Academic literature on the topic 'Penitenziaria'

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Journal articles on the topic "Penitenziaria"

1

Scalia, Vincenzo. "Dall'altra parte del cancello. La vita dietro le sbarre di due detenuti." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 40 (April 2011): 53–64. http://dx.doi.org/10.3280/las2011-001005.

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Abstract:
La realtÀ penitenziaria viene di solito analizzata a partire da approcci, che privilegiano o le analisi strutturali, di tipo socio-economico, oppure vertono sui processi relativi al controllo sociale. In questo lavoro, l'autore, adotta un approccio di tipo, che trae spunto dal lavoro di Erving Goffmann, per descrivere ed analizzare il percorso di due detenuti, un uomo e una donna, all'interno del sistema penitenziario italiano.
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2

Marietti, Susanna. "Il paradosso penitenziario." PARADIGMI, no. 1 (April 2011): 187–93. http://dx.doi.org/10.3280/para2011-001012.

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Abstract:
L'articolo denuncia la distanza oggi esistente in Italia fra la prassi penitenziaria e la relativa legislazione. Di qui il paradosso per cui il luogo deputato a punire la devianza dalla legge diventa esso stesso illegale, senza che di ciň nessuno possa essere ritenuto responsabile. Il paradosso penitenziario viene qui interpretato, sullo sfondo del "diritto penale minimo", come un tentativo esemplare compiuto dalla politica di negare la propria subordinazione al diritto, qual č implicata dal modello democratico costituzionale.
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3

Lorenzetti, Anna. "Amministrazione penitenziaria, Volontariato, Terzo Settore." Società e diritti 8, no. 15 (January 11, 2023): 105–27. http://dx.doi.org/10.54103/2531-6710/19680.

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Abstract:
Lo scritto analizza il ruolo del terzo settore e del volontariato nel contesto dell’amministrazione penitenziaria. A partire dalle origini, passando dal dibattito in assemblea costituente, si ripercorre l’evoluzione normativa che ha riconosciuto un sempre maggiore spazio all’intervento del volontariato che il terzo settore può inverare. Trattandosi di un momento di grande fermento normativo, alla luce di alcune recenti riforme, tra cui la c.d. Riforma Cartabia, lo scritto precisa rischi e potenzialità del terzo settore in un contesto peculiare quale quello volto ad accogliere – in termini simbolici e pratici – chi sia privato della libertà personale, collocandoli nel quadro costituzionale. Sono in particolare i principi di solidarietà, di pari dignità, il principio personalista e il finalismo rieducativo a deporre per un sempre maggiore spazio del terzo settore nel contesto penitenziario, ferma restando la necessità di marcare una distanza rispetto a ruoli e funzioni dell’amministrazione pubblica, anche al fine di evitare che risultino non visibili le vistose inefficienze nei servizi trattamentali.
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4

Pandolfi, Luisa, and Emmanuele Farris. "University teaching in prison in the university penitentiary system of Sassari: practices, research and developments during the pandemic." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 21, no. 3 (December 31, 2021): 69–87. http://dx.doi.org/10.36253/form-10274.

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Abstract:
This paper derives from the activities of the University Penitentiary Center of the University of Sassari and aims to explore the impact of the Covid 19 pandemic on university teaching in prison. The subject of penitentiary university teaching is innovative and relevant for educational research and brings into play different skills, professionals, services and institutions. The theoretical framework describes how the right to study in prison is declined on a methodological level. The field research carried out in Sardinia has tried to give the student's voice in prison and the point of view of educators on the educational and organizational impact on university study paths during the pandemic; it is a voice that returns the complexity of a difficult moment, but which also offers useful ideas and stimuli for a more aware restart of the limits and challenges to be faced, as well as good practices to be developed, particularly at the interface between different public institutions as the University and the Penitentiary Administration are. La didattica universitaria in carcere nell’ambito del Polo Universitario Penitenziario di Sassari: pratiche, ricerca e sviluppi ai tempi della pandemia. Il presente contributo nasce nell’ambito dell’attività del Polo Universitario Penitenziario dell’Università di Sassari e si propone di esplorare l’impatto della pandemia da Covid 19 sulla didattica universitaria in carcere. Il tema della didattica universitaria penitenziaria è innovativo e rilevante per la ricerca educativa e chiama in gioco diverse competenze, professionalità, servizi e istituzioni. Il quadro teorico e normativo di riferimento traccia le coordinate in cui si inserisce il diritto allo studio in carcere e ne declina i significati e le implicazioni sul piano metodologico. La ricerca sul campo realizzata in Sardegna ha cercato di dar voce agli studenti detenuti e agli educatori in merito alle ricadute a livello educativo ed organizzativo sui percorsi di studio durante la pandemia; una voce che restituisce la complessità di un momento difficile, ma che offre anche spunti e stimoli utili per una ripartenza più consapevole dei limiti e delle sfide da affrontare, così come delle buone prassi da sviluppare soprattutto all’interfaccia tra istituzioni pubbliche, quali sono l’Università e l’Amministrazione Penitenziaria.
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5

Margara, Alessandro. "Il lungo processo di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 1 (April 2011): 53–74. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2011-001005.

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Abstract:
Il sistema degli OPG per accogliere gli autori di reato, prosciolti per vizio totale di mente, č contenuto nel Codice penale, ma č stato fortemente modificato da sentenze costituzionali e da interventi legislativi, che lo hanno adattato alla nuova concezione dell'assistenza psichiatrica: gli OPG esistenti sono perň rimasti eguali al modello carcerario del passato sia per i luoghi, sia per il personale prevalente, rappresentato dalla Polizia penitenziaria. La pericolositŕ sociale č la condizione per la applicazione della misura di sicurezza dell'OPG, che si esegue negli stessi OPG. Il concetto di pericolositŕ sociale, assoluto nel Codice penale, si č relativizzato e va accertato nel concreto del singolo caso e delle sue risorse socio-familiari. Il DPCM 1/4/2008 che ha stabilito il passaggio della sanitŕ penitenziaria al Servizio sanitario nazionale ha un progetto di distribuzione degli internati nelle regioni di appartenenza, cosě che le stesse seguano i malati residenti nei loro territori e tendano a riportarli all'assistenza psichiatrica generale degli stessi. L'allegato C al DPCM descrive le fasi di questo passaggio e della presa in carico del Servizio sanitario di ogni regione, cosě che sia superato e abbandonato il vecchio modello degli OPG.
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6

Vidotto, Ernesto, and Angela Paravati. "La valutazione d'impatto nell'esperienza del Provveditorato regionale dell'Amministrazione penitenziaria della Calabria." FOR - Rivista per la formazione, no. 84 (November 2010): 110–15. http://dx.doi.org/10.3280/for2010-084021.

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7

Mariotti, Culla Luigia. "Le azioni del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per la promozione dell'accordo interregionale." QT Quaderni di Tecnostruttura, no. 46 (July 2012): 8–13. http://dx.doi.org/10.3280/qt2012-046002.

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8

Wacquant, Loic. "La regolazione punitiva della povertÀ nell'epoca neoliberale." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 45 (February 2013): 77–82. http://dx.doi.org/10.3280/las2012-045007.

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Abstract:
L'articolo, che sintetizza le tesi esposte in Punishing the Poor, tenta di elaborare una teoria dello Stato all'epoca del neoliberismo. Secondo l'autore, le politiche economiche restrittive basate sullo sfruttamento del lavoro dequalificato e sullo sgretolamento delle acquisizioni sociali, da un lato, e la svolta securitaria e penitenziaria nella gestione della criminalitÀ, dall'altro, rappresentano le due facce della stessa medaglia. Quel che ne emerge č una visione sommamente contradditoria dello Stato: decisamente liberale in sede economica e tollerante verso le élite; profondamente attivo e violento in ambito giuridico e nei confronti degli ultimi.
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9

Conti, Andrea. "L'intervento della Corte Costituzionale sulle preclusioni assolute previste dall'ordinamento penitenziario minorile." MINORIGIUSTIZIA, no. 1 (September 2020): 213–23. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-001020.

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Abstract:
L'Autore prenderà in esame l'ordinamento penitenziario minorile alla luce della recente sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato costituzionalmente illegittima l'applicabilità ai minorenni delle preclusioni assolute per accedere ai benefici penitenziari. In particolare, verrà analizzato il quadro normativo ed interpretativo, l'ordinanza di rimessione e la sentenza della Corte Costituzionale, con riferimento ai princìpi espressi dalla giurisprudenza costituzionale, al divieto di automatismi applicativi ed alla necessità di valutazioni individualizzate, anche nei contesti caratterizzati dalla presenza della criminalità organizzata.
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10

Maculan, Alessandro. "Lo studio della polizia penitenziaria: uno sguardo al di fuori dei confini italiani." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 2 (February 2015): 111–36. http://dx.doi.org/10.3280/sd2014-002005.

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Dissertations / Theses on the topic "Penitenziaria"

1

Maculan, Alessandro. "Lavorare in carcere. Uno studio sul personale di polizia penitenziaria." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424714.

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Abstract:
In Italy the small number of studies about prison, and especially about prison officers, could preclude, not only to researchers but also to many other people involved in this social context, the tools to understand and interpret the prison world, a world that is very complex and various. The aim of this research is to study the prison officers world using a multi-methods approach. Firstly with a survey focused on the prison officers’ opinion about their working environment (the Multidimensional Organization Health Questionnaire – MOHQ - was distributed to the officers that were working in the nine Veneto’s prisons). Secondly with an ethnography, made in the Padua’s casa di reclusione, focused on the interpersonal relationship inside prison and on the main features of prison officers tasks. Survey results’ highlighted that prison officers judged positively the role and tasks clarity inside prison, the communication sharing, the problem solving efficiency, the availability and the communication among colleagues. Furthermore, conflicts among prison officers seems to be very low. These positive aspect are counterbalanced by some negative ones: the environmental comfort and security, the openness to innovation and the opportunities offered by the job. To be a prison officer is even considered an hard work, especially from the “mental” standpoint. From the analysis of variance (ANOVA) emerged how some variables can influence the prison officers judgments. These variables are: prison type, age, the length of the service, the rank, the typology of the working hour, the amount of time passed together with prisoners, the amount of working hour made each weeks and the belonging to the “reparto” or the “nucleo traduzione piantonamenti”. Survey’s results was useful to decide what to study during the ethnography. From the study of the relationship among colleagues, a topic that was judged positively in the survey, emerged that professional solidarity is very important in this job. This solidarity must be shown to colleagues everyday and seems to be stronger among those that share a lot of time together doing the most dangerous and problematic task. Prison officers-prisoners relationship seems to be based on some strong prejudices from the former to the latter. Prisoners are blamed and stigmatized for their crimes and their condemnations. They are considered “calculating” and “selfish individuals” that always try to take advantage of any goodwill shown by staff and by volunteers. It seems that most of the prison officers see prisoners in this way, contributing to construct the “prison officers’ common sense”, a specific, taken-for-granted and a-critically accepted way of seeing the prison world. This attitude towards prisoners push prison officers to be “always on the alert”, in order to be always ready and careful. This is particularly true for those that work in the detention wings, the places where prisoners’ frustrations and sufferings are higher. In the detention wings the main prison officers’ tasks are: the control of the prisoners and the control of their cells in order to avoid escapes, attempted suicides and other critical episodes; the management of the prisoners’ movements from the wings to other places inside prison; the management of the entry of volunteers or other staff members inside the wing; the communication with the colleagues that work in other places of the prison; the management of the many prisoners’ requests and problems. It is through prisoners’ control and management that prison officers try to keep order inside prison. An order that is always negotiated and precarious.
In Italia la scarsa presenza di studi relativi al contesto penitenziario ed in particolar modo agli operatori di polizia penitenziaria rappresenta un aspetto problematico che può precludere ai ricercatori, ma non solo, gli strumenti adatti per comprendere ed interpretare un mondo tanto complesso e variegato quale il carcere. Obiettivo della ricerca svolta è stato quello di studiare il mondo del personale di polizia penitenziaria e per farlo abbiamo seguito un percorso multi-metodo. In primo luogo un’inchiesta censuaria che si è concentrata sull’opinione degli operatori circa il proprio ambiente lavorativo (al personale dei nove istituti di pena del veneto è stato somministrato il questionario multidimensionale della salute organizzativa - MOHQ). In secondo luogo un’etnografia, svolta presso la casa di reclusione di Padova, che si è focalizzata sulle relazioni interpersonali all’interno del carcere e sulle caratteristiche del lavoro del personale. I risultati dell’inchiesta censuaria hanno evidenziato come il personale giudichi in maniera positiva la chiarezza dei ruoli e dei compiti, l’accesso alle informazioni utili per il proprio lavoro quotidiano, l’efficienza nel risolvere i problemi, la disponibilità e la collaborazione fra colleghi. La conflittualità fra il personale appare, inoltre, decisamente contenuta. A fare da contraltare a questi giudizi positivi ce ne sono altri di tipo negativo: il comfort e la sicurezza ambientale, l’apertura all’innovazione e le opportunità offerte dal lavoro. Il lavoro è considerato, inoltre, particolarmente faticoso, soprattutto da un punto di vista “mentale” piuttosto che “fisico”. Dall’analisi della varianza (ANOVA) è emerso come alcune variabili ricoprano un ruolo molto importante nell’orientare i giudizi del personale di polizia penitenziaria. Tra queste variabili ricordiamo la tipologia di istituto (casa circondariale, casa di reclusione), l’età anagrafica, l’anzianità di servizio, la qualifica, la tipologia dell’orario di lavoro (turni/lavoro svolto sempre nello stesso orario), la quantità di tempo lavorativo passato a stretto contatto con i detenuti, l’ammontare di ore settimanali lavorative che mediamente un operatore svolge e, infine, l’appartenenza al reparto o al nucleo traduzioni piantonamenti. I risultati di questa prima fase ci hanno dato delle informazioni particolarmente utili che hanno indirizzato i focus d’indagine dell’etnografia. Nell’analizzare i rapporti fra colleghi, che sono stati giudicati particolarmente positivi nel corso dell’indagine censuaria, è emerso come la solidarietà di corpo sia particolarmente importante fra gli operatori di polizia penitenziaria. Una solidarietà che va dimostrata giorno dopo giorno e che pare rafforzarsi soprattutto fra coloro che condividono molto tempo assieme svolgendo le mansioni maggiormente delicate e problematiche. Il rapporto fra personale e detenuti pare essere basato, invece, su dei profondi pregiudizi da parte dei primi nei confronti dei secondi. I detenuti vengono biasimati e stigmatizzati per il reato che hanno commesso, considerati “furbi” ed “opportunisti”, sempre pronti a trarre dei vantaggi e benefici da qualsiasi occasione. Questo modo di vedere i detenuti pare essere condiviso dalla maggior parte degli agenti e sembra andare a costruire quello che potremmo chiamare “il senso comune degli operatori penitenziari”, un modo, cioè, di guardare al mondo carcerario dato per scontato ed accettato acriticamente. Tale modo di porsi nei confronti della popolazione ristretta spinge inevitabilmente il personale a dover “stare sempre all’erta”, sempre pronto ed attento. Ciò risulta particolarmente evidente per gli operatori che prestano servizio presso le sezioni detentive, quelle aree, cioè, dove si catalizzano maggiormente le sofferenze e le frustrazioni dei detenuti. Presso le sezioni detentive i principali compiti del personale sono: controllare i detenuti attraverso la conta, la battitura delle celle e le perquisizioni a campione; gestire i movimenti dei detenuti presso altre aree del carcere; gestire gli ingressi in sezione delle altre figure professionali e dei volontari; comunicare con le altre aree del carcere; gestire le numerose richieste e lamentele dei detenuti. Controllo e gestione della popolazione reclusa rappresentano modalità attraverso le quali il personale cerca di mantenere l’ordine all’interno degli istituti. Un ordine spesso precario e negoziato, perennemente in “bilico”, il cui equilibrio va trovato attraverso una serie di piccoli aggiustamenti quotidiani.
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2

Migliaccio, Dario. "Le nuove frontiere del Servizio Sanitario Penitenziario." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2013. http://hdl.handle.net/10556/1008.

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Abstract:
2011 - 2012
L’indagine di ricerca sulla sanità penitenziaria costituisce un’esperienza assolutamente innovativa nel panorama nazionale sia per il campo di indagine che per la metodologia adottata in relazione al particolare focus organizzativo e manageriale con il quale la stessa è stata espletata. La complessità del lavoro di ricerca è stata determinata da una molteplicità di fattori legati sia alla difficoltà di accesso alle strutture detentive che alla contestuale sistematizzazione di dati del management sanitario e dei relativi assetti organizzativi che non sono stati mai oggetto di indagine scientifica nel nostro Paese. Ciò è dimostrato sia dalla rarità di studi di ricerca intrapresi nel settore, che dalla scarsità di contributi scientifici e della letteratura esistente in materia (Sangiacomo M., Ianni L., Degrassi F., D’Urso A. in Mecosan, Anno XVIII, n.° 72/ 2009). Il problema della sanità in carcere pur essendo, allo stato attuale, fra i temi più dibattuti sia nel mondo sanitario che in quello della giustizia penale soprattutto tra i “practioners” del settore (vedi atti Convegno Nazionale Simspe, 2007; Convegno Nazionale Amapi, 2009) stenta a trovare piena legittimazione in ambito accademico, in controtendenza rispetto ad altre realtà internazionali. L’obiettivo di questo lavoro è quello di analizzare le principali implicazioni organizzativo – gestionali determinate dall’emissione del D.P.C.M. 1 aprile 2008, soprattutto cercando di cogliere i “driver” critici che non hanno consentito, allo stato attuale, di procedere ad un’implementazione effettiva del processo di riforma, sostanziandosi di fatto un “fallimento normativo” che non ha consentito un reale miglioramento dei servizi erogati dal servizio sanitario penitenziario. Il lavoro di ricerca cerca di trarre dall’individuazione delle leve organizzative critiche, le indicazioni necessarie per la riprogettazione di nuovi assetti organizzativi del sistema sanitario in carcere; l’inefficacia di quello attuale è conclamato da eventi che con straordinaria quotidianità manifestano l’inadeguatezza dell’attuale management sanitario di fronte alle nuove sfide di complessità che il contesto detentivo prepotentemente impone. Pertanto la ricerca ha la finalità di proporsi quale punto di partenza per l’implementazione di nuovi modelli organizzativi in grado di garantire un pieno ed effettivo diritto alla salute del paziente detenuto in una prospettiva di internazionalizzazione del sistema sanitario penitenziario italiano che, sulla base di esperienze “mature” sperimentate in altri Paesi dell’Unione Europea, ci dimostra come in analogia a quanto accaduto nel nostro Paese è possibile intraprendere un effettivo e progressivo processo di miglioramento organizzativo del sistema sanitario carcerario. L’articolazione del lavoro di tesi è stato strutturato fondamentalmente in tre parti: la prima, si è incentrata su un’analisi storica del sistema sanitario penitenziario con un focus specifico sulla strutturazione degli assetti organizzativi vigenti prima dell’emanazione del DPCM 1 aprile 2008. La seconda parte del lavoro ha analizzato altre esperienze internazionali (Francia, Norvegia, Inghilterra e Galles) in cui sia le modalità di transito del servizio sanitario dall’Amministrazione della Giustizia al Servizio Sanitario Nazionale che le dinamiche dei flussi detentivi e le criticità riscontrate per l’implementazione effettiva del processo di riforma, hanno rivelato particolare analogie con il caso italiano. La terza parte del lavoro, riporta i risultati dell’indagine di ricerca espletata sulle aree sanitarie degli istituti penitenziari campani, realtà fortemente significativa, sia per il numero di detenuti interessati che per la varietà delle istituzioni penitenziarie presenti sul territorio. L’indagine di ricerca oltre a monitorare lo stato di attuazione del percorso di riforma del servizio sanitario penitenziario, si propone quale base per l’individuazione delle leve organizzative sulle quali poter intervenire per l’avvio di un processo di re-design del sistema organizzativo sanitario carcerario nell’ambito della Regione Campania, in quanto l’alta significatività del campione esaminato ci consente di affermare come la realtà oggetto di indagine possa costituire un laboratorio di sperimentazione pilota per l’intero sistema sanitario penitenziario italiano. La differenziazione dei micro – obiettivi perseguiti in ciascuna parte del lavoro di tesi ha imposto una corrispondente differenziazione metodologica di reperimento ed analisi dei dati; nella prima parte, il percorso metodologico seguito, pertanto, si è basato su una sostanziale sistematizzazione del flusso documentale a disposizione (circolari, atti amministrativi, sentenze della Corte dei Conti, ecc.) reperito presso le singole istituzioni interessate, mediante la ricerca di dati sia di natura qualitativa che quantitativa che permettessero di tracciare un quadro “matriciale” in grado di porre in correlazione l’individuazione delle criticità, all’origine della mancata attuazione del processo di riforma, con le dinamiche del flusso “emergenziale” dei ristretti che, negli ultimi anni hanno caratterizzato il sistema penitenziario italiano e né hanno modellato il relativo assetto organizzativo. Nella seconda parte del lavoro, la scelta dei sistemi sanitari penitenziari, è stata dettata non solo dalla comune “ratio” nella definizione delle modalità relative al passaggio della medicina penitenziaria dal Ministero della Giustizia al Servizio Sanitario Nazionale, ma anche dalla particolare significatività dei flussi detentivi, dell’articolazione territoriale delle strutture carcerarie, dalle politiche strategiche intraprese per l’effettiva attuazione del processo di riforma in ciascun Paese, secondo le direttive ed i principi normativi emessi a livello internazionale. A tal fine l’analisi è stata condotta secondo un approccio matriciale per il quale sono stati individuati tre assi di valutazione sulla base di fattori forniteci dalla letteratura classica : ambiente, strategia e struttura organizzativa; ciò ha consentito di poter procedere con dati sia quantitativi che qualitativi all’effettuazione di un’analisi comparativa tra le realtà nazionali oggetto d’indagine e di analizzare le interdipendenze, piuttosto complesse, tra il mondo carcerario e quello sanitario, soprattutto in chiave di riprogettazione degli assetti organizzativi del servizio. La modalità di indagine si è prevalentemente incentrata su un ‘analisi classificatoria e relazionale, considerata la mole di documenti artificiali raccolti per la ricerca per il quale era necessario dai testi un’informazione più sintetica e generale di quella presente nei singoli eventi osservati, al fine di descriverli e spiegarli. Si è proceduto ad organizzare il materiale raccolto nella ricerca effettuando confronti tra le sue parti affini, riassumendone l’opera svolta con lo scopo di giungere alla formazione di categorie, liste, matrici, grafi di varia natura (basati sugli eventi, sulle proprietà o sulle relazioni) atti a classificare ed a determinare le tipologie di esperienza, a volte anche con l’individuazione di cammini causali. Pertanto, il percorso di ricerca intrapreso sulle esperienze internazionali esaminate, ha consentito di evidenziare le dimensioni comuni che hanno caratterizzato il processo di riforma della medicina penitenziaria, individuabili nei fattori di complessità ambientale, azione strategica e di “design” della struttura organizzativa delle amministrazioni sanitarie carcerarie chiamate a garantire l’erogazione dei complessi e diversificati servizi nell’ambito delle stringenti limitazioni imposte dai regimi restrittivi. L’analisi dei dati sui flussi detentivi, acquisiti da documenti ufficiali delle amministrazioni penitenziarie oggetto dell’indagine, ha permesso di individuare i parametri di complessità ambientale in cui si trova ad operare il servizio sanitario; seguendo il paradigma classico ambiente – strategia - struttura, è emersa una sostanziale condivisione degli obiettivi delle azioni di politica strategica messe in campo dalle amministrazioni analizzate, seppur caratterizzate da tempi e modalità di attuazione piuttosto diversificati in relazione anche allo specifico contesto nazionale. Risulta evidente in tutti e tre i casi, come il nuovo modello normativo di sanità penitenziaria, abbia inciso significativamente sulla ristrutturazione degli assetti organizzativi del sistema sanitario penitenziario. La terza parte del lavoro è sfociata in un’indagine di ricerca sul sistema sanitario penitenziario in Campania; la significatività del campione di analisi prescelto induce con estrema ragionevolezza a ritenere come i dati emersi in tale realtà possano assumere notevole rilevanza sia a livello nazionale che internazionale, nel fotografare un “frame - work” di elementi sul quale poter intervenire per riprogettare gli attuali assetti organizzativi delle sanità penitenziaria in un ottica di miglioramento del servizio sia in termini di efficacia che di efficienza. L’indagine di ricerca è stata espletata sul “campo”, mediante accesso diretto alle singole strutture penitenziarie e con la somministrazione di un questionario strutturato, principalmente a risposte chiuse, ma con la possibilità di reperire anche informazioni con la formulazione di quesiti a risposta aperta, in cui i medici coordinatori del servizio, in qualità di destinatari dell’indagine di ricerca, hanno potuto fornire un quadro quanto più esaustivo e libero possibile, nell’analisi dei fattori di inerzia in cui si trova il settore nell’attuale contesto storico. L’accesso alle strutture detentive è stato reso possibile grazie alle sinergie attivate con le amministrazioni coinvolte nel processo di assistenza sanitaria ai detenuti, dai vertici dell’Amministrazione Penitenziaria campana a quelli delle Aziende Sanitarie interessate dall’indagine, con la supervisione e la collaborazione della Regione Campania nell’ambito delle attività espletate dall’Osservatorio Regionale sulla Sanità Penitenziaria, per il quale è stata fondamentale un’opera di intermediazione del Dipartimento di Studi e Ricerche Aziendali dell’Università degli Studi di Salerno. Alla base dell’individuazione degli elementi di analisi, si è fatto ricorso ad una delle più recenti evoluzioni teoriche negli studi di organizzazione, che sviluppando i contributi di progettazione offerti dall’approccio configurazionista (Meyer, Tsui, Hinings, 1993) e dalla prospettiva della complementarietà (Milgrom, Roberts, 1995; Roberts, 2004) offrono un nuovo approccio di analisi delle organizzazioni, denominata “Chimica dell’Organizzazione”, in cui i suddetti filoni teorici si fondano su una visione sistemica dell’organizzazione che può essere analizzata come un sistema di pratiche ed elementi organizzativi, strettamente interconnessi tra di loro, al contrario di quanto proposto dalla teoria contingente, in cui l’analisi può essere effettuata anche singolarmente per ciascun elemento. La chimica dell’organizzazione sostiene che le forme organizzative possono essere descritte come <> (Grandori, 2004), in quanto tale, il filone teorico in esame, pur condividendo la visione sistemica dell’organizzazione e l’enfasi sugli effetti di interazione, propone una procedura diversa per l’identificazione delle complementarietà (ed eventuali sostituibilità) tra pratiche organizzative. Infatti gli approcci prima esaminati non sono giunti alla formulazione di una teoria delle combinazioni organizzative, in grado di predire ex ante quali pratiche organizzative possono essere combinate in generale per generare efficacia: la “forma organizzativa efficace” è il risultato di pratiche co-applicate empiricamente con successo originando una soluzione di progettazione nell’ottica di colmare al massimo, un gap tra la struttura della propria organizzazione all’archetipo identificato. Il punto di partenza dell’approccio “chimico” che lo differenzia rispetto agli approcci prima esaminati (configurazionista e della complementarietà) è l’identificazione di “elementi organizzativi di base”, che nelle loro molteplici combinazioni possano descrivere le organizzazioni come “composti” con un elevato indice di generalizzabilità. In quest’ottica un primo contributo della chimica dell’organizzazione è fornire un fondamento micro-analitico alla progettazione organizzativa. Tale approccio permette al progettista di spostare l’asse della ricerca dall’identificazione di una forma organizzativa o di un modello ideale ad individuare quali siano gli elementi di base ed in quale combinazione e dosi siano presenti in un’organizzazione, in altre parole come accade per la chimica, ci si pone l’interrogativo di quale sia la formula dell’organizzazione oggetto di indagine. Il passo successivo all’identificazione degli elementi organizzativi presenti nella formula, è quello di procedere all’individuazione delle combinazioni giuste; a tal punto è lecito chiedersi: quali combinazioni o formule organizzative sono efficaci?, si possono definire delle leggi di combinazione che guidino il progettista?. Nel presente lavoro cercheremo di illustrare come la chimica dell’organizzazione risponda a tali domande e come si possa pervenire alla individuazione di nuovi modelli organizzativi in grado di far fronte alle complessità originatesi nel sistema sanitario penitenziario campano e nazionale a seguito dell’emissione del DPCM 1 aprile 2008. [a cura dell'autore]
XI n.s.
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3

MATERIA, SIMONA. "CARCERE E CITTADINANZA: L¿ISTITUZIONE PENITENZIARIA NEL PROCESSO DI INCLUSIONE/ESCLUSIONE SOCIALE DEI MIGRANTI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2014. http://hdl.handle.net/2434/232490.

Full text
Abstract:
Gli ultimi decenni sono stati contraddistinti da un notevole aumento della percentuale di migranti detenuti all’interno delle carceri europee, sproporzionato rispetto all’incidenza degli stranieri all’interno dei territori considerati. In Italia questo fenomeno di sovra-rappresentazione dei migranti all’intero dei penitenziari ha una dimensione particolarmente importante, che ha suscitato l’interesse della letteratura sociologica e criminologica, interesse orientato alla ricerca delle sue cause. Il presente lavoro si propone di indagare quali siano non già le cause, quanto gli effetti dell’esperienza detentiva sui migranti, con particolare riferimento alla sua influenza nei percorsi di vita successivi dei migranti, alla luce di due principali orientamenti interpretativi, entrambi inseriti all’interno della corrente di pensiero di stampo marxista, e quindi attenti alle correlazioni tra il mercato del lavoro e il sistema penitenziario. Secondo parte della letteratura il carcere costituisce un portone di ingresso al contratto sociale per la nuova classe lavoratrice, oggi costituita dai migranti. Infatti al suo interno essi hanno modo di beneficiare di alcune forme di welfare, accedendo a servizi ed opportunità (assistenza sanitaria, istruzione e alfabetizzazione, lavoro regolare e formazione al lavoro) dalle quali - specialmente se irregolari - essi generalmente sono esclusi in condizione di libertà nel territorio italiano. Un diverso orientamento ha sostenuto invece che la prigionizzazione dei migranti svolga una funzione meramente neutralizzante, finalizzata alla loro esclusione definitiva dal contesto sociale. Alla luce dell’analisi di quanto “offre” il penitenziario ai migranti e delle storie di vita raccolte tra migranti recidivi nel Carcere di Capanne (PG), questo lavoro ha lo scopo di capire quale funzione svolga oggi il carcere nei confronti dei migranti, ed in particolare se esso rappresenti anche oggi una prima tappa nel processo di inclusione della nuova classe lavoratrice, ovvero sia diventato un luogo di mera neutralizzazione.
The past few decades have been marked by a significant increase in the percentage of immigrants detained in prisons in Europe, disproportionate incidence of foreigners in the concerned territory. In Italy the phenomenon of over- representation of immigrants in prisons has a vey important dimension , that has attracted the interest of the sociological and criminological literature , research-oriented interest of its causes. The present work aims to investigate not the causes, but the effects of the experience of imprisonment on immigrants’s lives. Specifically, we’ll examine two main lines of interpretation, both included inside the internal current of Marxism, and we’ll pay attention to the correlation between the labor market and the prison system . According to the literature, the prison is a main entrance to the Social Contract for the new working class , made up of immigrants now a days. In fact, inside the jail, they have the opportunity to benefit from certain forms of welfare , accessing services and opportunities (health care , education and literacy , regular employment and job training ) from them - especially if irregular - they generally are excluded in condition of freedom in Italy. A different approach has argued instead that the detention of immigrants performs a function merely neutralizing aimed at their definitive exclusion from the social context . Inquire to what " offers " the penitentiary to immigrants and migrant life stories collected from offenders in the Prison of Capanne ( PG ), this work aims to understand what function the prison plays today against immigrants , and especially if it represents today a first step in the process of inclusion of the new working class , which has become a place of neutralization , with the advent of post-Fordist production system, a place of storage of excess workers.
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Ambrosino, Gabriella. "La salute in carcere: un driver di (re)integrazione dentro e fuori le mura." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2016. http://hdl.handle.net/10556/2134.

Full text
Abstract:
2013 - 2014
The issue of prisons health in Italian prisons is an important management objective for penitentiary institutions whose purpose today is to re-educate the person in custody and to encourage the social re-insertion. The passage of prison health by the Ministry of Justice to the Ministry of Health, governed by the Prime Minister's Decree in 2008, represents an important milestone on the path to the protection of the prison conditions, which now can rise to the same health care of free citizens. This paper sets a goal that is already contained in the title: exploring how to protect the health of those detained may be a driver not only of social re-insertion, but also of territorial integration from an organizational perspective. The analysis started by the definition of "health" and, in particular, what organizational system legally recognized and appointed to ensure the protection of this right, observing the evolution and for free people and for those held... [edited by author]
XIII n.s.
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TESTA, Giovanna Maria. "Genitori nell'ombra: analisi della riforma penitenziaria alla luce delle esigenze di tutela della persona nella relazione genitore/figlio." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2011. http://hdl.handle.net/11695/66256.

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Abstract:
Developed from the title “Parents in the shadows : an analysis of prison reform in the light of protection of people within the relationship between parent/child” is divided into two main parts. In the first part a thin line is outlined of prisons and their political tendencies, which inspired the 1975 reform until more recently adjusted regulations, with particular reference to privileges which the law reserves to law enforcement establishments and their prisoners, in order to guarantee the protection of personal and family relationships during the execution of criminal sentences. In the second part, you can find the results of an empirical research involving the three law enforcement establishments which are located in the Molise Region (Campobasso, Larino and Isernia) in the offices of the UEPE in Campobasso (External Criminal Execution Office) which has jurisdiction over the whole regional territory. Field research was based, initially, on a quantitive type of data collection, successively it availed itself of its own enquiries, more specifically of a qualitative nature, including in-depth interviews (with a semi-structured outline) and the focus group. The typology of the people involved in the qualitative investigation include : institutionalised figures ; external collaborators and voluntary representatives ; prisoners ; spouses and children of prisoners. The whole picture, in a final analysis, besides highlighting the potential and limits of the present regulations which are currently in act in order to guarantee the maintaining of the relationship between parent-prisoners and their child, tries to grasp the specifics (with regards the investigated topic) of the differences between the written law and the possibility of their effectual carrying out, in an attempt to capture the relationship with structures, organisations and personnel. Substantially assuming that the problematics of being a parent in prison have no foundation in the sole judicial system, therefore it is not only in abstract law that it can be understood and subsequently finding a solution. The research, besides giving ample room to the direct experience of the people who, in some way or another, are involved in the complex question, and as well as taking note of the relationship between legislation and normal procedures, attempts to capture the effect on cultural factors on the application of judicial regulations which see them expanding and restricting their actual potential according to the outlines of those who are obliged to interpret, apply and enforce them.
L’elaborato, dal titolo “Genitori nell’ombra: analisi della riforma penitenziaria alla luce delle esigenze di tutela della persona nella relazione genitore/figlio”, è suddiviso in due parti essenziali. Nella prima, si tratteggiano le linee di tendenza delle scelte di politica penitenziaria che hanno ispirato la riforma del 1975 fino agli adeguamenti normativi più recenti, con particolare riferimento alle prerogative e facoltà che la legge riserva agli istituti di pena e ai soggetti detenuti per garantire la tutela dei legami affettivi e familiari durante l’esecuzione di una misura penale. Nella seconda parte, si riportano gli esiti della ricerca empirica svolta presso i tre istituti penitenziari presenti sul territorio della regione Molise (Campobasso, Larino, Isernia) e presso l’Ufficio UEPE di Campobasso (Ufficio Esecuzione Penale Esterna) che ha competenza sull’intero territorio regionale. La ricerca sul campo si è basata, in una prima fase, su una raccolta dati di tipo quantitativo, successivamente si è avvalsa di strumenti di indagine propri della ricerca qualitativa, come l’intervista in profondità (con schema semi-strutturato) e il focus group. La tipologia di soggetti coinvolti nell’indagine qualitativa comprende: figure istituzionali; collaboratori esterni e rappresentanti del mondo del volontariato; soggetti detenuti; mogli e figli di detenuti. Il quadro complessivo dell’elaborato finale, oltre a mettere in evidenza le potenzialità e i limiti delle disposizioni normative oggi a disposizione per garantire il mantenimento della relazione tra genitori-detenuti e figli, cerca di cogliere la specificità (rispetto al tema indagato) del divario tra legge scritta e sue possibilità di concreta attuazione, nel tentativo di afferrarne la relazione con le strutture, l’organizzazione, il personale. E partendo sostanzialmente dal presupposto che la problematica della genitorialità in carcere non ha radici nella sola disciplina giuridica, e dunque non è solo nel diritto astratto che può essere compresa e trovare soluzione. La ricerca, inoltre, dando spazio all’esperienza diretta di soggetti che a vario titolo sono coinvolti nella complessa questione, oltre a rilevare il rapporto tra legislazione e prassi, tenta di cogliere l’incidenza dei fattori culturali e dell’expertise professionale sull’applicazione delle norme giuridiche che vedono ampliarsi o restringere le proprie potenzialità a seconda delle prospettive di chi è tenuto ad interpretarle, applicarle o chiederne l’applicazione.
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SIGNORI, ROBERTA. "POLIZIA PENITENZIARIA E SORVEGLIANZA DINAMICA IN CARCERE Le risposte ai cambiamenti organizzativi e l’impatto sul benessere del personale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2017. http://hdl.handle.net/10281/158284.

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Abstract:
Il sistema Penitenziario Italiano è attualmente interessato da profondi mutamenti organizzativi che riguardano, in particolar modo, le modalità operative del personale di polizia penitenziaria. L’introduzione della sorveglianza dinamica in carcere ha rappresentato un importante cambiamento organizzativo capace di ridefinire gli spazi, i tempi e le modalità di interazione all’interno delle sezioni detentive. Quest’ ultima fa riferimento ad una modalità operativa incentrata non più sul controllo statico della persona detenuta, ma piuttosto sulla conoscenza e l’osservazione della stessa. Nella mente dei suoi ideatori, essa rappresenta non solo un nuovo modo di “fare” sorveglianza, ma anche e soprattutto “un nuovo modo d’essere lavorativo ed organizzativo” (de Pascalis 2013) che chiama direttamente in causa le competenze dei professionisti della sorveglianza. Questi ultimi, nel quotidiano esercizio dell’autorità nei confronti della popolazione detenuta, si interfacciano dunque con un contesto in continua trasformazione. Per tali motivi, l’ attuazione nelle sezioni detentive di questa nuova modalità operativa solleva una serie di interrogativi, soprattutto rispetto all’ influenza che essa può esercitare sulla quotidianità degli individui detenuti e del personale che opera a stretto contatto con gli stessi, ovvero, gli agenti penitenziari. La presente ricerca ha preso avvio proprio dalla constatazione dell’importanza di questo cambiamento organizzativo, e dell’influenza che lo stesso può esercitare sulle modalità attraverso cui gli agenti penitenziari concepiscono il proprio ruolo e svolgono i propri doveri professionali all’interno delle sezioni detentive. Più precisamente, la ricerca è guidata dall’intento di comprendere come si evolve la percezione dell’ identità di ruolo dei poliziotti penitenziari entro un quadro istituzionale in profondo mutamento. Questo elaborato porta quindi alla luce la dimensione identitaria del mestiere degli agenti penitenziari entro un contesto che si è definito “liminale” poiché strutturato attorno alla coesistenza di fini istituzionali sostanzialmente antitetici. Non è infatti possibile comprendere le risposte ad un cambiamento organizzativo, né tanto meno l’impatto di questo sul benessere del personale, senza prendere in considerazione come gli agenti concepiscono la propria identità di ruolo e in quali condizioni e attraverso quali dinamiche tale concezione si sviluppa. Questa ricerca permette dunque di evidenziare le condizioni che possono facilitare la transizione al nuovo modello operativo e incrementare il benessere del personale di polizia penitenziaria in relazione ad esso.
The Italian prison system is affected by deep organisational changes which affect the work of prison officers. The implementation of the so called “dynamic security” within detention wings is likely to redefine the interaction patterns between the staff and offenders. The “dynamic security” is regarded as an innovative surveillance procedure which relies on the observation and the knowledge of the offenders, rather than on their physical control. According to policy makers, the “dynamic security” is not just an innovative way of ensuring security, but it should also represent a “new way of being” of prison officers (de Pascalis 2013). The implementation of this organisational change raises questions regarding its influence on the daily life of offenders and prison guards and their interaction within a changing environment. This research focuses on the influence of the implementation of the “dynamic security” on prison officers role identity. It aims to shed light on the identity related dimension of the prison work within a context that I defined as “liminal” by virtue of the coexistence of two antithetical institutional objectives, that is to say, rehabilitation and reclusion. Indeed, responses to organizational changes cannot be understood and interpreted without taking into consideration the dynamics and processes of identification in the role of prison officer. This research will highlight the conditions which can facilitate the transition to new work practices and foster prison officer wellbeing, through the analysis of the processes of identification within the changing environment of prison.
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PASTORI, MASSIMILIANO CRISTIAN. "La compatibilità col regime carcerario: revisione casistica ed interpretazione dei dati nell’ambito dell’attuale panorama di assistenza e cura dei detenuti." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2008. http://hdl.handle.net/2108/728.

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Abstract:
Tale ricerca analizza la questione dell’incompatibilità tra le condizioni di salute del detenuto ed il regime detentivo. Esistono norme che disciplinano le condizioni per le quali il detenuto sottoposto a custodia cautelare oppure condannato in via definitiva, non può essere sottoposto a tale regime. Il medicolegale è frequentemente chiamato in causa ai fini dell’accertamento peritale della eventuale sussistenza di condizioni di incompatibilità con il regime carcerario. In assenza di dati nella Letteratura medica relativi alle condizioni di incompatibilità con il regime carcerario, il presente studio effettua una revisione casistica sull’argomento al fine di fornirne ed una disamina dell’attuale offerta sanitaria in ambito penitenziario. Dai 65 casi peritali esaminati sono stati ottenuti dati statistici relativi ai detenuti (sesso, età, patologie per organi e apparati, sedi di restrizione, compatibilità col regime detentivo). Detti dati, che possono essere ritenuti utili al fine di standardizzare dei criteri di valutazione medicolegale, sino ad oggi esclusivamente soggettivi, vengono interpretati alla luce dell’attuale panorama di assistenza e cura del detenuto.
This research analyses the issue of the incompatibility between health conditions and prisoner detention. The penitentiary laws rule the situations in which a person, who waits for sentence or already condemned, can not enter or remain in prison because of his health conditions.The physicians (forensic scientists) are often called by judges to verify possible health conditions not consistent with detention.No data are available about conditions not consistent with detention regime; this research evaluates case study review to offer data about this matter and examines present penitentiary health service. 65 cases about prisoners’ health condition are reviewed, by which statistical data are acquired (sex, age, organ and apparatus pathologies, site of detention, compatibility between health conditions and prisoner detention). Coming out data could be useful to set the standard to evaluate if a prisoner can enter or remain into the jail using objective criterions; at last the data are read considering present penitentiary health service.
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DE, LUCA LETIZIA. "LETTURA PSICODINAMICA DEI PROCESSI DI TRANSIZIONE ENTRO IL SISTEMA PENITENZIARIO ITALIANO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/19979.

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Abstract:
La ricerca si è posta l’obiettivo di delineare, esplorare ed approfondire le rappresentazioni, i vissuti e le strategie operative messe in atto dagli operatori penitenziari italiani in risposta al cambiamento organizzativo in atto nel contesto nazionale. Tale scelta ha previsto la partizione del progetto in due studi. Il primo studio ha fatto riferimento alla metodologia Grounded Theory (Glaser & Strauss, 1967) con riferimento al contributo di Charmaz (2006). Sono stati coinvolti 123 operatori penitenziari di 4 regioni italiane. I risultati hanno evidenziato importanti elementi di similarità tra le figure professionali, nonostante la differenza di ruolo. Il più importante elemento di trasversalità emerge rispetto ai problemi percepiti come essenziali nell’attuale pratica di lavoro. Infine, elementi di omogeneità caratterizzano anche i vissuti riferiti, a prevalenza emozionale negativa. Il secondo studio si è ispirato alla tradizione dell’analisi di processo. I dati raccolti i tramite osservazione partecipata sono stati riletti secondo due metodologie: analisi del contenuto tramite T-LAB (Lancia, 2004) ed analisi delle modalità interattive tramite applicazione della griglia IPA (Bales, 1950; 1970). I risultati mostrano una generale tendenza a soffermarsi su aspetti legati al compito, tralasciando però la dimensione relazionale e la centralità di momenti di auto-riflessione rispetto al processo in atto.
The research had the aim of outlining, exploring and deepening representations, experiences and operational strategies implemented by Italian prison operators in response to the organizational change taking place in the national context. This choice has foreseen the partition of the project in two studies. The first study referred to Grounded Theory methodology (Glaser & Strauss, 1967; Charmaz, 2006). There were involved 123 operators coming from 4 Italian regions. The results highlight important elements of similarity among professional figures, despite the difference of role. The most important element of transversality emerges about perceived problems. Finally, elements of homogeneity also characterize the reported experiences, with negative emotional prevalence. The second study was inspired by the tradition of process analysis. Data, collected through participatory observations, were interpreted according to two methodologies: content analysis via T-LAB (Lancia, 2004) and analysis of interactive modes through the application of IPA grid (Bales, 1950, 1970). The results show a general tendency to linger on aspects related to the task, but to omit the relational dimension and the centrality of moments of self-reflection about the ongoing process.
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DE, LUCA LETIZIA. "LETTURA PSICODINAMICA DEI PROCESSI DI TRANSIZIONE ENTRO IL SISTEMA PENITENZIARIO ITALIANO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/19979.

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Abstract:
La ricerca si è posta l’obiettivo di delineare, esplorare ed approfondire le rappresentazioni, i vissuti e le strategie operative messe in atto dagli operatori penitenziari italiani in risposta al cambiamento organizzativo in atto nel contesto nazionale. Tale scelta ha previsto la partizione del progetto in due studi. Il primo studio ha fatto riferimento alla metodologia Grounded Theory (Glaser & Strauss, 1967) con riferimento al contributo di Charmaz (2006). Sono stati coinvolti 123 operatori penitenziari di 4 regioni italiane. I risultati hanno evidenziato importanti elementi di similarità tra le figure professionali, nonostante la differenza di ruolo. Il più importante elemento di trasversalità emerge rispetto ai problemi percepiti come essenziali nell’attuale pratica di lavoro. Infine, elementi di omogeneità caratterizzano anche i vissuti riferiti, a prevalenza emozionale negativa. Il secondo studio si è ispirato alla tradizione dell’analisi di processo. I dati raccolti i tramite osservazione partecipata sono stati riletti secondo due metodologie: analisi del contenuto tramite T-LAB (Lancia, 2004) ed analisi delle modalità interattive tramite applicazione della griglia IPA (Bales, 1950; 1970). I risultati mostrano una generale tendenza a soffermarsi su aspetti legati al compito, tralasciando però la dimensione relazionale e la centralità di momenti di auto-riflessione rispetto al processo in atto.
The research had the aim of outlining, exploring and deepening representations, experiences and operational strategies implemented by Italian prison operators in response to the organizational change taking place in the national context. This choice has foreseen the partition of the project in two studies. The first study referred to Grounded Theory methodology (Glaser & Strauss, 1967; Charmaz, 2006). There were involved 123 operators coming from 4 Italian regions. The results highlight important elements of similarity among professional figures, despite the difference of role. The most important element of transversality emerges about perceived problems. Finally, elements of homogeneity also characterize the reported experiences, with negative emotional prevalence. The second study was inspired by the tradition of process analysis. Data, collected through participatory observations, were interpreted according to two methodologies: content analysis via T-LAB (Lancia, 2004) and analysis of interactive modes through the application of IPA grid (Bales, 1950, 1970). The results show a general tendency to linger on aspects related to the task, but to omit the relational dimension and the centrality of moments of self-reflection about the ongoing process.
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Capuzzo, Valentina <1980&gt. "L’Ufficio di Servizio Sociale per Minorenni e il minore assuntore di sostanze stupefacenti autore di reato. Le conseguenze del trasferimento al Servizio sanitario nazionale delle funzioni di Sanità Penitenziaria." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4798.

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Abstract:
La presente tesi di laurea è il risultato di un approfondito studio sul trasferimento al Servizio Sanitario Nazionale delle funzioni di Sanità Penitenziaria, con particolare rifermento alle conseguenze che questa Riforma ha avuto sulla Giustizia Minorile e sulle articolazioni periferiche del Dipartimento. Con il D.P.C.M. 1 aprile 2004, le funzioni sanitarie svolte dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e dal Dipartimento per la Giustizia Minorile sono affidate alle Aziende Sanitarie Locali del territorio in cui sono ubicati gli Istituti di Pena, i Servizi Penitenziari e i Servizi Minorili. La disamina si articola in sei parti. Nella prima parte si analizza il fenomeno del disagio giovanile evidenziando il confine sottile che esiste tra la devianza e la delinquenza. Molti studiosi hanno cercato di analizzare e comprendere la delinquenza minorile ma nessuno di essi è riuscito a formulare una teoria valida, duratura ed esente da critiche. Nel secondo capitolo, dopo una breve spiegazione del meccanismo d’azione delle sostanze stupefacente e psicotrope, si è sottolineata la diversità dei termini abuso, tolleranza e dipendenza. Nella parte centrale (terzo e quarto capitolo), dopo l’excursus storico che ha portato a raccogliere tutte le norme in materia di sostanze stupefacenti e psicotrope nel D.P.R. 309/1990, modificato successivamente dalla Legge n. 49 del 21febbraio 2006, si è trattato in maniere specifica dell’imputabilità del minore autore di reato assuntore di sostanze stupefacenti e delle misure pre-cautelari. Infine, attraverso una trattazione dettagliata delle Conferenze Unificate e delle Delibere della Regione Veneto, si è cercato di analizzare in modo critico le conseguenze della Riforma sui Servizi della Giustizia Minorile e, in particolare, sul Servizio Sociale per i Minorenni che ha dovuto far fronte ad un aumento della complessità del proprio lavoro legata sia alla necessità di coordinare i diversi Servizi coinvolti nella trattazione del caso, Servizi spesso con una conoscenza parziale dei contenuti della Riforma, sia alla modalità dei collocamenti in comunità dei minori tossicodipendenti e psichiatrici.
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Books on the topic "Penitenziaria"

1

Renato, Breda, and Fortuna F. Saverio, eds. Operatori penitenziari e legge di riforma: I protagonisti dell'ideologia penitenziaria. Milano: F. Angeli, 1985.

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2

Donato, Capece, and De Blasis Giovanni Battista, eds. L' amministrazione penitenziaria e il corpo di polizia penitenziaria. Roma: Laurus Robuffo, 2000.

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3

Guazzaloca, Bruno. L' esecuzione penitenziaria. Torino: UTET, 1995.

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4

Mazza, Leonardo. La polizia penitenziaria. Torino: G. Giappichelli, 1992.

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5

Battigaglia, Benito. Elementi di diritto penitenziario e di ordinamento dell'amministrazione penitenziaria per adulti e minorile. Roma: Laurus Robuffo, 2001.

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6

Corso, Piermaria. Manuale della [sic] esecuzione penitenziaria. Bologna: Monduzzi, 2000.

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7

Politi, Massimo. Manuale dei servizi di polizia penitenziaria. 2nd ed. Roma: Laurus Robuffo, 2002.

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8

Brunetti, Carlo. Manuale di diritto penitenziario: [principi generali, amministrazione penitenziaria, magistratura di sorveglianza, trattamento, sanzioni, misure di sicurezza]. Piacenza: La Tribuna, 2004.

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9

Castaldo, Mariachiara. La rieducazione tra realtà penitenziaria e misure alternative. Napoli: Jovene, 2001.

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10

Fiorentin, Fabio. L'esecuzione dei provvedimenti giurisdizionali: Disciplina dell'esecuzione penale e penitenziaria. Padova: CEDAM, 2007.

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Book chapters on the topic "Penitenziaria"

1

Di Somma, Emilio. "Le dinamiche multilivello dell’amministrazione della medicina penitenziaria nei più recenti provvedimenti di riforma." In Bioetica pratica e cause di esclusione sociale, 67–75. Mimesis Edizioni, 2012. http://dx.doi.org/10.4000/books.mimesis.2186.

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