N=134) e dopo sei mesi comprensivi di una sessione d'esame (T2, N=100), a studenti-lavoratori part-time iscritti a differenti corsi di laurea delle università campane. È stato implementato un mo-dello di path analysis con l'ausilio del software Mplus 8.0. In linea con le ipotesi il WSC è risultato mediatore totale della relazione tra autoefficacia lavorativa e performance accademica e mediatore parziale della relazione tra autoefficacia studentesca e performance. In un'ottica di sostegno alla carriera degli studenti l'università è chiamata a mettere in pratica strategie di in-tervento per la promozione del benessere e che facilitino la conciliazione tra i differenti ruoli che gli studenti stessi si trovano a ricoprire. In quest'ottica, lo studio si propone di evidenziare alcune variabili che vanno a facilitare la conciliazione studio-lavoro, migliorando l'efficacia nella prestazione.
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Corona, Gabriella. "Paolo Frascani e le trasformazioni storiche dei mari italiani." SOCIETÀ E STORIA, no. 126 (March 2010): 669–72. http://dx.doi.org/10.3280/ss2009-126004.

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Abstract:
L'Italia e il mare di Paolo Frascani Questo volume vuole essere la storia del recupero dell'identitÀ marittima dell'Italia otto-novecentesca, dopo un declino durato parecchi secoli che aveva visto l'Italia comunale, l'Italia delle Repubbliche Marinare progressivamente perdere il suo primato sul mare. Si racconta il processo di recupero del mare nella rappresentazione dell'Italia come nazione dando conto di come questo avviene nell'ambito del dibattito culturale, politico, istituzionale, facendo riferimento ai valori, ai sensi di appartenenza, ai modelli identitari e impiegando materiali molto diversi: la letteratura storiografica, la narrativa, la pubblicistica coeva, le fonti audiovisive, il cinema e cosě via. Ma al di lÀ dei propositi l'autore mostra l'urgenza ed il piacere di raccontare il mare liberamente dandone conto in maniera piů ampia. Nel dipanare il suo racconto Frascani non perde di vista le trasformazioni territoriali, demografiche, sociali ed economiche e da questo punto di vista il libro č anche la storia dei fattori che hanno determinato i processi di trasformazione attraverso i quali si sono venuti configurando i mari e le coste cosě come si presentano a noi oggi. Molte le questioni problematiche: la complessitÀ della periodizzazione, il ruolo delle scale geografiche, il mutamento nella percezione storica dei valori ambientali, i rischi di una nuova rappresentazione ideologica.
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Di Renzo, Magda, Paolo Pace, Federico Bianchi di Castelbianco, Massimiliano Petrillo, Elena Vanadia, Simona D'Errico, and Monica Rea. "La percezione genitoriale dei cambiamenti emotivo-comportamentali nei bambini con disturbo dello spettro autistico, a quattro mesi dall'inizio della pandemia." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (September 2022): 1–23. http://dx.doi.org/10.3280/rip2022oa13999.

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Abstract:
I disturbi dello spettro autistico sono caratterizzati da difficoltà nell'interazione socio-comunicativa, dalla presenza di comportamenti e interessi ristretti e ripetitivi. In determinate circostanze, ad esempio durante un periodo di lockdown, quando l'isolamento sociale e il distanziamento diventano obbligatori per tutti, in particolare per le famiglie con un bambino con disturbo dello spettro l'interruzione delle routine quotidiane (scuola, terapia, tempo libero) rischia di minare il lavoro terapeutico e i progressi che faticosamente le famiglie avevano raggiunto fino a quel momento. In questo studio abbiamo monitorato 81 famiglie di bambini con disturbo dello spettro, valutandole prima dell'inizio della pandemia e circa 4 mesi dopo, per verificare quali comportamenti dei bambini fossero peggiorati e quali invece fossero rimasti stabili o anche migliorati. Le famiglie sono state intervistate, a febbraio e luglio 2020, attraverso rating scale standardizzate e i risultati hanno evidenziato un intensificarsi nei bambini di irrequietezza motoria, difficoltà nella regolazione del sonno, mentre non sono emersi peggioramenti nelle condotte autolesive o etero-aggressive, né nelle autonomie personali. Va considerato che tutte le famiglie coinvolte nella presente ricerca erano inserite in percorsi terapeutici e non hanno interrotto il percorso di supporto psicologico (online), con lo specifico obiettivo di sostenerli nel loro ruolo genitoriale nelle fasi più critiche vissute dai bambini, e nel renderli sempre più attivi nei processi di consolidamento delle competenze acquisite dai bambini.
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Balaguer Callejón, Francisco. "L'impatto dei nuovi intermediari dell'era digitale sulla libertà di espressione." CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 1 (August 2021): 33–62. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2021-001002.

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Abstract:
Le nuove tecnologie hanno un impatto sia positivo che negativo sulla libertà di espressio-ne, sui diritti costituzionali e sui processi democratici. Tale incidenza è stata positiva nelle fasi iniziali di sviluppo del Web e in particolare nelle prime fasi del Web 2.0, quando Internet era progettato in modo più partecipativo e cooperativo. Negli ultimi anni, tuttavia, sono emersi processi gerarchici di organizzazione di informazioni e dati ad opera di grandi socie-tà tecnologiche che si pongono come nuovi intermediari tra utenti e sfera pubblica. La libertà di espressione è attualmente condizionata da questi intermediari che controllano i processi di comunicazione. L'articolo si propone di riflettere sul ruolo di questi nuovi intermediari in relazione alla configurazione della sfera pubblica nei sistemi democratici, mettendone in rilievo l'impatto riguardo alla libertà di espressione nell'ambito dei rapporti tra sfera pub-blica e privata e tra sfera statale e globale. In questi ambiti la capacità di regolazione e con-trollo da parte dello Stato si indebolisce a fronte del potere di queste grandi società che occu-pano e monopolizzano uno spazio pubblico dove la libertà di espressione viene ridotta a merce, tanto che informazioni e opinioni si trasformano in dati monetizzabili, attraverso gli algoritmi delle applicazioni Internet. In tal modo l'utilizzo di questi algoritmi, allo scopo di promuovere fake news e radicalizzazione per attirare l'attenzione del pubblico e generare maggiori guadagni, rischia di distruggere una percezione sociale condivisa della realtà. Tra le tante misure che possono essere adottate, spiccano quelle legate al diritto della concorren-za, ovvero basate su misure previste da regolatori istituzionali e volte ad ostacolare una concentrazione ancora maggiore di potere monopolistico. Tuttavia, invece di restrizioni, sarebbe preferibile lasciare spazio a una tecnologia aperta che ponga fine alla natura chiusa e gerarchica delle applicazioni.
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Cuccaro, Floriana, Giuseppina Moccia, Antonio Nigro, Alfonso Della Corte, Giuseppe Ferrucci, Rosetta Frammartino, Rosa Rita Oro, et al. "Nuova metodologia per proteggere gli studenti delle professioni sanitarie dalle ferite accidentali da punta e taglio durante il periodo formativo." La Sanita pubblica. Ricerca sul campo., 2020, 77–84. http://dx.doi.org/10.48268/sanita/2020/0001.8.

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Abstract:
Lo scorretto utilizzo di dispositivi medici taglienti o acuminati sono tra le pratiche assistenziali che mettono maggiormente a rischio la sicurezza sia del paziente che dell’operatore sanitario. Le lesioni accidentali da aghi o da lame costituiscono un importante rischio lavorativo degli operatori sanitari nel corso dell’attività quotidiana; di conseguenza, le punture ed il taglio accidentale devono essere collocate tra le priorità da affrontare in un programma di prevenzione teso a migliorare le condizioni di sicurezza sul lavoro per gli operatori sanitari, tirocinanti e studenti. Da questa premessa nasce l’esigenza da parte dell’Università, nell’adempiere all’obbligo di informazione, di formazione e di tutela degli studenti delle Professioni Sanitarie e di attuare programmi tesi alla percezione del rischio e alla conoscenza delle procedure di sicurezza. Scopo di questo lavoro è stato sia di fornire agli studenti delle professioni sanitarie un unico strumento atto a prevenire le ferite da taglio e da punta, e garantire la formazione e l’acquisizione di abilità in procedure che tengano conto della sicurezza del paziente e minimizzino il rischio clinico a cui sono sottoposti; sia di valutare la percezione che gli studenti delle professioni sanitarie hanno del rischio biologico da ferite da taglio e da punta e di individuare il numero di infortuni che si verificano durante le ore di tirocinio evidenziando il problema della sottonotifica di tali incidenti.
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Cataldo, Carmine. "COVID–19 in Italia: una Percezione Amplificata del Rischio? [COVID-19 in Italy: an amplified risk perception?]." Journal of Science, Humanities and Arts - JOSHA 7, no. 3 (2020). http://dx.doi.org/10.17160/josha.7.3.670.

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Gatto, Elisa, Pierpaolo Mudu, and Pietro Saitta. "The Petrochemical Industry in the Valle del Mela, Sicily: A Qualitative Study on Risk Perception and the Imageries (Italian) (L'Industria Petrolchimica Nella Valle Del Mela: Uno Studio Qualitativo Sulla Percezione Del Rischio E Gli Immaginari)." SSRN Electronic Journal, 2008. http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.1139563.

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Manfredi, Valentina, Rossella Sterpone, Antonella Cassinari, Marta Betti, Monica Franscini, Marinella Bertolotti, Simona Giribone, et al. "Gli effetti psicologici a lungo termine della pandemia da COVID-19 negli operatori ospedalieri in un ospedale del nord Italia." Working Paper of Public Health 11, no. 1 (March 2, 2023). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2023.9610.

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Abstract:
Obiettivi: Lo scopo del presente lavoro è stato quello di esplorare l’impatto psicologico a lungo termine della pandemia da COVID-19 negli operatori sanitari e in altri professionisti che lavorano presso l’Azienza Ospedaliera “SS Antonio e Biagio, e Cesare Arrigo” di Alessandria. Materiali e Metodi: È stato condotto uno studio osservazionale prospettico monocentrico su 112 operatori dell’Azienda Ospedaliera attraverso la somministrazione di un questionario on-line. I dati sono stati raccolti a tra l’1 e il 30 aprile 2021. Il questionario comprendeva un’autovalutazione delle informazioni socio-demografiche, cliniche, lavorative e relative al COVID-19 e la percezione del rischio. Inoltre, includeva la versione on-line di questionari psicologici validati in lingua italiana: Scala dell’impatto dell’Evento-Rivista (IES-R), Scala di Depressione, Ansia e Stress (DASS-21), Insomnia Severity Index (ISI), Coping Orientation to the Problems Experienced - Nuova Versione Italiana (COPE-NVI- 25), e Scala della Qualità di Vita Professionale (ProQOL-5). Risultati: L’analisi dei dati mostra che i lavoratori dell’Azienda Ospedaliera partecipanti allo studio, presentano percentuali moderate di sintomatologia da stress post-traumatico (40,2%), depressiva (40.2%), ansiosa (28.6%), da stress (44.6%) e insonnia (16.1%). La categoria dei lavoratori in ambito amministrativo mostra maggiori sintomi ansiosi e di stress post-traumatico. Le strategie di coping maggiormente utilizzate nel nostro campione sono l’attitudine positiva, l’orientamento al problema e il sostegno sociale. Il sottogruppo di lavoratori a diretto contatto con i pazienti mostra livelli moderati di compassion-satisfaction e bassi livelli di stress traumatico secondario e burn-out. Conclusioni: Dai risultati del presente lavoro si è osservato che gli effetti negativi a livello psicologico si possono mantenere anche nel lungo termine dall’insorgenza della pandemia.
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Valiquette, Johanna. "Medically assisted nutrition and hydration in end-stage dementia: burdens and benefits of surgically-placed gastrostomy tubes." Medicina e Morale 57, no. 3 (June 30, 2008). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2008.281.

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Abstract:
Le tube gastrostomiche posizionate chirurgicamente si sono rilevate essenziali nel trattamento di alcune patologie. Ciononostante, molti studi le ritengono di efficacia limitata, e significativamente gravose nei pazienti con demenza avanzata terminale. Gli studi dimenticano di mostrare i benefici attesi in termini di maggiore longevità, diminuzione delle possibilità di polmonite e miglioramento dell’integrità della pelle. Gli svantaggi comprendono il deterioramento nella percezione e nella funzione relativi alla ospedalizzazione, l’angoscia derivante dall’uso di limitazioni, la negazione di taluni comfort del paziente, bisogni sociali e spirituali, per lasciare il posto ai dispositivi relativi ai tubi che spesso mettono a rischio l’igiene. Nel seguito affrontiamo i seguenti punti: 1. una review della letteratura recente dei principali ricercatori statunitensi; 2. la distinzione da un punto di vista bioetico nell’uso delle tube gastrostomiche nel cosiddetto “stato vegetativo” e nella demenza terminale; 3. l’analisi dei vantaggi e degli svantaggi; 4. le raccomandazioni per le cure palliative e la nutrizione come vengono percepite da un punto di vista bioetico e le alternative incentrate sul paziente al posizionamento delle tube gastrostomiche per i pazienti con demenza avanzata terminale. ---------- Surgically-placed gastrostomy tubes are essential in managing some conditions. Yet, many studies indicate limited medical effectiveness, and significant burdens, in patients with advanced, end-stage dementia. Studies fail to show the expected benefits of greater longevity, decreased aspiration pneumonia or improved skin integrity. Burdens include deterioration in cognition and function related to hospitalization, distress from use of restraints, neglect of patient’s comfort, social and spiritual needs in favor of tube-related tasks and frequent, excoriating hygiene. Here we present 1. a review of recent literature by leading researchers in the U.S.; 2. distinction between the bioethics of gastrostomy tubes in the so-called “vegetative state” and endstage dementia; 3. analysis of benefits and burdens; 4. recommendations for palliative care and spoon-feeding as bioethically sound and patient-centered alternatives to gastrostomy tube placement for patients with advanced, endstage dementia.
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Giacinto, Francesco, Elisabetta Giacinto, Mario Giacinto, Filomena Casciani, and Domenica Ciuffoletti. "Applicazione della sulfadiazina argentica 1% in crema per il trattamento e la prevenzione delle infezioni nelle ulcere croniche degli arti inferiori/Use of silver sulfadiazine 1% cream for the treatment and prevention of infected chronic leg ulcers." Italian Journal of Wound Care 3, no. 2 (June 27, 2019). http://dx.doi.org/10.4081/ijwc.2019.49.

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Abstract:
Il trattamento delle lesioni cutanee è complesso per la varietà delle eziologie, della presentazione della ferita, del decorso e delle elevate comorbidità associate. La risoluzione di un’eventuale infezione, che rappresenta la condizione indispensabile per la successiva guarigione della lesione, è da considerarsi l’obiettivo primario di qualsiasi intervento. Numerose sono le evidenze presenti in letteratura che attestano la superiorità di un trattamento antibiotico topico rispetto a una terapia antibiotica sistemica in presenza di una ferita infetta. È stato evidenziato come la sulfadiazina argentica 1% crema (SSD Ag 1%), un antibiotico chemioterapico topico, sia efficace nella prevenzione e cura delle lesioni cutanee acute e croniche infette e/o suscettibili di superinfezioni. Lo scopo di questo studio è quello di verificare l’efficacia della SSD nel migliorare la qualità di vita di pazienti affetti da lesioni. La ricerca è stata condotta presso l’Ambulatorio sperimentale di Vulnologia nel CAPT di Praia a Mare (ASP Cosenza, Italia); ha coinvolto 86 pazienti nell’arco di 4 mesi, trattati in parte in ambulatorio ed in parte in assistenza domiciliare, con età media di 69,6 anni, per la profilassi (50/86, 58%) o per il trattamento (36/86, 42%) di ulcere interessanti principalmente gli arti inferiori. I risultati ottenuti dall’utilizzo della SSD Ag 1% hanno evidenziato che, nei pazienti in cui il prodotto è stato applicato come trattamento, la percezione del dolore è diminuita in 18 su 24 pazienti, con un’aumentata qualità di vita valutata attraverso la Visual Analogue Scale-Quality of Life Scale. L’efficacia della SSD Ag 1% è stata dimostrata dai 23 casi di guarigione in 12 settimane e dai 5 casi in 4 settimane e dai 10 casi di risoluzione della sola infezione. La SSD Ag% si dimostra essere un ottimo prodotto sia per la profilassi (per prevenire l’insorgenza dell’infezione nelle ulcere a rischio) che per il trattamento dell’infezione delle ferite, coniugando efficacia e tollerabilità. Treating skin lesions is complex due to the variety of aetiologies, the presentation of the wound, the course of the injury and the high number of associated comorbidities. The main aim of any treatment is to resolve any infection, as this is the essential condition for the lesion to subsequently heal. There is a lot of evidence in literature that a topical antibiotic treatment is better than a systemic antibiotic therapy for infected wounds. Silver sulfadiazine 1% cream (SSD Ag 1%), a topical chemotherapy antibiotic, has been proved to be effective for the prevention and cure of acute and chronic skin lesions that are infected or susceptible to superinfection. The purpose of this study is to confirm the efficacy of SSD Ag 1%in improving the quality of life of patients with lesions. The study was conducted at the Experimental Wound Treatment Outpatients Department of the Praia a Mare Local Healthcare Centre (Cosenza Health Authority, Italy); it involved 86 patients during a 4-month period, some of whom were treated in the outpatients department and some at home, with an average age of 69.6, for prophylaxis (50/86, 58%) or to treat ulcers, primarily leg ulcers (36/86, 42%). The results of using SSD Ag 1% cream showed that for patients on whom the product was used as treatment, pain perception fell in 18 out of 24 patients, with improved quality of life assessed using the Visual Analogue Scale-Quality of Life Scale. The efficacy of SSD Ag 1% was shown by 23 cases of healing in 12 weeks and 5 cases in 4 weeks and by 10 cases of resolution of the infection only. SSD Ag 1% was shown to be an excellent product both for prophylaxis (to prevent infections in high-risk ulcers) and for treating wound infections, combining efficacy and tolerability.
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Moraes, Inaldo Kley do Nascimento, Sara Coelho Oliveira, Daniela Bassi Dibai, and Rosane da Silva Dias. "Valutazione della cultura della sicurezza del paziente nel settore dell’emodinamica in un ospedale privato a São Luís – MA." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, July 20, 2020, 43–56. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/cultura-della-sicurezza.

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Abstract:
La sicurezza del paziente è intesa come una riduzione al minimo accettabile dei rischi di danni associati all’assistenza sanitaria. Ciò dipende da una cultura della sicurezza formata da un servizio qualificato e sicuro, che coinvolga tutti i professionisti ospedalieri, e da un monitoraggio costante dei fattori determinanti per un’assistenza sanitaria di qualità. L’obiettivo generale dello studio era valutare la cultura della sicurezza dei pazienti nel settore emodinamico in un ospedale privato di São Luís. Si tratta di uno studio trasversale, descrittivo e quantitativo condotto nel settore emodinamico del centro cardiologico dell’ospedale di São Domingos, attraverso il questionario HSOPSC – Hospital Survey on Patiente Safety Culture diviso in 12 dimensioni, la percezione di ciascuna di esse è descritta dalla percentuale di risposte positive. I partecipanti erano 69 professionisti, di cui 47 (68%) erano donne, 16 (23%) erano infermieri, 30 (43%) ha lavorato in ospedale tra 1 e 5 anni, 33 (48%) con carico di lavoro settimanale tra le 20 e le 39 ore. Per quanto riguarda le dimensioni valutate le “Aspettative sul supervisore/capo” (79%); “Apprendimento organizzativo /miglioramento continuo” (90%); “Lavoro di squadra all’interno dell’unità” con (78%) e “supporto alla gestione ospedaliera” (91%) considerato forte. Inoltre, 52 (68%) partecipanti hanno riferito di non aver presentato o completato alcuna segnalazione di eventi avversi negli ultimi 12 mesi. Pertanto, la cultura della sicurezza del paziente del settore ha un potenziale di miglioramento in quasi tutte le dimensioni valutate.
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Gandolfini, Massimo, and Adelaide Conti. "Neuroscienze e neuroetica: riflessioni scientifiche e correlati bioetici." Medicina e Morale 60, no. 2 (April 30, 2011). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2011.172.

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Abstract:
Le nuove tecnologie di neuroimaging, che rientrano nel grande campo delle neuroscienze, ci consentono di indagare lo studio della funzionalità cerebrale nel momento in cui eseguiamo un dato compito o elaboriamo un pensiero. Oltre allo studio degli stati post-coma, si è così aperto il grande capitolo delle cosiddette “neuroscienze cognitive”, cioè lo studio delle funzioni simboliche superiori che caratterizzano la persona umana. Siamo oggi in grado di mappare le aree cerebrali che sono coinvolte nella memoria, nelle percezioni e nelle emozioni, nell’elaborazioni del processo decisionale, fino a giungere alla condotta etica. L’indubbio grande valore scientifico di queste ricerche trascina con sé il rischio di una pericolosa “invasione di campo”, in argomenti di portata etica che spettano ad altre discipline, dalla filosofia all’antropologia, dalla teologia alla psicologia. La tentazione di ridurre la complessità della persona umana ad una “macchina” neurologicamente predeterminata, con un’architettura neuronale costruita sull’impianto genico non modificabile, porta con sé il pesante ridimensionamento (o l’abolizione) di grandi istanze etiche, quali la libera scelta e la responsabilità. Ne è nata una nuova disciplina, la neuroetica, che si prefigge di leggere l’uomo, nella sua individualità e globalità, alla luce della neurobiologia documentata dalle neuroscienze. Nella realtà, proprio partendo dai dati scientifici, genetici e neurologici, possiamo rigorosamente dimostrare ed affermare che questa impostazione è riduttiva, limitata, lacunosa e, quindi, oggettivamente inaccettabile. Si richiede la fondazione di un’etica delle neuroscienze, piuttosto che l’attuale deriva delle neuroscienze dell’etica. ---------- The new neuroimaging technology allows us to investigate the study of brain function at the moment in which a specific task is executed or a thought is elaborated. In this way, the vast chapter on the so called “cognitive neurosciences” has been opened. Today we are able to map the areas of the brain involved in memory, perception and emotions, in the elaboration of the decisional process, all the way to ethical conduct. The temptation to reduce the complexity of humans to a neurologically predetermined “machine” with an unalterable genetic structure built with a neuronal architecture carries with it a heavy downsizing (or abolition) of important ethical issues, such as freedom of choice and personal responsibility. In reality, starting precisely from scientific, genetic and neurological data, we can state and rigorously demonstrate that this formulation is reductive, limited and faulty and therefore unacceptable objectively. We request the formulation of an ethics for neurosciences rather than the existing neurosciences of ethics into which we have draft.
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