Dissertations / Theses on the topic 'Ottocento italiano'

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1

STELLA, GAETANO. "Un compositore erudito nel secondo Ottocento italiano: Pietro Platania (1828-1907)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/770.

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Abstract:
La memoria del compositore siciliano Pietro Platania (Catania, 1828- Napoli, 1907) è oggi affidata quasi esclusivamente, alla sua partecipazione alla composizione della Messa per Rossini, promossa da Giuseppe Verdi tra il 1868 ed il 1869. Eppure, dalla lettura dei quotidiani, come anche della stampa specializzata del suo tempo, emerge che Platania fu considerato tra le massime autorità musicali italiane del suo tempo. Ma quali sono gli elementi di autorevolezza riconosciuti a Platania dai suoi contemporanei? A Platania veniva, prima di tutto, riconosciuta una indiscussa autorità nella teoria musicale e nel contrappunto di tradizione napoletana. Migliore degli allievi di Raimondi, per ammissione del suo stesso maestro, era stato iniziato a tutte le complicazioni del contrappunto napoletano sfociato, proprio nell’opera di Raimondi, in una concezione ‘gigantistica’; tracce di questa concezione sono presenti in alcune composizioni di Platania come il Salmo Exurgat Deus, per 24 voci ed orchestra sinfonica. Uomo decisamente colto, per formazione e letture, diede alle stampe una serie di trattati (Corso completo di fughe e canoni, Trattato d’armonia ecc.) che esercitarono una notevole influenza, soprattutto nei conservatori meridionali d’Italia. Ma Pietro Platania fu attivo in vari settori della vita musicale del secondo Ottocento. Fu autore di opere per il teatro (Vendetta Slava, Spartaco) che furono assai ben accolte, tanto da meritare la stampa da parte di editori quali Ricordi e Sonzogno, di musica sinfonica, di musica da camera (con delle notevoli liriche da camera e gli interessantissimi quartetti), di molta musica sacra, nella quale, in anni segnati dall’ascesa del Cecilianesimo, coltivò una propria maniera caratterizzata dalla co-presenza di elementi del vecchio stile severo (aggiornato però attraverso l’uso di un’armonia pienamente romantica), e di una cantabilità tipica della musica italiana del XIX secolo. Nonostante gli elementi sopra elencati, la ricerca musicologica, a parte alcuni sporadici interventi, sembra aver completamente ignorato questa interessante figura del nostro Ottocento. La tesi, dopo una necessaria ricostruzione biografica, mette quindi a fuoco una serie di aspetti legati alla sua attività di teorico e di compositore ponendo al centro principalmente gli aspetti legati alla scuola di composizione napoletana della quale Platania fu uno degli ultimi illustri esponenti.
Today the memory of the Sicilian composer Pietro Platania (Catania 1828- Naples, 1907) is almost totally bound to his participation to the Messa per Rossini, promoted by Giuseppe Verdi between 1868 and 1869. But, from the reading of the newspapers, as well as the specialized press of his time, IT is clear that Platania was considered one of the most important musicians of his generation in Italy. What are the elements of this importance attributed to Platania from his contemporaries First of all, Platania was considered one of the most expert musicians in the theoretic and contrapuntal field according to the Neapolitan tradition. He was the best Pietro Raimondi’s pupil, as his own maestro declared, and he experienced all the most complicated kinds of the Neapolitan counterpoint that, starting with Raimondi’s works, flowed into a ‘gigantic’ conception. It is possible to look at this formulation in some of Platania’s works as the Psalm Exurgat Deus for 24 voices and symphony crchestra. He was a real scholar, if we consider his culture and his readings. He published some treatises (Corso complete di fughe e canoni, Trattato d’armonia etc.) that had a strong influence especially in the southern Italian conservatories. But Platania was a very interesting figure for various activities that he made in the second half of the 19th century. He wrote Operas (Vendetta Slava, Spartaco, etc) that were greatly appreciated and edited by the most important Italian Press as Ricordi and Sonzogno, Symphonic music, Chamber music (with beautiful chamber songs and very interesting quartets), and a lot of Sacred music, where he showed his own style characterized by the co-presence of the old observed style (through a typically romantic harmony), and a pronounced melodic fluency that was very typical in the 19th century Italian music. Despite all the elements I pointed out above, the musicological research completely ignored this interesting musician of the 19th italian century, apart from some rare contributes. The script, after a necessary biographical outline, points out some aspects of his work as theorist and composer, deepening the aspects belonging to the Neapolitan school of composition of which Platania was one of the latst- but not the least- eminent exponents.
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GIRARDI, RENATO. "Il pacifismo democratico italiano tra Ottocento e Novecento. Un profilo storico-politico." Doctoral thesis, Università del Piemonte Orientale, 2014. http://hdl.handle.net/11579/46184.

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3

Petrini, Valentina. "Giambattista Giuliani: Dante e le parlate popolari toscane nelle ricerche di un piemontese spiemontizzato." Doctoral thesis, Università del Piemonte Orientale, 2020. http://hdl.handle.net/11579/115030.

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Abstract:
Con questa tesi mi propongo di offrire uno strumento biografico, bibliografico e documentario che possa contribuire alla conoscenza e allo studio delle opere di Giambattista Giuliani, notevole letterato della seconda metà dell’Ottocento, al suo tempo celebre commentatore di Dante e sensibile interprete della questione della lingua italiana nell’Ottocento. Considerata la mancanza di una bibliografia critica su Giuliani, nonostante gli apporti alla ricerca venuti dagli studi di Carlo Dionisotti, Claudio Marazzini, Luca Serianni, è risultata necessaria un’indagine complessiva della figura e delle opere dello studioso, che non solo definisse la sua posizione nel quadro della storiografia letteraria, ma che evidenziasse anche i suoi rapporti con il contesto politico - culturale del secolo XIX. Un ruolo fondamentale in questo lavoro è stato rivestito dall’accurata analisi delle opere edite da Giuliani e dalla ricerca documentaria con la riscoperta, a cui mi sono dedicata con successo, di importanti documenti inediti che hanno permesso la ricostruzione della vita di Giuliani, attraverso la fitta rete di rapporti intessuta con illustri esponenti del mondo intellettuale e politico dell’epoca; l’analisi dello sviluppo diacronico della posizione assunta dal padre somasco nei dibatti intorno alla lingua italiana che caratterizzarono l’Ottocento; la messa in evidenza delle implicazioni tra gli studi danteschi e quelli linguistici portati avanti da Giuliani, con particolare attenzione al metodo da lui adottato in questi campi d’indagine.
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Mogorovich, Eliana. "Dalla realtà alla coscienza: il percorso della ritrattistica tra fine Ottocento e inizio Novecento." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4516.

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Abstract:
2009/2010
Il recente e diffuso interesse suscitato dalla ritrattistica nell’ambito di esposizioni di carattere nazionale ha sollecitato una riflessione sull’accoglienza ad essa riservata in un periodo cruciale della sua evoluzione, quello situato a cavallo fra la fine del XIX e i primi decenni del XX secolo. Si tratta di un momento che – data l’ascesa di una classe bisognosa di conferme dello status appena acquisito come la borghesia – ha visto il proliferare di immagini destinate all’autocelebrazione e che proprio per rispondere a tale necessità imponevano l’adozione di uno stile strettamente realistico. Tuttavia il medesimo torno d’anni coincide anche con la nascita della psicoanalisi freudiana (al 1895 risale la pubblicazione degli Studi sull’isteria, al 1899 L’interpretazione dei sogni mentre risale al 1901 la prima edizione della Psicopatologia della vita quotidiana), una rivoluzione che finì col riguardare anche le discipline artistiche e che, potenzialmente, poteva condurre a uno stravolgimento dell’approccio fotografico fino allora imposto dai committenti per le loro effigi. Il presente progetto si propone dunque l’obiettivo di individuare eventuali punti di contatto fra due filoni di ricerca finora affrontati come binari paralleli, il primo coincidente con le richieste maturate dalla situazione sociale dell’epoca e, il secondo riguardante le possibili ripercussioni connesse all’apertura di un nuovo orizzonte culturale. La ritrattistica ha conosciuto nel periodo preso in esame il passaggio da forme ufficiali e borghesi, centrate solo sulla verosimiglianza fisica e su blandi accenni al carattere dell’effigiato, a una concezione rivolta principalmente allo scavo psicologico del personaggio. Tale premessa, che può essere confermata dall’esame del catalogo di singoli autori, non trova però alcun riscontro nella stampa esaminata; gli articoli monografici e le recensioni di mostre rintracciate in “Emporium”, “L’illustrazione Italiana”, “The Studio” e “Die Künst für Alle” hanno infatti portato alla luce un panorama completamente diverso evidenziando continue e mai sanate discrepanze fra l’effettiva produzione degli artisti e quanto veniva poi riportato dalla stampa tanto in termini iconografici che di semplice citazione o descrizione. Nonostante le continue lagnanze sull’arretratezza dell’arte italiana e la proclamata intenzione di aggiornare il gusto artistico del pubblico, i quattro periodici esaminati continuano infatti a propagandare e diffondere quello che si può definire un “tono medio” della pittura, che esclude da recensioni e interventi di vario tipo tanto movimenti come l’impressionismo, il cubismo e il futurismo quanto gli autori europei più aggiornati cui talvolta si accenna solo una volta tramontata l’ondata rivoluzionaria della loro arte e sempre limitatamente alle opere meno eversive. Dal punto di vista della ritrattistica si assiste dunque a una sorta di silenzioso passaggio dal solido realismo ottocentesco alle forme pacate e immobili di Novecento, tendenza cui sembrano uniformarsi tutti i pittori italiani del nuovo secolo. La ripresa di interesse verso la rappresentazione della figura umana che contraddistingue il gruppo milanese non ha comportato, purtroppo, un effettivo aumento di ritratti riproponendo anzi le problematiche già osservate per i decenni precedenti poiché alla labilità del confine fra ritratto e pittura di genere viene a sostituirsi quella fra ritratto e semplice rappresentazione di figure per le quali non è sempre possibile stabilire il riferimento a fisionomie e caratteri individuali. Quanto fin qui osservato ha avuto come conseguenza la revisione nell’impostazione del presente lavoro in cui il mancato sviluppo di alcune parti è compensato dall’ampliamento dell’orizzonte geografico di riferimento dal momento che tanto nelle appendici poste a margine della tesi quanto nella sua prima parte sono stati inseriti autori dell’intera Penisola e stranieri allo scopo di ricostruire il panorama storico-artistico e critico del periodo considerato. Dal punto di vista operativo, dunque, i capitoli seguono una scansione temporale su base quinquennale: all’interno di ognuno è stato analizzato ogni singolo anno partendo dall’iniziale confronto fra i periodici italiani e ampliando poi la visuale su quanto pubblicato dalle riviste straniere, fonte utilizzata soprattutto dal punto di vista dell’apparato iconografico presente. La sporadica presenza di monografie dedicate ad artisti che hanno svolto principalmente l’attività di ritrattisti (presenti per lo più su “Emporium”) ha fatto sì che l’attenzione si concentrasse sulla posizione assunta dai vari critici rispetto alle mostre recensite, messe fra l’altro a confronto con i cataloghi delle esposizioni stesse nel caso delle biennali veneziane e di eventi come la mostra del ritratto di Firenze del 1911, quella dell’Autoritratto organizzata dalla Famiglia Artistica di Milano nel 1916 e quella del Ritratto femminile contemporaneo ospitata nella villa Reale di Monza nel 1924. La marginalità di cui ha costantemente sofferto il filone pittorico cui ci si è dedicati si riverbera, naturalmente, su una presenza sporadica e poco significativa degli artisti veneto-giuliani ai quali, comunque, è interamente dedicato il catalogo in cui è organizzata la seconda parte della tesi. Basato sulle ricorrenze dei pittori nelle riviste esaminate, il catalogo segue la scansione in sezioni distribuite a seconda della tipologia di ritratto cui appartengono, cominciando da quelli di singoli personaggi (a loro volta distinti fra ritratti muliebri, virili e effigi di critici d’arte), ritratti di gruppo, ritratti di artisti e autoritratti, sezione quest’ultima che vede l’inclusione delle opere facenti parte della collezione di autoritratti della Galleria degli Uffizi, assunta come evidente certificato di importanza dell’autore cui l’opera è stata richiesta o da cui è stata donata. Ogni sezione è aperta da una breve introduzione che prevede, per la parte degli autoritratti, il riferimento ai più recenti studi inerenti la relazione fra arte e psicanalisi, anche in virtù del fatto che la destinazione eminentemente privata di questi lavori consentiva all’autore una maggiore libertà stilistica e un più sincero dialogo con il proprio modello. Il lavoro di tesi è completato dal catalogo delle opere ritenute più significative per ciascuna sezione e dalle appendici critiche tratte da “Emporium” e “L’Illustrazione Italiana”.
XXIII Ciclo
1978
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5

BAITA, BRUNELLA. "COLOR LOCALE NELLA NELLA NARRATIVA REGIONALE ITALIANA DEL SECONDO OTTOCENTO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10290.

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Abstract:
Il presente lavoro si propone di iniziare a configurare un quadro unitario e sistematico della narrativa postverghiana sia sul piano letterario sia sul piano linguistico <>. Alla ricerca delle tracce di un vero o presunto “color locale” si sono scandagliate oltre centocinquanta novelle (Nicola Misasi, “In magna Sila”; Salvatore Di Giacomo, “Novelle Napolitane”; Matilde Serao, “Dal vero”; Domenico Ciampoli, “Trecce nere”; Gabriele D'Annunzio, “Terra vergine”; Mario Pratesi, “In Provincia”; Emilio De Marchi, “Sotto gli alberi”; Remigio Zena, “Le anime semplici. Storie umili”) la cui lingua è stata misurata sia rispetto agli strumenti normativi coevi sia rispetto all’uso corrente, ricostruito attraverso i lavori di studiosi che hanno focalizzato la loro attenzione su aspetti diversi dell’italiano del XIX secolo: dalla lingua letteraria a quella giornalistica passando attraverso l’ambito colloquiale/famigliare che emerge dallo studio degli epistolari. L'introduzione letteraria che precede il quadro appena descritto propone un'analisi comparativa dei tratti caratterizzanti il verismo verghiano secondo la declinazione che ne offrono, nelle varie raccolte prese in analisi, gli autori coinvolti in questo studio.
Our work aims at building a unitary, systematic tableau of the Italian narrative after Verga. We have focused on literary and language aspects <>. Tracing a real or presumed 'local color', we have examined over one hundred and fifty short stories ( 'In magna Sila' by Nicola Misasi; 'Novelle Napolitane' by Salvatore Di Giacomo; 'Dal vero' by Matilde Serao; 'Trecce nere' by Domenico Ciampoli; 'Terra vergine' by Gabriele D'Annunzio; 'In Provincia' by Mario Pratesi; 'Sotto gli alberi' by Emilio De Marchi; 'Le anime semplici. Storie umili' by Remigio Zena). The language has been studied based on norms and everyday usage of those times. The latter has been shaped through the works of scholars who have analyzed different aspects of the Italian language from the 19th century, in literature, journalism, and also in more colloquial, familiar letters. The section about literature preceding the portrait pictured above offers a comparative survey of the specific traits of Verga's Verismo according to the variations made, in the already mentioned collections of short stories, by the authors involved in this research.
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BAITA, BRUNELLA. "COLOR LOCALE NELLA NELLA NARRATIVA REGIONALE ITALIANA DEL SECONDO OTTOCENTO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10290.

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Abstract:
Il presente lavoro si propone di iniziare a configurare un quadro unitario e sistematico della narrativa postverghiana sia sul piano letterario sia sul piano linguistico <>. Alla ricerca delle tracce di un vero o presunto “color locale” si sono scandagliate oltre centocinquanta novelle (Nicola Misasi, “In magna Sila”; Salvatore Di Giacomo, “Novelle Napolitane”; Matilde Serao, “Dal vero”; Domenico Ciampoli, “Trecce nere”; Gabriele D'Annunzio, “Terra vergine”; Mario Pratesi, “In Provincia”; Emilio De Marchi, “Sotto gli alberi”; Remigio Zena, “Le anime semplici. Storie umili”) la cui lingua è stata misurata sia rispetto agli strumenti normativi coevi sia rispetto all’uso corrente, ricostruito attraverso i lavori di studiosi che hanno focalizzato la loro attenzione su aspetti diversi dell’italiano del XIX secolo: dalla lingua letteraria a quella giornalistica passando attraverso l’ambito colloquiale/famigliare che emerge dallo studio degli epistolari. L'introduzione letteraria che precede il quadro appena descritto propone un'analisi comparativa dei tratti caratterizzanti il verismo verghiano secondo la declinazione che ne offrono, nelle varie raccolte prese in analisi, gli autori coinvolti in questo studio.
Our work aims at building a unitary, systematic tableau of the Italian narrative after Verga. We have focused on literary and language aspects <>. Tracing a real or presumed 'local color', we have examined over one hundred and fifty short stories ( 'In magna Sila' by Nicola Misasi; 'Novelle Napolitane' by Salvatore Di Giacomo; 'Dal vero' by Matilde Serao; 'Trecce nere' by Domenico Ciampoli; 'Terra vergine' by Gabriele D'Annunzio; 'In Provincia' by Mario Pratesi; 'Sotto gli alberi' by Emilio De Marchi; 'Le anime semplici. Storie umili' by Remigio Zena). The language has been studied based on norms and everyday usage of those times. The latter has been shaped through the works of scholars who have analyzed different aspects of the Italian language from the 19th century, in literature, journalism, and also in more colloquial, familiar letters. The section about literature preceding the portrait pictured above offers a comparative survey of the specific traits of Verga's Verismo according to the variations made, in the already mentioned collections of short stories, by the authors involved in this research.
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SALLUSTO, Filippo. "Rachele Villa Pernice e l'intellettualità femminile italiana del secondo Ottocento." Doctoral thesis, Università degli studi di Cassino, 2023. https://hdl.handle.net/11580/95441.

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Abstract:
>This doctoral thesis concerns a relatively unknown lady, fond of literature, arts and religion, whose unpublished paper archive reveals the evolution of important Italian writers and various historical issues of the second half of XIXth century through exchange of ideas and debates between several femmes savantes both Italian that Europeans with the intervention of important male figures. The intrinsic feature of Rachele Villa Pernice, daughter of the historian Cesare Cantù, stands out in comparison with other Italian and foreign learned ladies.
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Sacchet, Chiara <1987&gt. "Maestre. Un percorso nella letteratura italiana tra Ottocento e Novecento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1754.

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DURETTO, IDA. "Memoria, imitazione e la costruzione del canone poetico tra Sette e Ottocento." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2020. http://hdl.handle.net/11384/90710.

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NAGLIATI, Iolanda. "L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DEGLI STUDI MATEMATICI IN ITALIA A METÀ OTTOCENTO." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2014. http://hdl.handle.net/11392/2388954.

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Abstract:
The past few decades have seen several studies carried out by historians of mathematics on mathematics in the post unification period in Italy, further interest being recently stimulated by the celebration of 150 years since the Unification of Italy; this moment brought about a period of renewal of structures and infrastructures suitable for the new state, which, at the same time, required a new institutional organisation on a national level for the scientific community. Before the Unification, during the Restoration and first movements of independence, contacts with the most advanced sectors of European research had already begun and further development would be carried on into the last decades of the XIX century. A greater opening towards the English and German schools of mathematics was seen to take the place of the traditional links with the French school of thought. By means of edited and inedited material, the presence of many foreign scholars in Italy will be examined as well as the journeys that Italian mathematicians undertook abroad. Moreover, the contents of inedited correspondences presented in the Documents will be discussed in relation to the theme of the research, or rather the dynamics which contributed to the return of Italian mathematics to the forefront of European scene. Particular study will be devoted to the case of Ottaviano Fabrizio Mossotti as an example of the compulsory internationalization of political exile The Brioschi-Tardy correspondence is the main source which concern the politics of the Risorgimento, the organisation of education and research in the post Unification period, and the lines of research which both Brioschi and Betti and their European interlocutors shared: the resolution of fifth degree equations and the invariant theory of binary forms. Another research is studied, carried out mainly by Liouville and some other English mathematicians in the second quarter of the nineteenth century: expansion of differential and integral calculus to non-integer orders. The subject, which had been put aside for several decades, came back to the forefront towards the end of the XX century. Although the influence of the foundation of the Annali di Matematica Pura ed Applicata was a determining factor in the renewal of scientific research in Italy, several other journals contributed to the dissemination of results and information to Italian scholars. Academic publications also played their part, and a detailed examination is given of the scarcely studied scientific periodicals linked to the University of Pisa during the XIX century.
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Kovačević, Zorana. "Mediazioni culturali: letteratura e società italiane nell'odeporica serba ed europea tra Ottocento e Novecento." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10150.

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Abstract:
2012/2013
Lo scopo di questo lavoro è rappresentare l’immagine dell’Italia, della sua società, della sua cultura e soprattutto della sua letteratura nell’ambito dell’odeporica serba ed europea dell’Ottocento e del Novecento. Nonostante una sorprendente presenza dell’Italia nella letteratura di viaggio serba, i saggi, le monografie, i libri, le antologie e gli altri testi che ne trattano non sono particolarmente numerosi tanto in lingua serba quanto in quella italiana. Al contrario di ciò che accade per altri viaggiatori stranieri, la presenza di testimonianze scritte dai serbi in visita in Italia è dunque studiata relativamente poco: infatti, considerando la bibliografia generale relativa al viaggio in Italia, colpisce subito una notevole asimmetria e una grande lacuna. La tesi è divisa in due parti. Nella prima, tramite le pagine dei viaggiatori serbi che dell’Italia hanno lasciato testimonianza scritta sono illustrati, privilegiando un taglio cronologico, gli elementi essenziali a un ritratto del Belpaese, fra Ottocento e Novecento. Attraverso cinque capitoli, che corrispondono ad altrettante fasi dello sviluppo dell’odeporica serba, viene messo l’accento sull’immagine dell’Italia, mentre tutte le informazioni fornite sui viaggiatori e le loro opere sono ridotte all’essenziale in quanto maggiormente pertinenti all’ambito della slavistica. L’Italia, soprattutto per le sue bellezze e tradizioni, è senz’altro una meta d’obbligo per chi proviene dalle terre slave. Per quanto riguarda l’area serba, la presenza dell’Italia si può osservare principalmente attraverso la letteratura di viaggio a cui hanno contribuito, in più di due secoli, scrittori curiosi di conoscere questo paese, che fin dai tempi del Grand Tour ha attirato schiere di viaggiatori da tutta Europa. La prima fase dell’odeporica serba sull’Italia si apre poco prima dell’inizio del secolo XIX e dura fino al Romanticismo, che ne costituisce la seconda fase, quando appaiono i notevoli contributi di Petar Petrović Njegoš e soprattutto il libro Lettere dall’Italia di Ljubomir Nenadović, che non rappresenta solo uno spartiacque nel genere, ma senza dubbio anche un passo notevole in tutta la letteratura di viaggio serba. La terza fase, che in qualche modo corrisponde al Realismo, si protrae fino all’apparizione di una generazione nuova che si afferma tra le due guerre mondiali e porta la letteratura di viaggio alla sua epoca d’oro in cui essa, ormai staccata e lontana dalla tradizione precedente, matura completamente. Siccome ripercorrendo le tappe dello sviluppo di questa tradizione risulta che il periodo tra le due guerre è fondamentale in quanto momento in cui avviene un grande cambiamento della poetica del viaggio stesso, si porrà l’accento proprio su questo quarto periodo, chiamato anche Modernismo, che costituisce una fase cruciale per l’odeporica serba. Infine, dopo la seconda guerra mondiale fino alla fine del secolo XX si snodano i decenni che corrispondo all’ultima e conclusiva epoca. A giudicare dai diari, dalle lettere, dai resoconti e da altro materiale riguardante il tema del viaggio, città come Napoli, Roma e Venezia confermano la loro prevedibile centralità in questa mappa, seguite a ruota dalle città toscane e da quelle siciliane. Anche se i viaggiatori serbi privilegiano le zone di cui si ha già una conoscenza dettagliata, soprattutto a partire dalla fine della prima guerra mondiale esse si moltiplicano e l’elenco dei nomi si arricchisce di località meno note. Mentre nelle pubblicazioni dedicate a questo tema, pur inquadrato da differenti angolazioni e metodologie, manca un approccio comparativo, nella tesi, sin dalla fase embrionale, si è cercato di descrivere il mondo dei viaggiatori stranieri che hanno deciso di rendere omaggio all’Italia con i loro scritti, stabilendo paragoni e confronti. Si inizia perciò una rapidissima panoramica sul viaggio raccontato nell’odeporica europea nel periodo che abbraccia l’Ottocento e il Novecento, soprattutto attraverso il più classico dei canoni il cui modello è diventato familiare anche all’odeporica serba. Partendo da Goethe, passando per Gogol’, arrivando a Stendhal, con qualche digressione sui viaggiatori meno conosciuti, si verifica in che modo le stazioni di un pellegrinaggio appassionato, e soprattutto le immagini dell’Italia e della sua cultura si sovrappongono con, o differiscono da, quelle relative ai viaggiatori serbi. Inoltre, all’occorrenza, come termine di paragone, si affronta anche il viaggio degli italiani in Italia. Invece la seconda parte, divisa in cinque capitoli, mostra l’immagine della letteratura italiana nelle testimonianze odeporiche, soprattutto del Novecento, un secolo cruciale per la presenza dell’Italia nella letteratura serba. Per quanto riguarda le preferenze dei viaggiatori, da un lato si nota la passione per i classici come Dante, Petrarca e Tasso, mentre dall’altro si manifesta anche l’interesse per scrittori come Gucciardini, Cecco Angiolieri, Santa Caterina da Siena o Giuseppe Gioachino Belli. Solo qualche sporadica menzione è riservata a D’Annunzio oppure al futurismo italiano. Il baricentro di quasi tutta la seconda parte della tesi è senz’altro il rapporto di Miloš Crnjanski con la letteratura italiana: egli, che ne fu un grande ammiratore e lettore, la affronta anche dal punto di vista critico utilizzando un ricco corpus di fonti che esamina con cura. Il primo capitolo è dedicato al rapporto di Crnjanski con Dante: nel corso del suo pellegrinaggio fiorentino che descrive nel libro L’amore in Toscana, lo scrittore approda a un’attenta lettura della Vita nuova, facendo, secondo consuetudine, alcune annotazioni a margine, grazie alle quali è possibile seguire un filo rosso che accomuna i due letterati, e rintracciare una serie di affinità tematiche che Crnjanski trova tra il suo diario di viaggio e quello che parla del primo amore di Dante. Se si osservano tutti i filoni tematici lungo i quali si dipana la ricezione di Firenze nell’odeporica serba, è evidente che in tale complesso manca un particolare interesse per la figura e l’opera di Dante, che è invece un topos importante affermatosi nella gran parte della produzione letteraria europea che ruota attorno all’Italia. È dunque proprio Miloš Crnjanski a colmare questa lacuna offrendo un piccolo ma piuttosto significativo tributo all’artefice della Commedia. L’immagine che Crnjanski ha di Firenze non consiste nella consueta descrizione della città e dei suoi itinerari, ma secondo la poetica del libro L’amore in Toscana l’idea di omaggiare Dante si realizza con l’inserimento all’interno della sua struttura di un saggio dedicato alla protagonista della Vita nuova intitolato appunto Sulla Beatrice fiorentina. Una lettura approfondita del saggio di Crnjanski rimanda subito alla sua fonte principale: lo studio di Alessandro D’Ancona del 1865 La Beatrice di Dante, le cui considerazioni preliminari sono servite allo scrittore serbo come punto di partenza da cui deriva anche il tono polemico con cui egli talvolta affronta l’argomento. Il secondo capitolo nasce sempre dal contatto con gli scrittori italiani avvenuto durante il pellegrinaggio descritto nell’Amore in Toscana, che mostra la particolare attrazione di Crnjanski per Siena, a cui dedica quasi la metà del libro, riservandole punti di vista e interpretazioni originali. Questo ritratto della città contiene diversi passaggi narrativi interessanti incentrati su alcuni momenti della vita degli scrittori e degli artisti italiani del medioevo tra i quali spicca Cecco Angiolieri, il più rappresentativo di quei poeti detti “giocosi” o “comico-realistici” che fiorirono in Toscana tra la seconda metà del Duecento e l’inizio del Trecento. Per affrontare sia l’universo poetico sia la vita privata del poeta senese Crnjanski si è servito dall’importante contributo di Alessandro D’Ancona intitolato Cecco Angiolieri da Siena, poeta umorista del secolo decimo terzo, del 1874. Per questo motivo, alla fine del capitolo è parso interessante soffermarsi brevemente su due saggi di Luigi Pirandello: Un preteso poeta umorista del secolo XIII e I sonetti di Cecco Angiolieri, scritti con lo scopo di confutare decisamente la tesi, protrattasi per secoli e sostenuta da D’Ancona, secondo cui Cecco sarebbe stato a tutti gli effetti un poeta umorista. Anche se queste pagine di Pirandello sono prive di punti di contatto con quelle dell’Amore in Toscana, esse completano il quadro della critica più antica sulla poesia di Angiolieri, e permettono di mostrare similitudini e differenze con la ricezione che ne ha Crnjanski. Anche nella seconda parte della tesi si privilegia un approccio comparativo, perché studiando i rapporti tra gli scrittori e i viaggiatori serbi e la letteratura italiana incrocia spesso il mondo di altri autori europei che viaggiando in Italia hanno affrontato temi legati alla letteratura del paese che stavano visitando. Così, per esempio, il terzo capitolo, incentrato su Tasso nell’odeporica di Miloš Crnjanski e Marko Car, è corredato da un capello introduttivo nel quale si affronta anche l’interesse per la figura e la vita di Tasso nella letteratura europea. È soprattutto tra Sette e Ottocento che la vicenda drammatica di Tasso offre elementi che entrano perfettamente in sintonia con il gusto del tempo e perciò proprio in quel periodo che egli diventa protagonista di un vero mito letterario, le cui radici, però, risalgono già al Seicento. Ma proprio nel Novecento, quando questa fortuna letteraria e anche figurativa, particolarmente duratura, che ebbe soprattutto echi internazionali, sembra ormai al tramonto, essa, invece, ebbe un suo ulteriore bagliore presso i letterati serbi, che non riuscirono a sottrarsi al fascino della vita di questo poeta, piena di laceranti contrasti che si inquadrano nella situazione politica e religiosa del suo tempo. Frutto di tale interesse sono due contributi non notevoli dal punto di vista della lunghezza, ma interessanti per un’impronta personale, nonostante talvolta si noti una significativa presenza delle letture fatte: si tratta di un capitolo delle Lettere estetiche di Marko Car intitolato Il monastero di Sant’Onofrio - Torquato Tasso - Panorama dal Gianicolo e di quello semplicemente intitolato Tasso parte del libro Presso gli Iperborei di Miloš Crnjanski. Similmente è impostato anche il quarto capitolo intitolato Crnjanski lettore dei sonetti romaneschi di Giuseppe Gioachino Belli nel quale, oltre a approfondire il rapporto tra Miloš Crnjanski e Belli, è riservato un ampio spazio a quei grandi letterati europei che ebbero il merito di diffondere la fama dello scrittore romano oltre frontiera. Toccherà a Ivo Andrić chiudere la tesi, con un capitolo, il quinto, interamente dedicato al rapporto dell’unico vincitore jugoslavo del premio Nobel per la letteratura con la società, la cultura e soprattutto la letteratura italiane, che a più riprese hanno attirato l’attenzione di questo scrittore. Si tratta di un argomento poco indagato nel suo complesso, importante tuttavia per illustrare in che modo nel vasto corpus delle opere di Andrić si integri la passione per il Belpaese. Oltre al rapporto con il fascismo e con la letteratura italiana attraverso alcuni autori classici, un ampio spazio del capitolo è dedicato all’interesse dello scrittore per Francesco Guicciardini la cui vita e opera Andrić affrontò con una solida preparazione e nel cui pensiero riconobbe numerose affinità con il proprio.
XXV Ciclo
1985
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ottomano, Vincenzina caterina. "La ricezione dell’opera russa tra Ottocento e Novecento in Francia e Italia." Doctoral thesis, Universität Bern, 2020. http://hdl.handle.net/10278/3752737.

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Abstract:
The thesis examines the impact of the early dissemination of Russian operas in the cultural life and the musical thought of Italy and France between the second half of the 19th century and the beginning of the 20th century. During this period, both in Italy and France, debates about musical theatre were deeply shaped by the influence of Russian music, especially its opera. After the first performance of A Life for the Tsar in Prague (1866), which is the first opera by a Russian composer to have been performed abroad, Italy and France were the first countries to show a lively interest for Russian music. The decision to limit the field of research to Italy and France is due to the special connections, both from the political and cultural point of view, between the two. Considered, in the second half of the 19th century, as the leading lights of opera culture, Italy and France were the first countries to stage works such as A Life for the Tsar, Boris Godunov and Yevgeny Onegin. Moreover, from a theoretical point of view, many Italian and French critics saw Russia and the Russian opera as a source of renewal for Western musical theatre, as well as an “alternative” canon to that of Wagner’s Musikdrama. Musical debates on the future of the opera in this period are indeed more orientated towards a revaluation of the Russian opera, which was no longer considered “barbarian”, “wild” or “exotic” but rather the starting point for new cultural attitudes. One of the key points of the thesis is also the very close relationship between musical thought and political interest in the relationships of Italy and France with Russia. After the Alliance franco-russe in 1893 and the Racconigi Agreement between Italy and Russia in 1909, Russian opera’s dissemination becomes the cultural path “par excellence” by which to cement political alliances and strategies before World War I. This thesis will be the first detailed treatment of the reception of the Russian Opera in Italy and France, and will offer some vital new information about the impact of Russian music on Western culture.
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Del, grande Giulia. "Dinamiche di comunicazione culturale italiana in Francia fra Ottocento e Novecento : il caso di Salvatore Farina." Thesis, Toulouse 2, 2018. http://www.theses.fr/2018TOU20105.

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Abstract:
La recherche vise à comprendre les dynamiques de diffusion de la littérature de Salvatore Farina à l’étranger et plus particulièrement en France. L’écrivain, né à Sorso en 1846 et décédé à Milan en 1918, est un des écrivains italiens le plus prolifique du XIXème siècle, ayant publié en quarante ans de carrière plus d’un roman par an, parmi lesquels certains ont été traduits en 11 langues. Dans la première partie de la recherche nous mettrons en lien les thèmes clés de son activité narrative en Italie avec ses œuvres principales qui le rendront célèbre à l’étranger comme « l’humoriste italien », « le Dickens italien » ou l’écrivain italien du roman intime, en terminant avec le « Giubileo letterario » consacré à l’auteur en 1907 et avec une large réflexion sur les caractéristiques culturelles italiennes que Salvatore Farina a transmises dans ses œuvres. Dans la deuxième partie nous chercherons dans le rapport avec De Gubernatis (intellectuel, journaliste, essayiste italien) les modalités de la diffusion de sa littérature à l’étranger, par la suite nous décrirons ses voyages en soulignant les rapports de Farina avec les intellectuels, les journalistes et les éditeurs européens les plus importants. Dans la troisième partie nous nous concentrerons plus particulièrement sur son succès en France en abordant ses voyages à Paris, les problématiques relatives au droit d’auteurs et au débat né en France au sein de la « société des gens des lettres » ses relations avec le monde de l’édition française, avec les journaux et ses traducteurs et à d’éventuelles correspondances avec les grands hommes de lettre française de son époque
This research is aimed at discovering the dynamics of diffusion of Salvatore Farina’s literature abroad and particularly in France. The writer, born in Sorso in 1846 and deceased in Milan in 1918 is one of the most prolific Italian writers of the XIX Th century. He published more than a novel a year, among which some were translated into 11 languages. In the first part of the research we will link the key themes of his literature in Italy with his greatest works, those who made him famous and considered as “the Italian humorist”, “the Italian Dickens”, or the Italian writer of the “intimate novel”. We will conclude with the « Giubileo letterario » dedicated to the author in 1907 and with a broad reflection on the Italian culture characteristic that Salvatore Farina conveyed in his works. In the second part, we will study his relation with De Gubernatis (italian intellectual, journalist and essayist) and the characteristics of the diffusion of his literature abroad, we will describe the activity of Farina in the Europe, focusing on his travels and underlining Farina’s relations with the most important foreign intellectuals, journalists and editors. In the third part we will concentrate more specifically on his success in France and also dealing with the problematic of copyrights and the debate born in France within the “« société des gens des lettres », his trips to Paris, his relations with the French publishing world, the literary journals, his translators and finally with his potential correspondences with the great French literature figures of his time. This research is aimed at discovering the dynamics of diffusion of Salvatore Farina’s literature abroad and particularly in France between 19th and 20th century. We will analyse his masterpieces, his journalistic activities in Italy and abroad, his international contacts and his travels abroad. The research will be concluded with the study of his relationship with French editors, journalists and with the most important intellectuals of his time
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Colamaria, Nazareno <1988&gt. "La ricompensa del coraggio. Il nero sentiero dalle origini gotiche agli sviluppi del fantastico tra Ottocento e Novecento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4166.

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Abstract:
La tesi ha come obiettivo quello di ripercorrere gli sviluppi in merito alla letteratura gotica dai suoi inizi legati al contesto inglese del diciottesimo secolo fino a giungere ad alcune osservazioni legate alla produzione letteraria italiana contemporanea
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PARENTI, PAMELA. "I libretti di Giuseppe Palomba e il teatro comico musicale a Napoli tra Sette e Ottocento." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2008. http://hdl.handle.net/2108/615.

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Abstract:
This research is a monography about Giuseppe Palomba, a neapolitan librettist, lived between the eighteenth and nineteenth century. The first part of the thesis reconstructes the musical comic theatre’s history in Naples from 1700 to 1825. Then, after a bibliographic research about the librettist’s Opera, the themes, the structures, the style and the language of a sample of Palomba’s librettos (63 librettos) are analysed in detail. The last section of this work analyses the critically acclaimed librettos derived from Goldoni. On the whole Palomba’s librettos give important information about the greatest opera composers of the era, theatres and impresarios, companies of players, the public tastes, other librettists and finally the Opera’s commerce and exportation in Europe. And from these librettos it is possible to reconstruct a unknown part of musical comic theatre.
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Cappellazzo, Silvia <1989&gt. "Esposizioni d’arte umoristica e di caricatura tra fine Ottocento e primo Novecento in Italia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3915.

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Abstract:
L'oggetto della ricerca riguarda un periodo della storia artistica italiana poco studiato, ovvero le esposizioni d'arte umoristica e di caricatura che si sono svolte nelle maggiori città italiane, dal 1878 al 1919. Il lavoro viene suddiviso in una parte generale, relativa alla pratica caricaturale nel tempo, dopodiché si andranno ad approfondire i singoli eventi d'arte umoristica e di caricatura, fornendo non solo indicazioni pervenute dallo studio dei documenti scritti, ma anche corredando la tesi con un consistente corpus figurativo.
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RE, FEDERICA. "PATRIOTTISMO E COSMOPOLITISMO NEL PRIMO OTTOCENTO: FRANCESCO CUSANI CONFALONIERI, TRADUTTORE, STORICO ED EDITORE LOMBARDO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/2434/548028.

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Abstract:
La figura del nobile Francesco Cusani Confalonieri (1802-1879) non è stata ancora adeguatamente indagata dalla storiografia, sebbene la sua poliedricità offra interessanti prospettive di ricerca sulla cultura italiana di primo Ottocento e sui suoi legami con quella europea. Egli fu infatti allievo di Gian Domenico Romagnosi, traduttore, storico, editore, viaggiatore e patriota lombardo, nonché autore di una voluminosa Storia di Milano in otto tomi, pubblicata in epoca post-unitaria, per la quale è tuttora noto agli studiosi. Attraverso l’esame delle sue carte personali, finora inesplorate, e delle sue opere, questa tesi intende scandagliare il suo vissuto da un nuovo angolo visuale, domandandosi se esistesse un nesso tra i suoi lavori storico-letterari e il suo engagement politico. Innanzitutto risale all’ambiente familiare per comprendere quale fu il retroterra su cui poté maturare il senso d’appartenenza nazionale di Cusani. Grazie al reperimento di alcuni testi fruiti e prodotti da quest’ultimo durante il periodo universitario (1823-1828), si concentra poi su un elemento cruciale per i futuri sviluppi della sua attività di intellettuale: il precoce intreccio che, nella sua esperienza, si verificò tra ideali risorgimentali e romanticismo, caratterizzato fin dai suoi albori da uno spiccato cosmopolitismo. La ricerca coglie perciò quali ne furono gli esiti, soffermandosi sull’operato di Cusani nell’Italia preunitaria. In particolare, analizza come le sue traduzioni di alcune opere di Walter Scott e la sua ideazione di periodici italiani per bambini e ragazzi concorsero alla diffusione di principi liberali all’interno della Penisola, mantenendo, però, un costante dialogo con la dimensione europea. Quindi rintraccia l’influsso che questi precedenti lavori e alcuni successivi viaggi in Italia e in Europa esercitarono sul contributo di Cusani ai progetti editoriali della Pirotta e Compagni, tipografia-libreria milanese di cui egli fu socio dal 1835 al 1859. Alla luce di questa ricostruzione, la partecipazione del personaggio all’insurrezione quarantottesca si configura, pertanto, come l’esito di un percorso culturale iniziato nei decenni precedenti e costantemente volto alla modernizzazione della Penisola sotto qualsiasi aspetto – incluso quello politico – in linea coi progressi europei. Parimenti, la Storia di Milano risulta l’approdo di una lunga ricerca storica nata negli anni Trenta e permeata da velati intenti politici.
The figure of nobleman Francesco Cusani Confalonieri (1802-1879) has not been sufficiently investigated yet, even though the study of his eclectic life provides new perspectives on the Italian culture of the early nineteenth century and its links to the rest of Europe. He was a disciple of Gian Domenico Romagnosi, a translator, historian, publisher, traveller, Lombard patriot and the author of History of Milan (Storia di Milano) in eight volumes, published after the Italian Unification, for which he is still well known to scholars. Through the analysis of his personal documents, till now untouched, and his works, this research aims to explore his life from a new point of view, by focusing on the possible connection between his literary activity and his political involvement. Firstly, it examines his family environment in order to understand the cultural background in which Cusani’s sense of national identity could flourish. Secondly, thanks to the discovery of texts written or read by him during his time at the University of Pavia (1823-1828), the work focuses on a crucial element for the future developments of his intellectual activity: the relationship between national ideals and Romanticism that he precociously experienced, marked by a strong cosmopolitanism since the beginning. As a result, the research looks at Cusani’s activity in preunitarian Italy. Specifically, it examines how his translations of some of Walter Scott’s works and the children’s periodicals he created contributed to the diffusion of national ideals throughout Italy, all the while maintaining a constant dialogue with the rest of Europe. It then tracks the influence these previous works and some subsequent trips in Italy and Europe had on Cusani’s contribution to the editorial projects by “Pirotta e Compagni”, the Milanese publishing house he was a member of from 1835 to 1859. In light of this study, Cusani’s participation to the 1848 insurrection becomes the outcome of a process begun in the previous decades and continually aimed at the modernization of the country under all aspects – including its politics – and in line with European progress. Likewise, his History of Milan is the end result of a long historical research originated in 1832 and imbued with covert political aims.
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FAGNANI, MARTINO LORENZO. "Gli studi agrari tra fine Settecento e inizio Ottocento. Modelli comparativi tra antichi Stati italiani, Francia e penisola iberica." Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2021. http://hdl.handle.net/11571/1433934.

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Giurgevich, Luana. "Il viaggiatore "ideale" di Alberto Fortis. Scritture e riscritture adriatiche fra Settecento e Ottocento." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2607.

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Abstract:
2006/2007
La grande varietà di scritti usciti dalla penna di Alberto Fortis consente di entrare nell’officina odeporica di un viaggiatore d’eccezione, che dimostra un costante e vivo interesse per la costa orientale dell’Adriatico. Un viaggiatore che, fino alla fine della sua vita, anche quando il sogno raguseo è ormai svanito e può solo «euganeizzarsi», non smette mai di raccogliere materiali e informazioni sulle terre adriatiche. La tesi si propone di analizzare gli interessanti itinerari testuali proposti dal viaggiatore padovano attraverso una serie di confronti che coinvolge, da un lato, gli scritti adriatici dello stesso autore, quelli che precedono e seguono la stesura del Viaggio in Dalmazia (ricordo le istruzioni scientifiche per i viaggiatori in Adriatico, le relazioni sullo stato della pesca stese per il serenissimo governo, il carteggio privato, le lettere odeporiche inviate a John Strange) e, dall’altro, le innumerevoli riscritture e traduzioni che prendono le mosse dal celebre resoconto di viaggio. Fra quest’ultime ricordo, in particolare, la Topografia veneta di Vincenzo Formaleoni e il resoconto odeporico di Ernst Friedrich Germar, due testi che rivelano una storia di intrecci, di travasi, di corrispondenze intertestuali. Il viaggio lungo la frastagliata linea adriatica indica, già nella sua mutevolezza, la ricchezza di spunti che il viaggiatore padovano trarrà dall’osservazione delle coste, delle montagne, dei corsi d’acqua zigzaganti verso l’interno della Dalmazia. Insomma di tutte quelle «piste» della Natura che lo condurranno all’incontro con l’Uomo morale morlacco. In una cornice adriatica, dove regna l’osservazione diretta e si fa strada una proposta di rettifica, che è anche reinterpretazione della nozione di spazio e dei viaggi verso Oriente, il naturalista padovano sviluppa un proprio ideale di viaggiatore e il suo resoconto di viaggio diventa, a sua volta, una vera e propria guida, un testo imprescindibile per i futuri viaggiatori in Adriatico.
XX Ciclo
1981
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20

Perozzo, Valentina. "Il notomista delle anime: sociologia e geografia del romanzo nell'Italia di fine Ottocento(1870 - 1899)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3426652.

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Abstract:
Between 1870 and 1899 in Italy 1051 writers published 2545 new novels in Italian. This research is focused on a database that collects data about those books and their authors. In this way we delineate a comprehensive overview of the Italian fiction literature of the late nineteenth century, bypassing the canonization of literary history. The aim of this research is to study how a specific kind of intellectual worker (the novelist) takes shape and how he fits into the deep changes that were taking place in Italian literary system of the time. The first part of this thesis focuses on the database: at first it emerges a sort of geography of the Italian novel, providing an accurate quantitative picture of the editorial production. We gathered different kinds of information about novels, in order to cover also aspects normally neglected as price, number of pages, number of reissues. Secondly, we focus on the figure of the novelist and its characteristics. Following data have been collected regarding each novelist: date of birth, country of birth, education, social background (through father's profession), any other work that is combined to the literary practice (teaching, journalism). Moreover, there is an attempt to account for the complete literary production of each author (other genres, the total number of novels). Database has been reworked through charts. In the second part of the research we analyzed the production of Italian novels through two different points of view: interactions with foreign novels and especially French novels (whose importation was very considerable) and the introduction of "Realism" (or "Verismo" or "Naturalism") in Italian literary system. Canonical studies of novel normally neglect both analysis of foreign fiction production (that was the common choice for an average Italian reader) and "non-artistic" topics within the artistic discourse (such as the contradiction between ethics of society and realist novel). The theoretical basis that inspired this work is the concept of "literary field" developed by Pierre Bourdieu, whose purpose is such a construction of an authentic sociology of artistic production. The model proposed by Bourdieu allows us to think the fields of cultural production as a relatively autonomous relational system, though it was designed on the French literary field of the late nineteenth century. In the same period, the conditions of fiction production in Italy were extremely different. Nevertheless Bourdieu's theory (and, in the same way, Franco Moretti's considerations on “distant reading”) allows to reclaim the study of art practices as an entirely legitimate research topic for a historian.
Tra il 1870 e il 1899 in Italia vengono pubblicati 2545 prime edizioni romanzi in lingua italiana , opera di 1051 scrittori. L'elemento centrale di questa ricerca è un database che raccoglie le informazioni sui libri e sui loro autori. In questo modo si è delineato un panorama completo della narrativa italiana di fine ottocento, bypassando la canonizzazione della storia letteraria. Lo scopo iniziale di questa ricerca è studiare come si formi una specifica figura di lavoratore intellettuale - lo scrittore di romanzi -, e come questo si inserisca all'interno delle profonde trasformazioni in atto nel mercato delle lettere di fine Ottocento. La prima parte della tesi si concentra sul database e sulle informazioni che se ne possono ricavare: in primo luogo si delinea così una geografia del romanzo italiano, fornendo un accurato quadro quantitativo della produzione editoriale. Le informazioni che si sono raccolte sui romanzi riguardano infatti anche aspetti normalmente trascurati come il prezzo, il numero di pagine, le riedizioni. In secondo luogo ci si concentra sulla figura del romanziere e sulle sue caratteristiche. Le informazioni raccolte su ogni romanziere riguardano la data di nascita, la regione di nascita, l'educazione, la provenienza sociale (attraverso la professione del padre), le altre attività lavorative che accompagnano la pratica letteraria (insegnamento, giornalismo). Inoltre si è cercato di rendere conto della produzione letteraria completa (altri generi letterari, numero di romanzi complessivo). Le informazioni sono state rielaborate graficamente. Nella seconda parte della tesi si è analizzata la produzione di romanzi italiani attraverso due differenti punti di vista: le interazioni con la narrativa straniera e soprattutto francese (di cui l'Italia era grande importatrice) e l'introduzione della corrente letteraria del realismo (o verismo o naturalismo) nel peculiare sistema letterario italiano. Nella costruzione discorsiva classica sulla letteratura e sul romanzo vengono esclusi normalmente sia la produzione straniera che invece faceva parte dell'orizzonte del lettore italiano dell'epoca, sia la presenza di istanze “non artistiche” all'interno delle questioni artistiche (nel nostro caso il problema tra la morale corrente e il romanzo verista). Il presupposto teorico dal quale prende spunto questo lavoro è il concetto di campo letterario elaborato da Pierre Bourdieu, il cui scopo è la costruzione di un'autentica sociologia delle produzione artistiche. Il modello proposto da Bourdieu, che permette di pensare i campi di produzione culturale come sistemi relazionali relativamente autonomi, è stata improntato sul campo letterario francese della fine dell'Ottocento. Le condizioni della produzione romanzesca italiana delle stesso periodo sono estremamente diverse, il che rende complessa una diretta trasposizione dei concetti del campo letterario, ma l'elaborazione bourdosiana (come d'altra parte le riflessioni sulla distant reading di Franco Moretti) ci permette di pensare alle pratiche artistiche come un oggetto di ricerca del tutto legittimo per uno storico.
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FAUSTINI, Piero. "La cucina dello spettacolo Forme drammatico–musicali di transizione nei libretti dell’opera italiana postunitaria." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2010. http://hdl.handle.net/11392/2389183.

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Abstract:
The traditionally so–called ‘transitional’ period of italian melodramma, roughly corresponding to the decades of 1870s and 1880s, saw also wide transformations in its relationship with the librettos, their creation and their form. Changes happened also in the status of the libretto and of the librettist among the new publishing industry, in their stength ratio with the music and the musician and in their related production modalities, as in the specific examples of librettists Angelo Zanardini and Carlo D’Ormeville. Great importance was to be found in new poetry configurations in the domain of meter, of ‘liricity’ and of solo, duo and collective singing forms and in ‘metasinging’ prescription.
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BIANCHI, VIOLA. "MILANO E IL SUO RUOLO CULTURALE NELL'EPISTOLARIO DI FELICE BELLOTTI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2022. http://hdl.handle.net/2434/940667.

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Abstract:
Il presente studio si propone di indagare le dinamiche della produzione e circolazione culturale e libraria milanese attraverso l’epistolario di Felice Bellotti (1786-1858), conservato nel fondo del letterato presso gli archivi della Biblioteca Ambrosiana di Milano. Personaggio poco centrale negli studi contemporanei, Bellotti fu a suo tempo considerato il maggiore traduttore dei tragici greci e acquisì un ruolo di primo piano nel coevo panorama culturale, inserendosi in una vivace rete di rapporti e scambi intellettuali. L’ampiezza e la complessità di tale rete è testimoniata dalle caratteristiche del suo epistolario, comprendente oltre millesettecento lettere, per lo più inedite, che coprono un periodo compreso tra il 1804 e il 1857, provenienti da più di un centinaio di mittenti residenti in diverse città della penisola. Questo studio sull'epistolario si divide in due parti tra loro complementari. Nella prima, sono presentati i risultati dell’indagine condotta sui carteggi, il cui principale elemento di novità consiste nell’adozione del punto di vista degli stessi corrispondenti, che guardavano con interesse al fervore editoriale milanese, alla prosperità del mercato librario della città e alla ricchezza delle sue istituzioni culturali. Nella seconda parte, viene fornita l’edizione commentata di cento lettere indirizzate a Bellotti tra l’agosto del 1804 e il maggio del 1857, selezionate per l’interesse dei contenuti in relazione agli argomenti approfonditi nella prima parte e trascritte per la prima volta secondo criteri scientifici.
The present study aims at investigating the culture of Milan and the dynamics of book production and circulation through the epistolary of Felice Bellotti (1786-1858), preserved in his fund at the Biblioteca Ambrosiana in Milan. A figure of little importance in contemporary studies, Bellotti was in his time considered the greatest translator of Greek tragedians and he acquired a leading role in the coeval cultural scene, becoming part of a lively network of intellectual relations and exchanges. The breadth and complexity of this network is evidenced by the characteristics of his epistolary. It comprises more than one thousand seven hundred letters, mostly unpublished, covering a period between 1804 and 1857, from more than a hundred senders residing in different Italian cities. This study of the epistolary is divided into two complementary parts. In the first one, the results of the survey conducted on the correspondence are presented, the main new element of which consists in adopting the point of view of the correspondents themselves, who looked with interest at Milan publishing fervor, at the prosperity of the city book market and at the wealth of its cultural institutions. In the second part, an annotated edition is provided of one hundred letters addressed to Bellotti between August 1804 and May 1857, selected for the interest of their contents in relation to the topics explored in the first part and transcribed for the first time according to scientific criteria.
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Quattrin, R. "GLI SCRITTI LINGUISTICI MANZONIANI: ANALISI FONOMORFOLOGICA E SINTATTICA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/171675.

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Abstract:
The dissertation analyzes the language used by Manzoni for the linguistic argument, focusing on the phonetic, morphologic and syntactic aspects. The chosen corpus is wide, both for the number of analyzed texts both for the large time range in which the texts are written (1816-1871), and is made of the 17th volume (“Unpublished linguistic writings”) and the 19th volume (“Published linguistic writings”) of the “National and European Edition of Alessandro Manzoni’s Works”. The systematic comparison of the data with those coming from other studies on the Manzoni speech (fictional, unfictional and epistolary) and on the 17th-18th century Italian speech achieves two results. The first is the verification of Manzoni agreement with the living and ordinary linguistic customs of the 18th Italian prose, the opening on the spoken language and the famous reaching, in the Thirties, of the contemporary Florentine speech as linguistic model. The second, really significant, is the confirmation of the Manzoni usage of an only one language in all the genres of his writing: he changes the style, but the language is always the same for every topic and every reader.
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DEL, DOTTORE MARINA. "Viaggio, esplorazione, guerra nella fotografia e nei documenti di una casata borghese tra Ottocento e Novecento: catalogazione e studio del fondo fotografico Camperio." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1433.

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Abstract:
Questo lavoro desidera presentare la catalogazione e lo studio del Fondo Fotografico Camperio, oggi conservato presso la Biblioteca Civica di Villasanta (MI) e parte del fondo archivistico familiare denominato Fondo Camperio. In particolare, la collezione fotografica della famiglia Camperio è analizzata evidenziando la specifica rilevanza della fotografia di viaggio in essa contenuta, in quanto chiave interpretativa della raccolta, ma anche manifesta espressione del gusto, dell’etica della visione, e della immediata continuità della trasmissione di valori ed idee da una generazione all’altra di questa famiglia dell’alta borghesia italo-francese, in un periodo che va dalla seconda metà dell’Ottocento alle soglie della Seconda Guerra Mondiale. Negli album fotografici dedicati al viaggio, che costituiscono il nucleo più consistente e rilevante del Fondo Fotografico Camperio, si riverbera l’andamento di un processo di trasmissione di valori culturali e princìpi ideologici che si riversano con formidabile coerenza, e senza soluzione di continuità, da una generazione all’altra, costruendo una solida tradizione familiare che trova proprio nella pratica del viaggio, e nella sua condivisione diretta o traslata grazie alla raccolta di documentazione fotografica e produzione diaristica, uno dei suoi elementi portanti. L’analisi degli atti dell’Archivio familiare coadiuva l’individuazione di questo percorso, arricchendo e confermando le ipotesi formulate con lo studio diretto dei fototipi. I materiali fotografici sono analizzati dai punti di vista formale, storico e stilistico, tenendo conto dell’insieme dei rapporti che accompagnano l’oggetto; dell’influenza della tradizione occidentale delle arti figurative sulle scelte degli autori; delle istanze del pubblico, di quelle della committenza, e dei condizionamenti imposti dalle aspettative di questi fruitori; del significato ideologico e simbolico, alla fine del XIX secolo, dell’uso di un medium moderno quale la fotografia, e del suo accoglimento da parte del pubblico; delle specifiche circostanze che condussero alla produzione e raccolta delle fotografie da parte dei Camperio. Sono infine illustrati metodo e strategie adottati per la catalogazione (realizzata per la Regione Lombardia ed il Comune di Villasanta) e la valorizzazione del Fondo Fotografico Camperio, con particolare riguardo alla pubblicazione online delle Schede F ed ai percorsi di navigazione da queste ultime alle schede descrittive dei documenti d’archivio ad esse correlati. Il catalogo completo del Fondo Fotografico Camperio è consultabile online, in quanto pubblicato nel portale internet della Regione Lombardia dedicato ai Beni Culturali www.lombardiabeniculturali.it .
This study is intended to present the Camperio Family Photographic Collection and to highlight the specific relevance of the travel photography it contains as a key both to the interpretation of the whole Collection and to the ethics of vision of the members of this 19-20th century upper middle class French-Italian family. To the members of this family, travel and travel photography had been primary tools both to frame the world and to relate themselves to their own time. The photographic eye, focusing on natural resources as well as on natural, technological and artistic wonders and on wartime, unveils the ethics of vision of the collectors, and paradigmately reflects the cultural climate of their age. The ideological transmission from parents to sons that emerges from the analysis of both photographic and related archival materials is also a fil rouge that goes through the collection, and gives it a coherence seldom met in other family funds.The Camperio Photographic Collection is housed in the Biblioteca Civica di Villasanta (Villasanta (MI), Italy). It has been catalogued by the author for the Cultural Heritage Information System of Cultural Department of Lombardy, and can be found online (Beta version): http://www.lombardiabeniculturali.it/percorsi/camperio/1/ _________________________ The Camperio Family Photographic Collection (Fondo Fotografico Camperio) is part of the Camperio Family Fund (Fondo Camperio), a 19-20th century family fund housed in the Biblioteca Civica di Villasanta (Villasanta Civic Library) that holds together the Family Archive, the Family Library, and the Photographic Collection itself. The Photographic Collection was gathered over one century by the members of the family who took, bought and ordered photographs to document their enterprises. The collection contains pictures made by renowned photographers, scholars, explorers and by the Camperios themselves. It hosts several photographic genres, but it is expecially devoted to travel photography as the greatest part of the pictures was made or acquired during the many journeys undertaken by the family members in Africa, Egypt, Far East, Australia, Russia. This relevant historical photographic collection came to us in exceptionally good conditions, as it is integrated in the undivided, original archival context which is in almost intact state and provides useful material to determine the collection’s stratigraphy. The family Archive holds a wide range of documents (travel diaries, letters, essays…) that give account of the interests and activities in which the Camperios were involved, among which travel held a front-rank position. Also, it often provides straightforward reference to picture taking and collecting. The family Library is mainly composed by geographical and military literature, thus reflecting the great interest of the family members in geographical exploration and travel, and giving further evidence (in the many illustrated magazines and books) to the importance of photographic image as a tool to classificate, reduce and take possession of the world. During the second half of the 19th century and until World war 2, travelling had been a fundamental activity for to the members of this family. They interpreted journey in all its nuances, from exploration to tourism to war campaigning, and travelled extensively all around the world with a sense of essential necessity and an effortless attitude, in times when such an activity was no ordinary matter. The relevance of travel as an experience by means of which the Camperios related themselves to the world and to their own time is highlighted not only by the prominence that this activity had in the education of all the family members, but also in the importance that it had in the pursuing of their goals and in the developement of their professional careers. Italian Unification patriots, explorers, colonial entrepreneurs, philanthropists, professional soldiers, amateur photographers, the Camperios, both men and women, were extremely active personalities permeated with positivist tought and committed to international promotion, modernization and progress of Italy. Following their father’s steps, the young Camperios travelled extensively, collected slices of world through photography, and pursued the accomplishment of projects in line with their parent’s ideals. Taken as a whole, the Camperio Fund goes beyond the boundaries of the local or strictly personal experience, providing visions of the social, economical and political international history of the times. It also shows how ideological transmission from generation to generation worked as a leitmotiv declined in various ways in the personal choiches and cultural orientation of the members of the family. This ideolgical continuum is mirrored in the Photographic Collection and represents its strongest unifying element, its coherence being not merely provided by the thematic element (the travel) or by the collectors family membership.
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Delogu, Giulia. "Trieste «di tesori e virtù sede gioconda» Dall’Arcadia Romano-Sonziaca alla Società di Minerva: una storia poetica." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2015. http://hdl.handle.net/10077/11002.

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Fano, Vitale Gabriele. "Il pianoforte e la sua musica nell'Italia post-unitaria." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3426933.

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Abstract:
The thesis deals with the culture of Italian pianism from the years immediately following unification (1861) to the end of the nineteenth century, through a detailed analysis of archival sources, printed music and manuscripts, concert programmes, articles in musical periodicals and publishers’ catalogues. The research covers the slow yet progressive transition from the pianist’s subsidiary role in mixed programs to the full-fledged solo recital in which the pianist and the solo repertoire assume centre stage. Private and public concert practice is also examined, especially at the most important musical institutions in Milan, Naples, Rome, Florence and Bologna. Within the framework of the shift from a local system of concert organization to the definition of a national musical culture, the change in the genre of piano music performed is examined, from the practice of playing transcriptions and fantasies on operatic themes to the assimilation of the classic and romantic piano repertoire. Moreover, the diffusion of music by Italian pianists-composers in concert programs is analyzed. Another section of the thesis focuses on the forms adopted by Italian composers of piano music in the post-unification period: alongside the aforementioned opera fantasies and transcriptions are character pieces, studies, exercises, preludes and fugues and sonatas, these are considered within the broader perspective of romantic music and the pre-nineteenth century Italian tradition of instrumental music. A chapter devoted to a musical analysis of Giovanni Sgambati’s two Studi op.10 concludes the section. The final chapter contains a synthetic dictionary of the Italian pianists active between 1861 and 1900, listing more than 350 pianists and composers examined in the course of research. A concise account of the career and output of each musician is given.
La ricerca ricostruisce la cultura pianistica italiana a partire dagli anni post-unitari fino alla fine dell’Ottocento attraverso uno studio capillare di fonti d'archivio, di programmi di concerto, di articoli di periodici musicali, di cataloghi editoriali e di pubblicazioni d’epoca, di musica a stampa e manoscritta. Si ripercorre la lenta e progressiva transizione dalla funzione sussidiaria svolta dal pianoforte nei programmi misti fino all’affermazione del suo ruolo solistico che sfocia nel recital integrale; vengono esaminate le forme del consumo pubblico e privato e le modalità organizzative delle maggiori istituzioni concertistiche di Milano, Napoli, Roma, Firenze e Bologna. Nel quadro di questo passaggio da sistemi produttivi locali alla definizione di una cultura musicale nazionale, viene analizzato il mutamento delle consuetudini esecutive dei pianisti, dalla loro adesione alla musica di derivazione operistica all’assimilazione del repertorio classico e romantico. Parallelamente viene evidenziata la diffusione della musica dei pianisti-compositori italiani all’interno dei contesti concertistici. In un’altra sezione dello studio si precisano le forme musicali adottate dai compositori italiani di musica per pianoforte negli anni successivi all’unificazione: accanto alle fantasie e trascrizioni su temi d’opera si illustrano pezzi caratteristici, studi, esercizi, preludi e fughe e sonate, considerati nella prospettiva di un allineamento alla musica mitteleuropea e del recupero della tradizione strumentale italiana preottocentesca. Completa il quadro un capitolo dedicato all’analisi dei due Studi op. 10 di Sgambati L’ultima parte consiste in un dizionario sintetico dei pianisti italiani attivi fra il 1861 e il 1900, che presenta un quadro di oltre trecentocinquanta concertisti e compositori di musica per pianoforte censiti nel corso della ricerca. Di ciascuno vengono documentate in forma essenziale la carriera e la produzione pianistica.
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FUBELLI, ANNA. "Musica come prodotto dell'ingegno e tutela del diritto d'autore nel sistema operistico italiano dell'Ottocento." Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/11573/1637780.

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Abstract:
Anna Fubelli ha trascritto diversi documenti sui contratti tra Giuseppe Verdi e l'editore Ricordi relativi a 9 opere del famoso musicista italiano. Nella sua prefazione Anna Fubelli ha elencato i criteri utilizzati per la selezione e la trascrizione dei documenti ed esposto l'importanza della trascrizione e pubblicazione di questi documenti contrattuali: tra l'altro, per l'importanza dell'autore Giuseppe Verdi e la mancanza di pubblicazioni di documenti italiani sulla storia dei contratti relativi ad opere protette da diritto d'autore nell'Ottocento, nonché per alcune interessanti indicazioni che i documenti qui pubblicati offrono sulla storia dei contratti sul diritto d'autore italiano.
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Sansalone, Christine. "La figura della donna nel teatro italiano tra fine Ottocento e inizio Novecento.o." 2005. http://link.library.utoronto.ca/eir/EIRdetail.cfm?Resources__ID=370819&T=F.

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Bravi, Giulia. "Evoluzione dei ruoli femminili nel teatro italiano dell'Ottocento: verso la prima attrice comica." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/2158/1191313.

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Abstract:
Il progetto di ricerca si inserisce in un preciso solco di studi relativo al funzionamento del sistema e l’evoluzione dei ruoli del teatro italiano nel corso del XIX secolo. In particolare l’indagine è rivolta a quei ruoli che, detentori della comicità al femminile, compiono un processo che conduce dalla servetta di primo Ottocento fino alla prima attrice comica di fine secolo. La trattazione racconta la morte di un ruolo, quello della servetta legata alla drammaturgia goldoniana, e la sopravvivenza delle sue peculiarità in altri ruoli (espresse anche a livello drammaturgico) grazie all'estro delle singole interpreti; racconta della trasformazione dei tratti della comicità femminile a livello di ruoli teatrali fino alla sua consacrazione in quel ruolo codificato di prima attrice comica di fine secolo, incarnato alla perfezione da Dina Galli.
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CANDIANI, Marina. "«Giovita Scalvini, homme de lettres et patriote du Risorgimento italien : notes d’amour, réflexions morales et civiles» «Giovita Scalvini, letterato e patriota del Risorgimento italiano: note d’amore, riflessioni morali e civili»." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11562/965594.

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Abstract:
Giovita Scalvini, (Brescia1791-1843) man of letters, patriot of the Risorgimento, began in 1806 to write verses, drafts of novels, moral and civil thoughts. In 1816, in Milan, he collaborated to the Biblioteca italiana, but he soon sympathized with the romantics of Il Conciliatore. Involved in the political events of his time, he was arrested as part of insurrectional movements. After nine months in prison, he went into exile in Switzerland, in London and Paris. After the amnesty of 1838, he returned to Brescia where he died. His critical works, Considerazioni Morali sull'Ortis (1817); Dei Promessi Sposi (1831), place him among the main italian critics of the beginning of the 19th century. There is therefore a huge gap between what Scalvini decides to publish and what remains in his drawers: the main purpose of this thesis is to present three unpublished manuscripts, including two apographes, one autograph and his Memories, trying to frame the cultural context where the works formed.
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ROSTAGNO, ANTONIO. "La musica per orchestra nell'Italia dell'Ottocento." Doctoral thesis, 1998. http://hdl.handle.net/11573/468734.

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Abstract:
Indagine sul contesto produttivo ed esecutivo della musica per orchestra nell'Italia dell'Ottocento. Particolare intresse è stato dato all'evoluzione delle sedi e delle forme di organizzazione delle esecuzioni per orchestra, dalle Accademia Filarmoniche nobiliari alle moderne Società di Concerti. La seconda parte è dedicata all'analisi comparativa per fasce cronologiche, mirata a individuare le costanti di genere (sinfonia, ouverture a programma, poema sinfonico, bozzetto orchestrale descrittivo, sinfonia fugata ecc.)
Survey on productive context og orchestral music in Nineteenth century Italy. A particular attention has gone to the evolution from old Accademie Filarmoniche to modern Concert Societies. In the second part comparative analysis has been drawn on some musical-grammatical elements in various period of the century.
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ATRIA, Rosario. "NARRATIVA STORICO-POPOLARE DELL' OTTOCENTO: LA PRODUZIONE SICILIANA MINORE (1830 - 1870)." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/10447/95513.

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BRINGHENTI, Marianna. "Letteratura e cultura nei periodici veronesi di fine Ottocento." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/11562/351825.

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Abstract:
Verso la fine dell’Ottocento, la città di Verona rivela attraverso il giornalismo letterario e politico un dinamismo culturale inedito, che per certi aspetti la allontana dalla situazione di marginalità in cui si trovava nella prima metà del secolo, sia rispetto alle altre città venete sia ai maggiori centri nazionali. I periodici pubblicati in epoca postunitaria dipingono il quadro di una Verona attenta ad altre realtà giornalistiche, in particolare a quella milanese, e desiderosa di inserirsi in un dibattito culturale di più ampio respiro. Negli anni Settanta, grazie all’emigrazione nel capoluogo lombardo, alcuni scrittori e giornalisti veronesi (o veronesi d’adozione) si fanno tramite della poetica scapigliata, della quale favoriscono la conoscenza tra i colleghi rimasti a Verona. È il caso di Gaetano Patuzzi, Vittorio Betteloni, Dario Papa, Francesco Giarelli, Ruggero Giannelli, Pier Emilio Francesconi: sono scrittori attivi anche nella pubblicistica milanese, nella quale si distinguono per la collaborazione con i maggiori fogli letterari e politici. Alla luce della ricerca svolta è possibile affermare che la situazione dei periodici veronesi mostra sia elementi di analogia che di differenziazione rispetto alla realtà giornalistica milanese e a quella nazionale. Come la maggior parte dei giornali italiani, infatti, i periodici scaligeri (quasi esclusivamente i quotidiani) aprono le loro pagine ai feuilletons d’oltralpe. L’“Arena” e l’“Adige” concedono uno spazio ingente ai romanzi francesi firmati dagli autori più popolari in Francia: Pierre Zaccone, Paul Féval, Jules Mary, Xavier de Montépin, Ponson du Terrail. I romanzi d’appendice di autori italiani, invece, appartengono perlopiù al genere storico. Gli scrittori sono in genere conosciuti in ambito strettamente locale, salvo poche eccezioni. Le appendici veronesi non accolgono i romanzi scapigliati né testi di ascendenza scapigliata – né tantomeno verista. Solo la “Nuova Arena” limita lo spazio destinato al genere storico per proporre ai suoi abbonati il romanzo d’avventura. In linea con i maggiori fogli nazionali di fine Ottocento in cui appare evidente il grande successo della forma narrativa breve, i settimanali veronesi accordano una plebiscitaria predilezione alla produzione novellistica italiana. Anche in questo caso, gli autori sono soprattutto giornalisti e letterati conosciuti in ambito scaligero, ma compaiono alcuni nomi già affermati nei maggiori periodici nazionali. Se nella maggioranza dei periodici veronesi costituisce una massiccia presenza il filone patetico-sentimentale, non mancano i racconti di area scapigliata in cui diventano protagonisti giovani artisti, figure tisiche prossime alla morte, ombre e spettri, femmes fatales, donne brutte e malate, cadaveri verminanti nei cimiteri o a disposizione della scienza nelle sale di anatomia. In genere, però, questi racconti tendono a un finale rassicurante: le novelle veronesi accolgono gli elementi più superficiali della poetica scapigliata, escludendo a priori la riflessione storica, il dibattito antimilitarista, la dimensione di alienazione esistenziale e sociale vissuta dai protagonisti di alcuni romanzi bohémiens. Riveste un ruolo secondario anche la meditazione sulla scienza, mentre l’anticlericalismo generalmente viene celato sotto una veste umoristica. Allo stesso modo si registra l’assenza di una riflessione metaletteraria sia sul ruolo dei classici della tradizione sia delle contemporanee sperimentazioni dei colleghi d’oltralpe. A livello formale, questi testi appaiono ancorati al linguaggio ‘garbato’ che caratterizza gli intellettuali veronesi durante tutto l’Ottocento, e assai distante dai tentativi di sperimentalismo espressivo avanzati dalla Bohème milanese. Discreto è invece l’interesse nei confronti delle letterature straniere, testimoniato dalle molteplici traduzioni da Goethe, Heine, Byron, Tennyson, Shelley, Shakespeare, Hamerling e Tolstoj, compilate da Carlo Faccioli, Andrea Maffei, Vittorio Betteloni e Gaetano Patuzzi. Più attardato appare l’atteggiamento nei confronti del genere poetico: il linguaggio tendenzialmente classico si affianca a un repertorio tematico che rimane quello della tradizione. Tuttavia, i periodici veronesi impongono un netto ridimensionamento allo spazio concesso alla poesia, in particolare nei quotidiani politici. Le liriche pubblicate dalla maggior parte dei fogli veronesi si dividono tra il genere sentimentale e i riferimenti scapigliati di cui, come per la prosa, vengono accolti solo gli elementi più superficiali. La maggior parte dei poeti appartiene al micromondo giornalistico e letterario locale, ma i nomi più ricorrenti sono di personalità veronesi ben conosciute anche oltre i confini veneti: Vittorio Betteloni, Aleardo Aleardi e Gaetano Patuzzi. Ai poeti più illustri invece viene riservata un’attenzione relativamente esigua. Nelle pagine nei periodici veronesi è relativamente minoritaria anche la presenza di liriche firmate dagli scapigliati milanesi (Praga, Cagna, Stecchetti, Fontana), mentre le traduzioni dai poeti stranieri si conquistano un discreto spazio. Le numerosissime recensioni bibliografiche e i saggi di critica letteraria si avvalgono del medesimo repertorio di nomi annoverati dalla letteratura creativa. Se è relativamente esiguo l’interesse nei confronti di Carducci, Fogazzaro, D’Annunzio e Baudelaire, abbondano invece i componimenti poetici scritti “per nozze” o “in rimembranza” di personaggi più o meno conosciuti. Allo stesso modo, sono i romanzi di narratori “minori” – Salvatore Farina, Marchesa Colombi, Ettore Barili, Arturo Olivieri Sangiacomo, Gaetano Patuzzi – a suscitare il dibattito culturale più ampio, mentre limitate appaiono le discussioni in merito ai lavori di Verga, Capuana o Fogazzaro. In conclusione, l’orientamento dei periodici scaligeri potrebbe essere definito “cautamente eclettico” dal momento che, a qualsiasi genere letterario appartengano, i testi schedati mostrano ascendenze per la maggior parte scapigliate, ma anche (sebbene in misura decisamente minore) realistiche e decadenti. Benché non manchino i giornali e gli intellettuali che sanno guardare oltre e osare di più, in direzione di una letteratura rinnovata e in linea con le istanze sociali dell’Italia unita, nel complesso gli scrittori esaminati non osano scuotere le solide fondamenta della cultura scaligera, né paiono capaci di comprendere la necessità di un rinnovamento letterario a livello contenutistico e formale in una società che si accinge, seppure in ritardo, e con lentezza e fatica, ad entrare nell’era del capitalismo e dell’industrializzazione.
Towards the end of the XIX century, Verona shows an unexpected cultural dynamism in literary and political press: in this period, the Italian town is no longer culturally isolated as it was during the first half of the century. The periodicals that are published after 1866 reveal that Verona looks especially at the Milanese journalism, and that it aims to take part in the national cultural debate. During the Seventies, some Veronese journalists (Gaetano Patuzzi, Vittorio Betteloni, Dario Papa, Francesco Giarelli, Ruggero Giannelli, Pier Emilio Francesconi) who have emigrated to Milan make Scapigliatura’s literature known to intellectuals who stay in Verona. These journalists also work in Milanese press. Through this thesis, I demonstrate that Veronese press shows both analogies and differences from Milanese and national press. As most of the Italian magazines, Veronese periodicals (political dailies above all) publish French feuilletons. “L’Arena” and “L’Adige” pay a wide attention to French novels edited by the most popular French writers: Pierre Zaccone, Paul Féval, Jules Mary, Xavier de Montépin, Ponson du Terrail. Serial stories by Italian writers are generally historical novels; their authors are particularly known in the Veronese area. The Veronese periodicals do not publish Scapigliatura’s neither Naturalistic novels. Only “La Nuova Arena” reduces the space of historical novel and makes adventure novels known to its subscribers. As the most important Italian periodicals in the end of the XIX century, Veronese magazines reveal a plebiscitary predilection for the Italian short novel. The authors are mostly known in Veronese area, even though some of their names have already become famous in some national periodicals. Most of Veronese short novels belong to pathetic-sentimental genre, but many of them show elements which are typical of Scapigliatura’s literature: young artists, phthisical characters, ghosts, femmes fatales, sick and ugly women, verminous corpses lying in cemeteries or above anatomical tables. These tales have usually a happy end: Veronese short stories show the most superficial elements of the Scapigliatura’s literature. They exclude the historical reflection and the debate about antimilitarism, while their characters are far away from the feeling of existential alienation which is typical of some Bohémiens novels. Even the reflection about the role of science, of religion and of traditional Italian literature is marginal. Veronese novels and short novels reveal a typically traditional and “polite” language, and they avoid any attempt at linguistic renewal. Veronese press pays attention to foreign literature, as it is shown by many translations from Goethe, Heine, Byron, Tennyson, Shelley, Shakespeare, Hamerling e Tolstoj, written by Carlo Faccioli, Andrea Maffei, Vittorio Betteloni e Gaetano Patuzzi. Even poetry shows traditional elements: a classical language and a classical thematic repertory. Veronese magazines, especially political dailies, reduce the space reserved to poetry. The poetries belong both to sentimental and to Scapigliatura genre. Most of the poets are well known in the local literary world, but some of them are famous even out of Verona: Gaetano Patuzzi, Vittorio Betteloni and Aleardo Aleardi. National poets and Scapigliatura’s poets instead have a marginal role in the Veronese press. Bibliographical reviews are very numerous. Few reviews talk about the most important names of Italian literature: Carducci, Fogazzaro, D’Annunzio, Baudelaire, because most of articles are about Veronese poets, novelists and journalists. In conclusion, the trend of Veronese periodicals can be defined as “cautiously ecletic” because, apart from the literary genre to which they belong, the texts I examined show particularly Scapigliatura’s literary elements, but also Realistic and Decadent elements. Some Veronese journals and intellectuals are able to experiment a literary renewal according to the social instances of the new Italy; but the most of writers does not dare to shake the solid foundations of Veronese culture, neither they realize the necessity of literary renewal both in form and content in a society which is getting ready, even if late, to capitalism and industrialism.
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CHEGAI, ANDREA. "L’Opera delle tentate riforme. Spettacolo melodrammatico e coreutico in Italia fra Sette e Ottocento." Doctoral thesis, 1995. http://hdl.handle.net/11573/645624.

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BARDOTTI, LORENZO. "'Governo parlamentare': nascita di una categoria politica nella cultura costituzionale italiana tra Ottocento e Novecento." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/2158/1119920.

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Abstract:
Seguendo l’approccio metodologico della storia dei concetti (Begriffsgeschichte), l’elaborato mira a descrivere i cambiamenti dell’assetto politico-costituzionale italiano attraverso l’evoluzione semantica di sintagmi linguistici come ‘governo parlamentare’, ‘governo rappresentativo’, ‘governo costituzionale’, ‘parlamentarismo’. Tale analisi si concentra grossomodo in un periodo di tempo che va dalla seconda metà dell’Ottocento, fino alla prima metà del Novecento. Come fonti, accanto ai classici prodotti della dottrina politico-costituzionale, quali monografie accademiche, corsi universitari, prolusioni e discorsi parlamentari, si sono utilizzate voci di dizionari e enciclopedie, opuscoli, fonti giornalistiche, periodici e riviste di taglio più o meno specialistico e di orientamento politico diverso (liberale/moderato, cattolico, socialista, repubblicano, nazionalista, fascista). L’evoluzione concettuale di lemmi-cardine come ‘governo parlamentare’ e altri sintagmi ad esso finitimi permette di ricostruire i mutamenti della forma di governo italiana, evitando anche spiacevoli anacronismi a livello storiografico. Infatti la forma di governo non dovrebbero essere descritta attraverso quadri concettuali elaborati nella nostra contemporaneità e poi applicati retrospettivamente al passato, ma con sintagmi e concetti appartenenti alla realtà storica che si intende prendere in esame.
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BELTRAMI, Cristina. "La statuaria italiana dalla metà dell'Ottocento al primo ventennio del Novecento a Montevideo." Doctoral thesis, 2004. http://hdl.handle.net/11562/471349.

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CASERO, Cristina. "Realismo e impegno sociale nella scultura italiana di fine Ottocento. L'ambiente milanese: gli artisti, il dibattito teorico, le occasioni espositive." Doctoral thesis, 2005. http://hdl.handle.net/11381/2531487.

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Marchesi, Michele. "Il Diario intimo di Niccolò Tommaseo e la scrittura autobiografica." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11562/1018671.

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Abstract:
Raffaele Ciampini ha pubblicato nel 1938 la prima edizione del Diario intimo, le memorie private che Niccolò Tommaseo ha redatto quasi quotidianamente nel corso della sua vita a partire dal 1824. Con questa tesi di dottorato si è voluto proporre una nuova edizione di tali memorie, arricchendo il commento ed emendando gli errori di trascrizione di Ciampini. Essa è completata da una consistente sezione introduttiva, nella quale si trova una sintesi della letteratura critica sul genere autobiografico, della sua storia, e delle peculiarità specifiche del testo tommaseano, soprattutto per quanto riguarda il confronto con gli altri testi memoriali del dalmata, le Memorie poetiche e le Memorie politiche.
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VITALE, Maria Melania. "Prospettive editoriali per l’Epistolario di Giovanni Verga. «Amici e relazioni letterarie» degli anni milanesi (1872-1885)." Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/11570/3228879.

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Abstract:
La tesi raccoglie per la prima volta in un’edizione critico-filologica commentata le lettere scambiate da Giovanni Verga con un eterogeneo gruppo di corrispondenti – amici, letterati, politici, critici, ammiratori – in un arco temporale che si colloca nel primo periodo del soggiorno milanese (1872-1885). Il lavoro si articola in due parti. La prima è suddivisa in cinque capitoli: nei primi due si ricostruisce la lunga storia editoriale dei carteggi di Verga e delle sue carte manoscritte, definendo motivazioni e limiti delle recensio nonché strumenti e metodi utilizzati; il terzo capitolo affronta il particolare problema della tradizione indiretta di alcune missive e segnala un importante ritrovamento per gli studi sul secondo Ottocento: l’Archivio di Felice Cameroni, di cui si fornisce un primo ragguaglio; il quarto capitolo è dedicato al peculiare problema dell’edizione delle minute verghiane, attualmente trasmesse solo dai Microfilm Mondadori e spesso indispensabili per sopperire a lacune documentarie e recuperare il carattere dialogico di un rapporto epistolare; infine, nel capitolo quinto si è dato spazio ad alcune questioni di taglio critico che l’edizione del corpus ha messo in luce. La seconda parte del lavoro è costituita dal corpus epistolare. Alla nota al testo segue l’edizione commentata delle lettere, ordinate cronologicamente. Il corpus comprende 882 documenti di cui 255 scritti da Giovanni Verga e 627 inviati allo scrittore da 208 mittenti. Concludono la tesi tre ‘Appendici’: la prima riporta brevi cammei biografici dei corrispondenti; la seconda riguarda gli errori o le sviste di catalogazione riscontrati all’interno dell’‘Epistolario Verga’ della Biblioteca Regionale Universitaria di Catania e dovute al nuovo ordinamento archivistico del fondo; la terza appendice offre un elenco completo delle lettere organizzato alfabeticamente per mittente.
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CAILLIEZ, MATTHIEU. "La Diffusion du comique en Europe à travers les productions d'opere buffe, d'opéras-comiques et de komische Opern (France - Allemagne - Italie, 1800-1850)." Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/2158/940194.

Full text
Abstract:
This study of the diffusion of comic in Europe, through the productions of opere buffe, opéras-comiques and komische Opern during the first half of the 19th century, firstly examines the libretti and their circulation, then the diffusion of comic operas, and lastly the musical structural models of comic and their transfers. The French theatre inaugurates the age of « industrial literature » imposing itself on the whole continent, and the French librettists benefit from the profitable system of royalties. Discredited and badly payed, the Italian and German librettists translate and adapt a great number of French plays. While the opera buffa enjoys an incredible diffusion in France and in Germany between 1800 and 1850, as well in the original language as in translation, and while the opéra-comique follows suit in Germany (but always in translation), the komische Oper is rarely played in France, and the French and German genres remain unknown in Italy. The structural models of Italian comic, of which Rossini’s opere buffe are the most famous expression, are taken up by French and German composers in their own works. The German composers also borrow from the structural models of French comic, so much so that the genre of the komische Oper ends up consisting principally of a synthesis of French and Italian elements. During a period characterised by the rise of nationalisms, the circulation of the works, the librettists and the composers paradoxically favours the construction of a European unity through laughter.
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STARNINI, MARTINA. ""La rivoluzione morale, lo spirito del secolo". Storia di Carlo Livi, freniatra dell'Ottocento (1823-1877)." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/2158/1084956.

Full text
Abstract:
L'elaborato si basa sulla biografia storica dello psichiatra pratese Carlo Livi (1823-1877), una delle figure chiave della psichiatra italiana dell’Ottocento. La tesi si sofferma sia sulla sua opera di carattere medico-psichiatrico e medico-forense, sia sulle tappe fondamentali della sua vita di uomo, di medico e di intellettuale vissuto durante gli anni centrali del Risorgimento italiano.
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