Academic literature on the topic 'Palazzo Vecchio Firenze'

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Journal articles on the topic "Palazzo Vecchio Firenze"

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Pieraccini, M., L. Noferini, D. Mecatti, G. Luzi, C. Atzeni, R. Persico, and F. Soldovieri. "Advanced Processing Techniques for Step-Frequency Continuous-Wave Penetrating Radar: The Case Study of “Palazzo Vecchio” Walls (Firenze, Italy)." Research in Nondestructive Evaluation 17, no. 2 (July 2006): 71–83. http://dx.doi.org/10.1080/09349840600689475.

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Ducci, Daniela, Marco Petitta, Viviana Re, Sergio Rusi, and Giancarlo Ceccanti. "A Firenze messe le basi per una Piattaforma internazionale per una corretta gestione delle risorse idriche sotterranee." Acque Sotterranee - Italian Journal of Groundwater, December 20, 2018. http://dx.doi.org/10.7343/as-2018-367.

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Abstract:
II 10 dicembre, in occasione della Giornata dei Diritti umani si è tenuto a Firenze, nella monumentale Sala dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, il 1° Workshop su: “Uso delle risorse idriche sotterranee in periodi siccitosi. Esperienze dalla Toscana al resto del mondo”, organizzato dalla Sezione Italiana dell’Associazione Internazionale degli Idrogeologi (IAH) con Aquifera onlus e patrocinato, oltre che dalla Regione Toscana e dal Comune di Firenze (che ha gentilmente concesso l’uso della sala), dalla Società Geologica Italiana (SGI), dal Consiglio Nazionale dei Geologi (CNG) e dal’IAH-Burdon Groundwater Network for International Development [...].
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Dissertations / Theses on the topic "Palazzo Vecchio Firenze"

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MANASSERO, STEFANIA. "Il trasferimento della capitale da Torino a Firenze. Le sedi ministeriali dell'Italia unita come banco di prova delle politiche per i beni culturali / The capital's transfer from Turin to Florence. The ministry offices of united Italy as a testing ground for policies for cultural heritage." Doctoral thesis, Politecnico di Torino, 2015. http://hdl.handle.net/11583/2617606.

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Abstract:
La vicenda del trasferimento della capitale del regno d’Italia da Torino a Firenze è nota e non mancano importanti studi di riferimento sugli aspetti storico-politici e amministrativi di questo delicato passaggio. Meno indagate risultano alcune questioni più propriamente tecniche, di carattere urbanistico e soprattutto architettonico: in questo ambito la letteratura approfondisce il tema dell’ingrandimento della città scelta provvisoriamente come capitale, ossia Firenze, e dei nuovi significati che Torino, ormai ex-capitale, tenta più o meno consapevolmente di assumere, mentre sfiora soltanto il problema della scelta delle sedi per l’apparato burocratico. La ricerca di dottorato colma, in maniera innovativa, tale vuoto perché, a partire dal trasferimento delle sedi governative da Torino e a Firenze, si pone l’obiettivo di rintracciare il dibattito culturale da esso generato. In questi stessi anni iniziano infatti a delinearsi specifiche politiche per i beni culturali, chiamate a superare i localismi pre-unitari per elaborare un quadro di tutela nazionale: le differenti logiche di intervento, in un’alternanza tra prerogative locali e governative spesso in disaccordo, scatenano vivaci discussioni facilmente ripercorribili attraverso la pubblicistica del tempo e gli sberleffi offerti dalla satira, ricca di vignette sul tema, che raccoglie gli umori dell’opinione pubblica e offre una prospettiva sul senso di un disorientamento diffuso tra i cittadini. Il trasferimento, fortemente intriso di provvisorietà, si presta quindi ad essere un interessante caso studio, una sorta di banco di prova per comprendere quali siano state le difficoltà di trovare un sottile equilibrio tra le strategie di tutela per gli edifici messi a disposizione, tutti di grande valore storico e architettonico, e le necessarie modifiche per le nuove destinazioni d’uso. Un equilibrio reso ancora più precario se messo a confronto con la stretta tempistica delle operazioni di trasloco di mezzi, documenti e uomini. Nell’ottobre del 1864 è stabilito che le operazioni dovranno attuarsi nel più breve tempo possibile e comunque a partire dal maggio dell’anno successivo. In pochi mesi occorre quindi provvedere alla sistemazione di tutte le sedi fiorentine, lasciando uno strascico di ulteriore incertezza circa il destino di quelle torinesi, abbandonate in fretta e furia. Esistono attenzioni e criteri specifici per riconvertire le sedi ministeriali a nuovi impieghi? Certamente le disposizioni sulla soppressione dei conventi e le leggi sull’esproprio giocano un ruolo di primo piano, qui analizzato criticamente e posto a confronto con le moderne teorie sul restauro che proprio in questi stessi anni si dibattono con vivacità. Il tema della provvisorietà accompagna quindi costantemente gli eventi e suggerisce di ricostruire le vicende in una prospettiva storica più ampia, che travalica i primi anni di unità nazionale e giunge al passato recente: nel momento in cui i ministeri trovano una sistemazione nella città di Roma, la celeberrima ‘terza Roma’ destinata ad assumere il ruolo di capitale definitiva del regno d’Italia, vanno identificate nuove destinazioni d’uso negli edifici torinesi e fiorentini. Possono essere individuate logiche comuni tra le due città apparentemente chiuse ad ogni confronto tra loro? L’aspra dialettica tra le esigenze governative e gli obiettivi municipali non determina più ora il prevalere delle istanze del governo centrale, ma si configura in una netta vittoria da parte delle due città. Torino e Firenze sono consapevoli dei vincoli rappresentati dalla normativa statale, soprattutto quella in via di definizione riferita ai beni culturali e, facendo presa sulla sua debolezza e fragilità, individuano con astuzia le pieghe attraverso le quali far emergere le loro specifiche esigenze, anche in chiave di risarcimento per il periodo in cui sono state messe a disposizione della macchina statale. La tesi è organizzata in un primo capitolo dedicato all’inquadramento normativo riferito ai ‘monumenti’, oggi diremmo beni culturali, nel periodo pre e post unitario: il servizio di tutela, assai disomogeneo nelle varie realtà locali, cerca con difficoltà di proporsi in una prospettiva nazionale. Il percorso tracciato, com’è noto, evidenzia importanti criticità che perdurano per molto tempo e non possono essere trascurate nella ricostruzione delle scelte politiche attuate durante il trasferimento della capitale. Per comprendere la complessità di tali operazioni, è stato necessario identificare la ‘consistenza’ di una macchina burocratica così complessa. L’organizzazione amministrativa nei vari uffici ministeriali cambia anche considerevolmente in funzione del peso politico assunto da ciascun ministero, e le differenze in termini di competenze, unità e numero di uffici si traducono in spazi architettonici più o meno ampi, collocati in edifici di proprietà statale dall’alto valore rappresentativo oppure relegati in stabili anonimi e regolati da contratti di affitto. Per organizzare il consistente materiale di studio in modo chiaro ed esaustivo, è stato scelto lo strumento della schedatura delle sedi ministeriali torinesi e fiorentine, che occupa i capitoli centrali del lavoro. L’indagine è stata condotta facendo un costante riferimento alle fonti bibliografiche e documentarie, queste ultime conservate sia presso gli archivi storici della città di Torino e di Firenze, sia presso gli archivi di Stato di Torino, Firenze e Roma, in modo da privilegiare il costante confronto tra la dimensione municipale e quella centrale. Le voci di schedatura delineano in sintesi i caratteri storici e architettonici di ciascun edificio, mentre approfondiscono maggiormente l’ambito cronologico riferito alle esigenze governative e locali sino ai più recenti cambiamenti: l’analisi quindi supera lo studio delle sue peculiarità artistiche, del resto già presenti in molte pubblicazioni indicate in una bibliografia specifica, allo scopo di intrecciare inediti rapporti tra il singolo stabile e le vicende risorgimentali e post risorgimentali, in una chiave di lettura innovativa. Incrociando i dati desunti dalle schede, interpretati anche sulla base del sistema normativo sui beni culturali di inizio Novecento, si è giunti alla stesura del capitolo conclusivo che individua per le sedi ministeriali ormai dismesse cinque famiglie in base alla funzione che le accomuna: didattica, militare, culturale, amministrativa e residenziale. L’indagine cercherà di capire se è possibile cogliere una logica comune di recupero e riutilizzo degli edifici, che diventano chiara espressione della volontà di trasmettere una serie di valori omogenei, nel solco del difficile percorso verso l’acquisizione di una solida identità nazionale. I complessi architettonici sottoposti all’indagine sono stati l’espressione di un continuo cambiamento d’uso, quasi destinato a non avere mai fine. Possibile che le scelte operate siano state dettate soltanto da fortuite contingenze e da singole occasioni d’uso? Poco probabile. L’approfondimento critico dello studio attraverso l’indispensabile confronto con il coevo piano normativo dedicato ai beni culturali, inserito volutamente all’inizio e alla fine della stesura della tesi, ha permesso di cogliere alcuni atteggiamenti comuni alle due città, forse non sempre consapevoli, che testimoniano una chiara espressione di attenzione ad un bisogno di volta in volta collettivo o municipale. E’ stato possibile dimostrare che l’identità nazionale tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento è stata costruita, varrebbe la pena dire strutturata, soprattutto tentando di rispondere a queste esigenze: istruire i cittadini, rafforzare la memoria collettiva e garantire l’unità tanto amministrativa quanto militare, a fondamento di un sentire comune che, almeno nelle intenzioni dei diversi attori politici e amministrativi, presto avrebbe potuto e dovuto accomunare tutto il popolo italiano.
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FOCARILE, PASQUALE. "I Mannelli di Firenze. Storia, mecenatismo e identità di una famiglia fra cultura mercantile e cultura cortigiana." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1028372.

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Abstract:
La tesi analizza l'evoluzione del rapporto fra una famiglia fiorentina di antiche origini, i Mannelli (poi Mannelli Galilei Riccardi), e i suoi oggetti d'arte, nel periodo fra XVI e XVIII secolo, nel quale, abbandonata l'attività mercantile, si uniformò agli standard di vita nobiliare dettati dalla nascente corte medicea. L'aumento degli oggetti d'arte e l'aggiornamento delle forme del display è indagato sia nelle residenze di città, sia in quelle di campagna, con particolare riferimento al loro significato identitario. L'elaborato si compone di 5 capitoli, nei quali la vicenda storico-artistica è sviluppata in senso cronologico e tematico a un tempo. Il primo capitolo indaga la reazione dei Mannelli alla nascita del collezionismo fiorentino (seguita alla nascita della corte) attraverso l'analisi di 5 abitazioni inventariate fra 1582 e 1607. Secondo e terzo capitolo affrontano le vicende del XVII secolo, nel primo analizzando le trasformazioni della dimora avìta di via de' Bardi, la formazione della prima collezione di dipinti e la sua dispersione, nel secondo riflettendo sulle conseguenze che la mobilità residenziale ebbero su un altro ramo della famiglia, sulla selezione e display degli oggetti d'arte, e in generale sulle forme di mecenatismo compatibili con tale mobilità. Il quarto capitolo illustra le trasformazioni della dimora avìta di via de' Bardi nella prima metà del XVIII secolo, con particolare riferimento agli effetti della successione ereditaria sul patrimonio artistico e alla formazione di una "galleria di ritratti di famiglia". Il quinto ed ultimo capitolo affronta il tema del display artistico nelle ville, dal XV al XVIII secolo, differenziando il ruolo delle diverse residenze e osservando il rapporto con le abitazioni di città nello scambio di oggetti. La tesi è dotata di un apparato iconografico di 227 immagini, molte delle quali inedite e frutto di campagne fotografiche condotte dall'autore; da un apparato documentario composto da 25 inventari di masserizie e mobili inediti, datati fra XVI e XIX sec.; da un indice dei nomi analitico e da un albero genealogico dell'intero casato Mannelli.
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Books on the topic "Palazzo Vecchio Firenze"

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Cecchi, Alessandro. Palazzo Vecchio, Firenze. Roma: Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria dello Stato, 1995.

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Pittura, scultura e architettura nel Palazzo vecchio di Firenze. Firenze: Le lettere, 1997.

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Marilena, Pasquali, ed. Folon: La mia Firenze : Forte di Belvedere, Sala d'Arme di Palazzo Vecchio, Firenze 2005. Prato: Noèdizioni, 2005.

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Carmassi, Arturo. Carmassi: 2 aprile-5 maggio 1999, Firenze, Sala d'arme, Palazzo Vecchio. Firenze: Edizioni Il ponte, 1999.

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5

Carmassi, Arturo. Carmassi: 2 aprile-5 maggio 1999, Firenze, Sala d'arme, Palazzo Vecchio. Firenze: Edizioni Il ponte, 1999.

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6

Alchimia e segreti di Cosimo I in Palazzo Vecchio a Firenze. Firenze: Angelo Pontecorboli editore, 2017.

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7

Danti, Ignazio. Le tavole geografiche della Guardaroba medicea di Palazzo Vecchio in Firenze. Ponte San Giovanni (Perugia): Benucci, 1995.

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Giulia, Aurigemma Maria, ed. Giorgio Vasari tra parola e immagine: Atti delle giornate di studio Firenze, Palazzo Vecchio, 20 novembre 2010 : Roma, Palazzo Carpegna--Palazzo Firenze, 5 dicembre 2011. Roma: Aracne editrice, 2014.

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9

Vasić, Dušan. Dušan Vasić: Firenze, Sala d'arme di Palazzo vecchio, 17 gennaio-15 febbraio 1987. Firenze: Vallecchi, 1987.

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10

Masi, Paolo. Paolo Masi: Firenze, Sala d'Arme di Palazzo vecchio, 9 novembre-8 dicembre 1985. Firenze: Vallecchi, 1985.

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