Academic literature on the topic 'Pathogenic'
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Journal articles on the topic "Pathogenic"
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Full textGharwalova, Lucia, Marketa Kulisova, Anastasiia Vasyliuk, Helena Maresova, Andrea Palyzova, Linda Nedbalova, and Irena Kolouchova. "Sphingolipids of plant pathogenic fungi." Plant Protection Science 57, No. 2 (March 1, 2021): 134–39. http://dx.doi.org/10.17221/131/2020-pps.
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Full textDIPERRI, G. "PATHOGENIC ENTAMOEBA." Lancet 331, no. 8595 (May 1988): 1166. http://dx.doi.org/10.1016/s0140-6736(88)91980-0.
Full textGao, Shou-Jiang. "Pathogenic procedures." Trends in Microbiology 5, no. 3 (March 1997): 125–26. http://dx.doi.org/10.1016/s0966-842x(97)87506-3.
Full textTran Van Nhieu, Guy. "Pathogenic paradox?" Trends in Microbiology 7, no. 3 (March 1999): 102. http://dx.doi.org/10.1016/s0966-842x(99)01473-0.
Full textDissertations / Theses on the topic "Pathogenic"
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Full textCollingwood, Charlotte Rose. "Pathogenomic characterisation of a novel, layer-associated Avian Pathogenic Escherichia coli." Thesis, University of Liverpool, 2016. http://livrepository.liverpool.ac.uk/3007233/.
Full textFlorea, Florina [Verfasser], and Cassian [Akademischer Betreuer] Sitaru. "Pathogenic autoimmunity against skin laminins = Pathogene Autoimunität gegen Laminine der Haut." Freiburg : Universität, 2012. http://d-nb.info/1123474478/34.
Full textFeldmann, Friederike. "Implication of extraintestinal pathogenic Escherichia coli siderophore receptors in host pathogen interaction." kostenfrei, 2008. http://mediatum2.ub.tum.de/doc/649951/649951.pdf.
Full textVyas, Ishan. "IDENTIFICATION OF PEPTIDASES IN HIGHLY-PATHOGENIC VERSUS WEAKLY-PATHOGENIC NAEGLERIA FOWLERI AMEBAE." VCU Scholars Compass, 2014. http://scholarscompass.vcu.edu/etd/3524.
Full textRingsted, S. "Pathogenic mechanisms in glomerulonephritis." Thesis, University of Oxford, 1988. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.670361.
Full textSalamina, M. "Helicobacter pylori Pathogenic Factors." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423803.
Full textDal 1994 il batterio Helicobacter pylori è stato classificato come organismo cancerogeneno di prima classe e la sua infezione è associata a patologie gastroduodenali. Più di metà della popolazione mondiale ne è infettata con una maggiore prevalenza nei paesi sviluppati. Nonostante la maggior parte dei casi le infezioni sono asintomatiche, il 20% sviluppa gravi patologie come ulcere peptiche e nell’1% dei casi genera linfomi e gastro carcinomi. L’incidenza e le caratteristiche di questo batterio hanno ispirato batteriologi, gastroenterologi, oncologi e farmacologi per indagare gli aspetti fisiopatologici legati all’infezione, così come microbiologi, ecologi, biologi molecolari hanno cercato i fattori di virulenza coinvolti in nell’infezione. H. pylori è un batterio microaerofilico Gram negativo che colonizza la mucosa gastrica. Non è un batterio acidofilo, anche se è in grado di sopravvivere nel lume dello stomaco per un breve periodo necessario per raggiungere le cellule epiteliali spostandosi attraverso la mucosa gastrica. La colonizzazione è mediata da fattori di virulenza predominanti come la motilità flagellare associata alla chemiotassi. Per evitare che sia espulso dal tratto intestinale dalla peristalsi, il batterio H. pylori stabilisce un’infezione cronica. L’ureasi, che è un enzima nickel dipendente, che idrolizza l’urea presente in ammoniaca e CO2 tamponando il pH acido dello stomaco. I casi più gravi sono associati ai ceppi che esprimono l’isola di patogenicità cag-PAI, che consiste in un cromosoma delimitato da elementi trasponibili. Un altro importante fattore di virulenza è la tossina vacuolizzante VacA, che induce la formazione di vacuoli citoplasmatici. Anche il meccanismo di acquisizione di ferro e nickel è fondamentale per la colonizzazione batterica e dunque finemente regolata da un gran numero di geni. Lo sviluppo di un vaccino e nuovi antibiotici nutrono una costante ricerca di nuovi possibili bersagli farmacologici, necessari per completa ed efficiente eradicazione del batterio H. pylori. In questa tesi sono stati analizzati il ruolo e la struttura di alcune proteine patogenetiche del H. pylori. Questi potenziali target farmacologici sono stati clonati, otto su undici sono stati espressi in un sistema eterologo, due proteine di quelle purificate hanno generato cristalli e di una sola ne è stata definita la struttura molecolare. In particolare è stato definito un possibile ruolo della proteina CeuE (HP1561), appartenete alla famiglia delle proteine che legano un substrato, cristallizzata in presenza del complesso Ni(His)2 e definita l’affinità con lo stesso in vitro. Del flagello, che svolge un ruolo chiave durante l’infezione, ne è stata studiata la proteina coinvolta nella formazione dell’uncino FlgD che è stata clonata, espressa, purificata e cristallizzata. Inoltre è stato riportato anche uno studio di altri fattori del flagello e di alcune proteine coinvolte nella risposta allo stress cellulare. Per ottenere tali risultati sono stati utilizzati approcci differenti. Per individuare le migliori proteine candidate per uno studio cristallografico e progettare costrutti funzionali sono state effettuate predizioni bioinformatiche. Gli amplificati di PCR sono stati clonati in vettori plasmidici. Le condizioni di espressione sono state ottimizzate e fatte in E. coli, un sistema di espressione eterologo. La solubilità delle proteine ricombinanti è stata analizzata e ottenuta anche mediante refolding. Sono stati usati diversi sistemi di purificazione per ottenere un buon grado di purezza. Per la caratterizzazione proteica sono state usate come tecniche la gel filtrazione analitica, spettroscopia UV, DLS (Dynamic Light Scattering) e dicroismo circolare. Le proteine sono state concentrate e sottoposte a esperimenti di cristallizzazione. I cristalli sono stati analizzati al sincrotrone ESRF (Grenoble, France). Spettroscopia di fluorescenza, SPR (surface plasmon resonance) e spettroscopia di massa sono le tecniche utilizzate per la caratterizzazione In Vitro. Nel secondo capitolo viene decritta la struttura tridimensionale di una proteina patogenetica di H. pylori, cristallizzata in presenza del suo possibile substrato fisiologico. HP1561 (CeuE) è una proteina di H. pylori annotata come componente periplasmatico di un trasportatore ABC che lega e trasporta il ferro. Recentemente è stato pubblicato chele ceuE e fecDE di H. mustelae codificano per proteine coinvolte nel acquisizione del nickel e cobalto. Nei Gram negativi, l’acquisizione del nickel è garantita da sistemi di proteine che operano a livello di membrana e periplasmatico. Per l’acquisizione del nickel, l’ H. pylori integra diversi sistemi non ancora caratterizzati, necessari per la maturazione di enzimi chiave come l’ureasi e l’idrogenasi. Per chiarire tale contraddizione nel sistema di acquisizione del nickel nell’H. pylori, CeuE è stata clonata, espressa, purificata, cristallizzata e la sua struttura è stata risolta. L’identità di sequenza tra i due Helicobacter (pylori e mustelae) è del 44%. Le due Istidine (H103 e H197), potenzialmente coinvolte nel legame di coordinazione del sistema sideroforo/Ni2+ nel H. pylori CeuE, risultano essere parzialmente conservate. L’His corrispondente alla His103 di H. pylori è conservata, mentre His197 è sostituita da una Leucina. Al fine d’identificare se tale mutazione possa influenzare il legame sideroforo/Ni2+, è stato prodotto e purificato il mutante H. pylori CeuE H197L. La struttura molecolare di H. pylori CeuE è stata determinata con una risoluzione di 1.65 Å mediante metodo SAD, sia nella forma apo, che in complesso col Ni(His)2. Essa è costituita da due domini globulari simili, ognuno costituito da cinque foglietti-β circondati da α-eliche, comunemente classificato come Rossman fold. Strutturalmente H. pylori CeuE appartiene alla Classe III della famiglia di proteine che legano un substrato specifico (SBPs). Dati cristallografici, saggi di fluorescenza e analisi all’SPR ci permettono di escludere il coinvolgimento della proteina nel trasporto della VitB12, eme, entrobactina, e ioni Ni2+ isolati. Al contrario la struttura della proteina/complesso Ni(His)2 e le costanti di dissociazione ottenute mediante SPR suggeriscono che H. pylori CeuE lega e trasporta il nickel in vivo mediante il complesso Ni2+/His o altro ligando che lo mima. Nel terzo capitolo viene presentato lo studio su FlgD, una proteina flagellare fondamentale nella formazione di un complesso extracellulare, l’uncino del flagello. La motilità dell’H. pylori è considerata un fattore di colonizzazione, attraverso il quale ceppi meno motili hanno minori possibilità di colonizzare e sopravvivere nell’ospite di ceppi più motili. Per la formazione del flagello sono coinvolti più di 50 geni per la regolazione e l’assemblaggio delle varie componenti. Le tre componenti principali sono il filamento, l’uncino e il corpo basale. FlgD non è presente quando il flagello è maturo, ma ha un ruolo chiave durante l’assemblaggio. Perciò, è stato classificato come proteina necessaria per l’impalcatura dell’uncino (hook scaffolding protein), considerata anche proteina di testa dell’uncino (capping protein) in quanto interagisce con FlgL, FlgK e le proteine del corpo basale. Nel ceppo H. pylori G27, FlgD corrisponde al gene hp0858 che è stato amplificato dal DNA genomico purificato e clonato in un vettore plasmidico. La proteina è stata prodotta in E. coli BL21 e la proteina è risultata essere solubile. Gel filtrazione analitica e misure al DLS confermano il suo stato di oligomerizzazione, che risulta essere un tetramero in soluzione. La proteina è stata concentrata fino a 30 g/l e cristallizzata dopo un paio di mesi d’incubazione. I cristalli hanno diffratto a una risoluzione massima di 2.7 Å. Per la sostituzione molecolare è stata usata la tecnica del homology modelling. Sono stati costruiti diversi modelli molecolari per fittare i dati sperimentali. La struttura secondaria dei modelli generati è stata comparata con gli spettri di dicroismo circolare, dove FlgD è risultata essere composta da un 12% di eliche e complessivamente da un 45% di foglietti beta (190-260nm). Le statistiche cristallografiche non hanno dato convergenza positiva negli esperimenti di sostituzione molecolare con i modelli testati. Per risolvere la struttura di FlgD sono necessari cristalli di FlgD derivatizzata con Selenometionine, che è stata espressa, purificata e cristallizzata. Nel quarto capitolo sono riportate le proteine patogenetiche di H. pylori che sono state caratterizzate in questa tesi. Queste proteine possono essere divise in due gruppi, il primo delle proteine flagellarli ed il secondo delle proteine coinvolte nella risposta allo stress cellulare in collaborazione con il Prof. V. Scarlato del dipartimento di Biologia dell’università di Bologna. FliN è una proteina citosolica localizzata nell’anello C del corpo basale del flagello ed interagisce con altri due componenti FliM e FliG. Mutazioni missenso di fliN sono state associate a ceppi non-motili ed è stato riportato che regola la rotazione oraria/antioraria del flagello. H. pylori FliN è stata clonata, espresso e purificata dai corpi d’inclusione dopo refolding. Lo grado di oligomerizzazione è stato analizzato mediante DLS e gel filtrazione analitica. La proteina è risultata essere polidispersa i soluzione e non sono stati ottenuti cristalli di proteina. FliD è la proteina “capping” del filamento cellulare ed è stato osservato che interagisce con FliT, che non è solo un chaperon substrato specifico del sistema III di esporto flagellare, ma inibisce anche l’espressione di fliD attraverso l’interazione con il complesso FlhD4C2. Al fine di analizzare la struttura del complesso FliD-FliT, è stata pianificata la co-espressione di queste proteine. Entrambe sono state clonate con un sistema di purificazione differente, ma solo la purificazione di FliT è stata possibile dai corpi d’inclusione. Lo spettro di dicroismo circolare ha rivelato una forte componente di foglietti-β nella struttura secondaria. Secondo le misure di DLS e gel filtrazione analitica FliT è polidispersa in soluzione e perciò non stati ottenuti cristalli della stessa. FlgN è una proteina del sistema secrezione tipo III ed è stato osservato che interagisce in maniera specifica con le proteine di giunzione dell’uncino con il filamento FlgK ed FlgL, prevenendone la proteolizzazione prima della maturazione del flagello. Queste proteine sono state clonate in differenti tipi di vettori plasmidici, ma solo FlgN è stata efficacemente espressa in E. coli. FlgN ricombinante è stata purificata mediante Ni-IMAC è risultata essere solubile. La proteina è stata caratterizzata con gel filtrazione analitica, DLS e CD. La proteina è un monomero in soluzione con un 30% di struttura secondaria non definita (190-260 nm). FlgN è stata concentrata e sottoposta a test di cristallizzazione. Nell’ultimo gruppo ci sono tre proteine HSPs (Heat Shock Response), prodotte dal batterio quando incontra stress come elevate temperature, etanolo, H2O2 e acidi. E’ stato accurato che le HSPs di H. pylori svolgono un ruolo importante durante l’infezione dell’ospite. HrcA e HspR reprimono la trascrizione di groESL e dnaK. L’attività di HrcA è influenzata dalla presenza di HspR, in quanto è stato dimostrato che HrcA non è in grado di legare il DNA in assenza di HspR. Queste due proteine sono state espresse in E. coli e purificate con Ni-IMAC. Durante le fasi di concentrazione hanno mostrato un limite di solubilità. Mutagenesi mirata sul costrutto di HspR e screening di detergenti su HrcA sono hanno migliorato il sistema, senza però riuscire ad ottenere una condizione ottimale per la formazione di cristalli di proteina. HP1026 (ORF) è un gene presente nello stesso operone di HspR (hp1025), ma con funzione non nota. Dall’analisi della sequenza è stato identificato un dominio con attività elicasica ed un dominio legante l’ATP. La proteina è stata espressa in E. coli e purificata con Ni-IMAC. Per la caratterizzazione sono state effettuate gel filtrazione analitica e dicroismo circolare. La proteina risulta essere un dimero in soluzione con un 35% di α-elica. I test di cristallizzazione son stati effettuati scrinando diverse concentrazioni e anche in presenza del possibile cofattore, ATPγS in forma non idrolizzabile. Nessun cristallo è stato ottenuto dalle condizioni testate. Appendice: Studio strutturale e funzionale della proteasi umana S1P/SKI1 Lo studio di questa proteasi umana è stato effettuato in collaborazione con il Prof. S. Kunz dell’Istituto di Microbiologia, del Centro Universitario Ospedaliero e dall’ Univ. Di Lausanne, Svizzera. S1P/SKI1 è una serina proteasi della famiglia delle Proprotein Convertasi (PCs). Lo scopo di membri di questa famiglia è quello di mediare l’attivazione di diversi importanti substrati per la vita cellulare. Tra queste proteasi, S1P presenta una specificità di substrato, con un sito di taglio dopo un residuo non basico. Tra i target cellulari di S1P sono stati identificati SREBP-2, coinvolto nella biosintesi dei lipidi e del colesterolo, BDNF, ATF-6 e glicoproteine superficiali di virus appartenenti alla famiglia delle Arenaviridae. S1P pesa 118kDa ed è una proteina multidominio; quindi 2 regioni di S1P sono state studiate, il “Prodomain” (ProD) che regola l’attività catalitica, ed il “cathalytic domain” (cS1P) che include i residui responsabili per la reazione proteasica. Inoltre è stato analizzato un mutante inattivo (cS1P_H249A) e due costrutti per il dominio di regolazione (ProD_AB e ProD_AC). Le sequenze nucleotidiche dei corrispettivi costrutti sono state sintetizzate come geni ottimizzati per l’espressione in E. coli e subclonati in vettori plasmidici per l’espressione ottenendo proteine in fusione con una coda di 6-His. Questi costrutti sono stati espressi in E. coli, purificati con Ni-IMAC e le frazioni positive sono state raccolte e concentrate per test di cristallizzazione. Sfortunatamente non sono stati ottenuti cristalli di proteina nelle condizioni testate. Per chiarire il ruolo di una variante mutata nel sito di taglio “C” del dominio di regolazione è stata effettuata una analisi di spettrometria di massa. La proteina secreta S1P mut C (sS1P_MutC, 116kDa) è stata purificata dal medium di coltura di una linea di HEK293 trasfettate e isolata con Co-IMAC. Il campione è stato denaturato in Guanidinio 6M e caricato in HPLC. Le frazioni corrispondenti ai picchi predominanti sono stati essiccati ed iniettati in spettrometro di massa (ESI-TOF). L’analisi delle masse, confrontate con la forma nativa (sS1P_WT) ha permesso di generare un profilo preliminare del pattern di processamento del dominio di regolazione (ProD) with a quadrupole-TOF spectrometer. Analysis of mass spectra, compared with wild-type form of S1P, allows generating a Pro Domain auto-processing profile.
Sousa, Oliveira Márcia Patrícia de. "Microbial safety of lettuce: foodborne pathogens incidence, their pathogenic potential and biopreservative stratagies." Doctoral thesis, Universitat de Lleida, 2015. http://hdl.handle.net/10803/307379.
Full textLa investigación descrita en esta tesis se enfoca en la determinación de la influencia de las prácticas de manejo del cultivo, procesamiento y condiciones de almacenamiento en la calidad microbiológica de la lechuga mínimamente procesada y en el estudio de las estrategias de mitigación para mejorar su seguridad. Se ha estudiado el efecto de los sistemas de producción, orgánico o convencional, en la calidad microbiológica de lechuga fresca. Se evaluó la transferencia y la persistencia de L. innocua y E. coli O157:H7 en las hojas de lechuga y en el suelo durante el otoño y la primavera, utilizando diferentes métodos de riego contaminado artificialmente y el compost. La capacidad de L. monocytogenes, Salmonella y E. coli O157:H7 para crecer en lechuga mínimamente procesada y envasada en tres diferentes condiciones de atmósfera, creada por la utilización de películas con diferentes permeabilidades a dos temperaturas de almacenamiento fue evaluada. Se examinó el potencial patogénico de dos cepas de S. Typhimurium DT104, con el objetivo de medir su capacidad para sobrevivir al tracto gastrointestinal simulado y de adherirse e invadir a las células diferenciadas Caco-2, después de la incubación secuencial en el suelo, lechuga y lechuga cortada almacenada en MAP. En esta tesis también se evaluó el efecto de aumentar la microbiota de lechuga sometida a las diferentes etapas de pre-acondicionamiento en la supervivencia de L. monocytogenes y E. coli O157:H7 como método bioconservante. Por último, se ha estudiado el uso de la adición de bioconservantes como método para controlar o reducir los PTA en lechuga mínimamente procesada.
The research described in this thesis is focused on the determination of the influence of field management practices, processing and storage conditions on the microbial quality of fresh-cut lettuce and on the study of mitigation strategies to enhance its safety. The effect of production system, organic or conventional, on the microbiological quality of fresh lettuce was studied. The transfer and persistence of L. innocua and E. coli O157:H7 on lettuce leaves and in soil during fall and spring using different artificially contaminated irrigation methods and compost was evaluated. The ability of L. monocytogenes, Salmonella and E. coli O157:H7 to grow on shredded lettuce packaged in three different atmosphere conditions created by means of using different permeability films at two storage temperatures was evaluated. The pathogenic potential of two S. Typhimurium DT104 strains was examined, with the aim to measure their capability to survive a simulated gastrointestinal tract system and to adhere to and invade differentiated Caco-2 cells, after sequential incubation into soil, lettuce and cut lettuce stored under MAP conditions. In this thesis the effect of enhancing native microbiota of lettuce submitted to different pre-conditioning steps on survival of L. monocytogenes and E. coli O157:H7 as a biopreservative method was also evaluated. Finally, the use of adding biopreservatives as a method to control or reduce FBP in fresh-cut lettuce was studied.
Botelho, Rebecca A. "Plasmacytoid dendritic cell function in pathogenic vs. non-pathogenic HIV and SIV infection." Diss., Search in ProQuest Dissertations & Theses. UC Only, 2009. http://gateway.proquest.com/openurl?url_ver=Z39.88-2004&rft_val_fmt=info:ofi/fmt:kev:mtx:dissertation&res_dat=xri:pqdiss&rft_dat=xri:pqdiss:3378484.
Full textClayton, Selina Ruth. "The ZUR (zinc uptake regulator) regulon of pathogenic and non-pathogenic Escheria coli." Thesis, University of Nottingham, 2012. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.606007.
Full textBooks on the topic "Pathogenic"
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Full textVadyvaloo, Viveka, and Matthew B. Lawrenz, eds. Pathogenic Yersinia. New York, NY: Springer New York, 2019. http://dx.doi.org/10.1007/978-1-4939-9541-7.
Full textCiverolo, E. L., A. Collmer, R. E. Davis, and A. G. Gillaspie, eds. Plant Pathogenic Bacteria. Dordrecht: Springer Netherlands, 1987. http://dx.doi.org/10.1007/978-94-009-3555-6.
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Full textDe Boer, Solke H., ed. Plant Pathogenic Bacteria. Dordrecht: Springer Netherlands, 2001. http://dx.doi.org/10.1007/978-94-010-0003-1.
Full textHarald, Zur Hausen, ed. Human pathogenic papillomaviruses. Berlin: Springer-Verlag, 1994.
Find full textBoucias, D. Principles of insect pathology. Boston: Kluwer Academic Publishers, 1998.
Find full textCampbell, Colin K., Elizabeth M. Johnson, and David W. Warnock. Identification of Pathogenic Fungi. Oxford, UK: Wiley-Blackwell, 2013. http://dx.doi.org/10.1002/9781118520055.
Full textJohnson, Elizabeth M. (Elizabeth Margaret), 1958- and Warnock D. W, eds. Identification of pathogenic fungi. 2nd ed. Chichester, West Sussex: Wiley-Blackwell, 2013.
Find full textJ, Howard Barbara, ed. Clinical and pathogenic microbiology. 2nd ed. St. Louis: Mosby, 1994.
Find full textBook chapters on the topic "Pathogenic"
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Full textRodriguez, G. Marcela, and Issar Smith. "Pathogenic Mycobacteria." In Iron Transport in Bacteria, 360–71. Washington, DC, USA: ASM Press, 2014. http://dx.doi.org/10.1128/9781555816544.ch23.
Full textHess-Kosa, Kathleen. "Pathogenic Microbes." In Indoor Air Quality, 91–120. Third edition. | Boca Raton : CRC Press/Taylor & Francis, 2019.: CRC Press, 2018. http://dx.doi.org/10.1201/9781315098180-6.
Full textTilscher, Hans, and Manfred Eder. "Pathogenic Factors." In The Ailing Spine, 7–76. Berlin, Heidelberg: Springer Berlin Heidelberg, 1991. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-642-48865-8_2.
Full textMoss, Joseph A., and Richard A. Snyder. "Pathogenic Protozoa." In Microbial Source Tracking: Methods, Applications, and Case Studies, 157–88. New York, NY: Springer New York, 2011. http://dx.doi.org/10.1007/978-1-4419-9386-1_7.
Full textSaharan, Govind Singh, Naresh K. Mehta, and Prabhu Dayal Meena. "Pathogenic Variability." In Clubroot Disease of Crucifers, 159–232. Singapore: Springer Singapore, 2021. http://dx.doi.org/10.1007/978-981-16-2133-8_5.
Full textFitzpatrick, David A., and Geraldine Butler. "Comparative Genomic Analysis of Pathogenic Yeasts and the Evolution of Virulence." In Pathogenic Yeasts, 1–18. Berlin, Heidelberg: Springer Berlin Heidelberg, 2009. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-642-03150-2_1.
Full textAshbee, H. Ruth, and Annika Scheynius. "Malassezia." In Pathogenic Yeasts, 209–30. Berlin, Heidelberg: Springer Berlin Heidelberg, 2009. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-642-03150-2_10.
Full textMathews, Mary S., and H. Ruth Ashbee. "Emerging Systemic Yeast Pathogens." In Pathogenic Yeasts, 231–51. Berlin, Heidelberg: Springer Berlin Heidelberg, 2009. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-642-03150-2_11.
Full textCabañes, F. J. "Yeast Pathogens of Domestic Animals." In Pathogenic Yeasts, 253–79. Berlin, Heidelberg: Springer Berlin Heidelberg, 2009. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-642-03150-2_12.
Full textConference papers on the topic "Pathogenic"
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Full textGalieva, Gulnaz, Kamalya Karamova, Polina Galitskaya, and Svetlana Selivanovskaya. "PATHOGENIC POLLUTION OF CROPS CAUSING BY CHIKEN MANURE BASED FERTILIZERS." In 22nd SGEM International Multidisciplinary Scientific GeoConference 2022. STEF92 Technology, 2022. http://dx.doi.org/10.5593/sgem2022v/6.2/s25.33.
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