Academic literature on the topic 'Partito della Sinistra europea'

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Journal articles on the topic "Partito della Sinistra europea"

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Nencioni, Tommaso. "Un capitolo di storia della sinistra italiana Riccardo Lombardi, Lelio Basso e la crisi del Partito d'azione." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 267 (November 2012): 211–37. http://dx.doi.org/10.3280/ic2012-267002.

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Abstract:
L'autore individua nel 1947 un anno di svolta nella lotta politica italiana e internazionale. Nell'ambito della sinistra, questo decisivo tornante sanziona tanto il passaggio all'opposizione dei partiti del movimento operaio con l'affermarsi del centrismo degasperiano, quanto, all'interno di quel campo, l'egemonia comunista. Questi fattori sono allo stesso tempo causa ed ef- fetto di profondi mutamenti nella galassia socialista. Sempre nel 1947 il Partito socialista italiano (Psi) inizia un percorso che lo porterŕ a una netta cesura sia con la tradizione prefascista, sia con le socialdemocrazie europee, e dunque alla costituzione insieme al Pci, in vista delle elezioni del 1948, del Fronte popolare. Infine, in quell'anno giunge a maturazione la definitiva crisi di un altro dei soggetti politici che, da sinistra, aveva contribuito all'abbattimento del fascismo: il Partito d'azione (Pd'a), la maggioranza del cui gruppo dirigente andrŕ a ingrossare proprio le file del Psi. Attraverso la ricognizione di come Riccardo Lombardi, ultimo segretario azionista, e Lelio Basso, allora segretario socialista, agirono nel corso di quei tumultuosi eventi, l'Autore intende gettare luce su alcuni aspetti di lungo periodo delle relazioni interne al campo della sinistra in Italia.
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Nencioni, Tommaso. "Tra neutralismo e atlantismo. La politica internazionale del Partito socialista italiano 1956-1966." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 260 (February 2011): 438–70. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-260005.

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Abstract:
L'articolo illustra gli elementi di continuitŕ e di rottura nell'azione internazionale del Partito socialista italiano, e la stretta relazione tra i cambiamenti nei riferimenti internazionali del partito e le mutazioni nella strategia da esso adottata per la lotta politica in Italia. Nella prima parte, l'autore analizza i caratteri del dibattito teorico che si sviluppa all'interno del partito socialista nel periodo in cui esso definisce la sua strategia in termini neutralisti. Sono passati in rassegna i termini del dibattito ideologico tra la corrente autonomista guidata da Nenni e Lombardi e quella di sinistra sui temi del neutralismo: europeismo, sostegno al Movimento dei non allineati, riavvicinamento al socialismo europeo e azione da svolgere in politica estera col governo di centrosinistra. Nella seconda parte dell'articolo l'autore esamina il ruolo della politica internazionale nella definizione degli equilibri del centrosinistra e il dibattito sull'Europa e sulle rivoluzioni in atto nel "terzo mondo" che si sviluppa all'interno del Psi, fino alla riunificazione di questo col Partito socialdemocratico e il suo ingresso nell'alveo del socialismo europeo.
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Ignazi, Piero. "ATTORI E VALORI NELLA TRASFORMAZIONE DEL PCI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, no. 3 (December 1991): 523–49. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017883.

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Abstract:
IntroduzioneIl recente passaggio da partito comunista a partito democratico della sinistra costituisce un interessante case study del mutamento di partito. In questo lavoro cercheremo di rispondere a due interrogativi di fondo: come si è sviluppata e chi ha favorito la trasformazione e quali sono i tratti valoriali caratterizzanti dei quadri intermedi al momento dell'accettazione del mutamento del Pci in Pds.
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Mair, Peter. "IL DESTINO DEI PICCOLI PARTITI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no. 3 (December 1989): 467–98. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008662.

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Abstract:
IntroduzioneNella abbondante letteratura che prefigura una crisi delle convenzionali forme di politica nelle democrazie dell'Europa occidentale un'enfasi speciale è stata posta sulla presunta sfida rivolta ai più tradizionali e consolidati partiti di massa. La stessa politica tradizionale è vista come passè ed i grandi partiti di massa, che ne rappresentano la più classica incarnazione, sono ritenuti — a torto o a ragione — strumenti sempre più inadeguati all'incanalamento delle forme contemporanee della rappresentanza.La vulnerabilità dei partiti di massa tradizionali pare derivare da due distinti processi. In primo luogo questi partiti sono ritenuti vulnerabili in termini ideologici e di politiche, in quanto rifletterebbero temi e problemi che corrispondono sempre meno agli interessi contemporanei. In secondo luogo, sono visti come vulnerabili sotto il profilo organizzativo, in quanto cittadini più istruiti, articolati e informati non sarebbero più soddisfatti della passività e/o anonimità che caratterizza la partecipazione in questo tipo di partiti e della natura essenzialmente oligarchica attraverso la quale si ritiene venga esercitato il loro controllo. Seguendo con varie intonazioni entrambe queste linee di ragionamento, gran parte della letteratura contemporanea pone conseguentemente l'accen to sulla erosione dei partiti tradizionali e suggerisce un potenziale riallineamento a favore di partiti più recenti e più piccoli, che appaiono allo stesso tempo più sensibili verso le nuove issues e più aperti verso nuove forme di partecipazione. L'emergere di partiti ecologisti in un gran numero di democrazie europee è spesso citato come la prova più evidente della base di un tale riallineamento, ma evidenza dello stesso tipo può anche essere individuata per un gruppo più ampio di partiti che vanno dai Radicali italiani a D'66 nei Paesi Bassi e ai Socialisti di sinistra in Danimarca e Norvegia (Poguntke 1987).Tuttavia, è chiaro che ognuno di questi argomenti ha implicazioni alquanto diverse. Se, per esempio, quello corretto è il primo, allora il motore principale del cambiamento è il grado di insoddisfazione programmatica e se i partiti tradizionali si rivelassero incapaci di adattarsi dovremmo aspettarci che il riallineamento conseguente favorisca i nuovi partiti. Se invece è corretta la seconda ipotesi, allora il cambiamento principale deriva da insoddisfazione organizzativa e potrebbe risultarne un riallineamento a favore dei piccoli partiti. In realtà i due processi possono essere combinati solo nella misura in cui partiti nuovi tendono anche ad essere partiti piccoli e viceversa, un punto su cui dovremo tornare in seguito.L'importanza di distinguere tra partiti nuovi e partiti piccoli emerge anche al semplice livello di definizione. Mentre la definizione di cosa costituisca un «nuovo» partito (rispetto a un partito della «nuova politica») non sembra porre difficoltà molto superiori a quelle di stabilire una data di soglia temporale, la definizione di cosa sia un partito «piccolo» è molto più problematica. In quest'ultimo caso sono disponibili due strategie. In primo luogo possiamo definire la piccola dimensione in termini di nlevanza sistemica, o facendo ricorso ai criteri identificati da Sartori (1976, 121-25) oppure a criteri alternativi anch'essi basati sul ruolo sistemico dei partiti in questione (Smith 1987). Tuttavia, in questo caso si tende inevitabilmente a parlare di partiti rilevanti o irrilevanti piuttosto che di partiti piccoli o grandi per sè. La seconda alternativa è quella più ovvia, secondo cui piccoli e grandi partiti possono essere distinti sulla base della semplice dimensione, sia essa elettorale, parlamentare, organizzativa o altro. Di sicuro i piccoli partiti possono essere partiti rilevanti e quelliirrilevanti · possono essere piccoli. In ultima analisi, tuttavia, nel nostro caso «piccolo» si deve riferire alla dimensione piuttosto che al ruolo.Questo lavoro è parte di un più ampio progetto dedicato alla esperienza dei piccoli partiti nell'Europa occidentale ed altri contributi del progetto tratteranno il ruolo sistemico dei piccoli partiti, le varie soglie di rilevanza nella loro vita e le varie esperienze in un gran numero di diversi contesti nazionali (Mueller, Rommel e Pridham, in via di pubblicazione). L'obiettivo di questo lavoro è semplicemente quello di offrire un quadro di sintesi sull'universo elettorale dei piccoli partiti nell'Europa occidentale del dopoguerra. Attraverso questa analisi spero di mostrare il grado in cui le fortune elettorali di tali partiti sono cambiate nel tempo, di identificare quei paesi e quei periodi in cui tali cambiamenti sono stati più pronunciati e, in particolare, di identificare quali piccoli partiti ne sono stati coinvolti.Va inoltre aggiunto che si tratta di una analisi a carattere largamente induttivo: cercherò prima di definire cosa costituisca un piccolo partito e in seguito di investigare le modalità e le spiegazioni del cambiamento nel sostegno elettorale aggregato di questi partiti. Intuitivamente si ha la sensazione che il sostegno elettorale dei piccoli partiti sia aumentato negli anni del dopoguerra. Per esempio, la recente nascita di piccoli partiti ecologici, così come le numerose analisi che suggeriscono un declino dei cleavages tradizionali di classe e religione e la crisi concomitante affrontata da quei partiti tradizionali e di grandi dimensioni che mobilitano il voto lungo queste linee di cleavage, sembrano implicare che i partiti di piccola taglia siano divenuti sempre più importanti con il tempo. Anche in questo caso, tuttavia, ci vuole cautela nel mettere in relazione prognosi di mutamento con una classificazione di partiti derivata dalla sola taglia. Non tutti i partiti piccoli sono partiti nuovi, né tantomeno partiti della «nuova politica», e molti si mobilitano elettoralmente in riferimento a linee di frattura molto tradizionali. Un esempio pertinente è quello del Partito popolare svedese in Finlandia. Inoltre, non tutti i nuovi partiti sono partiti piccoli, come evidenzia il successo elettorale della nuova Associazione Cristiano-democratica nei Paesi Bassi. Per la verità, si può anche dubitare che una categorizzazione dei partiti in soli termini di taglia abbia un significato teorico; ma questo è un problema diverso, sul quale torneremo in seguito.Nonostante questi caveat rimane incontestabile che una lettura non-critica della letteratura contemporanea suggerirebbe che vi è stato nel tempo un aumento di voti verso i piccoli partiti e questa ipotesi di partenza dirigerà la nostra analisi. Nella prossima sezione opereremo una classificazione dei partiti a seconda della loro taglia e, su questa base, una classificazione dei sistemi di partito a seconda della distribuzione dei diversi tipi di partiti. Successivamente analizzeremo la tendenza temporale del sostegno elettorale ai piccoli partiti e cercheremo di offrire alcune spiegazioni per la variazione di queste tendenze. Infine, esamineremo in che modo il voto per i piccoli partiti si distribuisce nelle diverse famiglie politico-ideologiche e studiere-mo l'andamento elettorale dei diversi sottogruppi di piccoli partiti, inclusi i «nuovi» piccoli partiti e i «vecchi» piccoli partiti.
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Brizzi, Riccardo. "Aldo Moro, la televisione e l'apertura a sinistra." MONDO CONTEMPORANEO, no. 2 (December 2010): 137–66. http://dx.doi.org/10.3280/mon2010-002007.

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Abstract:
Il saggio ricostruisce, attraverso il ricorso a fonti d'archivio inedite, le modalitŕ attraverso le quali il leader democristiano Aldo Moro si servě del mezzo televisivo nella fase di avvicinamento al centro-sinistra, tra il 1959 e il 1963. Se l'interesse della Dc verso il piccolo schermo era andato progressivamente crescendo all'indomani del congresso di Napoli (1962), in seguito all'affermazione della leadership di Amintore Fanfani, č soltanto con l'ascesa di Aldo Moro alla segreteria che la televisione - complice l'avvio delle trasmissioni di "Tribuna elettorale" a partire dall'autunno 1960 - inizia a svolgere un ruolo decisivo nella costruzione del consenso politico rivelandosi uno strumento indispensabile nella paziente opera di tessitura degli equilibri possibili operata da Aldo Moro all'interno del sistema politico italiano. L'autore, in particolare, sottolinea come il leader democristiano si servě del mezzo televisivo per rispondere a tre esigenze fondamentali, nella fase della cosiddetta «apertura a sinistra»: la legittimazione progressiva del partito socialista; la rivendicazione della centralitŕ del partito rispetto al governo; la progressiva conquista di autonomia della Dc rispetto alle gerarchie ecclesiastiche.
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ROMANO, ANDREA. "Nothing but Lost Opportunities? The History of the Italian Left, 1980–2000: A View from the Future." Contemporary European History 14, no. 4 (November 2005): 603–11. http://dx.doi.org/10.1017/s0960777305002791.

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Abstract:
Iginio Ariemma, La casa brucia. I Democratici di Sinistra dal PCI ai giorni nostri (Venice: Marsilio, 2000), 225 pp., €12.39 (pb), ISBN 8831773798.Nicola Rossi, Riformisti per forza. La sinistra italiana tra 1996 e 2006 (Bologna: Il Mulino, 2002), 168 pp., €10.50 (pb), ISBN 8815084312.Antonio Tatò, Caro Berlinguer, Note e appunti riservati di Antonio Tatò a Enrico Berlinguer. 1969–1984 (Turin: Einaudi, 2003), 336 pp., €14.50 (pb), ISBN 880616595X.Michele Salvati, Il partito democratico. Alle origini di un'idea politica (Bologna: Il Mulino, 2003), 138 pp., €8.00 (pb), ISBN 8815096647.
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Mastrolillo, Gabriele. "Paolo Ravazzoli e il Psi-Ios nell'emigrazione antifascista in Francia (1931-1940)." MONDO CONTEMPORANEO, no. 1 (March 2023): 31–49. http://dx.doi.org/10.3280/mon2022-001002.

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Abstract:
Paolo Ravazzoli fu uno dei dirigenti nazionali del Partito comunista d'Italia negli anni Venti. Espulso nel 1930 per la sua opposizione ai metodi di attuazione della "svolta" attuati dalla direzione del partito, fu (insieme ad Alfonso Leonetti, Pietro Tresso, Mario Bavassano e Gaetana Teresa Recchia) uno dei fondatori e dirigenti della Nuova opposizione italiana, sezione dell'Opposizione di sinistra internazionale guidata da Lev Trockij. La sua militanza all'interno del movimento trockista, però, terminò nel 1934 a seguito di dissensi sorti in merito alla linea seguita dal movimento trockista italiano e internazionale. Contemporaneamente ebbe inizio il suo avvicinamento al movimento Giustizia e libertà e soprattutto al Partito socialista italiano-sezione dell'Internazionale operaia e socialista, al quale aderì nel 1935. Da quel momento fu un assiduo collaboratore della testata del partito, Il Nuovo Avanti, fino alla sua morte, avvenuta a seguito di un incidente sul lavoro nel 1940. Questo articolo descrive i suoi rapporti con il socialismo italiano alla luce di documentazione d'archivio e dei contributi da lui pubblicati sulla stampa trockista e socialista italiana.
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Dandoy, Regis, and Giulia Sandri. "I programmi elettorali dei partiti regionalisti europei: un'analisi comparata." Quaderni dell'Osservatorio elettorale QOE - IJES 59, no. 1 (June 30, 2008): 63–94. http://dx.doi.org/10.36253/qoe-10205.

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Abstract:
Partiti e programmi elettorali I temi dei programmi elettorali dei partiti etno-regionalisti La dimensione dell'autogoverno regionale La seconda dimensione: destra-sinistra L'europeismo dei partiti etno-regionalisti Un prudente riepilogo
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Magnani, Alberto. "Vita piena e diversa di Emanuele Farina." STORIA IN LOMBARDIA, no. 2 (March 2012): 38–53. http://dx.doi.org/10.3280/sil2011-002002.

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Abstract:
L'articolo mette a fuoco la figura di Emanuele Farina, intellettuale antifascista collocabile in quell'area della sinistra in cerca di uno spazio autonomo dall'egemonia del Partito comunista. Tale area fině soffocata nel secondo dopoguerra a causa della polarizzazione politica provocata dalla contrapposizione fra i blocchi durante la Guerra fredda: caddero cosě nell'oblio figure spesso di notevole levatura, attive in diversi ambiti politici e culturali. Farina si mosse fra la tradizione socialista e quella anarchica, partecipň alla Guerra di Spagna in difesa della Repubblica, ma fu anche giornalista, traduttore e cultore di interessi tecnico-scientifici.
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Pellizzari, Paolo. "Socialisti e comunisti italiani di fronte alla questione energetico-nucleare 1973-1987." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 259 (November 2010): 237–61. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-259003.

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Abstract:
Il saggio si concentra sulle proposte avanzate dai partiti politici e dalle istituzioni repubblicane tra anni settanta e ottanta per sciogliere i problemi riguardanti l'approvvigionamento energetico dell'Italia, con uno sguardo particolarmente attento alla questione nucleare e al potenziale impatto ecologico di quelle proposte. In particolare, sono qui analizzate le posizioni via via assunte dai principali rappresentanti della sinistra socialcomunista italiana (Partito comunista italiano, Partito socialista italiano, Confederazione generale italiana del lavoro, Unione italiana del lavoro) in rapporto all'effetto di rottura di alcuni eventi traumatici (dalla crisi petrolifera del 1973 all'incidente di Chernobyl del 1986) e alle risposte dell'opinione pubblica. I soggetti qui presi in esame si dimostrarono particolarmente attenti al tema energetico, considerando soprattutto le ripercussioni occupazionali delle scelte in tale ambito. Benché al suo interno molte voci si siano schierate a sostegno delle battaglie antinucleariste, il movimento ope- raio, complessivamente inteso, non sembra invece essere riuscito a cogliere le potenzialitŕ dello scontro sul tema ecologico.
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Dissertations / Theses on the topic "Partito della Sinistra europea"

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Calossi, Enrico. "Organizzazione e funzioni dei partiti politici a livello europeo : il caso del Partito della sinistra europea." Thesis, IMT Alti Studi Lucca, 2009. http://e-theses.imtlucca.it/69/1/Calossi_phdthesis.pdf.

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Abstract:
The theme of so-called Europarties generally has been analysed from two main different points of view: one stressing on the party parliamentarian organisations (the Eurogroups) and one focusing on transnational federations (Parties at European Level) (Hix and Lord 1997, Kreppel 2002, Marks and Steenbergen 2004). The aim of my thesis is the empirical application of the theoretical framework of organisation and functioning of the extraparliamentarian federation to the case of the European Left. The first chapter of the thesis is devoted to define the object of the analysis. In literature a persistent lack of clarification in the use of terms such as Europarties, supranational parties, European party federations and Eurogroups still exists. This confusion is not longer acceptable after the approval of the EU regulation 2004/2003 that fixes the term of Political Party at European Level to define the European party federations. The analysis of these parties has been conducted from two different points of view. The first is based on an organisational approach. The well-known theory of cartel party, by Peter Mair and Richard Katz (1995), divides party organisation in three faces: the party in institutions (Party in Central Office/PPO);the extraparliamentarian structures (Party in Central Office/PCO); the membership and base units (Party on the Ground). This party organisation leads to a growing autonomy (stratarchy) of each part towards the others (Carty 2006). This model seems to function well for those parties operate at European level. Using this approach we can interpret the process of institutionalisation of Parties at European Level as the application of PCO concept in the European domain. Eurogroups and National Parties would be identified respectively with party in Public Office and with Party on the Ground. In this view the expression “Europarty” should be used to identify the amount of relations amongst these three faces. In this optical this work tries to define the ideal typical organisation of the Political Party at European Level, devoting particular attention to its bodies (congress, council of national leaders, executive board, and president), reporting the data of funds received from European Parliament and describing the growing role of the political foundations at European level. Parties at European level are then analyzed also along a functionalist approach, that is how parties perform their role of mediation between public institutions (the State) and society (the citizens). In classic literature (Bryce 1921, Schattschneider 1942, Neumann 1956, King 1969, Sartori 1976) the main party functions are: interests’ articulation and aggregation, vote structuring, political communication and citizens’ education, development and organization of citizens’ participation, and policy-making. In the analysis of these variables, chiefly on the review of the political parties at European level having lost much power in managing these functions. It seems they have devoted much power to the other faces of Europarty: National Parties and Eurogroups. Before facing the real application of ideal typical framework to the empirical case of the European Left, the first historical efforts of coordination of the alternative Left have been reconstructed. The first and the second Labour and Socialist Internationals were the earliest organisations to promote the cooperation of national groups, movements, trade union and parties at the international level. For this it can be said that Left parties have been the first partied to face with the problems related to international cooperation. After the critical juncture of the Russian Revolution a split occurred inside the Left parties’ family creating the apparently incurable dichotomy between the socialdemocratic and reformist Left and the other Left, nicknamed, according to different point of view, as Alternative, Extreme, Radical, Revolutionary, etc… At the beginning the coordination of this not-reformist Left has been directly managed by the Soviet Communist Party and by the Soviet Government. During the 70s the experiment of Eurocommunism tried to find a “third” way between Soviet Communist and pro-west Socialdemocracy. Only after the fall of the Soviet Union the Alternative Left succeded in creating its autonomous and not-governmental forms of coordination. In 1991 the New European Left Forum has been the first loose not-institutional attempt to coordinate again these parties. In 1994 the Eurogroup of the Ghauce Unitaire Européenne – Nordic Green Left (GUE-NGL) has been the first institutional coordination in the European Parliament. These organisations have bene the first steps towards the foundation of the Party of the European Left (EL) whose break-in in the European political system has been promoted just by some parties that were used to meet each other in these two preceding organisations. After having described the formation process of the European Left, in the third chapter, the general framework described in the first chapter, has been applied on the empirical case. Thus I have analyzed the party organizational structure and the functions’ performing of the European Left, taking care of the different party bodies and pointing out their real functioning. These studies have been carried out through the analysis of the official story (i.e. party Statutes, internal Regulations and financial budgets) and the interviews of privileged observers (EL President, members of internal bodies, party employees, etc…). In the analysis of budget I have stressed that only a minor part of the party expenses are dedicated to the organization and the strengthening of the relationships between the EL and the European citizens. Rather the largest part of funds is devoted to the organisation of meeting (of party organs or with other organisations or movements). This is also at the basis of what I have discovered in analyzing the EL role in performing party functions as they have been described in the first chapter. The main point I have stressed out is the general lack of contacts with the European citizens. This poor performance of the European Left is not only due to the common behavior of political parties at European level that devolve much power and many functions directly to Eurogroups and, especially, to National Parties. That is also reinforced by the fact that only a part of the national parties involved in the Cofederal Group of GUE-NGL are actually members of the Party of the European Left. This weak overlapping amongst parties of the same political family causes the feeble capacity of inclusivity and the partial presence of the EL in the European countries (some important countries are not covered by EL because the chief national Left party of the country is not EL member). This differentiation of parties’ behavior towards such an institutional supranational coordination is a symptom of huge and relevant divisions inside the political family EL would aim to represent. The state of division in the Alternative Left is significantly higher than in the other political families. Such a situation has motivated the fourth and last part of the thesis in which political lines of different political subgroups of Left parties are analysed. Previously the political positions of European Left (through the official positions in electoral platforms, statutes, congress thesis) have been divided in some issues: economy and job policy, civil rights and freedoms, environment, international relations and peace, alliances’ strategy and relation with other parties, EL cultural heritage and the historical judgment over the East-European regimes. These positions, analysed thought a qualitative approach, are confronted with those of several groups of Left parties (taken mainly from the electoral platforms for the European elections). The first is composed by the member parties of European Left. Then there are the political positions and strategies of the observer parties of EL, those of the so-called “communist” parties (the orthodox communists), those of the members of the Nordic Green Left Association (one of the official sub-group of GUE-NGL), those of the AntiCapitalist Left (of Trotskyist origins), and those of parties without any international affiliation that I define as “cani sciolti” (mavericks). These bilateral confrontations lead to some conclusions. For example the different positions on the East-European regimes is the key reason of not-affiliation of the “communists” to the EL (the Hungarian Communist Party has left the EL in the April 2009 just criticizing the EL position towards “Eastern experience”). Again for example NGLA and EL are divided especially over the idea of Europe: the EL (and EL parties) is pro-integrationist while the Nordic (Scandinavian) parties are strongly Eurosceptic. Without going on describing all the differences it is important to conclude this abstract affirming that the differences in more concrete policy field (as the Economic and labour policy, the environmental policy, the questions of civil rights, and the question of peace and opposition to war) are not so important for the political divisions within the Alternative Left parties. The idea of Europe, the strategy of alliances (at European and nation level) and, quite surprisingly, the judgment over real socialism in Eastern Europe are the main element of different international affiliation for the Alternative Left parties of the European Union.
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Casini, Valentina <1981&gt. "Sinistra extraparlamentare e Partito comunista in italia 1968-1976." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7070/1/AMS_TESI.pdf.

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Abstract:
La ricerca affronta il rapporto tra il Partito comunista italiano e le organizzazioni della sinistra extraparlamentare nate nel biennio 1968-1969. Sulla base di documentazione d’archivio e fonti a stampa, vengono ricostruite ed analizzate le relazioni tra questi due soggetti nel periodo compreso tra la fine degli anni Sessanta e la metà del decennio successivo, quando i principali gruppi politici della sinistra extraparlamentare si dotarono di una struttura organizzativa più stabile che segnava una discontinuità con l’esperienza precedente. Nel corso della prima metà degli anni Settanta, i rapporti tra il PCI e queste organizzazioni furono complessi e talvolta contraddittori. Il conflitto si consumò prevalentemente sulla reciproca pretesa di possedere l’esclusiva rappresentanza politica del fermento sociale che attraversava il paese in quegli anni: il PCI rappresentando se stesso come l’unica forza politica capace di mediare tra movimenti sociali e istituzioni; i gruppi della sinistra parlamentare come «avanguardie» di un irrealizzabile progetto «rivoluzionario».
The aim of the research is to reconstruct and interpret the relationship between the Italian Communist Party and the Radical Left-Wing Groups in Italy from 1969 to 1976. Based on researches in the archives of the Italian Communist Party, Ministry of Interior and small archives that conserve unpublished documents of the groups, the paper will focus on the constant attention and monitoring that the Italian Communist Party addressed to the extreme left groups and on how those political organizations have been changed their approach and strategy toward the PCI during this period. During the first half of the Seventies, the relationship between the PCI and these organizations were complex and sometimes contradictory. The conflict was consumed mainly on the mutual claim to possess the exclusive political representation of the social unrest that crossed the country in those years: the PCI representing himself as the only political force capable of mediating between social movements and institutions; the Radical Left-Wing Groups as «avant-garde» of a unfeasible «revolutionary» project.
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Casini, Valentina <1981&gt. "Sinistra extraparlamentare e Partito comunista in italia 1968-1976." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7070/.

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Abstract:
La ricerca affronta il rapporto tra il Partito comunista italiano e le organizzazioni della sinistra extraparlamentare nate nel biennio 1968-1969. Sulla base di documentazione d’archivio e fonti a stampa, vengono ricostruite ed analizzate le relazioni tra questi due soggetti nel periodo compreso tra la fine degli anni Sessanta e la metà del decennio successivo, quando i principali gruppi politici della sinistra extraparlamentare si dotarono di una struttura organizzativa più stabile che segnava una discontinuità con l’esperienza precedente. Nel corso della prima metà degli anni Settanta, i rapporti tra il PCI e queste organizzazioni furono complessi e talvolta contraddittori. Il conflitto si consumò prevalentemente sulla reciproca pretesa di possedere l’esclusiva rappresentanza politica del fermento sociale che attraversava il paese in quegli anni: il PCI rappresentando se stesso come l’unica forza politica capace di mediare tra movimenti sociali e istituzioni; i gruppi della sinistra parlamentare come «avanguardie» di un irrealizzabile progetto «rivoluzionario».
The aim of the research is to reconstruct and interpret the relationship between the Italian Communist Party and the Radical Left-Wing Groups in Italy from 1969 to 1976. Based on researches in the archives of the Italian Communist Party, Ministry of Interior and small archives that conserve unpublished documents of the groups, the paper will focus on the constant attention and monitoring that the Italian Communist Party addressed to the extreme left groups and on how those political organizations have been changed their approach and strategy toward the PCI during this period. During the first half of the Seventies, the relationship between the PCI and these organizations were complex and sometimes contradictory. The conflict was consumed mainly on the mutual claim to possess the exclusive political representation of the social unrest that crossed the country in those years: the PCI representing himself as the only political force capable of mediating between social movements and institutions; the Radical Left-Wing Groups as «avant-garde» of a unfeasible «revolutionary» project.
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Paolino, Antonietta Gilda. "La sinistra nel Partito comunista italiano. Da Budapest a Praga (1956-1968)." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2011. http://hdl.handle.net/11695/66399.

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Abstract:
La tesi si è occupata dell’analisi della sinistra interna al PCI in un decennio, e oltre (1956-1969), fondamentale nella storia del partito comunista e che ha visto al suo interno deflagrare processi tragici, decisivi, dagli effetti dirompenti: la destalinizzazione avviata con il XX congresso del PCUS; i fatti di Budapest; l’VIII Congresso del PCI; per finire alla vicenda di Praga. La ricostruzione generale dalle macerie della seconda Guerra Mondiale ridestavano nuove esigenze e necessità. Nell’Italia attardata in un’antica arretratezza, il «risveglio» si trasformava in un «miracolo economico». Ma i parametri per interpretarlo, le griglie con cui il PCI decrittava, ancora si legavano a schemi antichi, che non riuscivano a cogliere i segni dell’ammodernamento che invece il capitalismo stava realizzando dandosi una nuova veste. Tuttavia qualcuno lo intuiva prima e più degli altri: Ingrao per esempio, che diveniva, via via, il riferimento di quella nuova sinistra interna che guardava alla società reale e nazionale, ai movimenti tutti che la agitavano. Questa sinistra - completamente diversa da quella di origine insurrezionalista, operaista, di marca terzinternazionalista interpretata da Pietro Secchia - nasceva, dunque, dalla presa d’atto del miracolo economico e dell’avvento di una moderna società di massa e dei consumi; e trovava un contraltare nella destra «amendoliana». Lo spirito critico che animava il PCI induceva ad un confronto fra queste due anime del partito sui temi dello sviluppo, degli strumenti riformatori, sulla qualità della borghesia italiana e sui rapporti con il PSI, fino a scontrarsi circa l’atteggiamento da assumere verso il nascente centrosinistra. Amendola e Ingrao sarebbero divenuti dopo la morte di Togliatti i riferimenti dicotomici, le due anime che si giocavano la partita del futuro del partito. La diatriba si risolveva nel corso dell’XI Congresso (1966) con la sconfitta degli ingraiani che venivano decimati politicamente ed emarginati dalla vita del PCI. Il 1968 rimetteva tutto in moto, mostrando un’effervescenza della società che sembrava dare ampiamente ragione alle analisi della sinistra e di Ingrao. In quello stesso anno l’invasione sovietica della Cecoslovacchia avrebbe impresso non solo una svolta nei rapporti con la casa madre sovietica – per il sostegno che il PCI esprimeva al nuovo corso avviato da Dubcek, manifestando dissenso e riprovazione per il successivo intervento militare russo – ma determinava anche uno strappo, un profondo dissenso del gruppo della sinistra ingraiana raccolta intorno alla rivista il «manifesto», che giudicava, invece, insufficiente la risposta del partito, e offriva una sponda sia alla rivoluzione culturale cinese che ai nuovi movimenti giovanili. Comunque fosse, quegli eventi rappresentavano un nuovo spartiacque nella dialettica interna del PCI, rendendo del tutto evidenti i caratteri assolutamente incomparabili tra questa nuova sinistra interna al comunismo italiano e i paradigmi della precedente corrente «secchiana». L’unico elemento davvero omogeneo era la fine traumatica: il dimissionamento per alcuni, la radiazione per altri.
This work deals with the case of Italian communist party’s internal left between 1956-1968, a very important and dramatic period for the ICP’s history: from the claims of Stalin’s crimes, to the uprising and repression of Budapest, until the 8th ICP’s congress and the events of Prague in 1968. After the II World War, the italian economic reconstruction turned itself soon in a «miracolo economico». ICP was surprised by these changes and didn’t know tha a new italian capitalism was being born. Between the little to undestand it was Pietro Ingrao who became, after the fall of Pietro Secchia, the leader of the new (and very different from the past) ICP’s internal left. Infact, from his point of view, it was taking place a new economic system that provoked a deep changing of society, where the citizien turned up in a consumer. Its interpretation of «miracolo economico» contrasted clearly with the reading of the reality offered, in those same years, by the leader of ICP’s internal right Giorgio Amendola. The confrontation between the two hypotheses led to a heavy internal struggle, over all Togliatti’s death, in October 1964. During the 11th national congress (1966), Amendola (allied with the main part of the party’s directing group, including the new ICP’s leader Luigi Longo) won his political crash against Pietro Ingrao, neglecting all of his associates (the ingraiani). Only the successive season of the movements, in 1968, put all in argument again: It was then, infact, that many Ingrao’intuitions were recovered, in front of new, important social struggles, just against a system, more e more authoritative, begun like a market. But in the same year, the russian’ s Czechi-Slovakian invasion determined a new political shock that led ICP to condemn, for the first time, the URSS foreign politics. However, the internal discussion ICP’s new left (the former Ingrao’s associates) judged that the words against the Sovietic Union had to be stronger and heavier. At the end, the new left was hunting away from the party, provoking the first traumatic and public breach in the ICP’s history.
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Cirulli, Carlo Giuseppe. "La sinistra italiana e il processo d’integrazione europea: la transizione del Pci attraverso il suo discorso sull’Europa." Thesis, IMT Alti Studi Lucca, 2012. http://e-theses.imtlucca.it/91/1/Cirulli_phdthesis.pdf.

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Abstract:
La ricerca si è sviluppata intorno al tema del rapporto tra il Partito comunista italiano e il processo d’integrazione europea. La scelta di indagare tale questione è nata dall’esigenza di ricercare un punto di osservazione originale che permettesse di studiare l’identità del partito da una prospettiva ben precisa, quella della sua relazione con il processo d’integrazione. L’analisi è stata condotta focalizzandosi su tutti quegli elementi che hanno contribuito alla formazione di un “discorso” sull’Europa da parte del partito, prima in senso nettamente antieuropeo e poi in una direzione pienamente europeista. Così, ampio spazio è stato dato agli atti ufficiali del partito, ai discorsi e alla memorialistica dei leader e degli intellettuali d’area che nel corso degli anni si sono resi protagonisti delle varie tappe del processo. Attraverso tale analisi si è potuto verificare come l’Europa si presentasse, al tempo stesso, come un elemento di legittimazione, ma anche di “spersonalizzazione” per il partito stesso. La ricerca – condotta su fonti archivistiche e documenti del partito, sugli atti parlamentari, sulla stampa, oltre che sulla letteratura esistente, tanto in ambito storiografico, quanto in quello della scienza politica e della storia del pensiero politico – ha consentito di offrire una sistematizzazione in una prospettiva di longue durée del rapporto oggetto della nostra analisi. Questo ha reso possibile individuare alcuni spunti interpretativi, almeno in parte, originali. La “scoperta” dell’Europa, da parte del partito, ha permesso un’articolazione dei suoi fini, attraverso un processo di path shaping che però non è riuscito, giunti sul finire degli anni ’80, a “salvare” il partito, se non rendendolo “altro da esso”. Il Pci, che per anni aveva rivendicato con orgoglio la propria diversità, doveva, abbandonando ogni proposito di terza via, accettare di“omologarsi” ai cugini socialdemocratici e l’Europa sarebbe stata il luogo di tale incontro.
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Francescangeli, Eros. "La sinistra rivoluzionaria in Italia. Politica e organizzazione (1943-1978)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3425284.

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Abstract:
This dissertation analyzes that peculiar political front that in the 1970s called itself, and was generally called «revolutionary left», in alternative to the «official», «traditional», or «historical» left represented by the Italian Communist Party (Pci) and the Italian Socialist Party (Psi). The research, however, embraces a longer time span of Italian socio-political history and the international labor movement, starting with the anarchist movement and the dissident organizations that in 1943-44 appeared within the socialist-communist traditions (Trotskyites, Bordigists, socialist left, etc.), and ending with the Marxist-Leninist and operaista (“workerist”) organizations of the sixties and seventies. The cross-sectional analysis of the sources has revealed both continuities and discontinuities in the political activism of the revolutionary left before and after 1968. In any case, the former seem to outnumber the latter
Questa ricerca analizza quella peculiare area politica che negli anni settanta si rappresentò, e in genere venne rappresentata, come «sinistra rivoluzionaria», alternativa a quella definita «ufficiale», «tradizionale» o «storica» (Partito comunista italiano e Partito socialista italiano). La ricerca, tuttavia, abbraccia un arco temporale relativamente ampio della storia politico-sociale italiana e del movimento operaio italiano e internazionale. Partendo dal dissidentismo anarchico e social-comunista (trockisti, bordighisti, sinistra socialista, ecc.), che si manifesta a partire dal 1943-1944, si arriva alle organizzazioni rivoluzionarie degli anni sessanta e settanta: marxisti-leninisti e operaisti. Dallo studio incrociato delle fonti è emerso come il rapporto tra il Sessantotto e la militanza politica nei gruppi della sinistra rivoluzionaria pre e post-sessantottina fosse caratterizzato sia da elementi di continuità-omogeneità sia da elementi di rottura-eterogeneità. In ogni caso, i primi sembrano sopravanzare i secondi
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Maia, Rodrigo Ismael Francisco [UNESP]. "Crise da esquerda comunista: políticas do PCI e do PCP sobre a união europeia." Universidade Estadual Paulista (UNESP), 2015. http://hdl.handle.net/11449/132429.

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Submitted by RODRIGO ISMAEL FRANCISCO MAIA null (rodrigomaiacs@yahoo.com.br) on 2016-01-09T01:47:09Z No. of bitstreams: 1 Dissertação RODRIGO - final.pdf: 978487 bytes, checksum: 2f64a5329e3ef10ebe5e3b495f2b3d8b (MD5)
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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
Questa dissertazione ha lo scopo di capire le relazione tra il Partito Comunista Italiano(PCI) e il Partito Comunista Portoghese (PCP) rispetto il processo di integrazione europeo che si è concluso con l'Unione Europea (UE), rilevando la connessione fra politica interna e estera nelle strategie dei partiti. In Italia e Portogallo, lo stabilimento della democrazia faceva parte della strategia dei due PC, i quali avevano ampie basi nelle classi lavoratrici. La tenuta della autoorganizzazione delle classi lavoratrici e la fine dei processi di agitazione sociale portarono alla normalità democratica e alla internazionalizzazione economica, liberale. Il PCI, promuovendo la sua particolare via italiana al socialismo, ha collaborato con la formazione della Comunità Economica Europea (CEE), il PCP che inizialmente la rifiutava, ha iniziato a prenderla come fonte di benefici in difesa dalla democrazia. Lo sviluppo sociale della CEE è stato disuguale e combinato, grazie al quale i paesi sono diventati parte del mercato comune mentre la frammentazione devastava il mondo del lavoro. L'isolamento è stata una prima sconfitta per i due PC nei governi nazionali, e un'altra è stata la impossibilità di andare avanti con la strategia delle riforme in direzione al socialismo. Al fallimento pratico e ideologico si è aggiunto quello politico al momento della conclusione della UE e della crisi finale della sinistra comunista internazionale, quando il PCI ha deciso per lo scioglimento e il PCP per la continuità ortodossa.
Esta dissertação tem o objetivo de compreender as relações entre o Partido Comunista Italiano (PCI) e o Partido Comunista Português (PCP) a respeito do processo de integração europeu que culminou na União Europeia (EU), destacando a conexão entre a política interna e externa nas estratégias dos partidos. Na Itália e em Portugal, a instauração do regime democrático fazia parte da estratégia dos dois PCs, os quais possuíam amplas bases nas classes trabalhadoras. O estancamento das auto-organizações das classes trabalhadoras e o fim dos processos de efervescência social levaram à normalidade democrática e à internacionalização das economias, liberalizando-as. O PCI, promovendo sua particular via italiana ao socialismo, colaborou com a formação da Comunidade Econômica Europeia (CEE), o PCP que inicialmente a recusava, passou a tomá-la como fonte de benefícios em defesa da democracia. O desenvolvimento social da CEE foi desigual e combinado, no qual os países passaram a fazer parte do mercado comum ao mesmo tempo em que a fragmentação assolava o mundo do trabalho. O isolamento foi uma primeira derrota dos dois PCs nos governos nacionais, e a outra foi a impossibilidade de avançar com a estratégia de reformas rumo ao socialismo. À falência prática e ideológica se somou a política no limiar da efetivação da UE e diante da crise terminal da esquerda comunista internacional, quando o PCI decidiu pelo desmanche e o PCP pelo prosseguimento ortodoxo.
This thesis aims to understand the relationships between the Italian Communist Party (PCI) and the Portuguese Communist Party (PCP) about the European integration process which culminated in the EU, highlighting the connection between domestic and foreign policy in strategies of the parties. In Italy and Portugal, the establishment of the democratic system was part of the strategy of the two PCs, which had broad-based in the working class. The stagnation of the selforganization of the working classes and the end of social unrest processes have led to democratic normality and the internationalization of economies, liberalizing them. The PCI, promoting their particular Italian via to socialism, collaborated with the formation of the European Economic Community (EEC), the PCP that initially refused, began to take it as a source of benefits in defense of democracy. The EEC's social development was uneven and combined, in which countries became part of the common market at the same time the fragmentation ravaged the world of work. The isolation was a first defeat of the two PCs in national governments, and the other was the impossibility to move forward with the strategy of reforms toward socialism. To the practical and ideological failure was joined the politics at the threshold of execution of the EU, in front of the terminal crisis of the international communist left, when the PCI decided for dismantle and the PCP to the orthodox continuation.
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Maia, Rodrigo Ismael Francisco. "Crise da esquerda comunista : políticas do PCI e do PCP sobre a união europeia /." Marília, 2015. http://hdl.handle.net/11449/132429.

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Abstract:
Orientador: Marcos Del Roio
Abstract: This thesis aims to understand the relationships between the Italian Communist Party (PCI) and the Portuguese Communist Party (PCP) about the European integration process which culminated in the EU, highlighting the connection between domestic and foreign policy in strategies of the parties. In Italy and Portugal, the establishment of the democratic system was part of the strategy of the two PCs, which had broad-based in the working class. The stagnation of the selforganization of the working classes and the end of social unrest processes have led to democratic normality and the internationalization of economies, liberalizing them. The PCI, promoting their particular Italian via to socialism, collaborated with the formation of the European Economic Community (EEC), the PCP that initially refused, began to take it as a source of benefits in defense of democracy. The EEC's social development was uneven and combined, in which countries became part of the common market at the same time the fragmentation ravaged the world of work. The isolation was a first defeat of the two PCs in national governments, and the other was the impossibility to move forward with the strategy of reforms toward socialism. To the practical and ideological failure was joined the politics at the threshold of execution of the EU, in front of the terminal crisis of the international communist left, when the PCI decided for dismantle and the PCP to the orthodox continuation.
Astratto: Questa dissertazione ha lo scopo di capire le relazione tra il Partito Comunista Italiano(PCI) e il Partito Comunista Portoghese (PCP) rispetto il processo di integrazione europeo che si è concluso con l'Unione Europea (UE), rilevando la connessione fra politica interna e estera nelle strategie dei partiti. In Italia e Portogallo, lo stabilimento della democrazia faceva parte della strategia dei due PC, i quali avevano ampie basi nelle classi lavoratrici. La tenuta della autoorganizzazione delle classi lavoratrici e la fine dei processi di agitazione sociale portarono alla normalità democratica e alla internazionalizzazione economica, liberale. Il PCI, promuovendo la sua particolare via italiana al socialismo, ha collaborato con la formazione della Comunità Economica Europea (CEE), il PCP che inizialmente la rifiutava, ha iniziato a prenderla come fonte di benefici in difesa dalla democrazia. Lo sviluppo sociale della CEE è stato disuguale e combinato, grazie al quale i paesi sono diventati parte del mercato comune mentre la frammentazione devastava il mondo del lavoro. L'isolamento è stata una prima sconfitta per i due PC nei governi nazionali, e un'altra è stata la impossibilità di andare avanti con la strategia delle riforme in direzione al socialismo. Al fallimento pratico e ideologico si è aggiunto quello politico al momento della conclusione della UE e della crisi finale della sinistra comunista internazionale, quando il PCI ha deciso per lo scioglimento e il PCP per la
Resumo: Esta dissertação tem o objetivo de compreender as relações entre o Partido Comunista Italiano (PCI) e o Partido Comunista Português (PCP) a respeito do processo de integração europeu que culminou na União Europeia (EU), destacando a conexão entre a política interna e externa nas estratégias dos partidos. Na Itália e em Portugal, a instauração do regime democrático fazia parte da estratégia dos dois PCs, os quais possuíam amplas bases nas classes trabalhadoras. O estancamento das auto-organizações das classes trabalhadoras e o fim dos processos de efervescência social levaram à normalidade democrática e à internacionalização das economias, liberalizando-as. O PCI, promovendo sua particular via italiana ao socialismo, colaborou com a formação da Comunidade Econômica Europeia (CEE), o PCP que inicialmente a recusava, passou a tomá-la como fonte de benefícios em defesa da democracia. O desenvolvimento social da CEE foi desigual e combinado, no qual os países passaram a fazer parte do mercado comum ao mesmo tempo em que a fragmentação assolava o mundo do trabalho. O isolamento foi uma primeira derrota dos dois PCs nos governos nacionais, e a outra foi a impossibilidade de avançar com a estratégia de reformas rumo ao socialismo. À falência prática e ideológica se somou a política no limiar da efetivação da UE e diante da crise terminal da esquerda comunista internacional, quando o PCI decidiu pelo desmanche e o PCP pelo prosseguimento ortodoxo.
Mestre
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SANDU, ROXANA IONELA. "The European Union: Voting, Turnout and Legitimacy." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1429.

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Abstract:
Perseguendo politiche comuni per gli Stati membri, l'Unione Europea si è trasformata da unione puramente economica ad unione politica. Tuttavia, per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, è stato fatto poco. Lo scetticismo è venuto a caratterizzare il clima politico dell'Unione Europea e l’elevata eterogeneità nei termini degli Stati membri hanno causato difficoltà nel processo decisionale. Questa tesi si concentra sulle politiche europee da tre aspetti: la legittimità, che si riferisce al sostegno politico dei cittadini, il comportamento di voto e di partecipazione dei cittadini. Una delle questioni principali della ricerca riguarda l’esistenza delle basi per la genesi di veri e propri partiti politici europei, come via d’uscita dalla crisi di legittimità dell'Unione Europea. Ci si chiede poi quali sono i principali fattori che influenzano la partecipazione alle elezioni del Parlamento Europeo, dal momento che esso è l'unica fonte diretta di legittimità. Infine, si studiano le cause del gap in affluenza per le elezioni europee e nazionali, guardando la quota di voto del partito. L'argomento principale per l’esistenza dei partiti pan-europei è quello di difendere gli stessi interessi e valori su scala europea. I risultati empirici sottolineano che la polarizzazione di classe sociale, è già presente nei primi 12 Stati membri dell'UE, e anche nei nuovi Stati membri, mentre nelle elezioni del Parlamento europeo gli elettori votano sinceramente. In conclusione: l'Europa soddisfa la base per la creazione di partiti pan-Europei che difendino vere e proprie politiche europee, mirate ai gruppi sociali che rappresentano, come una possibile soluzione per la crisi di legittimità.
By pursuing common policies for its Member States, the European Union moved from being a purely economic union, to being a political one as well. However, little has been done to tackle the latter aspect. Skepticism has come to characterize the political climate of the European Union and high heterogeneity in terms of Member States has induced difficulties in the decision-making process. This thesis focuses on the European Politics from three aspects: legitimacy, which refers to citizens’ political support, voting behavior and turnout. One of the main research questions we address is whether or not the basis for the existence of true European party politics exists, as a way out of the European Union legitimacy crisis. Then, we ask what are the main factors that influence electoral participation in the European Parliament elections since it is the only source of direct legitimacy. Lastly, we investigate what are the causes for the turnout gap across European and National elections, looking at the party vote share. The main argument for pan-European to exist is to defend the same values and interests European-wide. Empirical results point out that social class's polarization already exists in the initial 12 EU Member States, as well as later entries, while in the European Parliament elections voters cast their vote sincerely. We conclude that Europe fulfils the base requirement for the creation of true European politics, party politics and social groups' targeted-policies being a possible solution for the legitimacy crisis.
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SANDU, ROXANA IONELA. "The European Union: Voting, Turnout and Legitimacy." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1429.

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Abstract:
Perseguendo politiche comuni per gli Stati membri, l'Unione Europea si è trasformata da unione puramente economica ad unione politica. Tuttavia, per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, è stato fatto poco. Lo scetticismo è venuto a caratterizzare il clima politico dell'Unione Europea e l’elevata eterogeneità nei termini degli Stati membri hanno causato difficoltà nel processo decisionale. Questa tesi si concentra sulle politiche europee da tre aspetti: la legittimità, che si riferisce al sostegno politico dei cittadini, il comportamento di voto e di partecipazione dei cittadini. Una delle questioni principali della ricerca riguarda l’esistenza delle basi per la genesi di veri e propri partiti politici europei, come via d’uscita dalla crisi di legittimità dell'Unione Europea. Ci si chiede poi quali sono i principali fattori che influenzano la partecipazione alle elezioni del Parlamento Europeo, dal momento che esso è l'unica fonte diretta di legittimità. Infine, si studiano le cause del gap in affluenza per le elezioni europee e nazionali, guardando la quota di voto del partito. L'argomento principale per l’esistenza dei partiti pan-europei è quello di difendere gli stessi interessi e valori su scala europea. I risultati empirici sottolineano che la polarizzazione di classe sociale, è già presente nei primi 12 Stati membri dell'UE, e anche nei nuovi Stati membri, mentre nelle elezioni del Parlamento europeo gli elettori votano sinceramente. In conclusione: l'Europa soddisfa la base per la creazione di partiti pan-Europei che difendino vere e proprie politiche europee, mirate ai gruppi sociali che rappresentano, come una possibile soluzione per la crisi di legittimità.
By pursuing common policies for its Member States, the European Union moved from being a purely economic union, to being a political one as well. However, little has been done to tackle the latter aspect. Skepticism has come to characterize the political climate of the European Union and high heterogeneity in terms of Member States has induced difficulties in the decision-making process. This thesis focuses on the European Politics from three aspects: legitimacy, which refers to citizens’ political support, voting behavior and turnout. One of the main research questions we address is whether or not the basis for the existence of true European party politics exists, as a way out of the European Union legitimacy crisis. Then, we ask what are the main factors that influence electoral participation in the European Parliament elections since it is the only source of direct legitimacy. Lastly, we investigate what are the causes for the turnout gap across European and National elections, looking at the party vote share. The main argument for pan-European to exist is to defend the same values and interests European-wide. Empirical results point out that social class's polarization already exists in the initial 12 EU Member States, as well as later entries, while in the European Parliament elections voters cast their vote sincerely. We conclude that Europe fulfils the base requirement for the creation of true European politics, party politics and social groups' targeted-policies being a possible solution for the legitimacy crisis.
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Books on the topic "Partito della Sinistra europea"

1

Vinci, Luigi. Sinistra alternativa e costruzione europea. Milano: Punto rosso, 2004.

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2

Donato, Michele Di. I comunisti italiani e la sinistra europea: Il PCI e i rapporti con le socialdemocrazie (1964-1984). Roma: Carocci editore, 2015.

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3

Fouskas, Vassilis. Italy, Europe, the Left: The transformation of Italian communism and the European imperative. Brookfield, Vt: Ashgate, 1998.

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4

Coen, Federico. Sinistra italiana, sinistra europea: Le ragioni di un'anomalia. Roma: Gangemi, 1997.

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5

Mario, Telò, and Centro studi e iniziative per la riforma dello Stato (Italy). Sezione politica e istituzioni in Europa., eds. Sinistra europea: Annali 1988-1989. Milano, Italy: F. Angeli, 1989.

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6

Aldo, Agosti, Marrocu Luciano, Natoli Claudio 1949-, and Rapone Leonardo 1952-, eds. Enciclopedia della sinistra europea nel XX secolo. Roma: Editori riuniti, 2000.

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Gentili, Sergio. Dal Pd al Partito democratico: Un'identità di sinistra. Rome]: Bordeaux, 2013.

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Agostini, Luigi. Il pipistrello di La Fontaine: Crisi, sinistra, partito. Roma: Ediesse, 2013.

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9

Vacca, Giuseppe. Vent'anni dopo: La sinistra fra mutamenti e revisioni. Torino: Einaudi, 1997.

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10

Iacopini, Luigi Scoppola, and Francesco Anghelone. Praga 1968: La "Primavera" e la sinistra italiana. Rome]: Bordeaux, 2014.

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Book chapters on the topic "Partito della Sinistra europea"

1

Pedretti, Ivan. "L’eredità di Bruno Trentin per la sinistra europea." In Diritti, Europa, Federalismo, 165–69. Florence: Firenze University Press, 2023. http://dx.doi.org/10.36253/979-12-215-0049-3.15.

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Abstract:
Trentin's reflections on the union of rights and the CGIL's European project still appear highly relevant today, in particular his idea of an Italian trade union belonging to the European socialist family in line with Delors' proposal for a Federation of Nation States and with the "Spinelli Group's" battle for the coordination of economic and social policies, the European Constitution and a united Europe in foreign policy and defense. Moreover, nowadays, the definition of a social project attentive to the work universe, in a system of rights recognized for all European citizens, as well as the attention to the issue of lifelong learning and active aging is equally important for trade unions and the left wing in Italy and Europe.
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2

"CANTO 5." In The Divine Comedy Of Dante Alighieri, edited by Robert M. Durling, Ronald L. Martinez, Robert M. Durling, and Robert Turner, 78–91. Oxford University PressNew York, NY, 2003. http://dx.doi.org/10.1093/oso/9780195087413.003.0006.

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Abstract:
Abstract Io era già da quell’ ombre partito e seguitava l’orme del mio duca, quando di retro a me, drizzando ‘l dito, una gridò: “Ve’ che non par che luca lo raggio da sinistra a quel di sotto, e come vivo par che si conduca!” Li occhi rivolsi al suon di questo motto, e vidile guardar per maraviglia pur me, pur me, e ‘l lume ch’era rotto. “Perché l’animo tuo tanto s’impiglia,” disse ‘l maestro, “che l’andare allenti? che ti fa ciò che quivi si pispiglia? Vien dietro a me, e lascia dir le genti: sta come torre ferma, che non crolla già mai la cima per soffiar di venti; ché sempre l’omo in cui pensier rampolla sovra pensier, da sé dilunga il segno, perché la foga l’un de l’altro insolla.” Che potea io ridir, se non “Io vegno”? Dissilo, alquanto del color consperso che fa l’uom di perdon talvolta degno. E ‘ntanto per la costa di traverso venivan genti innanzi a noi un poco, cantando “Miserere” a verso a verso.
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