Academic literature on the topic 'Ospedalizzazioni'

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Journal articles on the topic "Ospedalizzazioni"

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Bosso, Giorgio, Mariarosaria De Luca, and Ugo Oliviero. "SGLT2 inibitori: dalla prevenzione al trattamento dello Scompenso Cardiaco." Cardiologia Ambulatoriale 29, no. 1 (May 30, 2021): 23–29. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-1-4.

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Abstract:
Gli inibitori del Costrasportatore Sodio-Glucosio 2 (SGLT2i) o gliflozine rappresentano i farmaci più innovativi nel trattamento del Diabete Mellito di tipo 2. Sono attualmente disponibili quattro molecole: Canagliflozin, Dapagliflozin, Empagliflozin and Ertugliflozin. La loro azione è basata sul blocco del Costrasportatore Sodio-Glucosio 2, che aumenta l’escrezione renale di glucosio, con conseguente natriuresi e diuresi, proporzionali ai livelli di glicemia plasmatica, ma indipendenti dall’azione insulinica. Il principale effetto collaterale è l’aumentata incidenza di infezioni del tratto urogenitale. Le gliflozine hanno mostrato straordinari benefici nei grandi trials di outcome cardiovascolare in pazienti con documentata malattia cardiovascolare o multipli fattori di rischio, con una riduzione significativa delle ospedalizzazioni per scompenso cardiaco. Questo effetto è stato confermato anche in pazienti affetti da scompenso cardiaco, con e senza diabete, collocando gli SGLT2i nell’armamentario terapeutico dei pazienti con insufficienza cardiaca. Diverse teorie sono state proposte per spiegare gli effetti benefici cardiovascolari degli SGLT2i eppure il preciso meccanismo d’azione non è ancora ben definito.
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Peri, Alessandro. "Differenze nell’associazione tra antidepressivi e ospedalizzazione dovuta a iponatremia." L'Endocrinologo 19, no. 1 (January 30, 2018): 59. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-018-0392-9.

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Albanese, M. C., P. Bernes, D. Caliandro, P. Goss, P. Udina, N. Salvatori, D. Gregori, A. Bulfone, P. Rossi, and P. M. Fioretti. "The SCOOP (SCOmpenso nella Ospedalizzazione Pubblica) trial in heart failure." European Journal of Heart Failure 2 (June 2000): 23. http://dx.doi.org/10.1016/s1388-9842(00)80081-1.

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Mearini, M., L. Demartini, M. Fontanella, M. Piccoli, F. Poggio, and C. Bonezzi. "Neurostimolazione spinale per il trattamento del dolore cronico: analisi dei costi di ospedalizzazione." Giornale Italiano di Health Technology Assessment 6, no. 1 (June 8, 2013): 23–33. http://dx.doi.org/10.1007/s40269-013-0002-4.

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Bonetti, Mirko, and Carla Melani. "La variazione geografica dei tassi di ospedalizzazione nelle piccole aree: il caso di Bolzano." MECOSAN, no. 110 (February 2020): 111–21. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2019-110006.

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Logias, F., M. J. Sequenza, A. Granata, and D. Soru. "Depressione e patologia renale: rassegna della letteratura e prospettive di intervento." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 4 (January 26, 2018): 8–13. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1166.

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Abstract:
La depressione nei pazienti affetti da patologia renale è un problema rilevante poiché essa è associata a un aumento del tasso di decesso e ospedalizzazione e a una riduzione della compliance. Il trattamento farmacologico si presenta come la terapia elettiva, tuttavia si riscontra una maggiore difficoltà nel trattare i sintomi depressivi che si presentano in comorbidità con la patologia renale rispetto a quando la depressione è l'unica patologia. Diverse ricerche mostrano che questo problema può essere affrontato attraverso un intervento integrato farmacologico e psicoterapeutico, il quale ha un effetto additivo nel trattamento di questa patologia. Per quanto riguarda la patologia renale diversi studi suggeriscono l'efficacia di un intervento psicoterapeutico nel trattamento dei sintomi depressivi, tuttavia sono necessarie ulteriori ricerche che confrontino l'efficacia dei diversi approcci psicoterapeutici.
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Apicella, Matteo, Maria Cristina Campopiano, Michele Mantuano, Laura Mazoni, and Stefano Del Prato. "Guida pratica alla prevenzione e gestione dell’infezione da COVID-19 nelle persone con diabete." L'Endocrinologo 21, no. 4 (August 2020): 241–45. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-020-00767-3.

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Abstract:
Sommario La pandemia di COVID-19 rappresenta un’enorme sfida per il sistema sanitario nazionale. Sulla base dei dati ad oggi disponibili è emerso che le persone con diabete mellito presentano un maggior rischio di complicanze e morte per COVID-19. Pertanto, adottare misure preventive di igiene e di distanziamento sociale è cruciale, a maggior ragione in questa categoria di soggetti. A sostegno dei pazienti con diabete sono state intraprese molteplici iniziative al fine di garantire la continuità assistenziale, tra cui la proroga della validità dei piani terapeutici per i farmaci ipoglicemizzanti, le procedure per il rinnovo della patente di guida e l’attivazione di servizi di telemedicina. In caso di infezione da COVID-19 e sintomi lievi è possibile una gestione domiciliare della persona con diabete, raccomandando un attento monitoraggio glicemico. Il paziente diabetico che necessita di ospedalizzazione richiede una gestione multidisciplinare che includa il diabetologo, con l’obiettivo di mantenere un adeguato controllo glicemico in assenza di ipoglicemie. Le persone con diabete rappresentano un gruppo vulnerabile per il quale devono essere poste in atto strategie specifiche sia in termini di prevenzione che di trattamento.
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Natali, G., M. Mancuso, and D. Pantoli. "Emostati nella pratica angiografica ed interventistica." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 5 (October 1995): 721–25. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800513.

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Abstract:
Nella pratica angiografica ed interventistica, l'emostasi della ferita in sede femorale viene comunemente ottenuta mediante compressione manuale o meccanica, esercitata subito cranialmente alla sede di puntura. Tali metodiche non sono scevre da complicazioni emorragiche, soprattutto in pazienti in trattamento eparinico e comportano inoltre discreto disagio nei pazienti e un periodo di ospedalizzazione di almeno 12 ore, necessario alla osservazione clinica della ferita. Viene proposto un nuovo sistema di emostasi, il VasoSeal, che utilizza cartucce di collagene, opportu-namente introdotte lungo il tramite della ferita angiografica, dalla superficie del vaso leso a quella cutanea. Oltre alla funzione di tappo della cartuccia, il sistema sfrutta le proprietà emostatiche del collagene, che stimola la vasocostrizione locale, la formazione del trombo piastrinico iniziale e inoltre partecipa alla attiva-zione del processo di formazione del trombo di fibrina, senza essere influenzato dall'azione anticoagulante dell'eparina. Tale sistema, estremamente utile a prevenire le complicazioni emorragiche nei pazienti con disturbi della coagulazione, anche indotti da trattamento eparinico post-interventistico, appare ulteriormente interessante per la riduzione a 5–6 ore del tempo di emostasi, consentendo un regime ambulatoriale anche per le attività angiografiche ed interventistiche.
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Cavalli, A., and G. Pontoriero. "Come è cambiata la gestione dell'anemia per i pazienti in dialisi alla luce dello studio DOPPS." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 22, no. 4 (January 31, 2018): 27–33. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2010.1241.

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Abstract:
L'anemia è una frequente complicanza della malattia renale cronica (Chronic Kidney Disease, o più brevemente CKD) e rappresenta un importante fattore di rischio cardiovascolare che aggrava ulteriormente la prognosi dei pazienti nefropatici. Gli agenti stimolanti l'eritropoiesi (ESA) e la supplementazione marziale rappresentano i cardini su cui attualmente si basa la terapia di questa complicanza della CKD. Il Dialysis Outcomes and Practice Patterns Study (DOPPS) - studio internazionale, prospettico, osservazionale - è stato avviato nel 1996 per raccogliere informazioni riguardanti le pratiche cliniche di gestione di molte problematiche attinenti l'emodialisi, tra cui anche il trattamento dell'anemia. Nel corso degli anni, il DOPPS ha evidenziato una crescente aderenza nei confronti di quanto raccomandato dalle linee guida internazionali, come dimostrato dall'aumento dei valori medi di emoglobina, dall'utilizzo di ESA in una percentuale crescente di pazienti e da una maggiore attenzione a garantire adeguate scorte marziali. Il DOPPS, inoltre, ha messo in risalto una rilevante associazione tra valori di emoglobina e rischio di ospedalizzazione e morte nei pazienti emodializzati. Oggigiorno il DOPPS rappresenta, anche nel campo della gestione dell'anemia secondaria alla CKD, un importante riferimento scientifico, che dimostra come uno studio osservazionale, eseguito in accordo ad adeguati criteri metodologici, possa diventare uno strumento informativo, credibile e capace di suggerire nuove ipotesi da testare in successivi studi clinici controllati.
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Sabatino, Alice, Emanuele Trenti, and Enrico Fiaccadori. "Nutrizione parenterale intradialitica: indicazioni, aspetti pratici e limiti." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 2 (June 25, 2014): 112–18. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.876.

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Abstract:
La malnutrizione, o deplezione proteico-energetica (Protein Energy Wasting, PEW), è una condizione frequente nei pazienti con malattia renale cronica in stadio terminale (End Stage Renal Disease, ESRD) e si associa a un significativo aumento del rischio di mortalità e morbilità già caratteristicamente elevato in questa popolazione. Dal momento che uno dei meccanismi principali della PEW nell'ESRD è rappresentato dall'insufficiente assunzione di nutrienti, la supplementazione nutrizionale orale viene ampiamente utilizzata come efficace prima scelta nella prevenzione e nel trattamento della PEW. Tra gli altri approcci proposti come modalità di supporto nutrizionale per i pazienti con ESRD, la nutrizione parenterale intradialitica (IDPN) ha assunto di recente un ruolo importante in pazienti selezionati. Tuttavia, sebbene l'IDPN riesca a migliorare lo stato metabolico/nutrizionale nell'ESRD, le evidenze riguardo alla relazione tra questa modalità di supporto nutrizionale e una riduzione del tasso di ospedalizzazione e del rischio di mortalità sono ancora limitate. Questa rassegna si propone di fare il punto sulle pratiche più utilizzate nel trattamento della PEW nell'ESRD, concentrandosi in particolare sul ruolo dell'IDPN come modalità di integrazione nutrizionale per i pazienti in emodialisi. A tale scopo, verranno illustrati gli aspetti quantitativi e qualitativi dell'IDPN, i problemi pratici legati alla sua gestione, le indicazioni e i limiti della metodica.
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Dissertations / Theses on the topic "Ospedalizzazioni"

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DE, WAURE CHIARA. "Disuguaglianze di salute: un'analisi dell'accesso all'ospedale degli stranieri e delle donne in Italia." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2014. http://hdl.handle.net/10281/50249.

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Abstract:
INTRODUZIONE In accordo alla Costituzione Italiana e ai principi del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), la salute rappresenta un diritto che deve essere tutelato indipendentemente da variabili terze. Tuttavia, è universalmente riconosciuto che uno dei problemi più attuali di Sanità Pubblica è rappresentato dalle disuguaglianze di salute, intese come differenze nello stato di salute tra gruppi di individui che abitano in una stessa nazione o in nazioni diverse. Esse presentano due caratteristiche: sono ingiuste ed evitabili. L'epidemiologia, in particolare quella sociale, ha come obiettivo principale quello di studiare le cause delle disuguaglianze di salute e gli interventi volti a controllarle. Nello studio delle cause delle disuguaglianze è importante conoscere i determinanti di salute. Questi ultimi vengono distinti in individuali e legati all'ambiente fisico e socio-economico; un'altra classificazione li distingue in distali (istruzione, condizione lavorativa, tipo di occupazione, reddito, abitazione e area di residenza) e prossimali (comportamenti e stili di vita, componenti costituzionali). Tra i determinanti, quelli socio-strutturali - che ricomprendono la classe sociale, il genere, la razza/etnia, la discriminazione sociale, le reti sociali, il capitale sociale, il reddito e le politiche sociali - sembrano giocare un ruolo predominante nella genesi delle disuguaglianze di salute. In particolare, il genere e la razza, l'etnia e la condizione di straniero possono avere un impatto sulla salute determinando una situazione di povertà relativa da riferire a fenomeni di esclusione sociale e limitazioni/mancanza di accesso a beni sociali. Ci si concentra su questi due fattori anche in virtù dei dati demografici. Infatti, nel nostro Paese, il 51,6% della popolazione residente è rappresentata da donne. Analogamente, attenzione va rivolta al crescente numero di stranieri presenti in Italia: essi ammontano infatti al 7,4% del totale dei residenti. Malgrado la normativa italiana preveda il diritto all’assistenza sanitaria per tutta la popolazione, si riscontrano spesso difficoltà nell’accesso e nella fruizione delle cure da parte della popolazione straniera, in particolare femminile. L’indagine “Condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari della popolazione straniera residente in Italia”, condotta dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) nel 2005, ha descritto una popolazione straniera residente con bisogni di salute abbastanza simili a quelli della popolazione italiana ma mediamente in migliori condizioni. Analizzando tuttavia il ricorso ai servizi sanitari, si evidenzia un minore accesso degli stranieri alle prestazioni sanitarie, quali visite mediche e accertamenti diagnostici, e un minore tasso di ospedalizzazione sia per il genere maschile, sia per quello femminile, escludendo i ricoveri per parto. Anche in ambito preventivo emergono differenze, soprattutto in riferimento agli screening per la prevenzione dei tumori femminili. Inoltre, alcuni problemi tipici dei gruppi appartenenti alle classi socio-economiche più svantaggiate e legati a stili di vita insalubri iniziano a divenire caratteristici anche della popolazione straniera presente in Italia. Persistono infine carenze di informazioni e conoscenze in merito alla salute sessuale e riproduttiva, difficoltà di accesso ai servizi, ridotta cultura della prevenzione e un rischio di disagio psico-sociale che si traducono, specialmente nella popolazione straniera, in una maggiore incidenza di esiti neonatali sfavorevoli al parto e di ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza e in una scarsa partecipazione ai programmi di screening. OBIETTIVO Obiettivo del progetto è stato analizzare l'accesso ai servizi sanitari da parte della popolazione italiana e straniera, suddivisa per genere, al fine di identificare disuguaglianze attribuibili al genere e alla condizione di straniero e prevederne futuri sviluppi. In particolare il progetto è stato volto a: - Identificare e/o costruire, sulla base delle conoscenze medico-epidemiologiche, un set di indicatori per l’analisi delle disuguaglianze di accesso ai servizi sanitari; - Rilevare, da fonti amministrative nazionali, i dati utili per il calcolo degli indicatori di cui al punto precedente; - Analizzare criticamente tali indicatori al fine di identificare trend geografici e disuguaglianze attribuibili al genere e allo status di straniero; - Applicare tecniche statistiche avanzate per l'analisi e la proiezione dei dati. METODI E' stato condotto uno studio ecologico di tipo longitudinale relativo agli anni 2001-2008. Al fine di analizzare le disuguaglianze di salute sono stati preliminarmente identificati degli indicatori sulla base della letteratura scientifica e dell'analisi dell'accessibilità delle diverse fonti dati. Tali indicatori sono stati rappresentati dai tassi di ospedalizzazione per specifiche diagnosi/prestazioni considerate come proxy dello stato di salute della popolazione, dei suoi stili di vita e dell'assistenza a livello territoriale. In particolare, sono stati analizzati i tassi di ospedalizzazione per le condizioni di cui alla tabella che segue. Area Condizione ICD 9 CM Salute della donna Interruzione volontaria di gravidanza (IVG) 779.6 Parto 72.xx, 73.xx, 74.xx Malattie croniche Infarto 410.xx Ictus 434.01, 434.11, 434.91, 431 Epatopatia cronica 070.22, 070.23, 070.32, 070.33, 070.44, 070.54, 571.0, 571.2, 571.40, 571.41, 571.49 Tumori Tumore della cervice 180.xx, 233.1 Tumore epatico 155.0, 155.1, 155.2 Mastectomia 85.23, 85.4, 85.22 Inappropriatezza Isterectomia per leiomiomi 68.3/68.4/68.5/68.59/68.6/68.7/68.9 & 218 Appendicectomia 47.0 Adenotonsillectomia 28.2, 28.3, 28.6 Per ciascun indicatore sono stati individuati numeratore e denominatore. Il numeratore è stato rappresentato dal numero di dimissioni per raggruppamenti di codici ICD 9 CM (come da tabella) stratificato per età, genere, cittadinanza, anno e regione. Il dato è stato richiesto al Ministero della Salute. Per il denominatore si è invece fatto riferimento ai dati ISTAT relativi alla popolazione residente al 1 gennaio di ogni anno tanto per la popolazione italiana che per quella straniera. Per quest'ultima, in collaborazione con la Caritas, è stato anche sviluppato e applicato un metodo per la stima degli stranieri presenti irregolarmente sul territorio e quindi non rilevabili dall'ISTAT. Tale stima è stata calcolata per il solo triennio 2006-2008 partendo dal numero di stranieri residenti al 31 dicembre dell’anno precedente e considerando: a) i visti emanati dal Ministero Affari Esteri, b) i minori stranieri nati nel corso dell’anno, c) le domande di regolarizzazione accettate, d) un 10% di sottostima dovuto alle presenze non regolari (in accordo a quanto proposto dalla Fondazione ISMU - Istituto per lo Studio della Multietnicità). I dati sono stati analizzati con un duplice approccio: descrittivo e inferenziale. Per l'analisi descrittiva si è deciso di lavorare sui soli dati del triennio 2006-2008 per i quali è stato possibile ottenere la stima del numero di stranieri presenti regolarmente e irregolarmente in Italia. I tassi sono stati calcolati per 100.000 e standardizzati per età prendendo in considerazione la popolazione residente europea al 2012 estratta da Eurostat. Gli indicatori sono stati stratificati per genere e per macro-area regionale (Nord: Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Valle d'Aosta e Veneto; Centro: Lazio, Marche, Toscana e Umbria; Sud e Isole: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna). L'analisi della serie storica e di forecast è stata realizzata con un duplice approccio: attraverso un metodo classico (analisi del trend con Joinpoint Regression Program Version 4.0.4) e un metodo moderno (modelli ARIMA con software SPSS). Per l'analisi della serie storica sono stati presi in considerazione i tassi grezzi per 100.000 per l'intero periodo 2001-2008. L'analisi joinpoint rappresenta un metodo classico di analisi delle serie storiche. Il software joinpoint consente di modellizzare i dati attraverso una serie di rappresentazioni lineari tra loro connesse da "joinpoint" che stanno a identificare cambiamenti significativi nel trend. Il software parte dall'applicazione del più semplice modello - che non prevede joinpoint - per poi passare a testare se l'aggiunta di joinpoints migliora in maniera statisticamente significativa il modello stesso. Nell'analisi corrente è stata applicata la trasformazione logaritmica dei dati e, in considerazione del numero di osservazioni disponibili, il numero massimo di joinpoint è stato fissato a 1. Per la selezione del modello migliore è stato impiegato il metodo della permutazione e fissato un livello di significatività α pari a 0,05. Inoltre, al fine di analizzare le differenze tra le popolazioni italiana e straniera sono stati applicati sia il test della coincidenza che quello del parallelismo. Il livello di significatività per il rifiuto delle relative ipotesi nulle è stato fissato a 0,05. Il software, oltre a consentire di rilevare variazioni significative del trend temporale, rilascia una stima dell'Average Annual Percent Change (AAPC) con relativi intervalli di confidenza. I modelli ARIMA(p,d,q) rientrano tra quelli autoregressivi e sono basati su modelli di regressione dinamici che partono dal presupposto che un fenomeno Y al tempo t sia generato da una processo stocastico che può essere stimato e rappresentato in base alle osservazioni di una serie storica di Y. In particolare, i modelli ARIMA contemplano le seguenti dimensioni: - AR=AutoRegression (autoregressione), - I=Integration (integrazione), - MA=Moving Average (media mobile). I modelli ARIMA, attraverso la trasformazione dei dati (solitamente logaritmica), permettono di rendere stazionarie le serie non stazionarie. La procedura proposta da Box e Jenkins per la costruzione dei modelli è di tipo iterativo e prevede: - l'identificazione del modello con riferimento agli ordini p,d,q mediante rappresentazione grafica dei dati e analisi delle funzioni di autocorrelazione parziale e totale tramite correlogrammi; - la stima dei parametri del modello con il metodo della massima verosimiglianza o dei minimi quadrati; - l'analisi dell'Akaike's information criterion (AIC) e dello Schwarz's Bayesian criterion (BIC) per la scelta del modello migliore; - la validazione del modello attraverso il controllo sui residui e il test sui coefficienti. RISULTATI Dai risultati dell'analisi descrittiva dei tassi standardizzati di ospedalizzazione per il periodo 2006-2008 emerge quanto segue: - è osservabile un gradiente Nord-Sud per la maggior parte delle condizioni: esso risulta crescente per le ospedalizzazioni totali e, in particolare per gli italiani, per le patologie croniche e le IVG. Sempre negli italiani si riscontra un gradiente decrescente con riferimento alle appendicectomie e alle adenotonsillectomie. - i tassi di ospedalizzazione totali risultano inferiori per gli stranieri rispetto agli italiani. Tuttavia, soffermandoci sulle diverse condizioni in esame, si osserva un tasso di ospedalizzazione maggiore, tanto per l'ictus che per l'infarto del miocardio, nel Sud e nelle Isole per la popolazione straniera. Superiori risultano inoltre i tassi di ospedalizzazione per tumore della cervice uterina mentre inferiori quelli per mastectomia e tumore epatico. Gli stranieri presentano inoltre tassi di ospedalizzazione maggiori per parto e IVG così come per appendicectomia ma non per adenotonsillectomia e isterectomia. - se per le ospedalizzazioni totali le donne presentano tassi superiori, soprattutto nella popolazione straniera, per le patologie croniche, i tumori e le procedure a rischio di inappropriatezza i tassi risultano maggiori per il genere maschile. L'analisi delle serie storiche, effettuata con i due metodi descritti, ha restituito risultati sovrapponibili. In particolare, l'analisi joinpoint ha messo in luce dei trend in riduzione per entrambe le popolazioni per la maggior parte delle condizioni eccezion fatta per i parti, per cui viene rilevato un trend in incremento, seppur non significativo, e le mastectomie con un AAPC di 4,1 (IC95% 0,1; 8,1). Per tutte le altre condizioni si identifica un trend in riduzione che risulta significativo soltanto per le epatopatie, i tumori della cervice uterina e le appendicectomie. Nella maggior parte dei casi viene soddisfatto il criterio del parallelismo ignorando il quale è tuttavia possibile rilevare differenze importanti tra la popolazione italiana e quella straniera. In particolare si constata una riduzione significativa del tasso ospedalizzazioni per ictus per la sola popolazione italiana con un AAPC di -1,4 (IC95% -1,8; -1,1) a partire dal 2003 e una stazionarietà nella popolazione straniera. Ugualmente, per le mastectomie, l'incremento viene rilevato nella sola popolazione italiana. Con riferimento ai parti è possibile osservare un trend in aumento nella popolazione straniera a fronte di uno in significativa riduzione per la popolazione italiana. Infine, per le procedure a rischio di inappropriatezza, i tassi di ospedalizzazione per adenotonsillectomia mostrano un trend in significativa riduzione per tutto il periodo in studio per la sola popolazione italiana. Ugualmente, la significatività della riduzione dei tassi di ospedalizzazione per appendicectomia si registra nella sola popolazione italiana. Con i modelli ARIMA si prevede: - un declino dei tassi totali di ospedalizzazione per entrambe le popolazioni; - una riduzione dei tassi di ospedalizzazione per ictus e infarto nella popolazione italiana e una stazionarietà in quella straniera; - una stabilità dei tassi di ospedalizzazione per tumore della cervice uterina ed epatico in entrambe le popolazioni e un aumento di quelli per mastectomia nella sola popolazione italiana a fronte di una stazionarietà in quella straniera; - una stabilità dei tassi di ospedalizzazione per parto e IVG rispettivamente in entrambe le popolazioni e nella popolazione straniera. Nella popolazione italiana i tassi di IVG sono in riduzione; - un declino dei tassi di ospedalizzazione per tutte e tre le procedure a rischio di inappropriatezza nella popolazione italiana con una stabilità dei tassi per adenotonsillectomia e appendicectomia nella popolazione straniera. CONCLUSIONI I risultati dimostrano come esistano differenze legate soprattutto alla cittadinanza nell'accesso all'ospedale. In particolare, la popolazione straniera, a fronte di tassi di ospedalizzazione totali inferiori, si caratterizza per tassi maggiori di ospedalizzazione per tumore della cervice uterina, parti, IVG e procedure a rischio di inappropriatezza quali l'appendicectomia. I tassi risultano inoltre superiori per le malattie croniche in alcune macro-aree regionali specifiche, in particolare il Sud e le Isole. Inferiori risultano invece i tassi di ospedalizzazione per quelle condizioni in cui l'accesso all'ospedale rappresenta l'esito ultimo di un percorso assistenziale che richiede una compartecipazione alla spesa. L'analisi della serie storica ci permette di stimare una riduzione delle ospedalizzazioni totali tanto per gli italiani che per gli stranieri e una stazionarietà dei tassi di ospedalizzazione per ictus, tumore della cervice uterina ed epatico e parto in entrambe le popolazioni. Nella popolazione italiana viene predetta una riduzione dei tassi di ospedalizzazione per infarto ed epatopatie così come di quelli per IVG e procedure a rischio di inappropriatezza. Al contrario i tassi di ospedalizzazione per tali condizioni sembrerebbero stazionari nella popolazione straniera, eccezion fatta per l'isterectomia per la quale viene proiettata una riduzione. Risulterebbero invece in aumento i tassi di ospedalizzazione per mastectomia della popolazione italiana a fronte di una stabilità registrata nella popolazione straniera. In accordo a questi dati è possibile concludere che esistono differenze nei bisogni di salute legati in particolar modo alla cittadinanza e verosimilmente legati a carenze a livello di assistenza territoriale. Se nulla verrà fatto, è da attendersi una riduzione più marcata delle ospedalizzazioni nella popolazione italiana rispetto a quella straniera a segnalare l'importanza di interventi mirati a tale popolazione.
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MANNELLO, LUCIA. "Residenzialità Territoriale per il paziente anziano con malattia cronico degenerativa nella Regione Marche: ospedalizzazioni evitabili e prospettive future." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2018. http://hdl.handle.net/11566/253196.

Full text
Abstract:
La popolazione italiana invecchia e aumentano le patologie cronico-degenerative, con condizioni cliniche complesse e perdita di autosufficienza. Le politiche sanitarie attuali rispondono a tali bisogni di salute con una visione integrata dell’assistenza sanitaria: integrazione Ospedale–Territorio, Continuità dell’Assistenza e implementazione di alternative al ricovero ospedaliero. Le Cure Territoriali assumono la mission “gestione attiva della cronicità” e il settore della residenzialità territoriale è strategico: strutture che forniscono cure specializzate a pazienti complessi dal punto di vista medico e assistenziale, spesso dimessi direttamente dai reparti per acuti. Questo studio analizza le ospedalizzazioni potenzialmente evitabili nella Regione Marche negli anni 2010-2012 per i pazienti ≥75 anni degenti in strutture di residenzialità territoriale. Si tratta di ricoveri ospedalieri determinati da condizioni cliniche che possono essere trattate a livello residenziale con stessi outcome ospedalieri ma minori effetti avversi e minori costi, definiti dai Prevention Quality Indicator e altri criteri specifici della letteratura. Dallo studio risulta che 1 ogni 4 ricoveri è evitabile: 43% per patologie croniche riacutizzate (scompenso cardiaco, BPCO e diabete), 30%per infezioni (polmoniti, infezioni delle vie urinarie), 17% per tipicità dell’anziano fragile (disidratazione, lesioni da pressione, stipsi, delirium), 10% altro. Il decesso di 8,5% dei pazienti con ricovero inappropriato avviene in ospedale con il 12,2% delle giornate di degenza evitabili. Il confronto con la letteratura delinea ampi margini di miglioramento nella gestione della riacutizzazione di malattia cronico-degenerativa, comprese le fasi di terminalità e di fine vita nella residenzialità territoriale. Questi pazienti avrebbero potuto usufruire di cure palliative per migliorare la qualità di vita residua, ridurre i tassi di ospedalizzazione, evitare la frammentazione delle cure e ridurre i costi sanitari. Riconoscere l’end-stage delle malattie croniche riduce interventi diagnostici e terapeutici non proporzionati e onerosi per il SSN e soprattutto per il paziente. Il decesso presso la struttura di residenzialità è indicatore di qualità e appropriatezza delle cure; previsioni internazionali individuano tale setting di morte come il più comune entro il 2040. Si prospetta un’evoluzione del ruolo della residenzialità territoriale, che soddisfi anche la richiesta di Cure Palliative per pazienti anziani con malattia cronico degenerativa con bisogni complessi. Il cambiamento è culturale oltre che clinico e rappresenta la sfida sanitaria del prossimo futuro.
The Italian population is steadily aging resulting in an increase of chronic-degenerative diseases, with complex clinical conditions and loss of self-sufficiency. Current health policies respond to these health needs with an integrated view of health care: hospital-territorial integration, continuity of care and implementation of alternatives to hospitalization. Territorial treatment undertakes the mission of "active management of chronicity" and the sector of territorial residency is strategic: structures that provide specialized care to complex patients from the medical and welfare point of view, often discharged directly from acute care departments. This study analyzes the potentially avoidable hospitalizations in the Marche Region in the years 2010-2012 for patients ≥75 years of age in territorial residences. These are hospital admissions determined by clinical conditions that can be treated at the residential level with the same hospital outcomes but with lower adverse effects and lower costs, defined by the Prevention Quality Indicators and other specific criteria found in the literature. The study shows that 1 in every 4 hospitalizations is avoidable: 43% for chronic exacerbations (heart failure, COPD and diabetes), 30% for infections (pneumonia, infections of the urinary tract), 17% for common conditions of the frail elderly (dehydration, pressure lesions, constipation, delirium), 10% other. The death of 8.5% of patients with inappropriate hospitalization occurs in hospital with 12.2% of avoidable recovery days. Comparison with the literature outlines ample room for improvement in the management of exacerbation of chronic-degenerative diseases, including terminal illness and end-of-life phases in the territorial residency. These patients could benefit from palliative care to improve the quality of their remaining life, reduce hospitalization rates, avoid fragmentation of care and reduce healthcare costs. Recognizing the end-stage of chronic diseases reduces diagnostic and therapeutic interventions that are not proportional and expensive for the NHS and above all for the patient. Death at a residential facility is an indicator of quality and appropriateness of care; international previsions identify this death setting as the most common one by 2040. An evolution of the role of territorial residency is proposed, to also meet the Palliative Care request for elderly patients suffering from chronic degenerative diseases with complex needs. Change is cultural as well as clinical and represents the health challenge of the near future.
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Valeria, Ugazio, and Di Blasio Paola, eds. Malattia e ospedalizzazione: Problemi psicologici. Milano: Vita e pensiero, 1998.

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2

Luisa, Orr, and Putzolu Fulvia, eds. Il parto e la nascita in Sardegna: Tradizione, medicalizzazione, ospedalizzazione. Cagliari: CUEC, 1993.

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