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Dissertations / Theses on the topic 'Pedagogia generale'

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1

Grotto, Lidia <1996&gt. "Interculturalità. Identità, complessità, pedagogia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18313.

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Abstract:
L’educazione interculturale è spesso pensata in relazione ai percorsi con cui gli alunni di recente immigrazione vengono accompagnati verso l’integrazione nella società di accoglienza. In realtà l’educazione interculturale, e più in generale l’interculturalità, vanno molto oltre questa nozione specifica, superando la visione che le costringe dentro una sorta di “pedagogia per stranieri”. L’interculturalità è prima di tutto un paradigma, una prospettiva pedagogica, e rappresenta il modello più adatto per pensare una formazione che sia efficace oggi e che al contempo guardi al futuro e alla sua incertezza; il paradigma interculturale insegna che la diversità e la pluralità si trovano nell’individuo stesso, prima di trovarsi altrove, e sollecita un ripensamento dell’identità a partire dall’alterità, sia a livello personale che collettivo. La prospettiva interculturale abbraccia molte scoperte proprie dell’epistemologia della complessità e rende necessaria una riforma del pensiero, attraverso l’apertura dei saperi disciplinari e lo sviluppo di una mente versatile, critica e multiculturale; nell’epoca della globalizzazione e dell’interconnessione non è più possibile mantenere le categorie disgreganti del pensiero unico, che è un pensiero al singolare. La pedagogia interculturale si pone quindi come necessità formativa per tutti e viene a coincidere in ultima istanza con la pedagogia generale stessa.
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2

ANZILOTTI, PAOLA GIUSEPPINA MARIA. "La sfida della pedagogia medica: nuova frontiera educativa." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/414.

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Abstract:
Il lavoro di ricerca verte sull'analisi del rapporto tra medicina e pedagogia, in una prospettiva di intervento educativo finalizzato alla formazione dei futuri medici. La ricerca si è avvalsa di una letteratura straniera per il segmento relativo all'affermarsi della pedagogia medica, a livello nazionale ed internazionale, cui è seguita un'indagine empirica tendente a "dare voce" ai protagonisti della ricerca, gli studenti delle Facoltà di Medicina.
The research analyses the relation between education and medicine, in order to plan an educational intervention for future doctors. The research work is based on an international bibliography on Medical Education. There is also an empirical part in order to study the 'real voice' of students and professors.
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3

Lazzari, Anna <1997&gt. "Il ponte sottile tra pedagogia e arte. Itinerari di cittadinanza planetaria." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19680.

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Abstract:
Nell’era della globalizzazione, sempre più stringente è la necessità di comprendere e affrontare adeguatamente la crisi dell’educazione, dovuta all’iper-specializzazione e parcellizzazione dei saperi nelle istituzioni scolastiche. Il contesto contemporaneo ci chiede, infatti, di abbandonare il paradigma cartesiano che considera il soggetto avulso dal proprio ambiente, per riconoscere, al contrario, l’inter-relazionalità insita in tutte le cose. Questo significa anche caratterizzare questa sfida ‒ definita da autori quali Morin, Bocchi e Ceruti sfida della complessità ‒ come una necessità etica, che ci porta a identificare il Sé in relazione con l’Altro. Alla luce di tali considerazioni, cercheremo di dimostrare, a partire dal pensiero del sociologo francese Morin, perché sia necessario promuovere una vera e propria riforma dell’insegnamento bastata sulla promozione dell’interdisciplinarità e sul riconoscimento, in particolare, dell’arte quale strumento educativo valido per la comprensione della complessità stessa e la costruzione di una nuova cittadinanza planetaria. Il mondo delle istituzioni culturali contemporanee esibisce, poi, come sia possibile far conseguire, alla presa di consapevolezza che il patrimonio artistico sia fonte di ricchezza per l’individuo e lo sviluppo umano, strategie d’azione programmatiche e funzionali all’attuazione di una riforma dell’educazione artistica finalizzata alla formazione di identità complesse.
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4

Kemton, Ndiffo Jacky Magloire <1980&gt. "La pedagogie postcoloniale: l'exemple du Cameroun." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/8321.

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Abstract:
L’obiettivo che ci siamo prefissati con questo lavoro è quello di capire se esiste una pedagogia postcoloniale in Camerun e in quale misura questa pedagogia postcoloniale può contribuire all’autonomia del popolo camerunense. Per farlo, stiamo studiando gli origini e le caratteristiche del movimento postcoloniale. Un movimento che cerca di dare maggiore voce al subalterno, alle persone che possiamo definire come oppresse. Dalle nostre prime ricerche viene fuori che si tratta di un moviemento che non prende in considerazioni questioni educativi, quindi, il nostro intento diventa allora quello di riferirsi ad autori come Ivan Illich o Paulo Freire per arrivare ad una pedagogia postcoloniale che possa permettere l’autonomia e lo sviluppo del popolo camerunense, tenendo in considerazione la sua cultura.
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5

Sturza, Mihaela <1995&gt. "Educazione e giustizia sociale per generare capacità." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20433.

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Abstract:
L’approccio delle capacitazioni in una prospettiva di educazione e giustizia sociale, in un mondo sempre più globalizzato e dominato da forti poteri economici che vede sempre una più difficile garanzia di uguaglianza, benessere e felicità. Attraverso questo lavoro di tesi si vuole superare il concetto di benessere materialista e statico e si passa ad uno di well – being, che è una condizione più estesa e include tutto ciò che la persona vuole e può essere, definito dall’economista Amartya Sen. Di conseguenza le capacità centrali, come le descrive la filosofa Nussbaum, diventano il fondamento dei diritti Costituzionali. La domanda a cui si cerca di dare una risposta, attraverso la modalità di ricerca qualitativa, e se l’innovativo strumento dell’abitare sociale, interviene sull’acquisizione delle abilita e se rende possibile i percorsi di capacitazione e di realizzazione dei progetti di vita.
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6

RAMIREZ, SOASTI MARIA DEL CARMEN. "La comunicazione interculturale una pedagogia della differenza per l’insegnamento della comunicazione sociale in Ecuador." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2021. http://hdl.handle.net/11392/2487860.

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Abstract:
I nuovi scenari della comunicazione, la dinamica globalizante, l’innovazione teconologica, i cambiamenti costituzionali e le esigenze di un’educazione superiore con un approccio interculturale, suscitano diversi interessi nella ricerca e nei campi di conoscenza che permettono comprendere l’interculturalità da altre matrici espistemologiche che interpretano l’azione comunicativa con perspettive educative di alterità, inclusione, solidarietà, reciprocità e diversità culturale. Questi nuovi scenari sostengono un’altra forma di comunicazione ed educazione che richiede altre conoscenze e saperi, che forniscono altri quadri di comprensione per intendere la comunicazione interculturale come una pedagogia della differenza. In questo contesto, senza la pretesa di stabilire la comunicazione interculturale come un modello pedagogico, da un approccio epistemico relazionale ed ermeneutico, lo studio procede dall’idea di una pedagogia con un orientamento interculturale ed un’ azione comunicativa che coadiuvi dagli spazi universitari a un’educazione trasformatrice che, sensibilizzi i futuri comunicatori verso un cambiamento di comportamento personale per un esercizio professionale e una pratica ermeneutica che gli permette comprendere e interpretare la realtá plurinazionale e interculturale dell’Ecuador, per contribuire nella costruzione e nel rafforzamento dell’interculturalità. Si tratta di una ricerca di carattere qualitativo che ha il proposito di riflettere in chiave interculturale e da una matrice interpretativa sui popoli indigeni kichwa, le loro conoscenze e saperi ancestrali, tradizioni e costumi culturali, valori e principi comunitari. E parlare delle esperienze educative di studenti indigeni negli spazi familiari e comunitari, cosí come, l’espressione delle emozioni di discriminazione negli spazi universitari. La tesi è organizzata in cinque capitoli con un amplio quadro introduttivo che presenta lo studio, lo contestualizza ed espone uno schema della letteratura critica associata. Il capitolo 1 introduce il lettore a comprendere il significato dell’interculturalità e comunicazione interculturale da un’epistemologia relazionale e da una pedagogia interpretativa, il valore espistemico della differenza e i lineamenti per una pedagogia della differenza. Il capitolo 2 presenta un marco istituzionale inevitabile per comprendere cosa implichi essere uno Stato Plurinazionale e Interculturale nel quadro del Sumak Kawsay ed una caratterizzazione dei popoli indigeni Kichwa della regione andina dell’Ecuador. Il capitolo 3 risponde a un quadro esperenziale che raccoglie il lavoro empirico di questa tesi che cerca di porre in dialogo i saperi, interpretare la saggezza, la spiritualità e ritualità dei popoli kichwa. Il capitolo 4 sintetizza il quadro. E, finalmente il capitolo 5 espone le conclusioni. Lo studio ha portato non solo ad una revisione, ma ad un approfondimento dei paradigmi pedagogici dell'educazione interculturale per fare una proposta epistemica dal rapporto reciproco tra comunicazione, educazione e interculturalità, in cui il rapporto dialogico della comunicazione articola il riconoscimento delle logiche plurali che renderanno possibile comprendere l'interculturalità e altre strutture di relazione. Cioè la comunicazione interculturale intesa come un'epistemologia un'altra. Compito difficile per una formazione universitaria in comunicazione che conserva ancora tradizioni funzionaliste. Ecco perché è necessaria una pedagogia che ci aiuti a ripensare a noi stessi come popoli diversi, a indagare e immaginare la realtà che interpretiamo sapendo che la conoscenza dell'interculturalità non è solo una percezione, ma una costruzione che non possiamo dimenticare né eludere le responsabilità nel rafforzare una società interculturale.
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7

Gazzotti, Elena <1983&gt. "Fuori dal limbo. Mafie e direzioni progettuali per una resistenza pedagogica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7649/1/gazzotti_elena_tesi.pdf.

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Abstract:
La riflessione pedagogica è stata da una parte accusata di silenzio e di mancanza di approfondimento rispetto alle responsabilità educative coinvolte nello sviluppo dei fenomeni mafiosi; d'altra parte ci confrontiamo con la diffusa domanda di comprensione di tali realtà e del ruolo della società civile e con un aumento di interesse, da parte delle Istituzioni, verso percorsi educativi. Questa ricerca intende contribuire al dibattito pedagogico sulle possibili progettualità educative per costruire una risposta civile alla problematica delle mafie. Per fare ciò, si accostano diverse griglie interpretative (storiche, sociologiche, giuridiche) e si confrontano percorsi di differenti criminalità organizzate (mafia, camorra, 'ndrangheta a livello nazionale e internazionale in primis, ma anche Yakuza, Cosa nostra americana e Triadi) con l'obiettivo di formarsi un angolo visuale più ampio e nello stesso tempo profondo della problematica mafiosa nella società globalizzata. Da questo confronto emerge l'importanza di comprendere, accanto alla pervasività delle mafie, la permeabilità dei contesti e le convergenze con gli stili esistenziali inautentici del nostro tempo, improntati al consumo, all'utilitarismo, al disimpegno, all'antropocentrismo. Ripercorrendo l'evoluzione delle iniziative che sono state svolte sul piano politico-istituzionale e su quello civile, constatiamo soprattutto a partire dagli anni '80 l'emergere del discorso educativo. Per comprendere i possibili obiettivi educativi, si analizzano infine diversi progetti, narrati attraverso la documentazione, le interviste e i questionari rivolti ai protagonisti, e confrontati con le riflessioni pedagogiche in merito alla cittadinanza e alla legalità. L'ascolto dei familiari delle vittime, le esperienze dei campi della legalità “tra nord e sud”, di rigenerazione sociale e cura degli spazi e dei beni pubblici e dell'abitare la città, consentono di aprire l'orizzonte all'utopia di una civiltà dell'empatia, a patto di non sottrarsi all'investimento educativo nello sviluppare la capacità di ascolto della realtà e delle ragioni dell'altro, di coltivare l'arte della resistenza nel segno dell'empatia.
Pedagogy has been blamed of silence and superficiality on the relationship between mafias and education; however, nowadays we are facing a spreading of interest among civil society and institution around educational projects. This research aims to contribute to the pedagogical debate around possible directions to support the civil society response to the problems of mafias. First of all, it deepens different theoretical framework (sociological, criminological, historical, law) and compares the different evolution of mafias (Cosa nostra, camorra, 'ndrangheta in the italian and international context, but also yakuza, triads, and italo-american mafia). The aim is to keep a wide and deep perspective of the problem of mafias in the globalized era. From this analysis emerges the importance of comprehension not only of the pervasiveness of the phenomenon but also the permeability of the contexts and the convergence with inauthentic lifestyles which are connected with consumption, utilitarianism, anthropocentrism and disengagement. Considering this, the research address to understand the evolution of political-institutional and civil initiatives. The importance of education has increased since the '80s, when the law enforcement agents have started to be murdered. To comprehend possible educational goals, the research analyzes different projects, which are narrated through the documentation, interviews and surveys of actors involved and it confronts them with the pedagogical reflections on citizenship and legality. Listening to the relatives of victims, working on the land confiscated to mafiosi and turned into social land trust or social projects, restoring and taking care of public spaces and goods, trying new way of social living: these practices allow us to open the horizon to the utopy of the civilization of empathy if we engage in the development of the ability to comprehend reality and the reasons of the other and to nurture the art of resistence, in the sign of empathy.
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Gazzotti, Elena <1983&gt. "Fuori dal limbo. Mafie e direzioni progettuali per una resistenza pedagogica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7649/.

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Abstract:
La riflessione pedagogica è stata da una parte accusata di silenzio e di mancanza di approfondimento rispetto alle responsabilità educative coinvolte nello sviluppo dei fenomeni mafiosi; d'altra parte ci confrontiamo con la diffusa domanda di comprensione di tali realtà e del ruolo della società civile e con un aumento di interesse, da parte delle Istituzioni, verso percorsi educativi. Questa ricerca intende contribuire al dibattito pedagogico sulle possibili progettualità educative per costruire una risposta civile alla problematica delle mafie. Per fare ciò, si accostano diverse griglie interpretative (storiche, sociologiche, giuridiche) e si confrontano percorsi di differenti criminalità organizzate (mafia, camorra, 'ndrangheta a livello nazionale e internazionale in primis, ma anche Yakuza, Cosa nostra americana e Triadi) con l'obiettivo di formarsi un angolo visuale più ampio e nello stesso tempo profondo della problematica mafiosa nella società globalizzata. Da questo confronto emerge l'importanza di comprendere, accanto alla pervasività delle mafie, la permeabilità dei contesti e le convergenze con gli stili esistenziali inautentici del nostro tempo, improntati al consumo, all'utilitarismo, al disimpegno, all'antropocentrismo. Ripercorrendo l'evoluzione delle iniziative che sono state svolte sul piano politico-istituzionale e su quello civile, constatiamo soprattutto a partire dagli anni '80 l'emergere del discorso educativo. Per comprendere i possibili obiettivi educativi, si analizzano infine diversi progetti, narrati attraverso la documentazione, le interviste e i questionari rivolti ai protagonisti, e confrontati con le riflessioni pedagogiche in merito alla cittadinanza e alla legalità. L'ascolto dei familiari delle vittime, le esperienze dei campi della legalità “tra nord e sud”, di rigenerazione sociale e cura degli spazi e dei beni pubblici e dell'abitare la città, consentono di aprire l'orizzonte all'utopia di una civiltà dell'empatia, a patto di non sottrarsi all'investimento educativo nello sviluppare la capacità di ascolto della realtà e delle ragioni dell'altro, di coltivare l'arte della resistenza nel segno dell'empatia.
Pedagogy has been blamed of silence and superficiality on the relationship between mafias and education; however, nowadays we are facing a spreading of interest among civil society and institution around educational projects. This research aims to contribute to the pedagogical debate around possible directions to support the civil society response to the problems of mafias. First of all, it deepens different theoretical framework (sociological, criminological, historical, law) and compares the different evolution of mafias (Cosa nostra, camorra, 'ndrangheta in the italian and international context, but also yakuza, triads, and italo-american mafia). The aim is to keep a wide and deep perspective of the problem of mafias in the globalized era. From this analysis emerges the importance of comprehension not only of the pervasiveness of the phenomenon but also the permeability of the contexts and the convergence with inauthentic lifestyles which are connected with consumption, utilitarianism, anthropocentrism and disengagement. Considering this, the research address to understand the evolution of political-institutional and civil initiatives. The importance of education has increased since the '80s, when the law enforcement agents have started to be murdered. To comprehend possible educational goals, the research analyzes different projects, which are narrated through the documentation, interviews and surveys of actors involved and it confronts them with the pedagogical reflections on citizenship and legality. Listening to the relatives of victims, working on the land confiscated to mafiosi and turned into social land trust or social projects, restoring and taking care of public spaces and goods, trying new way of social living: these practices allow us to open the horizon to the utopy of the civilization of empathy if we engage in the development of the ability to comprehend reality and the reasons of the other and to nurture the art of resistence, in the sign of empathy.
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Lusardi, Alessia <1974&gt. "La parola muta. Risignificazione estetica del non detto e autopoiesi pedagogica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amsdottorato.unibo.it/8872/3/frontespizio%2C%20tesi%20e%20abstract.pdf.

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Abstract:
Il concetto ossimorico di parola-muta evoca una potente immagine che mi ha spinto ad analizzare quegli aspetti e quelle problematiche comunicativo-espressive che si originano nella storicità della persona. Una pedagogia della parola-muta è un'indagine del “sottosuolo” del soggetto che non può evitare gli studi e i contributi della Filosofia, della Psicoanalisi, dell’Antropoanalisi e delle Neuroscienze, in quanto, queste discipline ci permettono di indagare il rischio di quel potenziale creativo che, se implode nel mutismo, non avrà modo di evolvere e tradursi in risorsa per realizzare cambiamenti generativi di risignificazione autopoietica. La parola muta proprio per la sua vasta fenomenologia legata alle diverse forme di indicibilità, conseguenti a realtà più o meno traumatiche, non può essere letta sotto un'unica categoria semantica di rimozione, ma in tutti quei processi di difesa all’origine del non detto. Le parole si interrompono perché l'eco emotivo dell'incomunicabilità eccede rispetto alla sua significazione. Ne consegue la paralisi della parola: una “lesione muta” da leggere come un sintomo, un significante di “qualcosa” che si nasconde e non riesce a rivelarsi. La parola-muta richiede, quindi, un agire educativo di cura e responsabilità pedagogica, in particolar modo per il suo duplice aspetto di segretezza intimistica: da un lato come cifra di potenzialità empatica da custodire, e dall'altro, come chiusura interiore da riconoscere per far sì che il silenzio non si trasformi in mutismo e solitudine. Donare possibilità di espressione alle parole-mute significa orientare la dimensione implicita dei non detti, delle fragilità e delle emozioni inibite al di fuori di una possibile implosione espressiva che potrebbe compromettere la generatività del soggetto in crescita. La parola-muta ha bisogno, per essere riconosciuta come esigenza espressiva del soggetto, di quell'intuizione e sensibilità estetica come prerogativa di una capacità educante al sentire, per risignificare poieticamente le parole che non trovano voce.
The ossimory concept of silent-word reminded to a strong image that suggested me sit to analyse those aspects and those expressional-comunicational problems that come from the person hystory. A pedagogical phase of silent-word is a discovery of a subject inside part all this need of studies of Filosofy, Psicoanalitic, of Antropology and Conscious Science, because these disciplines allow aurself to find of that creative potential which if it remains inside in a silent place. The silent word for is wide fenomenology linked to meaning forms ourself not saide followed some forms of drammatic reality. It can’t not be read under an only semantic category of motion but in all those the defence processing et the origin of not sed word become interrupted because the emotional echo of incomunicability its a lot rely on its significant. Consequently you have the word paralisis: a “silent word” to read as syntom, a teller of something that hid itself. and isn't able to manifesti t self. The silent-word demands an educational action of treatment and pedagogic responsability, particullary for its double. aspect of secret: in a hand as potential empatic quality to cure, and in the other side, as inner.. closing to inner feature..the silent to recognize to left de silent doesn't. change isolation. To give expression possibility to silent-words is signified. to turn the inside dimension of not side, of fragilities and of hidden emotions outside of one possible inner expression which. could change the development of the growing subject. The silent-word meds, for being reknow as expression needs..reknown of subject, of that intuition and aesthetic sensitiveness as the most import thing of ability which. educate to hearing for give an new signified in a poietic way word that doesn't. find a voice.
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Propato, Potentino Palmiro <1975&gt. "Banfi e Marx. Alle radici del Problematicismo pedagogico." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amsdottorato.unibo.it/9049/1/Banfi%20e%20Marx.%20Alle%20radici%20del%20problematicismo%20pedagogico%20.pdf.

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Abstract:
Il mio lavoro di ricerca è strutturato in due parti. Nella prima, attraverso una ricostruzione storico-critica del pensiero di Antonio Banfi, ho cercato di mettere a fuoco i concetti centrali dell’impegno critico e antidogmatico alla base del suo razionalismo critico. Ovvero: i concetti di ragione critica, di esperienza e di trascendentale. Particolare attenzione, poi, è stata prestata a quella che viene definita la “svolta marxista” di Banfi e a come essa si sia posta in relazione al suo razionalismo critico, vera e propria piattaforma teoretica del problematicismo pedagogico. Ho cercato, cioè, di capire se, e in che misura, la sua adesione al marxismo e al materialismo storico implichi una rinuncia a quel concetto di trascendentale, che ha impresso al suo razionalismo critico una chiara e decisa impronta antidogmatica, o se sia ipotizzabile, invece, una possibile integrazione tra la prospettiva trascendentale e la nuova concezione dello sviluppo storico a cui Banfi era approdato. Nella seconda parte del mio lavoro di ricerca, ho cercato di analizzare, da un lato, l’“attualità” e la validità della teoresi marxiana nell’affrontare quella dimensione di crisi che investe le persone e la società nel suo complesso e, dall’altro, la sua “inattualità” (in senso banfiano e problematicista), intesa come opposizione e irriducibilità del suo pensiero alle tendenze dominanti del presente e capacità di porsi come modello educativo e sociale alternativo all’imperante modello neoliberista. Infine, attraverso un confronto critico con il concetto di alienazione proposto dalla filosofa tedesca Rahel Jaeggi, sono stati analizzati alcuni tra i principali concetti teorici del problematicismo pedagogico, come il tema della libertà, dell’identità, dell’esistenza autentica e della progettazione esistenziale.
My research project consists of two parts. In the first one, through an historical-critical reconstruction of Antonio Banfi’s mindset, I have tried to focus on the main concepts of the critical and antidogmatical effort at the base of his critical rationalism. That is: the concepts of critical reason, experience and transcendental. Special attention has then been paid to what is defined as Banfi’s “Marxist turn” and how it has related to his critical rationalism, a true theoretical platform of pedagogical propblematicism. In other words, I have tried to understand whether, and to what extent, his adhesion to Marxism and historical materialism implies a waiver to the concept of transcendental, that has given a clear and definite antidogmatic touch to his critical rationalism, or we can suppose, instead, a possible integration of the transcendental perspective with Banfi’s new idea of historical development. In the second part of my research project, I have tried to analyze, on the one hand, the “topicality” and validity of Marxian speculation to face the dimensional crisis investing people and society as a whole, and, on the other hand, its “outdatedness” (in Banfi’s and problematicistic meaning), intended as his mindset’s irreducibility and reaction against dominant trends of the present and ability to be an alternative social and educational model to the rampant neo-liberal model. Finally, through a critical comparison with the concept of alienation suggested by the German philosopher Rahel Jaeggi, some of the main theoretical concepts of pedagogical problematicism have been analyzed, such as the topic of freedom, identity, authentic existence and existential planning.
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Lampronti, Paolo <1942&gt. "La costituzione della polis pedagogica. Soggetto e oggetto nella costruzione del sapere." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3465/1/Lampronti_Paolo_tesi.pdf.

Full text
Abstract:
La ricerca muove dall’ipotesi che le incalzanti riforme introdotte nella scuola italiana a partire dalla fine degli anni novanta non abbiano cambiato il dispositivo pedagogico della scuola tradizionale. Si è quindi andati alla ricerca nella “cassetta degli attrezzi” di Michel Foucault e di Célestin Freinet degli strumenti concettuali e pratici utili al cambiamento del dispositivo pedagogico L’esperienza politico- pedagogica del Lycée expérimental de Saint-Nazaire (Loire-Atlantique) è presentata come esempio di cambiamento possibile.
The research starts from the hypothesis that the reforms enacted in Italian schools from the end of the nineties have not changed the “pedagogic device” of the traditional school. In the analyses of Michel Foucault and in the pedagogic principles of Célestin Freinet we have researched the conceptual and pedagogic instruments useful to change the “pedagogic device”. The political-pedagogic experience of Lycée expérimental de Saint-Nazaire (Loire-Atlantique) is presented as an example of possible change.
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Lampronti, Paolo <1942&gt. "La costituzione della polis pedagogica. Soggetto e oggetto nella costruzione del sapere." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3465/.

Full text
Abstract:
La ricerca muove dall’ipotesi che le incalzanti riforme introdotte nella scuola italiana a partire dalla fine degli anni novanta non abbiano cambiato il dispositivo pedagogico della scuola tradizionale. Si è quindi andati alla ricerca nella “cassetta degli attrezzi” di Michel Foucault e di Célestin Freinet degli strumenti concettuali e pratici utili al cambiamento del dispositivo pedagogico L’esperienza politico- pedagogica del Lycée expérimental de Saint-Nazaire (Loire-Atlantique) è presentata come esempio di cambiamento possibile.
The research starts from the hypothesis that the reforms enacted in Italian schools from the end of the nineties have not changed the “pedagogic device” of the traditional school. In the analyses of Michel Foucault and in the pedagogic principles of Célestin Freinet we have researched the conceptual and pedagogic instruments useful to change the “pedagogic device”. The political-pedagogic experience of Lycée expérimental de Saint-Nazaire (Loire-Atlantique) is presented as an example of possible change.
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SPANO, ANDREA. "Educazione alla professionalità: Per una cultura pedagogica della formazione professionale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2022. http://hdl.handle.net/11584/333149.

Full text
Abstract:
This thesis discusses and promotes a humanistic way to interpret professionalism in the education and vocational training field. The aim of this research is contributing to transform the education of the future professionals into a concrete opportunity to make people able to participate in the social development, starting by supporting them in their processes of authentic development, both personal and professional. Currently, the theories and the principles that inspire the professionalizing practices in formal contexts are not closely connected to the foundations of the Philosophy of education based on the inheritance of The concept of Bildung. Therefore, in the first part of the thesis the points of contact and discordant elements among the theories of human Bildung and the patterns used in the educational practice for professionals are treated, in order to make emerge the problematic aspects that the maintenance of this separation produces. In accordance with the principle that says that every authentic professionalism can be achieved through a process that integrates the conformation to the professional models and differentiation from them, a new theoretical approach for the vocational training is proposed. It includes the reflections on (I) the authentical relationships among humans that can transform, both in the training contexts and in the professional practices, the interactions between trainers and trainees, among colleagues and between professionals and customers; (II) the subjective contributions that trainees can provide to their learning process and professional practices (emotions, opinions and personal attitudes are elements that are often marginalised in the training based on utilitarian training approaches); (III) the development of the reflective and transformative attitudes of the people, starting by the first stage of education till the adulthood.
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Cardellini, Margherita <1992&gt. "Discriminazione verso il colore della pelle nella scuola primaria. Pedagogia interculturale e impegno progettuale in direzione antirazzista." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amsdottorato.unibo.it/9219/1/TESI%20DOTTORATO%20CARDELLINI.pdf.

Full text
Abstract:
La presenti tesi di Dottorato in Scienze Pedagogiche, dal titolo “Discriminazione verso il colore della pelle nella scuola primaria. Pedagogia Interculturale e impegno progettuale in direzione antirazzista” prende impulso da due indagini esplorative che la dottoranda aveva intrapreso – in qualità di studentessa (rispettivamente per il suo Elaborato Finale della tesi triennale e la tesi per la Laurea Magistrale) – tra il 2013 e il 2016 e nelle quali ha avuto l’occasione di esplorare il tema della discriminazione legata al colore scuro della pelle (ponendo anche una specifica attenzione all’intersezione di questo tema con le “questioni di genere”). La ricerca che ha condotto per il dottorato in Scienze Pedagogiche, di taglio empirico, ha anzitutto attraversato un momento di ampia analisi bibliografica, con particolare riferimento alla letteratura statunitense relativa al tema del colorism per poi potersi dedicare alla letteratura che, in ambito nazionale e con particolare riferimento alla disciplina pedagogica interculturale, ha trattato il tema del razzismo e dell’antirazzismo. Partendo da questi presupposti teorici, Cardellini ha avviato una ricerca empirica in due contesti scolastici specifici, dislocati a Bologna e a Catania; si tratta di due particolari scuole primarie che si sono dichiarate “impegnate a livello interculturale” (oltre a questa variabile, altre variabili sono state oggetto di interesse). In tal senso, la dottoranda ha cercato di comprendere se e come tali progettazioni includessero (o meno) obiettivi di tipo antirazzista e se e come vi fossero ricadute interculturalmente significative nei bambini. Utilizzando una metodologia di tipo qualitativo, sono stati realizzati focus group con bambine e bambini (78 bambini) delle classi quarte e quinte e interviste con le insegnanti (20 insegnanti), oltre ad un’attenta analisi del materiale documentale delle progettazioni stesse.
This PhD thesis, titled “Skin color discrimination in primary school. Intercultural education and antiracism”, wants to continue a previous study started between 2013 and 2016. In this study, I analyzed colorism as a phenomenon among children, with specific attention to gender studies. This is an empirical study which started from a very detailed bibliography review, especially related to US’ colorism. Then I move to some Italian studies who focused on the intersection between intercultural education, racism and antiracism. Starting from this theoretical framework I started my empirical research in two very different Italian schools, in Bologna (Emilia-Romagna) and Catania (Sicily). I choose these schools because they both defined themselves as interculturally involved. In this sense, I wanted to understand if they included some antiracist goals in their projects. Using a qualitative methodology, I realized some focus groups with children (78 children) and some interviews with teachers (20 teachers). Indeed, I analyze all the documental material related to these intercultural projects.
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Filippini, Federica <1980&gt. "Dal dolore alla solidarietà. Storie di resistenza attiva in contesti di conflitto e violenza per una pedagogia della solidarietà." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3842/1/Tesi_Dottorato_Federica_Filippini.pdf.

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Filippini, Federica <1980&gt. "Dal dolore alla solidarietà. Storie di resistenza attiva in contesti di conflitto e violenza per una pedagogia della solidarietà." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3842/.

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Bortolotto, Melania. "Adolescenza e identità personale: fondamenti pedagogici." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426122.

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Abstract:
This research represents the attempt to define a pedagogical analysis of adolescence at a historical time in which this particular stage of life has incorporated such new psycho-socio-pedagogical characteristics, as to need to classify it as an ‘education emergency’. In the last few years, Pedagogy, as a science of Education, seems almost indifferent to this problem in regards to theoretical considerations and scientific research. Because we consider Education as the process of building personal identity, this pedagogical study primarily takes into consideration the analysis of the relationship between adolescence and personal identity. This is the ultimate goal of the research: to try to analyze the problem of personal identity in order to understand the nature and characteristics of the current and potential educational process designed for adolescents. Current research has favored a phenomenological-ermeneutic approach to ensure unity in the analysis of the manifestations of adolescence, in accordance with the ‘personalistic’ pedagogy. The method of research has incorporated many different approaches which, in connecting quantitative with qualitative data, has allowed us to answer many of the thematic demands included in the research questions. The ‘focus group’ tool was used in gathering information to identify the concepts and experiences needed to interpret the perception that each adolescent has of their own personal identity. Three concepts have been noted as the main ones in adolescent development and also in the process of building personal identity: Body, thought, and relationship. These three concepts were used to create a questionnaire which was administered to a representative sample of adolescents. It was on the basis of the data found that the pedagogical interpretation of adolescence was developed.
La ricerca in oggetto rappresenta il tentativo di affrontare una tematizzazione pedagogica dell’adolescenza in un momento storico in cui questa età della vita sembra assumere nuove caratteristiche psico-socio-pedagogiche, tali da connotarla nei termini di un’emergenza educativa. A fronte di questa problematicità, la pedagogia come scienza dell’educazione appare negli ultimi anni, poco impegnata dal punto di vista della riflessione teorica e della ricerca scientifica. Assumendo l’educazione come processo di costruzione dell’identità personale, la proposta di lettura pedagogica passa attraverso l’analisi del legame che l’adolescenza intrattiene con l’identità personale. La finalità conoscitiva può essere così sintetizzata: mettere a fuoco la problematica dell’identità personale per comprendere la natura e le caratteristiche del processo educativo attuale e potenziale rivolto agli adolescenti. La presente ricerca ha privilegiato un approccio fenomenologico-ermeneutico per garantire, nella lettura delle manifestazioni dell’adolescenza, l’unità che viene raccomandata da una pedagogia di tipo personalista. La metodologia della ricerca si è avvalsa di un approccio multimodale che, nell'intersezione di dati quantitativi e qualitativi, ha permesso di rispondere alle esigenze conoscitive poste dalle domande di ricerca. Lo strumento del focus group è stato utilizzato nella fase esplorativa per far emergere le categorie concettuali ed esperienziali del vissuto identitario dell'adolescente. Corpo, pensiero e relazionalità si sono imposte come le sedi del cambiamento adolescenziale nonché le dimensioni costitutive dell'identità personale. Queste tre categorie hanno istruito la strutturazione del questionario che è stato somministrato ad un campione significativo di adolescenti. Sulla base dei dati raccolti, è stata sviluppata l’interpretazione pedagogica dell’adolescenza.
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Pinelli, Giorgia <1978&gt. "La professione docente tra rappresentazioni e progetto formativo. Un'analisi pedagogica della competenza degli insegnanti secondari." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3475/1/Pinelli_Giorgia_tesi.pdf.

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Abstract:
This thesis deals with the professional characteristics of secondary school teachers, with particular regard to their competence and their education. The topic will be approached starting from the characteristics and trasnformations social research has identified concerning Italian teachers, focusing on secondary teacher training. After a brief look at Europe, the attention will be directed to Italy, with particular regard to the Postgraduate Schools of Specialisation for Secondary School Teachers (SSIS); hence the need for an analysis that focuses on teaching per se and its concrete pratice. For its nature to be fully grasped, teaching must be reconsidered as an independent object of study, a performance in which competence manifests itself and a form of action involving a set of tacit and personal knowledge. A further perspective opens up for analysis, according to which the professional characteristics of teachers are the result of an education in which the whole history of the subject is involved, in its educative, formative, professional and personal aspects. The teaching profession is imbued with implicit meanings which are inaccessible to conscience but orient action and affect the interpretation of experience. Through the analysis of three different empirical data sets, collected among teachers-in-training and teachers qualified at SSIS, I will try to investigate the actual existence, the nature and the features of such implicit knowledge. It appears necessary to put the claims of process-product approaches back in their right perspective, to the benefit of a holistic conception of teaching competence. The teacher is, at the same time, “he who is teaching” and offers a concrete receiver the fruit of an endless work of study, reflection, practice and self-update. To understand this process will mean to penetrate more and more deeply into the core of teaching and teaching competence , a competence that in some respects “is” always “that” teacher, with his or her own story, implicit knowledge and representations.
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Pinelli, Giorgia <1978&gt. "La professione docente tra rappresentazioni e progetto formativo. Un'analisi pedagogica della competenza degli insegnanti secondari." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3475/.

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Abstract:
This thesis deals with the professional characteristics of secondary school teachers, with particular regard to their competence and their education. The topic will be approached starting from the characteristics and trasnformations social research has identified concerning Italian teachers, focusing on secondary teacher training. After a brief look at Europe, the attention will be directed to Italy, with particular regard to the Postgraduate Schools of Specialisation for Secondary School Teachers (SSIS); hence the need for an analysis that focuses on teaching per se and its concrete pratice. For its nature to be fully grasped, teaching must be reconsidered as an independent object of study, a performance in which competence manifests itself and a form of action involving a set of tacit and personal knowledge. A further perspective opens up for analysis, according to which the professional characteristics of teachers are the result of an education in which the whole history of the subject is involved, in its educative, formative, professional and personal aspects. The teaching profession is imbued with implicit meanings which are inaccessible to conscience but orient action and affect the interpretation of experience. Through the analysis of three different empirical data sets, collected among teachers-in-training and teachers qualified at SSIS, I will try to investigate the actual existence, the nature and the features of such implicit knowledge. It appears necessary to put the claims of process-product approaches back in their right perspective, to the benefit of a holistic conception of teaching competence. The teacher is, at the same time, “he who is teaching” and offers a concrete receiver the fruit of an endless work of study, reflection, practice and self-update. To understand this process will mean to penetrate more and more deeply into the core of teaching and teaching competence , a competence that in some respects “is” always “that” teacher, with his or her own story, implicit knowledge and representations.
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PENSABENE, ROSSANA. "La pedagogia di Makiguchi e la sua applicazione nella scuola primaria: studio di un caso in Brasile." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2012. http://hdl.handle.net/2108/202117.

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Abstract:
This research aims to illustrate the revolutionary thought of Japanese educationalist Tsunesaburo Makiguchi – still not very popular in western countries – and to highlight how extraordinarily modern and topical it still is nowadays as school is experiencing a global crisis. Author of three books, Makiguchi elaborated his pedagogical system proposing a true reform of knowing subjects, reviewing the relation between subject and object, and recontextualising knowledge, so as to enable individuals to develop their own potentials in view of collective interest fulfillment. Value prevailing over truth; happiness as the goal of education; the proposal of “human revolution” as a process of transformation of own life, which unavoidably ends up changing the society, too – they are all fundamental features of Buddhist philosophy, which also can be found in Makiguchi’s educational thought. The suggestion stimulated by Makiguchi’s ideas in his books roused my interest and wish to learn the didactic tools and patterns putting his intuitions into practice. My journey across Brazil resulted in an intense ethnographic research activity aiming to observe the “Makiguchi in Action” Project, initiated by Brazil SGI’s educational division and tested in Sao Paulo’s state schools. All the reflections expressed in this work, matured upon Makiguchi’s books and stemming from my on-site research, highlight a type of education aiming to form complete human beings through significant relationships and conceiving happiness as both the instrument and the goal to express the positive potentials lying in every human life
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ROTA, MARTA BEATRICE. "La proposta pedagogica del service learning : una connessione generativa fra apprendimento e servizio." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2015. http://hdl.handle.net/10446/32812.

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BRAMBILLA, LISA. ""Divenir donne". L'educazione informale di genere nei racconti di formazione." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2014. http://hdl.handle.net/10281/53248.

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Abstract:
In the pedagogical field, the need for helping young generations in the composition of their gender subjectivity has been highlighted. The main aim is to provide them useful means to deconstruct heteronimy and dependence conditions and to stimulate the identification and development of the various differences gender can take on. The intentionality of educational projects nevertheless remains far from the educational processes which inform gender learning and lie in educational experiences defined by pedagogical research as informal and widespread. This happens in the overall lack of a general gender culture in Italy where gender statistics reveal the persistence of significant gaps in different core areas of life (family life, employment and wage, violence). Within this frame research meant to collect and examine different gender formation stories of some young women; we investigated the traces and peculiarities of informal educational experiences composing the aforementioned stories and studied the attributions of meaning which these young women refer to their experiences. Our research, in the light of the gender-sensitive approach, aims at the adoption of qualitative, narrative methodologies. Biographical material was directed to the collection of formation stories of the young women involved in the study (12 women, aged between 19 and 23) and to the exploration of their spontaneous theories about gender. The recurrences identified in the collected material allowed us to detect some possible traces of informal and diffuse upbringing by means of the gender disadvantage and to investigate (informal) didactics and contents. Echoes of this disadvantage were also found in the modalities by which the young women thought and shaped their experience and in the way the conceived their gender construct. In spite of the fact that all the accounts consciously hint at the presence of a less traditional (binary and heterosexual) and more complex gender order, the significations about gender and gender-related experiences do not appear to question the dominant conceptualizations, rather reaffirming interpretations (mainly naturalizing and psychologising ones) which just probate and normalise nevertheless exposed differences and imbalances. In those, rare, cases when gender is conceived as a social construction, the burden given to cultural bonds like absence or impracticability of options (material and symbolic) appears to potentially affect the self-legitimisation of wishes, opportunities, choices and perceived experiences upstream; against social destiny. Idiographic focus allowed to identify some experience dimensions where the agency of some of the women involved in the study was supported and appraised. The pragmatic orientation which informed the research and motivated the attention for contemporaneity and the young women living it, characterizes the obtained results as a possible functionality which makes this study a contribution to the knowledge and understanding of gender construction stories and a possible preparatory basis for the definition of dedicated educational projects.
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Ferroni, Mara <1974&gt. "Le metodologie nell'interazione tra didattica generale e didattica disciplinare. L'utilizzo del role playing per l'analisi del testo letterario." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1006/1/Tesi_Ferroni_Mara.pdf.

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Ferroni, Mara <1974&gt. "Le metodologie nell'interazione tra didattica generale e didattica disciplinare. L'utilizzo del role playing per l'analisi del testo letterario." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1006/.

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ZINI, PAOLA. "CRESCITA UMANA E BENESSERE ORGANIZZATIVO NUOVE PROSPETTIVE DI PEDAGOGIA DEL LAVORO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1373.

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Abstract:
La ricerca si propone di delineare alcune proposte pedagogico-educative per il benessere organizzativo. Per raggiungere tale obiettivo è stato necessario rilevare i cambiamenti in atto nel mondo del lavoro, rintracciando le trasformazioni che accomunano tra loro i diversi paesi europei. Inoltre, al fine di ricuperare uno sguardo pedagogico sul lavoro, è stata effettuata una riflessione, movendo dai classici della pedagogia per mettere in luce alcune categorie che risultano essere ancora attuali per leggere il lavoro. La ricerca si avvale dei risultati emersi da tre analisi di caso svolte con imprese eccellenti ubicate nella provincia di Brescia e fortemente impegnate a sempre più migliorare la relazione con i loro stakeholder interni ed esterni.
The research’s aim is to give some educational proposals in order to improve the well being at work. In order to achieve this aim, it has been detected how the world of work is changing. However, to be able to look the work from a pedagogical point of view, I have made a reflection studying the education’s classical authors, in order to find some categories, that are useful to understand the work. For this research I have made 3 case studies in excellent companies in Brescia, engaged to improve the relations with their internal and external stakeholders.
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UBBIALI, Marco. "Pedagogia della vita personale: tra la carne e la parola. Contributi per una fondazione fenomenologica della pedagogia: ricerca teorica e ricerca empirica alla luce della filosofia di Edith Stein." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2013. http://hdl.handle.net/10446/28676.

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Abstract:
This dissertation presents four distinct parts, independent as four different essays. However these four essays are related one another through the fil rouge of a look upon the educational problem guided by phenomenology. Educational problem and problems: the radical question about the sense of educating (phenomenology of education) but also the contextual question about what a concrete educational phenomenon (a kindergarten, for example) is; a theoretical and an empirical research, distinct but strictly connected, essential one another just in the name of phenomenology. All the four parts try to offer some contribution to a phenomenological foundation of pedagogy. The first essay, Wide-eyed. Phenomenological notes for research in education, presents some thoughts to found phenomenologically the empirical research in education, a research within educational contexts, with a pedagogical, orienting and formative approach. The second essay, Edith Stein and ‘Bildung’ phenomenon, presents the thought of an extraordinary philosopher (born in Breslau, 1891, and died in Auschwitz, 1942), exponent of the early phenomenological movement, who also studied philosophy of education. This essay presents her contribution to the theory of Bildung (education) but also tries to read the whole steinian production through a pedagogical perspective, referring especially to her philosophical anthropology, and also to the question of community, the relationship between phenomenology and metaphysics, and the problem of a Christian philosophy. The third essay, What is generated in kindergartens? An empirical research inspired to phenomenology in the kindergartens associated to FISM of Mantua, presents an empirical research projected and conducted through a method inspired to phenomenology (and tries to prove it), such as explained in the two previous essays. The fourth essay, Custodian of sense. Educator between educational challenge and good life promise, describes an essential profile of educator, as a person and a professional of Bildung, i. e. of the personal education of every single being. A phenomenological philosophy offers the possibility of a pedagogy in personal life, made up of flesh, action and contingence, but also of word, reflection and theory.
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Fumo, Anna <1995&gt. "GENERARE SOLIDARIETÀ E PROMUOVERE RETI SOCIALI TRA FAMIGLIE. RIFLESSIONI A PARTIRE DA UNA SPERIMENTAZIONE NEL COMUNE DI SPINEA." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16852.

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Abstract:
La tesi si focalizza sul progetto Family Network, il cui obiettivo è promuovere la solidarietà familiare. Idea nata diversi anni fa su iniziativa dell’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Spinea, ha visto applicazione negli ultimi 7 anni. L’intento di questo progetto è quello di far si che vi sia un nuovo impulso alle politiche per la famiglia nel territorio. Attraverso la realizzazione di interventi a sostegno della genitorialità, con l’intento di creare una rete di supporto a famiglie in situazioni di fragilità sociale. Il lavoro sociale del Family Network si propone di attivare un percorso che ponga le migliori condizioni di crescita per bambini e adolescenti che hanno genitori fragili. L’amministrazione comunale, in collaborazione con la Cooperativa Sociale Olivotti, e le Associazioni di volontariato che si occupano di famiglie presenti nel territorio, collaborano al fine di una progettualità che si pone nell’ambito della prevenzione sociale.
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Corazza, Laura <1966&gt. "Educazione democratica e società della conoscenza. Tecnologie per la libertà, l'informazione/formazione democratica, l'educazione interculturale: una scelta possibile?" Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/274/1/TESI_LAURA.pdf.

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Corazza, Laura <1966&gt. "Educazione democratica e società della conoscenza. Tecnologie per la libertà, l'informazione/formazione democratica, l'educazione interculturale: una scelta possibile?" Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/274/.

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Debeljuh, Andrea <1979&gt. "Modello di formazione extrascolastica per la minoranza italiana in Croazia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/275/1/tesi_dottorato_Andrea_Debeljuh.pdf.

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Debeljuh, Andrea <1979&gt. "Modello di formazione extrascolastica per la minoranza italiana in Croazia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/275/.

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Tagliasacchi, Silvia <1975&gt. "Interculturalità e tutela linguistico-culturale. Le comunità italiane all'estero e il caso australiano." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/277/1/Tesi_Tagliasacchi.pdf.

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Tagliasacchi, Silvia <1975&gt. "Interculturalità e tutela linguistico-culturale. Le comunità italiane all'estero e il caso australiano." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/277/.

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Baldoni, Anna <1975&gt. "Educare alla cittadinanza democratica. La partecipazione di adolescenti e giovani negli enti locali della regione Emilia Romagna." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1001/1/Tesi_Baldoni_Anna.pdf.

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Abstract:
La tesi è il frutto di un lavoro di ricerca sul rapporto tra educazione e politica sviluppato considerando letteratura, studi e ricerche in ambito pedagogico, sociologico e delle scienze politiche. I nuclei tematici oggetto delle letture preliminari e degli approfondimenti successivi che sono diventati il corpo della tesi sono i seguenti: • la crisi del ruolo dei partiti politici in Italia e in Europa: diminuiscono gli iscritti e la capacità di dare corpo a proposte politiche credibili che provengano dalla “base”dei partiti; • la crisi del sistema formativo1 in Italia e il fatto che l’educazione alla cittadinanza sia poco promossa e praticata nelle scuole e nelle istituzioni; • la diffusa mancanza di fiducia degli adolescenti e dei giovani nei confronti delle istituzioni (scuola inclusa) e della politica in molti Paesi del mondo2; i giovani sono in linea con il mondo adulto nel dimostrare i sintomi di “apatia politica” che si manifesta anche come avversione verso la politica; • il fatto che le teorie e gli studi sulla democrazia non siano stati in grado di prevenire la sistematica esclusione di larghi segmenti di cittadinanza dalle dinamiche decisionali dimostrando che la democrazia formale sia drasticamente differente da quella sostanziale. Una categoria tra le più escluse dalle decisioni è quella dei minori in età. Queste tematiche, se poste in relazione, ci inducono a riflettere sullo stato della democrazia e ci invitano a cercare nuovi orizzonti in cui inserire riflessioni sulla cittadinanza partendo dall’interesse centrale delle scienze pedagogiche: il ruolo dell’educazione. Essenziale è il tema dei diritti umani: per cominciare, rileviamo che sebbene la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia sia stata approvata da quasi vent’anni (nel 1989) e malgrado numerose istituzioni nazionali e internazionali (Onu, Consiglio d’Europa, Banca Mondiale, Unesco) continuino ad impegnarsi nella promozione dei diritti sanciti e ratificati con leggi da quasi tutti i Paesi del mondo, questi diritti sono spesso trascurati: in particolare i diritti di bambini, adolescenti e giovani fino a 18 anni ad essere ascoltati, ad esprimersi liberamente, a ricevere informazioni adeguate nonché il diritto ad associarsi. L’effetto di tale trascuratezza, ossia la scarsa partecipazione di adolescenti e giovani alla vita sociale e politica in ogni parte del mondo (Italia inclusa) è un problema su cui cercheremo di riflettere e trovare soluzioni. Dalle più recenti ricerche svolte sul rapporto tra giovani e politica3, risulta che sono in particolare i giovani tra i quindici e i diciassette anni a provare “disgusto” per la politica e a non avere alcune fiducia né nei confronti dei politici, né delle istituzioni. Il disgusto è strettamente legato alla sfiducia, alla delusione , alla disillusione che oltretutto porta al rifiuto per la politica e quindi anche a non informarsi volutamente, a tenere ciò che riguarda la politica lontano dalla propria sfera personale. In Italia, ciò non è una novità. Né i governi che si sono succeduti dagli anni dell’Unità ad oggi, né le teorie democratiche italiane e internazionali sono riusciti a cambiare l’approccio degli italiani alla politica: “fissità della cultura politica, indolenza di fronte alla mancanza di cultura della legalità, livelli bassi di informazione, di competenza, di fiducia nella democrazia”4. Tra i numerosi fattori presi in analisi nelle ricerche internazionali (cfr. Cap. I par.65) ve ne sono due che si è scoperto influenzano notevolmente la partecipazione politica della popolazione e che vedono l’Italia distante dalle altre democrazie europee: 1) la vicinanza alla religione istituzionale , 2) i caratteri della morale6. Religione istituzionale Non c’è studio o ricerca che non documenti la progressiva secolarizzazione degli stati. Eppure, dividendo la popolazione dei Paesi in: 1) non credenti, 2) credenti non praticanti e 3) credenti praticanti, fatto salvo per la Francia, si assiste ad una crescita dei “credenti non praticanti” in Europa e dei “credenti praticanti” in particolare in Italia (risultavano da un’indagine del 2005, il 42% della popolazione italiana). La spiegazione di questa “controtendenza” dell’Italia, spiega la Sciolla, “potrebbe essere il crescente ruolo pubblico assunto dalla Chiesa italiana e della sua sempre più pervasiva presenza su temi di interesse pubblico o direttamente politico (dalla fecondazione assistita alle unioni tra omosessuali) oltreché alla sua visibilità mediatica che, insieme al generale e diffuso disorientamento, potrebbe aver esercitato un autorevole richiamo”. Pluralismo morale Frutto innanzitutto del processo di individualizzazione che erode le forme assolute di autorità e le strutture gerarchiche e dell’affermarsi dei diritti umani con l’ampliamento degli spazi di libertà di coscienza dei singoli. Una conferma sul piano empirico di questo quadro è data dal monitoraggio di due configurazioni valoriali che più hanno a che vedere con la partecipazione politica: 1) Grado di civismo (in inglese civicness) che raggruppa giudizi sui comportamenti lesivi dell’interesse pubblico (non pagare le tasse, anteporre il proprio interesse e vantaggio personale all’interesse pubblico). 2) Libertarismo morale o cultura dei diritti ovvero difesa dei diritti della persona e della sua liberà di scelta (riguarda la sessualità, il corpo e in generale la possibilità di disporre di sé) In Italia, il civismo ha subito negli anni novanta un drastico calo e non è più tornato ai livelli precedenti. Il libertarismo è invece aumentato in tutti i Paesi ma Italia e Stati Uniti hanno tutt’ora un livello basso rispetto agli altri Stati. I più libertari sono gli strati giovani ed istruiti della popolazione. Queste caratteristiche degli italiani sono riconducibili alla storia del nostro Paese, alla sua identità fragile, mai compatta ed unitaria. Non è possibile tralasciare l’influenza che la Chiesa ha sempre avuto nelle scelte politiche e culturali del nostro Paese. Limitando il campo al secolo scorso, dobbiamo considerare che la Chiesa cattolica ha avuto continuativamente un ruolo di forte ingerenza nei confronti delle scelte dei governi (scelte che, come vedremo nel Cap. I, par.2 hanno influenzato le scelte sulla scuola e sull’educazione) che si sono succeduti dal 1948 ad oggi7. Ciò ha influito nei costumi della nostra società caratterizzandoci come Stato sui generis nel panorama europeo Inoltre possiamo definire l’Italia uno "Stato nazionale ed unitario" ma la sua identità resta plurinazionale: vi sono nazionalità, trasformate in minoranze, comprese e compresse nel suo territorio; lo Stato affermò la sua unità con le armi dell'esercito piemontese e questa unità è ancora da conquistare pienamente. Lo stesso Salvemini fu tra quanti invocarono un garante per le minoranze constatando che di fronte a leggi applicate da maggioranze senza controllo superiore, le minoranze non hanno sicurezza. Riteniamo queste riflessioni sull’identità dello Stato Italiano doverose per dare a questa ricerca sulla promozione della partecipazione politica di adolescenti e giovani, sull’educazione alla cittadinanza e sul ruolo degli enti locali una opportuna cornice culturale e di contesto. Educazione alla cittadinanza In questo scritto “consideriamo che lo stimolo al cambiamento e al controllo di ciò che succede nelle sfere della politica, la difesa stessa della democrazia, è più facile che avvenga se i membri di una comunità, singolarmente o associandosi, si tengono bene informati, possiedono capacità riflessive e argomentative, sono dunque adeguatamente competenti e in grado di formarsi un’opinione autonoma e di esprimerla pubblicamente. In questo senso potremmo dire che proprio l’educazione alla democrazia, di chi nella democrazia vive, godendone i vantaggi, è stata rappresentata da Montiesquieu e da J.S Mill come uno dei caratteri basilari della democrazia stessa e la sua assenza come uno dei peggiori rischi in cui si può incorrere”8 L’educazione alla cittadinanza - considerata come cornice di un ampio spettro di competenze, complessivamente legate alla partecipazione e pienamente consapevole alla vita politica e sociale - e in particolare la formazione alla cittadinanza attiva sono da tempo riconosciute come elementi indispensabili per il miglioramento delle condizioni di benessere dei singoli e delle società e sono elementi imprescindibili per costituire un credibile patto sociale democratico. Ma che tipo di sistema formativo meglio si adatta ad un Paese dove - decennio dopo decennio - i decisori politici (la classe politica) sembrano progressivamente allontanarsi dalla vita dei cittadini e non propongono un’idea credibile di stato, un progetto lungimirante per l’Italia, dove la politica viene vissuta come distante dalla vita quotidiana e dove sfiducia e disgusto per la politica sono sentimenti provati in particolare da adolescenti e giovani? Dove la religione e il mercato hanno un potere concorrente a quello dei principi democratici ? La pedagogia può in questo momento storico ricoprire un ruolo di grande importanza. Ma non è possibile formulare risposte e proposte educative prendendo in analisi una sola istituzione nel suo rapporto con adolescenti e giovani. Famiglia, scuola, enti locali, terzo settore, devono essere prese in considerazione nella loro interdipendenza. Certo, rispetto all’educazione alla cittadinanza, la scuola ha avuto, almeno sulla carta, un ruolo preminente avendo da sempre l’obiettivo di formare “l’uomo e il cittadino” e prevedendo l’insegnamento dell’educazione civica. Ma oggi, demandare il ruolo della “formazione del cittadino” unicamente alla scuola, non è una scelta saggia. La comunità, il territorio e quindi le istituzioni devono avere un ruolo forte e collaborare con la scuola. Educazione formale, non formale e informale devono compenetrarsi. Gli studi e le riflessioni della scrivente hanno portato all’ individuazione degli enti locali come potenziali luoghi privilegiati della formazione politica dei giovani e dell’educazione alla cittadinanza. Gli enti locali I Comuni, essendo le Istituzioni più vicine ai cittadini, possono essere il primo luogo dove praticare cittadinanza attiva traducendo in pratiche anche le politiche elaborate a livello regionale e nazionale. Sostiene la Carta riveduta della partecipazione dei giovani9 “La partecipazione attiva dei giovani alle decisioni e alle attività a livello locale e regionale è essenziale se si vogliono costruire società più democratiche, solidali e prospere. Partecipare alla vita politica di una comunità, qualunque essa sia, non implica però unicamente il fatto di votare e presentarsi alle elezioni, per quanto importanti siano tali elementi. Partecipare ed essere un cittadino attivo vuol dire avere i diritti, gli strumenti intellettuali e materiali, il luogo, la possibilità, e, se del caso, il necessario sostegno per intervenire nelle decisioni, influenzarle ed impegnarsi in attività e iniziative che possano determinare la costruzione di una società migliore”. In Italia, il ruolo degli enti locali è stato per lo più dominante nella definizione delle politiche sociali, sanitarie ed educative ma è divenuto centrale soprattutto in seguito alla riforma del titolo V della Costituzione italiana operata nel 2001. Sono gli enti locali – le Regioni in primis – ad avere la funzione istituzionale di legiferare rispetto ai temi inerenti il sociale. Le proposte e le azioni di Province e Comuni dovrebbero ispirarsi al “principio di sussidiarietà” espresso nell’art. 118 della Costituzione: «Stato, Regioni, Province, Città metropolitane, Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà»10 e nei Trattati dell’Unione Europea. Il Trattato istitutivo della Comunità europea accoglie il principio nell’art.5 “La Comunità agisce nei limiti delle competenze che le sono conferite e degli obiettivi che le sono assegnati dal presente trattato. Nei settori che non sono di sua esclusiva competenza la Comunità interviene, secondo il principio della sussidiarietà, soltanto se e nella misura in cui gli obiettivi dell'azione prevista non possono essere sufficientemente realizzati dagli Stati membri e possono dunque, a motivo delle dimensioni o degli effetti dell'azione in questione, essere realizzati meglio a livello comunitario (…)”. Il principio di sussidiarietà può dunque essere recepito anche prevedendo, promuovendo e accogliendo la partecipazione dei cittadini alla vita della città in molteplici forme. Conseguentemente, facilitare l’avvicinamento degli adolescenti e dei giovani (in quanto cittadini) alla vita collettiva, al bene pubblico, alla politica considerandoli una risorsa e mettendoli nelle condizioni di essere socialmente e politicamente attivi rientra nelle possibili applicazioni del principio di sussidiarietà. L’oggetto della ricerca La ricerca condotta dalla scrivente prende le mosse dal paradigma ecologico e si ispira allo stile fenomenologico prendendo in analisi un contesto determinato da numerosi soggetti tra loro interrelati. La domanda di ricerca: “gli enti locali possono promuovere di progetti e interventi di educazione alla cittadinanza di cui adolescenti e giovani siano protagonisti? Se si, in che modo?”. Gli studi preliminari alla ricerca hanno mostrato uno scenario complesso che non era mai stato preso in analisi da chi si occupa di educazione. E’ stato dunque necessario comprendere: 1) Il ruolo e le funzioni degli enti locali rispetto alle politiche educative e di welfare in generale in Italia 2) La condizione di adolescenti e giovani in Italia e nel mondo 3) Che cos’è l’educazione alla cittadinanza 4) Che cosa si può intendere per partecipazione giovanile Per questo il lavoro di ricerca empirica svolto dalla scrivente è basato sulla realizzazione di due indagini esplorative (“Enti locali, giovani e politica (2005/2006)11 e “Nuovi cittadini di pace” (2006/2007)12) tramite le quali è stato possibile esaminare progetti e servizi di promozione della partecipazione degli adolescenti e dei giovani alla vita dei Comuni di quattro regioni italiane e in particolare della Regione Emilia-Romagna. L’oggetto dell’interesse delle due indagini è (attraverso l’analisi di progetti e servizi e di testimonianze di amministratori, tecnici e politici) esplorare le modalità con cui gli enti locali (i Comuni in particolare) esplicano la loro funzione formativa rivolta ad adolescenti e giovani in relazione all’educazione alla cittadinanza democratica. Ai fini delle nostre riflessioni ci siamo interessati di progetti, sevizi permanenti e iniziative rivolti alla fascia d’età che va dagli 11 ai 20/22 anni ossia quegli anni in cui si giocano molte delle sfide che portano i giovani ad accedere al mondo degli adulti in maniera “piena e autentica” o meno. Dall’analisi dei dati, emergono osservazioni su come gli enti locali possano educare alla cittadinanza in rete con altre istituzioni (la scuola, le associazioni), promuovendo servizi e progetti che diano ad adolescenti e giovani la possibilità di mettersi all’opera, di avere un ruolo attivo, realizzare qualche cosa ed esserne responsabili (e nel frattempo apprendere come funziona e che cos’è il governo di una città, di un territorio), intrecciare relazioni, lavorare in gruppo, in una cornice che va al di là delle politiche giovanili e che propone politiche integrate. In questo contesto il ruolo degli adulti (genitori, insegnanti, educatori, politici) è centrale: è dunque essenziale che le famiglie, il mondo della scuola, gli attivisti dei partiti politici, le istituzioni e il mondo dell’informazione attraverso l’agire quotidiano, dimostrino ad adolescenti e giovani coerenza tra azioni e idee dimostrando fiducia nelle istituzioni, tenendo comportamenti coerenti e autorevoli improntati sul rispetto assoluto della legalità, per esempio. Per questo, la prima fase di approfondimento qualitativo delle indagini è avvenuta tramite interviste in profondità a decisori politici e amministratori tecnici. Il primo capitolo affronta il tema della crisi della democrazia ossia il fatto che le democrazie odierne stiano vivendo una fase di dibattito interno e di riflessione verso una prospettiva di cambiamento necessaria. Il tema dell’inserimento dei diritti umani nel panorama del dibattito sulle società democratiche e sulla cittadinanza si intreccia con i temi della globalizzazione, della crisi dei partiti politici (fenomeno molto accentuato in Italia). In questa situazione di smarrimento e di incertezza, un’operazione politica e culturale che metta al primo posto l’educazione e i diritti umani potrebbe essere l’ancora di salvezza da gettare in un oceano di incoerenza e di speranze perdute. E’ necessario riformare il sistema formativo italiano investendo risorse sull’educazione alla cittadinanza in particolare per adolescenti e giovani ma anche per coloro che lavorano con e per i giovani: insegnanti, educatori, amministratori. La scolarizzazione, la formazione per tutto l’arco della vita sono alcuni dei criteri su cui oggi nuovi approcci misurano il benessere dei Paesi e sono diritti inalienabili sanciti, per bambini e ragazzi dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia.13 La pedagogia e la politica devono avere in questo momento storico un ruolo di primo piano; gli obiettivi a cui dovrebbero tendere sono la diffusione di una cultura dei diritti, una cultura del rispetto dell’infanzia e di attenzione prioritaria ai temi del’educazione alla cittadinanza. “Rimuovere gli ostacoli sociali ed economici”14 a che questi diritti vengano rispettati è compito dello Stato e anche degli enti locali. Il secondo capitolo descrive la condizione dei giovani nel mondo e in Italia in rapporto ai diritti di partecipazione. Il contesto mondiale che la Banca Mondiale (organismo dell’Onu)15 dipinge è potenzialmente positivo: “il numero di giovani tra i 12 e i 24 anni è intorno a 1, 3 miliardi ossia il livello più elevato della storia; questo gruppo è in migliore salute e meglio istruito di sempre. I Paesi ricchi come quelli poveri devono approfittare di questa opportunità prima che l’invecchiamento della società metta fine a questo periodo potenzialmente assai fruttuoso per il mondo intero. In Italia invece “Viene dipinto un quadro deprimente in cui “gli adulti mandano segnali incerti, ambigui, contraddittori. Se si può dunque imputare qualcosa alle generazioni dei giovani oggi è di essere, per certi versi, troppo simili ai loro padri e alle loro madri”16 Nel capitolo vengono mostrati e commentati i dati emersi da rapporti e ricerche di organizzazioni internazionali che dimostrano come anche dal livello di istruzione, di accesso alla cultura, ma in particolare dal livello di partecipazione attiva alla vita civica dei giovani, dipenda il futuro del globo intero e dunque anche del nostro Paese . Viene inoltre descritto l’evolversi delle politiche giovanili in Italia anche in rapporto al mutare del significato del concetto controverso di “partecipazione”: il termine è presente in numerose carte e documenti internazionali nonché utilizzato nei programmi politici delle amministrazioni comunali ma sviscerarne il significato e collocarlo al di fuori dei luoghi comuni e dell’utilizzo demagogico obbliga ad un’analisi approfondita e multidimensionale della sua traduzione in azioni. Gli enti locali continuano ad essere l’oggetto principale del nostro interesse. Per questo vengono riportati i risultati di un’indagine nazionale sui servizi pubblici per adolescenti che sono utili per contestualizzare le indagini regionali svolte dalla scrivente. Nel terzo capitolo si esamina l’ “educazione alla cittadinanza” a partire dalla definizione del Consiglio d’Europa (EDC) cercando di fornire un quadro accurato sui contenuti che le pertengono ma soprattutto sulle metodologie da intraprendere per mettere autenticamente in pratica l’EDC. La partecipazione di adolescenti e giovani risulta essere un elemento fondamentale per promuovere e realizzare l’educazione alla cittadinanza in contesti formali, non formali e informali. Il quarto capitolo riporta alcune riflessioni sulla ricerca pedagogica in Italia e nel panorama internazionale e pone le basi ontologiche ed epistemologiche della ricerca svolta dalla scrivente. Nel quinto capitolo vengono descritte dettagliatamente le due indagini svolte dalla scrivente per raccogliere dati e materiali di documentazione sui progetti di promozione della partecipazione dei giovani promossi dagli Enti locali emiliano-romagnoli ai fini dell’educazione alla cittadinanza. “Enti locali, giovani e politica” indagine sui progetti di promozione della partecipazione sociale e politica che coinvolgono ragazzi tra i 15 e i 20 anni. E “Nuovi cittadini di pace”, un’indagine sui Consigli dei ragazzi nella Provincia di Bologna. Nel sesto capitolo la scrivente formula alcune conclusioni e proposte operative concentrando la propria attenzione in particolare sulle questione della formazione di educatori e facilitatori che operano in contesti di educazione non formale interistituzionale, sulla necessità di una ampia diffusione di una cultura dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nel mondo della politica e della scuola e su un utilizzo del dialogo autentico (in quanto principio democratico) per far sì che adolescenti, giovani e adulti possano collaborare e contribuire insieme alla formulazione di politiche e alla realizzazione di progetti comuni. Ci sembra infine che si debba riconoscere che è tempo di puntare con tutte le forze e in tutti i setting educativi disponibili su un impegno formativo in cui la dimensione politica non solo sia chiaramente e consapevolmente presente, ma sia considerata una delle sue caratteristiche principali. Il nostro tempo lo richiede con urgenza: l’alternativa rischia di essere la disfatta dell’intera umanità e dunque l’impossibilità per l’uomo di realizzarsi nel suo più elevato significato e nel suo autentico valore. I giovani sempre più lo chiedono anche se non sempre utilizzano linguaggi decifrabili dagli adulti.
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Baldoni, Anna <1975&gt. "Educare alla cittadinanza democratica. La partecipazione di adolescenti e giovani negli enti locali della regione Emilia Romagna." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1001/.

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Abstract:
La tesi è il frutto di un lavoro di ricerca sul rapporto tra educazione e politica sviluppato considerando letteratura, studi e ricerche in ambito pedagogico, sociologico e delle scienze politiche. I nuclei tematici oggetto delle letture preliminari e degli approfondimenti successivi che sono diventati il corpo della tesi sono i seguenti: • la crisi del ruolo dei partiti politici in Italia e in Europa: diminuiscono gli iscritti e la capacità di dare corpo a proposte politiche credibili che provengano dalla “base”dei partiti; • la crisi del sistema formativo1 in Italia e il fatto che l’educazione alla cittadinanza sia poco promossa e praticata nelle scuole e nelle istituzioni; • la diffusa mancanza di fiducia degli adolescenti e dei giovani nei confronti delle istituzioni (scuola inclusa) e della politica in molti Paesi del mondo2; i giovani sono in linea con il mondo adulto nel dimostrare i sintomi di “apatia politica” che si manifesta anche come avversione verso la politica; • il fatto che le teorie e gli studi sulla democrazia non siano stati in grado di prevenire la sistematica esclusione di larghi segmenti di cittadinanza dalle dinamiche decisionali dimostrando che la democrazia formale sia drasticamente differente da quella sostanziale. Una categoria tra le più escluse dalle decisioni è quella dei minori in età. Queste tematiche, se poste in relazione, ci inducono a riflettere sullo stato della democrazia e ci invitano a cercare nuovi orizzonti in cui inserire riflessioni sulla cittadinanza partendo dall’interesse centrale delle scienze pedagogiche: il ruolo dell’educazione. Essenziale è il tema dei diritti umani: per cominciare, rileviamo che sebbene la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia sia stata approvata da quasi vent’anni (nel 1989) e malgrado numerose istituzioni nazionali e internazionali (Onu, Consiglio d’Europa, Banca Mondiale, Unesco) continuino ad impegnarsi nella promozione dei diritti sanciti e ratificati con leggi da quasi tutti i Paesi del mondo, questi diritti sono spesso trascurati: in particolare i diritti di bambini, adolescenti e giovani fino a 18 anni ad essere ascoltati, ad esprimersi liberamente, a ricevere informazioni adeguate nonché il diritto ad associarsi. L’effetto di tale trascuratezza, ossia la scarsa partecipazione di adolescenti e giovani alla vita sociale e politica in ogni parte del mondo (Italia inclusa) è un problema su cui cercheremo di riflettere e trovare soluzioni. Dalle più recenti ricerche svolte sul rapporto tra giovani e politica3, risulta che sono in particolare i giovani tra i quindici e i diciassette anni a provare “disgusto” per la politica e a non avere alcune fiducia né nei confronti dei politici, né delle istituzioni. Il disgusto è strettamente legato alla sfiducia, alla delusione , alla disillusione che oltretutto porta al rifiuto per la politica e quindi anche a non informarsi volutamente, a tenere ciò che riguarda la politica lontano dalla propria sfera personale. In Italia, ciò non è una novità. Né i governi che si sono succeduti dagli anni dell’Unità ad oggi, né le teorie democratiche italiane e internazionali sono riusciti a cambiare l’approccio degli italiani alla politica: “fissità della cultura politica, indolenza di fronte alla mancanza di cultura della legalità, livelli bassi di informazione, di competenza, di fiducia nella democrazia”4. Tra i numerosi fattori presi in analisi nelle ricerche internazionali (cfr. Cap. I par.65) ve ne sono due che si è scoperto influenzano notevolmente la partecipazione politica della popolazione e che vedono l’Italia distante dalle altre democrazie europee: 1) la vicinanza alla religione istituzionale , 2) i caratteri della morale6. Religione istituzionale Non c’è studio o ricerca che non documenti la progressiva secolarizzazione degli stati. Eppure, dividendo la popolazione dei Paesi in: 1) non credenti, 2) credenti non praticanti e 3) credenti praticanti, fatto salvo per la Francia, si assiste ad una crescita dei “credenti non praticanti” in Europa e dei “credenti praticanti” in particolare in Italia (risultavano da un’indagine del 2005, il 42% della popolazione italiana). La spiegazione di questa “controtendenza” dell’Italia, spiega la Sciolla, “potrebbe essere il crescente ruolo pubblico assunto dalla Chiesa italiana e della sua sempre più pervasiva presenza su temi di interesse pubblico o direttamente politico (dalla fecondazione assistita alle unioni tra omosessuali) oltreché alla sua visibilità mediatica che, insieme al generale e diffuso disorientamento, potrebbe aver esercitato un autorevole richiamo”. Pluralismo morale Frutto innanzitutto del processo di individualizzazione che erode le forme assolute di autorità e le strutture gerarchiche e dell’affermarsi dei diritti umani con l’ampliamento degli spazi di libertà di coscienza dei singoli. Una conferma sul piano empirico di questo quadro è data dal monitoraggio di due configurazioni valoriali che più hanno a che vedere con la partecipazione politica: 1) Grado di civismo (in inglese civicness) che raggruppa giudizi sui comportamenti lesivi dell’interesse pubblico (non pagare le tasse, anteporre il proprio interesse e vantaggio personale all’interesse pubblico). 2) Libertarismo morale o cultura dei diritti ovvero difesa dei diritti della persona e della sua liberà di scelta (riguarda la sessualità, il corpo e in generale la possibilità di disporre di sé) In Italia, il civismo ha subito negli anni novanta un drastico calo e non è più tornato ai livelli precedenti. Il libertarismo è invece aumentato in tutti i Paesi ma Italia e Stati Uniti hanno tutt’ora un livello basso rispetto agli altri Stati. I più libertari sono gli strati giovani ed istruiti della popolazione. Queste caratteristiche degli italiani sono riconducibili alla storia del nostro Paese, alla sua identità fragile, mai compatta ed unitaria. Non è possibile tralasciare l’influenza che la Chiesa ha sempre avuto nelle scelte politiche e culturali del nostro Paese. Limitando il campo al secolo scorso, dobbiamo considerare che la Chiesa cattolica ha avuto continuativamente un ruolo di forte ingerenza nei confronti delle scelte dei governi (scelte che, come vedremo nel Cap. I, par.2 hanno influenzato le scelte sulla scuola e sull’educazione) che si sono succeduti dal 1948 ad oggi7. Ciò ha influito nei costumi della nostra società caratterizzandoci come Stato sui generis nel panorama europeo Inoltre possiamo definire l’Italia uno "Stato nazionale ed unitario" ma la sua identità resta plurinazionale: vi sono nazionalità, trasformate in minoranze, comprese e compresse nel suo territorio; lo Stato affermò la sua unità con le armi dell'esercito piemontese e questa unità è ancora da conquistare pienamente. Lo stesso Salvemini fu tra quanti invocarono un garante per le minoranze constatando che di fronte a leggi applicate da maggioranze senza controllo superiore, le minoranze non hanno sicurezza. Riteniamo queste riflessioni sull’identità dello Stato Italiano doverose per dare a questa ricerca sulla promozione della partecipazione politica di adolescenti e giovani, sull’educazione alla cittadinanza e sul ruolo degli enti locali una opportuna cornice culturale e di contesto. Educazione alla cittadinanza In questo scritto “consideriamo che lo stimolo al cambiamento e al controllo di ciò che succede nelle sfere della politica, la difesa stessa della democrazia, è più facile che avvenga se i membri di una comunità, singolarmente o associandosi, si tengono bene informati, possiedono capacità riflessive e argomentative, sono dunque adeguatamente competenti e in grado di formarsi un’opinione autonoma e di esprimerla pubblicamente. In questo senso potremmo dire che proprio l’educazione alla democrazia, di chi nella democrazia vive, godendone i vantaggi, è stata rappresentata da Montiesquieu e da J.S Mill come uno dei caratteri basilari della democrazia stessa e la sua assenza come uno dei peggiori rischi in cui si può incorrere”8 L’educazione alla cittadinanza - considerata come cornice di un ampio spettro di competenze, complessivamente legate alla partecipazione e pienamente consapevole alla vita politica e sociale - e in particolare la formazione alla cittadinanza attiva sono da tempo riconosciute come elementi indispensabili per il miglioramento delle condizioni di benessere dei singoli e delle società e sono elementi imprescindibili per costituire un credibile patto sociale democratico. Ma che tipo di sistema formativo meglio si adatta ad un Paese dove - decennio dopo decennio - i decisori politici (la classe politica) sembrano progressivamente allontanarsi dalla vita dei cittadini e non propongono un’idea credibile di stato, un progetto lungimirante per l’Italia, dove la politica viene vissuta come distante dalla vita quotidiana e dove sfiducia e disgusto per la politica sono sentimenti provati in particolare da adolescenti e giovani? Dove la religione e il mercato hanno un potere concorrente a quello dei principi democratici ? La pedagogia può in questo momento storico ricoprire un ruolo di grande importanza. Ma non è possibile formulare risposte e proposte educative prendendo in analisi una sola istituzione nel suo rapporto con adolescenti e giovani. Famiglia, scuola, enti locali, terzo settore, devono essere prese in considerazione nella loro interdipendenza. Certo, rispetto all’educazione alla cittadinanza, la scuola ha avuto, almeno sulla carta, un ruolo preminente avendo da sempre l’obiettivo di formare “l’uomo e il cittadino” e prevedendo l’insegnamento dell’educazione civica. Ma oggi, demandare il ruolo della “formazione del cittadino” unicamente alla scuola, non è una scelta saggia. La comunità, il territorio e quindi le istituzioni devono avere un ruolo forte e collaborare con la scuola. Educazione formale, non formale e informale devono compenetrarsi. Gli studi e le riflessioni della scrivente hanno portato all’ individuazione degli enti locali come potenziali luoghi privilegiati della formazione politica dei giovani e dell’educazione alla cittadinanza. Gli enti locali I Comuni, essendo le Istituzioni più vicine ai cittadini, possono essere il primo luogo dove praticare cittadinanza attiva traducendo in pratiche anche le politiche elaborate a livello regionale e nazionale. Sostiene la Carta riveduta della partecipazione dei giovani9 “La partecipazione attiva dei giovani alle decisioni e alle attività a livello locale e regionale è essenziale se si vogliono costruire società più democratiche, solidali e prospere. Partecipare alla vita politica di una comunità, qualunque essa sia, non implica però unicamente il fatto di votare e presentarsi alle elezioni, per quanto importanti siano tali elementi. Partecipare ed essere un cittadino attivo vuol dire avere i diritti, gli strumenti intellettuali e materiali, il luogo, la possibilità, e, se del caso, il necessario sostegno per intervenire nelle decisioni, influenzarle ed impegnarsi in attività e iniziative che possano determinare la costruzione di una società migliore”. In Italia, il ruolo degli enti locali è stato per lo più dominante nella definizione delle politiche sociali, sanitarie ed educative ma è divenuto centrale soprattutto in seguito alla riforma del titolo V della Costituzione italiana operata nel 2001. Sono gli enti locali – le Regioni in primis – ad avere la funzione istituzionale di legiferare rispetto ai temi inerenti il sociale. Le proposte e le azioni di Province e Comuni dovrebbero ispirarsi al “principio di sussidiarietà” espresso nell’art. 118 della Costituzione: «Stato, Regioni, Province, Città metropolitane, Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà»10 e nei Trattati dell’Unione Europea. Il Trattato istitutivo della Comunità europea accoglie il principio nell’art.5 “La Comunità agisce nei limiti delle competenze che le sono conferite e degli obiettivi che le sono assegnati dal presente trattato. Nei settori che non sono di sua esclusiva competenza la Comunità interviene, secondo il principio della sussidiarietà, soltanto se e nella misura in cui gli obiettivi dell'azione prevista non possono essere sufficientemente realizzati dagli Stati membri e possono dunque, a motivo delle dimensioni o degli effetti dell'azione in questione, essere realizzati meglio a livello comunitario (…)”. Il principio di sussidiarietà può dunque essere recepito anche prevedendo, promuovendo e accogliendo la partecipazione dei cittadini alla vita della città in molteplici forme. Conseguentemente, facilitare l’avvicinamento degli adolescenti e dei giovani (in quanto cittadini) alla vita collettiva, al bene pubblico, alla politica considerandoli una risorsa e mettendoli nelle condizioni di essere socialmente e politicamente attivi rientra nelle possibili applicazioni del principio di sussidiarietà. L’oggetto della ricerca La ricerca condotta dalla scrivente prende le mosse dal paradigma ecologico e si ispira allo stile fenomenologico prendendo in analisi un contesto determinato da numerosi soggetti tra loro interrelati. La domanda di ricerca: “gli enti locali possono promuovere di progetti e interventi di educazione alla cittadinanza di cui adolescenti e giovani siano protagonisti? Se si, in che modo?”. Gli studi preliminari alla ricerca hanno mostrato uno scenario complesso che non era mai stato preso in analisi da chi si occupa di educazione. E’ stato dunque necessario comprendere: 1) Il ruolo e le funzioni degli enti locali rispetto alle politiche educative e di welfare in generale in Italia 2) La condizione di adolescenti e giovani in Italia e nel mondo 3) Che cos’è l’educazione alla cittadinanza 4) Che cosa si può intendere per partecipazione giovanile Per questo il lavoro di ricerca empirica svolto dalla scrivente è basato sulla realizzazione di due indagini esplorative (“Enti locali, giovani e politica (2005/2006)11 e “Nuovi cittadini di pace” (2006/2007)12) tramite le quali è stato possibile esaminare progetti e servizi di promozione della partecipazione degli adolescenti e dei giovani alla vita dei Comuni di quattro regioni italiane e in particolare della Regione Emilia-Romagna. L’oggetto dell’interesse delle due indagini è (attraverso l’analisi di progetti e servizi e di testimonianze di amministratori, tecnici e politici) esplorare le modalità con cui gli enti locali (i Comuni in particolare) esplicano la loro funzione formativa rivolta ad adolescenti e giovani in relazione all’educazione alla cittadinanza democratica. Ai fini delle nostre riflessioni ci siamo interessati di progetti, sevizi permanenti e iniziative rivolti alla fascia d’età che va dagli 11 ai 20/22 anni ossia quegli anni in cui si giocano molte delle sfide che portano i giovani ad accedere al mondo degli adulti in maniera “piena e autentica” o meno. Dall’analisi dei dati, emergono osservazioni su come gli enti locali possano educare alla cittadinanza in rete con altre istituzioni (la scuola, le associazioni), promuovendo servizi e progetti che diano ad adolescenti e giovani la possibilità di mettersi all’opera, di avere un ruolo attivo, realizzare qualche cosa ed esserne responsabili (e nel frattempo apprendere come funziona e che cos’è il governo di una città, di un territorio), intrecciare relazioni, lavorare in gruppo, in una cornice che va al di là delle politiche giovanili e che propone politiche integrate. In questo contesto il ruolo degli adulti (genitori, insegnanti, educatori, politici) è centrale: è dunque essenziale che le famiglie, il mondo della scuola, gli attivisti dei partiti politici, le istituzioni e il mondo dell’informazione attraverso l’agire quotidiano, dimostrino ad adolescenti e giovani coerenza tra azioni e idee dimostrando fiducia nelle istituzioni, tenendo comportamenti coerenti e autorevoli improntati sul rispetto assoluto della legalità, per esempio. Per questo, la prima fase di approfondimento qualitativo delle indagini è avvenuta tramite interviste in profondità a decisori politici e amministratori tecnici. Il primo capitolo affronta il tema della crisi della democrazia ossia il fatto che le democrazie odierne stiano vivendo una fase di dibattito interno e di riflessione verso una prospettiva di cambiamento necessaria. Il tema dell’inserimento dei diritti umani nel panorama del dibattito sulle società democratiche e sulla cittadinanza si intreccia con i temi della globalizzazione, della crisi dei partiti politici (fenomeno molto accentuato in Italia). In questa situazione di smarrimento e di incertezza, un’operazione politica e culturale che metta al primo posto l’educazione e i diritti umani potrebbe essere l’ancora di salvezza da gettare in un oceano di incoerenza e di speranze perdute. E’ necessario riformare il sistema formativo italiano investendo risorse sull’educazione alla cittadinanza in particolare per adolescenti e giovani ma anche per coloro che lavorano con e per i giovani: insegnanti, educatori, amministratori. La scolarizzazione, la formazione per tutto l’arco della vita sono alcuni dei criteri su cui oggi nuovi approcci misurano il benessere dei Paesi e sono diritti inalienabili sanciti, per bambini e ragazzi dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia.13 La pedagogia e la politica devono avere in questo momento storico un ruolo di primo piano; gli obiettivi a cui dovrebbero tendere sono la diffusione di una cultura dei diritti, una cultura del rispetto dell’infanzia e di attenzione prioritaria ai temi del’educazione alla cittadinanza. “Rimuovere gli ostacoli sociali ed economici”14 a che questi diritti vengano rispettati è compito dello Stato e anche degli enti locali. Il secondo capitolo descrive la condizione dei giovani nel mondo e in Italia in rapporto ai diritti di partecipazione. Il contesto mondiale che la Banca Mondiale (organismo dell’Onu)15 dipinge è potenzialmente positivo: “il numero di giovani tra i 12 e i 24 anni è intorno a 1, 3 miliardi ossia il livello più elevato della storia; questo gruppo è in migliore salute e meglio istruito di sempre. I Paesi ricchi come quelli poveri devono approfittare di questa opportunità prima che l’invecchiamento della società metta fine a questo periodo potenzialmente assai fruttuoso per il mondo intero. In Italia invece “Viene dipinto un quadro deprimente in cui “gli adulti mandano segnali incerti, ambigui, contraddittori. Se si può dunque imputare qualcosa alle generazioni dei giovani oggi è di essere, per certi versi, troppo simili ai loro padri e alle loro madri”16 Nel capitolo vengono mostrati e commentati i dati emersi da rapporti e ricerche di organizzazioni internazionali che dimostrano come anche dal livello di istruzione, di accesso alla cultura, ma in particolare dal livello di partecipazione attiva alla vita civica dei giovani, dipenda il futuro del globo intero e dunque anche del nostro Paese . Viene inoltre descritto l’evolversi delle politiche giovanili in Italia anche in rapporto al mutare del significato del concetto controverso di “partecipazione”: il termine è presente in numerose carte e documenti internazionali nonché utilizzato nei programmi politici delle amministrazioni comunali ma sviscerarne il significato e collocarlo al di fuori dei luoghi comuni e dell’utilizzo demagogico obbliga ad un’analisi approfondita e multidimensionale della sua traduzione in azioni. Gli enti locali continuano ad essere l’oggetto principale del nostro interesse. Per questo vengono riportati i risultati di un’indagine nazionale sui servizi pubblici per adolescenti che sono utili per contestualizzare le indagini regionali svolte dalla scrivente. Nel terzo capitolo si esamina l’ “educazione alla cittadinanza” a partire dalla definizione del Consiglio d’Europa (EDC) cercando di fornire un quadro accurato sui contenuti che le pertengono ma soprattutto sulle metodologie da intraprendere per mettere autenticamente in pratica l’EDC. La partecipazione di adolescenti e giovani risulta essere un elemento fondamentale per promuovere e realizzare l’educazione alla cittadinanza in contesti formali, non formali e informali. Il quarto capitolo riporta alcune riflessioni sulla ricerca pedagogica in Italia e nel panorama internazionale e pone le basi ontologiche ed epistemologiche della ricerca svolta dalla scrivente. Nel quinto capitolo vengono descritte dettagliatamente le due indagini svolte dalla scrivente per raccogliere dati e materiali di documentazione sui progetti di promozione della partecipazione dei giovani promossi dagli Enti locali emiliano-romagnoli ai fini dell’educazione alla cittadinanza. “Enti locali, giovani e politica” indagine sui progetti di promozione della partecipazione sociale e politica che coinvolgono ragazzi tra i 15 e i 20 anni. E “Nuovi cittadini di pace”, un’indagine sui Consigli dei ragazzi nella Provincia di Bologna. Nel sesto capitolo la scrivente formula alcune conclusioni e proposte operative concentrando la propria attenzione in particolare sulle questione della formazione di educatori e facilitatori che operano in contesti di educazione non formale interistituzionale, sulla necessità di una ampia diffusione di una cultura dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nel mondo della politica e della scuola e su un utilizzo del dialogo autentico (in quanto principio democratico) per far sì che adolescenti, giovani e adulti possano collaborare e contribuire insieme alla formulazione di politiche e alla realizzazione di progetti comuni. Ci sembra infine che si debba riconoscere che è tempo di puntare con tutte le forze e in tutti i setting educativi disponibili su un impegno formativo in cui la dimensione politica non solo sia chiaramente e consapevolmente presente, ma sia considerata una delle sue caratteristiche principali. Il nostro tempo lo richiede con urgenza: l’alternativa rischia di essere la disfatta dell’intera umanità e dunque l’impossibilità per l’uomo di realizzarsi nel suo più elevato significato e nel suo autentico valore. I giovani sempre più lo chiedono anche se non sempre utilizzano linguaggi decifrabili dagli adulti.
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Dos, Reis Marino Mara Lucia <1966&gt. "Altinópolis, una utopia brasiliana. Analisi di una esperienza di educazione alla pace e non violenza come pratica alternativa dell'educazione popolare." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1002/1/Tesi_Dos_Reis_Marino_Mara_Lucia.pdf.

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Abstract:
The present thesis has as its object of study a project called “Education towards Peace and No Violence”, developed in the town of Altinópolis, in the inner part of the state of São Paulo, Brazil. Based on the analysis and the studies that were carried out, it was possible to identify the difficulties in the implementation of the project, as well as the positive results evidenced by the reduction of the reports of violence in the town. Through a careful research of the historical facts, it shall be demonstrated the progress of education, particularly in Brazil, throughout the years. In addition, a panoramic view of the studies and programs for peace developed in North America and Occidental Europe will be presented. The education for peace based in the holistic concept of human development appeared as a new educational paradigm that works as a crucial instrument in the construction process towards a peaceful and more human society based in social justice.
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37

Dos, Reis Marino Mara Lucia <1966&gt. "Altinópolis, una utopia brasiliana. Analisi di una esperienza di educazione alla pace e non violenza come pratica alternativa dell'educazione popolare." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1002/.

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Abstract:
The present thesis has as its object of study a project called “Education towards Peace and No Violence”, developed in the town of Altinópolis, in the inner part of the state of São Paulo, Brazil. Based on the analysis and the studies that were carried out, it was possible to identify the difficulties in the implementation of the project, as well as the positive results evidenced by the reduction of the reports of violence in the town. Through a careful research of the historical facts, it shall be demonstrated the progress of education, particularly in Brazil, throughout the years. In addition, a panoramic view of the studies and programs for peace developed in North America and Occidental Europe will be presented. The education for peace based in the holistic concept of human development appeared as a new educational paradigm that works as a crucial instrument in the construction process towards a peaceful and more human society based in social justice.
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38

D’Ugo, Rossella <1981&gt. "Per una città educativa. Un laboratorio per la formazione permanente?" Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1632/1/TUTTO.pdf.

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D’Ugo, Rossella <1981&gt. "Per una città educativa. Un laboratorio per la formazione permanente?" Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1632/.

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40

Artoni, Matteo <1980&gt. "Cittadinanza e impegno politico. Una ricerca empirica sulla presenza dei giovani nei contesti politici." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1669/1/Tutta.pdf.

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Artoni, Matteo <1980&gt. "Cittadinanza e impegno politico. Una ricerca empirica sulla presenza dei giovani nei contesti politici." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1669/.

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42

Demozzi, Silvia <1981&gt. "Una danza di parti interagenti. Gregory Bateson pensiero ecologico e educazione." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2148/1/demozzi_silvia_tesi.pdf.

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Abstract:
The thesis focuses on the ecological thought of Gregory Bateson and the contributions that such epistemology can offer nowadays to the educational scene, connecting in particular to the problematicistic perspective of Giovanni Maria Bertin with the aim of rethinking and updating it. The writing explicates the meaning of education to an ecological knowledge, that privileges connections, creativity and solidarity with the living world. The work analyzes, moreover, the cultural and epistemological value of relations focusing on ethic commitment as an instrument of promotion of the right to difference. A final part of the work is dedicated to some ecological aspects such as environmental safeguard and development, fundamental topics especially for the educational context.
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Demozzi, Silvia <1981&gt. "Una danza di parti interagenti. Gregory Bateson pensiero ecologico e educazione." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2148/.

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Abstract:
The thesis focuses on the ecological thought of Gregory Bateson and the contributions that such epistemology can offer nowadays to the educational scene, connecting in particular to the problematicistic perspective of Giovanni Maria Bertin with the aim of rethinking and updating it. The writing explicates the meaning of education to an ecological knowledge, that privileges connections, creativity and solidarity with the living world. The work analyzes, moreover, the cultural and epistemological value of relations focusing on ethic commitment as an instrument of promotion of the right to difference. A final part of the work is dedicated to some ecological aspects such as environmental safeguard and development, fundamental topics especially for the educational context.
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44

Giustini, Chiara <1982&gt. "Povertà: sfida educativa e responsabilità sociale. Il ruolo dell'educazione verso una società più giusta, equa e solidale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3394/1/giustini_chiara_tesi.pdf.

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Abstract:
The thesis focuses on the link between education and poverty. The first part of the work investigates these concepts through a multidisciplinary study (History, Anthropology, Sociology, Psychology, Pedagogy) to show the complexity of the phenomena, and analyzes poverty considering it as an educational challenge. The second part presents the outcomes of a qualitative research about the role and the power that education has in the fight against poverty. The interviews and the focus groups with teachers and educators who work with the poor in several Italian cities and abroad (Denver and Los Angeles, Israel and Palestine), and the observations of the educational work done in some schools and services considered the "best practices" highlight the importance to re-educate our society, that is impoverished by the crisis of welfare state and the weakness of social networks. The final chapter is dedicated to a reflection on social justice, solidarity and sobriety, as pillars for Social Pedagogy in a society that cannot close its eyes to the inequalities that it generates.
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Giustini, Chiara <1982&gt. "Povertà: sfida educativa e responsabilità sociale. Il ruolo dell'educazione verso una società più giusta, equa e solidale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3394/.

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Abstract:
The thesis focuses on the link between education and poverty. The first part of the work investigates these concepts through a multidisciplinary study (History, Anthropology, Sociology, Psychology, Pedagogy) to show the complexity of the phenomena, and analyzes poverty considering it as an educational challenge. The second part presents the outcomes of a qualitative research about the role and the power that education has in the fight against poverty. The interviews and the focus groups with teachers and educators who work with the poor in several Italian cities and abroad (Denver and Los Angeles, Israel and Palestine), and the observations of the educational work done in some schools and services considered the "best practices" highlight the importance to re-educate our society, that is impoverished by the crisis of welfare state and the weakness of social networks. The final chapter is dedicated to a reflection on social justice, solidarity and sobriety, as pillars for Social Pedagogy in a society that cannot close its eyes to the inequalities that it generates.
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Lorenzini, Lisa <1974&gt. "La Scuola Media tra conoscenza e formazione." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3759/1/lorenzini_lisa_tesi.pdf.

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Lorenzini, Lisa <1974&gt. "La Scuola Media tra conoscenza e formazione." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3759/.

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Parra, Yolanda <1960&gt. "Oltre Oceano: Altri orizzonti del possibile. Epistemiologie di Abya Yala e progettualità esistenziale “Lekil Kuxlejal,Sumak Kawsay, Kajkrasa Ruyina”. Filosofie della Terra per una Pedagogia del Buen Vivir." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5428/1/PARRA_YOLANDA_TESI.pdf.

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Abstract:
Questo elaborato propone alcune riflessioni sulla necessità urgente di un nuovo paradigma educativo, mediante la re-organizzazione delle scienze della conoscenza, scienze in parole di Morin, “disgiunte e frazionate, inadeguate ad affrontare problemi che richiedono oggi approcci multidisciplinari”. La sfida: affrontare i nuovi problemi di una convivenza planetaria, attraverso le connessioni del pensiero ecologico, in questo studio asse centrale delle cosmovisioni e della Sapienza ancestrale dei Popoli di AbyaYala (America Latina). Popoli in cui la Vita come orizzonte di Armonia ed Equilibrio si concretizza in pratiche di Vita Quotidiana grazie ad una Pedagogia del BuenVivir, inclusiva e partecipativa, rispettosa della diversità biologica e delle differenze culturali, nonché della Sacralità della Terra e della Vita in tutte le sue manifestazioni. La cornice teorica considerata fa riferimento in modo particolare a: L’Ecologia della Mente (Bateson); Il problematicismo Pedagogico e l’Educazione alla Progettualità Esistenziale (G.M.Bertin, Contini); l’Ecologia dei Saperi e le Epistemologie del Sud (Boaventura di Sousa Santos, sociologo portoghese), in modo da tessere ponti di dialogo fra le diverse discipline, in particolare fra la pedagogia, la geografia, l’antropologia, la filosofia, la sociologia, la letteratura, il diritto e anche con le neuroscienze.
This paper proposes a reflection about the pressing necessity of a new educational paradigm obtained through the re-organization of the Knowledge Sciences. Sciences, in Morin’s words, ”disjointed, fragmented, inadequate to solve problems that today require an interdisciplinary approach”. The challenge: face the new global coexistence problems using the “Ecological thought”, in this study, central crux of the worldviews and ancestral wisdom, of Abya Yala (Latin America) people. Coexistence where the Right to Life as an Horizon of Harmony and Balance is turned into everyday life practice thanks to an including and participatory, respectful of Earth’s Sacredness, of Life in all its manifestations and respectful towards people’s biological and cultural diversity. The theoretical frame here considered specially refers to: Mind Ecology (Bateson); Pedagogic Problematicism and Education for Existential Planning (G.M.Bertin, Contini); Knowledge Ecology and Southern Epistemologies (Boaventura di Sousa Santos, Portuguese sociologist), in order to weave dialog bridges among different disciplines, in particular among Pedagogy, Geography, Anthropology, Philosophy, Sociology, Literature, Law and Neuroscience
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Parra, Yolanda <1960&gt. "Oltre Oceano: Altri orizzonti del possibile. Epistemiologie di Abya Yala e progettualità esistenziale “Lekil Kuxlejal,Sumak Kawsay, Kajkrasa Ruyina”. Filosofie della Terra per una Pedagogia del Buen Vivir." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5428/.

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Abstract:
Questo elaborato propone alcune riflessioni sulla necessità urgente di un nuovo paradigma educativo, mediante la re-organizzazione delle scienze della conoscenza, scienze in parole di Morin, “disgiunte e frazionate, inadeguate ad affrontare problemi che richiedono oggi approcci multidisciplinari”. La sfida: affrontare i nuovi problemi di una convivenza planetaria, attraverso le connessioni del pensiero ecologico, in questo studio asse centrale delle cosmovisioni e della Sapienza ancestrale dei Popoli di AbyaYala (America Latina). Popoli in cui la Vita come orizzonte di Armonia ed Equilibrio si concretizza in pratiche di Vita Quotidiana grazie ad una Pedagogia del BuenVivir, inclusiva e partecipativa, rispettosa della diversità biologica e delle differenze culturali, nonché della Sacralità della Terra e della Vita in tutte le sue manifestazioni. La cornice teorica considerata fa riferimento in modo particolare a: L’Ecologia della Mente (Bateson); Il problematicismo Pedagogico e l’Educazione alla Progettualità Esistenziale (G.M.Bertin, Contini); l’Ecologia dei Saperi e le Epistemologie del Sud (Boaventura di Sousa Santos, sociologo portoghese), in modo da tessere ponti di dialogo fra le diverse discipline, in particolare fra la pedagogia, la geografia, l’antropologia, la filosofia, la sociologia, la letteratura, il diritto e anche con le neuroscienze.
This paper proposes a reflection about the pressing necessity of a new educational paradigm obtained through the re-organization of the Knowledge Sciences. Sciences, in Morin’s words, ”disjointed, fragmented, inadequate to solve problems that today require an interdisciplinary approach”. The challenge: face the new global coexistence problems using the “Ecological thought”, in this study, central crux of the worldviews and ancestral wisdom, of Abya Yala (Latin America) people. Coexistence where the Right to Life as an Horizon of Harmony and Balance is turned into everyday life practice thanks to an including and participatory, respectful of Earth’s Sacredness, of Life in all its manifestations and respectful towards people’s biological and cultural diversity. The theoretical frame here considered specially refers to: Mind Ecology (Bateson); Pedagogic Problematicism and Education for Existential Planning (G.M.Bertin, Contini); Knowledge Ecology and Southern Epistemologies (Boaventura di Sousa Santos, Portuguese sociologist), in order to weave dialog bridges among different disciplines, in particular among Pedagogy, Geography, Anthropology, Philosophy, Sociology, Literature, Law and Neuroscience
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Zannoni, Federico <1981&gt. "La città divisa. Conflittualità, confini, prove di comunità." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5463/1/Zannoni_Federico_tesi.pdf.

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Abstract:
Il presente lavoro approfondisce le tematiche della conflittualità e della separazione etnica, sociale, religiosa, generazionale e culturale. In particolare, riporta i risultati di ricerche condotte in alcuni degli attuali contesti urbani più carichi di tensioni conflittuali, cercando di individuare i motivi vicini e remoti del confligere, le attività messe in atto per contenere le tensioni e le relative necessità educative poste in primo piano. L’elaborato si compone di cinque parti. La prima parte consiste in una riflessione teorica sulle dinamiche che caratterizzano le interazioni sociali nello spazio cittadino. Nella seconda parte viene trattato il tema del settarismo in Scozia, che vede contrapposti i cattolici di origine irlandese (generalmente tifosi della squadra di calcio dei Celtic) e i protestanti di sangue scozzese (generalmente tifosi dei Rangers). La terza parte ricostruisce la storia e il presente della lunga convivenza tra tatari musulmani e russi cristiano-ortodossi nei territori dell’attuale Repubblica etnica del Tatarstan, situata nel cuore della Russia europea, ponendo particolare attenzione agli aspetti religiosi, linguistici, culturali ed educativi. La quarta parte parla del disagio nelle periferie europee, manifestatosi in modo eclatante con le rivolte giovanili in Francia (2005) e nel Regno Unito (2011). La parte conclusiva, infine riprenderà alcuni degli elementi emersi per proporre una riflessione di tipo pedagogico atta ad affrontare in tutta la sua complessità, e con approcci nuovi, il tema della città divisa, con le relative conflittualità, i confini e le prove di comunità.
This paper investigates the themes of conflict and separations in their ethnic, social, religious, generational and cultural dimensions. In particular, it reports the results of researches conducted in some of the most complex urban areas, trying to identify the reasons of the conflicts, the activities put in place to curb the strains and the educational needs placed in the foreground. The paper consists of five parts. The first part is a theoretical analysis on the dynamics that characterize the social interactions in the city space. The second part deals with the issue of sectarianism in Scotland, which sees opposing Catholics of Irish descent (usually supporters of Celtic football team) and the Protestants of Scottish blood (usually Rangers’ fans). The third part traces the history and the present of the coexistence between Muslim Tatars and Christian-Orthodox Russians in the ethnic Republic of Tatarstan, situated in the heart of European Russia, paying particular attention to the religious, linguistic, cultural and educational issues. The fourth part analyses the discomfort in the European peripheries, that has been manifested with the youth revolts in France (2005) and in the UK (2011). The final part resumes some of the issues in order to suggest a pedagogical reflection to face the theme of the divided cities.
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