Journal articles on the topic 'Organizzazioni religiose'

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Sette, Raffaella, and Simone Tuzza. "Abuso su minori in contesti istituzionali a carattere religioso: la parola agli operatori." SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI, no. 2 (August 2021): 15–31. http://dx.doi.org/10.3280/siss2021-002002.

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Abstract:
I criminologi si trovano sempre più spesso ad affrontare la problematica relati-va al verificarsi di abusi e maltrattamenti su minori. Tale questione, però, risulta difficilmente indagabile per via della natura fragile delle vittime e per i contesti in cui solitamente si verificano questi eventi e cioè gli ambienti familiari o quelli a ca-rattere istituzionale (come scuole, centri ricreativi e sportivi, strutture ecclesiastiche). Negli ultimi anni alcuni scandali relativi ad abusi perpetrati nei confronti dei minori all'interno di organizzazioni religiose e/o di ispirazione religiosa hanno de-stato l'interesse dell'opinione pubblica angloamericana, ma non solo. Questo particolare tipo di contesto in cui vengono perpetrati tali abusi su minori conduce a dover affrontare la questione sotto molteplici aspetti. Difatti, in deter-minati ambienti, molti fattori concorrono a rendere difficoltosa l'individuazione dell'abuso che risulta, per questo motivo, estremamente sottostimato. Il presente articolo, grazie alle informazioni ricavate da interviste semi-strutturate e focus group effettuati con criminologi, operatori del controllo sociale, educatori ed assistenti sociali nell'ambito della ricerca europea "SAFE - Suppor-ting Action to Foster Embedding of child safeguarding policies in Italian faith led organizations and sports club for children" (grant agreement n° 856807), si concentrerà sulla problematica degli abusi sui minori in organizzazioni religiose e/o di ispirazione religiosa con il fine di raccogliere nuovi elementi sul fenomeno, carat-terizzato da un elevato numero oscuro, e di proporre strategie d'intervento per la prevenzione della vittimizzazione. La partecipazione allo studio di testimoni signi-ficativi impreziosisce la pertinenza dell'approccio qualitativo proposto ed è utile per mettere in evidenza una questione scarsamente trattata dalla ricerca socio-criminologica italiana.
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Zapponi, Elena. "Roberto Mazzola, La convivenza delle regole. Diritto, sicurezza e organizzazioni religiose." Archives de sciences sociales des religions, no. 144 (October 1, 2008): 163–274. http://dx.doi.org/10.4000/assr.19663.

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Grassi, Davide. "SINDACATO E CONSOLIDAMENTO DEMOCRATICO." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 28, no. 2 (August 1998): 321–55. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200026010.

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Abstract:
IntroduzioneLe recenti transizioni democratiche in America latina e nell'Europa del Sud hanno messo in evidenza la speciale posizione dei sindacati tra le forze della società civile che reagiscono con un'accresciuta mobilitazione all'avvio della liberalizzazione in seno a regimi autoritari (Berins Collier e Mahoney 1997). Le organizzazioni sindacali, infatti, hanno generalmente la capacità di promuovere, in momenti critici, una mobilitazione più ampia ed efficace rispetto ad altri gruppi sociali. Esse non solo possiedono reti organizzative che, attraverso strutture più o meno permanenti, facilitano lo svolgimento di proteste e dimostrazioni, ma possono anche contare su schiere di militanti con specifici interessi in comune e su identità collettive politicamente definite. A differenza di gruppi come le organizzazioni degli studenti e le associazioni religiose o di quartiere, inoltre, i sindacati possono colpire e danneggiare direttamente l'economia attraverso rivendicazioni salariali e scioperi (Valenzuela 1988, 3; Cella 1990, 17). La concomitanza delle transizioni politiche più recenti con una perdurante e diffusa crisi economica e con ripetuti tentativi di stabilizzazione e riforma hanno reso ancora più temibile questa capacità. Utilizzando poteri coercitivi garantiti dallo stato, o la semplice forza della persuasione, il sindacato, d'altra parte, può convincere la propria base ad aspettare sino a che le riforme producano dei risultati, contribuendo così a ridurre i livelli del conflitto sociale (Przeworski 1991, 181).
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Souza, Lidyane Maria Ferreira de, and Luca Baccelli. "L'UTILITÀ DELL’ANALISI CULTURALE DEI DIRITTI SOGGETTIVI RELIGIOSI." Revista Eletrônica do Curso de Direito da UFSM 17, no. 1 (December 31, 2022): e79979. http://dx.doi.org/10.5902/1981369470979.

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Abstract:
Nei paesi democratici, l’ordine giuridico in genere riconosce diritti soggettivi religiosi, prima di tutti la libertà religiosa. Dalla Guerra dei Trent’anni, un’ esperienza storicamente e geograficamente abbastanza specIfica, la libertà religiosa è presentata come soluzione universale alla sfida della coesistenza di differenti credenze religiose nello stesso spazio politico. Di conseguenza, si osserva come questi diritti promuovano determinati tipi di soggettività e di organizzazione religiosa. Dato che tale critica è già stata rivolta alla categoria dei diritti soggettivi, così come a quella dei diritti umani, questo articolo investiga se le risposte fornite a queste critiche – nell’ambito dei studi sociogiuridici, dell’analisi culturale del diritto e della filosofia e sociologia dei diritti umani – possono contribuire a riflettere sull’utilità dei diritti soggettivi religiosi per le persone di fede non egemonica. Si conclude che l’analisi culturale permette identificare possibili reinvenzioni della strategia politica dei diritti soggettivI religiosi.
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Maccaro, Alessia. "Matto da slegare. Bioetica tra rispetto della prassi tradizionale e diritti umani / Madmen to untie. Bioethics between respect of cultural practices and human rights." Medicina e Morale 65, no. 2 (September 21, 2016): 155–65. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2016.432.

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Abstract:
Demonologia, culti, ritualità e miti religiosi molto spesso in territorio africano si congiungono con questioni relative alla cura. Ad oggi ancora diffusissima è la sovrapposizione tra insanità mentale e possessione diabolica, tipica della mentalità animista che conduce al gravoso problema dell’emarginazione e della contenzione del paziente psichiatrico. Il malato mentale incute paura alla comunità che ne teme il contagio, sicché il più delle volte, si affida il malato a sette religiose o a centri di preghiera, in cui i sedicenti guaritori, sciamani e santoni si fanno pagare cifre molto elevate per imprigionare all’interno di tronchi di albero o incatenare a ceppi o blocchi di cemento l’ammalato, così da neutralizzare la potenza maligna. La vita in catene rende gli ammalati storpi, talvolta li porta alla morte per malnutrizione ed incuria. In questo modo questioni relative alla salute, alla cura, incrociandosi con ritualità religiose, chiamano irrimediabilmente in causa la bioetica ed i diritti rispetto ad un problema non più posponibile. Si tratta di una barbarie che avviene nel completo disinteresse dell’OMS e delle grandi organizzazioni internazionali che conoscono l’incubo di questi “prigionieri” almeno da 30 anni, da quando il beninese Gregoire Ahongbonon, il “Basaglia nero” ha fondato in Costa d’Avorio la sua “Saint Camille de Lellis di Bouaké” e ha cominciato – letteralmente – a liberare i malati di mente dalle catene. L’analisi proposta intende precisare che, pur nel rispetto delle differenti culture, c’è un limite che non è possibile valicare: quello del rispetto dei diritti umani che è la base ed alla base di ogni discorso sul pluralismo e sull’Intercultura. ---------- In Africa, demonology, cults, rituals and religious myths are very often combined with issues related to health care. Today the overlap between insanity and demonic possession is still widely widespread. It is typical of the animist mentality that leads to the serious problem of psychiatric patient marginalization and restraint. The mentally ill arouses dread in the community that fears the contagion, so in most cases, the patient commits herself/himself to religious sects or to prayer centers, where the healers, shamans and gurus charge very high prices to imprison the patient in tree trunks or to chain up the patient to stumps or concrete blocks, in order to neutralize the evil force. Life in chains makes the sick patients lame, and sometimes leads them to death for malnutrition and neglect. In this way, issues related to health and health care, intersecting with religious rituals, involve bioethics and rights compared with a problem that cannot be postponed any further. It is a matter of barbarity that takes place in the complete disregard of WHO and of the major international organizations, aware of the nightmare experienced by these “prisoners” since at least 30 years, when Gregoire Ahongbonon from Benin, the “black Basaglia”, established in the Ivory Coast his “Saint Camille de Lellis of Bouaké” and – literally – began to release the mentally ill patients from the chains. The proposed analysis aims to clarify that, even if respecting the different cultures, there is a limit that cannot be crossed: the respect of human rights that is the basis and the foundation of every discourse on pluralism and interculture.
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Góralski, Wojciech, and Grzegorz Ostrowski. "Organizacja katechizacji w świetle uchwał polskich synodów diecezjalnych po roku 1983." Prawo Kanoniczne 44, no. 3-4 (December 10, 2001): 95–124. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2001.44.3-4.04.

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Abstract:
Nello loro studio gli autori presentanto le norme dei sinodi diocesani celebrati in Polonia dopo la promulgazione del Codice di Diritto Canonico del 1983 riguardanti 1’organizzazione della catechesi. Dopo aver presentato le strutture organizzative della catechesi riferiscono le questioni concernenti il luogo e il tempo della catechesi nonchè i manuali di religione e il materiale didattico.
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Pajer., Flavio. "LA FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI DI RELIGIONE NELL’UNIONE EUROPEA." Revista Diálogo Educacional 5, no. 16 (July 17, 2005): 167. http://dx.doi.org/10.7213/rde.v5i16.7988.

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Abstract:
Il processo di unificazione economica e politica dell’Europa - in atto ormai da quasi 50 anni se si considera il Trattato di Roma (1957) come l’evento fondante – non può e non deve produrre, almeno a breve termine, un livellamento delle istituzioni nazionali per uniformarle a un comune standard transnazionale. Questo è vero soprattutto per i vari sistemi educativi nazionali. Essi sono troppo ancorati alla storia e alla cultura delle rispettive nazioni, troppo diversi per lingua, per struttura e organizzazione, al punto che una loro armonizzazione risulterebbe un insulto allo specifico e irriducibile patrimonio culturale e storico delle varie nazioni europee.
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Palmisano, Stefania. "Esperienza religiosa, Mission e Organizzazione. Lo studio di un campo emergente." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (June 2014): 62–87. http://dx.doi.org/10.3280/so2013-002003.

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Conti, Flavio Giovanni. "La Chiesa cattolica e i prigionieri di guerra italiani negli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale." MONDO CONTEMPORANEO, no. 3 (May 2012): 39–78. http://dx.doi.org/10.3280/mon2011-003002.

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Abstract:
Gli oltre cinquantamila prigionieri italiani detenuti negli Stati Uniti, durante la seconda guerra mondiale, ricevettero un trattamento migliore rispetto agli altri prigionieri italiani in mano alleata. Molti fattori vi contribuirono: l'alto livello economico della societŕ americana; gli interventi di sostegno delle organizzazioni assistenziali internazionali e americane; la Chiesa cattolica, che svolse un ruolo particolarmente intenso ed incisivo riguardo ai prigionieri italiani negli Usa. Attraverso le proprie gerarchie ecclesiastiche e le organizzazioni cattoliche americane, i cappellani militari, i sacerdoti americani e italiani, e con il sostegno determinante delle comunitŕ italo-americane, la Chiesa non si occupň soltanto dell'aspetto religioso ma ampliň il suo intervento alla gestione della corrispondenza con le famiglie, al trattamento materiale, alle iniziative ricreative ed educative. Questa azione capillare di assistenza permise alla Chiesa di influenzare in senso moderato l'orientamento politico dei prigionieri, ed ebbe lo scopo di favorire il reinserimento dei reduci in una nuova Italia democratica, collocata nel blocco occidentale.
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Monaci, Massimiliano, and Laura Zanfrini. "Il "posto" della dimensione religiosa e spirituale nei fenomeni organizzativi: è il momento di decollare." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 162 (March 2022): 33–59. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-162002oa.

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Abstract:
L'articolo apre la sezione monografica dedicata al rapporto tra religione/i e organizzazioni. Dopo essersi soffermati sui motivi della scarsa attenzione tradizionalmente dedicata a questo nesso, gli autori descrivono come questo tema stia ora riemergendo quasi involontariamente, attraverso un'agenda di ricerca che si è via via arricchita di contributi provenienti da ambiti diversi. Quindi esaminano i principali risultati dei suoi sviluppi nell'ambito degli studi organizzativi ed evidenziano le prospettive più promettenti per ulteriori studi. Infine, indicano alcuni punti che riaffermano la centralità dei temi affrontati nello scenario contemporaneo.
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Lubich, Chiara. "VERSO L’UNITÀ DELLE NAZIONI E L’UNITÀ DEI POPOLI." Acta Semiótica et Lingvistica 25, no. 3 (December 18, 2020): 3–10. http://dx.doi.org/10.22478/ufpb.2446-7006.44v25n3.56780.

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Abstract:
Discorso tenuto da Chiara Lubich, in un Simposio, presso la sededelle Nazioni Unite a New York, il 28 maggio 1997, in cui presenta la sua proposta per la pace e l’unità dei popoli e delle nazioni che oggi è vissuta da milioni di persone, di diverse nazioni, razze, lingue e di diverse religioni e chiese cristiane, anche non credenti, attraverso il Movimento dei Focolari da lei creato in Italia, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale. Questo è rappresentato, all’ONU, da uno dei suoi settori che opera nel campo sociale, il New Humanity Movement, che, in quanto organizzazione non governativa, gode di status consultivo di tipo B.
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Mariuzzo, Andrea. "Il cattolicesimo organizzato in Italia 1945-1953 Successo dell'anticomunismo, fallimento dell'egemonia." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 258 (September 2010): 7–25. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-258001.

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Abstract:
Il saggio offre un contributo alla definizione dei riferimenti dottrinali dell'anticomunismo cattolico, e del suo ruolo nelle mobilitazioni che videro protagonista la Chiesa e le organizzazioni laicali nell'Italia degli anni immediatamente successivi al 1945. L'autore individua nell'enciclica Divini Redemptoris del 1937, e nell'ampio lavoro di elaborazione intellettuale alla sua radice, un elemento periodizzante per la sistematizzazione di un rifiuto del comunismo, "anti-religione" materialista, espressa su basi teologiche e dottrinali, e valuta l'impegno anticomunista del cattolicesimo organizzato nel secondo dopoguerra in una chiave di sostanziale continuitŕ di orientamenti con gli anni precedenti. Sicuramente, la disponibilitŕ di un solido e radicato repertorio di critiche al "comunismo ateo" permise al mondo cattolico di presentarsi come l'unico sicuro baluardo alla minaccia sovietica, garantendo il successo della mobilitazione dei Comitati civici in occasione delle elezioni del 1948. Tuttavia, i tentativi di trasformare tale affermazione nel punto di partenza per la "ricristianizzazione" italiana si sarebbero rivelati deludenti, finendo per scontrarsi con le prime significative tendenze di secolarizzazione della societŕ.
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Bignamini, Angelo A. "La persona centro e misura di ogni sistema sanitario." Medicina e Morale 51, no. 1 (February 28, 2002): 81–99. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2002.713.

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Abstract:
L’organizzazione sanitaria è l’insieme delle strutture, funzioni e responsabilità che dovrebbe garantire l’adeguata gestione della sanità in un ambito definito. I soggetti coinvolti nel sistema sanitario sono le persone afferenti (sane e malate); gli operatori (medici e operatori sanitari non medici); l’ambito in cui esso viene attuato (società). Essa è quindi il punto di incontro di tre realtà eminentemente umane: la medicina, l’etica, la società. I requisiti per un’adeguata organizzazione sanitaria implicano perciò la coesistenza dei principi fondamentali della medicina, dell’etica, della convivenza sociale. La medicina pone al suo centro il bisogno dell’essere umano che incontra il limite ai propri diritti nativi alla vita (cioè la morte) e alla salvaguardia di salute e integrità (cioè la malattia). La convivenza sociale impone la ricerca di un equilibrio tra i bisogni di ciascuno e la capacità di risposta della collettività nel suo complesso, incluse anche le capacità spontanee di aggregazione e di servizio, secondo priorità dettate dalla natura del soggetto del bisogno (la persona umana malata) e non pregiudizialmente definiti dall’osservatore. L’etica tutela i diritti nativi del soggetto (quoad justum), quindi determina procedure coerenti con la natura di quanti implicati nella progettazione e gestione dell’organizzazione sanitaria. In un approccio bioetico ontologicamente fondato, i criteri primi sono quelli che si riferiscono ai soggetti autonomamente esistenti, quindi alle persone. Subordinati e dialoganti con questi sono i criteri secondi, cioè quelli relativi alle entità per sé non esistenti se non in dipendenza dell’essere dei soggetti autonomi: la società e, in ulteriore subordine, il “governo”, sia esso regionale, sia nazionale. Esistono visioni alternative, nelle quali i criteri principali sono invece quelli, di stampo illuminista, relativi alla “collettività”, allo “stato”, cui si debbono subordinare i singoli “individui”. Già l’utilizzo di “individuo” contrapposto a “persona” mette in luce come questo approccio sia ideologico (basato su ipotesi astratte definite a priori) anziché scientifico (basato sull’osservazione della realtà). I due approcci originano sistemi organizzativi della sanità contrapposti tra loro, con ruoli diversi anche per gli operatori e soprattutto per il medico. Nel modello illuminista di stato etico gli strumenti matematico-statistici e matematico- economicisti (DRG, EBM, linee guida) diventano gabbie interpretative (ideologiche) della realtà. Nel modello sociale tutti gli strumenti disponibili vengono impiegati come uno dei mezzi possibili, insieme a scienza, coscienza e compassione, per descrivere la complessa realtà della singola persona che si pone in relazione con il medico portando i propri bisogni di salute, espressi ed inespressi. Secondo la bioetica personalista il criterio giustificante di qualunque “sistema” e qualunque “organizzazione”, inclusa l’organizzazione della sanità, è il “bene” di tutti i soggetti (malati e operatori con pari dignità), che si manifesta nel rispetto dei loro diritti, primo fra tutti il diritto alla difesa di vita e integrità, alla salvaguardia della salute, al rispetto dei criteri morali e religiosi di ciascuno. In questo contesto la persona rimane l’elemento centrale di riferimento della “organizzazione”, il rispetto della natura della persona rimane la misura della sua validità, la possibilità del “bene” della persona resta il criterio di valore. Esperienze in atto con questa visione non sembra siano, peraltro, meno efficienti di quelle basate sulla visione opposta. In questo contesto il medico, essendo l’operatore più prossimo al soggetto, ha però anche la responsabilità di agire come difensore dei diritti del malato (funzione etica) nei confronti del sistema organizzativo, anziché essere semplicemente un “fornitore di servizi”, dato che la salute non può essere ricondotta a “prodotto” o “servizio”, né può comprimersi nella definizione di “cliente” o “utente” la persona malata.
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Boccali, Livia. "Esempio di organizzazione delle fonti antiche per la ricostruzione del quadro della vita religiosa di una città e del suo territorio in età preromana e romana : Terracina." Cahiers du Centre Gustave Glotz 8, no. 1 (1997): 181–222. http://dx.doi.org/10.3406/ccgg.1997.1440.

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SILVA, Claudilene Maria da, Lucimar Rosa DIAS, and Silvani dos Santos VALENTIM. "A Pensadora Negra em Educação Petronilha Beatriz Gonçalves e Silva: Memórias e Reflexões." INTERRITÓRIOS 6, no. 12 (December 7, 2020): 299. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i12.249002.

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Abstract:
RESUMOO presente texto retoma questões relevantes sobre o pensamento negro em educação no Brasil. Por meio desta entrevista aprofundamos como 23 anos depois da publicação do livro que inaugurou os debates a esse respeito, as questões sobre o pensamento negro brasileiro coerentemente reverberam, desafiam e interpelam a Educação das Relações Étnico-Raciais no alvorecer do século XXI. Profa. Petronilha afirma que tal pensamento veio com os povos Negros africanos escravizados e que na Diáspora foram sendo recriados e refeitos, particularmente por meio das experiências dos/as professores/as negros/as, especialmente das professoras negras, durante todo o século XX. Foram destacados durante a entrevista elementos como a relevância e atualidade de uma práxis pedagógica antirracista e propostas do movimento Negro, das instituições Negras e dos projetos e pesquisas que assumem um compromisso visceral e dialógico com a história e perspectiva do povo Negro. Por meio de suas memórias familiares e escolares a entrevistada nos lembra que, por mais escolarizadas/os que sejamos, não podemos prescindir do pensamento que é construído nos núcleos familiares, nas comunidades, nos espaços religiosos de matriz africana e pelo movimento Negro. É importante ter presente que existe um pensamento Negro em educação em todas as áreas da vida. Ainda que importantes organizações do movimento Negro tenham se articulado nos anos 1970, é anterior a este período a formulação do pensamento Negro em educação. Este pensamento antecede o movimento Negro organizado como nós o conhecemos. Ele foi, de fato, iniciado pelas professoras Negras do antigo Ensino Primário, hoje Ensino Fundamental.Educação. Pensamento Negro. Professoras Negras. Movimento Negro.ABSTRACT This text takes up relevant questions about black thought in education in Brazil. Through this interview we went on to deepen how 23 years after the publication of the book that inaugurated the debates in this regard, questions about Brazilian black thought consistently reverberate, challenge and question the Education of Ethnic-Racial Relations at the dawn of the 21st century. Professor Petronilha affirms that such thought came with the enslaved African Black people and that in the Diaspora they are being recreated and remade, particularly through the experiences of Black teachers, especially Black female teachers, throughout the 20th century. Elements such as the relevance and timeliness of an anti-racist pedagogical praxis and proposals from the Black movement, Black institutions, projects and research that assume a visceral and dialogical commitment to the history and perspective of the Black people were highlighted during the interview. Through her family and school memories, the interviewee reminds us that, no matter how schooled we are, we cannot do without the thought that is built in family nuclei, in communities, in religious spaces of African base and by the Black movement. It is important to keep in mind that there is a Black thought in education in all areas of life. Although important organizations of the Black movement were articulated in the 1970s, the formulation of Black thought in education predates this period. This thought precedes the organized Black movement as we know it. It was, in fact, initiated by Black teachers from Primary School, today known as Elementary School.Education. Black Thought. Black Teachers. Black Movement.RESUMENEste texto retoma cuestiones relevantes sobre el pensamiento negro en la educación en Brasil. A través de esta entrevista pasamos a profundizar cómo 23 años después de la publicación del libro que inauguró los debates al respecto, las preguntas sobre el pensamiento negro brasileño reverberan, desafían y cuestionan consistentemente la Educación de las Relaciones Étnico-Raciales en los albores del siglo XXI. Profa. Petronilha afirma que este pensamiento llegó con los negros africanos esclavizados y que en la Diáspora fueron recreados y rehechos, particularmente a través de las experiencias de los maestros negros, especialmente los maestros negros, a lo largo del siglo XX. Durante la entrevista se destacaron elementos como la relevancia y actualidad de una praxis pedagógica antirracista y propuestas del movimiento negro, instituciones y proyectos negros e investigaciones que asumen un compromiso visceral y dialógico con la historia y perspectiva de los negros. A través de sus recuerdos familiares y escolares, la entrevistada nos recuerda que, por muy escolarizados que estemos, no podemos prescindir del pensamiento que se construye en los núcleos familiares, en las comunidades, en los espacios religiosos de origen africano y por el movimiento negro. Es importante tener en cuenta que existe un pensamiento negro en la educación en todos los ámbitos de la vida. Aunque en la década de 1970 se articularon importantes organizaciones del movimiento negro, la formulación del pensamiento negro en la educación es anterior a este período. Este pensamiento precede al movimiento negro organizado tal como lo conocemos. De hecho, fue iniciado por profesores negros de la antigua Escuela Primaria, hoy Escuela Primaria.Educación. Pensamiento negro. Maestros negros. Movimiento negro.SOMMARIOQuesto testo riprende questioni rilevanti sul pensiero nero nell'educazione in Brasile. Attraverso questa intervista siamo passati ad approfondire come 23 anni dopo la pubblicazione del libro che ha inaugurato i dibattiti a questo proposito, le domande sul pensiero nero brasiliano riverberano, sfidano e mettono in discussione costantemente l'Educazione alle Relazioni Etnico-Razziali all'alba del 21° secolo. Profa. Petronilha afferma che questo pensiero è venuto con i neri africani ridotti in schiavitù e che nella diaspora sono stati ricreati e rifatti, in particolare attraverso le esperienze di insegnanti neri, specialmente insegnanti neri, per tutto il XX secolo. Durante l'intervista, sono stati evidenziati durante l'intervista elementi come la rilevanza e la tempestività di una prassi pedagogica antirazzista e proposte dal movimento nero, istituzioni e progetti neri e ricerche che assumono un impegno viscerale e dialogico per la storia e la prospettiva del popolo nero. Attraverso i suoi ricordi familiari e scolastici, l'intervistata ci ricorda che, per quanto scolarizzati, non possiamo fare a meno del pensiero che è costruito nei nuclei familiari, nelle comunità, negli spazi religiosi di origine africana e dal movimento negro. È importante tenere presente che c'è un pensiero nero nell'educazione in tutti gli ambiti della vita. Sebbene importanti organizzazioni del movimento negro siano state articolate negli anni '70, la formulazione del pensiero negro nell'educazione è anteriore a questo periodo. Questo pensiero precede il movimento nero organizzato come lo conosciamo. Fu, infatti, iniziato da insegnanti neri della ex scuola elementare, oggi scuola elementare.Istruzione. Pensiero nero. Insegnanti neri. Movimento nero.
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"Gerusalemme, cittŕ metropolitana, cittŕ della convivenza, cittŕ dell'Onu. Intervista." FUTURIBILI, no. 3 (September 2012): 212–20. http://dx.doi.org/10.3280/fu2011-003014.

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Abstract:
Raffaello Fellah*, intervistato da Vincenzo Porcasi**, esprime le sue interpretazioni e le sue ipotesi sul futuro migliore per Gerusalemme, sia come cittŕ metropolitana in quanto contesto della cittŕ storica con le tre anime religiose monoteistiche, e sia come č possibile trasformarla in cittŕ della convivenza. Importante č la cooperazione economica fra queste tre parti; ma anche importante la sua struttura istituzionale e la sua internazionalitŕ. La struttura istituzionale della cittŕ storica č basata su un sindaco ebreo, che ha un ruolo di rappresentanza con l'esterno, e due vicesindaci rispettivamente musulmano e cristiano. Tuttavia bisogna garantire la pacificazione interna ed esterna di Gerusalemme trasformandola in sede delle organizzazioni internazionali e in particolare dell'Onu.
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"Roberto Marchisio, Sociologia delle forme religiose. Organizzazioni e culture dalle teorie classiche alle richerche contemporanee." Archives de sciences sociales des religions, no. 128 (October 1, 2004): 53–158. http://dx.doi.org/10.4000/assr.2096.

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Gori, Alessandro. "Home prayer, unattended funerals and social responsibility: Muslims in Italy and the coronavirus outbreak (March-May 2020)." Tidsskrift for Islamforskning 15, no. 2 (April 26, 2021). http://dx.doi.org/10.7146/tifo.v15i2.125915.

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Abstract:
Sadly, in 2020 Italy was one of the countries hardest hit by coronavirus (by 26 February 2021 2020: 2,868,435 infected; 96,974 dead). All religious communities in Italy had to respond quickly and clearly to a common and invisible threat, while providing guidance and support to their local congregations and complying with government provisions in order to curb the spread of the virus. From 9 March to 2 May 2020, Italy’s approximately 2.9 million Muslims, like all other residents, had to abide by the country’s strict stay-at-home orders, refraining from going out except for emergencies and to buy food. In the present article, I will make use of selected texts published on the official websites of the Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia (UCOII – Union of Islamic congregations and organizations in Italy – اتحاد الهيئات والجاليات الإسلامية في إيطاليا ) and of the As sociazione Islamica Italiana degli Imam e delle Guide Religiose (Italian Islamic Association of Imams and Religious Guides; الجمعية الإسلامية الإيطالية للأئمة والمرشدين ) to deter mine and discuss: 1) which practices of the Italian Islamic community were most affected by the epidemic, and 2) how Italian Muslims carried out various symbolic and social initiatives to demonstrate their active participation in the common fight against the spread of the virus.
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Al-Salimi, Abdulrahman. "OMAN AND IBADISM FROM A RELIGIOUS REGIONAL PERSPECTIVE." Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Incontri di Studio, July 13, 2017. http://dx.doi.org/10.4081/incontri.2017.277.

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Abstract:
Questo paper affronta il tema dell’identità Omanita e l’ideologico religioso Islamico Ibadita. Fra gli elementi principali che caratterizzano l’Oman, si possono considerare: 1. La sua particolare configurazione geografica. 2. La sua popolazione multi-culturale e multi-religiosa sin da epoche antichissime e precedent l’Islam stesso. 3. La dottrina Islamica Ibadita. Conseguentemente, in primo luogo l’Autore si sofferma sulle particolari connotazioni geografiche dell’Oman e suoi molteplici ‘paesaggi’, i quali hanno indubbiamnete avuto un profondo impatto sugli habitat umani e la loro organizzazione all’interno delle diverse nicchie ecologiche del Paese, risalendo a secoli se non a millenni or sono. Riguardo a quest’ultimo aspetto, una delle principali connotazioni è stata quella del tribalismo e le sue complementarietà all’interno di una cornice che, in Oman, è sempre stata caratterizzata da multi-culturalità e multi-religiosità. Quindi, con l’avvento dell’Islam, un nuovo fattore si è imposto sulla scena storica omanita: l’Ibadismo e le sue dinamiche. Dopo un breve schema storico e in ampia parte riferendosi al paper precedente, il discorso puntualizza i principî base dell’Ibadismo e della sua evoluzione nel tempo, il ruolo giocato in Oman nel corso dei secoli, il suo impatto sulla società locale e il modello politico-istituzionale che esso ha contribuito a forgiare e modellare. Si tratta di una eredità culturale tramandata nei secoli fino ad oggi. Infine, l’Autore dà un rapido ma chiaro affresco dell’Ibadismo e del suo ideologico religioso oggi, il rapporto fra questa ideologia religiosa e il concetto di Modernità tecnologica e sociale, Corano e principî guida religiosi di fronte alle diversità, la risposta Ibadita di fronte a un nuovo modello di società inter-religiosa e inter-etnica.
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Freni, Fortunato. "Ecologia integrale e pluralismo etico-religioso." Stato, Chiese e pluralismo confessionale, October 19, 2022. http://dx.doi.org/10.54103/1971-8543/18917.

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Abstract:
SOMMARIO: 1. Introduzione: per una transizione ecologica integrale - 2. La varietà dei modelli eco-culturali dei soggetti del pluralismo etico-religioso - 3. Le associazioni animaliste e lo stile di vita vegano - 4. Le comunità smart dell’economia collaborativa sostenibile - 5. Le imprese socialmente responsabili - 6. Le “società benefit” - 7. I domini collettivi e le cooperative di comunità nella gestione dei beni comuni - 8. La tutela dei siti naturali d’interesse culturale - 9. Le organizzazioni agresti di impegno sociale - 10. Il sostegno finanziario delle banche etiche allo sviluppo sostenibile - 11. Conclusione: un ulteriore impegno per l’ecclesiasticista. Integral ecology and ethical-religious pluralism ABSTRACT: The contribution intends to attest the interest for the scholar of ecclesiastical law for the phenomenon of ecological transition, in which some confessional bodies, as well as groups, associations and communities of people who are differently oriented from the ethical-cultural point of view, driven by a resilience movement induced by the social and environmental crisis, they are involved in various ways. They, in pursuing what Pope Francis defined, in the encyclical Laudato si', “integral ecology”, combine attention to the protection of creation and the expression of the personality of man, through the implementation of initiatives based on a new development model.
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Botti, Federica. "Libertà religiosa, patrimonio culturale e identità: il caso del Montenegro." Stato, Chiese e pluralismo confessionale, October 19, 2022. http://dx.doi.org/10.54103/1971-8543/18916.

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Abstract:
SOMMARIO: 1. Premessa - 2. Il caso del Montenegro: identità nazionale e identità religiosa - 3. La costruzione di un’identità nazionale - 4. Prodromi di un divorzio annunciato - 5. Personalità giuridica delle Chiese e patrimonio religioso - 6. Beni culturali contesi - 7. Verso una risoluzione dei contrasti con la Chiesa ortodossa serba? - 8. Patrimonio culturale montenegrino e ruolo delle organizzazioni internazionali - 9. Conclusioni. Religious freedom, cultural heritage and identity: the case of Montenegro ABSTRACT: With the dissolution of the former Yugoslavia, the Balkan populations found themselves having to face the necessity of replacing their common Slavic origins with national identities that found a solid point of reference in religion. The cultural heritage, at first common thanks to Tito's unifying work, became again the heritage of the single nationalities and the object of ethnic-local identity claims. In this situation, the anchorage to cultural heritage and the particular care taken by governments to claim its management and control, become instruments of identity whose effects inevitably reverberate on the delicate balance between the religious communities present in the different territories. The case of Montenegro shows the complicated relationship between the protection of cultural heritage, national identities and religious belonging to the different components of Orthodoxy, each of which claims exclusive and unique ownership over their respective territories, thus contributing to rewrite the contents of cultural heritage, reducing it to an increasingly local dimension. Thanks to the work of international organizations such as UNESCO with "its" world heritage and the Council of Europe, which is working to promote diversity and dialogue in the field of cultural heritage, this regains its dignity, respecting the citizens' feelings and their quality of life.
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Montesano, Stefano. "La deroga al divieto di discriminazione per motivi religiosi nelle organizzazioni di tendenza. Riflessioni a margine della pronuncia della Corte di Giustizia U.E (Causa C- 414/2016) (The Derogation of Prohibition against Religious Discrimination in the Ideologically Orientated Organisations. Some Reflections on the Judgement of the Court of Justice of the EU (C-414/16))." SSRN Electronic Journal, 2018. http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.3300183.

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