Academic literature on the topic 'Pensiero simbolico'

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Journal articles on the topic "Pensiero simbolico"

1

Barbieri, Gian Luca. "La zona d'ombra dell'oggetto estetico." COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no. 22 (December 2011): 159–76. http://dx.doi.org/10.3280/cost2011-022013.

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Abstract:
Oggetto del contributo č la zona d'ombra del senso che si sottrae al pensiero e che trova espressione nell'opera d'arte. Tale concetto parte dal perturbante freudiano e arriva a comprendere gli "stati del Sé non traducibili nell'ordine simbolico" di Bollas e la Cosa di Lacan. L'autore introduce il concetto di "residui B" intesi come elementi B non del tutto trasformati ma nemmeno evacuati, che sono rimasti ad una fase di elaborazione parziale, incompleta e si aggirano nel pensiero come nuclei di senso oscuri, come zone d'ombra logiche ed emotive che restano un passo al di qua del pensiero e della simbolizzazione. In questa prospettiva l'arte si pone come espressione del non-ancora-pensabile e delle zone d'ombra della mente36.
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2

Crozzoli, Aite Livia. "Il luttto nell'esperienza analitica con il gioco della sabbia"." PSICOBIETTIVO, no. 3 (May 2010): 19–37. http://dx.doi.org/10.3280/psob2009-003002.

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Abstract:
Attraverso le testimonianze verbali e le rappresentazioni per immagini realizzate con il "gioco della sabbia" da persone in lutto vengono descritte nel testo le risonanze emozionali per la perdita di una persona con cui si era condivisa la vita e il processo elaborativo di chi intraprende un'esperienza terapeutica. Nel clima partecipativo della relazione analitica le persone possono condividere la loro sofferenza e la ricerca di sé, scoprendo il significato simbolico racchiuso nella sofferenza: l'aprirsi di uno spazio mentale e affettivo, aperto alla presenza dei processi interiori e all'importanza della componente relazionale. Segue la presentazione di un caso clinico e l'analisi di alcune scene del "gioco della sabbia", che evidenziano la peculiaritŕ del "pensare per immagini", un punto teorico di fondo del pensiero junghiano. Dal confronto tra i vissuti espressi nella comunicazione verbale e quelli nelle scene del "gioco della sabbia" si puň cogliere che la rappresentazione per immagini favorisce l'emergenza di contenuti profondi e simbolici, non prevedibili dalla coscienza e non ancora esprimibili con le parole.
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3

Giusti, Zeno, and Simonetta Maria Gabriella Adamo. "Il processo psicoterapico con un preadolescente affetto da una patologica cronica intestinale." PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 1 (June 2022): 103–13. http://dx.doi.org/10.3280/psp2022-001007.

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Abstract:
Quest'articolo intende proporre una riflessione sugli intrecci tra malattia organica e malattia psichica in un preadolescente, affetto da una patologia cronica intestinale seguito in psicoterapia, all'interno di un contesto ospedaliero. La condizione del paziente era aggravata dalla presenza di gravi disturbi psichici in entrambi i genitori. Gli autori partendo da una cornice di riferimento teorico della psicoanalisi an-glosassone si soffermano, in particolare, sui primi anni del percorso terapeutico parallelo del ragazzo e dei suoi genitori, caratterizzati dal passaggio da una situazione di ritiro e isolamento del ragazzo, e dalla presenza di difese onnipotenti e tratti quasi deliranti a una graduale possibilità di accedere a un pensiero simbolico di ri-flettere sui propri sentimenti e a una maggiore capacità di discriminare tra mondo interno ed esterno. La malattia fisica sembra aver rappresentato per il paziente e, indirettamente, per i suoi genitori, l'unico tramite per accedere a un aiuto psicologico.
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4

Vilanova Becker, Patricia. "<p>LA <em>CITTÀ DELLE DAME </em>DI CHRISTINE DE PIZAN COME COSTRUZIONE DELLA MEMORIA COLLETTIVA DELLE DONNE</p>." RAUDEM. Revista de Estudios de las Mujeres 10 (December 20, 2022): 126–45. http://dx.doi.org/10.25115/raudem.v10i1.8589.

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Abstract:
Questo saggio discute l’importanza di Christine de Pizan nella costruzione della memoria collettiva delle donne lungo la storia. La scrittrice italo-francese ha scritto La città delle Dame (Le Livre de la Cité des Dames) nel 1405, anticipando in maniera straordinaria argomenti che sarebbero stati trattati da Mary Wollstonecraft circa trecento anni dopo. Attraverso un’analisi discorsiva della Città delle Dame, tradotta in italiano da Patrizia Caraffi, la presente dissertazione cerca di collocare Christine de Pizan come autrice fondamentale per la comprensione della storia del pensiero femminista secondo un approccio politico e filosofico. In tal senso, proponiamo una riflessione su come Christine de Pizan ha reso possibile la fondazione della Città delle Dame come luogo di memoria culturale femminile, dove le donne guadagnano la gloria eterna e sono liberate dai suoi assalitori. Creando, fondamentalmente, un luogo simbolico che ha reso possibile lo sviluppo di una tradizione occidentale femminista.
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5

Mele, Vincenza. "Percorsi femminili sull’accanimento riproduttivo." Medicina e Morale 53, no. 1 (February 28, 2004): 91–108. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.655.

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Abstract:
L’Autrice esamina criticamente la tecnica di fecondazione in vitro (FIVET) dal punto di vista etico, mettendo in luce gli elementi di sproporzione dell’intervento tecnologico per la bassa efficacia, l’alto rischio per il nascituro, l’invasività per il corpo materno e gli elevati costi economici. L’obiettivo del presente lavoro è contestare sia la terapeuticità della FIVET, sia contestare un luogo comune che vede il pensiero femminile favorevole alle tecnologie riproduttive. La sproporzionalità terapeutica viene quindi analizzata secondo l’ottica delle donne, alla luce di diverse prospettive: le prospettive della bioetica cosiddetta femminista e la prospettiva della bioetica al femminile. L’articolo mette in luce le ragioni di non accettabilità della tecnica da parte di entrambe le prospettive, in particolare l’oggettivazione del corpo della donna ed il parassitismo della tecnologia. L’Autrice conclude illustrando il suo personale punto di vista sulla bioetica al femminile: il logos delle tecnologie riproduttive, che è quello dell’ottimizzazione di un prodotto, mette a serio rischio il valore simbolico della maternità, come luogo originario del prendersi cura.
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6

Riggi, Carlo. "Sublimi azioni. Nota sulla Fotografia Transfigurativa." PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 2 (November 2022): 134–40. http://dx.doi.org/10.3280/psp2022-002008.

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Abstract:
La Fotografia Transfigurativa è la nuova corrente artistica che indaga le potenzialità della fotografia al servizio della memoria e del pensiero, associandola al sogno. L'arte, fin dalle prime incisioni rupestri, nasce come una necessità terapeutica, per decongestionare la mente da un sovraccarico di stimoli grezzi. La fotografia è un atto di scomparsa, il movimento dell'otturatore ottiene di far sparire uno stimolo grezzo per trasformarlo in un diverso contenuto simbolico. La sublimazione, in senso transfigurativo, non è asservita a un interdetto morale, non consiste nel mettere a tacere una pulsione, inibirla o abbellirla, sosti-tuendola con una rappresentazione socialmente più accettabile, ma riguarda la possibilità di rafforzare la barriera paraeccitatoria, aiutando l'individuo a integrare le emozioni e gestire l'angoscia. L'articolo si conclude con un omaggio al grande fotografo giapponese Nobuyoshi Araki, il quale ha utilizzato la fotografia per vivere appieno gli ultimi momenti di vita della moglie e il lutto per la sua perdita.
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Tommasin, Elisa. "Ti amerò sempre anche se non ti ho mai amato." Evaluation von Psychotherapieverläufen 12, no. 1 (April 2022): 41–47. http://dx.doi.org/10.30820/1664-9583-2022-1-41.

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Abstract:
Il testo espone lo svolgimento di un percorso psicoterapeutico a stampo psicodinamico-psicogenerativo, tuttora in corso, iniziato nell’ottobre 2018 con una ragazza oggi diciottenne (qui hiamata Kora) vittima di abusi sessuali compiuti dall’attuale marito della madre. Kora inizia il percorso terapeutico in uno stato post-traumatico e tutta la prima parte della terapia ruoterà intorno al recupero dell’accesso al mondo affettivo ed emotivo: si presenta sconnessa dalle emozioni e dagli affetti, è una ragazza che evacua tramite gli agiti, che non antepone mai il pensiero all’azione. Con il passare delle sedute, riuscirà ad accedere al suo mondo affettivo e a far emergere ricordi e sensazioni legati agli abusi, al suo passato, ai suoi vissuti attuali. La capacità di pensare irrompe sulla scena psicoterapeutica e il lavoro si articola intorno all’integrazione di questa riattivazione. Il seguente scritto presenta il percorso terapeutico di Kora suddiviso secondo tre momenti di snodo fondamentali che sono sottolineati dal racconto di tre sogni; letti e interpretati alla luce di una particolare elaborazione del modello psicoanalitico bionano, che trova nel termine di psicologia generativa (Marcoli, 1997), la sua precisa denominazione. Tale modello prevede che lo psicoterapeuta si ponga nella posizione di rappresentante simbolico della coppia genitoriale interna: una funzione mentale preposta ad accudire la mente stessa, proteggendo e limitando. L’inizio del processo di interiorizzazione della figura terapeutica in quanto rappresentate della coppia genitoriale, permette a Kora di accedere ad un pensiero generativo, ponendosi domande da approfondire e attivandosi in prima persona nella sua quotidianità per ottenere risultati e perseguire l’appagamento dei suoi desideri.
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8

Civitarese, Giuseppe. "La sublimazione reinventata." PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 2 (November 2022): 21–43. http://dx.doi.org/10.3280/psp2022-002002.

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Abstract:
La teoria della sublimazione riassume la teoria freudiana dell'arte. Benché sia così intuitiva da essere passata nella cultura popolare, è sempre stata ritenuta una teoria lacunosa. In questo articolo, l'ipotesi di lavoro dell'autore è che sia possibile "reinventarla" a partire dalla teoria estetica del sublime. Difatti sublimazione e sublime esprimono entrambe l'idea di un'ascesa del soggetto verso le vette più alte dell'umanità. Entrambe sono teorie dell'elevazione spirituale e di conquista "morale" dell'uomo, ed entrambe tentano di spiegare il mistero dell'esperienza estetica. Quel che l'estetica del sublime ci aiuta a vedere in maniera più chiara e distinta è che si tratta di un processo intrinsecamente intersoggettivo. In gioco nella crescita psichica è sempre la tessitura di nuovi legami, che però siano anche legami affettivi. Dal confronto tra le due teorie possono scaturire intuizioni suggestive sulla costituzione sociale ed estetica (cioè basata sulle sensazioni corporee) del soggetto alla nascita: al punto di partenza del processo di soggettivazione, e poi in seguito per tutta la vita (non si smette mai di "nascere"). Così reinterpretato, il concetto di sublimazione, una metafora che Freud prende in prestito dalla chimica, dove designa il passaggio di una sostanza dallo stato solido allo stato aeriforme, indica a meraviglia il processo di ascesa dal caos all'ordine, dal concreto al simbolico, dal corpo allo spirito. La sublimazione-come-riconciliazione con l'altro, che si svolge simultaneamente sul piano del pensiero verbale e dell'intenzionalità corporea, può fungere allora da modello dell'azione terapeutica.
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Amplatz, Alma, Tecla Cappellucci, Valentina Cosmi, Alessandra Dore, Elena Guidi, Andrea Luca, Nadia Maria Peron, Walter Roberto, Sabina Salvaneschi, and Cristiano Scandurra. "Del corpo, del limite: riflessioni sull'omogenitorialità." PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 1 (June 2022): 175–88. http://dx.doi.org/10.3280/psp2022-001013.

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Abstract:
L'articolo descrive i temi che sono stati approfonditi da un gruppo di studio della SIPP su: "Sfumature in dialogo: identità di genere, tematiche LGBTQ+ e nuove configurazioni familiari" in un iniziale periodo di incontri. Gli argomenti non sono stati affrontati da una prospettiva clinica, ma la porta d'accesso è stata quella della ricerca psicoanalitica, con un'apertura alle molteplici sfumature dell'essere umano, e con la consapevolezza dell'importanza della disponibilità all'ascolto e della capacità di sospensione del giudizio, l'epoché nel senso husserliano. Il primo argomento di studio è stato: l'omogenitorialità. L'articolo descrive quanto tale tema non possa prescindere da una nuova considerazione del legame mente-corpo: il corpo è considerato nei diversi passaggi legati alla Procreazione Medicalmente Assistita o alla Gestazione per Altri, ma anche quando sono coinvolti, in modo reale o simbolico, i corpi di donatori, donatrici e gestanti. Con le nuove frontiere pro-creative si assiste alla diffrazione del processo di concepimento (scissione mente-corpo) e la filiazione che ne deriva si costituisce come una rappresentazione «bio-medica del legame tra parti del corpo e prodotti del corpo». Ma ci troviamo anche a fare i conti con le menti e con il pensiero di queste coppie che si scontrano con la legittimità che la società può offrire ai loro desideri, alle loro scelte di vita, che possono in alcuni casi entrare in conflitto anche con il mondo interno di ciascuno. Passando per una disamina storico-filosofica del concetto mente-corpo nonché di limite, si è giunti ad alcuni interrogativi attuali: le tecnologie di fecondazione assistita rappresentano un ulteriore passo per una scissione mente-corpo o una delle tante espressioni di un sano progresso umano? Dove va a finire nella visione classica dell'Edipo il corpo sessuato? Quanto i termini, materna e paterna, appaiono ancora oggi adeguati?
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Tullio-Altan, Carlo. "L'esperienza simbolica e la storia nel pensiero di Anita Seppilli." La Ricerca Folklorica, no. 25 (April 1992): 61. http://dx.doi.org/10.2307/1479693.

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Dissertations / Theses on the topic "Pensiero simbolico"

1

BURASCHI, Francesca. "PAROLE CATTIVE E AZIONI CRIMINOSE. LA SOTTILE LINEA DI CONFINE TRA LIBERTÁ DI ESPRESSIONE E RESPONSABILITÁ PENALE." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2012. http://hdl.handle.net/11392/2389422.

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Abstract:
Opinion crimes are receptive manifestations of critical thought, which consist in merely communicative actions and offend feelings or collective and high-level moral values. The nature of these crimes causes several problems of compatibility with the Constitution and in particularly with article 21, which recognizes to everyone the fundamental freedom of thought. In the same time, opinion crimes violate the main principles of criminal law: because of the abstractness of the values that they hurt, these crimes are not really offensive and their provisions risk to be indefinite; moreover, the mere manifestation of thought is often punished with very strict sanctions, which create a big disproportion between offence and penalty. Focusing on propaganda, apology and instigation, which are a subgroup of opinion crimes, and studying the controversial theme of negationism in a comparative law prospective, this thesis questions itself about the opportunity of conserving this kind of offences in our legal system and tries to find that narrow border line that divides freedom of thought from criminal liability. By the way, our analysis will try to distinguish between words that consist in simple verbal articulations communicative of an idea and words that have an additional factual essence, which can influence someone’s will and can product concrete effects in the surrounding world. After some reflections about the social, political and ethical implications of these offences, our research comes to the conclusion by which the abrogation of opinion crimes is the only way to follow to guarantee the complete respect of the fundamental principles that permeate constitutional and criminal law. On the contrary, the persistence of these provisions in our legal system would prohibit the interchange of opinions, which is the real essence of democracy, and would impose a dominant idea, putting down all the others. The only exception is made for instigation, which is not a real opinion crime because of its peculiar nature. In fact, this specific offence marks the transformation of words in actions and represents a good compromise between the need to guarantee freedom of thought and the necessity to protect other fundamental rights.
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BOTTO, FABIO. "Il luogo nella formazione. L'incidenza simbolica degli elementi pre-formali nelle pratiche educative." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/43607.

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Abstract:
1.Lo sfondo teoretico Il canone filosofico occidentale. Sulla base di un confronto con le più significative posizioni acquisite dal dibattito ontologico svoltosi nello scorso secolo – in particolare seguendo la traiettoria tracciata dal pensiero di M. Heidegger, J. Derrida e J.-L. Nancy – nella prima parte dello studio si approda a una preliminare fissazione di quello che, nella tradizione filosofica occidentale, si è imposto come un vero e proprio canone. Una colonna vertebrale rispetto alla quale hanno potuto ramificarsi anche le direzioni teoretiche solo in apparenza più divergenti. Heidegger e Derrida hanno definito questo canone, che ha assunto il ruolo di DNA costitutivo del pensiero occidentale egemone, come onto-teo-ego-logia. L’ontologia della forma-presenza. Le analisi di Heidegger e Derrida convergono sulla definizione della “presenza” come concezione ontologica centrale dell’essere. Un oggetto è dichiarato come reale solo nella misura in cui è “reso-presente” (prae-ens) nell’esperienza. La presenza dell’oggetto viene fatta collimare, sempre all’interno del paradigma ontologico dominante, con la sua realtà. Quindi, con la sua calcolabilità razionale e con il suo inserimento in quella logica dell’oggettivazione e della manipolabilità che è alla radice dello sviluppo tecnologico della tecnica moderna e contemporanea. 2. Il mito cosmologico e il suo non-detto Il luogo di accoglienza della formazione. Nel mito del Timeo, a fronte della preponderanza ontologica delle istanze formali (Modello ideale) e formatrici (Demiurgo), viene lasciata indecisa da Platone la questione dello “sfondo”, del “luogo” (chōra), della “matrice” pre-originaria. Nella misura in cui essa sarebbe priva di forma (e quindi di presenza, di oggettività, di “realtà”), sarebbe in grado di accogliere, di dislocare al proprio interno ciò che può essere formato. Il pensiero spurio e onirico. Nel Timeo, Platone sostiene che la Madre di tutto ciò che è non può essere pensata dialetticamente, ma solo accostata facendo ricorso a un non meglio specificato pensiero “spurio”, “bastardo”, che somiglia molto da vicino all’esperienza onirica (Timeo, 52 b). Formazione e nichilismo. Mettendo a frutto le rarefatte ed enigmatiche indicazioni fornite dal Timeo, questa riflessione sull’incidenza simbolica del “luogo” della formazione, intende inserirsi nel dibattito filosofico-pedagogico contemporaneo sul nichilismo, contribuendo ad aprire un ulteriore fronte di discussione sulle radicali ricadute pedagogiche che la centralità nichilistica della categoria educativa di “formazione” ha via via assunto nella cultura occidentale. In quali termini parlare, allora, del “luogo” della formazione, della “Madre di ciò che viene formato”? Quale linguaggio, quale possibilità di comunicazione rimane dischiusa davanti all’intento di confrontarsi con quel senza-forma che rende possibile, accogliendola al proprio interno, ogni modalità della formazione? Il luogo, la Madre e l’immaginazione simbolica. Ripercorrendo alcune tra le più suggestive interpretazioni del dialogo platonico e, su tutte, facendo particolare riferimento al commento neoplatonico di Calcidio e al pensiero dell’ultimo Bachelard, si parte dall’ipotesi che quel “pensiero onirico” che ci consente di accostarci al regno simbolico della Madre di ciò che viene formato, possa essere considerato l’immaginazione simbolica. 3. Ricadute pedagogiche e prospettive di ricerca Paideia, formazione, Bildung. A partire dalla riflessione educativa di Platone, sotto il profilo pedagogico, la categoria di paideia rimanda all’intento sociale di “elevare” l’individuo (concepito come spontaneamente “immaturo” e “indifferenziato”) all’universalità, alla civiltà, all’individualità, alla competenza (Jaeger). L’individuo sarebbe restituito del tutto alla sua funzione sociale e alla capacità di esprimere compiutamente la propria natura profonda solo nella misura in cui possa venire sottomesso al regime ontologico-educativo della forma. Forma che, con l’avvento della civiltà moderna, si fa sempre più dinamica, duttile, diveniente (Bildung), restando pur sempre principio di delimitazione e di riduzione dell’individualità del soggetto alla sua oggettività, alla calcolabilità. La concezione demiurgica dell’educazione. La ricaduta pedagogica del discorso teoretico sviluppato nella sezione precedente richiede inoltre di impostare un parallelo con il discorso sull’educazione centrale nel pensiero platonico, corrispondente al “mito” della caverna. Qui la nostra guida di riferimento rimane l’esegesi articolata da H. Blumenberg. Il mito della caverna di Platone resta la metafora di riferimento di tutto il successivo discorso occidentale sull’educazione. Una lettura che intenda connetterlo al tema ontologico della formazione, sempre mettendo a frutto le direttive ermeneutiche del filosofo tedesco, richiede una ricalibrazione del suo significato in relazione al mito cosmologico esposto nel Timeo. Esisterebbe una pulsione tesa alla formazione già inscritta a livello metafisico nella dottrina delle Idee. L’operatore della formazione, il Demiurgo, non farebbe altro che mettere in scena sul piano retorico e della temporalità l’istanza modellatrice veicolata dai paradigmi ontologici. Parlare di educazione demiurgica significa allora riconoscere il doppio movimento paideutico di discesa della forme ideali nel “luogo” pre-formale dell’accoglienza dei modelli, connotato come di per sé insofferente e indipendente da ogni docile sottomissione alla funzione formatrice, e di ascesa del prigioniero pre-destinato a conseguire la paideia in direzione dell’orizzonte luminescente dei paradigmi. Il contributo di Bourdieu e di Deleuze. L’ulteriore angolatura prasseologica dischiusa da P. Bourdieu alla riflessione sulla sociologia e l’antropologia dell’educazione e la logica del senso di G. Deleuze ci consentono di parlare dell’esperienza formativa, anche e soprattutto presa nella sua accezione pedagogica, come del luogo di massima esposizione alla violenza simbolica esercitata dai modelli sulla condizione di sudditanza nei loro confronti manifestata dalle copie e da simulacri. Paideutica e letteratura. Al fine di esemplificare in modo più articolato il concetto di educazione demiurgica, abbiamo convocato nell’orbita della nostra analisi la grande letteratura occidentale, e in particolare i due romanzi Martin Eden di J. London e Padre padrone di G. Ledda, all’interpretazione pedagogica dei quali abbiamo dedicato due lunghi capitoli della seconda parte della dissertazione. Il pensiero onirico in educazione. Nella terza parte del nostro lavoro siamo prepotentemente riapprodati alla sfera del simbolico. Annunciando la nostra intenzione di prendere sul serio il suggerimento del Timeo platonico di fare ricorso alle risorse di un ragionamento “spurio e onirico” come canale di collegamento privilegiato al luogo pre-formale della Madre della formazione, ci siamo confrontanti, pur se in modo sintetico, con la concezione occidentale del significato dell’esperienza onirica. Abbiamo quindi proceduto a una articolata re-visione in chiave sociologica e in senso lato “politica” della teoria del sogno elaborata da J. Hillman in una direzione inizialmente di stampo più soggettivistico e in sintonia con la psicologia del profondo di derivazione junghiana. Nella misura in cui è possibile dimostrare, attraverso le risorse ermeneutiche dispiegate dalla teoria socio-analitica del social dreaming formulata da esponenti di spicco del Tavistock Institute of Human Relations, che quella del sogno non è una fenomenologia destinata a essere confinata in via esclusiva entro la sfera privata della soggettività individuale, il passo successivo consiste nel mettere a disposizione questo vasto patrimonio di esperienze e di riflessioni al setting educativo. 4. Le cinque domande che alimentano questa ricerca Tra le domande a cui si cerca di dare una risposta vi sono le seguenti: 1) La ricerca educativa è ancora costretta a collocare il momento della formazione in posizione preminente o le è finalmente possibile disporsi a una esplorazione simbolica degli elementi pre-formali dell’educazione? 2) La filosofia dell’educazione può continuare a non tenere in alcun conto degli sviluppi post-strutturalistici dell’ontologia? 3) Come dovrebbe trasformarsi un discorso pedagogico che volesse ispirarsi a una filosofia non più fondata su una ontologia della presenza? 4) Quale trasformazione della sua identità, in senso pedagogico, dovrebbe subire un soggetto non più modellato sull’istanza della forma? 5) Come dovrebbe essere accolta l’attuale tendenza pedagogica che si richiama alla neo-Bildung?
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FORTUZZI, MATTEO. "Istituire il futuro. Politica, istituzione e simbolo nel pensiero di Merleau-Ponty." Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/11573/1643134.

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Abstract:
La ricerca individua nel pensiero di Merleau-Ponty uno snodo chiave per rifocalizzare il rapporto che il pensiero della politica oggi intrattiene con alcune delle categorie ereditate dalla modernità. Definibile dal suo originale posizionamento tra i due poli della modernità e della tarda modernità, la riflessione merleau-pontiana esprime nel concetto di istituzione la tensione tra la generazione di intellettuali francesi riunitasi sotto la matrice di Hegel, di Marx, di Husserl, e le generazioni successive di strutturalisti e post-strutturalisti affascinati dall’interazione tra l’eredità nietzschiana e la logica diacritica di Saussure. In questa prospettiva, è a partire dal concetto di istituzione – frutto originale della congiunzione tra l’innovativa ontologia della carne e la pionieristica applicazione analogica della logica diacritica saussuriana ad ogni ambito dell’esistenza – che la ricerca analizza il processo di rinnovamento concettuale della tradizione fenomenologica e della dottrina marxista che Merleau-Ponty opera nell’arco degli anni ’50 e dei primissimi anni ’60, al fine di superarne le impasses antropologiche, storiche e politiche riassunte nella comune aspirazione costituente. Di questo processo, che investe direttamente la comprensione della corporeità, del simbolico, dell’evento, della ragione storica, dell’agire politico, e che inaugura molteplici traiettorie di pensiero che saranno poi riprese dai filosofi tardo moderni, cercheremo di determinare gli esiti che conducono al ripensamento della mediazione, del ruolo del negativo, della possibilità della trasformazione e della temporalità. Aspetti che concorrono a delineare un innovativo paradigma per l’istituzione di nuove forme di coesistenza.
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GADALDI, STEFANO. "Fisicità e trascendenza nel pensiero di Luigi Pareyson: simbolo, forma, persona." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1528367.

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Abstract:
Il lavoro di ricerca si propone una ricognizione complessiva della concezione di simbolo, forma e persona e delle loro fondamentali relazioni intrinseche incentrate sul crinale dell’indisgiungibilità di estetica, ermeneutica e religione, nell’ampio quadro della produzione filosofica di Luigi Pareyson; l’obiettivo essenziale della ricerca risulta pertanto costituito anzitutto dall’indagine sulla natura e sulla struttura del simbolo e del simbolismo e sulla loro genealogia a partire dal pensiero pareysoniano: simbolo, forma e persona rappresentano infatti il punto focale di continuità teoretica tra l’estetica e l’ermeneutica, come anche tra la teoria della formatività da un lato e l’ontologia dell’inesauribile dall’altro. Da tale particolare prospettiva il vasto orizzonte del simbolico può, allora, essere riscoperto come avvio possibile per un’ontologia dell’immagine, nel contesto di un’ermeneutica del mito e dell’esperienza religiosa grazie alla quale mythos e logos vengono ricondotti ad un’originaria unità antropologica comune, fondata su una concezione della persona e dell’esistenza come sempre interpretante ed interpretabile; simbolo, forma e persona appaiono così, nell’orizzonte pareysoniano, necessariamente co-implicati e indissolubili, sino al punto di legittimare l’instaurarsi di una corrispondenza e di una reversibilità tra una filosofia del simbolo e dell’immagine simbolica e una filosofia della persona. La relazione generale di fisicità e trascendenza, sottesa alla definizione della natura del simbolo, intesse tutta l’evoluzione del percorso filosofico pareysoniano e si snoda in primo luogo nella prospettazione della struttura autonoma della forma a partire dalla teoria della formatività; in seconda istanza si delinea poi nell’analisi del rapporto tra esistenza immanente e ulteriorità della trascendenza, così come nella declinazione della reciprocità di infinito e finito; infine, soprattutto, si attua nella concezione della rappresentazione mitica e dell’esperienza religiosa, dove si articola con l’ontologia della libertà la presentazione del simbolismo e delle sue caratteristiche. I presupposti della delineazione del simbolo, concepito come forma che congiunge fisicità finita e trascendenza infinita, vengono tematizzati compiutamente solo all’interno dell’ultima fase della filosofia pareysoniana, coincidente con l’ontologia della libertà, ma attraversano indubbiamente anche le problematiche e i temi affrontati con la formulazione dell’estetica e del personalismo ontologico; la nozione di simbolo e la relazione tra simbolo e concetto si legano quindi anche alla nozione centrale di forma e a quella di persona. Affiora dunque un quadro complesso e fecondo, dotato di notevoli implicanze con il pensiero contemporaneo, dove la definizione dell’immagine simbolica nella sua relazione implicita con l’espressione tautegorica e non allegorica si pone come coincidenza di fisicità e trascendenza e rappresentazione concreta del rapporto inestricabile di finito e infinito e di persona e verità. Rispetto a studi e ricerche precedenti è emersa la possibilità di rintracciare nel pensiero pareysoniano, soprattutto nell’arco teorico che collega l’estetica all’ermeneutica esistenziale, i dati fondamentali di un confronto con la specificità della concezione cristiana dell’immagine sacra nel suo generarsi e affermarsi; in particolare questo riferimento implicito si può evincere nell’importanza attribuita ai concetti tra loro correlati di espressione, rivelazione, paradosso e verità nella loro accezione pascaliana e kierkagaardiana, della concezione della persona come rapporto ontologico e della conoscenza interpretativa come relazione tra forma e persona. La riflessione sul simbolo, come espressione del trascendente e del mito inteso come il fissarsi in una rappresentazione del rapporto con la verità, si differenzia sia da una teoria sistematica del simbolo che da una vera e propria teologia dell’immagine o filosofia religiosa e mette in luce la capacità dell’immagine simbolica, connessa alla natura del mito, di rigenerare un orizzonte di senso condiviso, comunitario e inter-personale.
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Books on the topic "Pensiero simbolico"

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I simboli e l'invisibile: Figure e forme del pensiero simbolico. Milano: Il saggiatore, 2008.

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Annarita, Angelini, and Caye Pierre, eds. Il pensiero simbolico nella prima età moderna. [Firenze?]: Leo S. Olschki Editore, 2007.

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3

Dalla teologia della creazione all'antropologia della bellezza: Il linguaggio simbolico chiave interpretativa del pensiero di San Bonaventura da Bagnoregio. Assisi: Cittadella, 2011.

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4

Pasqualotto, Giangiorgio. Figure di pensiero: Opere e simboli nelle culture d'Oriente. Venezia: Marsilio, 2007.

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5

I simboli del pensiero ebraico: Lessico ragionato in settanta voci. Torino: G. Einaudi, 1999.

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6

Camposampiero, Matteo Favaretti. Conoscenza simbolica: Pensiero e linguaggio in Christian Wolff e nella prima età moderna. Hildesheim: Olms, 2009.

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7

Conoscenza simbolica: Pensiero e linguaggio in Christian Wolff e nella prima età moderna. Hildesheim: Olms, 2009.

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8

Cantelli, Chiara. Simbolo e icona: Estetica e filosofia pratica nel pensiero di Vjačeslav I. Ivanov. Bologna: Pendragon, 2000.

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9

La strega, il teologo, lo scienziato: Atti del Convegno "Magia, stregoneria e superstizione in Europa e nella zona alpina", Borgosesia, 1983 (Studi sulla ... del pensiero magico, esoterico e simbolico). Edizioni culturali internazionali, 1986.

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Book chapters on the topic "Pensiero simbolico"

1

Martorelli Vico, Romana. "Il ‘quadrato’ di Anselmo (dal Cur Deus homo): dalla generazione divina alla generazione biologica. Significato simbolico e storico-dottrinale di uno schema dialettico." In Anselmo d’Aosta e il pensiero monastico medievale, 293–300. Turnhout: Brepols Publishers, 2018. http://dx.doi.org/10.1484/m.nutrix-eb.5.112922.

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