Journal articles on the topic 'Patologie a cellule B'

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Magistroni, Riccardo. "La ricerca oggi." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 3 (July 10, 2013): 282–87. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1056.

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Abstract:
La ricerca di base ha identificato i due principali difetti legati alla patologia policistica: a) le cellule cistiche proliferano eccessivamente e b) queste cellule secernono del fluido che ingrossa le cisti. Le principali strategie in studio nell'ADPKD consistono nell'utilizzo di farmaci in grado di interferire con i meccanismi cellulari legati a questi difetti. Una delle strategie esplorate è stata l'inibizione del sistema mTOR. Purtroppo, due trial clinici hanno fallito nel mostrare un'attività protettiva di questa classe di farmaci. La somatostatina è un'altra molecola sotto intensa validazione clinica. Al momento, i dati suggeriscono una sua possibile azione di contrasto sulla malattia ADPKD, ma i dati sono ancora preliminari per conclusioni clinicamente significative. Il Tolvaptan è un antagonista recettoriale della vasopressina che è stato ampiamente studiato: un trial clinico di numerosità adeguata ha suggerito un possibile effetto positivo di questa molecola nella riduzione della crescita dei volumi renali e nel raggiungimento di target clinici significativi. Il prossimo futuro vede in campo nuovi trial clinici esplorativi di molecole già valutate nel recente passato e di nuove strategie terapeutiche. Per la numerosità dei pazienti arruolati attira l'attenzione della comunità scientifica lo studio HALT, che esplorerà il ruolo dei farmaci antagonisti del sistema renina-angiotensina nel rallentamento della progressione dell'ADPKD. Inf ne, una categoria di farmaci precedentemente inesplorati riguarda gli inibitori del recettore dell'Epidermal Growth Factor. La ricerca clinica nell'ADPKD è straordinariamente attiva in questo periodo e questa considerazione permette un cauto ottimismo sulle possibili prospettive terapeutiche in questa patologia rimasta a lungo orfana. Qualche ombra sulla prospettiva dei risultati futuri nella ricerca clinica in questo campo proviene dalla constatazione in un numero considerevole di trial di disegni metodologicamente non adeguati.
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Di Lullo, A. M., M. Scorza, F. Amato, M. Comegna, V. Raia, L. Maiuri, G. Ilardi, E. Cantone, G. Castaldo, and M. Iengo. "An “ex vivo model” contributing to the diagnosis and evaluation of new drugs in cystic fibrosis." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 3 (June 2017): 207–13. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1328.

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Abstract:
La fibrosi cistica (FC) è una malattia autosomica recessiva causata da mutazioni nel gene CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane conductance Regulator). Finora sono state descritte circa 2000 mutazioni, ma per la maggior parte di esse è difficile definirne l’effetto senza complesse procedure in vitro. Abbiamo effettuato il campionamento (mediante brushing), la cultura e l’analisi di cellule epiteliali nasali umane (HNEC) utilizzando una serie di tecniche che possono aiutare a testare l’effetto delle mutazioni CFTR. Abbiamo eseguito 50 brushing da pazienti FC e controlli, e in 45 casi si è ottenuta una coltura positiva. Utilizzando cellule in coltura: i) abbiamo dimostrato l’espressione ampiamente eterogenea del CFTR nei pazienti e nei controlli; ii) abbiamo definito l’effetto di splicing di una mutazione sul gene CFTR; iii) abbiamo valutato l’attività di gating di CFTR in pazienti portatori di differenti mutazioni; iv) abbiamo dimostrato che il butirrato migliora in modo significativo l’espressione di CFTR. I dati provenienti dal nostro studio sperimentale dimostrano che l’uso del modello ex-vivo di cellule epiteliali nasali è un importante e valido strumento di ricerca e di diagnosi nella studio della FC e può anche essere mirato alla sperimentazione ed alla verifica di nuovi farmaci. In definitiva, in base ai nostri dati è possibile esprimere le seguenti conclusioni: 1) il prelievo delle cellule epiteliali nasali mediante brushing è applicabile senza alcuna anestesia ed è ben tollerato da tutti i pazienti affetti da FC (bambini e adulti), è scarsamente invasivo e facilmente ripetibile, è anche in grado di ottenere una sufficiente quantità di HNECs rappresentative, ben conservate, idonee allo studio della funzionalità di CFTR; 2) la conservazione delle cellule prelevate è possibile fino a 48 ore prima che si provveda all’allestimento della coltura e ciò permette di avviare studi multicentrici con prelievi in ogni sede e quindi di ottenere una ampia numerosità campionaria; 3) la coltura di cellule epiteliali nasali può essere considerata un modello adatto a studiare l’effetto molecolare di nuove mutazioni del gene CFTR e/o mutazioni specifiche di pazienti “carriers” dal significato incerto; 4) il modello ex-vivo delle HNECs consente inoltre di valutare, prima dell’impiego nell’uomo, l’effetto di farmaci (potenziatori e/o correttori) sulle cellule di pazienti portatori di mutazioni specifiche di CFTR; tali farmaci possono modulare l’espressione genica del canale CFTR aprendo così nuove frontiere terapeutiche e migliori prospettive di vita per pazienti affetti da una patologia cronica come la Fibrosi Cistica; 5) la metodologia da noi istituita risulta essere idonea alla misura quantitativa, mediante fluorescenza, dell’attività di gating del canale CFTR presente nelle membrane delle cellule epiteliali nasali prelevate da pazienti portatori di differenti genotipi; in tal modo è possibile individuare: a) pazienti FC portatori di 2 mutazioni gravi con un’attività < 10% (in rapporto ai controlli -100%), b) soggetti FC portatori contemporaneamente di una mutazione grave e di una lieve con un’attività tra 10-30%, c) i cosiddetti portatori “carriers”- eterozigoti - con un’attività tra 40-70%. In conclusione la possibilità di misurare l’attività del canale CFTR in HNECs fornisce un importante contributo alla diagnosi di FC, mediante individuazione di un “cut-off diagnostico”, ed anche alla previsione della gravità fenotipica della malattia; quindi quanto rilevabile dalla misura del suddetto canale permette di prospettare per il futuro la possibilità di valutare meglio i pazienti per i quali il test del sudore ha dato risultati ambigui (borderline o negativi). La metodica da noi sperimentata consente anche di monitorare i pazienti durante il trattamento farmacologico, valutando in tal modo i reali effetti delle nuove terapie.
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Basilico, Marcello. "L'autorizzazione giudiziale all'impianto di cellule staminali in pazienti affetti da patologie degenerative." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 1 (July 2014): 137–41. http://dx.doi.org/10.3280/qg2014-001011.

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Altavilla, Annagrazia, and Alessandro Dell’Erba. "La ricerca sulle cellule staminali: la nuova sfida dell’Europa unita." Medicina e Morale 53, no. 6 (December 31, 2004): 1133–78. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.621.

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Abstract:
La ricerca sulle cellule staminali rappresenta uno dei settori più promettenti della biotecnologia, in quanto offre la possibilità di sviluppare nuovi metodi per riparare o sostituire le cellule o i tessuti lesionati o malati e per curare alcune patologie croniche gravi. Tale ricerca può anche fornire un contributo importante alla scienza di base, aiutando a comprendere i meccanismi di proliferazione e differenziazione cellulare. Gli embrioni umani preimpanto rappresentano una delle possibili fonti di cellule staminali. Tuttavia, laddove questa ricerca prevede l’utilizzo di embrioni umani, essa solleva la questione dei principi etici in gioco e dei limiti e delle condizioni cui questa deve essere soggetta. Gli stati europei hanno adottato posizioni diverse in merito alla regolamentazione della ricerca sulle cellule staminali embrionali. Tale disparità, che riflette le tradizioni etiche, filosofiche e religiose alle quali gli stati si ispirano, conferma l’esistenza di punti di vista divergenti in Europa su quanto sia o meno eticamente suscettibile di tutela. Questo articolo esamina le legislazioni e le posizioni etiche esistenti a tal proposito in Europa, oltre che i nuovi orientamenti sui principi da applicare nella concessione di finanziamenti comunitari (nell’ambito del VI Programma quadro di ricerca europeo –FP6) per progetti di ricerca implicanti l’uso di embrioni umani e di cellule staminali embrionali. Tale studio intende altresì fornire degli spunti di riflessione sui nuovi traguardi dell’integrazione europea nel settore della ricerca biomedica.
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Barsotti, Nicola. "Biomeccanica umana, stress e immunità." PNEI REVIEW, no. 2 (November 2021): 63–76. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2021-002006.

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Abstract:
La ricerca scientifica, negli ultimi anni, sta sempre più mettendo in risalto la complessità delle relazioni Pnei esistenti tra l'essere umano ed il suo ambiente, sia interno che esterno. Conoscerne i meccanismi è fondamentale per comprendere la salute e la malattia, ma anche per pianificare strategie terapeutiche sempre più efficaci. La seguente revisione narrativa ha lo scopo di mettere in evidenza, in senso bidirezionale, la relazione strutturale e funzionale tra la biomeccanica umana, l'attivazione dell'asse dello stress e la conseguente stimolazione in senso infiammatorio dei leucociti. Nello specifico, considerando che molte cellule immunitarie hanno come terreno di azione la fascia, viene posta attenzione alla reciproca influenza tra i vari costituenti di quest'ultima e le cellule immunitarie. Scopo ultimo dell'articolo, infatti, è contribuire alla promozione di una clinica integrata nell'assistenza sanitaria dei pazienti affetti da patologie muscolo-scheletriche e/o infiammatorie croniche.
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Cortese, Fabrizio, Leonardo Puddu, Domenico Mercurio, and Alessandro Santandrea. "Innesto di cellule mesenchimali su membrana nel trattamento delle patologie cartilaginee della tibio-tarsica." LO SCALPELLO-OTODI Educational 33, no. 3 (October 25, 2019): 304–10. http://dx.doi.org/10.1007/s11639-019-00341-z.

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Lombardi, Duccio. "Decellularizzazione d'organo: matrici fisiologiche per la generazione di organi in vitro." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 3 (August 26, 2013): 244–47. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1046.

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Abstract:
I disordini nefrologici cronici sono, a oggi, una tra le patologie a maggiore diffusione globale, la cui ricaduta economica ha profondi effetti sui Sistemi Sanitari Nazionali di tutto il mondo. Tali patologie di natura cronica general-mente progrediscono sino all'insufficienza d'organo, ren-dendo necessarie per il paziente terapie sostitutive come il trapianto d'organo. Allo stesso tempo, però, la richiesta di organi per il trapianto supera ampiamente la disponibilità degli stessi, motivo per cui la ricerca si sta sempre più focalizzando sullo sviluppo di nuove soluzioni che possano risolvere tale problematica. Una tra le soluzioni che riscuo-te, a oggi, maggiore successo è quella basata su protocolli che prevedono la decellularizzazione d'organo. La finalità di tali protocolli è quella di fornire impalcature biocompatibili su cui impiantare cellule dello stesso paziente, così da poter dare nuova e completa funzionalità all'organo e, allo stesso tempo, eliminare il rischio di rigetto da parte del ricevente. In questo articolo saranno, perciò, presentate, in campo nefrologico, le principali caratteristiche della decellularizzazione d'organo, così da poter avere una prospettiva di quello che potrebbe potenzialmente essere il futuro della medicina del trapianto.
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Malberti, Fabio. "Vitamina D nativa nei pazienti con malattia renale cronica non in trattamento dialitico." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 2 (May 29, 2013): 107–11. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1018.

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Abstract:
Il sistema ormonale della vitamina D è classicamente implicato nella regolazione dell'omeostasi calcica e del metabolismo osseo. L'esistenza di recettori per la vitamina D in organi e tessuti non coinvolti direttamente nella regolazione del metabolismo minerale e la capacità di molte cellule di sintetizzare la forma attiva di vitamina D dal precursore circolante hanno fatto supporre che la vitamina D possa avere altri effetti oltre ai classici effetti sul metabolismo minerale. Il deficit di vitamina D induce lo sviluppo di patologie ossee ed è un importante fattore di rischio per lo sviluppo di neoplasie, malattie autoimmuni e malattie cardiovascolari. In questa rassegna vengono esaminati i risultati dei principali studi randomizzati che hanno utilizzato la supplementazione con vitamina D nella popolazione generale e nei pazienti con insufficienza renale cronica.
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Demori, Ilaria. "Microbiota e immunità." PNEI REVIEW, no. 2 (November 2021): 49–62. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2021-002005.

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Abstract:
Il nostro intestino alberga una grande quantità di microrganismi, nonché la maggioranza delle nostre cellule immunitarie. A livello intestinale, il microbiota e il sistema immunitario dialogano per tutta la vita, costruendo una rete di comunicazione complessa, da cui emerge lo stato di salute o di malattia. Il sistema immunitario, che ha tra le sue funzioni principali quella di proteggerci dai microbi, è però controllato dai microbi stessi, configurandosi quindi come un sistema di regolazione inserito nella rete Pnei. Le prime fasi della vita e la dieta sono essenziali per lo sviluppo armonico delle interazioni tra microbiota e immunità. Nella finestra di opportunità che si apre prima della nascita e accoglie gli stimoli ambientali, le segnalazioni innescate dai metaboliti microbici giocano un ruolo essenziale nella regolazione epigenetica dello sviluppo immunitario. La fibra alimentare, i probiotici e la nuova frontiera dei postbiotici costituiscono strumenti utili per l'equilibrio immunitario, da utilizzare nelle strategie di prevenzione e nella cura integrata delle patologie.
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Ferretti, E., E. Ognio, E. Di Carlo, C. Tripodo, D. Ribatti, C. Guarnotta, C. Sorrentino, M. Ponzoni, and V. Pistoia. "Secondo Workshop AIEOP... in Lab Catania, 19-20 Maggio 2011." Pediatric Reports 3, no. 11 (June 1, 2011): 1–68. http://dx.doi.org/10.4081/pr.2011.s1.

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Abstract:
Il linfoma follicolare (FL), il linfoma diffuso a grandi cellule (DLCL) ed il linfoma di Burkitt (BL) sono neoplasie che originano dalle cellule B dei centri germinativi degli organi linfoidi secondari[...]
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Porena, Massimo. "Urologia funzionale: Nuove acquisizioni scientifiche al servizio della clinica." Urologia Journal 79, no. 1 (January 2012): 5. http://dx.doi.org/10.1177/039156031207900101.

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Abstract:
Questo seminar monografico di Urologia, dedicato all'urologia funzionale del basso tratto urinario, ospita quattro articoli che aprono a nuove prospettive sulla comprensione della fisiopatologia dei LUTS e del loro trattamento, alla luce delle recenti acquisizioni neurofisiologiche, di imaging e di biologia molecolari. Il progressivo allungarsi della vita media registratosi nell'ultima metà del secolo è destinato a diventare un fenomeno caratteristico della nostra epoca, portando all'attenzione dell'urologo nuovi contesti precedentemente considerati di scarso rilievo. L'intera comunità scientifica, e la comunità urologica nello specifico, appare oggi unanime nel considerare necessario incrementare i propri sforzi verso un costante supporto verso la qualità di vita. Questa volontà è particolarmente evidente per quelle patologie, come i disturbi del baso tratto urinario, che non minacciano direttamente la quantità di vista del singolo soggetto, ma minano profondamente la sua realizzazione individuale e sociale determinando profonde alterazioni qualitative. Succede così che dopo aver saputo opporsi con efficacia e prontezza inaspettate all'attacco di patologie infettive e neoplastiche, l'urologo si confronta oggi con altre sfide. I quattro lavori presentati in questo volume testimoniano l'impegno e il contributo dell'urologia funzionale italiana che con instancabile dedizione alla causa della salute dei propri pazienti, verso le patologie funzionali del basso tratto urinario. La comprensione che l'urotelio, in passato considerato alla stregua di una semplice barriera fisica, che separava le urine dal corpo, partecipi alla regolazione neurologica periferica del riflesso minzionale, che cellule epiteliali assumano la capacità di svolgere un ruolo sensorio afferenziale e che da questo ne derivi una nuova prospettiva terapeutica, rappresentano i principali avanzamenti nella gestione del paziente con vescica neurologica. Se in passato la correzione anatomia del difetto/descensus degli organi pelvici costituiva la prima ed unica soluzione, oggi siamo consapevoli che la correzione anatomica è un momento chirurgico che deve guardare ed ottenere un miglioramento dei sintomi. I quattro lavori, scritti da autori il cui valore è riconosciuto a livello nazionale ed internazionale, ci fanno comprendere come l'aumento dei valori relativi agli anni di vita media nei paesi più industrializzati sia un bene incompleto se non è accompagnato da un miglioramento della qualità di vita stessa delle persone. Come urologi, abbiamo motivi di ritenere — certo ognuno potrà considerare dentro di sé quanto tutto ciò sia reale — che la tutela della qualità di vita rappresenti il problema di primaria ed imprescindibile importanza in ogni nostro reparto ed è per questo che siamo orgogliosi di ospitare su Urologia un contributo clinico-scientifico in tal senso.
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Sutton, Agneta. "Editing della linea germinale: quali sono i rischi sociali e morali? / Germ-line gene editing: What are the social and moral risks?" Medicina e Morale 65, no. 2 (September 21, 2016): 123–30. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2016.430.

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Abstract:
Dovremmo accogliere tutti i possibili sviluppi dell’editing genetico? L’editing genetico delle cellule somatiche potrebbe essere considerato alla pari delle terapie convenzionali volte a trattare particolari patologie o ad alleviarne i sintomi. Tale intervento interesserebbe esclusivamente il singolo paziente trattato. Esso potrebbe quindi essere ben accolto come un nuovo tipo di trattamento per i tumori e le malattie del sangue, come ad esempio la beta-talassemia. Diversamente, l’editing della linea germinale avrebbe effetti ereditari. Ciò solleva preoccupazioni particolari riguardo al rischio medico. I rischi medici non sono, tuttavia, gli unici tipi di rischi che possono derivare dalla modificazione genetica della linea germinale. Nel contributo non vengono discussi i rischi medici, ma quelli sociali e morali correlati alla manipolazione genetica della linea-germinale. ---------- Should we welcome all developments in gene editing? Somatic cell gene editing would be on a par with conventional therapies aimed at treating particular conditions or alleviating symptoms. It would solely affect the individual patient treated. It could thus serve as a welcome new kind of treatment for cancers and blood diseases such as ß-thalassaemia. Germ-line gene editing, on the other hand, would have hereditary effects. This raises special concerns about medical mishaps. Medical risks are, however, not the only kinds of risks in the case of germline gene editing. Discussed here are not the medical risks, but the social and moral risks of germ-line-gene editing.
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Pierazzuoli, Francesca, Elisa Gatti, Laura Gorla, Giacomo Tognasso, and Alessandra Santona. "Il benessere psicologico dei caregiver di pazienti con gravi disturbi psichiatrici: uno studio osservazionale." TERAPIA FAMILIARE, no. 126 (November 2021): 81–101. http://dx.doi.org/10.3280/tf2021-126006.

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Abstract:
La presente ricerca esplora alcune caratteristiche psicologiche presenti nei fratelli con funzione di caregiver di pazienti con gravi patologie psichiche. Gli autori si focalizzano su aspetti quali la percezione della relazione con le figure genitoriali, le esperienze traumatiche, i tratti di personalità e alcune caratteristiche psicosociali. Il campione è costituito da 60 partecipanti: 30 fratelli di persone con gravi patologie psichiatriche (Gruppo A), reperiti all'interno di associazioni di fami liari e servizi psichiatrici territoriali, e 30 partecipanti del gruppo di controllo (Gruppo B) reclutati bilanciandoli al gruppo A in termini di caratteristiche; i partecipanti di entrambi i gruppi risultano residenti al Nord Italia. Sono stati impiegati i seguenti questionari self-report: il Parental Bonding Instrument- PBI, il Minnesota Multiphasic Personality Inventory 2-MMPI-2, l'Inventario delle Esperienze Traumatiche- TEC e un Questionario anamnestico. I risultati mettono in luce come i fratelli caregiver di persone con grave disagio psichico presentino diverse caratteristiche peculiari rispetto al gruppo di controllo; ci si riferisce, in particolare, alle caratteristiche della struttura familiare, alle difficoltà relazionali con le figure genitoriali e alle esperienze traumatiche vissute a livello familiare.
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Króliński, Piotr. "„POWAŻNE RYZYKO” W ROZUMIENIU ART. 13 LIT. B KONWENCJI HASKIEJ. ANALIZA ORZECZNICTWA SĄDÓW AMERYKI ŁACIŃSKIEJ." Zeszyty Prawnicze 21, no. 1 (March 13, 2021): 271–99. http://dx.doi.org/10.21697/zp.2021.21.1.10.

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Abstract:
Ameryka Łacińska to unikalny obszar funkcjonowania konwencji haskiej dotyczącej cywilnych aspektów uprowadzenia dziecka za granicę. Z uwagi na wiele okoliczności prowokujących do relokacji, w szczególności wspólny język, orzecznictwo tamtejsze stanowi obszerny materiał do analizy. Praktyka stosowania przez sądy latynoamerykańskie wyjątku z art. 13 lit. b konwencji dokumentuje najczęstsze patologie występujące w środowiskach domowych oraz zewnętrznych, odzwierciedlając zarazem sposób, w jaki sądy skłonne są te problemy adresować. Do najczęściej powoływanych przyczyn uzasadniających uprowadzenie zalicza się: przemoc domową, niepokoje społeczne oraz rozłączenie z rodzicem pełniącym rolę opiekuna wiodącego. Skuteczne powołanie się na wyjątek „poważnego ryzyka” obwarowane jest warunkami wynikającymi z orzecznictwa. Problemy, z którymi mierzą się sądy latynoamerykańskie, są tożsame z tymi, które adresować muszą sądy europejskie. Stanowi to silny argument za powołaniem ponadnarodowego konwencyjnego organu sądowniczego.
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Villa, Giulio, Elisa Baruzzi, Alberto Pispero, Elena Maddalone, Arianna Lualdi, Davide Costa, Laura Moneghini, Giovanni Lodi, and Elena M. Varoni. "Osteonecrosi mascellare associata a rituximab in paziente affetto da linfoma a cellule B." Dental Cadmos 87, no. 05 (May 2019): 281. http://dx.doi.org/10.19256/d.cadmos.05.2019.07.

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Coulombel, L. "Lymphocytes B et T ont un ancêtre commun : identification in vitro d'une cellule souche lymphoïde." médecine/sciences 14, no. 5 (1998): 660. http://dx.doi.org/10.4267/10608/1114.

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Brusadelli, Claudia, Fabiola Dell’Acqua, Francesca Vendemini, Giulia Maria Ferrari, and Paola Corti. "Rapida evoluzione di una istiocitosi a cellule di Langerhans cutanea isolata." Medico e Bambino pagine elettroniche 24, no. 7 (September 30, 2021): 197–200. http://dx.doi.org/10.53126/mebxxiv197.

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Abstract:
The paper reports the case of a three-month-old girl presenting with maculopapular lesions all over her scalp, trunk, axilla region and groin. One month earlier she had been diagnosed with LCH through skin biopsy for persisting maculopapular rash. No other organs appeared to be involved: blood and urine tests, chest X-rays and abdominal ultrasound were normal. On physical examination, the child’s general conditions were poor and she was pale and dyspneic. Massive cervical lymphadenopathy and hepatosplenomegaly were diagnosed. Laboratory tests showed anaemia and thrombocytopenia, coagulopathy and hypoalbuminemia while chest X-rays revealed a mediastinal mass. Multisystem LCH with risk organs involvement (liver, spleen, bone marrow) was diagnosed. Despite the initial good response, the disease relapsed following first and second-line chemotherapy. Due to the evidence of B-RAF<sup>V600E</sup> mutation, targeted therapy with vemurafenib was introduced with excellent response. This case highlights the importance of surveillance in skin-limited neonatal LCH due to the risk of rapid evolution into an aggressive and refractory multisystem disease.
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Pham-Ledard, A., M. Prochazkova-Carlotti, M. Deveza, M. Beylot-Barry, B. Vergier, M. Parrens, J. P. Merlio, J. Feuillard, and N. Gachard. "La cellule d’origine du lymphome cutané B diffus à grandes cellules de type jambe : un lymphocyte B mature, post centre germinatif." Annales de Dermatologie et de Vénéréologie 141, no. 12 (December 2014): S391. http://dx.doi.org/10.1016/j.annder.2014.09.369.

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FARNETI, P., G. MACRÌ, G. GRAMELLINI, M. GHIRELLI, F. TESEI, and E. PASQUINI. "Curva di apprendimento nella scialoendoscopia diagnostica e interventistica per le patologie salivari ostruttive." Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, no. 5 (October 2015): 325–31. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-352.

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Abstract:
La scialoendoscopia è un nuovo strumento diagnostico e chirurgico che offre l’opportunità di trattare alcune patologie delle ghiandole salivari con procedure non invasive e con risultati potenzialmente superiori alle precedenti tecniche. Come per tutte le nuove tecniche, per raggiungere rapidamente risultati paragonabili a quelli riportati in letteratura, è indispensabile un corretto programma di formazione che segua una graduale curva di apprendimento. Questo include un appropriato programma diagnostico, una corretta selezione dei pazienti e la conoscenza delle possibili insidie operatorie. Abbiamo eseguito uno studio retrospettivo confrontando le prime 141 procedure (74 parotidee e 67 sottomandibolari) eseguite con questa tecnica nel nostro Dipartimento dal 2009 al 2013 con analoghe esperienze riportate in letteratura. I pazienti sono stati divisi in 3 gruppi: Gruppo A (le prime 49 procedure effettuate), gruppo B (le successive 50), Gruppo C (le ultime 42 procedure effettuate). Fra i tre gruppi non sono state evidenziate differenze statisticamente significative nei tempi medi di durata delle procedure, nella percentuale di ricorrenza della sintomatologia dopo il trattamento, nel numero di pazienti che hanno necessitato di più trattamenti e nell’incidenza di complicanze minori. Non sono state riportate complicanze maggiori. Con l’acquisizione di una maggiore esperienza da parte dei chirurghi si è evidenziato un progressivo calo del numero di interventi eseguiti in anestesia generale rispetto a quelli in anestesia locale (51% vs 18% vs 14%). Solo in tre casi su 130 ghiandole trattate (2.3%) è stato necessario eseguire un’asportazione ghiandolare. Per i calcoli salivari è stato valutato il tipo di tecnica utilizzato per l’estrazione e la percentuale d’insuccesso che era analoga nei tre gruppi (13.6% vs 15% vs 15%). I nostri risultati non differiscono sostanzialmente da quelli riportati in letteratura. Abbiamo risolto la difficoltà iniziale nella cateterizzazione del dotto con esercizi chirurgici su cadavere o su teste di maiale. La mancanza di precisione degli strumenti diagnostici radiologici può essere migliorata autonomizzando il chirurgo nell’esecuzione delle ecografie pre e post-operatorie. Viene infine sottolineata l’opportunità di creare dei centri di scialoendoscopia con un bacino di utenza di circa 1 o 2 milioni di abitanti in modo da concentrare le patologie, far fronte agli elevati costi della strumentazione necessaria e poter guadagnare la necessaria esperienza nelle gestione delle varie tecniche chirurgiche.
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Rucco, V., F. D'Osualdo, A. Visentini, and A. Zucchi. "Problemi di diagnostica differenziale nelle sindromi lombosciatalgiche." Rivista di Neuroradiologia 2, no. 1_suppl (February 1989): 21–28. http://dx.doi.org/10.1177/19714009890020s104.

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Abstract:
Gli Autori, in base alla loro esperienza pluriennale nella terapia delle sindromi lombo-sciatalgiche, distinguono tre gruppi principali di patologie: 1) Patologia delle radici o del nervo intervertebrale: Queste lesioni alte sono il regno della Neuroradiologia e raramente il paziente giunge al tavolo operatorio con una diagnosi dubbia. Le cause più frequenti di lesione a questo livello sono rappresentate dall'ernia discale, dalla stenosi del canale midollare (congenita o acquisita) e dalla stenosi del canale intervertebrale (continua o intermittente). Queste tre cause principali possono presentarsi isolate o variamente associate tra loro. 2) Patologia del plesso lombare o sacrale, patologia del tronco nervoso del nervo femorale o del nervo ischiatico: Le lesioni del plesso o del tronco nervoso rappresentano il regno della «elettro-diagnosi». Essa permette, infatti, la localizzazione del livello di lesione, agevolando quindi il ricorso ad altre indagini diagnostiche per individuare la causa. 3) Sindromi pseudo-sciatalgiche: Le sindromi pseudo-sciatalgiche rappresentano un gruppo di patologie caratterizzate da una sintomatologia algica lungo un'arto inferiore, in assenza di coinvolgimento diretto del nervo femorale o del nervo ischiatico. Esse possono riconoscere due meccanismi principali: a) Sindromi dolorose con meccanismo rifiesso: In questo gruppo di sindromi, la struttura sede di processo algico-infiammatorio è localizzata a livello lombare, ma essendo innervata da un ramo del plesso lombare o sacrale, il dolore viene falsamente avvertito nelle aree cutanee dal nervo femorale o ischiatico. Ciò si spiega col «fenomeno della convergenza». I principali quadri clinici sono rappresentati da: — Patologia delle articolazioni interapofisarie posteriori. Il meccanismo patogenetico dell'infiammazione articolare non è del tutto noto e probabilmente è complesso. — Patologia del legamento ileo-lombare. Tra le «legamentiti vertebrali» la patologia del legamento ileolombare su base meccano-degenerativa è certamente una delle forme più frequenti. — Patologia della articolazione coxo-femorale. L'articolazione coxo-femorale, per le sue caratteristiche di articolazione portante, è frequentemente coinvolta da patologie degenerative o infiammatorie. A causa della complessità della innervazione di tale articolazione, le zone di irradiazione del dolore possono essere molto varie. b) Sindromi dolorose da convolgimento delle strutture tendinee o fasciali dell'arto inferiore: In questo gruppo di sindromi il dolore lungo l'arto inferiore non è causato da una irradiazione, ma da un coinvolgimento patologico diretto di strutture muscolari, tendinee o fasciali dell'arto. In questo gruppo si possono includere le seguenti forme: — Sindrome fibro-mialgica primaria generalizzata. E caratterizzata da una dolorabilita alla presso-pal-pazione della cute, delle masse muscolari, delle inserzioni tendinee, da una sindrome ansiosa, da disturbi del sonno e della sfera affettiva e sessuale. — Patologia tendinea multidistrettuale dell'arto inferiore. — Patologia della fascia lata e della banderella ileo-tibiale
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Calleja, Anne. "Ajout du vénétoclax au rituximab cyclophosphamide, doxorubicine, vincristine et prednisone dans le lymphome B diffus à grande cellule." Hématologie 27, no. 2 (April 2021): 45–46. http://dx.doi.org/10.1684/hma.2021.1640.

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Wargnier, A. "Lymphocytes T cytotoxique : le récepteur du mannose 6 phosphate permet l'endocytose du granzyme B dans la cellule cible." médecine/sciences 17, no. 3 (2001): 382. http://dx.doi.org/10.4267/10608/1933.

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Viollier, E., G. Mignard, G. Sarazin, A. Choouier, G. Roziere, and P. Trameson. "Une sonde photométrique pour l'analyse in situ : Principe, méthode, premiers essais." Revue des sciences de l'eau 6, no. 4 (April 12, 2005): 395–410. http://dx.doi.org/10.7202/705182ar.

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Abstract:
Certains composés dissous ne sont pas stables une fois prélevés hors de leur milieu. Pour éviter que l'information ne se perde entre le prélèvement et l'analyse, il est nécessaire d'effectuer cette dernière in situ. La solution que nous présentons, consiste à développer une réaction colorimétrique en profondeur; la cellule photométrique est immergée et reliée à un spectrophotomètre en surface, par 2 fibres optiques (fig. 1a, b, c). Cependant, lors d'un essai préliminaire, nous avons observé que, dans le circuit de mélange de la sonde, les proportions entre réactif et échantillon ne sont pas constantes. Ces variations de débits sont corrigées par des mesures à deux longueurs d'onde (λ1 et λ2)* et par l'adjonction d'un colorant auxiliaire ne perturbant pas la réaction calorimétrique. L'étalonnage se fait directement sur la cellule photométrique : dans un diagramme Absorbance à λ1 = f (Absorbance à λ2) (fig. 2), on place une droite d'étalonnage et des points particuliers. Les règles de mélange sont vérifiées indépendamment de toute réaction chimique avec différentes solutions d'hélianthine dans un tampon à pH 7 et du rouge de chlorophénol à la place du réactif (fig. 4 et 5). En outre nous utilisons le rouge de chlorophénol, jaune sous forme acide, comme colorant auxiliaire pour le dosage du fer total dans un premier essai in situ (lac d'Aydat, Puy de Dôme, France). Les résultats sont comparés à ceux obtenus par prélèvements et analyses au laboratoire (fig. 6). L'accord est satisfaisant. L'incorporation au système présenté, d'une pompe osmotique devrait permettre, avec cet appareillage simple, des mesures pendant plusieurs mois sans intervention.
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Gérard, S., C. Gaudin, M. Caperan, A. Larrayadieu, C. Goineau, and L. Balardy. "Lymphome B diffus à grande cellule chez un sujet âgé : un exemple de la collaboration entre oncologue et gériatre." Les cahiers de l'année gérontologique 2, no. 2 (May 29, 2010): 80–84. http://dx.doi.org/10.1007/s12612-010-0057-1.

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Carollo, C., L. Rigobello, and A. Della Puppa. "Cisti liquorali endocraniche: Basi anatomo-patologiche e neuroradiologiche per un moderno inquadramento." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 2 (April 1994): 221–29. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700210.

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Abstract:
Dopo aver passato in rassegna le diverse classificazioni cliniche, anatomo-patologiche e radiologiche ritrovabili in letteratura, gli autori propongono una nuova classificazione neuroradiologica di tipo semeiologico delle raccolte liquorali intracraniche. Essa è basata essenzialmente sull'analisi della situazione encefalica nel suo complesso, con particolare riferimento al parenchima cerebrale, identificando 5 gruppi di patologie: a) raccolte liquorali da variante di sviluppo di strutture parenchimali; b) raccolte liquorali da malformazione primitiva del parenchima cerebrale; c) raccolte liquorali da perdita di tessuto parenchimale già formato; d) raccolte liquorali da anomalie neuroepiteliali; e) raccolte liquorali da malformazione primitiva delle membrane meningee. Sull'inquadramento generale cosi effettuato si inseriscono poi i segni diretti e indiretti derivati dalla semeiotica tradizionale, riconoscibili per tutti i tipi di lesione, che tengono conto sia delle caratteristiche di segnale (RM) o densità (TC) inerenti alla tecnica usata, sia della situazione di riequilibrio o scompenso della raccolta liquida in rapporto con le altre strutture: scatola cranica, parenchima cerebrale, comparto ventricolo-cisterno-sulcale. L'analisi cosi effettuata dovrebbe meglio mettere in sintonia il quadro neuroradiologico con quello clinico e anatomo-patologico.
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Gros, Audrey, Sarah Menguy, Victor Bobée, Océane Ducharme, Béatrice Vergier, Marie Parrens, Marie Beylot-Barry, et al. "L’analyse intégrative de lymphomes cutanés à grandes cellules B-lymphocytaires montre l’importance du profilage transcriptomique pour déterminer la cellule d’origine." Morphologie 106, no. 354 (September 2022): S6—S7. http://dx.doi.org/10.1016/j.morpho.2022.06.005.

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Gaglio, A., G. Zai, S. Zambelli, and A. Zanin. "Carcinoma Della Prostata a Cellule Chiare E Scure: Grading E Correlazioni Immunoistochimiche Con Antigene Prostatico Specifico Ed Isoantigeni a B O." Urologia Journal 53, no. 3 (June 1986): 404–10. http://dx.doi.org/10.1177/039156038605300317.

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Merli, F., Roberto Ravasio, I. Alvarez De Cielis, and F. Polcaro. "Analisi di costo-efficacia di rituximab più CHOP versus ProMACE-CytaBOM nel trattamento del linfoma diffuso a grandi cellule B: l’esperienza di Reggio Emilia." Giornale Italiano di Health Technology Assessment 2, no. 2 (June 2009): 55–64. http://dx.doi.org/10.1007/bf03320719.

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Rădășan, Andreea, Mihai Voiculescu, and Laura Elena Iliescu. "EVALUAREA NON-INVAZIVĂ A FIBROZEI HEPATICE CU AJUTORUL ELESTOGRAFIEI HEPATICE (FIBROSCAN) LA PACIENŢII CU INFECŢIE CRONICĂ VHB ŞI VHC." Romanian Journal of Infectious Diseases 19, no. 3 (September 30, 2016): 103–7. http://dx.doi.org/10.37897/rjid.2016.3.9.

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Abstract:
Introducere. În ultimii ani, s-au făcut progrese majore în ceea ce priveşte tratamentul şi prevenţia hepatitelor virale, însă această patologie reprezintă încă o problema majoră de sănătate şi socioeconomică. Elementul definitoriu pentru această boală este reprezentat de fibroza hepatică, componentă histologică dosebit de importantă datorită rolului sau în constituirea leziunilor hepatice de ciroză hepatică. Astfel, o etapă esenţială în depistarea şi monitorizarea hepatitei virale, o reprezintă detectarea şi măsurarea fibrozei hepatice. Astăzi dispunem de metode invazive de depistare a fibrozei hepatice, puncţia biopsie hepatică, precum şi de metode non-invazive, care la rândul lor se împart în metode serice şi metode imagistice (2). Scopul studiului. Scopul acestui studiu este de a determina dacă elastografia transcutană (FibroScan), metodă imagistică, non-invazivă de elecţie, este la fel de fiabilă în cazul hepatitei virale B, ca şi în cazul hepatitei virale C. Materiale şi metodă: Au fost luaţi în studiu un număr de 1127 pacienţi, având o afecţiune hepatică de etiologie VHB şi VHC. Aceşti pacienţi au fost examinaţi cu ajutorul FibroScan în perioada Iulie 2009 – Aprilie 2011. Rezultate: Din cei 1127 pacienţi investigaţi cu ajutorul FibroScan-ului, 40 dintre aceştia au efectuat şi Puncţie Biopsie Hepatică. Dintre aceştia, 82% au obţinut aceleasi stadii ale fibrozei hepatice la cele două investigaţii, iar 18% au obţinut grade de fibroză diferite la cele două teste. Comparativ, la pacienţii cu virus hepatitic C, am obţinut o concordanţă de 67,81% a celor două teste non-invazive, FibroScan şi FibroMax şi o concordanţă de 79,16% a FibroScan-ului comparativ cu Biopsia Hepatică. Pentru virusul B, concordanţa este chiar mai bună de 75% (FibroScan – FibroMax), respectiv 80% pentru FibroScan – PBH. Concluzii: FibroScan este una din metodele de evaluare non-invazivă a fibrozei hepatice cu acurateţe diagnostică asemănătoare FibroMax-ului şi apropiată de a Puncţiei Biopsie Hepatică.
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Abeywickrama-Samarakoon, Natali, Jean-Claude Cortay, Camille Sureau, Dulce Alfaiate, Massimo Levrero, and Paul Dény. "Réplication du génome du virus de l’hépatite delta : un rôle pour la petite protéine delta S-HDAg." médecine/sciences 34, no. 10 (October 2018): 833–41. http://dx.doi.org/10.1051/medsci/2018209.

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Abstract:
Le virus de l’hépatite delta, aussi appelé virus de l’hépatite D ou HDV, est un agent viral défectif à ARN de polarité négative. Il se réplique dans les cellules de mammifère et infecte l’homme. Son génome est un petit ARN circulaire monocaténaire d’environ 1 680 nucléotides. Pour se propager, HDV a cependant besoin d’un autre virus, le virus de l’hépatite B (HBV), qui lui fournit les protéines d’enveloppe nécessaires à l’assemblage de ses virions et à la propagation de l’infection. Les manifestations cliniques graves de l’infection combinée HBV-HDV vont des formes aiguës d’hépatites fulminantes aux formes chroniques de fibroses du foie (cirrhose), qui peuvent conduire à un carcinome hépatocellulaire. Une originalité de l’HDV repose sur la ressemblance de son génome avec celui des viroïdes, des agents infectieux des plantes constitués de petits ARN circulaires non encapsidés. Dépourvu de toute activité réplicase virale, l’HDV doit utiliser l’activité ARN polymérase-ADN dépendante de la cellule qu’il infecte pour répliquer son ARN génomique. Comment dès lors, cette réplication se réalise ? Nous aborderons dans cette revue les principales étapes de la transcription et de la réplication de ces ARN viraux.
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Manfrè, L., R. Angileri, G. Caruso, V. D'Antonio, M. De Maria, and R. Lagalla. "Calibro dei sifoni carotidei e asimmetria del poligono di Willis: Studio Angio-RM." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 148. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s260.

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Abstract:
A differenza dell'Angiografia, l'esame Angio-RM consente la simultanea visualizzazione dei vasi del poligono. Si è valutata la correlazione esistente tra calibro dei sifoni e asimmetrie di sviluppo del poligono nella popolazione normale. Sono stati esaminati 3 casi di occlusione totale di una carotide. 120 pazienti privi di patologie vascolari o neoplastiche sono stati sottoposti ad esame Angio-RM 3DTOF con Magnetization Tranfer e TONE. Sono state valutate le immagini di sorgente e 3DMIP, prima e dopo sottrazione dei pixel non vascolari. I pazienti sono stati suddivisi in 5 gruppi: I = aplasia di A1, II = ipoplasia di A1, III = lieve asimmetria di A1, IV ? arteria comunicante posteriore fetale, V = poligono simmetrico. Inoltre i pazienti sono stati suddivisi in base al calibro della carotide interna in: A (simmetrico), B (lieve asimmetria), e C (marcata asimmetria). è stata calcolata la percentuale di differenza di calibro (PDC) tra carotide destra e sinistra (Cmin/Cmax). Sono stati posti in correlazione PDC e simmetria dei vasi del poligono. I pazienti del gruppo C sono stati sottoposti a color Doppler dei vasi al collo, per escludere vasculopatia a monte. Una differenza statisticamente significativa in termini di PDC tra sifone carotideo destro e sinistro è stata osservata unicamente nei pazienti di gruppo I e II. I pazienti affetti da occlusione del sifone carotideo con compenso via Al dimostravano un calibro di Al superiore rispetto ai gruppi III, IV e V. Per quanto una asimmetria di calibro dei sifoni carotidei possa suggerire l'esistenza di una patologia vascolare a monte, è necessario considerare le varianti anatomiche correlate all'asimmetrico del poligono di Willis. Il bilancio dei rami collaterali esistenti a livello del poligono di Willis mediante Angio-RM è importante per la valutazione dei possibili circoli di compenso.
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Casino, Francesco G. "Principi di cinetica dei soluti in corso di aferesi terapeutica." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 4_suppl (July 23, 2013): S9—S12. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1081.

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Abstract:
L'Aferesi Terapeutica (AT) è una tecnica di depurazione extracorporea che, separando il plasma dalle cellule ema-tiche, può rimuovere soluti patogeni di elevato peso molecolare (PM), come auto-anticorpi, immunocomplessi, catene leggere e così via. La cinetica dei soluti in corso di AT è basata sugli stessi principi di farmaco-cinetica utilizzati per i pazienti in emodialisi (HD), ma i soluti coinvolti nell'AT hanno un PM molto più elevato. Dal momento che quasi tutti i soluti a elevato PM hanno una distribuzione essenzialmente intravascolare e/o sono rimossi quasi esclusivamente dal volume plasmatico (VP), per prescrivere la “dose di Aferesi” si potrebbe correntemente usare il Kt/V derivato dal modello single-pool: la prescrizione di una rimozione di un volume pari a 1.2–1.4 volte il VP del paziente in pratica corrisponde a un Kt/V di 1.2–1.4 per un soluto il cui volume di distribuzione coincide con il VP. Tuttavia, in generale, per descrivere la cinetica dei soluti anche tra le sedute di aferesi è necessario un modello multicompartimentale. Recentemente, Hanafusa ha usato un modello bicompartimentale per eseguire una serie di simulazioni, al fine di analizzare l'impatto dei vari parametri sulla cinetica dei soluti nell'AT. In breve, i principali risultati di tali simulazioni sono stati i seguenti: a) il PM del soluto di interesse può aiutare a scegliere la tecnica aferetica più appropriata; b) un volume di distribuzione più piccolo permette una rimozione più efficiente; c) sia la velocità di diffusione intercompartimentale che l'emivita (che è inversamente correlata alla velocità di produzione) impattano sulla frequenza del trattamento; d) sia la severità della malattia che la presenza di sanguinamento e/o di infezione possono impattare non solo sulla dose, ma anche sulla scelta della modalità di AT e dei fluidi di sostituzione.
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Pelliccioli, G. P., P. F. Ottaviano, C. Gambelunghe, G. Mariucci, G. Bruschelli, G. Bartoli, and M. V. Ambrosini. "Ischemia cerebrale sperimentale nei gerbillo." Rivista di Neuroradiologia 6, no. 3 (August 1993): 325–30. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600313.

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Abstract:
Il gerbillo (Meriones unguiculatus), avendo il circolo di Willis incompleto per la mancanza delle arterie comunicanti, è considerato il modello animale di elezione per lo studio dell'ischemia cerebrale. L'assenza di connessioni tra circolo carotideo e vertebro-basilare garantisce infatti l'induzione di un'ischemia cerebrale mediante occlusione delle arterie carotidi comuni (ACC). È stata osservata tuttavia una certa variabilità nel sistema vascolare cerebrale del gerbillo, che spiegherebbe la differente risposta individuale alla legatura delle ACC. In letteratura sono stati descritti i deficit funzionali e le modificazioni comportamentali secondari ad un'ischemia cerebrale, correlabili post mortem a definiti quadri istopatologici. Raramente sono stati applicati metodi certi di valutazione in vivo degli esiti di un'ischemia cerebrale sperimentale e/o dell'efficacia di eventuali interventi terapeutici. Un contributo alle indagini in vivo sull'ischemia cerebrale sperimentale potrebbe derivare dallo studio con risonanza magnetica. La nostra indagine ha avuto lo scopo di valutare alla RM, l'evoluzione e la gravità del danno prodotto nel gerbillo: a) dall'occlusione di entrambe le ACC per 5 mine (b) dalla legatura permanente di una ACC. Lo studio parenchimale ed angiografico è stato condotto utilizzando apparecchiature da 1,5 Tesla. Gli animali sono stati esaminati a tempi diversi dall'ischemia. L'iperintensità del segnale rilevata in alcuni casi con le sequenze spin echo a TR lungo a carico dell'ippocampo non era semprecorrelabile al tipo di ischemia indotta. In un 20% dei casi si è apprezzato un aumento di volume del sistema ventricolare, confermato dall'esame anatomo-patologico. Lo studio istologico ha dimostrato che l'aumento di intensità del segnale non era obbligatoriamente associato a severi danni del parenchima. I risultati di questo studio, seppure preliminare, sosterrebbero la validità della tecnica RM nello studio delle ischemie cerebrali sperimentali, poiché essa consente di individuare un edema nel tessuto ischemico anche in assenza di grave sofferenza e/o necrosi cellulare. Le differenti risposte del gerbillo all'ischemia cerebrale potrebbero essere dovute ad una variabilita sia anatomica che biologica.
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Premoli De Marchi, Paola. "L’etica del potere come fondamento della fiducia nelle relazioni di cura / Power ethics founds trust in care relationships." Medicina e Morale 66, no. 3 (July 3, 2017): 325–43. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.495.

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Abstract:
L’articolo parte dal presupposto che la fiducia sia una componente irrinunciabile delle relazioni umane, e questo emerge in modo esemplare nelle relazioni tipiche delle professioni di cura, perché queste sono per loro natura asimmetriche e hanno un destinatario che si trova in una situazione di vulnerabilità. Lo scopo del saggio è quello di analizzare le relazioni di potere e i suoi presupposti etici, così da individuare le forme corrette e scorrette di potere. Si analizza dunque il potere dal punto di vista del suo oggetto, delle sue motivazioni e delle sue intenzioni. Per quanto riguarda l’oggetto dell’azione di potere, esso può avere come scopo quello di migliorare o far crescere, quello di conservare e proteggere, e quello di distruggere. Per quanto riguarda le motivazioni, chi ha potere può voler migliorare le cose, affermare se stesso, godere dei benefici del potere, esprimere amore o esprimere odio. Per quanto riguarda, infine, le intenzioni, il potere può essere esercitato in modo strumentale, servendosi di qualcosa o qualcuno, oppure con la volontà di asservire a sé l’altro, oppure perché si vuole servire l’altro. Considerare tutti questi aspetti permette di individuare un modo buono di esercitare il potere, ma anche le patologie nelle relazioni di potere, e dunque in che modo l’abuso di potere può minare la relazione di fiducia nelle professioni della cura. ---------- The paper assumes that trust is an essential component in human relationships, and we can see this especially in the relationships of the caring professions: they are by their nature asymmetric and their recipient is in a vulnerable situation. The purpose of the essay is to analyze the essence of power and its ethical requirements, so as to identify right and wrong forms of power relationships. I therefore examine power as to its object, motives and intentions. As regards the object of the power action, this can have the purpose of a) improvement or growth, of b) preservation and protection, and of c) distruction. As concerns motivation, those with power may want to make the world better than it is, to affirm themselves, to enjoy the benefits of power, to express love or hatred. As regards, finally, the intentions, the power can be exercised in an instrumental way, making use of something or someone, or with the aim to enslave another, or because you want to serve others. If we consider all these aspects, we can find the morally good way of exercising power, but also the diseases in the power relationships, and thus see how the abuse of power can undermine trust in the professions of care.
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Andreula, F. C., A. M. N. Recchia-Luciani, and L. Garofalo. "Linfomi del sistema nervoso centrale e Aids." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 206. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s292.

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Abstract:
I linfomi del sistema nervoso centrale, a lungo eteroplasie intracraniche rare (1–2%) sono in continuo aumento percentuale in relazione con l'immunodepressione virale dell' AIDS (6% dei pazienti, 3% in età pediatrica), così come con quella iatrogena. Tipiche dei linfomi AIDS l'associazione con l'EB virus, l'elevata malignità, la scarsa risposta alla terapia, la localizzazione (SNC, midollo, intestino, cute, anoretto). Oggi tali tumori sono riscontrati in tutte le età (60 anni è la decade di presentazione tipica negli immunocompetenti). Le forme intracraniche, soprattutto B (80%), sono l'1% dei Non-Hodgkin, e dovrebbero essere considerate in realtà secondarie, dal punto di vista fisiopatologico, anche nei casi in cui l'esordio riguardi il SNC. Dal 20 al 40% dei casi sono forme multiple. Il ruolo giocato dall'Imaging deve essere considerato importante, poiché, nonostante le frequenti recidive a breve termine (la sopravvivenza media dalla diagnosi supera di poco l'anno, ed è minore nell'AIDS), queste forme rispondono, quando correttamente inquadrate, assai bene alle alte dosi di cortisonici (nel 40% dei soggetti trattati, già in 24 ore, per linfolisi e ripristino della b.e.e.) così come alla radioterapia. Nella patogenesi sono invocati differenti meccanismi di interconnessione tra neoplasie e agenti virali. La sede preferenziale è sopratentoriale in regione dei nuclei della base o comunque in strutture in cui la componente prevalente è la sostanza bianca. L'estensione dell'edema è incongrua rispetto all'entità della lesione, in ragione della esigua neoangiogenesi indotta. Queste masse hanno margini relativamente ben definiti solo macroscopicamente, con ben maggiore infiltrazione all'istologia; foci di rammollimento necrotico o emorragico sono rari nei pazienti AIDS. All'istologia la zona centrale di cellularità elevata, più rarefatta in periferia, mostra un caratteristico aspetto a “bulbo di cipolla” della trama reticolare. Queste neoplasie si localizzano a livello degli “involucri” cerebrali: sedi caratteristiche sono infatti le leptomeningi e le aree lungo lo spazio subependimal (40–50%), aree di coinvolgimento rese manifeste dalla impregnazione del m.d.c. L'impregnazione lungo le pareti ventricolari suggerisce la diagnosi specie se le immagini RM rivelano l'ulteriore diffusione delle localizzazione leptomeningee lungo gli spazi perivascolari di Virchow Robin. Questi tumori metastatizzano per via ematica, determinando la comparsa di lesioni parenchimali, leptomeningee e meningo-durali. In sede meningo-durale un notevole infiltrato linfomatoso può assumere aspetto a lente biconvessa. Non esistono significative differenze di imaging tra forme linfomatose primitive e secondarie del S.N.C. La TC dimostra lesioni solide singole o multiple, rotondeggianti, isodense al parenchima, (nel 20% dei casi iperdense) con quasi costante accentuazione dopo m.d.c., raramente solo periferica. La RM dimostra isoiperintensità in T1, modesto incremento in DP e ipointensità rispetto alla grigia in T2, da scarso citoplasma delle cellule componenti. L'impregnazione è unicamente da alterazione della barriera emato-encefalica (scarsa la componente neovascolare).
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Lazzari, G., I. Lagutina, G. Crotti, P. Turini, S. Colleoni, R. Duchi, and C. Galli. "173 EFFECT OF CULTURE SYSTEM FOR IVM-IVF PIG EMBRYOS ON THE ICMS ABILITY TO PRODUCE OUTGROWTHS FOR EMBRYONIC STEM CELL DERIVATION." Reproduction, Fertility and Development 17, no. 2 (2005): 237. http://dx.doi.org/10.1071/rdv17n2ab173.

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Abstract:
Attempts to derive true embryonic stem cells in large farm animals rely on the supply of good quality embryos. In these species, including the pig, pre-implantation-stage embryos can be produced by in vitro techniques from slaughterhouse ovaries. The objective of this study was to evaluate the ability of the inner cell masses (ICMs) of pig embryos, produced in vitro by different methods, to provide viable initial outgrowths of ICM cells that could be subsequently subcultured and expanded. Porcine oocytes were recovered from slaughtered donors and matured in vitro for 40–44 h in DMEM-F12 supplemented with 10% FCS, 0.05 IU LH and FSH (Menogon, Ferring, Milan, Italy), 0.3 mM cystine, 0.5 mM cysteamine, 50 ng/mL long-EGF, 100 ng/mL long-IGF1, 5 ng/mL bFGF (Sigma-Aldrich, Milan, Italy) in 5% CO2 at 38.5°C. Boar frozen-thawed semen was separated on a percoll gradient and diluted in TALP medium with PHE (penicillamine, hypotaurine, epinefrine) to a concentration ranging from 0.05 to 0.1 million sperm per mL. Oocytes were partially decumulated, co-incubated with sperm for 24 h, and finally denuded and cultured in microdrops of mSOFaa or NCSU. After cleavage, approximately half of the cleaved embryos were surgically transferred into the sheep oviduct for 4 days of in vivo culture and the remaining embryos were left in vitro in the two media. On Day +6 in vivo-cultured embryos were recovered from the sheep oviduct. Blastocyst formation and quality were comparatively evaluated in the three culture groups. Quality specifically referred to the morphology/size of the ICM according to the following criteria: ICM A (large/prominent), ICM B (flat), and ICM C (non-visible). All embryos with a visible inner cell mass were subjected to microdissection with needles to recover the ICMs that were then plated on feeder-layers of mitomycin-treated STO fibroblasts. Attachment and outgrowth was evaluated 48–72 h post-plating. Results are presented in Table 1. Our data indicate that in vivo culture of pig embryos in the sheep oviduct greatly enhance both blastocyst development and ICM quality. As a consequence the efficiency of outgrowth formation, following plating for ES cell derivation, was significantly higher with ICMs derived from IVM-IVF pig embryos cultured in vivo as compared to their in vitro-cultured counterparts. Within the two culture media tested for in vitro culture, SOF and NCSU, the rate of blastocyst formation was similar but the quality of SOF-cultured embryos is higher. In conclusion, embryo/ICM quality represents a fundamental requirement for the derivation of ES cell lines, and in vivo culture in the sheep oviduct provides the most efficient source of high quality IVM-IVF pig embryos. Table 1. Blastocyst development and ICM quality of in vitro-produced pig embryos This work was supported by the Istituto Superiore di Sanità, Programma Nazionale Cellule Staminali, Rome, Italy, grant No. CS 11.
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Navalesi, Guest Editors: P., M. Campanini, F. Lari, and M. Giorgi Pierfranceschi. "La ventilazione non invasiva in Medicina Interna." Italian Journal of Medicine 3, no. 1 (December 16, 2015): 391. http://dx.doi.org/10.4081/itjm.q.2015.5.

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Abstract:
<p class="titolo"><strong>Legenda delle più comuni abbreviazioni e acronimi</strong> 391</p><p class="titolo"><strong>Prefazione</strong> 393<br /><em>P. Navalesi</em></p><p class="titolo"><strong>Presentazione</strong> 395<br /><em>M. Campanini</em></p><img src="/public/site/images/pgranata/intro.jpg" alt="" /><br /><p class="titolo"><strong>La NIV in Medicina Interna</strong> 396<br /><em>F. Lari</em></p><img src="/public/site/images/pgranata/rass.jpg" alt="" /><br /><p class="titolo"><strong>Il ventilatore e i suoi componenti</strong> 399<br /><em>F. Lari</em></p><p class="titolo"><strong>Maschere ed interfacce</strong> 407<br /><em>F. Lari</em></p><p class="titolo"><strong>Sistemi CPAP (pressione positiva continua applicata alle vie aeree)</strong> 411<br /><em>F. Lari</em></p><p class="titolo"><strong>Principi e tecniche di ventilazione meccanica</strong> 417<br /><em>F. Giostra, E. Di Flaviano</em></p><p class="titolo"><strong>Insufficienza respiratoria acuta cardiogena - ruolo della ventilazione non invasiva</strong> 427<br /><em>F. Ventrella</em></p><p class="titolo"><strong>Riacutizzazione di broncopneumopatia cronica ostruttiva</strong> 443<br /><em>M. La Regina, F. Orlandini</em></p><p class="titolo"><strong>Altre indicazioni alla ventilazione meccanica non invasiva</strong> 451<br /><em>F. Pieralli, O. Para, C. Nozzoli</em></p><p class="titolo"><strong>Le apnee del sonno: competenza multidisciplinare e ruolo dell’internista</strong> 456<br /><em>F. Lari</em></p><p class="titolo"><strong>La ventilazione meccanica non invasiva nella palliazione del paziente oncologico terminale</strong> 462<br /><em>S. Orlando, M. Giorgi-Pierfranceschi</em></p><p class="titolo"><strong>La NIV nel paziente con insufficienza respiratoria cronica, la gestione domiciliare - Competenza specialistica nelle patologie pneumologiche pure</strong> 465<br /><em>A. Marchioni, E.M. Clini, B. Beghé</em></p><p class="titolo"><strong>Approccio al paziente internistico, candidato alla ventilazione meccanica non invasiva: <em>key messages</em></strong> 475<br /><em>M. Giorgi Pierfranceschi</em></p><img src="/public/site/images/pgranata/concl.jpg" alt="" /><p class="titolo"><strong>La ventilazione meccanica non invasiva: conclusioni</strong> 482<br /><em>M. Errico, A. Greco</em></p><img src="/public/site/images/pgranata/appendix.jpg" alt="" /><br /><p class="titolo"><strong>NIV in Medicina Interna: sono necessari sistemi di monitoraggio emodinamico?</strong> 484<br /><em>N. Di Battista, F. Savelli</em></p>
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Suaudeau, Jacques. "Le cellule staminali: dall’applicazione clinica al parere etico Parte II. Le cellule staminali non embrionali." Medicina e Morale 55, no. 5 (October 30, 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.342.

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Abstract:
In questa seconda parte, l’attenzione viene focalizzata sulle “cellule staminali non embrionali”, cioè le cellule staminali somatiche (di origine fetale o adulta) e le cellule staminali del sangue del cordone ombelicale. Queste cellule, spesso definite “cellule staminali adulte”, sono state identificate prima delle cellule staminali embrionali. Infatti, l’espressione stessa di cellula “staminale” deriva dall’identificazione delle cellule staminali emopoietiche nel midollo osseo (1961). Più tardi le ricerche hanno evidenziato la presenza di tali cellule immature, multipotenti, che si auto-rinnovano e si auto-differenziano pressoché in tutti i tessuti ed organi del feto e dell’adulto. Appena scoperte, queste cellule staminali “adulte” hanno trovato subito un impiego terapeutico con i primi trapianti di midollo osseo per il trattamento di patologie, maligne e non, del sangue e del sistema linfoide. Oggi le cellule staminali emopoietiche sono usate anche nel trattamento di malattie auto-immuni, come la sclerosi multipla o il lupus erythematosus e nella medicina rigenerativa. Una seconda fonte importante di cellule staminali “adulte” è rappresentata dalle cellule staminali mesenchimali, situate principalmente nel midollo osseo, progenitrici di vari ceppi cellulari: osso, cartilagine, muscolo, tessuto adiposo e astrociti. Queste cellule sembrano avere un ruolo-chiave nella rigenerazione dei tessuti. Sono stati isolati diversi tipi di cellule mesenchimali multipotenti, con proprietà paragonabili a quelle delle cellule staminali embrionali. Il più noto è quello delle MAPCs di Catherine Verfaillie. Queste cellule sono usate clinicamente per vari scopi, tra cui la rigenerazione del miocardio infartuato, l’angiogenesi terapeutica in pazienti con ischemia periferica acuta (specialmente la malattia di Buerger) e il bioengineering (rivestimento cellulare di legamenti o di valvole cardiache sostitutive). In questo ambito si sono registrati risultati incoraggianti nell’animale per il trattamento delle malattie neurodegenerative, dell’ictus, del trauma cerebrale e dei danni del midollo spinale. Sono stati isolati molti altri tipi di cellule staminali “adulte” le cui proprietà riparatrici sono state verificate con successo nell’animale: cellule staminali neuronali (per il morbo di Parkinson, la sclerosi multipla, il morbo di Huntington, l’ictus, il trauma cerebrale, le lesioni del midollo spinale), cellule staminali muscolari (per l’incontinenza urinaria, il danno miocardico), cellule staminali endoteliali (per l’ischemia acuta periferica), cellule staminali cardiache, cellule staminali della retina (per la degenerazione maculare), cellule staminali del limbus della cornea (per il danno corneale). Allo stato attuale, i risultati clinici più promettenti si sono ottenuti con le cellule staminali del sangue del cordone ombelicale (UCB), che hanno portato allo sviluppo di un’area di mercato caratterizzata dalla creazione di banche private di UCB. Generalmente le cellule UCB provocano, al massimo, una reazione immune piuttosto blanda quando vengono trapiantate in soggetti con donatori non compatibili. Si usano con successo laddove sia necessaria una riparazione o rigenerazione nell’organismo del ricevente. I migliori risultati con cellule staminali UCB, fino ad ora, sono stati ottenuti nel trattamento di bambini con morbo di Krabbe. Benefici si sono ottenuti anche dal trapianto locale di cellule UCB in pazienti con danni al midollo spinale. ---------- In this second part of the article, the attention is focused on “non embryonic stem cells”, that is somatic stem cells (from fetus or adult organisms), and umbilical cord blood stem cells. These stem cells, sometimes referred to as “adult stem cells”, were known and recognized as such before the embryonic ones. In fact the mere expression “stem” cells to designate this particular type of immature cell, from which derive all the others, more differentiated cells, came from the identification of the hematopoietic stem cells, in bone marrow (1961). Later investigations have shown that there are such cells, immature, multipotent, self-renewing, and self-differentiating ones in almost all tissues and organs of fetus or adult organism. As soon as they were discovered, these “adult”, autologous stem cells were immediately put in the service of patients, with the first transplantations of bone marrow performed either for the treatment of malignancies, or for the treatment of hematologic disorders. Today, autologous hematopoietic stem cells are also used for the treatment of auto-immune diseases, such as multiple sclerosis or lupus erythematosus and for regenerative medicine. A second, important source of “adult” stem cells are the mesenchymal stem cells, found mainly in bone marrow, but also in blood, progenitors of multiple cell lineages, including bone, cartilage, muscle, adipose tissue and astrocytes, and which seem to hold the key to tissue regeneration. Different types of multipotent mesenchymal stem cells, with properties comparable to those of embryonic stem cells, have been isolated, the best known being the multipotent adult progenitor cells (MAPCs). These cells are used clinically mainly for the healing of the heart after myocardial infarction, with positive statistically significant results, for therapeutic angiogenesis in patients suffering of peripheric ischemic disease (especially Buerger’s disease), and for bioengineering (cellular coating of artificial ligaments or of prosthetic heart valves). They have given promising results in animals for the treatment of neurodegenerative diseases, ictus, brain trauma and spinal cord injuries. Many other types of “adult” stem cells have been isolated and their healing properties assessed with success in animals, such as neural stem cells (for Parkinson’s disease, multiple sclerosis, Huntington’s disease, ictus, brain trauma, spinal cord injury), muscle stem cells (for urinary incontinence, myocardial infarction), endothelial stem cells (for critical limb ischemia), cardiac stem cells, retinal stem cells (for macular degeneration), limbal stem cells (for damaged cornea). At the moment, the more promising results in patients have been obtained with umbilical cord blood stem cells (UCB), prompting the birth of a commercial trade based on private banks. Umbilical cord blood stem cells offer indeed the advantage of their immaturity: as such, they rarely trigger more than a mild immune reaction when transplanted in unrelated recipient organisms. They are used with profit wherever a healing or regenerative process is necessary in a given patient. Up to now, best results with the UCB cells have been obtained in the treatment of children with Krabbe’s disease. Some patients with injured spinal cords have also experienced benefits from UCB cells grafts.
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Ponzoni, M. "LINFOMI A CELLULE B E INFEZIONI DA Chlamydiae." Microbiologia Medica 20, no. 3 (September 30, 2005). http://dx.doi.org/10.4081/mm.2005.3422.

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Besbassi, Hajar, Zineb Elrhoubari, Khalid Hattaf, and Yousfi Noura. "Dynamics of an HBV infection model with cell-to-cell transmission and CTL immune response." Revue Africaine de la Recherche en Informatique et Mathématiques Appliquées Volume 30 - 2019 - MADEV... (June 8, 2019). http://dx.doi.org/10.46298/arima.4329.

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Abstract:
International audience In this work, we propose a mathematical model to describe the dynamics of the hepatitis B virus (HBV) infection by taking into account the cure of infected cells, the export of precursor cytotoxic T lympho-cytes (CTL) cells from the thymus and both modes of transmission that are the virus-to-cell infection and the cell-to-cell transmission. The local stability of the disease-free equilibrium and the chronic infection equilibrium is obtained via characteristic equations. Furthermore, the global stability of both equilibria is established by using two techniques, the direct Lyapunov method for the disease-free equilibrium and the geometrical approach for the chronic infection equilibrium. Dans ce travail, nous proposons un modèle mathématique pour décrire la dynamique du virus d'hépatite B (HBV) en prenant en compte le taux de guérison de cellules infectées, l'exportation de précurseur cytotoxic des lymphocytes T (CTL) des cellules du thymus et les deux modes de transmission qui sont l'infection virus-à-cellule et la transmission cellule-à-cellule.La stabilité locale de l'équilibre libre et l'équilibre d'infection chronique est obtenue via des équations caractéristiques. En outre, la stabilité globale des deux équilibres est établie en utilisant deux techniques, la méthode directe de Lyapunov pour l'équilibre libre et l'approche géométrique pour l'équilibre d'infection chronique.
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Viele, A., A. Trivisonno, A. Pierro, G. Giannotti, P. Paolone, and A. Colavita. "P399 SVILUPPO DI SINDROME DA IMMUNODEFICIENZA ACQUISITA DOPO SOMMINISTRAZIONE DI VASCCINO ANTI–SARAS–COV2." European Heart Journal Supplements 24, Supplement_C (May 1, 2022). http://dx.doi.org/10.1093/eurheartj/suac012.385.

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Abstract:
Abstract Il SARS–CoV2 è trasmesso tra gli umani attraverso particelle respiratorie e l’infezione può determinare un largo spettro di manifestazioni cliniche. Precedenti studi hanno dimostrato il ruolo centrale dell’immunità cellulo–mediata nel limitare la gravità delle infezioni da virus respiratori. I linfociti T–helper CD4+ sono coinvolti in funzioni di coordinazione e regolazione dell’immunità anti–virale: determinano lo sviluppo di anticorpi neutralizzanti ad alta affinità e la differenziazione dei centri germinali a cellule B in cellule della memoria secernenti anticorpi con lunga vita. Nessun dubbio sul ruolo cruciale della risposta a cellule T durante l’infezione da SARS–CoV2 o dopo la vaccinazione. Descriviamo il caso di un paziente di 39 anni, vaccinato con ChAdOx1–S. Dopo due settimane il paziente accusava dispnea e febbricola. Il test molecolare per SARS–CoV2 era negativo; agli esami ematici la PCR era aumentata. La TC del torace escludeva embolia polmonare e rivelava pattern a vetro smerigliato bilaterale, come da flogisi. All‘ecocardiogramma i parametri erano nella norma. L’ECG mostrava tachicardia sinusale. Il paziente veniva dimesso dal PS con terapia cortisonica. Una settimana dopo i sintomi peggiooravano. Una nuova TC torace mostrava difetti di opacizzazione di rami secondari dell’arteria polmonare ed aspetto bilaterale a vetro smerigliato. Si iniziava terapia con EBPM ed antibiotici a largo spettro. Il test molecolare e la sierologia per SARS–CoV2 erano negativi. Negativi i test per Mycoplasma, Chlamydia, Legionella e CMV DNA. L’emocromo mostrava ridotti linfociti (6,8%) con neutrofilia relativa (90,4%), ma normale valore dei bianchi. La TC–HR mostrava aspetto “crazy paving” bilaterale suggestivo per infezione virale o micotica (pattern come da infezione da Pneumocystis Jiroveci). Il test per HIV aveva esito positivo; alla tipizzazione linfocitaria ridotti i livelli di linfociti T–Helper (CD3+/CD4+) e rapporto CD3+/CD4+ 0%. Per il rapido deterioramento del quadro clinico il paziente veniva trasferito in terapia intensiva. Dopo 30 giorni dalla diagnosi di AIDS il paziente giungeva ad exitus. Il ruolo dei linfociti T nello sviluppo di anticorpi neutralizzanti e di cellule della memoria durante l’infezione da SARS–CoV2 è la chiave nella strategia di vaccinazione per ridurre il dilagare della pandemia, tuttavia nel nostro paziente questo meccanismo non ha funzionato rivelando il deficit del suo sistema immunitario da una latente infezione da HIV.
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Amine, Benmoussa, Lasri Najat, and Tazi Ilias. "Epigastralgies révélant un lymphome pancréatique primitif à grandes cellule B chez un patient jeune: à propos d’un cas." Pan African Medical Journal 31 (2018). http://dx.doi.org/10.11604/pamj.2018.31.161.16850.

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"Hepatic nodules in patients with Budd-Chiari syndrome Service de Chirurgie, H�pital Antoine B�cl�re, Clamart, France, Service d'H�patologie, de Chirurgie, de Radiologie, H�pital Beaujon, Clichy, France." Hepatology 22, no. 4 (October 1995): A506. http://dx.doi.org/10.1016/0270-9139(95)95744-8.

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"Restriction of V beta gene usage of liver-derived lymphocytes in chronic hepatitis B and C . Service d'H�matologie et Immunologie, Service d'H�patologie, Service d'Anatomie-Pathologique, Service de Chirurgie Digestive, H�pital Beaujon, Clichy, *Laboratoire d'Immunologie, H�pital Robert Debr�, Reims, France." Hepatology 22, no. 4 (October 1995): A265. http://dx.doi.org/10.1016/0270-9139(95)94782-5.

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Liborio, Fabrizio, and Pablo Requena Meana. "L’utilizzo del placebo secondo l’ultima versione della Dichiarazione di Helsinki. Dibattito fra due posizioni etiche." Medicina e Morale 64, no. 1 (February 28, 2015). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2015.33.

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Abstract:
Nell’ottobre 2013, a Fortaleza (Brasile), durante la 64ª Assemblea Generale dell’Associazione Medica Mondiale (AMM) è stata approvata l’ultima versione della Dichiarazione di Helsinki (DoH), documento chiave nell’etica della sperimentazione sugli esseri umani, che nel 2014 ha festeggiato il suo 50° anniversario. Tra i punti di maggiore confronto spicca sicuramente quello relativo all’uso del placebo nella ricerca scientifica, soprattutto nei casi in cui sono già disponibili farmaci efficaci per le patologie oggetto di sperimentazione. La domanda di fondo riguarderebbe l’adeguatezza etica e le eventuali condizioni secondo cui si può offrire il placebo a dei pazienti che fanno parte del gruppo di controllo di un protocollo di ricerca su un nuovo farmaco, quando un trattamento efficace per quella malattia già esiste ed è utilizzato con un qualche beneficio. Nel nostro contributo viene offerto un attento esame delle due grandi correnti etico-scientifiche sull’argomento, anche alla luce dell’ultimo aggiornamento della DoH. La prima di quest’ultime, i cui principali autori sono F. G. Miller e H. Brody difende un uso esteso del placebo puntando sulla distinzione tra etica medica ed etica sperimentale. L’altra grande corrente, di cui sono rappresentanti di spicco B. Freedman, C. Weijer e S. Garattini, non vede una distinzione tra ricerca e medicina per l’obbligo del medico di offrire sempre i migliori standard di cura, e pertanto, limita l’utilizzo del placebo a pochi casi. Abbiamo quindi cercato di mostrare le seguenti tesi. 1. La problematicità della Dichiarazione, anche nel suo ultimo aggiornamento. Essa infatti da una parte promuove il principio di beneficenza, specificando che i pazienti coinvolti nella sperimentazione devono essere trattati allo stesso modo dei pazienti ordinari (art. 4), e dall’altra legittima i PCT nel caso di “convincenti e scientificamente solide ragioni metodologiche” (art. 33). 2. La scarsa considerazione rivolta alla DoH o una sua interpretazione in senso ampio e permissivo riguardo l’uso del placebo, da parte delle due agenzie del farmaco Food and Drug Administration (FDA) americana, e European Medicines Agency (EMA) europea. 3. La nostra preferenza per la posizione dell’uso limitato del placebo, sia per ragioni scientifiche sia perché più consona alla tradizione etica dell’obbligo terapeutico alla cura, e del principio di non disponibilità della persona. 4. L’ineccepibilità dal punto di vista teorico della DoH nella parte in questione – indubbiamente più vicina alla posizione dell’uso limitato del placebo – che però nella pratica risulta in una facile vulnerabilità a spinte economiche ed etiche lontane dallo spirito di beneficenza, che per 50 anni l’ha caratterizzata e distinta. ---------- In October 2013, at Fortaleza (Brazil), during the 64th General Assembly of the World Medical Association (WMA), the latest version of the Helsinki Declaration (HD) was approved, a key document in the ethics of experimentation on human beings, which in 2014 celebrated its 50th anniversary. Among the major controversial points certainly stands that relating to the use of the placebo in scientific research, especially in cases where effective drugs are already available for the pathologies which are the object of experimentation. The fundamental question concerns the ethical adequacy of and circumstantial conditions according to which the placebo can be offered to patients who are part of the control group of a research trial on a new drug, when an effective treatment for that disease already exists and is utilized with some benefit. Our contribution offers a careful examination of the two great ethical- scientific approaches to the question, especially in the light of the last updating of the HD. The first great approach, whose main authors are F.G. Miller and H. Brody, defend an extensive use of the placebo focusing on the distinction between medical ethics and experimental ethics. The other great approach, prominent representatives of which are B. Freedman, C. Weijer and S. Garattini, does not see a distinction between research and medicine for the obligation of the physician to always offer the best standards of care, and therefore, limit the use of the placebo to a few cases. We have thus tried to show the following propositions. 1. The problematic nature of the Declaration, even in its latest update. In fact, on the one hand, it promotes the principle of beneficence, specifying that the patients involved in the trial should be treated the same way as ordinary patients (art. 4), and on the other hand it legitimates the PCT in the case of “convincing and scientifically sound methodological reasons” (Art. 33). 2. The scarce consideration given to the HD, or a wide and permissive interpretation regarding the use of the placebo, by the two pharmeceutical agencies the American Food and Drug Administration (FDA) and the European Medicines Agency (EMA). 3. Our preference for the position of the limited use of the placebo, both for scientific reasons and because it is more consonant with the ethical tradition of the therapeutic obligation to care, and of the principle of non-disposability of the person. 4. The unacceptability from the theoretical point of view of the HD in the part in question – undoubtedly closer to the position of the limited use of the placebo – which however, in practice results in a facile vulnerability to economic pressures and distances ethics from the spirit of beneficence, that for 50 years has characterized and distinguished it.
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Souza Júnior, Alessandro Marques de Souza Júnior, Jordânya Feitosa Soares, Sérvulo da Costa Rodrigues Neto, André Paulo Gomes Simões, and Abrahão Alves de Oliveira Filho. "Perspectiva do uso de punica granatum e plantago major no tratamento de úlcera traumática." ARCHIVES OF HEALTH INVESTIGATION 8, no. 11 (June 4, 2020). http://dx.doi.org/10.21270/archi.v8i11.4238.

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Abstract:
Introdução: A população demonstra um interesse cada vez maior por terapias menos agressivas, e os medicamentos fitoterápicos surgem como uma alternativa, levando-se em conta que as pessoas acreditam nos benefícios do tratamento natural e vêem na fitoterapia um método de cura e prevenção mais barato e acessível. Porém, a maior parte de informações sobre o uso de fitoterápicos na área da Odontologia provem da sabedoria popular, sendo ainda muito escassas pesquisas a respeito de indicações, efeitos tóxicos e formas de uso das plantas. Objetivo: Buscou-se verificar a possibilidade de Punica granatum e Plantago major poderem interferir de forma positiva no tratamento da úlcera traumática. Metodologia: Diante disso, foi realizada uma revisão de literatura em um período que compreende os anos de 2012 a 2018 nas plataformas de pesquisa Google Acadêmico, Scielo (Scientific Eletronic Library Online) e PubMed (National Center for Biotechnology Information). Conclusão: A literatura relata que tanto a Plantago Major, mais conhecida como tanchagem, como a Punica Granatum(romã), possuem várias atividades farmacológicas, dentre as relevantes ao tratamento dessa patologia estão os efeitos anti-inflamatórios, cicatrizante, antimicrobiana e antioxidante, que podem atuar de maneira sinérgica. De tal modo, urge que cada vez mais se fomente o interesse pela Fitoterapia aplicada à Odontologia.Descritores: Fitoterapia; Odontologia; Plantago Major; Romã (Fruta).ReferênciasAleluia CM, Procópio VC, Oliveira MTG, Furtado PGS, Giovannini JFG, Mendonça SMS. Fitoterápicos na odontologia. Rev Odontol Univ Cid São Paulo. 2017;27(2):126-34.Nascimento Júnior BJ, Tínel LO, Silva ES, Rodrigues LA, Freitas TON, Nunes XP et al. Avaliação do conhecimento e percepção dos profissionais da estratégia de saúde da família sobre o uso de plantas medicinais e fitoterapia em Petrolina-PE, Brasil. Rev bras plantas med. 2016;18(1):57-66.Castro RD, Oliveira JA, Vasconcelos LC, Maciel PP, Brasil VLM. Brazilian scientific production on herbal medicines used in dentistry. Rev bras plantas med. 2014;16(3):618-27.Cruz MT. Fitoterápicos: Estudos com plantas para fins terapêutico e medicinal. Acervo da Iniciação Científica, 2013.Souza GFM, Silva MRA, Mota ET, Torre AM, Gomes JP. Plantas medicinais x raizeiros: Uso na odontologia. Rev cir traumatol buco-maxilo-fac. 2016;16(3):21-9.Evangelista SS, Sampaio FC, Parente RC, Bandeira MFCL. Phytotherapics in Odontology: ethnobotanical study in Manaus. Rev bras plantas med. 2013;15(4):513-19.Barbosa VLSA, Nóbrega DRM, Cavalcanti AL. Estudo bibliométrico de pesquisas realizadas com fitoterápicos na Odontologia. RBCS. 2012;16(2):123-30.Souza LRG. Prescrição de fitoterápicos por estudantes dos cursos de odontologia das universidades públicas do Rio Grande do Norte [monografia]. Natal: Universidade Federal do Rio Grande do Norte; 2014.Moreira W. Revisão de literatura e desenvolvimento científico: conceitos e estratégias para confecção. Janus. 2004;1(1):19-31.Neville BW, Damm DD, Allen CM, Bouquot JE. In: Lesões físicas e químicas. Rio de Janeiro: Elsevier; 2009.Nobre IBB, Athias RB. Lesões bucais causadas pelo uso de próteses dentárias removíveis [monografia]. Porto Velho: Centro Universitário São Lucas; 2017.Peixoto APT, Peixoto GC, Alessandrettic R. Relação entre o uso de prótese removível e úlcera traumática: revisão de literatura. J Oral Invest. 2015;4(1):26-32.Teixeira DS. Efeito da aplicação tópica de clorexidina, iodopovidona e eritromicina no reparo de úlceras traumáticas em ventre lingual de ratos: Análise clínica, histológica e microbiológica [dissertação]. Porto Alegre: Faculdade de Odontologia da Pontifícia Universidade Católica do Rio Grande do Sul; 2017.Ladehoff LV. Prótese parcial removível e suas possíveis falhas biológicas contribuições da literatura [monografia]. 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