Academic literature on the topic 'Partecipazione comunitaria'

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Journal articles on the topic "Partecipazione comunitaria"

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Cattero, Bruno. "Figlia di un Dio minore. Societŕ per azioni europea (SE) e partecipazione a dieci anni dalla direttiva." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 3 (February 2012): 75–84. http://dx.doi.org/10.3280/sd2011-003004.

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Abstract:
La direttiva sulla Societŕ per Azioni Europea (SE) del 2001 afferma il diritto alla partecipazione delle rappresentanze dei lavoratori negli organi di governo dell'impresa, eleggendolo a tratto distintivo del "modello sociale europeo". L'articolo prende in esame dapprima lo sviluppo quantitativo e qualitativo della SE, per poi soffermarsi sulla discussione in corso a livello comunitario e, in particolare, sulla posizione della Commissione europea. L'analisi dei dati si sofferma sia sulle SE "normali", largamente minoritarie e concentrate non casualmente in Germania, sia sul fenomeno delle SE cd. "conchiglia", involucri societari "pronti per l'uso" ma anche per l'abuso della direttiva comunitaria sulla partecipazione. La seconda parte dell'articolo č dedicata al processo in corso di valutazione della normativa sulla SE da parte della Commissione e in particolare a un'analisi critica dello studio Ernst & Young, che individua nel vincolo della partecipazione l'ostacolo maggiore a una maggiore diffusione della SE.
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Canuto, Claudia. "STIMOLARE LA PARTECIPAZIONE ALLA CONVERSAZIONE IN CLASSI CON LIVELLO ETEROGENEO DI SCOLARIZZAZIONE. LE PRATICHE DEL TEATRO SOCIALE PER SVILUPPARE SCOPI COMUNICATIVI REALI: L’ESPRESSIONE DI SÉ E L’INTEGRAZIONE." Italiano LinguaDue 13, no. 2 (January 26, 2022): 96–121. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/17131.

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Abstract:
Le interazioni nella classe di lingue sono sovente caratterizzate da una forte asimmetria e assenza di spontaneità che limita lo sviluppo della competenza d’uso in L2. L’adozione di alcune pratiche del teatro sociale all’interno di percorsi glottodidattici permette di ribaltare tali dinamiche. In particolare, queste pratiche risultano funzionali nei contesti di italiano L2 per persone migranti in quanto permettono di inserire la persona nella vita sociale e comunitaria. Grazie alla pedagogia del teatro sociale i discenti diventano protagonisti degli scambi comunicativi ed esercitano un ruolo determinante nella scelta dei contenuti delle lezioni. Il presente contributo ha come obiettivo l’analisi delle dinamiche di interazione rilevate nel corso di due laboratori di teatro sociale rivolti a gruppi eterogenei di persone migranti. Per rilevare i dati e per verificare l’utilità delle attività si sono usati gli strumenti dell’Analisi della Conversazione. In particolare, l’analisi si è concentrata sulle forme della turnazione (le autoselezioni dei partecipanti, i turni dei registi), il contenuto dei turni, monitorando l’eventuale prossimità rispetto alle ordinarie conversazioni in classe (feedback correttivi, richieste di chiarimento) e le manifestazioni di attenzione alla forma (autocorrezioni, eterocorrezioni). Stimulating participation conversations in classes with heterogeneous levels of schooling. Social theater practices to develop real communicative objectives: self-expression and integration In language classes, interactions are often characterized by strong asymmetry and the absence of spontaneity that limits the development of proficiency in second language learning. The adoption of some social theater practices in language teaching can reverse these dynamics. These practices are especially functional in Italian language learning for migrants as they allow people to be included in social and community life. Thanks to social theater pedagogy, learners become protagonists of conversations and play a decisive role in choosing the content of the lessons. This paper aims to analyze the interaction dynamics observed during two social theater workshops for heterogeneous groups of migrants. Conversation analysis tools were used to collect data and verify the usefulness of the activities. In particular, the analysis focused on the forms of turns (the self-selection of the participants, the turns of the directors), the content of the turns, monitoring proximity to ordinary class conversations (corrective feedback, requests for clarification) and attention on form (self-corrections, heterocorrections).
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Domenichelli, Luisa. "Il Trattato di Lisbona: un decisivo passo in avanti per le autonomie territoriali." CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 1 (December 2010): 165–80. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2010-001008.

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Abstract:
L'articolo sottolinea le novitŕ piů importanti introdotte dal Trattato di Lisbona a difesa del ruolo delle autonomie territoriali a livello europeo. Riprendendo il corpus di disposizioni giŕ proposte dalla Convenzione europea, il Trattato presenta un articolato disegno volto al coinvolgimento delle regioni e degli enti locali nel sistema europeo di governance multilivello. Questo disegno č riconducibile a tre nuclei principali: il riconoscimento delle autonomie territoriali come attori dell'ordinamento giuridico, l'attribuzione, all'interno del nuovo meccanismo di controllo del principio di sussidiarietŕ, di strumenti di partecipazione al processo decisionale comunitario e di tutela delle sfere di competenze e, infine, la garanzia di tali strumenti attraverso il riconoscimento del diritto di ricorso del Comitato delle Regioni alla Corte di giustizia.
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Deluigi, Rosita. "Distanze globali, interdipendenze sociali e prossimità umane: dalla ricerca di relazione alle progettualità condivise." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 2 (November 2020): 432–43. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2020oa9592.

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Abstract:
Il bisogno degli altri è una costante nella nostra esistenza costellata da incertezze e precarietà. Come intessere relazioni significative, anche in chiave educativa, a fronte di tempi e spazi che sempre di più assumono valore solo nel presente sottraendo speranza al futuro? Questo interrogativo farà da sfondo al saggio che intende riflettere sulla necessità di orientarsi in contesti plurali e globali, senza trascurare la specificità di ogni luogo esperienziale. L'intento è di delineare alcuni orientamenti pedagogici per superare i muri di segregazione, eretti per proteggere identità effimere, e per promuovere la crescita consapevole di soggetti dialogici e di comunità generative. La profondità del tempo presente può costituire il substrato per declinare potenziali cambiamenti e per ampliare le prospettive progettuali del singolo e della collettività. Andare alla ricerca delle interdipendenze che connotano l'esistere umano significa aver cura dei legami, alimentando processi di conoscenza di sé e di partecipazione corresponsabile. Ecco perché, per favorire logiche comunitarie sostenibili, lo sguardo attento dell'educatore non trascura le distanze, le differenze e le disuguaglianze
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Paloma, Virginia, Manuel Garcěa-Raměrez, and Carlos Camacho. "Relazione tra benessere e giustizia nella popolazione marocchina nel Sud della Spagna." PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 1 (July 2012): 81–100. http://dx.doi.org/10.3280/psc2012-001006.

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Abstract:
La scelta migratoria ha normalmente come obiettivo migliorare le proprie condizioni di vita e, quindi, il proprio benessere. Senza dubbio, queste aspettative non sempre sono soddisfatte, soprattutto in contesti di accoglienza che relegano i gruppi appena arrivati in posizioni di inferioritŕ di potere. Partendo dalla psicologia della liberazione, questo studio ha come finalitŕ quello di indagare a livello empirico la relazione stabilita tra il grado di giustizia nel contesto di accoglienza e il benessere della popolazione immigrata marocchina nel Sud della Spagna. La raccolta dei ricerca ha previsto la partecipazione di 633 immigrati provenienti da 20 unitŕ territoriali dell'Andalusia. I dati mostrano come il livello di benessere del gruppo marocchino sia strettamente connesso con il livello di giustizia del contesto di stabilizzazione. Inoltre, la ricerca pone in luce che l'apertura alla diversitŕ da parte delle comunitŕ di accoglienza, la sensibilitŕ culturale dei servizi comunitari e l'assenza di una segregazione residenziale sono indicatori adeguati della giustizia del contesto. In breve, i dati confermano empiricamente i presupposti teorici difesi dalla psicologia della liberazione.
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Charrier, Guy. "Parallèle entre la loi italienne pour la protection de la concurrence et le système français." Journal of Public Finance and Public Choice 8, no. 2 (October 1, 1990): 103–15. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345045.

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Abstract:
Abstract La nuova legge italiana per la protezione della concorrenza e del mercato presenta una notevole analogia, sia nei concetti che nei principali meccanismi applicativi, con le principali legislazioni dei Paesi membri della CEE e soprattutto con quelle che sono state introdotte negli anni più recenti.Il campo d’applicazione riguarda, almeno in principio, tutti i settori di attività, sia nel sistema italiano che in quello francese, poiché nessuna deroga è prevista, salvo per alcune particolari attività, come gli audio-visivi, la stampa, le banche e le assicurazioni.Questa estensione del campo di applicazione della legislazione si spiega con il fatto che essa riguarda tutte le pratiche anti-concorrenziali che vadano a detrimento del buon funzionamento del mercato e che tali pratiche siano suscettibili di provenire da tutti gli operatori economici.In Francia, peraltro, vige una distinzione tra comportamenti diretti a falsare il mercato, e che ricadono sotto le categorie di cartelli e di abuso di posizione dominante, di cui si occupa il Consiglio della concorrenza, e le pratiche restrittive, come il rifiuto di vendere, la subordinazione delle vendite, le discriminazioni e l’imposizione di prezzi, che sono di competenza dei tribunali perché in principio riguardano soltanto i rapporti tra imprese.Un secondo aspetto riguarda l’applicazione delle regole della concorrenza alle persone pubbliche. In principio, le disposizioni della legge italiana circa le imprese pubbliche (art. 8) e quelle della legge francese (art. 53) rispondono soltanto in parte alla questione. Nel diritto francese, quando una persona pubblica agisce da privato, è sottoposta alle leggi che riguardano il comportamento dei privati. Una difficoltà sorge, invece, quando questa persona pubblica, agendo nell’ambito dei suoi poteri, genera sul mercato effetti che danneggiano la concorrenza. Una recente sentenza del Tribunale dei conflitti ha concluso che le regole della concorrenza non si applicano alle persone pubbliche se non nella misura in cui esse diano luogo ad attività di produzione (di distribuzione o di servizi).La legge italiana non dà alcuna definizione del concetto di concorrenza nè dà alcun elemento che ne consenta la giustificazione economica. Altrettanto avviene con la legge vigente in Francia, ove sono i testi delle decisioni che forniscono indicazioni al riguardo.Il principio generate del divieto dei cartelli, come anche l’elenco dei casi suscettibili di costituire intese di carattere anti-concorrenziale, sono presentati in modo molto simile sia nella legge italiana che in quella francese. Ambedue riprendono, d’altronde, la formulazione dell’art. 85 del Trattato di Roma.Tutto fa pensare che l’Autorità italiana si troverà di fronte a casi analoghi a quelli di cui si è in varie occasioni occupato il Consiglio della concorrenza francese: cartelli orizzontali (accordi sui prezzi, sulla ripartizione dei mercati, sull’esclusione di un’impresa del mercato, ecc.); intese verticali (risultanti da accordi tra un produttore ed i suoi distributori nell’ambito di contratti di distribuzione selettiva o esclusiva); imprese comuni (la cui creazione può rientrare nel campo della proibizione di cartelli o costituire un’operazione di concentrazione); intese tra imprese appartenenti allo stesso gruppo (nel quadro dei mercati pubblici, il Consiglio ha ritenuto che non sia contrario alle norme concorrenziali, per imprese con legami giuridici o finanziari, rinunciare alla loro autonomia commerciale e concertarsi per rispondere a delle offerte pubbliche).Sull’abuso di posizione dominante, così come per i cartelli, i due sistemi italiano e francese presentano molte somiglianze. Tuttavia, contrariamente al diritto francese ed a quello tedesco, nella legislazione italiana non si fa alcun riferimento alle situazioni di «dipendenza economica». Peraltro, l’identificazione di questo caso è alquanto complessa e, sinora, il Consiglio non ha rilevato alcun caso che rientri nello sfruttamento abusivo di una situazione di dipendenza economica. Pertanto, si può forse concludere che il legislatore italiano sia stato, a questo riguardo, più saggio di quello francese. Più in generale, per quanto riguarda i casi di abuso di posizione dominante, il Consiglio deBa concorrenza ha seguito un’impostazione piuttosto tradizionalista.Anche sul controllo delle concentrazioni, il testo della legge italiana richiama quello francese e anche quello della normativa comunitaria, pur se è diversa la ripartizione delle competenze tra Autorità incaricata della concorrenza e Governo. Nella legge italiana, d’altra parte, vi sono delle norme relative alla partecipazione al capitale bancario che fanno pensare ad un dibattito molto vivo su questo tema.I livelli «soglia” per l’obbligo di notifica delle concentrazioni sono più elevati in Francia. Bisognerà poi vedere con quale frequenza il Governo italiano farà ricorso all’art. 25, che gli conferisce il potere di fissare criteri di carattere generale che consentono di autorizzare operazioni di concentrazione per ragioni d’interesse generale, nel quadro dell’integrazione europea.L’interesse delle autorità amministrative francesi nei riguardi delle concentrazioni, che un tempo era molto limitato, è divenuto più intenso negli anni più recenti, anche se i casi di divieto di concentrazioni sono stati sinora molto limitati.In conclusione, si può ricordare che un organismo competente in materia di protezione della concorrenza ha un triplice compito: pedagogico (attraverso la pubblicazione delle decisioni, delle motivazioni e delle ordinanze su questioni di carattere generale e sui rapporti attinenti al funzionamento del mercato), correttivo (per distogliere gli operatori economici da comportamenti anti-concorrenziali) e, infine, dissuasivo (poiché l’esperienza di applicazione delle leggi relative alla concorrenza dimostra che la loro efficacia dipende in modo decisivo dalla comminazione di sanzioni).
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Sobański, Remigiusz. "Znaczenie pojęcia osoby w kanonicznym porządku prawnym." Prawo Kanoniczne 40, no. 3-4 (December 10, 1997): 3–13. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1997.40.3-4.01.

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Abstract:
Nel concetto cristiano ogni uomo è una persona, cioè un essere dotato dell’intelletto e della volontà, e questo lo rende il soggetto dei diritti e dei doveri i quali hanno origine nella sua „natura” (in questo chi è) e percio universali, intangibili e inalienabili. L’uomo - la persona umana - nella immagine cristiana dei mondo creato prende il posto centrale e per questo „la persona umana è e deve essere il principio, il soggetto e l’obbiettivo di tutte le organizzazioni sociali”. Questa dignità personale si deve a tutti gli esseri umani - l’essere umano è ,,l’unica creatura sulla terra il quale Dio voleva per lui stesso”, è „un segno particolare dell’immagine Divina”, è capace dell’autodecisione e non si puó trattarla come un mezzo per raggiungere (un qualsiasi) scopo, ma sempre come un obiettivo in sé stesso („la norma personalistica”). Nella filosofia cristiana la persona è un concetto dinamico, comprendente sia la costituzione biopsichica che la realizzazione esistenziale della natura umana. Il diritto canonico riconosce e presume che ogni essere umano è una persona, ma li dove si parla semplicemente della persona umana indipendentemente dal fatto se essa è battezzata, di solito si usa la parola homo (ma nel c. 1086 § 1 la „persona” significa anche una persona non battezzata), invece la „persona” è un termine tecnico che significa il soggetto della capacità giuridica. In questo significato è stato usato il termine persona nel c. 96 CIC/1983 e (indipendentemente dalle differenze tra c. 87 CIC/1917 e c. 96 CIC/1983) bisogna notare il complementare c. 204. Ci si presenta una domanda: perché due volte si dice lo stesso? Nei documenti della Commissione per la revisione del Codice troviamo la spiegazione che nel secondo libro CIC si parla delle persone come dei membri del Popolo di Dio e non delle persone nel senso giuridico. Allora ci si presenta la domanda: in che senso - se non nel senso giuridico - si parla delle persone nel Codice del diritto? Gli autori che difendono quella doppia - diciamo: a doppio aspetto - presentazione fanno notare che il termine „persona” un termine giuridico, statico e formale, il suo punto di riferimento è l’ordine giuridico, invece „christifidelis” un termine teologico, dinamico, contenente i diritti e i doveri dei fedeli e il suo punto di riferimento è populus Dei. Secondo questo concetto la „persona” - diversamente da „christifidelis” - non sarebbe in grado di esprimere adeguatamente uguale, in quanto riguarda la dignità e l’azione, posizione giuridica dei fedeli nella Chiesa, della quale nel c. 208. „Christifidelis” costituisce - secondo questo concetto - il fondamento per la „persona”. Si ammette invero che la „persona” puó essere sostituita con „christifidelis”, ma meglio lasciare la „persona” perché (1) la „persona” riguarda anche le situazioni regolate non risultanti dal fatto del battesimo e (2) rende più facile la comunicativa e la compatibilità con il diritto secolare. Bisogna perô notare che nella Chiesa un uomo diventa una persona proprio tramite il battesimo e da questo punto di vista questi termini sono intercambiabili, nel c.96 non si parla della capacità giuridica in genere, ma si parla della capacità giuridica nella Chiesa, cio non esclude la capacità giuridica dei non battezzati. La capacità, della quale nel c. 96, è l’effetto del battesimo ed è inseparabile dall’incorporazione nella Chiesa, ma per questa capacità il fondamento costituisce la persona umana: la „personalità” canonica si fonda su quella naturale, non la distrugge - un battezzato non ha la doppia personalità (una naturale e altra cristiana), ma corne un uomo (battezzato) è una persona nella Chiesa. Un uomo diventa cristiano tramite il donare che si effettua nel momento di esprimere la fede e di ricevere il battesimo. Questo dono lo rende capace di agire -lo rende capace e anche destina. Questa ontica capacità di agire poi diventa approfondita e indirizzata tramite altri sacramenti. Nella Chiesa la capacità di agire non è un aggiunta alle altre caratteristiche e attributi dell’uomo, ma caratterizza lo status ecclesiastico di un fedele in cui i doni del battesimo e le predisposizioni congenite si uniscono in un insieme. Nella nuova situazione, risultante dal battesimo, si trova un singolo, concreto uomo - e in questo senso essa ha il carattere personale. Ma nello stesso tempo essa ha anche il carattere comunitario - non solo perché con il battesimo l’uomo entra nella comunità, ma soprattutto perché questa situazione risulta dall’esistenza e dall’azione della comunità. L’uomo non avrebbe provato i frutti della redenzione, se la Chiesa non avesse funzionato come uno strumento della salvezza. Nella Chiesa e tramite la Chiesa si realizza la storica e sociale realtà della partecipazione di Dio nel mondo tramite Cristo, nella Chiesa l’uomo prova le grazie redentrici e ricevendole viene coinvolto nell’attività della comunità la quale da la prova della verità e dell’amore. Entrato nel communio, grazie ai doni che aveva ricevuto e con questi doni è diventato il soggetto dell’attività della Chiesa. Proprio questo fatto si cerca di esprimere nel diritto con il concetto della persona. Christifidelis non è che la „persona in Ecclesia”. Questi termini non devono essere differenziati perché altrimenti la riflessione sull‘uomo nella Chiesa seguirebbe il doppio corso, uno giuridico e altro teologico. Senza dubbio, per quanto riguarda l’imagine dell’uomo nella Chiesa, bisogna prendere in considerazione tutto ció che sull’uomo pue dirci la filosofia, psicologia, biologia e sociologia, ma non si pué perdere dalla vista le teologiche conseguenze del battesimo e trattarle come se non meritassero l’attenzione giurudica.
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"Diritto italiano. Soggiorno." DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no. 3 (November 2010): 238–48. http://dx.doi.org/10.3280/diri2010-003018.

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Abstract:
1. Consiglio di Stato 3.3.2010 n. 1238 - permesso di soggiorno - diniego di rinnovo per insufficienza reddituale - attivitŕ lavorativa autonoma - reddito minimo annuo parametrato all'importo per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria - legittimitŕ; riduzione dall'importo minimo annuo dei mesi trascorsi all'estero - esclusione; irrilevanza degli elementi nuovi sopravvenuti.2. Consiglio di Stato 27.7.2010 n. 4904 - permesso di soggiorno - diniego di rinnovo per pregressa condanna ostativa - mancata valutazione dei vincoli familiari - entrata in vigore del d.lgs. 5/2007 - esclusione di ogni automatismo; applicazione della disciplina di derivazione comunitaria sia per i nuovi ingressi (dei familiari) sia per coloro che hanno esercitato giŕ il diritto al ricongiungimento.3. Consiglio di Stato 18.8.2010 n. 5890 - regolarizzazione ex lege 102/2009 - diniego per ritenuta ostativitŕ della condanna ex art. 14, co. 5 ter TU n. 286/98 - ostativitŕ ex art. 381 c.p.p. - legittimitŕ.4. Consiglio di Stato 2.9.2010 n. 4066 - regolarizzazione ex lege 102/2009 - diniego per ritenuta ostativitŕ della condanna ex art. 14, co. 5 ter TU n. 286/98 - ostativitŕ ex art. 381 c.p.p. - illegittimitŕ - deroghe.5. Tribunale amministrativo regionale Toscana 21.4.2010 n. 300 - regolarizzazione ex lege 102/2009 - diniego per ritenuta ostativitŕ della condanna ex art. 14, co. 5 ter TU n. 286/98 - ostativitŕ ex art. 381 c.p.p. - illegittimitŕ.6. Tribunale amministrativo regionale Sardegna 9.9.2010 n. 411 - regolarizzazione ex lege 102/2009 - diniego per ritenuta ostativitŕ della condanna ex art. 14, co. 5 ter TU n. 286/98 ostativitŕ ex art. 381 c.p.p. - illegittimitŕ.7. Tribunale amministrativo regionale Piemonte - 8.7.2010 n. 539 - permesso CE per soggiornanti di lungo periodo - diniego di rilascio - ritenuta inidoneitŕ di contatto di lavoro a tempo determinato - illegittimitŕ per difetto di specifica previsione normativa.
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Dissertations / Theses on the topic "Partecipazione comunitaria"

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Cavinato, Anna <1992&gt. "Progetto AutoCtoni: innovazione, partecipazione, informazione comunitaria." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12385.

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Abstract:
I pilastri del Progetto AutoCtoni sono la partecipazione sociale e culturale alla Vita di un Territorio attraverso l’utilizzo di un Sito e un’App per i cellulari che coordina, diffonde e valorizza in modo sistematico e aggiornato le numerose attività, le feste e le iniziative proposte dal Terzo Settore, supportando le iniziative di Associazioni locali di piccole dimensioni e il lavoro di Istituzioni sociali più fortemente presenti e attive. Il Progetto è destinato anche alle aziende private e ai Comuni: il sito e l’App filtrano le informazioni che i Comuni vogliono destinare ai soli residenti: scadenze, bandi, avvisi, consigli comunali in seduta aperta. La tesi illustra il progetto e le fasi iniziali di sperimentazione e rilevazione del bisogno di partecipazione sociale e di comunità, principalmente del territorio della Valsana. Il Lavoro di comunità proposto dal Progetto AutoCtoni sostiene in ogni Comune un Gruppo “Isola Sociale” composto dai cittadini e dai rappresentanti di Associazioni, Cooperative sociali, Pro Loco e Imprese sociali che hanno sede nel Comune. Questo gruppo si incontrerà almeno tre volte l’anno per impegnarsi nella realizzazione di un Progetto di Comunità, coordinato insieme per il proprio territorio e i propri co-cittadini come ad esempio la predisposizione di una giostra/altalena per disabili, almeno ogni 10 Km.
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MARTINEZ, DAMIA SARA MARIA. "La partecipazione comunitaria all'interno delle Migrant Community-Based Organizations nel Nord Italia." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2022. http://hdl.handle.net/10280/119852.

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Abstract:
Fin dall'unificazione dell’Italia, gli immigrati hanno vissuto in condizioni di giustizia non ottimali in questo paese. Di fronte ad un ambiente socio-politico sfidante, essi si sono uniti formando Migrant Community-Based Organizations (MCBOs), dove hanno messo in atto diverse forme di partecipazione comunitaria. In questo lavoro suggerisco che la partecipazione comunitaria è una strategia per promuovere il cambiamento sociale e una fonte per migliorare la salute mentale degli immigrati. Attraverso questa tesi mi propongo di risolvere tre lacune della letteratura: (a) Come fanno le MCBOs a navigare il clima socio-politico? (b) Quali sono i processi psicologici e i risultati che caratterizzano la partecipazione comunitaria tra gli immigrati all'interno delle MCBO? E (c) Quali sono i meccanismi psicologici attraverso i quali la partecipazione comunitaria favorisce il benessere soggettivo degli immigrati? Per rispondere a queste domande ho condotto: (a) uno studio qualitativo che adotta un approccio di critical situational analysis per comprendere le sfide che le MCBO affrontano all'interno della società ospitante e per fornire linee guida di azione per affrontare tali sfide; (b) uno studio qualitativo che utilizza l'approccio della generatività sociale per identificare le caratteristiche della partecipazione comunitaria tra gli immigrati e per indagare il processo psicologico e gli esiti positivi che la partecipazione comunitaria all'interno delle MCBO promuove per gli immigrati; e (c) uno studio quantitativo che analizza il sense of mattering e il senso psicologico di comunità come mediatori della relazione tra partecipazione comunitaria e benessere soggettivo. I risultati di questo progetto multi-metodo sono presentati in tre capitoli empirici. Infine, delineo alcune implicazioni pratiche al fine di sostenere le MCBO verso la costruzione di miglioramenti sociali e di benessere soggettivo per gli immigrati nelle società di accoglienza.
Immigrants in Italy have lived under suboptimal conditions of justice since the unification of the country. In response to this challenging socio-political environment, they have connected within Migrant Community-Based Organizations (MCBOs), where they have enacted different forms of community participation. I suggest community participation as a strategy to promote social change and as a source to enhance the mental health among immigrants. Through this thesis I aim to solve three gaps of literature: (a) How do MCBOs navigate the socio-political climate? (b) What are the psychological processes and outcomes that characterize community participation among immigrants within MCBOs? And (c) What are the psychological mechanisms through which community participation fosters immigrants’ subjective wellbeing? To answer these questions I conducted: (a) a qualitative study that adopts a critical situational analysis approach to understand the challenges that MCBOs face within the host society and to provide guidelines for action to address such challenges; (b) a qualitative study that uses the social generativity approach to identify the features of the community participation among immigrants and to investigate the psychological process and the positive outcomes that community participation within MCBOs fosters for immigrants; and (c) a quantitative study that analyzes sense of mattering and psychological sense of community as mediators of the relationship between community participation and subjective wellbeing. The results of this multi-method project are presented in three empirical chapters. Finally, I outline some practical implications that are likely to support MCBOs towards building social changes and subjective wellbeing for immigrants in host societies.
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SQUARATTI, VERA. "Le partecipazioni pubbliche alle imprese e gli obblighi comunitari e internazionali." Doctoral thesis, Università Bocconi, 2008. https://hdl.handle.net/11565/4053322.

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RONDONOTTI, MARCO. "CONNESSIONI COMUNITARIE. LE TECNOLOGIE DI COMUNITA' NEI CONTESTI ECCLESIALI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/70991.

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Abstract:
La ricerca affronta il tema di come le tecnologie di comunità possano essere integrate nel lavoro socio-educativo, e in particolare nell’agire pastorale delle realtà ecclesiali, al fine di generare nuovi legami sociali o di rafforzare gli esistenti. Dopo un affondo teorico sul costrutto di comunità e la messa in luce del significato che ha assunto nel corso dello sviluppo delle scienze umane, il lavoro di ricerca si è concretizzato nell’attivazione e nell’animazione di una comunità autoriale (online e in presenza) capace di produrre riflessioni a partire dall’esperienza sul campo. La ricerca desidera approfondire quanto accaduto durante la sperimentazione del paradigma delle tecnologie di comunità in contesti ecclesiali. Durante la ricerca sono state raccolte le informazioni in maniera sequenziale e in fase di analisi si è proceduto con l’integrazione dei dati qualitativi e quantitativi. Gli obiettivi che si è posti sono stati: indagare la riflessività nelle pratiche pastorali in relazione al senso di comunità; analizzare la capacità di generare tramite le tecnologie un tessuto connettivo comunitario tra differenti gruppi parrocchiali; accompagnare i partecipanti della sperimentazione a progettare interventi educativi capaci di sfruttare non solo la dimensione informativa-organizzativa delle tecnologie, ma anche quella connettiva-relazionale.
The research aims at exploring the ways in which community technologies can be integrated into socio-educational activities. In particular, the research investigates how the incorporation of these technologies in support of pastoral actions in ecclesial contexts may enable the development of new social connections or strengthen existing ones. The first part of the research investigates the concept of community through the lens of social sciences. The second part of this study engages with the analysis of case studies to test the applicability of the community technologies paradigm in ecclesial contexts. Through participant observation, this research aimed at investigating the steps that a pastoral community needs to take in order to activate its presence online and integrate it with face-to-face activities. The research involved the collection of quantitative data through the administration of standardized surveys, which was implemented by individual interviews and focus groups. The research objectives included investigating reflexivity in pastoral practices in relation to the sense of community; analyzing the ability to generate a community connective network between different parish groups using technologies; assisting the participants in planning the educational interventions to carry out both in the information-organizational aspect of the technologies, as well as in the connective-relational aspect.
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Books on the topic "Partecipazione comunitaria"

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Comunità, urbanistica, partecipazione: Materiali per una pianificazione strategica comunitaria. Milano: F. Angeli, 2008.

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Sirianni, Guido. La partecipazione delle regioni alle scelte comunitarie: Il Comitato delle regioni : organizzazione, funzioni, attività. Milano: Giuffrè, 1997.

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