Academic literature on the topic 'Percezione collettiva'

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Journal articles on the topic "Percezione collettiva"

1

Micotti, Luca. "L'arduo presente dello spazio urbano pavese." STORIA IN LOMBARDIA, no. 1 (April 2022): 110–30. http://dx.doi.org/10.3280/sil2021-001007.

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Abstract:
Quando si parla della forma urbana di Pavia si pensa alla maglia del castrum racchiusa nel poligono delle mura spagnole. La città immaginata coincide con i relitti di quella antica. Al contrario, la periferia costruita nel secondo Novecento - il grosso dello spazio che abitiamo - si configura come spazio rimosso, problematico da immaginare. Questa indagine sulla recente metamorfosi di Pavia vuole essere un invito alla ricerca, volto a migliorare la consapevolezza dello spazio che abitiamo. Si tratta di rinnovare la percezione dello spazio costruito dai nostri genitori dal quale, per crescere, con affetto e incertezza costantemente ci separiamo. Entrano in gioco: percezione soggettiva e collettiva, senso estetico e senso civico, cura, il modo in cui ogni generazione adatta l'abitato, vi si adatta e vi si rappresenta, l'esperienza locale e quotidiana della nostra relazione con il mondo.
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2

della Porta, Donatella. "I MILITANTI DELLE ORGANIZZAZIONI TERRORISTE DI SINISTRA IN ITALIA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 17, no. 1 (April 1987): 23–55. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200016427.

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Abstract:
IntroduzioneFra i fenomeni che caratterizzarono la storia italiana degli anni Settanta, il terrorismo è certamente quello piò drammaticamente presente nella memoria collettiva. Vari interrogativi vennero posti nel dibattito di quegli anni sulle cause di una violenza politica di tale intensità e durata. Le condizioni ambientali per il suo emergere vennero individuate ora nelle peculiarità della cultura politica, ora nella gravità che alcuni problemi sociali assunsero nel corso della lunga crisi economica. Alcune organizzazioni legali vennero accusate di avere offerto strutture o legittimazione alle formazioni clandestine. La percezione dell'estensione raggiunta dal fenomeno accrebbe il bisogno di capire le motivazioni che avevano spinto tanti individui, appartenenti ad una generazione socializzata alla politica in un regime democratico ormai consolidato, verso comportamenti di un tale livello di violenza.
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3

Maggi, Stefano. "La mobilità da collettiva a individuale e le origini dello squilibrio a favore del motore (1946-1970)." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 295 (May 2021): 141–64. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-295007.

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Abstract:
Dopo la Seconda guerra mondiale, si verificò nella mobilità un cambiamento di prospettiva. L'autore sostiene che lo scopo principale per lo Stato e per gli enti locali passò dalla garanzia del servizio di trasporto collettivo alla realizzazione e manutenzione di infrastrutture, dove gli Italiani potessero muoversi e sostare con i propri veicoli individuali. Eppure, all'inizio del periodo preso in esame, si discuteva di tutt'altro, con al centro del dibattito "tra-sportistico" il tema del coordinamento fra rotaia e strada, dunque fra treni e tram da una parte, camion e pullman dall'altra. A metà anni Cinquanta arrivò l'automobile utilitaria e si cominciò la costruzione dell'Autostrada del So-le, verso il 1958 la policy dei trasporti virò verso la mobilità privata. In pochi anni si diffusero migliaia di veicoli a motore, che spinsero a costruire sempre più strade e poi sempre più parcheggi, cambiando paesaggi e cambiando anche la percezione dello spazio pubblico, occupato sempre più dagli autoveicoli in sosta o in movimento.
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4

Maugeri, Adelina. "Movimenti del setting e delle emozioni nella relazione analitica ai tempi della pandemia." PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 2 (November 2020): 57–74. http://dx.doi.org/10.3280/psp2020-002004.

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Abstract:
In questo lavoro l'autrice offre una riflessione sulla esperienza traumatica vissuta durante l'emergenza per la pandemia Covid-19, esaminandola attraverso richiami teorici riguardanti i fenomeni della relazione corpo-mente, del funzionamento dei gruppi e attraverso l'esperienza della comunità psicoanalitica. Fa riferimento alla esperien-za di un gruppo di studio di analisti e a due flash clinici, in una dimen-sione in cui il distanziamento sociale, che si è imposto alla modalità di relazione in presenza di altri, ha richiesto l'appoggio a strumenti mul-timediali, andando a modificare l'assetto dei setting. Una dimensione in cui le senso-percezioni ridefiniscono la percezione di sé e di sé nella relazione con l'altro. Un trauma collettivo che propone piani di simme-tria nella relazione analista-paziente in quanto entrambi vittime della stessa minaccia alla vita.
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5

Capone, Vincenza. "Percezioni di efficacia comunicativa e burnout dei medici ospedalieri." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 2 (July 2011): 29–47. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-002003.

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Abstract:
Questo lavoro si propone di indagare le convinzioni di efficacia personale e collettiva nella comunicazione e ilin medici ospedalieri. Lo studio vuole inoltre approfondire le relazioni tra l'efficacia comunicativa personale e collettiva, ile altre variabili psicosociali, quali l'autoefficacia sociale e il senso di appartenenza all'azienda ospedaliera. Un ulteriore obiettivo č quello di verificare se le variabili considerate sono predittori delle dimensioni del. Sono stati contattati 286 medici che lavorano in aziende ospedaliere del Sud Italia, a cui č stato somministrato un questionario. I risultati mostrano il ruolo protettivo, per il benessere dei professionisti della salute, delle percezioni di efficacia comunicativa personale e collettiva. L'autoefficacia percepita nella comunicazione medica risulta infatti negativamente e significativamente correlata con il; le percezioni di efficacia collettiva risultano negativamente correlate con la mancanza di realizzazione professionale degli operatori. Infine tra i predittori negativi delritroviamo l'efficacia comunicativa personale e collettiva e il senso di appartenenza all'ospedale.
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6

Capone, Vincenza, and Giovanna Petrillo. "Senso di appartenenza degli infermieri all'azienda ospedaliera: relazioni con le percezioni di efficacia personale e collettiva e con il burnout." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 1 (March 2012): 15–38. http://dx.doi.org/10.3280/pds2012-001003.

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Abstract:
Questo lavoro ha indagato il senso di appartenenza degli infermieri all'azienda ospedaliera, tenendo conto del genere, del reparto di afferenza e degli anni di permanenza nella struttura. Ulteriore obiettivo č stato quello di indagare la relazione tra il senso di appartenenza di questi operatori sanitari e altre variabili psicosociali, quali le percezioni di efficacia collettiva nella comunicazione in ambito ospedaliero, l'autoefficacia percepita nella comunicazione con il paziente, l'autoefficacia sociale e il burnout. Č stato somministrato un questionario self-report a 840 infermieri (47% maschi e 53% femmine) che lavorano in aziende ospedaliere del Centro e del Sud Italia. I risultati hanno evidenziato livelli piuttosto elevati di senso di appartenenza alla struttura da parte degli infermieri (con differenze per anzianitŕ di servizio e reparto di afferenza) e bassi livelli di burnout. Č stato testato un modello di equazioni strutturali che ha evidenziato come il senso di appartenenza, insieme alle percezioni di autoefficacia comunicativa, risulti un predittore negativo di tutte le dimensioni del burnout. Sono risultati predittori del senso di appartenenza all'azienda ospedaliera le percezioni di efficacia collettiva e l'anzianitŕ di servizio nello stesso ospedale.
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7

Mazzone, Stefania. "Sovranità come narrazione in Paul Ricoeur." Aoristo - International Journal of Phenomenology, Hermeneutics and Metaphysics 2, no. 2 (September 20, 2019): 173–86. http://dx.doi.org/10.48075/aoristo.v2i2.23258.

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Abstract:
L’articolo intende evidenziare attraverso l’analisi di alcune opere specifiche di Paul Ricoeur -quelle che indagano i rapporti tra storia e verità, identità e oblio-la relazione in cui l’autore pone la costruzione dell’identità individuale in quanto processo metaforico e performativo e quella dell’identità collettiva in quanto espressione drammatica, con i processi narrativi, che riguardano le percezioni individuali e le raffigurazioni sociali. Ne consegue una teoria della rappresentazione dell’alterità, della costruzione identitaria e della narrazione della sovranità che impiega le categorie ermeneutiche ed euristiche di una fenomenologia in trasformazione dinamica. In questa prospettiva, si rinviene la posizione funzionale di concetti in definizione quali la memoria, il ricordo, l’oblio, in relazione al rapporto tra l’individuo e la sua storia, così come di una comunità col proprio racconto. Ne emerge una concezione della sovranità quale metafora di identità in bilico che Ricoeur considera stabilizzarsi solo nell’equilibrio delle alterità e nello scambio delle narrazioni. Ne consegue la necessità di una riorganizzazione filosofica, politica, ma anche storiografica quale urgenza di ridefinizione continua e permanente del mito narrativo, in un confronto incessante e vitale con le narrazioni individuali e collettive degli altri. Lo stesso monito etico e politico che Ricoeur ci lascia nei suoi ultimi scritti.
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8

Marinaro, Nicole. "«LE MANI LE HO GIALLE PERCHÉ È L’ITALIANO»: BIOGRAFIE LINGUISTICHE E AUTORAPPRESENTAZIONI DI GERMANOFONI IN ALTO ADIGE." Italiano LinguaDue 13, no. 2 (January 26, 2022): 277–302. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/17138.

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Abstract:
L’approccio biografico, sempre più diffuso in letteratura e caratterizzato da «un grado di granularità molto significativo a livello qualitativo» (Franceschini, Veronesi, 2016), permette di assumere una prospettiva emica rispetto alle percezioni e autorappresentazioni dei parlanti. Combinando i metodi dell'intervista narrativa e dell'autoritratto linguistico, il presente contributo si propone di indagare il vissuto di due gruppi di parlanti germanofoni inseriti nel peculiare contesto sociolinguistico altoatesino: da un lato persone provenienti dalla Germania che abitano in Alto Adige, dall'altra persone sudtirolesi di lingua tedesca. Dopo una discussione teorico-metodologica sull'aspetto collettivo e co-costruito delle autobiografie linguistiche, si presenteranno i risultati della ricerca, con una particolare attenzione alla percezione dell'italiano da parte degli informatori e alle rappresentazioni dei loro percorsi di apprendimento. “My hands are yellow because it’s Italian”: linguistic biographies and self-representations of German speakers in Alto Adige The biographical approach, increasingly popular in the literature and characterized by “a very significant degree of granularity at the qualitative level” (Franceschini, Veronesi, 2016), allows us to take an emic perspective with respect to speakers’ perceptions and self-representations. Combining narrative interview methods and linguistic self-portraits, this contribution aims to investigate the experiences of two groups of German-speaking speakers embedded in the peculiar sociolinguistic context of South Tyrol: on the one hand, people from Germany who live in South Tyrol, and on the other hand, German-speaking South Tyroleans. Following a theoretical-methodological discussion on the collective and co-constructed aspect of linguistic autobiographies, the research results will be presented, with particular attention to the perception of Italian by the informants and the representations of their learning paths.
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9

Caruso, Francesca A. M. "I mass media nella postmodernitŕ: nuovo sistema istituzionale informale delle dinamiche ordine/disordine del sistema sociale." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 2 (July 2012): 109–23. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-002007.

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Abstract:
Nell'epoca dell'informazione, in cui regna sovrana la rappresentazione iconica della notizia che con il suo potere di definizione agisce sulla percezione sociale, fornendo le chiavi interpretative che orientano l'attenzione e modellano il sapere, i mass media diventano fondamentali agenti di riduzione o amplificazione delle dinamiche che interessano il livello ordine/disordine del sistema sociale. La rappresentazione sociale dei rischi č, infatti, influenzata dal sistema mediale, che ne condiziona i processi e le gerarchie, ricostruendo l'universo simbolico per la loro valutazione. Ciň implica un grande potere dei media, capaci di tranquillizzare o allarmare, giustificare o denunciare situazioni potenzialmente rischiose. La funzione di carattere civico da essi assolta finisce, dunque, per scontrarsi con le logiche commerciali di profitto che non si sottraggono dallo speculare sulle paure collettive.
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10

Zinni, Maurizio. "L'impero sul grande schermo. Il cinema di finzione fascista e la conquista coloniale (1936-1942)." MONDO CONTEMPORANEO, no. 3 (May 2012): 5–38. http://dx.doi.org/10.3280/mon2011-003001.

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Abstract:
Nei mesi che seguirono la guerra d'Etiopia, la cinematografia italiana ebbe un ruolo centrale nella celebrazione degli uomini e nella diffusione degli ideali che avevano permesso la conquista dell'impero. Tra il 1936 e il 1939 vennero realizzate sei pellicole che appaiono oggi come il frutto piů maturo non solo della propaganda coloniale fascista, ma della stessa politica cinematografica messa in atto dal regime a partire dai primi anni Trenta. Attraverso film come Lo squadrone bianco, Il grande appello, Scipione l'Africano, Sentinelle di bronzo, Luciano Serra pilota, Sotto la Croce del Sud, Abuna Messias, ma anche il piů tardo Bengasi del 1942, č cosě possibile ricostruire non solo la percezione che la societŕ italiana ebbe dell'avventura africana nel suo svolgersi, ma anche i topoi tematici che informarono l'immaginario collettivo nazionale in maniera duratura e profonda anche oltre gli ultimi anni di vita del fascismo.
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Dissertations / Theses on the topic "Percezione collettiva"

1

Fabbrocini, Mario. "Figurabilità della città temporanea: progetto di una residenza per studenti nel quartiere Barca di Bologna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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Abstract:
La città di Bologna è sempre più vista come nodo infrastrutturale, ricco di scambi e di attrazioni culturali e produttive. È perciò utile capire quali sono stati i processi di evoluzione che hanno portato la città metropolitana ad assumere tali caratteri, facendo un’analisi dell’espansione di questa in funzione del sistema della rete di movimento più utilizzata, la strada, che genera la forma di Bologna. Determinato lo sviluppo, si vedrà la figurabilità della città temporanea, sulla base degli studi dell’urbanista americano Kevin Lynch. Una visione sensoriale (prevalentemente visiva) sull’attraversamento della città, percorrendo uno degli assi che collega il centro con i confini urbani, al fine di descrivere le percezioni durante il tragitto. Si ricostruisce così la lettura della città e dei suoi caratteri tramite l’attraversamento. Tra i punti che il tragitto tocca vi è il quartiere Barca, luogo vissuto come semplice dimora e non come area residenza: sono carenti i poli aggregativi, che vi dovevano essere nel progetto originale del quartiere dell’architetto Giuseppe Vaccaro. Trovati i problemi, i punti di forza e la figuratività dell’area, si va ad inserire una residenza per studenti, in maniera tale da affrontare il tema della residenza temporanea. A ciò si aggiungeranno altri interventi, sia all’interno dello studentato, che nella zona circoscritta del progetto dell’architetto bolognese, per riattivare la vita di quartiere al fine di rendendolo un polo d’attrazione sia per coloro che lo vivono, ma anche per coloro che provengono dall’esterno.
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2

CORONA, FRANCO. "Il motore replicante della percezione. Virtuale: 6° senso della percezione?" Doctoral thesis, 2009. http://hdl.handle.net/2158/592718.

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Books on the topic "Percezione collettiva"

1

Pizzirani, Chiara. Iconografia e rituale funerario. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/disciarche29.

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Abstract:
In ogni tempo e in ogni luogo, le immagini hanno rappresentato un codice di comunicazione dalla straordinaria ricchezza semantica. Così fu anche per Etruschi, Italici e Greci, che attraverso temi, scene e schemi iconografici crearono un vero e proprio mondo di significati e di valori, nel quale le singole comunità umane potevano rispecchiarsi al loro interno e autorappresentarsi verso l’esterno. Il linguaggio che le immagini parlano è però tutt’altro che immediatamente comprensibile all’osservatore moderno. Infatti, l’immaginario non è fotografia della realtà antica, ma è, al contrario, codice comunicativo arbitrario, meditato, filtrato in conseguenza della scelta di valori che la comunità – e il singolo individuo – decidono di affidare alla memoria collettiva. L’esegesi dei significati, spesso volutamente ambigui, che le immagini sottendono rappresenta una delle più affascinanti sfide della ricerca archeologica. Per la loro straordinaria portata semantica, figure e rappresentazioni furono presto integrate all’interno della ritualità funeraria, nei singoli corredi tombali, venendo a configurarsi spesso come vero e proprio manifesto ideologico del defunto o dei defunti che in quella sepoltura trovavano la loro ultima dimora. Chiave di lettura indispensabile per comprenderne la valenza semantica originaria è l’interpretazione del contesto nel quale erano inserite. La prospettiva contestuale nella lettura delle immagini funerarie è il trait d’union imprescindibile dei contributi che questo volume raccoglie. I saggi, inoltre, si coagulano attorno ad un tema di straordinaria rilevanza nella percezione antica: la prospettiva della morte e, eventualmente, del destino oltremondano. Il volume inaugura una serie di incontri e di riflessioni sul significato delle immagini nei contesti funerari che si propone di indagare in maniera ampia, contestuale e interculturale il problema della percezione antica dell’immaginario rapportato alla dimensione funeraria, dalla selezione, alla fruizione, all’eventuale rifunzionalizzazione del segno iconico.
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