Dissertations / Theses on the topic 'Partecipativa'

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1

Lando, Manuel. "Wewheelrocku: Un'applicazione partecipativa per disabili a bologna." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6203/.

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2

Teso, Andrea <1996&gt. "Neo-tribalismo nella cultura partecipativa online: il caso Twitch.tv." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19863.

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Abstract:
Alla base di questo studio vi è la rivoluzione del Web 2.0, fenomeno in cui si assiste a una progressiva perdita di staticità dell’ambiente digitale e alla conseguente modifica dell’approccio degli internauti alla piazza digitale. Contenuti generati dagli utenti (UGC), facilità d’uso, cultura partecipativa e interoperabilità sono le keyword fondamentali che contraddistinguono la rivoluzione in questione. In particolare, il focus è incentrato sulle dinamiche partecipative del live streaming e, più precisamente, della piattaforma Twitch.tv. Quest’ultima, nata dall’idea amatoriale di un giovane studente americano intento a riprendere in diretta ogni istante del proprio quotidiano, ha raggiunto nel tempo vette di popolarità sempre più alte, tanto da essere acquista nel 2014 da Amazon per 970 milioni di dollari. Ad oggi, su Twitch sono presenti milioni di streamer che trasmettono giornalmente contenuti di vario genere: dal gaming alle IRL (In-Real-Life), passando per la musica e gli e-sport. L’analisi e lo sviluppo di tale argomento è frutto dell’esperienza, come spettatore, sulla piattaforma e tiene conto di una particolare intuizione, infatti, dalla fruizione dei contenuti, appare evidente la riproduzione delle dinamiche che contraddistinguono le neo-tribù nel contesto della cultura partecipativa online.
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3

Guerra, Federica <1985&gt. "L'accertamento fiscale in capo alle S.r.l. a ristretta base partecipativa." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4805.

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4

DONÀ, FRANCESCA. "Democrazia partecipativa: come correttivo di una democrazia rappresentativa in crisi." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2022. http://hdl.handle.net/11577/3459415.

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Abstract:
La presente ricerca si interroga sulla configurazione della democrazia partecipativa come correttivo per le lacune della democrazia rappresentativa; in particolare, essa concerne lo studio dei meccanismi di partecipazione dei cittadini alle scelte politico-amministrative delle istituzioni. Nel capitolo introduttivo il lavoro si è concentrato sullo stato dell’arte delle odierne democrazie contemporanee, recuperando le nozioni di concetti radicali e di costituzionalismo liberale; successivamente si sono analizzati i caratteri somatici dei fenomeni partecipativi, al fine di ricostruire un modello giuridico degli stessi basato su circostanze empiriche; si è svolta, poi, una ricognizione del principio partecipativo nell’ordinamento italiano: si è principiato dal dettato costituzionale; si sono prese in esame, poi, la normativa statale e quella regionale, per giungere alla disamina dei fenomeni consultivi e delle prassi amministrative in essere; nel capitolo conclusivo si è cercato di tirare le fila dell’indagine, con riferimento alla sussistenza e al contenuto del principio di partecipazione del cittadino.
The research questions the configuration of participatory democracy as a corrective for the shortcomings of representative democracy; in particular, it concerns the study of the mechanisms of citizen participation in the political-administrative choices of the institutions. In the introductory chapter, the work focused on the current condition of contemporary democracies, recovering the notions of radical concepts and liberal constitutionalism; subsequently the somatic characteristics of participatory phenomena were analyzed, in order to reconstruct a legal model of the same based on empirical circumstances; then a survey of the participatory principle in the Italian legal system was carried out: it began with the constitutional provision; then the state and regional regulations were examined, to arrive at the analysis of the consultative phenomena and the outstanding administrative practices; in the final chapter we tried to draw the conclusions of the research, with reference to the existence and content of the principle of citizen participation.
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5

Basso, Francesca <1993&gt. "Il web e la cultura partecipativa: come stanno cambiando i musei." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16900.

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Abstract:
L’avvento del web ha portato un’ondata di innovazione in diversi settori, compreso quello museale. Ma come ha contribuito e cosa sta cambiato? Nell’era del Web 2.0 la rete è diventata essenziale nella nostra quotidianità e anche i musei si sono dovuti aprire all’utilizzo di Internet e dei social network. Questo ha portato ad un repentino cambiamento nel modo di intendere i musei, di fruire i contenuti e di implementare la loro natura di contenitori culturali. Il principale cambiamento che ha portato il digitale all’interno dell’istituzione museale riguarda la relazione con il potenziale fruitore, le istituzioni culturali non si limitano più a seguire un modello univoco di comunicazione e valorizzazione del patrimonio ma si spingono verso un rapporto bilaterale di scambi. Nell’era 2.0, infatti, diventa essenziale il comportamento dell’utente che da ricettore passivo diventa parte fondamentale del processo di produzione di informazioni. Questa nuova relazione ridisegna il rapporto con le istituzioni culturali che si avvicinano verso un nuovo modello, quello partecipativo, in cui il fruitore culturale può interagire con i contenuti digitali, trasformando il museo in una piattaforma con cui relazionarsi attivamente nella creazioni di significati collettivi. Ma come hanno reagito i musei italiani a tutto questo? Nonostante si stiano inevitabilmente avvicinando ad un diverso tipo di partecipazione, le statistiche evidenziano ancora un limitato coinvolgimento dell’utente e una comunicazione ancorata al tipo top-down. Ciò però non ha frenato la nascita di nuovi progetti, un esempio di museo partecipativo tutto italiano, anzi dolomitico, è Dolom.it, museo piattaforma nato da un’esperienza didattica, che co-crea i propri contenuti assieme agli studenti e alle comunità. Il suo obbiettivo è cambiare il processo con il quale il patrimonio viene raccontato attraverso lo sharing e il coinvolgimento attivo degli utenti. Tramite una serie di interviste coi fondatori e un’analisi swot, si sono cercati di analizzare i principi ispiratori e i punti di forza e debolezza di questo tipo di museo, che costituisce ancora un unicum in Italia. Grazie al web e alle piattaforme sociali l’informazione culturale autoritaria, di tipo top-down, si sta trasformando in comunicazione dialogica partecipata di tipo bottom-up. Nasce così il museo 2.0, incentrato su nuove forme di socializzazione e interazione con l’utenza, favorite dalle nuove piattaforme digitali del web, e dall’idea che l’apprendimento non si acquisti esclusivamente dalla visita, ma anche per mezzo dell’impegno e della partecipazione attiva.
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6

TIMO, MATTEO. "Democrazia partecipativa e democrazia deliberativa, in particolare l’istituto del dibattito pubblico." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2018. http://hdl.handle.net/11567/933152.

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7

AVANCINI, GIULIA. "ANZIANI E CAREGIVER DI FRONTE ALL'INSORGERE DELLA DEMENZA. UNA RICERCA PARTECIPATIVA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/50312.

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Abstract:
L’obiettivo della ricerca è stato quello di indagare le esperienze delle persone e delle famiglie che stanno vivendo le prime fasi della demenza all’esordio, con lo scopo di comprendere come potrebbero essere forniti aiuti specifici per sostenere le persone, con i loro particolari bisogni, proprio in questa prima e delicata fase della malattia. Considerato il suo campo di indagine e il suo oggetto, tale ricerca si è prestata particolarmente all’applicazione di una metodologia di ricerca di tipo partecipativo. La ricerca infatti ha visto coinvolti attivamente in tutto il processo di ricerca i soggetti che hanno un’esperienza di vita diretta, personale o legata al loro lavoro quotidiano, del fenomeno da studiare. Sono stati utilizzati lo strumento dell’intervista semi-strutturata e del diario per indagare il punto di vista dei caregiver familiari e degli anziani affetti da deterioramento cognitivo e/o demenza in fase iniziale. I risultati ottenuti, molteplici ed eterogenei, hanno permesso di comprendere sia i vissuti dei caregiver familiari sia dei soggetti che in prima persona affrontano la malattia. Tali risultati sono stati divisi per aree tematiche, proponendo delle mappe concettuali: sei che si focalizzano sul punto di vista dei caregiver, quattro che focalizzano l’attenzione sul vissuto degli anziani. I risultati permettono di comprendere il significato che ha il prendersi cura per il caregiver e il ricevere assistenza per l’anziano; gli atteggiamenti e le emozioni di entrambi riguardo la malattia e gli aspetti legati ad essa; il ruolo della famiglia e di altre figure significative in questa situazione; il rapporto con i servizi e le modalità con cui le famiglie affrontano questo problema.
The research aim was to investigate the experiences of people and families who are experiencing the early stages of dementia, in order to understand which specific helps could be provided to support people, with their particular needs, in this first and delicate phase of the disease. Considering its field of investigation and its object, this research has been particularly suited to the application of the participatory research methodology. The research in the entire research process has actively involved people who have a direct, personal or job-connected experience of the disease. Tools as a semi-structured interview and a diary has been used to investigate the point of view of family caregivers and their elderly relatives with cognitive impairment. The results obtained have been multiple, heterogeneous and allowed us to understand the experiences of the family caregivers and of the subjects who face the disease directly. These results have been divided by different areas and have been organized using concept maps. Six maps have been focusing on the point of view of the caregivers and four maps focusing on the experience of the elderly. The results allowed the researcher to understand different elements: what caring means for the caregivers and what to be assisted means for the elderly with cognitive impairment; the attitudes and emotions of both players about the disease; the role of the family and other significant figures in this situation; the relationship with the services and how families face this problem.
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8

AVANCINI, GIULIA. "ANZIANI E CAREGIVER DI FRONTE ALL'INSORGERE DELLA DEMENZA. UNA RICERCA PARTECIPATIVA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/50312.

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Abstract:
L’obiettivo della ricerca è stato quello di indagare le esperienze delle persone e delle famiglie che stanno vivendo le prime fasi della demenza all’esordio, con lo scopo di comprendere come potrebbero essere forniti aiuti specifici per sostenere le persone, con i loro particolari bisogni, proprio in questa prima e delicata fase della malattia. Considerato il suo campo di indagine e il suo oggetto, tale ricerca si è prestata particolarmente all’applicazione di una metodologia di ricerca di tipo partecipativo. La ricerca infatti ha visto coinvolti attivamente in tutto il processo di ricerca i soggetti che hanno un’esperienza di vita diretta, personale o legata al loro lavoro quotidiano, del fenomeno da studiare. Sono stati utilizzati lo strumento dell’intervista semi-strutturata e del diario per indagare il punto di vista dei caregiver familiari e degli anziani affetti da deterioramento cognitivo e/o demenza in fase iniziale. I risultati ottenuti, molteplici ed eterogenei, hanno permesso di comprendere sia i vissuti dei caregiver familiari sia dei soggetti che in prima persona affrontano la malattia. Tali risultati sono stati divisi per aree tematiche, proponendo delle mappe concettuali: sei che si focalizzano sul punto di vista dei caregiver, quattro che focalizzano l’attenzione sul vissuto degli anziani. I risultati permettono di comprendere il significato che ha il prendersi cura per il caregiver e il ricevere assistenza per l’anziano; gli atteggiamenti e le emozioni di entrambi riguardo la malattia e gli aspetti legati ad essa; il ruolo della famiglia e di altre figure significative in questa situazione; il rapporto con i servizi e le modalità con cui le famiglie affrontano questo problema.
The research aim was to investigate the experiences of people and families who are experiencing the early stages of dementia, in order to understand which specific helps could be provided to support people, with their particular needs, in this first and delicate phase of the disease. Considering its field of investigation and its object, this research has been particularly suited to the application of the participatory research methodology. The research in the entire research process has actively involved people who have a direct, personal or job-connected experience of the disease. Tools as a semi-structured interview and a diary has been used to investigate the point of view of family caregivers and their elderly relatives with cognitive impairment. The results obtained have been multiple, heterogeneous and allowed us to understand the experiences of the family caregivers and of the subjects who face the disease directly. These results have been divided by different areas and have been organized using concept maps. Six maps have been focusing on the point of view of the caregivers and four maps focusing on the experience of the elderly. The results allowed the researcher to understand different elements: what caring means for the caregivers and what to be assisted means for the elderly with cognitive impairment; the attitudes and emotions of both players about the disease; the role of the family and other significant figures in this situation; the relationship with the services and how families face this problem.
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Trevisan, Tommaso <1989&gt. "Intelligenza collettiva e cultura partecipativa: il caso della community Italian Subs Addicted." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4389.

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Abstract:
Questa tesi analizza la community online di fansubber di Italian Subs Addicted. In particolare si vuole descrivere i processi di intelligenza collettiva che portano alla produzione, mediante gruppi ad hoc, di sottotitoli gratuiti per diversi prodotti mediali e all’amministrazione di un infinito spazio di negoziamento creativo. Questa forma di cultura partecipativa, all’interno della cultura massmediatica popolare, presenta tratti distintivi di sharing economy e si configura come spazio di affinità, nel quale gli utenti apprendono numerose competenze. In conclusione si dimostra come ItaSA abbia applicato nel proprio ambito, attraverso gli strumenti del Web 2.0, l’idea utopistica di intelligenza collettiva di P. Levy.
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GARAU, CHIARA. "La pianificazione urbanistica partecipativa per il governo dei processi di recupero urbano." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2008. http://hdl.handle.net/11584/265977.

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Abstract:
The research aims to look at advances in disciplinary practice through the testing of new frontiers in the participative approach to planning. By using Information Communication Technology (ICT), which is able to integrate and improve planning now and in the future, it is possible to test an operating model, which through the interaction and interoperability of the different people involved, is able to manage the territorial use and transformation in urban renewal and redevelopment. The innovative aspect of the research can be seen in an experimental participative approach procedure, applied to a local case study (the historic centre of Cagliari). By sharing knowledge put together through WebGis, this directly involves the local community in the plan of action (Carta M., 2003), assuming a significant role. The knowledge and understanding of strategic choices made in the planning process allows the construction of “a shared image of the city” (Venti D., 2002), developing local pride and rediscovering “the territory as a patrimony to reuse, protect, complete and contextualise” (Venti D., 1996). The online platform, dedicated to and managed by WebGis technology, differentiates between general users and administrators, providing access to cartography, territorial data, and projects in progress, through exact decoding and associations between spatial entities of the single blocks and an alfanumerical database which have been used to examine the historic centre in general (by analysing the blocks) and in detail (by analysing architectural elements of the buildings). In this way the concept of sharing knowledge and participation is associated with proposals for sustainable policies and compatibility assessments in interventions aimed at renewal and reuse of historic buildings. By setting out protocol and technology for a participative approach procedure, it has been possible to test operating methods which, in the future, could be applied to real participative approach projects involving both public administrators and citizens. The results of the experimental application have shown that the availability of a ”window” and the use of WebGis are significant in the sharing of policies and planning choices. Its role in the construction of urban planning effectively creates a democratic planning process allowing everyone involved to have their say. The simple “knowledge” of rights to a higher quality is no longer sufficient to guarantee a sustainable vision of the future of the city and satisfy individual interests.
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11

TEANI, PAOLO. "Abitare nella crisi. Movimenti per il diritto alla città a Milano e Barcellona." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2018. http://hdl.handle.net/10281/199175.

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Abstract:
Il ri-emergere, negli ultimi anni, di numerose pratiche urbane che, attraverso la rivendicazione del diritto alla città, costruiscono esperienze conflittuali con l’obiettivo di ridefinirne le politiche urbane e il modello di abitare, mostrano lo scontro tra un modello di gestione della città rispondente a logiche neoliberali, percepito sempre più distante dai bisogni degli abitanti, e uno schema che, rimescolando gli elementi, pone al centro la volontà dei cittadini, valorizzandone il protagonismo, non solo in termini di richieste, ma anche di attivismo. I movimenti qui studiati sono quindi particolarmente interessanti per comprendere come, in un momento storico in cui la partecipazione alla politica istituzionale è a minimi storici, avvenga la costruzione di spazi di interazione tra individui che ricordano la sfera pubblica di habermasiana memoria e permettano di ridisegnare un modo nuovo di fare politica e di essere cittadini. La nuova fase di urbanizzazione, inoltre, sta producendo straordinarie trasformazioni negli stili di vita. La qualità della vita urbana, e la città stessa, sono diventate una merce riservata a coloro che hanno i soldi, in un mondo in cui il consumismo, il turismo, l’industria della cultura e della conoscenza, nonché il continuo ricorso all’economia dello spettacolo, sono diventati i principali aspetti dell’economia politica urbana e la crescente polarizzazione nella distribuzione della ricchezza e del potere sono indelebilmente impressi nelle forme spaziali delle città, costruite sempre più da luoghi fortificati, da comunità chiuse e da spazi pubblici privatizzati tenuti sotto continua sorveglianza. Il diritto alla città, ribadito dai movimenti qui studiati, è dunque molto più che un diritto di accesso, individuale o di gruppo, alle risorse che la città incarna: è il diritto di cambiare e reinventare la città in modo più conforme alle esigenze dei cittadini. Indagare questi movimenti, cercando di coglierne i caratteri principali, le modalità di azione e gli obiettivi è quindi particolarmente importante proprio per il ruolo che questi giocano all’interno dell’arena politica in cui si definisce la città. Partendo da queste riflessioni, in questo lavoro si analizzano due esperienze, il Comitato Abitanti di San Siro a Milano e Can Batlló a Barcellona, che attraverso le loro pratiche rivendicano proprio il diritto alla città. La domanda che ci siamo posti è se questi abbiano operato un cambiamento di prospettiva e si siano trasformati da re-attivi, cioè nati come risposta a singoli eventi di cambiamento e in opposizione ad alcune politiche, a pro-attivi, cioè capaci di proporre modalità differenti di abitare e governare la città: siamo convinti, infatti, che solo attraverso questo passaggio un movimento sociale possa incarnare il ruolo di agente di storicità e operare una ricomposizione di classe, intesa alla Touraine, in cui l’individuo, pur mantenendo la propria identità, si riconosca in un’identità collettiva più ampia e capace di incidere sui modelli culturali dominanti.
The recent emergence of many urban practices that, by claiming the right to the city, build conflictual experiences with the aim of redefining urban policies and the pattern of living, show the clash between a management model of a city that responds to neoliberal logic, perceived increasingly distant from the needs of the inhabitants, and a scheme that, by scrambling elements, places the will of the people at the center, enhancing its protagonism not only in terms of demands but also activism. The movements studied here are therefore particularly interesting to understand how, at a historical moment in which participation in institutional politics is at the lowest of historical times, there is the construction of spaces of interaction between individuals who remember the public sphere of Habermasian memory and allow to redesign a a new way of doing politics and being a citizen. The new urbanization phase is also producing extraordinary transformations in lifestyles. The quality of urban life, and the city itself, have become a commodity reserved to those who have the money in a world where consumerism, tourism, the culture and knowledge industry and the continued use of the economy of the show have become the main aspects of the urban political economy and the growing polarization in the distribution of wealth and power are indelibly impressed in the spatial forms of cities, increasingly built by fortified sites, closed communities and privatized public spaces held under continuous surveillance. The right to the city, reaffirmed by the movements here studied, is therefore much more than a right of access, individual or group, to the resources that the city incarnates: it is the right to change and reinvent the city more in accordance with the needs of citizens . Investigating these movements, trying to capture the main characters, modes of action and goals is therefore particularly important for the role they play within the political arena in which the city is defined. Starting from these reflections, this work analyzes two experiences, the Housing Committee of San Siro in Milan and Can Batlló in Barcelona, who through their practices claim the right to the city. The question we have is whether they have changed perspective and have turned from re-active, that is, they are born as a response to individual change events and in opposition to some proactive policies, that is, able to propose modality In fact, we are convinced that only through this passage a social movement can embody the role of an agent of historicity and operate a class re-composition, understood by Touraine, in which the individual, while maintaining his own identity, is recognized in a wider collective identity and capable of affecting dominant cultural models.
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LIMONGELLI, PAOLA ENRICA. "The hidden children. Una ricerca partecipativa relativa al fenomeno dei young caregivers italiani." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/277261.

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Abstract:
La presente ricerca indaga il fenomeno dei giovani “caregivers” nel contesto italiano. I young caregivers (yc) sono bambini/e e adolescenti che svolgono attività di cura. Questa condizione si verifica tipicamente quando un membro della famiglia soffre di malattie croniche o disabilità, e il giovane deve far fronte a queste difficoltà in prima persona. I motivi per cui i yc non hanno alternative a questa condizione possono essere molteplici, come le scarse risorse finanziarie e gli aiuti insufficienti da parte dei servizi sociali e sanitari. Anche se il fenomeno è stato studiato in diverse nazioni, non è stato ancora approfondito in Italia. Ci sono due possibili spiegazioni per questo “ritardo” nella ricerca: il sistema di welfare italiano e il concetto dell’infanzia nel nostro contesto. In Italia il welfare è di tipo familistico, ovvero lo Stato svolge un ruolo residuale nel fornire risorse e servizi a supporto dei cittadini. Inoltre, le famiglie sono abituate a provvedere ai propri bisogni autonomamente. Tuttavia viene spontaneo pensare che questo lavoro di cura è normalmente associato a persone adulte (specie donne), ma non a minorenni. Come suggerisce la nuova sociologia dell’infanzia infatti i minori sono considerati senza autonomia, dipendendo dagli adulti. A fronte di assente riconoscimento sociale e giuridico delle responsabilità di cura svolte da bambini e adolescenti, i young caregivers vengono definiti come un gruppo nascosto, pertanto sono anche difficili da individuare. Per superare questo ostacolo, è stata condotta una ricerca con approccio partecipativo. L’obiettivo infatti è stato quello di coinvolgere le persone tradizionalmente considerate come oggetto di ricerca, facendole diventare protagoniste della stessa, assumendo il ruolo di co-ricercatori. Questa inversione di prospettiva è possibile solo riconoscendo in loro un “sapere esperienziale” derivante dalla vicinanza all’oggetto di studio. I co-ricercatori collaborano con un ricercatore in un "Steering group", il quale svolge la progettazione della ricerca e analizza i dati. All'interno dello " Steering group ", i co-ricercatori sviluppano consapevolezza, rielaborano la loro identità e maturano il loro bisogno di cambiamento sociale. L’analisi della ricerca è stata condotta attraverso un mixed method, con tre livelli di analisi. In primo luogo, un'analisi secondaria sui dati dell'Istat (sondaggio multiuso su "Aspetti della vita" - 2015) è stata utile per comprendere le caratteristiche di bambini e adolescenti e confrontare le differenze tra famiglie straniere e italiane e tra nord e sud Italia. In secondo luogo, la surevy nelle scuole medie di Milano è stata utile per comprendere specifici al caregiving. Infine, è stato realizzato un focus group con potenziali yc, allo scopo di comprendere il loro livello di consapevolezza e i loro bisogni. I yc italiani hanno le stesse caratteristiche degli altri giovani caregiver in tutto il mondo. Il fenomeno è nascosto e non riconosciuto. Di conseguenza, i yc e le loro famiglie mancano di riconoscimento e supporto sociale. La ricerca mette in luce le attività svolte in famiglia, dal lavoro domestico al supporto emotivo. Le conseguenze sui yc riguardano la scuola, le relazioni con i pari e il benessere.
This paper introduces research on young carers in an Italian context. This topic describes the issue of caregiving performed by children. The activities of care begin when one family member has a chronic illness or disability and there are no alternatives for coping with these difficulties. There are many factors associated with the issue of absence of alternatives, such as: few financial resources, a weak informal support network (relatives, friends and neighbors) and insufficient aid from social and health services. Even if the phenomenon has been studied in different countries, it has not been widely investigated in Italy. There are two possible explanations for this lack of research: the Italian welfare system and the concept of childhood. In Italy welfare is familistic. It means that the State has only a residual role in providing resources or services to support citizens. Furthermore, families are mandated to provide care by themselves. One would argue that the work of care is usually associated with adult figures, in particular women, but not with minors. As the new sociology of childhood suggests, this happens because minors are considered without autonomy and their own agency and dependent on adults. . Since they are identified as a hidden group, it makes them hard to reach. In order to overcome this obstacle, a participatory approach has been used in a research on Italian young carers. Its aim was to engage people who are traditionally considered objects of research to enhance the knowledge about this topic. This way the objects of research become actors and acquire the role of co-researchers. This inversion of prospective is possible only by recognizing co-researchers being “experts by experience”, since their “experiential knowledge” comes from experiencing everyday life problems. The co-researchers work together with a researcher in a “Steering group”, which carry out the design of research and analyse the data. Inside a “Steering group”, the co-researchers develop awareness, rework their identity and mature their need for social change. The issue of this research project was analysed with a mixed-method research with three levels of analysis. Firstly, a secondary analysis on Istat data (multipurpose survey on “Aspects of life”- 2015) was useful to understand the characteristics of children and teenagers and to compare foreign verses Italian families and the differences between northern and southern Italy. Secondly, a survey in middle schools in Milan, was helpful to understand the outcomes connected to the child’s role. Lastly, focus groups were organised with young carers, in which the aim was to understand their needs, awareness and the perceptions of young caregivers. Italian young carers have the same characteristics as other young carers world-wide. The phenomenon is hidden and unrecognized. Consequently, young carers and their families lack recognition and welfare provision. The analysis shows the activities that young carers provide in their family: instrumental and care-related. The outcomes are connected to school, peer relations and personal wellness and sometimes to mental health problems.
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MALACRIDA, LAURA. "RICOSTRUIRE IL PUZZLE DELLA PROPRIA STORIA Una ricerca partecipativa con le persone adottate." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/75453.

Full text
Abstract:
Il presente lavoro di tesi, realizzato su mandato della cooperativa C.T.A. di Milano, discute i risultati di una ricerca partecipativa realizzata per approfondire il percorso di ricerca delle origini da parte di persone adottate con adozione nazionale. Per la realizzazione della ricerca, in accordo con i principi dell’approccio partecipativo, sono stati coinvolti quattro esperti per esperienza -adulti adottati che hanno fatto esperienza di ricerca delle proprie origini- i quali, lavorando in gruppo insieme al ricercatore, hanno definito le domande di ricerca, valutato la scelta dello strumento per la raccolta dei dati, costruito la traccia dell’intervista e infine analizzato i dati raccolti. Dalle 16 interviste realizzate sono emersi risultati che evidenziano la complessità del percorso di ricerca delle origini: quali significati assume per le persone adottate, le modalità con cui avviene, da parte di chi le persone adottate si sentono supportate nel corso delle ricerche, il rapporto con la famiglia adottiva, con altre persone adottate, con i Tribunali per i Minorenni e con gli operatori sociali. Questi risultati forniscono numerosi elementi utili non solo per approfondire la conoscenza del fenomeno, ma anche per immaginare l’attivazione di forme di sostegno specifiche per coloro che necessitano di ricostruire il puzzle della propria storia.
This thesis, carried out under the mandate of CTA Milan, shows the results of a participatory research on the process of reconstruction of pre-adoptive history by Italian adult adoptees. According to the participatory model, four experts by experience were involved in a research group (steering group), and work in tandem with the researcher on all the research project. Integrating researcher’ s technical skills with experiential skills of co-researchers, we defined the research question and decided to use semi-structured interviews to collect data. Text analysis of the transcripts of the 16 interviews carried out, was also made in the steering group, according to the literature review and to the personal experience of co-researchers. The interviews analysis shows the whole complexity of the origins’ research process: what is the meaning of origins’ research in the view of adoptees; how Italian adoptees try to find the identity of their birth family; by whom they have been supported during this research process; the relationships with adoptive family, with other people who live adoptive experiences, with the Juvenile Court and social workers. With these results we could learn more about origins’ research and provide significant suggestions on how adopted people could be supported in their experience of research.
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MALACRIDA, LAURA. "RICOSTRUIRE IL PUZZLE DELLA PROPRIA STORIA Una ricerca partecipativa con le persone adottate." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/75453.

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Abstract:
Il presente lavoro di tesi, realizzato su mandato della cooperativa C.T.A. di Milano, discute i risultati di una ricerca partecipativa realizzata per approfondire il percorso di ricerca delle origini da parte di persone adottate con adozione nazionale. Per la realizzazione della ricerca, in accordo con i principi dell’approccio partecipativo, sono stati coinvolti quattro esperti per esperienza -adulti adottati che hanno fatto esperienza di ricerca delle proprie origini- i quali, lavorando in gruppo insieme al ricercatore, hanno definito le domande di ricerca, valutato la scelta dello strumento per la raccolta dei dati, costruito la traccia dell’intervista e infine analizzato i dati raccolti. Dalle 16 interviste realizzate sono emersi risultati che evidenziano la complessità del percorso di ricerca delle origini: quali significati assume per le persone adottate, le modalità con cui avviene, da parte di chi le persone adottate si sentono supportate nel corso delle ricerche, il rapporto con la famiglia adottiva, con altre persone adottate, con i Tribunali per i Minorenni e con gli operatori sociali. Questi risultati forniscono numerosi elementi utili non solo per approfondire la conoscenza del fenomeno, ma anche per immaginare l’attivazione di forme di sostegno specifiche per coloro che necessitano di ricostruire il puzzle della propria storia.
This thesis, carried out under the mandate of CTA Milan, shows the results of a participatory research on the process of reconstruction of pre-adoptive history by Italian adult adoptees. According to the participatory model, four experts by experience were involved in a research group (steering group), and work in tandem with the researcher on all the research project. Integrating researcher’ s technical skills with experiential skills of co-researchers, we defined the research question and decided to use semi-structured interviews to collect data. Text analysis of the transcripts of the 16 interviews carried out, was also made in the steering group, according to the literature review and to the personal experience of co-researchers. The interviews analysis shows the whole complexity of the origins’ research process: what is the meaning of origins’ research in the view of adoptees; how Italian adoptees try to find the identity of their birth family; by whom they have been supported during this research process; the relationships with adoptive family, with other people who live adoptive experiences, with the Juvenile Court and social workers. With these results we could learn more about origins’ research and provide significant suggestions on how adopted people could be supported in their experience of research.
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TURATI, MARIA. "GIOVANI CON DISABILITA' INTELLETTIVA E CO-PROGETTAZIONE DEI PERCORSI DI AIUTO. UNA RICERCA PARTECIPATIVA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2022. http://hdl.handle.net/10280/135271.

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Abstract:
La ricerca esplora il tema del coinvolgimento delle persone con disabilità intellettiva nella progettazione degli interventi sociali. Il lavoro proposto si concentra sull’esperienza di partecipazione dei giovani con disabilità intellettiva (dai 18 ai 35 anni) e sulla figura professionale dell’assistente sociale: la rilevazione ha previsto la realizzazione di focus group che hanno coinvolto in totale 42 giovani e 15 assistenti sociali. La ricerca è stata realizzata adottando l’approccio partecipativo: dalla definizione delle domande di ricerca alla restituzione dei risultati, il percorso è stato condiviso con tre persone con disabilità intellettiva. Dalla ricerca emerge una conoscenza più approfondita e specifica sul legame tra partecipazione e autodeterminazione in questo particolare ambito del lavoro sociale. La rilevazione ha permesso di evidenziare, inoltre, quali difficoltà i giovani con disabilità e gli assistenti sociali incontrano nella progettazione e nella realizzazione dei percorsi di aiuto. I risultati di ricerca offrono un contributo alla riflessione in merito alle sfide che il diritto alla partecipazione pone agli operatori sociali che lavorano in questo ambito. La discussione dei risultati alla luce della letteratura sul tema consente di delineare possibili direzioni di un cambiamento di approccio al lavoro sociale con le persone con disabilità intellettiva che ponga al centro della progettazione l’intenzionalità di queste ultime.
The research explores the issue of the involvement of people with intellectual disabilities in planning social interventions for themselves. The research focuses on the participation experience of young people with intellectual disabilities (from 18 to 35 years) and on the social workers’ role: 42 young people with ID and 15 social workers participated in the focus groups conducted. The research was conducted by adopting the participatory approach: from the definition of the research questions to the return of the results, the research process was shared with three people with intellectual disabilities. The research reveals an in-depth and specific knowledge on the link between participation and self-determination in this field of social work. The data collection also highlighted the difficulties faced by young people with disabilities and social workers in the implementation of helping processes. Research results offer a contribution to the reflection on the methodological challenges proposed by the application of people with disabilities’ right to participate to social workers working in this field. The discussion of the results in the light of the literature on the subject allows to outline a change of approach to social work with people with intellectual disabilities, more focused on their intents and aspirations.
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Tonial, Ilenia <1988&gt. "Il "Social Banking" e la creazione partecipativa di valore. Il caso di Banca IFIS S.p.A." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3581.

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Abstract:
I social media sono entrati definitivamente nella quotidianità delle persone. Anche a livello imprenditoriale si stanno sviluppando strategie connesse al “mondo social” soprattutto per quanto concerne le attività legate al marketing, alla comunicazione ed alla customer care. Anche il settore bancario, che negli ultimi anni sta vivendo una crisi di fiducia generale, non può prescindere dall’interessarsi alle nuove politiche comunicative, promozionali e di innovazione trainate dagli evoluti strumenti quali social network e social media. E’ iniziata l’era del social banking. L’elaborato propone di capire come vengono attualmente utilizzati all’interno del tessuto bancario italiano, con quali obiettivi e quali opportunità di sviluppo possono essere previste per il prossimo futuro. In particolare si focalizza l’attenzione sulla possibilità di creare valore per l’impresa attraverso la collaborazione e la cooperazione degli utenti stessi, siano essi clienti o non: parliamo di creazione partecipativa. L’esperienza maturata da Banca IFIS, un istituto di credito che opera prevalentemente online, in merito alla co-creazione, spinta da un’efficiente e non convenzionale fruizione dei social network, rappresenta un esempio tangibile di come si stia evolvendo il settore bancario e di come si veda sempre più necessario ripensare al tradizionale “modo di fare banca”.
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Andreotti, Silvia <1992&gt. "La valorizzazione culturale dal recupero ambientale all’organizzazione di eventi e la finanza partecipativa: il crowdfunding." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14408.

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Abstract:
I paesi intrisi d’arte vanno difesi e questo obiettivo può essere perseguito mettendo in relazione economia e cultura per quanto possano sembrare agli antipodi. L’elaborato vuole porsi tra l’economia e la cultura attraverso l’analisi di una società, precisamente Valorizzazioni Culturali S.r.l.. Valorizzazioni Culturali, in breve, è attiva, principalmente, su tutto il territorio italiano grazie alla collocazione strategica delle sue due sedi nelle città di Venezia e Milano e si occupa della tutela e salvaguardia dei beni culturali. Nello specifico opera nel recupero di immobili storici ai quali “ridona vita” per destinarli alla creazione di eventi di vario genere. Nell’elaborato, quindi, verrà descritta l’attività svolta da Valorizzazioni Culturali dal recupero iniziale sino all’organizzazione dell’evento tramite il business plan per avere una visione completa della componente economica. Infine, il focus sulla recente forma di finanza partecipativa del crowdfunding definirà le possibilità di finanziamento a causa della difficoltà di disporre di investimenti costanti dato il settore in cui opera, ovvero quello di lusso.
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PANCIROLI, CHIARA. "La ricerca partecipativa nel Social Work. Una sperimentazione in un quartiere povero di Reggio Emilia." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/35571.

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Abstract:
Il presente lavoro di ricerca si pone la finalità di approfondire l’approccio della participatory research dal punto di vista teorico e della sua applicazione pratica. La participatory research è un approccio di ricerca non convenzionale che consiste nel coinvolgere nel processo persone vicine al tema oggetto d’indagine in qualità di ricercatori, anche se non sono tali dal punto di vista professionale. La prima parte dell’elaborato è dedicata alla presentazione teorica della participatory research in cui vengono delineate le caratteristiche, le origini ed i principi. Sono poi analizzate le fasi di cui l’approccio di ricerca si compone e vengono esplorati gli aspetti ed i dilemmi etici cui il tema della partecipazione dà origine. La descrizione si basa sulla letteratura internazionale nel campo del Social Work, ambito in cui la participatory research si è particolarmente diffusa. Parallelamente è presentato il metodo Relazionale di Rete, un nuovo quadro epistemologico per il Social Work sviluppatisi in Italia in anni recenti. I suoi principi fondanti e le prassi operative da esso indicate risultano particolarmente affini e in sintonia con le caratteristiche della participatory research e possono dare suggerimenti e spunti di riflessione utili al ricercatore che voglia implementare tale approccio partecipativo. Nella seconda parte del lavoro è illustrata un’applicazione pratica dell’approccio della participatory research nell’ambito del fenomeno della povertà. Sono quindi descritte le fasi del percorso di ricerca implementato nella città di Reggio Emilia tra il 2015 e il 2017. Dato l’obiettivo dell’elaborato l’accento è posto sugli aspetti metodologici di tale sperimentazione al fine di descrivere il percorso di ricerca seguito mettendone in luce vantaggi e limiti. In conclusione è quindi data una descrizione delle potenzialità e del valore aggiunto che la participatory research può fornire al campo del Social Work e al futuro della ricerca in tale settore.
The purpose of this doctoral thesis is to present the participatory research approach from the theoretical point of view and to show a practical application. The participatory research is an unconventional research approach that involves as co-researchers in the conduction of the research and in the decision-making process those who are usually the object of the research itself. The first part of the thesis is devoted to the theoretical presentation of the participatory research, whose the characteristics, the origins and the principles are outlined. The phases of the research approach are then analyzed and the ethical aspects and dilemmas of the theme of participation are explored. The description starts from international literature in the field of social work, where participatory research is particularly widespread. At the same time, the Relational Social Work Method, a new epistemological framework for Social Work developed in Italy in recent years, is presented. Its founding principles and its operating practices have particular similarities with the characteristics of participatory research and may provide ideas and prompt reflections useful for the researchers who want to implement this approach. In the second part of the dissertation, there is a practical application of the participatory research approach in the field of poverty. The phases of this practical research path, implemented between 2015 and 2017 in the city of Reggio Emilia, are described. Given the purpose of the thesis, the emphasis is placed on the methodological aspects of such experimentation, by describing the research path followed and by highlighting the potentialities and limitations. In conclusion, a description of the usefulness and the added value that participatory research can provide to the field of Social Work and the future of research in this field is given.
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PANCIROLI, CHIARA. "La ricerca partecipativa nel Social Work. Una sperimentazione in un quartiere povero di Reggio Emilia." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/35571.

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Abstract:
Il presente lavoro di ricerca si pone la finalità di approfondire l’approccio della participatory research dal punto di vista teorico e della sua applicazione pratica. La participatory research è un approccio di ricerca non convenzionale che consiste nel coinvolgere nel processo persone vicine al tema oggetto d’indagine in qualità di ricercatori, anche se non sono tali dal punto di vista professionale. La prima parte dell’elaborato è dedicata alla presentazione teorica della participatory research in cui vengono delineate le caratteristiche, le origini ed i principi. Sono poi analizzate le fasi di cui l’approccio di ricerca si compone e vengono esplorati gli aspetti ed i dilemmi etici cui il tema della partecipazione dà origine. La descrizione si basa sulla letteratura internazionale nel campo del Social Work, ambito in cui la participatory research si è particolarmente diffusa. Parallelamente è presentato il metodo Relazionale di Rete, un nuovo quadro epistemologico per il Social Work sviluppatisi in Italia in anni recenti. I suoi principi fondanti e le prassi operative da esso indicate risultano particolarmente affini e in sintonia con le caratteristiche della participatory research e possono dare suggerimenti e spunti di riflessione utili al ricercatore che voglia implementare tale approccio partecipativo. Nella seconda parte del lavoro è illustrata un’applicazione pratica dell’approccio della participatory research nell’ambito del fenomeno della povertà. Sono quindi descritte le fasi del percorso di ricerca implementato nella città di Reggio Emilia tra il 2015 e il 2017. Dato l’obiettivo dell’elaborato l’accento è posto sugli aspetti metodologici di tale sperimentazione al fine di descrivere il percorso di ricerca seguito mettendone in luce vantaggi e limiti. In conclusione è quindi data una descrizione delle potenzialità e del valore aggiunto che la participatory research può fornire al campo del Social Work e al futuro della ricerca in tale settore.
The purpose of this doctoral thesis is to present the participatory research approach from the theoretical point of view and to show a practical application. The participatory research is an unconventional research approach that involves as co-researchers in the conduction of the research and in the decision-making process those who are usually the object of the research itself. The first part of the thesis is devoted to the theoretical presentation of the participatory research, whose the characteristics, the origins and the principles are outlined. The phases of the research approach are then analyzed and the ethical aspects and dilemmas of the theme of participation are explored. The description starts from international literature in the field of social work, where participatory research is particularly widespread. At the same time, the Relational Social Work Method, a new epistemological framework for Social Work developed in Italy in recent years, is presented. Its founding principles and its operating practices have particular similarities with the characteristics of participatory research and may provide ideas and prompt reflections useful for the researchers who want to implement this approach. In the second part of the dissertation, there is a practical application of the participatory research approach in the field of poverty. The phases of this practical research path, implemented between 2015 and 2017 in the city of Reggio Emilia, are described. Given the purpose of the thesis, the emphasis is placed on the methodological aspects of such experimentation, by describing the research path followed and by highlighting the potentialities and limitations. In conclusion, a description of the usefulness and the added value that participatory research can provide to the field of Social Work and the future of research in this field is given.
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Orso, Giulia <1993&gt. "Il coinvolgimento del minore e della sua famiglia negli interventi di tutela: il caso della scrittura partecipativa." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17102.

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Abstract:
Il seguente elaborato tratta il tema della scrittura partecipativa nel lavoro dell’assistente sociale quale modalità innovativa del lavoro sociale che valorizza la partecipazione dell’utente nel processo di aiuto. L’analisi proposta si focalizza sul tema della partecipazione in ambito tutela minori, in particolar modo sulla scrittura di relazioni per l’Autorità Giudiziaria che, secondo questo approccio, ammette il contributo del minore e della sua famiglia alla stesura del testo. Inizialmente viene esaminata la scrittura e la documentazione secondo le loro caratteristiche strutturali, nel secondo capitolo si analizza il ruolo della scrittura evidenziando l’importanza che ricopre nel lavoro dell’assistente sociale. Il terzo capitolo entra nello specifico nel tema della scrittura partecipativa considerando gli aspetti teorici e pratici, positivi e negativi dell’utilizzo di questo strumento. Infine, l’elaborato si conclude con la presentazione di una sperimentazione della pratica di scrittura partecipativa effettuata all'interno di un percorso di formazione dal Servizio Protezione e Tutela Minori di Bassano del Grappa.
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Curiazi, Roberta <1976&gt. "Democrazia partecipativa, cooperazione e sostenibilità nei processi di sviluppo locale in Ecuador. Il caso di Salinas de Guaranda." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1022/1/Tesi_Curiazi_Roberta.pdf.

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Abstract:
Il dibattito sullo sviluppo, che caratterizza da anni i principali tavoli di discussione politica a livello internazionale, ha via via richiamato l'attenzione sul “locale” come dimensione ottimale a partire dalla quale implementare politiche volte al miglioramento delle condizioni di vita di molte popolazioni del mondo. L'allargamento a livello globale del già esistente gap tra i “poveri” – vecchi e nuovi – ed i “ricchi” del mondo ha reso la lotta e l'alleviamento della povertà uno degli obiettivi più urgenti dei nostri giorni, ma anche più difficili da raggiungere a livello mondiale. Gran parte della povertà mondiale è povertà rurale, ovvero quella povertà che caratterizza i tanti agricoltori (campesinos) del mondo, che continuano a vivere ai margini della società e ad essere scalzati fuori da ogni possibilità di accesso al mercato per via della mancanza strutturale di risorse nella quale versano. La necessità di sopravvivere, unita all'esigenza di incorporare i veloci cambiamenti imposti dal mondo globalizzato, ha portato nel tempo queste popolazioni a perdere o a contaminare, talvolta irreparabilmente, l' “antico” rapporto con l'ambiente e la natura, fonte di vita e sostentamento, ed anche molti dei propri ancestrali aspetti culturali tradizionali che, paradossalmente, sono stati proprio gli unici elementi dimostratisi in grado di rinsaldare i legami già esistenti all'interno delle comunità e di tenere unite queste fragili realtà di fronte alle continue sfide imposte dal “cambiamento”. E' in questo contesto che si innesta l'esperienza di sviluppo proposta e presentata in questo lavoro; un'esperienza che nasce sulle Ande ecuadoriane, in un villaggio meticcio della Provincia di Bolívar, capoluogo parrocchiale di una più vasta comunità che raggruppa una trentina di villaggi, molti dei quali in toto o in prevalenza di etnia indigena quechua. Un'esperienza, quella di Salinas de Bolívar, che all'interno del panorama ecuadoriano si presenta come un esempio innovativo, coraggioso ed ambizioso di riconquista del protagonismo da parte della popolazione locale, divenendo “emblema” dello sviluppo e “immagine che guida”. Questo, in un paese come l'Ecuador, dove l'assenza di politiche efficaci a supporto del settore agricolo, da un lato, e di politiche sociali efficienti atte a risollevare le precarie condizioni di vita in cui versa la maggior parte della popolazione, soprattutto campesina, dall'altro, rende obbligatorio riflettere sull'importanza e sull'esigenza insieme di restituire spazio e vigore alle compagini della società civile che, come nell'esperienza raccontata, attraverso particolari forme organizzative di tipo socio-economico, come la Cooperazione, sono andate a colmare, seppur solo in parte, i vuoti lasciati dallo Stato dando vita a iniziative alternative rispetto al ventaglio di proposte offerte dai consueti meccanismi di mercato, fortemente escludenti, ma comunque vicine agli attori locali e più rappresentative delle loro istanze, giustificando ed avallando ancora di più la netta separazione oramai riconosciuta tra mera “crescita” e “sviluppo”, dove l'aspetto qualitativo, che va a misurare per l'appunto il benessere e la qualità di vita di una popolazione e del suo ambiente, non deve cioè cedere il passo a quello più strettamente quantitativo, a partire dal quale, se non vi è una equa redistribuzione delle risorse, quasi mai si potranno innescare processi di sviluppo duraturi e sostenibili nel tempo. L'accezione di “alternativo” sta quindi ad indicare, prima di ogni altra cosa, l'implementazione di processi di sviluppo che siano includenti e pertanto accessibili a tutti gli individui, indistintamente, e realmente concretizzabili partendo dalle risorse presenti in loco e nel rispetto di quell'insieme identitario – storico, sociale, culturale, politico, economico ed ambientale – che caratterizza ogni realtà ed ogni specifico contesto sociale ed economico del mondo. Di qui l'importanza di implementare alla base processi di governance che, attraverso la partecipazione di tutti gli attori del territorio si configurino come emanazione delle istanze degli stessi. Nel corso del lavoro si fornirà un breve ma incisivo identikit dell'Ecuador, come fondamentale cornice al caso di studio oggetto di indagine, supportata da una descrizione geografico-ambientale, sociale, culturale, politica ed economica della realtà nella quale esso si sviluppa, tanto a livello nazionale quanto più strettamente regionale. Questo esercizio sarà utile al fine di rendere più visibili e comprensibili i fattori che hanno determinato lo sviluppo e la continuità dell'esperienza dei Salineros nel lungo cammino, iniziato appena trent'anni fa, verso l'autodeterminazione e la riconquista di una libertà di scelta un tempo non lontano negata e successivamente ritrovata, che li ha resi di nuovo protagonisti del proprio presente e in grado di guardare ad un futuro diverso e possibile.
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Curiazi, Roberta <1976&gt. "Democrazia partecipativa, cooperazione e sostenibilità nei processi di sviluppo locale in Ecuador. Il caso di Salinas de Guaranda." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1022/.

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Abstract:
Il dibattito sullo sviluppo, che caratterizza da anni i principali tavoli di discussione politica a livello internazionale, ha via via richiamato l'attenzione sul “locale” come dimensione ottimale a partire dalla quale implementare politiche volte al miglioramento delle condizioni di vita di molte popolazioni del mondo. L'allargamento a livello globale del già esistente gap tra i “poveri” – vecchi e nuovi – ed i “ricchi” del mondo ha reso la lotta e l'alleviamento della povertà uno degli obiettivi più urgenti dei nostri giorni, ma anche più difficili da raggiungere a livello mondiale. Gran parte della povertà mondiale è povertà rurale, ovvero quella povertà che caratterizza i tanti agricoltori (campesinos) del mondo, che continuano a vivere ai margini della società e ad essere scalzati fuori da ogni possibilità di accesso al mercato per via della mancanza strutturale di risorse nella quale versano. La necessità di sopravvivere, unita all'esigenza di incorporare i veloci cambiamenti imposti dal mondo globalizzato, ha portato nel tempo queste popolazioni a perdere o a contaminare, talvolta irreparabilmente, l' “antico” rapporto con l'ambiente e la natura, fonte di vita e sostentamento, ed anche molti dei propri ancestrali aspetti culturali tradizionali che, paradossalmente, sono stati proprio gli unici elementi dimostratisi in grado di rinsaldare i legami già esistenti all'interno delle comunità e di tenere unite queste fragili realtà di fronte alle continue sfide imposte dal “cambiamento”. E' in questo contesto che si innesta l'esperienza di sviluppo proposta e presentata in questo lavoro; un'esperienza che nasce sulle Ande ecuadoriane, in un villaggio meticcio della Provincia di Bolívar, capoluogo parrocchiale di una più vasta comunità che raggruppa una trentina di villaggi, molti dei quali in toto o in prevalenza di etnia indigena quechua. Un'esperienza, quella di Salinas de Bolívar, che all'interno del panorama ecuadoriano si presenta come un esempio innovativo, coraggioso ed ambizioso di riconquista del protagonismo da parte della popolazione locale, divenendo “emblema” dello sviluppo e “immagine che guida”. Questo, in un paese come l'Ecuador, dove l'assenza di politiche efficaci a supporto del settore agricolo, da un lato, e di politiche sociali efficienti atte a risollevare le precarie condizioni di vita in cui versa la maggior parte della popolazione, soprattutto campesina, dall'altro, rende obbligatorio riflettere sull'importanza e sull'esigenza insieme di restituire spazio e vigore alle compagini della società civile che, come nell'esperienza raccontata, attraverso particolari forme organizzative di tipo socio-economico, come la Cooperazione, sono andate a colmare, seppur solo in parte, i vuoti lasciati dallo Stato dando vita a iniziative alternative rispetto al ventaglio di proposte offerte dai consueti meccanismi di mercato, fortemente escludenti, ma comunque vicine agli attori locali e più rappresentative delle loro istanze, giustificando ed avallando ancora di più la netta separazione oramai riconosciuta tra mera “crescita” e “sviluppo”, dove l'aspetto qualitativo, che va a misurare per l'appunto il benessere e la qualità di vita di una popolazione e del suo ambiente, non deve cioè cedere il passo a quello più strettamente quantitativo, a partire dal quale, se non vi è una equa redistribuzione delle risorse, quasi mai si potranno innescare processi di sviluppo duraturi e sostenibili nel tempo. L'accezione di “alternativo” sta quindi ad indicare, prima di ogni altra cosa, l'implementazione di processi di sviluppo che siano includenti e pertanto accessibili a tutti gli individui, indistintamente, e realmente concretizzabili partendo dalle risorse presenti in loco e nel rispetto di quell'insieme identitario – storico, sociale, culturale, politico, economico ed ambientale – che caratterizza ogni realtà ed ogni specifico contesto sociale ed economico del mondo. Di qui l'importanza di implementare alla base processi di governance che, attraverso la partecipazione di tutti gli attori del territorio si configurino come emanazione delle istanze degli stessi. Nel corso del lavoro si fornirà un breve ma incisivo identikit dell'Ecuador, come fondamentale cornice al caso di studio oggetto di indagine, supportata da una descrizione geografico-ambientale, sociale, culturale, politica ed economica della realtà nella quale esso si sviluppa, tanto a livello nazionale quanto più strettamente regionale. Questo esercizio sarà utile al fine di rendere più visibili e comprensibili i fattori che hanno determinato lo sviluppo e la continuità dell'esperienza dei Salineros nel lungo cammino, iniziato appena trent'anni fa, verso l'autodeterminazione e la riconquista di una libertà di scelta un tempo non lontano negata e successivamente ritrovata, che li ha resi di nuovo protagonisti del proprio presente e in grado di guardare ad un futuro diverso e possibile.
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BARELLO, SERENA. "IL COINVOLGIMENTO DEL PAZIENTE NEL PROCESSO DI CURA: VERSO UNA RIDEFINIZIONE DELL'ETICA E DELLA PROFESSIONALIZZAZIONE MEDICA NELL'ERA DELLA MEDICINA PARTECIPATIVA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6216.

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Abstract:
In un contesto in cui il coinvolgimento e la partecipazione dei consumatori/clienti di prestazioni sanitarie è oggi più che mai all’ordine del giorno, il concetto di “patient engagement” si è sempre più imposto nella letteratura scientifica e manageriale come call to action in risposta alle sfide epidemiologiche – legate all’aumento della cronicità – ed economiche – connesse all’aumento dei costi sanitari e alla riduzione delle risorse disponibili - a cui i sistemi sanitari contemporanei devono necessariamente rispondere per evitare il collasso. Per ciò, a fronte di una letteratura sul tema ancora parziale e frammentata, definire il concetto di “patient engagement” e le sue implicazioni a vari livelli diviene cruciale per passare da una dichiarazione di intenti ad una concreta strategia di azioni volte a promuoverlo. Alla luce di queste premesse, il progetto di ricerca ambisce a rispondere ad una necessità fondativa sia da un punto di vista teroico che empirico di questo concetto e ad evidenziare possibili linee di sviluppo e ricadute applicative per una rinnovata professionalizzazione dei clinici che devono oggi riadattare le proprie pratiche professionali e ripensare alla propria identità in funzione di un paziente sempre più attivo e partecipe rispetto alle scelte legate alla gestione della propria salute.
The expectancy of patient living with chronic disease has improved significantly in the recent years due to advances in medical sciences. To address the burden of this growing demand of care, patient engagement is considered crucial as it contributes to improve health outcomes and control healthcare costs. However, many gaps still exist for its implementation starting from the lack of a shared definition and shared guidelines for medical practice based on the direct patients' care experience. In the light of this premises this dissertation will propose a sequential research design generally aimed at improving the knowledge and understanding of patient engagement and its implications for the medical practice and professionalism. To answer the overall aim of this thesis both literature reviews and qualitative methodology were used. Chapter 1 was aimed to set scene and give the readers an overview of the global cultural and societal scenario that justifies the need to deal with the topic of patient engagement. Chapter 2 and 3 consist in in-depth literature reviews aimed at shading light on the concepts featuring the participatory medicine movement and, more specifically, the one of patient engagement. An in-depth qualitative study according to the grounded theory principles was conducted and reported in chapter 4 and was aimed at deepening the heart failure patient’s perspective towards engagement in their care in order to build and experience-based model of this phenomenon. The last two chapters, based on the insights emerged from both the literature analysis and the grounded theory study, were aimed at discussing the implications of patient engagement for the clinical decision making process (chapter 5), and for training health professionals in patient engagement strategies and improving the effectiveness of their communication and relational habits with this aim (chapter 6).
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BARELLO, SERENA. "IL COINVOLGIMENTO DEL PAZIENTE NEL PROCESSO DI CURA: VERSO UNA RIDEFINIZIONE DELL'ETICA E DELLA PROFESSIONALIZZAZIONE MEDICA NELL'ERA DELLA MEDICINA PARTECIPATIVA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6216.

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Abstract:
In un contesto in cui il coinvolgimento e la partecipazione dei consumatori/clienti di prestazioni sanitarie è oggi più che mai all’ordine del giorno, il concetto di “patient engagement” si è sempre più imposto nella letteratura scientifica e manageriale come call to action in risposta alle sfide epidemiologiche – legate all’aumento della cronicità – ed economiche – connesse all’aumento dei costi sanitari e alla riduzione delle risorse disponibili - a cui i sistemi sanitari contemporanei devono necessariamente rispondere per evitare il collasso. Per ciò, a fronte di una letteratura sul tema ancora parziale e frammentata, definire il concetto di “patient engagement” e le sue implicazioni a vari livelli diviene cruciale per passare da una dichiarazione di intenti ad una concreta strategia di azioni volte a promuoverlo. Alla luce di queste premesse, il progetto di ricerca ambisce a rispondere ad una necessità fondativa sia da un punto di vista teroico che empirico di questo concetto e ad evidenziare possibili linee di sviluppo e ricadute applicative per una rinnovata professionalizzazione dei clinici che devono oggi riadattare le proprie pratiche professionali e ripensare alla propria identità in funzione di un paziente sempre più attivo e partecipe rispetto alle scelte legate alla gestione della propria salute.
The expectancy of patient living with chronic disease has improved significantly in the recent years due to advances in medical sciences. To address the burden of this growing demand of care, patient engagement is considered crucial as it contributes to improve health outcomes and control healthcare costs. However, many gaps still exist for its implementation starting from the lack of a shared definition and shared guidelines for medical practice based on the direct patients' care experience. In the light of this premises this dissertation will propose a sequential research design generally aimed at improving the knowledge and understanding of patient engagement and its implications for the medical practice and professionalism. To answer the overall aim of this thesis both literature reviews and qualitative methodology were used. Chapter 1 was aimed to set scene and give the readers an overview of the global cultural and societal scenario that justifies the need to deal with the topic of patient engagement. Chapter 2 and 3 consist in in-depth literature reviews aimed at shading light on the concepts featuring the participatory medicine movement and, more specifically, the one of patient engagement. An in-depth qualitative study according to the grounded theory principles was conducted and reported in chapter 4 and was aimed at deepening the heart failure patient’s perspective towards engagement in their care in order to build and experience-based model of this phenomenon. The last two chapters, based on the insights emerged from both the literature analysis and the grounded theory study, were aimed at discussing the implications of patient engagement for the clinical decision making process (chapter 5), and for training health professionals in patient engagement strategies and improving the effectiveness of their communication and relational habits with this aim (chapter 6).
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Mattiazzi, Giulio. "A participação dos/as migrantes nas políticas públicas para o desenvolvimento local. Os casos de Lisboa e Pádua." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3424049.

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Abstract:
Migrant's participation in public policies for local development. The cases of Lisbon and Padua Contemporary migrations in Europe are structural phenomena that produce significant effects in local dimension. Mainly dependent on transnational economic and geopolitical variables, couldn’t easily be governed, controlled or restricted. However, European, national and local policies seek to monitor the thousands of people that move. The intrinsic difficulties encountered to accomplish their goals are explained by the author using the theory of paradigmatic transition of Western Modernity by Boaventura Sousa Santos (1994, 2000, 2002, 2006). Focused from the standpoint of migratory dimension, the modern crisis reproduces the opposition between regulatory principles, which prioritize the inclusion of migrants in the social, political and territorial and emancipatory principles that value their diverse and articulate contribution to European society. Why modernity expresses this ambivalence in the European approach to international migration? What are the implications for public policy? What are the social effects of these choices? Thanks to a thorough job of hermeneutics archeology, the author begins work making emerge the modern roots of hegemonic models of migration policy in Europe. Even though they express mastership of regulatory principles on those emancipatory, hybrid systems emerging into three pairs: integration <-> intercultural, representation <-> participation and development-without-migrants <-> experimentation-with-migrants. In light of this confrontation between conflicting perspectives of public policy, the author epistemologically justified the presence of contrasts in European migration approach considering legislative measures produced by each member country. Why, in spite of carrying modern general models the legislative treatment of immigrant is done differently in European countries? To answer this question, the author considers the implementation of migration policies in Portugal and Italy. In these contexts, the author reconstructs the epistemological conflicts in terms of national policies and innovative experiences in four local governments in urban and peri-urban areas of Lisbon and Padua. To study national and local contexts, the author conducted several interviews, focus groups and direct observations; in two years fieldwork, author focused on participation and representative of migrants in local arenas for local development. The results give conflicting account local contexts where the clash between hegemonic and counter-hegemonic principles recombines forms of inferiority of migrants, as colonial legacy, with emergencies practices supporting social transformation. To this end , the study describes the presence of contradictory phenomena that often appear hybridized in municipal bodies: on one hand, the existence of conditions of subordination, objectification of the other, human suffering, fear and insecurity; on the other, participative experiences, innovative solutions in the management of local government, empowering forms of migrants subjectivism. The social consequences of these disturbances involve social exclusion, political segregation and territorial fragmentation which, according to the author, do not take place only for migrants but, through a paradigmatic shifting function, for other social groups (youth, women, elderly, precarious workers). What to do about the conflict? What a doctoral student could concretely do to try to reduce them? After a careful comparative analysis of the contexts (Messina, 2012), the author openly adopts the goal of contributing to contrast the instability, conflict and violence. Finally, interaction between local players emerge generic mechanisms in the field of social relations (Guerra, 2006) that allow local emancipatory and solidarity practices. From this long process of content analysis, the author makes a number of technical, policy and methodological proposals. Final goal is dissemination policies for resolution of conflicts and strengthening of cohesion social, political and territorial contexts. Key-words: international migrations, participatory democracy, local development, Portugal, Italy.
Partecipazione di migranti alle politiche pubbliche per lo sviluppo locale. I casi di Lisbona e Padova Le migrazioni contemporanee in Europa sono fenomeni strutturali che producono effetti significativi nei territori. Legati in primo luogo a variabili economiche e geopolitiche transnazionali, possono difficilmente essere governati, controllati o limitati. Tuttavia, politiche pubbliche a livello comunitario, nazionale e locale avviano misure di accompagnamento delle migliaia di persone che si muovono. Le difficoltà intrinseche incontrate per realizzare i loro obiettivi sono spiegate dall'autore applicando la teoria di Boaventura Sousa Santos (1994, 2000, 2002, 2006) relativa alla fase turbolenta di transizione paradigmatica vissuta dalla modernità occidentale. Letta nella dimensione migratoria, la crisi moderna riproduce la stessa opposizione tra principi regolativi, che danno priorità all'inclusione dei/delle migranti in un ordine sistemico (sociale, politico e territoriale), e principi emancipatori che ne valorizzano l’eterogeneo e articolato contributo alla società europea. Perché la modernità esprime questa ambivalenza nell'approccio europeo alla migrazione internazionale? Quali sono le implicazioni per le politiche pubbliche? Quali sono gli effetti sociali di queste scelte? Grazie a un approfondito lavoro di archeologia ermeneutica, l'autore fa emergere le radici moderne dei modelli egemonici di politica migratoria in Europa. Questi, anche se esprimono un generale dominio dei principi regolativi su quelli emancipatori, presentano tensioni transparadigmatiche che producono sistemi ibridi e che l'autore raggruppa in tre coppie: integrazione <-> intercultura, rappresentazione <-> partecipazione e sviluppo-senza-migranti <-> sperimentazione-con-i/le-migranti. Da questo confronto tra policies contrastanti l'autore spiega, da un punto di vista epistemologico, le diverse misure legislative prodotte da ciascun Paese membro. Permane comunque l’interrogativo: perché, a dispetto di modelli generali moderni, il trattamento legislativo verso gli/le immigrati/e è diverso da Paese a Paese? Per rispondere a questa domanda, l'autore analizza l'adozione di politiche migratorie in due paesi dell'Europa meridionale, Portogallo e Italia. Di questi contesti, sono ricostruiti i conflitti epistemologici, legati al cambiamento di paradigma, in termini di politiche nazionali e in quattro esperienze innovative di governance locale delle aree urbane e peri-urbane di Lisbona e di Padova. Per studiare i contesti nazionali e locali, l'autore ha condotto numerosi interviste, focus group e osservazioni dirette in un lavoro sul campo durato due anni che ha messo a fuoco la partecipazione dei/delle migranti in arene rappresentative per lo sviluppo locale. I risultati svelano l’esistenza di conflitti locali in cui lo scontro tra i principi egemonici e contro-egemonici ricombina forme di inferiorizzazione dei/delle migranti di origine coloniale, mentre emergono pratiche di trasformazione sociale e solidale. In tal senso, lo studio descrive la presenza di fenomeni contraddittori che spesso appaiono ibridati negli organismi comunali: da un lato, l'esistenza di condizioni di subalternità, oggettivazione dell’altro, sofferenza umana, paura e insicurezza; dall’altro, la condivisione di soluzioni innovative nella gestione della governance locale capaci di potenziare le forme di soggettivizzazione dei/delle migranti. Le conseguenze sociali di queste turbolenze comportano esclusione sociale, segregazione politica e frammentazione territoriale che, secondo l'autore, non avvengono solo nella dimensione migratoria ma, attraverso una funzione di derivazione paradigmatica, si estendono ad altri gruppi sociali (giovani, donne, anziani/e, lavoratori/trici precari/e). Che atteggiamento tenere davanti ai conflitti? Cosa può concretamente fare un dottorando per cercare di ridurli? Dopo un'attenta comparazione dei contesti (Messina, 2012), l'autore adotta apertamente l'obiettivo di contribuire a contrastare instabilità, conflitti e violenze. In conclusione, dall'interazione tra attori e attrici emergono meccanismi generici di relazioni sociali (Guerra, 2006) che permettono di individuare le più importanti pratiche di emancipazione e solidarietà locali emerse. Da questo lungo lavoro di analisi di contenuto, l'autore presenta una serie di proposte tecniche, politiche e metodologiche finalizzate alla diffusione di un clima di fiducia e di solidarietà che considera funzionale all'adozione di politiche di risoluzione dei conflitti e di rafforzamento della coesione sociale, politica e territoriale.
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Vignali, Virginia. "A11Y Learning system for Communication Design: Metodologie di Service Design applicate alla progettazione di una piattaforma partecipativa a sostegno del design della comunicazione accessibile e inclusiva." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21463/.

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Abstract:
Lo scenario contemporaneo di sviluppo dei sistemi comunicativi, caratterizzato da un continuo scambio tra chi realizza l’informazione e chi ne fruisce, necessita di una maggiore attenzione alla creazione di contenuti che possano essere compresi e accessibili a tutte le categorie di individui; A11Y Learning System for Communication Design si posiziona in questo scenario come risultato dell’applicazione delle metodologie di Service Design alla progettazione di una piattaforma partecipativa a sostegno della comunicazione inclusiva, come sistema di valorizzazione del tema dell’accessibilità delle informazioni. Il servizio si basa su un processo creativo-accessibile composto da una fase di scoperta, una fase progettuale e una fase conclusiva di partecipazione, in modo che si attui la nascita di una community attorno al sistema, assumendo la caratteristica di un progetto di design sociale, inteso come creazione di una rete di condivisione che sia implementata e migliorata dagli stessi individui che ne entrano a far parte. Il progetto è il risultato di un percorso di ricerca composto da tre fasi principali: l'analisi del contesto sociale e storiografico in cui il tema dell'accessibilità si è sviluppato, evidenziando la relazione con le metodologie del design e l'approccio collaborativo, una fase di ricerca sui bisogni dell'utente per individuare gli obiettivi progettuali e lo sviluppo del servizio, descrivendo la sua organizzazione e come avviene l'interazione tra gli stakeholder del sistema attraverso la piattaforma abilitante. A conclusione del processo, è stata svolta un'analisi su possibili scenari di sviluppo futuri di questo servizio, in termini di diffusione e scalabilità.
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Balzola, Stefano <1981&gt. "Gli strumenti finanziari partecipativi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1183/1/stefano_balzola_tesi.pdf.

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Balzola, Stefano <1981&gt. "Gli strumenti finanziari partecipativi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1183/.

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INNOCENTI, FEDERICA. "Gli strumenti finanziari partecipativi." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/798.

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Abstract:
The recent corporate law reform introduced different types of financial instruments, while aiming at increasing the recourse to capital markets and meeting the diversified requests of emerging categories of professional and sophisticated investors. The aforementioned financial instruments came to fall in a wide grey zone between stock and corporate bonds, although they differ from both because destined to specific professional investors instead of retail investors. The following research presents an analysis of some particular kinds of financial instruments, called “participating financial instruments” by artt. 2346, 2349 and 2351, civil code. The first part of the paper explores the content of the adjective “participating” because it is not clear whether “participating” is to be referred to the social organization or to the exposure to risk that these instruments entail. The latter interpretation eventually prevails. Consequently, “participating” is referred to participation, through the financial instrument, to corporate losses or profits. The issue of participating financial instruments is considered one among other equity-raising activities because the contributions from the instruments flow in the equity and, consequently, are exposed to risk, although the investor does not have the right to a final repayment. The relationship between issuer and subscriber of participating financial instruments goes beyond the credit-debt phenomenon, which instead pertains to bonds and securities similar to bonds, ruled by art. 2411, co. 3, civil code. In fact, the previous instruments entail a repayment obligation, although depending on the level of corporate losses or profits. Participating financial instruments are considered quasi-equity. This legal nature justifies the legislative provision that leaves to contractual freedom the opportunity of the investor’s participation in the profits and, in case, some management rights (art. 2351 civil code). Moreover, the paper analyzes different typologies of possible subscriber contributions -in particular the characteristics of the contribution of services- as well as addressing their financial accounting and reporting in the balance sheet and the different and complex purposes that the issue of participating financial instruments intends to accomplish.
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DIANA, IACOPO LUCA. "La democrazia partecipativa:tendenze all’istituzionalizzazione." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2016. http://hdl.handle.net/11584/266713.

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Abstract:
This thesis aims to analyse the participatory democracy taking the perspective of one of the tendencies that cross it: the institutionalisation. Given the premise of a juridical approach to this multidisciplinary subject, the work suggest the adoption of a strict concept of participatory democracy and his instruments, than follows its path over the years throughout different experiences. Having found various degrees of institutionalisation as well as an opposing tension in order to not overregulate the participation, the analysis focus on the French débat public as one of the most accomplished examples of how a participatory instrument with a strong legislative basis can maintain, at the same time, a flexible procedure. Proceeding along this trace the attention shifts to the peculiar status of the participatory democracy in the Italian system. The work sustains the positive value of an institutionalisation’s process, suggesting the introduction of a national law on the citizens’ participation to the public policy-making process. Furthermore it is given an evaluation of the e-democracy set of problems as a consequence of the growing impact of the ICT in this field. In conclusion this research confirms the existence of some strong tendencies to the institutionalisation. These should be carefully balanced, whenever it is decided to begin a participatory experience, so that its instruments could actually reach, in concrete, the theoretical premises brought by the participatory democracy.
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STORTONE, STEFANO. "VERSO UN MODELLO DI DEMOCRAZIA "CIVILE": CONSIDERAZIONI TEORICO-NORMATIVE SUL BILANCIO PARTECIPATIVO DI PORTO ALEGRE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/800.

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Abstract:
Il Bilancio Partecipativo (BP) è probabilmente l’esempio più famoso ed interessante di governance locale per i suoi effetti democratici e redistributivi. Per via del coinvolgimento diretto dei cittadini nel processo decisionale, il BP è considerato una forma di democrazia diretta capace di ovviare agli attuali limiti della democrazia rappresentativa moderna. Tuttavia, ad un’attenta analisi, è possibile identificare nel suo funzionamento anche degli elementi rappresentativi che non sono mai stati presi molto in seria considerazione. Infatti, poiché la partecipazione avviene solitamente attraverso gruppi ed associazioni, nuove forme di rappresentanza e nuovi rappresentanti emergono in competizione con quelli tradizionali politici in termini di consenso, sostegno popolare e dunque legittimità. Il presente lavoro vuole andare oltre il pensiero corrente e proporre un’interpretazione originale del modello istituzionale del BP come una forma nuova ed alternativa di democrazia rappresentativa, in cui le organizzazioni della società civile assumono un ruolo centrale: dietro al BP vi sarebbe una sorta di democrazia ‘civile’. Questo punto di vista alternativo non solo può stimolare un ulteriore dibattito in letteratura, ma aprire anche degli scenari interessanti in relazione ai temi più generali della crisi delle istituzioni liberal-democratiche e del ruolo e dell’identità della società civile.
Participatory Budgeting (PB) is probably the most famous and interesting example of innovative local governance for its redistributive and democratic effects. Due to the direct involvement of citizens in the decision-making process, PB is celebrated as an example of direct democracy which can help to deal with the limits of representative democracy. However, on closer analysis, it is possible to identify elements of representation in its functioning, which are taken into little consideration and which could probably modify the prevalent theoretical belief. In fact, as citizens usually participate through their groups and associations, new representatives emerge challenging the traditional channels of political representation in terms of popular approval, consensus, hence legitimacy. This work aims to go beyond the prevailing narrative and propose an original interpretation of the PB’s institutional model as a new and alternative representative democracy, where the main political actors become organizations from the civil society: behind PB there seems to lie a sort of ‘civil’ democracy. Hence, introducing this alternative viewpoint can, not only further questions which are never fully considered in the literature, but also open interesting scenarios in the debate over the crisis of liberal-democratic institutions and the role and the identity of civil society.
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STORTONE, STEFANO. "VERSO UN MODELLO DI DEMOCRAZIA "CIVILE": CONSIDERAZIONI TEORICO-NORMATIVE SUL BILANCIO PARTECIPATIVO DI PORTO ALEGRE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/800.

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Abstract:
Il Bilancio Partecipativo (BP) è probabilmente l’esempio più famoso ed interessante di governance locale per i suoi effetti democratici e redistributivi. Per via del coinvolgimento diretto dei cittadini nel processo decisionale, il BP è considerato una forma di democrazia diretta capace di ovviare agli attuali limiti della democrazia rappresentativa moderna. Tuttavia, ad un’attenta analisi, è possibile identificare nel suo funzionamento anche degli elementi rappresentativi che non sono mai stati presi molto in seria considerazione. Infatti, poiché la partecipazione avviene solitamente attraverso gruppi ed associazioni, nuove forme di rappresentanza e nuovi rappresentanti emergono in competizione con quelli tradizionali politici in termini di consenso, sostegno popolare e dunque legittimità. Il presente lavoro vuole andare oltre il pensiero corrente e proporre un’interpretazione originale del modello istituzionale del BP come una forma nuova ed alternativa di democrazia rappresentativa, in cui le organizzazioni della società civile assumono un ruolo centrale: dietro al BP vi sarebbe una sorta di democrazia ‘civile’. Questo punto di vista alternativo non solo può stimolare un ulteriore dibattito in letteratura, ma aprire anche degli scenari interessanti in relazione ai temi più generali della crisi delle istituzioni liberal-democratiche e del ruolo e dell’identità della società civile.
Participatory Budgeting (PB) is probably the most famous and interesting example of innovative local governance for its redistributive and democratic effects. Due to the direct involvement of citizens in the decision-making process, PB is celebrated as an example of direct democracy which can help to deal with the limits of representative democracy. However, on closer analysis, it is possible to identify elements of representation in its functioning, which are taken into little consideration and which could probably modify the prevalent theoretical belief. In fact, as citizens usually participate through their groups and associations, new representatives emerge challenging the traditional channels of political representation in terms of popular approval, consensus, hence legitimacy. This work aims to go beyond the prevailing narrative and propose an original interpretation of the PB’s institutional model as a new and alternative representative democracy, where the main political actors become organizations from the civil society: behind PB there seems to lie a sort of ‘civil’ democracy. Hence, introducing this alternative viewpoint can, not only further questions which are never fully considered in the literature, but also open interesting scenarios in the debate over the crisis of liberal-democratic institutions and the role and the identity of civil society.
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GABBIADINI, ALESSANDRO. "Partecipation in virtual communities." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/29747.

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Abstract:
The main aim of this dissertation is to examine in depth some aspects of the participation process to a virtual community. We used the model of goal-directed behavior (MGB, Perugini & Bagozzi, 2001) to investigate the role of motivational factors in the processes of active contribution and use of web community resources in online communities. Given the social dimension of a virtual community, similar to other authors (Dholakia and Bagozzi 2002, 2006a, 2006b; Bagozzi, 2011) we introduced the concept of we-intentions from Toumela‟s work (1995) in addition to individual intentions. Nielsen (2006) analyzed the contribution process defining the inequality in the contribution as the tendency for most web community users to participate modestly, while only some community members represent the active part of content production (1% as active content producers, 9% as content modifiers). Drawing from this idea, our research question was to better understand what are the factors that may inhibit a user from participating in a virtual community. The first study, a longitudinal research, aimed at identifying the processes underlying the willingness to actively contribute to a virtual community. Users from a virtual community of practice (N = 263), namely HTCBLOG.com, were considered for this study. A first plus of the present study is that we used a measure of an actual behavior of contribution. We tested the MGB considering the we-intentions to contribute but the first model tested did not predict the observed behavior. The introduction of greed and anonymity constructs to the MGB led to an increase in the explained variance in the observed behavior. In the second study, which was longitudinal, following the suggestions offered by Antin & Cheshire (2010), we decided to deepen the meaning of participation to a virtual community considering the idea of participation not necessarily identified with active contribution. Indeed, an individual can feel as a part of the community, simply because as a member he/she may access and read community contents. Drawing from this assumption we hypothesized that participation might be divided in two distinctive behaviors: active contribution and the individual use of contents by reading. Respondent to our survey were members of a virtual discussion forum (N = 428), namely PIPAM.org. Also in this second study we used a measure of an actual behavior of contribution. Using the MGB rationale plus collective intentions, we focused our attention on the distinction of the three processes of contribution, use of community contents and participation. We found that the we-intentions to participate were promoted by the we-intentions to contribute and by the we-intentions to use community contents by reading. Moreover, the participation behavior was predicted by we-intentions to participate as well as by the behaviors of contribution but negatively by the community contents usage behavior. Greed confirmed the negative significant effects on contribution process, whereas it showed a positive effect on the use of contents by reading instrumental behavior.
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Pullini, Francesca. "Lo strumento della mappatura nei processi partecipativi." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
Il progetto di tesi, originato dall’esperienza di tirocinio presso la Fondazione per l’Innovazione Urbana e dal periodo di tesi all’estero presso la Câmara Municipal di Lisbona, si propone di ideare un servizio di mappatura che affianchi il processo del Bilancio Partecipativo di Bologna in ogni sua fase in modo tale che ogni passaggio risulti di immediata comprensione. La tesi si sviluppa partendo da una base teorica sui processi partecipati, ed in particolare su quello di Bilancio Partecipativo, e sulla mappatura come strumento di partecipazione nel campo della pianificazione urbana. L’analisi di questi temi si concretizza poi nella raccolta di esperienze e metodologie internazionali che saranno di riferimento per il progetto. Il capitolo conclusivo presenta il progetto attraverso gli strumenti del Service Design e propone delle visualizzazioni applicate ad una delle aree interessate dal Bilancio Partecipativo 2018 della città di Bologna. Gli impatti del progetto riguardano la comunicazione del processo, che risulta più immediato per i cittadini, e il metodo di progettazione che permette ai partecipanti di sviluppare soluzioni più efficaci partendo dalle necessità rilevate nell’area.
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Santos, Paulo Junior Trindade dos. "Filosofia do direito processual (da jurisdição ao processo): o fenômeno conflitológico de interesses como gênese do direito." Universidade do Vale do Rio dos Sinos, 2018. http://www.repositorio.jesuita.org.br/handle/UNISINOS/7058.

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Submitted by JOSIANE SANTOS DE OLIVEIRA (josianeso) on 2018-05-11T16:21:55Z No. of bitstreams: 1 Paulo Junior Trindade dos Santos_.pdf: 9675267 bytes, checksum: dc0fbf41767d9107602771136bdda46b (MD5)
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La Filosofia del Diritto Processuale cerca la rassegnazione delle dinamiche Processuale in modo che il può servire come spazio democratico per la creazione di diritti dai fenomeni conflittuali degli interessi. La tesi è giustificata nell'incapacità del processo tutelare debitamente alla destra in un periodo di incertezze e produzione incessante di nuove complessità. Ha lo scopo di delimitare una nuova giurisdizione per il processo come una vocazione del nostro tempo, collocata in uno Stato Active-Responsive che centralizza la politica in democrazia partecipativa e in cui i cittadini attivi cercano il riconoscimento e l'emancipazione con il processo civile attraverso la governance processuale. Per questo, usato come metodo l´ermeneutico fenomenologico, con il quale il fenomeno conflittuali degli interessi è stato concepito come naturale alle confluenze dell'essere e del diritto come un adattamento esistenziale per accompagnare le dinamiche dell'esistente. L'ermeneutica fenomenologica delimita nel Processo la comprensione operata dal gioco dialettico-dialogico capace di legittimare democraticamente la norma individuale e di svelare il caso concreto. L'ipotesi della tesi è che la centralità nella giurisdizione evidenzia un sistema basato solo sulla democrazia rappresentativa, cause della predominanza di un'operazione logico-matematica nello diritto (teoria del fatto giuridico) o il predominio della filosofia della coscienza (solipsismo giudiziario) impedendo il potenziale della democrazia partecipativa. Il passaggio dalla giurisdizione al processo mostra che lo Diritto è di più ampio che la Legge e che il conflitto esprime la dinamica umana come una fonte di Diritto Vivente. La genesi dello Diritto è il fenomeno conflittuale di interessi, un riflesso della democrazia partecipativa e la creazione di Diritto Obiettivo Processuale, per l'interpretazione e per la creazione del testo. Le dinamiche processuali è lo spazio per discussione, in modo che penetrino nei vari fenomeni e che abbia come fito la decisione giudiziaria come legittimità procedurale democratica. Gli istituti processuales sono ridefiniti dalla Costituzionalizzazione dello Diritto e dalla democratizzazione della democrazia, con la fusione di orizzonti tra auctoritas (funzione giurisdizionale) e amministrazione di giustizia (o di funzione processuale) potestas, avere come effetto il passaggio necessario dallaGiurisdizione al Processo.
A Filosofia do Direito Processual busca a ressignificação da dinâmica processual para que o Processo possa servir de espaço Democrático para criação de direitos a partir dos fenômenos conflitológicos de interesses. Justifica-se a Tese na incapacidade do processo tutelar devidamente o direito em uma época de incertezas e de produção incessante de novas complexidades. Objetiva-se demarcar uma nova Jurisdição pelo Processo como Vocação de nossos Tempos, posto em um Estado Ativo-Responsivo que centraliza a política na Democracia Participativa e por onde os cidadãos ativos buscam reconhecimento e emancipação com o Processo Civil através da governança processual. Para tanto utiliza-se como Método a hermenêutica fenomenológica, pela qual o fenômeno conflitológico de interesses foi concebido como natural às confluências do ser e o Direito como adaptação existencial para o acompanhar da dinâmica do existir. A hermenêutica fenomenológica demarca no Processo a compreensão operada pelo jogo dialético-dialogal capaz de legitimar democraticamente a norma individual e desvelar o caso concreto. A Hipótese da Tese é a de que a centralidade na Jurisdição evidencia um sistema baseado apenas na Democracia Representativa, ocasionadora do predomínio de uma operação lógico-matematizante no direito (teoria do fato jurídico) ou o predomínio da filosofia da consciência (solipsismo judicial), tolhendo a potencialidade da Democracia Participativa. Já a passagem da Jurisdição ao Processo evidencia que o Direito é mais amplo que a Lei e que a conflitualidade expressa a dinamicidade humana como uma fonte de Direito vivo. A gênese do Direito é o fenômeno conflitológico de interesses, reflexo da Democracia Participativa e da criação de Direito Objetivo Processual, pela interpretação e pela criação do texto. A dinâmica processual é espaço para debates, para que adentrem os vários fenômenos e que tem por fito a decisão judicial como legitimidade democrática processual. Os institutos processuais são ressignificados pela Constitucionalização do Direito e pela democratização da Democracia, com a fusão de horizontes entre auctoritas (função jurisdicional) e pela administração da justiça (ou função processual) potestas, tendo como efeito a necessária passagem da Jurisdição ao Processo.
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Balerna, Alice <1992&gt. "Audience development e pratiche partecipative museali: il caso Museomix." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15154.

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Abstract:
L’ambito che vuole essere indagato all’interno della ricerca si costituisce nelle pratiche di audience development applicate dagli istituti museali. Più nello specifico si cercherà quindi di comprendere la configurazione e il ruolo, all’interno delle suddette pratiche partecipative, di due elementi quali le partnership e lo sviluppo digitale. Se le pratiche partecipative sono il core di questa ricerca, l’evoluzione del ruolo e delle figura propria del museo è il contesto in cui questo accade. Partendo infatti dal presupposto che quest’ultimo non sia più esclusivamente identificato mediante i suoi obiettivi di collezione e conservazione, l’integrazione di nuove finalità quali il coinvolgimento di potenziali visitatori e il miglioramento della relazione con un pubblico già fidelizzato, sono diventati sempre più drivers di cambiamento. Infatti il pubblico museale non è più considerabile solo in base al ruolo tradizionalmente passivo, ed è per questa ragione che si parla quindi di pratiche inclusive e di co-creation marketing. E’ proprio all’interno del pubblico che si rintracciano fruitori che co-producono, e che perciò diventano in un qualche modo partner e collaboratori museali. E’ attraverso questi nuovi apporti in termini di prospettive che è possibile dedurre come e quanto l’applicazione di percorsi partecipativi stia scardinando le categorie attoriali tradizionali e che trovino in ciò un terreno critico di ridefinizione. Si tratterà dunque di analizzare le politiche di audience development facendo riferimento a pratiche partecipative e cercando quindi di comprendere l’apporto e la configurazione di alcune determinanti quali: lo sviluppo di partnership, l’approccio del co-creation marketing e la strategia di comunicazione, con un particolare focus sulle nuove tecnologie digitali e la comunicazione web e social. L’obiettivo principale sarà dunque quello di fornire una risposta al seguente quesito: come un museo può raggiungere efficacemente il suo pubblico? In ultima analisi l’obiettivo è quello di rintracciare nella pratica, attraverso uno specifico caso di studio, l’applicazione di strategie di audience development e processi partecipati e come questi siano introdotti dalle organizzazioni museali. Il caso proposto di Museomix s’inserisce quindi in maniera profittevole a spiegare le evidenze teoriche e si tratta di un format implementato per la prima volta nel 2011 al Museo di Arti Decorative di Parigi. E’ possibile definirlo come un laboratorio creativo multidisciplinare che ha l’ obiettivo di realizzare strumenti e prototipi utili a migliorare, quantitativamente ma soprattutto qualitativamente, la relazione museo-pubblico. Museomix non si costituisce come oggetto e obiettivo primario di indagine ma come luogo, spazio in senso lato, dove soggetti e pratiche sono osservabili e dove quindi è possibile la raccolta dati. Più nello specifico le dimensioni analizzate riguardano rispettivamente la valutazione del gradimento e dell’ impatto dei prototipi realizzati come costrutto utile a valutare l’efficacia, le diverse declinazioni empiriche dell’applicazione e degli effetti delle nuove tecnologie e dei sistemi di comunicazione, ed infine si dedica attenzione allo strumento delle partnership. La ricerca si conclude quindi tracciando e proponendo un modello generale che raggruppi le molteplici determinanti necessarie alla creazione e implementazione di pratiche partecipate e strategie di audience development museali. Cioè si definisce un framework interpretativo che individui nuovi approcci e modalità attraverso le quali attivare e coinvolgere efficacemente, nelle attività museali, i pubblici di riferimento.
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Collizzolli, Stefano. "Il video partecipativo: dalla comunicazione sociale alla socializzazione della comunicazione." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3426590.

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DANELUZZO, PATRIZIA. "Learning democracy through partecipation : rhetoric, narratives and myths." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2007. http://hdl.handle.net/11578/278230.

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Selmi, Francesco. "Il ruolo della ricerca storica nella progettazione partecipata di uno spazio pubblico. Il caso della rigenerazione di Piazza Rossini a Bologna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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La tesi di laurea parte dalla ricerca storica come tradizionale e consolidato strumento di conoscenza dell’architettura, per innestarvi innovative sperimentazioni legate ai processi contemporanei di trasformazione urbana: studiando, attraverso una metodologia interdisciplinare, il caso esemplare della rigenerazione di piazza Rossini a Bologna. L’obiettivo della ricerca è, in questo contesto, quello di ricostruire in una prima fase, attraverso la ricerca bibliografica e archivistica, le vicende storiche della piazza e dei suoi usi per cogliere l'evoluzione della sua identità e del suo ruolo all’interno delle trasformazioni del quartiere e dell’intera città. La seconda parte della ricerca si è orientata verso l’analisi del presente e del futuro, attraverso l’osservazione “sul campo” del processo di coinvolgimento degli attori urbani nei progetti in corso di rigenerazione della piazza Rossini, grazie alla partecipazione al workshop di progettazione promosso dalla Fondazione Rusconi e agli incontri organizzati dall’Amministrazione Comunale e gestiti dalla Fondazione Innovazione Urbana, nell’ambito del progetto europeo ROCK - Regeneration and Optimisation of Cultural heritage in creative and Knowledge cities. Oltre alle analisi critiche svolte sono state raccolte le opinioni di alcuni esperti nelle discipline relative ai processi urbani, attraverso tre interviste con Rodolfo Lewanski, Simone Gheduzzi e Giovanni Ginocchini. Dall’esperienza osservata nella partecipazione al percorso di rigenerazione di piazza Rossini, è emersa l’importanza della ricerca storica in un contesto urbano così complesso: non solo ai fini teorici della ricostruzione della storia della città e delle sue architetture, ma anche come strumento generatore di informazioni per i “non tecnici” che vivono gli spazi studiati dalla ricerca, che può dunque rafforzare l’identità storica presente e porre le basi per un processo consapevole di progetto del futuro.
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CHERUBINI, DANIELA. ""Diventare cittadine". Cittadinanza e pratiche partecipative delle donne migranti in Andalusia." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2010. http://hdl.handle.net/10281/13201.

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Abstract:
The thesis analyses the meanings and lived experiences of citizenship of migrant women living in a South European context (the Spanish region of Andalusia). The analysis focuses on how these migrants “become citizens” in the immigration context, as they affirm themselves as full and competent members of the social and political community where they live. The study deepens into the process of construction of citizenship “from below”, through the situated and everyday practices of these “new subjects” of citizenship. More in detail, the analysis focuses on the participation of these women in self-organized groups and voluntary associations which are composed and directed mostly by migrant women. The study shows how these women - through their associative practice - contribute to transform the meanings and structure of contemporary citizenship. Therefore, the work underlines migrant women’s social and political agency and questions the representation of migrant women as passive subjects. The theoretical framework encompasses two main directions of the contemporary debate on citizenship: 1) the debate on international migration and citizenship transformations; 2) the feminist critique and gendered analysis of modern and contemporary models of citizenship. The empirical analysis is based on an ethnographic research carried on in 2008, based on two main qualitative methods: participant observation and semi-structured interview. 27 migrant women’s associations (distributed in 6 provinces of Andalusia) have been involved, and 40 migrant women activists (from Third Countries and from EU-27 new Countries – e.g. Romany) have been interviewed.
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Campagna, Desirée. "The Impacts of Participatory Governance on Cultural Development: Evidence from European Capitals of Culture." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2019. http://hdl.handle.net/11577/3422217.

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Participatory approaches to cultural decision-making are increasingly supported in the international and European discourses as means to foster cultural development, promoting capacity building, legitimacy, and social capital. However, their beneficial effects are both empirically contradictory and theoretically under-investigated. With the aim of providing an evidence-based account of the function of participatory decision-making in culture, this thesis analyses how, why, and under which circumstances participatory governance impacted on cultural development in four projects promoted in the two European Capitals of Culture of 2013 - Marseille-Provence (France) and Košice (Slovakia) –under the umbrella of the “City and Citizens” criterion. The thesis combines the theoretical assumptions of the “expansive” theories of democracy (Warren, 1992) with the “pragmatic conception” proposed by Fung (2007) and adopts the methodological tools offered by the theory-testing variant of process tracing. Hence, it advances an analytical framework of causal mechanisms able to explain how and why the impacts of participatory governance of culture can change within different contextual conditions. This work defines cultural development as a long-term process that includes cultural production and reception and is sustained by a network of cultural relations. In addition, it conceptualizes participatory governance as a three-dimensional institutional space (including representation, communication, and power delegation) that can trigger developmental dynamics thanks to consensus-oriented face-to-face dialogue among a variety of cultural stakeholders. Referring to the empirical evidence collected in the four case studies, the thesis argues that the impacts of participatory governance on cultural development depend on the intensity of trust that is reached among the actors involved in the process. In presence of fully-fledged trust, as showed in the project PARCeque (Marseille) and in the Exchanger Obrody (Košice), participatory governance can lead to cultural development, activating a reinforcing chain of capacities, legitimacy, and social capital that nurture cultural relations in the long-term. On the contrary, in absence of fully-fledged trust (i.e. mistrust and “calculus-based” trust), as proved by the project Jardins Possibles (Marseille) and the Exchanger Važecká (Košice), participatory governance of culture can exacerbate feelings of manipulation or group dynamics, fostering contestation movements or isolated cultural production.
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Dal, Pozzo Enrico <1986&gt. "Il paradigma del “co” – Verso una scienza partecipata." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7520.

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L’immagine della scienza quale unica forma di conoscenza tramontò con il razionalismo critico di Popper, rimanendo però paradigma del sapere; con Feyerabend tramontò anche la prospettiva della scienza come migliore forma di conoscenza possibile. La crisi di identità della scienza comporta la necessaria ridefinizione dell’idea di oggettività. In Feyerabend, emerge per la prima volta la prospettiva di una scienza partecipata, dove non sono più solo gli esperti a formulare decisioni e costruire la conoscenza, la partecipazione della società civile e dei cittadini è richiesta tanto per esigenze epistemologiche quanto politiche. Questa prospettiva sembra essere divenuta il presente ed il futuro della scienza. In un mutato contesto sociale dove le possibilità di collaborazione e l’empatia sembrano oramai elementi necessari per il successo, emerge un nuovo paradigma, fondato sulla collaborazione tra scienza e società civile, il paradigma del “co”, finora declinato nelle pratiche di co-progettazione, co-design, co-production e co-creation.
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Micheletti, Irene <1995&gt. "Art-Tech: blockchain come opportunità di valorizzazione partecipata." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18311.

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Abstract:
La tesi magistrale proposta è di tipo interdisciplinare e focalizza l’attenzione sulla tecnologia blockchain quale valido strumento per risolvere problematiche proprie del mercato dell’arte. La forte asimmetria informativa e i meccanismi di insider trading, infatti, sempre più presenti nel mercato dell’arte, producono consumatori privi della loro utilità potenziale, e li connotano come categoria sempre più esposta ad incorrere in frodi e problemi legislativi. È quindi cruciale domandarsi quale sia l’importanza e il ruolo che le informazioni svolgono nel mercato dell’arte e considerare i benefici che la tecnologia blockchain offre rispetto all’opportunità di gestire in modo non centralizzato le informazioni e i dati, risolvendo così anche le questioni relative alla manipolazione dei prezzi e alla provenance e alla due diligence. La conferma o meno delle informazioni tramite la blockchain creerebbe, infatti, una vera e propria catena di valore condivisa ed utile a tutti i players del mercato artistico così da favorire una maggiore fiducia, trasparenza ed uno scambio più orizzontale e democratico. In questo senso, la blockchain può svolgere un ruolo chiave nel ‘next normal’ dell’era post-Covid 19, rivoluzionando l’art business intelligence e incoraggiando quei modelli di business che sapranno utilizzare dati a favore della collettività; l’offerta digitale del mondo dell’arte favorirà così un più facile accesso al mercato, e una riduzione dei costi e una maggiore liquidità. Al momento attuale è necessario però porre l’attenzione anche sulle criticità che questo modello contiene per provare a stimolare ulteriori riflessioni.
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Sponza, Chiara. "Soluzioni abilitanti per favorire l'accessibilità al processo del Bilancio Partecipativo di Bologna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Il valore che colui che vive un luogo può apportare alla progettazione della sua forma è fondamentale per far si che essa ne soddisfi a pieno le necessità. Partendo da questa riflessione la tesi indaga quali sono le modalità che, in un contesto complesso come quello di una città contemporanea come Bologna, possono stimolare il cittadino ad interrogarsi sullo spazio urbano che vive quotidianamente. Tra le moltissime sfumature che può avere la partecipazione, l’analisi si è focalizzata sulla pratica del Bilancio Partecipativo, che da due anni viene sperimentato nel capoluogo emiliano, tramite un confronto con il contesto portoghese. Le esperienze delle città di Lisbona e Cascais sono fatti state approfondite come casi studio interessanti in cui il processo, essendo diventato ormai parte delle politiche cittadine, ha avuto il tempo di trasformarsi ed evolversi secondo le richieste della comunità. Gli undici anni di Bilancio Partecipativo di Lisbona l’hanno vista esordire come prima capitale europea a proporre un processo davvero deliberativo, e il cui processo è soggetto ad una continua evoluzione dinamica tra lo spazio reale e quello digitale. Il Comune di Cascais, invece, se pur con qualche anno in meno di esperienza, ha raggiunto e superato in pochi anni la capitale secondo le statistiche di partecipazione. La riflessione sull’importanza dell’incontro fisico nella comunità, che per Cascais si è rivelato la chiave vincente e che Lisbona sta cercando di far rivivere poco per volta, è posta in relazione con gli strumenti digitali che entrambe le città stanno sviluppando, e di cui Bologna può vantare una base solida, quale Iperbole Rete Civica. La sintesi di tale analisi si concretizza quindi in un servizio per il BP di Bologna che, operando sull’integrazione tra spazio reale e virtuale nel processo del Bilancio Partecipativo di Bologna, ottimizza il coinvolgimento del cittadino all’interno del processo.
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CARUCCI, FABRIZIO. "Inclusione per tutti? : un'indagine sul mondo della disabilità attraverso le politiche partecipative." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/11578/278678.

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Canalini, Valentina <1983&gt. "Strumenti finanziari partecipativi e "nuovi" canali di finanziamento delle societa' per azioni." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6679/1/Canalini_Valentina_tesi.pdf.

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Abstract:
Il lavoro affronta il tema degli strumenti finanziari partecipativi e non partecipativi che possono essere emessi dalle società per azioni, alla luce della disciplina introdotta dalla riforma del diritto societario. Lo studio è diretto a fornire un inquadramento sistematico di queste modalità di finanziamento rispetto alla dicotomia azioni-obbligazioni, anche sotto il profilo contabile, per poi individuare le conseguenti implicazioni in termini di disciplina applicabile. Affrontando il dibattito dottrinale sulla collocazione complessiva degli strumenti ibridi rispetto alle forme di finanziamento tradizionali, si sposa l’opinione secondo cui tutti gli strumenti finanziari non possono essere ricompresi in una categoria unitaria, ma occorre mantenere distinti gli strumenti finanziari partecipativi indicati dall’art. 2346, comma 6, c.c., dagli altri strumenti finanziari ex art. 2411, comma 3, c.c., riconoscendo nei primi delle modalità di raccolta assimilabili al capitale di rischio e nei secondi delle forme di provvista di capitale di debito. Il connotato distintivo tra strumenti finanziari partecipativi e non partecipativi viene individuato non nell’attribuzione di diritti amministrativi – che possono anche non essere assegnati ai titolari di strumenti di cui all’art. 2346, comma 6 – bensì nell’assenza o nella presenza di un obbligo di rimborso dell’apporto fornito all’impresa. Il lavoro esamina inoltre vari profili di disciplina di entrambe le categorie di strumenti, concentrandosi prevalentemente sui diritti patrimoniali ad essi attribuibili, tra cui la partecipazione agli utili e alle perdite e i diritti in sede di liquidazione. Infine si esaminano le previsioni recentemente introdotte dal d.l. n. 83/2012 in tema di titoli obbligazionari, al fine di valutarne l’impatto sull’impianto complessivo della disciplina vigente. In particolare, viene data attenzione alle nuove disposizioni relative alle obbligazioni subordinate e/o partecipative che possono essere emesse dalle società non quotate, mettendo in evidenza le criticità dal punto di vista sistematico in tema di possibile partecipazione agli utili degli obbligazionisti.
The work addresses the issue of equity and non-equity financial instruments that can be issued by a joint stock company, in the light of the provisions introduced by the reform of the company law. The study is intended to provide a systematic classification of these modes of financing compared to dichotomy shares-bonds, also on an accounting prospective, then detecting the resulting implications in terms of the applicable rules. Addressing the debate on the overall placement of hybrids securities compared to traditional forms of financing it goes to the view that all financial instruments cannot be included in a unitary category, but it is necessary to maintain separate the equity financial instruments indicated by art. 2346, paragraph 6, of the Italian Civil Code from the other financial instruments pursuant to Art. 2411, paragraph 3. The distinctive connotation between equity and non-equity financial instruments is not identified in the allocation of administrative rights – which may not be allocated to the holders of the instruments referred to in Article 2346, paragraph 6 - but in the absence or in the presence of an obligation to repay the loan provided to the company. The work also examines various aspects of the discipline of both categories of instruments, focusing mainly on economic rights attributable to them, including the participation in the profits and losses and rights on liquidation. Finally, we examine the predictions recently introduced by dl n . 83/2012 regarding the bonds, in order to assess their impact on the overall discipline of the force. Particular attention is given to the new provisions relating to subordinated debt and / or equity investments that may be issued by unlisted companies, highlighting the critical issues regarding inter alia the possible participation in the profits of the issuer by the bondholders.
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Canalini, Valentina <1983&gt. "Strumenti finanziari partecipativi e "nuovi" canali di finanziamento delle societa' per azioni." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6679/.

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Abstract:
Il lavoro affronta il tema degli strumenti finanziari partecipativi e non partecipativi che possono essere emessi dalle società per azioni, alla luce della disciplina introdotta dalla riforma del diritto societario. Lo studio è diretto a fornire un inquadramento sistematico di queste modalità di finanziamento rispetto alla dicotomia azioni-obbligazioni, anche sotto il profilo contabile, per poi individuare le conseguenti implicazioni in termini di disciplina applicabile. Affrontando il dibattito dottrinale sulla collocazione complessiva degli strumenti ibridi rispetto alle forme di finanziamento tradizionali, si sposa l’opinione secondo cui tutti gli strumenti finanziari non possono essere ricompresi in una categoria unitaria, ma occorre mantenere distinti gli strumenti finanziari partecipativi indicati dall’art. 2346, comma 6, c.c., dagli altri strumenti finanziari ex art. 2411, comma 3, c.c., riconoscendo nei primi delle modalità di raccolta assimilabili al capitale di rischio e nei secondi delle forme di provvista di capitale di debito. Il connotato distintivo tra strumenti finanziari partecipativi e non partecipativi viene individuato non nell’attribuzione di diritti amministrativi – che possono anche non essere assegnati ai titolari di strumenti di cui all’art. 2346, comma 6 – bensì nell’assenza o nella presenza di un obbligo di rimborso dell’apporto fornito all’impresa. Il lavoro esamina inoltre vari profili di disciplina di entrambe le categorie di strumenti, concentrandosi prevalentemente sui diritti patrimoniali ad essi attribuibili, tra cui la partecipazione agli utili e alle perdite e i diritti in sede di liquidazione. Infine si esaminano le previsioni recentemente introdotte dal d.l. n. 83/2012 in tema di titoli obbligazionari, al fine di valutarne l’impatto sull’impianto complessivo della disciplina vigente. In particolare, viene data attenzione alle nuove disposizioni relative alle obbligazioni subordinate e/o partecipative che possono essere emesse dalle società non quotate, mettendo in evidenza le criticità dal punto di vista sistematico in tema di possibile partecipazione agli utili degli obbligazionisti.
The work addresses the issue of equity and non-equity financial instruments that can be issued by a joint stock company, in the light of the provisions introduced by the reform of the company law. The study is intended to provide a systematic classification of these modes of financing compared to dichotomy shares-bonds, also on an accounting prospective, then detecting the resulting implications in terms of the applicable rules. Addressing the debate on the overall placement of hybrids securities compared to traditional forms of financing it goes to the view that all financial instruments cannot be included in a unitary category, but it is necessary to maintain separate the equity financial instruments indicated by art. 2346, paragraph 6, of the Italian Civil Code from the other financial instruments pursuant to Art. 2411, paragraph 3. The distinctive connotation between equity and non-equity financial instruments is not identified in the allocation of administrative rights – which may not be allocated to the holders of the instruments referred to in Article 2346, paragraph 6 - but in the absence or in the presence of an obligation to repay the loan provided to the company. The work also examines various aspects of the discipline of both categories of instruments, focusing mainly on economic rights attributable to them, including the participation in the profits and losses and rights on liquidation. Finally, we examine the predictions recently introduced by dl n . 83/2012 regarding the bonds, in order to assess their impact on the overall discipline of the force. Particular attention is given to the new provisions relating to subordinated debt and / or equity investments that may be issued by unlisted companies, highlighting the critical issues regarding inter alia the possible participation in the profits of the issuer by the bondholders.
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Benvenuto, Federica <1990&gt. "Il museo partecipativo: il valore emozionale degli oggetti come forma d’inclusione sociale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8908.

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Abstract:
La tesi si focalizza su specifiche attività di tipo partecipativo sviluppate nel settore museale, che si basano sull’uso di oggetti personali e con un particolare valore affettivo da parte del pubblico. Al riguardo, sono presentati i seguenti esempi: il Museum of Broken Relationship, il progetto Object Stories del Portland Art Museum, il progetto Object Stories del National Museum of Australia e il Museo degli Oggetti Ordinari di Parma (MooP). Il lavoro prende corpo dagli studi inglesi sui musei, i Museum Studies, e in particolare dalle idee riguardanti la responsabilità di musei e istituzioni culturali a livello sociale. Queste teorie si basano sulla convinzione che l’agire di tali istituzioni possa generare dei benefici positivi su individui, comunità e società.
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CATALDI, LAURA. "Democrazia deliberativa e politiche partecipative : i processi inclusivi in Piemonte e Lombardia." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2008. http://hdl.handle.net/2434/58963.

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Zago, Ilaria <1994&gt. "IL RITORNO VOLONTARIO ASSISTITO: TRA PROGETTAZIONE PARTECIPATA E VOLONTARIETÀ." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15250.

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Abstract:
Questa tesi è un approfondimento alla tematica del Ritorno Volontario Assistito (RVA). Nella prima parte dell’elaborato vengono analizzati i riferimenti normativi a livello dell’Unione Europea partendo dall’Accordo di Schengen fino ad arrivare all’adozione della direttiva 2008/115/CE conosciuta come Direttiva Rimpatri. Nel paragrafo successivo si parla dell’ordinamento giuridico Italiano in materia di rimpatri e di come il paese si è allineato alle linee di indirizzo Europee. Per terminare il capitolo sono riportati gli accordi bilaterali e comunitari che sono stati stipulati dai paesi per poter dare esecuzione effettiva ai rimpatri. Questi accordi sono diventati lo strumento privilegiato di lotta all’immigrazione clandestina. Essi definiscono le norme per il rimpatrio di un cittadino straniero nel suo paese d’origine, senza questi altrimenti non sarebbe possibile il trasferimento. Nella seconda parte viene fatta un’analisi approfondita dello strumento. Partendo dalla normativa vengono indicati chi sono i beneficiari, chi i soggetti attuatori, le modalità di finanziamento dei progetti e il piano individuale di reintegrazione che è costruito con l’intento di favorire il reinserimento del migrante nel paese in cui fa ritorno. Nella terza e quarta parte si parla di progettazione partecipata. In Italia i Programmi di Rimpatrio vengono operati in lavoro combinato tra istituzioni - Ministero dell’interno, prefetture, questure e servizi sociali- e il soggetto incaricato alle operazioni di rimpatrio - organizzazioni, enti e associazioni. Viene analizzato il ruolo dei servizi sociali che, a partire dallo sportello immigrazione, è il soggetto che effettua la prima segnalazione del caso dando così avvio all’iter. La seconda fase del progetto spetta al soggetto incaricato, in questo elaborato si farà riferimento al lavoro svolto dall’Organizzazione Internazionale per le migrazioni (OIM) che, grazie agli operatori che lavorano a livello territoriale, raccoglie le richieste e rende effettivo il ritorno. I progetti sono finanziati dal fondo FAMI, i soggetti attuatori nel loro operato sono chiamati a promuovere strategie di rimpatrio eque ed efficaci con il fine di contrastare l’immigrazione illegale e promuovere un ritorno durevole e la riammissione effettiva nei Paesi di origine. Nell’ultimo capitolo viene analizzato il carattere della volontarietà. Verranno presi in esame diversi elementi per comprendere se la decisione di rimpatriare è presa liberamente oppure se vi sono altri fattori esogeni che forzano la scelta del soggetto. Questa tesi vuole essere uno strumento non solo di analisi ed approfondimento ma anche mezzo per implementare la conoscenza del progetto, riconoscere il grande valore umano e il ruolo dei soggetti attuatori. Promuovere good practices nel massimo rispetto dei diritti umani, sostenere rimpatri sostenibili volti alla reintegrazione nel paese d’origine e al benessere del soggetto. In un periodo che vede l’Italia scossa da grandi cambiamenti, soprattutto in materia di immigrazione, la conoscenza normativa e degli strumenti a disposizione di un operatore sociale sono fondamentali nell’ottica di empowerment e benessere dei cittadini stranieri.
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