Academic literature on the topic 'Patrimonio industriale a Verona'

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Journal articles on the topic "Patrimonio industriale a Verona"

1

Petrini, Giovanni. "Made in Mage, la scommessa della moda sostenibile per riattivare spazi sottoutilizzati." TERRITORIO, no. 56 (March 2011): 74–76. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-056008.

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Abstract:
Il contributo ragiona sulle opportunitŕ dell'intrecciare domanda di spazi per il settore emergente della moda sostenibile con la grande offerta data dalle aree ed edifici dismessi o sottoutilizzati in Milano ed area metropolitana. L'occasione č il progetto di riuso temporaneo ‘Made in Mage'. Attivazione di un polo della produzione creativa e sostenibile per la valorizzazione del patrimonio industriale degli ex magazzini generali Falck' che ha come obiettivo quello di promuovere e sostenere le realtŕ artigianali e creative legate ai temi della moda e design sostenibile, incentivare il riuso di edifici e spazi vuoti o sottoutilizzati, coniugare nuove attivitŕ produttive con la valorizzazione del patrimonio di archeologia industriale sestese.
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2

Ruggeri, Mirella, Nazario Santolini, Marco Stegagno, Giuseppe Imperadore, and Rosa Bruna Dall'Agnola. "Metodi." Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 8, S5 (March 1999): 21–26. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000368.

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Abstract:
Verona-Sud è un'area che include la parte meridionale della città di Verona e 3 piccoli paesi situati nelle vicinanze. In essa vive una popolazione di circa 75.000 abitanti. I processi di immigrazione determinati dallo sviluppo industriale hanno provocato una crescita notevole della popolazione nel periodo 1951-1971, ma da allora i valori sono rimasti piuttosto stabili, con un leggero calo della popolazione totale. Il rapporto tra i sessi è tale per cui ogni 100 femmine vi sono 95 maschi; circa il 50% dei residenti è coniugato. Circa il 44% della popolazione adulta ha una attività economica, che si svolge soprattutto nel terziario (62% del settore economico).I servizi psichiatrici a cui si possono rivolgere i residenti di Verona-Sud sono costituiti dal Servizio Psichiatrico Territoriale (SPT), da due cliniche private e un servizio per le tossicodipendenze. Il SPT è la principale agenzia psichiatrica di Verona-Sud ed è quella presa in considerazione in questo studio; ad essa si rivolge circa il 70% dei pazienti psichiatrici residenti nell'area di Verona-Sud e praticamente la larga maggioranza di pazienti con disturbi psichici gravi. Il SPT è entrato in funzione nel maggio 1978 ed è gestito dall'Istituto di Psichiatria dell'Università di Verona. I principi che stanno alla base della sua organizzazione sono quelli del riferimento ad una popolazione geograficamente definita, della continuità terapeutica dell'intervento, svolto quanto più possibile sul territorio, e della presa in carico longitudinale. Gli obiettivi e le caratteristiche dell'intervento svolto dal SPT sono descritti in vari lavori (Balestrieri, 1990; Tansella, 1991, 1993; Burti & Tansella, 1995; Tansella & Ruggeri, 1996).
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3

Maffi, Luciano, and Martino Lorenzo Fagnani. "Milano "in omnibus". Esposizioni e turismo urbano nella seconda metà dell'Ottocento." STORIA IN LOMBARDIA, no. 2 (September 2020): 94–113. http://dx.doi.org/10.3280/sil2018-002005.

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Abstract:
La seconda metà dell'Ottocento è segnata da un incredibile exploit di tecnologia, scienza e rinnovamento industriale in tutto il mondo occidentale. Vetrina del progresso sono le grandi esposizioni, spettacolari kermesse internazionali come quella di Londra nel 1851 o quella di Parigi del 1889. Anche il Regno d'Italia, appena nato nel 1861, si cimenta nell'organizzazione di eventi simili. Si tratta di esposizioni su scala più ridotta, che intendono soprattutto contribuire alla formazione dell'identità nazionale. In più, la grande affluenza di visitatori nelle città ospitanti aiuta a delineare il ramo del turismo urbano. In questo, l'Italia può affiancare il proprio patrimonio storico-artistico alle espressioni di progresso. Il nostro articolo considera questi due aspetti a Milano negli anni Settanta. In particolar modo, analizziamo la percezione che la società milanese da una parte e i visitatori esterni dall'altra hanno dell'Esposizione industriale italiana (1871), dell'Esposizione storica d'arte indu-
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Romeo, Emanuele. "Memoria dell’antico e nuove funzioni museali compatibili Alcune riflessioni sul patrimonio industriale legato alla produzione di elettricità." Labor e Engenho 11, no. 4 (December 26, 2017): 412. http://dx.doi.org/10.20396/labore.v11i4.8651199.

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Abstract:
Il patrimonio industriale legato all’energia elettrica è rappresentato da una serie di complessi architettonici fortemente stratificati, caratterizzati da diverse soluzioni tecniche, formali e distributive che si sono sovrapposte l'una all'altra, quando necessario, per ragioni legate all’innovazione tecnologia e ai cambiamenti nei processi produttivi. In realtà, sono proprio queste stratificazioni (aggiunte, cambiamenti d'uso, abbandoni momentanei e riusi, accompagnati da adeguamenti architettonici e tecnologici) che conferiscono ai complessi industriali particolare valore di memoria. Infatti, è proprio la continua trasformazione di funzioni e di elementi tecnologici a rappresentare “l'essenza” di questa particolare produzione edilizia. Dalla nascita delle prime fabbriche fino ad oggi, gli edifici industriali hanno cambiato rapidamente la loro forma architettonica e la loro consistenza sia materica sia formale assecondando le esigenze lavorative e produttive. Per questo motivo oggi abbiamo l'opportunità di leggere una "storia dell'architettura" rappresentata da una sequenza di tecnologie e materiali sostituiti di continuo o stratificatisi, in un abaco di elementi relativi alla sperimentazione del calcestruzzo armato, del ferro, della ghisa, dell’acciaio; oppure riguardanti l’utilizzo di grandi superfici di vetro o coperture a shed; o ancora relativi all'uso di fonti energetiche naturali e artificiali. Molte esperienze europee di restauro e riuso degli edifici industriali legati alla produzione di energia, hanno già considerato tale approccio come una delle migliori scelte volte a una conservazione che possa definirsi compatibile: la scelta delle nuove funzioni è dettata, infatti, non tanto dalle esigenze economiche e d’uso, ma dalla flessibilità dell'edificio ad accogliere sostanziali adeguamenti tecnici, energetici, funzionali. Ciò con l’obiettivo di raggiungere un giusto equilibrio tra il rispetto della memoria storica e la necessità di adattarsi alle normative riguardanti l’adeguamento energetico e le nuove funzioni richieste dalla popolazione, raggiungendo una sostenibilità sociale, culturale e ambientale.
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Calderón Roca, Belén. "La didattica del patrimonio per il recupero della memoria. Il caso del paesaggio industriale di Malaga (Spagna)." Didactica Historica 4, no. 1 (2018): 1–9. http://dx.doi.org/10.33055/didacticahistorica.2018.004.01.115.long.

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Abstract:
The perception of the urban landscape does not only benefit the knowledge of the city’s heritage, nor can it be limited to certain selected urban spaces, but depends on a composite representation of the city’s culture and is such a representation that is perceived and recorded in the memory of the visitors. In Malaga, the industrial heritage is particularly fragile, scattered and fragmented, and preserving the memory of the places, which conveys the industrial past of the city today has become difficult. The way to regenerate this perception in the consciousness of the city community is based on the discovery, interpretation and communication of the cultural message transmit ted by the surviving architectures. In fact, if appropriately presented, they contribute extensively to the construction of a true and holistic image of the city of Malaga.
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Calderón Roca, Belén. "La didattica del patrimonio per il recupero della memoria. Il caso del paesaggio industriale di Malaga (Spagna)." Didactica Historica 4, no. 1 (2018): 1–9. http://dx.doi.org/10.33055/didacticahistorica.2018.004.01.115.long.

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Abstract:
The perception of the urban landscape does not only benefit the knowledge of the city’s heritage, nor can it be limited to certain selected urban spaces, but depends on a composite representation of the city’s culture and is such a representation that is perceived and recorded in the memory of the visitors. In Malaga, the industrial heritage is particularly fragile, scattered and fragmented, and preserving the memory of the places, which conveys the industrial past of the city today has become difficult. The way to regenerate this perception in the consciousness of the city community is based on the discovery, interpretation and communication of the cultural message transmit ted by the surviving architectures. In fact, if appropriately presented, they contribute extensively to the construction of a true and holistic image of the city of Malaga.
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De Pieri, Filippo. "Storie accademiche, storie pubbliche, patrimonio. La pianificazione urbana nell'Europa post-napoleonica attraverso i due siti Unesco di Nizza e La Chaux-de-Fonds/Le Locle." STORIA URBANA, no. 168 (November 2021): 141–63. http://dx.doi.org/10.3280/su2021-168006.

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Abstract:
L'articolo pone a confronto due siti recentemente iscritti nella Lista del patrimonio mondiale Unesco - La Chaux-de-Fonds/Le Locle e Nizza - focalizzandosi sui modi in cui le storie della pianificazione urbana del primo Ottocento sono state mobilitate nella costruzione di narrazioni pubbliche associate al patrimonio urbano. Per quanto simili narrazioni possano apparire discutibili se confrontate con l'evidenza documentaria disponibile, esse sembrano anche capaci di assumere un ruolo di stimolo per l'emergere di nuove ricerche su temi finora scarsamente osservati. I casi di studio offrono un interessante punto di vista per approfondire i legami reciproci che potenzialmente esistono tra storie urbane accademiche da un lato e narrazioni socialmente condivise del cambiamento urbano dall'altro. Se osservati insieme, questi due siti Unesco mostrano la necessità di un riesame comparativo della storia dei piani di primo Ottocento basati sulla griglia, specialmente nell'Europa napoleonica. Già interpretati come l'esito di teorie urbane implicite che privilegiavano l'organizzazione razionale, l'iniziativa individuale, la distribuzione uniforme delle opportunità, questi piani sostennero di fatto una notevole pluralità di immaginari sociali - ben esemplificata in questo caso dalla contrapposizione tra piani concepiti come supporto per il turismo internazionale e le attività di svago lungo la costa francese, e un piano concepito come supporto alla produzione industriale tra le montagne svizzere.
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8

Mondolo, Silvia. "Il Lanificio di Manerbio e la riorganizzazione marzottiana degli anni trenta." STORIA IN LOMBARDIA, no. 1 (July 2010): 41–77. http://dx.doi.org/10.3280/sil2010-001002.

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Abstract:
Il saggio ripercorre le trasformazioni che coinvolsero lo stabilimento bresciano negli anni trenta. A partire dall'acquisizione da parte di Gaetano Marzotto Jr nel corso del 1927, si tracciano i passaggi fondamentali della riorganizzazione aziendale che portarono il lanificio bresciano, attraverso un progressivo processo di co- ordinazione e accentramento, ad essere parte importante della piů grande impresa laniera italiana quale divenne l'industria Marzotto nel corso degli anni trenta. L'imposizione di una razionalizzazione gestionale prende avvio da un piano di riduzione dei costi e da una rigida organizzazione del personale e del lavoro accompagnata da progressivi ammodernamenti e potenziamenti tecnico-impiantistici, e da una articolata politica di welfare aziendale. Note biografiche: Silvia Mondolo laureata in Storia presso l'Universitŕ degli studi di Milano con una tesi dal titolo Il Lanificio di Manerbio dalla nascita alla seconda guerra mondiale (1907-1940), attualmente frequenta il Master in "Conservazione, gestione e valorizzazione del patrimonio industriale" presso l'Universitŕ degli studi di Padova. Email: silvia.mondolo@virgilio.it
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9

Bonucchi, Decenzio, Francesca Facchini, Gianni Cappelli, Monica Spina, Antonio Granata, Andrea Bandera, and Marcello Napoli. "Per una gestione Lean degli Accessi Vascolari." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 3 (June 14, 2013): 197–200. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1036.

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Abstract:
L'accesso vascolare per dialisi continua a sfuggire a una precisa organizzazione, capace di dare risposte al complesso problema demografico e clinico di pazienti comorbidi e sempre più anziani. Descriviamo l'intero processo gestionale alla luce dei principi del Lean Management (LM), filosofia gestionale divenuta un metodo di produzione industriale. I concetti cardine sono quelli di valore aggiunto per il paziente, di scarto (inteso come esposizione a un rischio) e di partecipazione del paziente e dell’ operatore alla revisione continua del prodotto (servizio) fornito. Si parte dalla materia prima (patrimonio vascolare), passando per la progettazione (riferimento tempestivo e controllo del territorio), la realizzazione chirurgica e il controllo del prodotto funzionante (monitoraggio). Per esempio, in termini consoni al LM, i CVC sono un magazzino troppo grande di parti di ricambio con un'elevata percentuale di difetti di produzione. La loro manutenzione (antibiotici, ricoveri, sostituzioni, trombolisi e stenting dei vasi centrali) costa molto e causa un elevato tasso di incidenti sul lavoro (per pazienti e operatori). Si tratta di un contratto non conveniente, perché serve a finanziare un'attività di scarso valore aggiunto e con un interesse passivo troppo elevato. Questo approccio richiede una crescita culturale che parte dalla creazione di un gruppo coordinato: gli attori sono stati più volte individuati (nefrologo, chirurgo vascolare, radiologo e infermiere di dialisi), ma spesso non esiste il coordinatore, che proponiamo di individuare secondo il modello organizzativo dei trapianti. Anche le Direzioni Sanitarie dovrebbero essere coinvolte in un cambiamento organizzativo cruciale per il contenimento prospettico dei costi.
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Annese, Mariella, Antonio Labalestra, and Marco Pietrosante. "Landscape transformation and territorial marketing. The Noi Techpark restoration project in Bolzano: a remarkable case of territorial branding." Valori e Valutazioni 30 (August 2022): 135–48. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20223009.

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Abstract:
The Noi Techpark project in Bolzano has substantially transformed a portion of the Bolzano surroundings, localizing university and management functions in an area characterized by the presence of a dismissed industrial settlement built between the two World Wars by the Montecatini group. The project was pursued through the creation of a technology park, renovating the structures of the old factory which was in a state of abandon and then acquired by the Autonomous Province of Bolzano. This allowed the establishment of a pole of new public- private structures for technology transfer. The present paper intends to retrace the history of this intervention, describing its main characteristics in terms of urban form, functions and presence of public spaces in relation to the achievement of the objective of re- evaluating an entire urban area. including the relevant residential zone. But at the same time the ambition of the essay lies in the attempt to represent how, in the assessment of the complexity of local policies of territorial development, a significant role is played by the ability to contribute to economic growth in terms of birth of new businesses, improvement of competitiveness of existing ones, enhancement of financial resources, human and material present in the area and, finally, the ability to attract new productive factors in the area. In this sense, the Noi Techpark project is emblematic. Il Progetto Noi Techpark a Bolzano ha trasformato in maniera sostanziale una porzione consistente della periferia di Bolzano, localizzando funzioni universitarie e direzionali in un’area caratterizzata dalla presenza di un insediamento industriale dismesso realizzato, negli anni tra le due guerre mondiali, dal gruppo Montecatini. L’intervento è stato perseguito mediante la realizzazione di un parco tecnologico che, attraverso il risanamento delle strutture del vecchio opificio – acquisito al patrimonio della Provincia autonoma di Bolzano dopo il suo abbandono – ha permesso l’istituzione di un polo di nuove strutture pubblico-private destinate al trasferimento tecnologico. Il presente contributo intende ripercorrere la storia di questo intervento, soffermandosi nel descriverne le principali caratteristiche in termini di forma urbana, funzioni e presenza di spazi pubblici in relazione al raggiungimento dell’obiettivo di rivalutare un’intera area urbana. Ivi compreso quella occupata dal tessuto residenziale di pertinenza. Ma allo stesso tempo l’ambizione del saggio risiede nel tentativo di rappresentare come, nella valutazione della complessità delle politi- che di sviluppo locale di un territorio, un ruolo rilevante sia ricoperto dalla capacità di contribuire alla crescita economica nei termini di nascita di nuove imprese, di miglioramento della competitività di quelle esistenti, di valorizzazione delle risorse finanziarie, umane e materiali presenti in loco e, infine, dalla capacità di attrarre nuovi fattori produttivi sul territorio. Proprio in questo senso Il progetto del parco tecnologico Noi Techpark sembra emblematico. Nell’aver perseguito, oltre al risanamento di un’area industriale di smessa, l’obiettivo della creazione e della diffusione dell’innovazione per mezzo di un brand territoriale. In questo modo, al vantaggio di arginare la perdita di valore del contesto edilizio dell’intera area, si aggiunge il risultato prestigioso di aver messo in contatto i laboratori di ricerca, da un lato, e il tessuto imprenditoriale, dell’altro. L’intera operazione restituisce, dunque, un contesto entro cui è stato possibile sviluppare la capacità di trasferire know-how, di diffondere informazioni tecnologiche sul territorio, di creare un network di relazioni che stanno alla base della diffusione e della creazione della conoscenza e dello sviluppo di un ambito territoriale. Tutti elementi, non immediatamente quantificabili in termini economici nel breve periodo, ma che ci sembra debbano essere presi in considerazione nelle valutazioni complessive del vantaggio dell’opportunità di portare a termine questo tipo di iniziative.
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Dissertations / Theses on the topic "Patrimonio industriale a Verona"

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Scarmagnani, Arianna <1991&gt. "La governance del patrimonio culturale: strumenti e forme. Il sito UNESCO The City of Verona." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9541.

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Abstract:
In che modo l'Italia gestisce e amministra i beni facenti parte del proprio tesoro culturale materiale? E quelli dichiarati Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO? Il presente lavoro scaturisce dalla volontà di far riflettere su tali quesiti e cercare di rispondervi. Attraverso l'analisi specifica di un sito UNESCO, ovvero The City of Verona, e del suo Piano di Gestione, l’intento era di constatare come il nostro Paese amministri il proprio patrimonio culturale materiale, ed in particolare, tentare di ravvisare eventuali differenze tra la governance indirizzata ai beni italiani dichiarati di "eccezionale valore universale" e quella rivolta agli altri che non presentano tale riconoscimento; sottolineando, di entrambe, punti di forza e di debolezza, ed individuando potenziali “margini di miglioramento”. Utilizzando un approccio multidisciplinare, si è cercato di far chiarezza sul complesso panorama normativo riguardante l'argomento, e di indagare le modalità e gli strumenti legislativi ed operativi utilizzati e messi a disposizione dall'UNESCO e dallo Stato per assicurare la corretta gestione della sua più importante, cospicua e redditizia risorsa. Strutturata in tre capitoli, focalizzati rispettivamente sull'aspetto giuridico, la dimensione amministrativa e lo studio del sito di Verona, la ricerca ha fatto emergere l’impellente e perentoria necessità di un rinnovamento gestionale da compiere a più livelli, confermando parte delle supposizioni iniziali.
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Mauti, Francesco. "Il patrimonio di edilizia industriale in Italia. Situazione e possibili strategie di intervento." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
La tesi affronta il tema dell’edilizia industriale in Italia, con riferimento particolare alle strutture utilizzate dalle piccole e medie imprese manifatturiere, le cui problematiche insediative ed immobiliari sono spesso state trascurate, nonostante l’importanza che hanno per il tessuto socioeconomico del paese e della stessa Europa, costituendone la quasi totalità della produzione. La metà all’incirca di questo patrimonio è in disuso o abbandonato, mentre gran parte del restante necessita di interventi di riqualificazione, essendo costituito da edifici in cui lo standard edificatorio è lontano da quello accettabile, sia per gli aspetti di sicurezza strutturale che di efficienza energetica, tema ancora poco approfondito per questa tipologia. Nella mia tesi vengono fornite informazioni e strumenti utili nell’orientamento alla scelta e convenienza del tipo di strategia da intraprendere nella gestione dell’edificio, attraverso un sistema di indicatori che classifica il patrimonio industriale esistente in Italia, in modo da produrre una classificazione di questo parco immobiliare in classi di priorità di intervento. Il lavoro contiene un iter conoscitivo del tema trattato condotto a monte, utile a illustrare i motivi della ricerca e importanza del tema; le peculiarità dell’edilizia industriale in particolare in Italia ed infine una rassegna dei strumenti attuali per la gestione e buone pratiche da prendere come riferimento. Grazie a questo lavoro sarà possibile individuare categorie di intervento adeguate in base alla classificazione dell’edificio e per ognuna di esse ritenuta significativa, si potrà delineare una strategia progettuale per la riqualificazione dell’edificio sotto l’aspetto funzionale e tecnico.
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3

ZAPPIA, GIULIA. "Tutela, valorizzazione e recupero delle imbarcazioni del patrimonio: Linee guida per il processo di restauro nautico." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2019. http://hdl.handle.net/11567/943856.

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Negro, Andrea <1994&gt. "Il patrimonio industriale immateriale dell’acciaio friulano. Storia e memoria della Safau di Udine e dei suoi lavoratori." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20858.

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Abstract:
Attraverso l’incrocio di fonti orali e fonti d’archivio ho ricostruito la vicenda della Safau di Udine, fabbrica siderurgica attiva dal 1942 al 1988. Ho proceduto intrecciando fra loro tre filoni d’indagine: la storia d’impresa e tecnologica, con particolare attenzione al ruolo della fabbrica friulana nello sviluppo di alcune innovazioni rilevanti nel panorama della siderurgia internazionale, la vicenda sociale dei lavoratori: contadini-operai sospesi fra il mondo agricolo e la fabbrica, protagonisti della peculiare via friulana allo sviluppo del Secondo dopoguerra, e, infine, il tema del patrimonio industriale immateriale, ovvero quel microcosmo socioculturale che sorge attorno ad una realtà industriale del passato e che ne rappresenta il lascito. Si tratta di una serie di elementi come le conoscenze e il know-how sviluppati spesso a partire da zero e tramandati poi di generazione in generazione, la formazione di un senso di comunità e di identità, le espressioni sociali e culturali come la quotidianità in fabbrica fra solidarietà e conflittualità, e poi tradizioni, storie e molti altri aspetti che assumono infinite declinazioni in rapporto all’ambiente in cui si manifestano, rappresentando un patrimonio dal grande valore storico che merita di essere salvato prima che il tempo lo condanni. Il filo conduttore che unisce le tre prospettive è l’approccio legato alla soggettività dei testimoni, alle loro percezioni dell’esperienza e alla memoria individuale e collettiva: storie di vita che si sono intersecate ognuna a proprio modo con un comune ambiente lavorativo, con il mondo della produzione dell’acciaio, con il territorio del Friuli e tutte le rispettive specificità.
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5

Porchia, Foscara. "L'evoluzione del porto industriale di Marghera dalle origini al secondo dopoguerra (1917 - 1963):Insediamenti, cicli produttivi, trasformazioni territoriali tra passato e futuro." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3425453.

Full text
Abstract:
The aim of the research was to analyze the evolution of the First Industrial Area of Porto Marghera from its origin to the post Second World War period. The goal was to deal with Marghera’s peculiar feature of being an industrial port, i.e. not only a transit point, but a site of goods manufacturing too. According to this approach, the location and building of the different industrial plants have been studied, considering both the manufacturing process features and the historic-geographical properties of the area, in order to evaluate the relationships developed between supply chains structures industrial settings, urban context and surrounding landscape. A state-of–art depth analysis shows how relevant studies are not exhaustive and quite erratic, producing a huge amount of data in some topics, such as the socio-economic impacts, or in some well-defined historical periods, like the start-up of the first industrial area (1904-1917) and the period between the first and second world wars (1924-1942). However, very little is reported both on the “physical” changes of the area in connections with the evolving nature of the industrial productions, and about changes which took place after the Second World War. So the final goal of this study has been to recompose the events from a technical – industrial - urbanistic point of view, referring to a national and international context, and within a temporal frame wide enough to enclose some historical events - somewhat tragic - which led to a series of transformations in the Italian economic-political structure and, as a consequence, in the case study. The historical period considered spans from the industrial development in the Venice lagoon, which took place at the end of the XIX century, the Second World War years, to the economical boom of the Sixties, including a brief survey of the present-day situation. Other than a mere chronological description, the analysis has been developed starting from a general overview and will gradually go deeper into the details of the different components, zooming in several issues like the rationale used for settlement, the criteria used for land appointing, architectural features of the buildings, industrial cycles and processes, and the follow-up of the industrial plants on environmental and technical fields. In order to gain a better knowledge on some aspects and phases in the history of Porto Marghera not deeply studied so far, the research took rise from the study and interpretation of less used original sources, such as cartography, enterprise census, urban plans, historic photos, industrial archives, films, witnesses and the analysis and interpretation of still existing architectural manufactures too. This task is in particular worth pursuing, as nowadays Porto Marghera is facing a new period of substantial changes. So, in addition to the aim of further increasing the general knowledge through a multidisciplinary analytical methodology, this work has faced the history of industrial heritage and of its enhancement, in order to investigate chances and boundaries of the difficult link between memory and re-utilization, history and project. The historical awareness, the comparison between peculiar elements of each development phase, the identification of still existing values (under different points of view: historical, architectural, technological, productive), has highlighted the key factors useful to define the guidelines for a process of safeguarding and enhancement of the industrial heritage. Through these elements it will be possible to rank the historico-cultural, technical scientific, architectural, landscaping values in order to classify the material legacy and provide the evaluation and operative tools necessary to define the most suitable ways for any action on it .
Il lavoro di ricerca si è proposto di analizzare l’evoluzione della prima zona industriale di Porto Marghera dalle origini al secondo dopoguerra, partendo dalla sua peculiarità di “porto industriale”, ossia non solo di punto di transito ma, soprattutto, di luogo di prima trasformazione delle merci. Sulla base di questo assunto si sono ricostruiti i processi di insediamento degli stabilimenti, in rapporto sia alle tipologie produttive che alle caratteristiche storico-geografiche del territorio, per valutare le relazioni intercorse tra produzioni, strutture industriali e loro ubicazione, contesto urbano e paesaggio circostante. L’analisi dello stato dell’arte ha evidenziato che gli studi sul tema presentavano rilevanti discontinuità, con una ricchezza di documentazione nell’ambito economico-sociale e in alcuni periodi (avvio della prima zona industriale, 1904 - 1917, e anni tra le due guerre, 1924 -1942), mentre il materiale si presentava più scarso e lacunoso sia in ordine alle trasformazioni “fisiche” del sito in rapporto alle sue produzioni, che ai suoi mutamenti negli anni di sviluppo del secondo dopoguerra. L’intento è stato quindi quello di ricomporre la vicenda - sia in ambito locale che con riferimenti ad un contesto nazionale ed internazionale - da un punto di vista tecnico-industriale-urbanistico, in un arco cronologico sufficientemente ampio da comprendere una serie di eventi storici, anche traumatici, che portarono ad un susseguirsi di trasformazioni nella situazione economico-politica italiana e, di riflesso, nell’area di studio. L’analisi storica parte quindi dallo sviluppo industriale del contesto veneziano avviatosi dalla fine del XIX secolo, si sofferma sugli anni pre e post seconda guerra mondiale, per giungere al boom economico degli anni ’60 e concludersi con un richiamo alla situazione attuale. Più che come narrazione cronologica il lavoro si sviluppa come una sequenza di “zoom” che dall’inquadramento generale scendono man mano di scala fino al dettaglio delle varie componenti, esaminate con un approccio tematico: la logica degli insediamenti, le modalità di assegnazione delle aree, i caratteri tipologici dell’edificato, i cicli e le filiere produttive, le ricadute territoriali del processo di industrializzazione ed il suo rapporto con il contesto ambientale e paesaggistico. Per approfondire la conoscenza di aspetti e fasi meno indagate della storia di Porto Marghera si è proceduto allo studio di fonti originali poco utilizzate, quali cartografie, censimenti aziendali, piani urbanistici, documentazione fotografica storica, archivi tecnici delle imprese, filmati, testimonianze e infine attraverso l’analisi e la rilettura dei manufatti edilizi ancora esistenti, considerati anch’essi come fonti. Ciò si ritiene particolarmente opportuno nel momento attuale in cui Porto Marghera si ritrova ad affrontare un nuovo periodo di grandi trasformazioni, poiché, oltre all’obiettivo di fornire nuovi apporti di conoscenza mediante una metodologia di analisi di tipo multidisciplinare, il lavoro si è anche confrontato con l’ambito della storia del patrimonio industriale e della sua valorizzazione, per approfondire possibilità e limiti del problematico nesso tra memoria e riuso, tra storia e progetto. La conoscenza storica, la comparazione degli elementi caratterizzanti le varie fasi di espansione, l’identificazione dei valori ancora riconoscibili nella prima zona industriale di Porto Marghera (sotto diversi punti di vista: storico, architettonico, tipologico, produttivo, tecnologico) hanno messo in luce elementi utili a tracciare delle linee guida per un processo di patrimonializzazione dell’eredità industriale. Tramite questi elementi sarà infatti possibile costruire una scala di valori storico-culturali, tecnico-scientifici, architettonici, urbanistici e paesaggistici in cui collocare le testimonianze materiali rimaste, in modo da fornire gli strumenti valutativi e operativi necessari per corrette e ponderate azioni di intervento sull’esistente.
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Lippi, Sara <1996&gt. "La cooperazione internazionale nell’ambito del patrimonio culturale: il caso Hangzhou- Verona. Traduzione e commento di un articolo accademico e di tre articoli di rivista." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18375.

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Abstract:
This thesis focuses on the translation of four specialized texts related to international cooperation in the field of culture and to the cultural tourism in the sister cities of Hangzhou and Verona. The first source text is an academic article by Wang Li and Li Qin and the other three are magazine articles written by Zhang Yong, Chi Yingxue and Yang Ji, respectively. The thesis is divided into three chapters. The first chapter consists of an introduction which gives general information about the different themes related to the texts: “One Belt & One Road Initiative”, international cooperation, cultural heritage, partnerships between China and Italy and UNESCO sites in Hangzhou and Verona. The introduction is divided in to three main paragraphs. The first one is an historical excursus on Chinese foreign policy and international cooperation with particular reference on the “One Belt & One Road Initiative” and the recent Memorandum between China and Italy. The second paragraph is about cultural diplomacy in Chinese and Italian foreign policy and the last one is about the twinned cities of Hangzhou and Verona and their cultural heritage. The second chapter is the translation of the articles from Chinese to Italian. In particular, the first text is an in-depth analysis of real cases of international cooperation in the candidacy for World Heritage and a delineation of future prospects for collaborations between China and the countries involved in the Belt & Road Initiative. The second text is about the cultural partnership between Hangzhou and Verona and the cultural and technological development of Hangzhou. Lastly, the third and the fourth texts are catered towards Hangzhou’s and Verona’s historical and cultural heritage. The final chapter of the thesis consists of a commentary on the translation of the source texts which provides an explanation of the strategies adopted by the translator in producing the target text and also a glossary divided into sections according to different thematic areas. At the end of this thesis there is also a list of bibliography references.
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Rossi, Magi Riccardo <1997&gt. "Il recupero e la valorizzazione turistica del patrimonio industriale cartario. Il caso di Fabriano: la "culla" della carta europea." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21296.

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Abstract:
Negli ultimi cinquant’anni, a causa del progressivo processo di digitalizzazione delle informazioni, la carta ha gradualmente perso quel valore che per quasi mille anni l’aveva resa uno strumento unico ed insostituibile. Conseguenza inevitabile di questa rivoluzione digitale è stata la dismissione di innumerevoli opifici che facevano della produzione di carta e dei suoi derivati il loro business principale: cartiere tradizionali e industriali sono state costrette a chiudere i battenti, venendo abbandonate ad un destino che, in molti casi, le ha viste trasformarsi in veri e propri relitti industriali. Inserendosi in tale contesto, il presente lavoro si prefigge di effettuare un’analisi del processo di recupero e valorizzazione turistica (ma anche sociale e culturale) del patrimonio industriale della carta, interrogandosi sui possibili valori aggiunti che un simile intervento possa conferire sia ai beni in sé, sia alla società e all’ambiente che li ospitano. Lo studio che si intende presentare muove, da una parte, dalla necessità di conoscere le migliori modalità di riutilizzo di questa categoria patrimoniale; dall’altra, dalla consapevolezza del fatto che l’Italia è uno dei paesi più ricchi di archeologia industriale cartaria, e che, ciononostante, buona parte di essa versa ancora in stato di totale abbandono. Una volta affrontata la questione relativa alla terminologia, tramite l’illustrazione di concetti che costituiscono le basi ideologiche della ricerca, lo studio proseguirà analizzando le possibili modalità di recupero e riqualificazione del patrimonio industriale cartario (e non), attraverso l’osservazione di vari casi studio in ambito sia nazionale che internazionale, per poi concentrare l’attenzione sulla riconversione di tale patrimonio in chiave turistica. Infine, si prenderà in esame l’emblematico caso di Fabriano, città da sempre considerata la “culla” della carta europea, attraverso una riflessione riguardante passato, presente e futuro (ipotetico) del suo patrimonio industriale cartario.
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Tosetti, Riccardo. "Il BIM e il Facility Management: il valore degli strumenti digitali nella produzione del fascicolo del fabbricato per un edificio industriale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
Il fascicolo del fabbricato rappresenta un documento indispensabile per la conoscenza approfondita dello stato di conservazione dell’immobile. Ha il fine di promuovere la cultura delle prevenzione basata su una strategia di manutenzione programmata e rappresenta uno strumento importante per la continuità del business all'interno del comparto privato L’obbiettivo che la tesi si pone è quello di analizzare le potenzialità degli strumenti digitali a servizio della disciplina del facility management e stabilire delle linee guida per la digitalizzazione del fascicolo del fabbricato. Alla luce delle novità in ambito normativo e la crescente tendenza delle discipline tecniche a fare uso dei processi digitali per l’organizzazione delle informazioni, viene redatto un modello digitale con software BIM prendendo come caso di studio un magazzino industriale. L’operazione di modellazione, sviluppata ad hoc per il progetto di manutenzione e gestione degli asset, si è basata sulle direttive della nuova norma (UNI 11337) comparata alle esperienze internazionali più virtuose(UK e USA). Vengono così portate alla luce le varie potenzialità del fascicolo digitale: una vera e propria carta d’identità, un manuale d’uso e manutenzione dell’edificio per la trasmissibilità delle informazioni progettuali lungo il ciclo di vita dell’immobile, uno strumento imprescindibile di gestione efficiente nella rivoluzione digitale. Nella filiera delle costruzioni il BIM ha il ruolo di “game changer” per poter affrontare la gestione dell’esistente attraverso un linguaggio più collaborativo e interoperabile. Il Facility Management è sicuramente la disciplina che più di altre ha bisogno di sfruttare questa tecnologia ed il mondo delle costruzioni italiano necessità di uno strumento di organizzazione del patrimonio esistente che sia più dinamica ed efficace.
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Khaldi, Hajer. "De friche au patrimoine industriel: mémoire, sauvegarde et valorisation: le cas du site minier Djerissa en Tunisie." Master's thesis, Universidade de Évora, 2020. http://hdl.handle.net/10174/29686.

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Abstract:
Cette recherche s’intéresse aux processus de valorisation de lieux industriels délaissés, abandonné le cas du site minier djerissa en Tunisie Comme le reste du monde la Tunisie, après l'indépendance, a connu une période de désindustrialisation en raison de plusieurs facteurs Laissant des endroits complètement abandonnés ou des sites minières existantes encore avec tous les équipements installées depuis fin 19e siècle pour tenter de résister à la détérioration , comme notre cas d’étude la ville minière de Djerissa qui représente un témoin sur les exploitations minières, soient en cours d'exécution, fermées ou abandonnées, peuvent représenter un élément du patrimoine industriel minier , qui permet d'être utilisé dans le cadre d'un nouveau schéma, constituant un intérêt économique, social, touristique et culturel. Djerissa née à la fin du XIXe siècle, après la retrouvaille du minerai de fer ainsi que la réalisation de la voie ferrée reliant la région minière à Tunis, et ça confirmée par les implantations et infrastructures du début du XXe siècle, de ses équipements, logements et d'une population ouvrière cosmopolite venue du Maghreb et d’Europe, y a vécu, habité et travaillé dans la mine de fer; Summary : This research focuses on the processes of valorisation of abandoned industrial sites, abandoned the case of the Djerissa mining site in Tunisia. Like the rest of the world, Tunisia, after independence, experienced a period of deindustrialisation due to several factors Leaving completely abandoned places or existing mining sites still with all the equipment installed since the end of the 19th century to try to resist deterioration, as our case study the mining town of Djerissa, which represents a witness to mining operations, either in progress, closed or abandoned, can represent an element of the mining industrial heritage, which can be used in the framework of a new scheme, constituting an economic, social, tourist and cultural interest. Djerissa was born at the end of the 19th century, after the iron ore was found and the construction of the railway linking the mining region to Tunis, and this is confirmed by the settlements and infrastructures of the beginning of the 20th century, its equipment, housing and a cosmopolitan working population from the Maghreb and Europe, lived, inhabited and worked in the iron mine; Riassumendo: Questa ricerca si concentra sui processi di valorizzazione dei siti industriali abbandonati, abbandonato il caso del sito minerario di Djerissa in Tunisia. Come il resto del mondo la Tunisia, dopo l'indipendenza, ha vissuto un periodo di de industrializzazione dovuto a diversi fattori Lasciando luoghi completamente abbandonati o siti minerari esistenti ancora con tutte le attrezzature installate dalla fine del XIX secolo per cercare di resistere al deterioramento, come il nostro caso di studio la città mineraria di Djerissa, che rappresenta una testimonianza sugli sfruttamenti minerari, in corso, chiusi o abbandonati, può rappresentare un elemento del patrimonio industriale minerario, che ne permette l'utilizzo nell'ambito di un nuovo schema, costituendo un interesse economico, sociale, turistico e culturale. Djerissa è nata alla fine del XIX secolo, dopo il ritrovamento del minerale di ferro e la costruzione della ferrovia che collega la regione mineraria a Tunisi, e ciò è confermato dagli insediamenti e dalle infrastrutture dell'inizio del XX secolo, dalle sue strutture, dalle abitazioni e da una popolazione lavorativa cosmopolita del Maghreb e dell'Europa, che ha vissuto, abitato e lavorato nella miniera di ferro.
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MARCHESELLI, SARA. "L’architettura dell’Industria elettrica in Sardegna dal 1911 al 1961." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2016. http://hdl.handle.net/11584/266775.

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Abstract:
At the beginning of the Twentieth Century, Sardinian industrial production was still strictly related to steam machines and only a few enlightened industries exploited electric power. The development of electrical industry in Sardinia has been an essential moment on a political, social and economic level; the design of artificial lakes has deeply changed the morphology and the hydrology of the Isle, and the modern electrical plants built along the coasts enlarged the industrial heritage which marks the Sardinian landscape. The studied time frame goes from 1911 and 1961, fifty years during which the Società Elettrica Sarda (S.E.S.) has been in charge of the design and construction of the hydroelectrical and thermic plants and power lines. The research focuses on the architectures related to Sardinian electrization: the S.E.S., along with its scientific committee led by Angelo Omodeo e Giulio Dolcetta, has built high quality architectures and high level factories. The dykes and the plants not only reached high technical performances, but are also the result of a fertile architectural research that has no equals in the hystory of Sardinia. Few of the plants have been demolished and some of them now are only ruins that still demand for a solution; two of the hydroelectrical plants are still productive and still provide for electrical power. The aim of the research is to create an archive that puts together all documents that are now stored in various archives in the whole country and also to deeply investigate the buildings to discover the constructive and design ideas; all architectures are studied trough drawing, that helps the understanding process throughrout all components of the architecture, its materials and its building techniques. The research will become an organic record that contains an accurate study of the buildings designed by S.E.S. during the most active years of electrical revolution in Sardinia; it also wants to become a solid means for a future design action.
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Books on the topic "Patrimonio industriale a Verona"

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Ronchetta, Chiara, and Marco Trisciuoglio. Progettare per il patrimonio industriale. Torino: Celid, 2008.

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Viera, Bolognesi, ed. Una bibliografia sul patrimonio industriale italiano. Napoli: Athena, 2000.

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3

Guida al patrimonio archeologico-industriale nel Padovano. Treviso: Antilia, 2011.

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4

Garlandini, ALberto. Il patrimonio storico industriale della Lombardia: Censimento regionale. Brescia: Fondazione L. Micheletti, 1991.

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5

Conservazione e valorizzazione del patrimonio industriale: Rassegna bibliografica. Napoli: Athena, 2004.

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6

Papuli, Gino. Archeologia del patrimonio industriale: Il metodo e la disciplina. Narni (Terni): Giada, 2004.

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7

Gli ecomusei del patrimonio industriale in Italia: Analisi e prospettive. Napoli: Athena, 2001.

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8

Il patrimonio industriale marittimo in Italia e Spagna: Strutture e territorio. Genova: De Ferrari, 2009.

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Monte, Antonio. Il patrimonio industriale di San Pietro Vernotico: Le fabbriche del vino. Lecce: Edizioni del Grifo, 2009.

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10

Petroni, Gaia. Il condotto pubblico di Lucca: La storia e il patrimonio industriale. Lucca: M. Pacini Fazzi, 2011.

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Book chapters on the topic "Patrimonio industriale a Verona"

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MUñOZ, S. FORNER. "DEGRADAZIONE DEL PATRIMONIO INDUSTRIALE DELLA CITTA DI ALCOY: ALTERNATIVE PER IL RECUPERO E PER LA SUA UTILIZZAZIONE PER FINI CULTURALI ED EDUCATIVI." In Science, Technology and European Cultural Heritage, 916–19. Elsevier, 1991. http://dx.doi.org/10.1016/b978-0-7506-0237-2.50167-2.

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Conference papers on the topic "Patrimonio industriale a Verona"

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Lecardane, Renzo, and Zeila Tesoriere. "Patrimonio militare e progetti di rigenerazione urbana: l’infrastruttura bellica dell’Atlantic Wall e di Saint-Nazaire." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7908.

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Abstract:
Nel 2010, la base sottomarina di Saint-Nazaire è stata dichiarata «Patrimonio del XX secolo» dal Ministère de la Culture et de la Communnication francese ed è divenuta il simbolo di un nuovo approccio patrimoniale che riconosce il patrimonio materiale e immateriale in tutte le sue forme, non limitandosi soltando al manufatto certificato come monumento. La memoria, i beni materiali o i luoghi poco conosciuti hanno così contribuito a definire una nuova dimensione urbana proiettata verso il futuro. Riferirsi esplicitamente al tema del rapporto tra waterfront e patrimonio militare, attraverso l’esempio di Saint-Nazaire, ci porta a riflettere sul ruolo del progetto urbano nella trasformazione della città contemporanea. Gli stessi principi collegano tale caso di studio a molte altre operazioni di rigenerazione della città europea e, in particolare, delle città portuali francesi. A partire dagli anni ‘80, per far fronte alla crisi del settore industriale, alcune città portuali, tra cui Marsiglia, Le Havre, Saint-Nazaire e Dunkerque, hanno elaborato numerosi studi e progetti sulle loro aree industriali obsolete o abbandonate, al fine di potenziare le attività portuali e di destinare gli spazi resi liberi a nuove attività. Il riconoscimento del valore di risorsa urbana e patrimoniale a tali aree portuali ha consentito di riattivare dinamiche economiche, sociali e spaziali spesso interrotte o in disuso. In 2010 the submarine base in Saint-Nazaire was declared ‘Heritage of the XX century’ by the French Ministère de la Culture et de la Communnication. Thereafter it became the symbol of a new approach related to heritage that recognises the tangible and intangible heritage in all its forms, not only restricted to the artifact acknowledged as a ‘monument’. Remembrance, the material assets or the little known places have thus contributed to defining a new urban dimension projected toward the future. The case of Saint-Nazare, relating clearly to the relationship between waterfront and military heritage, encourages us to meditate on the role of urban design in the transformation of the contemporary city. The same principles connect this case study to several other redevelopment operations in the European city and, in particular, the French port cities. Starting from the '80s, in order to face the crisis in the industrial sector, several port cities, including Marseille, Le Havre, Dunkirk and Saint-Nazaire, produced diverse studies and projects regarding their obsolete or abandoned industrial areas, in order to boost port activities and to allocate the vacant places to new activities. Acknowledgment of the value of these port areas as urban resources (as well as cultural heritage) has consented the regeneration of (often previously interrupted or abandoned) economic, social and spatial activity.
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