Academic literature on the topic 'Paesaggi costieri mediterranei'

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Journal articles on the topic "Paesaggi costieri mediterranei"

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Carsana, Vittoria, Stefania Febbraro, Daniela Giampaola, Carmella Guastaferro, Giolanda Irollo, and Maria Rosaria Ruello. "Evoluzione del paesaggio costiero tra Parthenopee Neapolis." Méditerranée, no. 112 (January 1, 2009): 14–22. http://dx.doi.org/10.4000/mediterranee.2943.

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Morhange, Christophe. "Terre di Mare, l’archeologia dei paesagi costieri e le variazioni climatiche." Méditerranée, no. 117 (December 31, 2011): 145. http://dx.doi.org/10.4000/mediterranee.6084.

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Dissertations / Theses on the topic "Paesaggi costieri mediterranei"

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BRUNO, VITTORIO. "Riscostruzione e valorizzazione del paesaggio archeologico in ambiente costiero mediterraneo tramite tecnologie innovative." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2009. http://hdl.handle.net/10281/7638.

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Abstract:
La prospezione archeologica e lo scavo di un'antica città è un’operazione delicata, lenta e perciò costosa. Spesso, e soprattutto nell'area mediterranea, le città venivano costruite nei pressi della costa per permettere lo svolgimento di attività commerciali lungo le vie di trasporto più comode per le epoche passate. Successivi movimenti relativi tra la terraferma e il mare, in scenario con una sedimentazione accentuata dall'azione dei venti e del mare stesso, hanno portato al ricoprimento di queste città e quasi regolarmente dei loro sistemi portuali. La prospezione archeologica in questi siti è spesso complicata dalla difficile "lettura" della parte a mare e perciò dei rapporti tra strutture su terraferma e strutture a mare. Nasce quindi come importante necessità quella di una prospezione complessiva del sito, che è ovviamente molto costosa e lenta e perciò poco fruibile se non in tempi molto lunghi. Questi siti sono difficilmente valorizzabili. Una prospezione preliminare attuata con metodologie innovative di tipo non distruttivo, può consentire in tempi brevi una visualizzazione complessiva del sito e ad ottimizzare i costi dell'intervento diretto, proponendolo solo su aree di interesse. Quasi tutti i siti di interesse archeologico fino ad oggi sono stati poco studiati con metodi di tipo indiretto a causa dell’impossibilità di operare in acque basse, in quanto le aree di interesse sono quasi sempre all’interno di lagune chiuse con fondali che sono molto spesso al disotto di un metro di profondità. Il presente lavoro di tesi è stato svolto in concomitanza ad un progetto firb che individuava al suo interno alcune aree di interesse archeologico con caratteristiche che rispecchiano quanto esposto poc’anzi. Tale progetto aveva lo scopo di provare vari metodi geofisici per verificarne l’applicabilità in condizioni così estreme e di verificare sui siti indagati l’eventuale esistenza di reperti archeologici sepolti. Per quanto riguarda le strumentazioni utilizzate si è testato l’utilizzo di un ecoscandaglio ad altissima risoluzione (multi beam Reason 8125), un profilatore sismico a riflessione o sub bottom profiler (Innomar Ses 2000 Compact) e di un georesistivimetro equipaggiato con elettrodi galleggianti per rilievi in acqua (Iris Syscal Pro), che verranno descritti nei capitoli successivi. Analizzando in dettaglio la struttura del presente lavoro di tesi, i capitoli sono di seguito descritti. Nel secondo capitolo sono stati trattati i metodi geofisici tradizionalmente utilizzati per la ricerca archeologica a terra, nel terzo capitolo sono stati descritti i metodi indiretti utilizzati in mare per la prospezione archeologica, mentre nel quarto capitolo si spiega come si è tentato di coniugare diversi metodi: di mare e di terra ed applicarli in zone di fondali bassi, difficilmente rilevabili con imbarcazioni convenzionali. Nel quinto capitolo si affronta in particolare il progetto e la costruzione di un prototipo sperimentale di imbarcazione adatto ai rilievi in acque basse. Nel capitolo sesto invece si entrerà in dettaglio dei vari metodi utilizzati nelle campagne di rilievo eseguite. Infine nel settimo capitolo verranno presentati i risultati dei rilievi e nell’ottavo capitolo le conclusioni del presente lavoro di tesi.
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SALIZZONI, EMMA PAOLA GERMANA. "Paesaggi protetti. Laboratori di sperimentazione per il paesaggio costiero mediterraneo." Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/2158/592729.

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ANTONIADIS, STEFANOS. "LA FORMA DEL COSTRUITO COSTIERO NON ACCREDITATO. Oggetti e insediamenti informali lungo i segmenti litoranei del Mediterraneo tra geografia, paesaggio e architettura." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/942615.

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Abstract:
Oggetto della ricerca è quel paesaggio odierno dei segmenti costieri del Sud d’Europa fatto di geografia e di objets trouves, forme e materiali ordinari, architetture “non accreditate” esito di pratiche dopotutto non così trasparenti – tratti di città informali litoranee, prodotti di autocostruzione, abusivismo e ambiguità normativa – che hanno generalmente origine, necessità, senso e usi autonomi rispetto a eventuali letture formali convenzionali, ma che possono interessare non poco chi si occupa di territorio antropizzato contemporaneo. Volenti o nolenti, questi manufatti, dalla presenza scenica talvolta imponente e brutale, talvolta minuta e ovattata, rappresentano una consistente quota del paesaggio contemporaneo e delle occasioni professionali di noi architetti, sempre più costretti a manipolare, con lo sguardo e con le opere, trasformare e sanare questo tipo di situazioni complesse, piuttosto che arricchire i nostri territori con nuova cubatura. Solo gli edifici abusivi in Italia sono il 17%, mentre la percentuale aumenta tra il 30% e il 40% se consideriamo le costruzioni che insistono lungo le linee di costa ; la vicina Grecia evidenzia prassi affini; se poi allarghiamo la trattazione anche a quegli edifici autorizzati dal punto di vista normativo, ma tuttavia mai “digeriti” da chi li osserva, è ovvio che parliamo almeno della metà di ciò che abbiamo sotto gli occhi costantemente da anni. Un fenomeno di quantità e dimensioni tali per cui è lecito da una parte riconoscere che l’attuale sistema positivistico normativo è, in poche parole, assai inefficace, e dall’altra parlare di situazione cogente, e non di gratuita disquisizione teoretica. Forse abbiamo davvero valicato un punto di non ritorno. È possibile ipotizzare di demolire chilometri e chilometri di costruzioni lungo le coste? Come smaltire e accumulare gli ulteriori miliardi di metri cubi di materiale edilizio non riciclabile? È economicamente sostenibile? È dialetticamente coretto? È culturalmente sincronico? Ogni demiurgica impresa atta a ristabilire un’ipotetica età dell’oro o sublimato “punto zero” di stato naturale delle cose, rischia di apparire più arrogante e insensata – anche se non considerata tale dal senso comune – che un umile e realistico tentativo di dare conto a certe forme che costellano il territorio, onestamente declinato nella consapevolezza dell’autonomia disciplinare e dei limiti – all’interno dei quali la nostra ricerca può definirsi in un certo senso scientifica – delle nostre competenze di studiosi di architettura, che non vanno confuse con le nostre aspirazioni generiche da cittadini o utenti sociali. Si tratta infatti di tralasciare per un istante le pulsioni politiche, sociologiche e le prassi da “reportage del degrado” – molto in voga oggi – per limitarsi, e di limite non si tratta, anzi, a indagare in qualità di architetti la forma, e comprendere fino a che punto oggetti e linguaggi non considerati aulici e non accreditati possono costituire invece materiale da costruzione di un certo interesse. Esattamente come altri, non solo in campo architettonico, hanno ripetutamente sperimentato nella storia per una nuova cultura della condivisione. La tesi di dottorato intende dunque proporre una lettura del paesaggio contemporaneo, guardando alla dinamica dell’accreditamento come principale strumento di rivalutazione di alcuni oggetti e segmenti costieri della nostra area cultural-geografica, al fine di affrontare più adeguatamente la complessità della gestione del territorio. La ricerca esplora dunque alcune tecniche compositive per l'accreditamento, cioè la messa in gioco dell'oggetto, o dell’insieme di oggetti, in nuovi e plurimi possibili sistemi di relazioni funzionali alla costruzione del paesaggio, dello spazio collettivo, delle forme della contemporaneità. L’accreditabilità di un oggetto è connessa a caratteristiche intrinseche ed estrinseche dello stesso. Essa risiede sicuramente in attributi formali – forma, dimensioni, scala, rapporto con il paesaggio, materiali impiegati – ma soprattutto, scongiurando uno sterile e pericoloso elenco numerico delle qualità da registrare, terribile tendenza che affligge il nostro tempo di riduzione dell’architettura a sistemi meramente quantitativi, in caratteristiche estrinseche all'oggetto stesso. Prima tra tutte la capacità progettuale – anzi compositiva – di chi descrive l'oggetto da accreditare, a partire dall’operazione del gettare lo sguardo su di esso, che è già progetto, trasformandolo e rendendo evidente con la produzione di una forma (sia essa una fotografia, un collage, un disegno, una poesia, una composizione musicale) questa trasformazione. Una trasformazione che consiste soprattutto nell'attivazione di nuove relazioni tra l'oggetto e altri elementi e layers del territorio, sia materiali che immateriali.
The object of this research is the contemporary landscape of the coastal segments in Southern Europe, made of geography and objets trouvés, ordinary shapes and materials, unacknowledged architectures, often a result of not very straightforward practices – sections of informal coastal towns, products of self building, unauthorized development and regulation ambiguity – which normally are autonomous in their origin, needs, sense and use in respect to a conventional formal reading, but rising great interest in those who are involved in the field of contemporary anthropized environments. Whether we like it or not, these products (human crafts showing, at times, a brutal and imposing stage presence and at times an insignificant or minor and muffled one) represent a considerable part of contemporary landscapes and of professional chances for us architects, being ever more forced to manipulate, transform and correct, both with our gaze and action, the complexity of these set outs, rather than enriching our territories with new volumes. Abusive buildings in Italy cover over 17% of the gross, while the percentage increases reaching 30-40% if considering buildings along coastal areas. Nearby Greece shows similar routine. If, then, one wishes to broaden the dissertation also to those buildings authorized under the regulation point of view, yet upsetting those who observe them, it is obvious that they cover at least half of what we have constantly observed for years. A phenomenon in terms of quantity according to which it is licit on one hand to recognize that the present positivistic regulatory framework is, basically, most useless, and on the other to speak of a compulsory situation, and not of an uncalled for theoretical disquisition. Perhaps we have truly reached the point of no return. Is it at all possible to hypothesize the demolition of whole stretches of buildings along the coastal areas? How to manage the clearing out and hoarding of further billions of square meters of non-recyclable rubble? Is it financially sustainable? Is it dialectically correct? Culturally synchronic? Any demiurgical activity undertaken in order to re-establish an hypothetical golden age or exalted “zero point” of the natural state of things could appear more presumptuous and senseless – although never considered as such by a very popular common sense – than a humble and realistic attempt to give value to certain shapes studding the territory, describing it honestly being aware of the freedom settled by the discipline and boundaries – within which our research may be defined almost nearer a scientific one – of our expertise as academics in architecture, which must not be confused with our aspirations as dwellers or social users. Indeed, it is all about leaving aside for a moment political or sociological drives and the now very popular “environmental degradation reports”, to limit oneself – and that is no limit – to investigate as architects, as we are, the shape, understand to which extent objects and languages that are not accredited nor considered noble can instead represent building material tickling a certain interest. Exactly like others, who have experienced, over and over again and not only in the architectural field, the new culture of sharing. Therefore, the aim of this PhD thesis is to suggest a reading of contemporary landscape, using the dynamics of the acknowledging as a fundamental means to reassess some objects and coastal segments of our cultural and geographical area, with the final objective of tackling more appropriately the complexity of the managing this territory requires. This research investigates some compositional techniques for the accrediting (that is, the putting at stake) of the object itself - or of the objects if a plurality – in new and many possible ways functional to the setting of the landscape, of the collective space, of the shapes of contemporaneity. The inclination of an object to be accredited is connected to its intrinsic and express characteristics. For sure it may be found in its formal qualities – shape, dimension, scale, relation with the landscape, employed materials – but, above all, preventing a sterile and dangerous numerical list of its qualities (an appalling tendency afflicting our time is to reduce architecture to systems measuring mere quantities, in characteristics extrinsic to the object itself. First of all the ability to design – rather, of composition – of who is describing the object to be accredited; starting from the first gaze, which is already designing, transforming it and making that transformation evident by giving it a shape (whether with a photograph, a collage, a drawing, a poem or musical composition). A transformation mainly consisting in activating new relationships between the object and other elements and layers of the territory, both material and intangible.
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Books on the topic "Paesaggi costieri mediterranei"

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Salizzoni, Emma. Paesaggi protetti: Laboratori di sperimentazione per il paesaggio costiero euro-mediterraneo. Firenze: Firenze University Press, 2012.

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Conference papers on the topic "Paesaggi costieri mediterranei"

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Nocco, Sebastiana. "Torri e piazzeforti nella Sardegna moderna. Fonti cartografiche e documentarie nella lettura delle trasformazioni territoriali del paesaggio costiero sardo tra XVI e XVIII secolo." In FORTMED2015 - International Conference on Modern Age Fortifications of the Western Mediterranean coast. Editorial Universitat Politècnica de València, 2015. http://dx.doi.org/10.4995/fortmed2015.2015.1686.

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