Academic literature on the topic 'Organizzazioni educative'

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Journal articles on the topic "Organizzazioni educative"

1

Conti, Flavio Giovanni. "La Chiesa cattolica e i prigionieri di guerra italiani negli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale." MONDO CONTEMPORANEO, no. 3 (May 2012): 39–78. http://dx.doi.org/10.3280/mon2011-003002.

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Abstract:
Gli oltre cinquantamila prigionieri italiani detenuti negli Stati Uniti, durante la seconda guerra mondiale, ricevettero un trattamento migliore rispetto agli altri prigionieri italiani in mano alleata. Molti fattori vi contribuirono: l'alto livello economico della societŕ americana; gli interventi di sostegno delle organizzazioni assistenziali internazionali e americane; la Chiesa cattolica, che svolse un ruolo particolarmente intenso ed incisivo riguardo ai prigionieri italiani negli Usa. Attraverso le proprie gerarchie ecclesiastiche e le organizzazioni cattoliche americane, i cappellani militari, i sacerdoti americani e italiani, e con il sostegno determinante delle comunitŕ italo-americane, la Chiesa non si occupň soltanto dell'aspetto religioso ma ampliň il suo intervento alla gestione della corrispondenza con le famiglie, al trattamento materiale, alle iniziative ricreative ed educative. Questa azione capillare di assistenza permise alla Chiesa di influenzare in senso moderato l'orientamento politico dei prigionieri, ed ebbe lo scopo di favorire il reinserimento dei reduci in una nuova Italia democratica, collocata nel blocco occidentale.
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Federighi, Paolo. "Chi sono i professionisti dell'educazione e della formazione. La classificazione come presupposto dell'identità e della mobilità." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 112 (March 2021): 9–26. http://dx.doi.org/10.3280/qua2020-112002.

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Abstract:
L'articolo si propone di dare ordine alla rappresentazione del mercato del lavoro delle professioni educative e formative. Per questo esso cerca di adattare il sistema di classificazione ISTAT al riordino di tutte le professioni che operano per conseguire learning outcomes in un quadro che le accomuni in ragione dell'analogia dei processi che presiedono e che richiedono capacità/comportamenti organizzativi omogenei. Lo studio approfondisce anche l'analisi della tipologia dei providers che occupano tali professioni anche al fine di pesarne il ruolo all'interno del mercato della formazione. Il lavoro si conclude con l'applicazione del modello di classificazione alla categoria di professionisti impegnati nel campo della formazione continua nelle organizzazioni.
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3

Scalcione, Vincenzo. "Educational and training conditions of learning environments: quality control standards in the school." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 22, no. 1 (April 30, 2022): 188–202. http://dx.doi.org/10.36253/form-12607.

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Abstract:
The development of forms of monitoring of educational systems has meant to account for the functioning of educational organizations. In the evaluation, the methods of measuring quality have become the structural articulation of each organized system. The need was felt to use interactive management methods, capable of promoting continuous quality control, also through a systematic verification of results and feedback produced by users. The text analyzes similar organizational methods in educational contexts, where actions are affirmed to improve the quality of the service, through the use of indicators, with the aim of defining training standards for quality learning environments. The concept of effectiveness and improvement intersect in the ESI project, where schools from European countries were able to share the identifying elements for educational change. Condizioni educative e formative degli ambienti di apprendimento: gli standard di controllo della qualità nella scuola. Lo sviluppo di forme di monitoraggio dei sistemi educativi ha inteso dar conto del funzionamento delle organizzazioni educative. Nella valutazione le modalità di misurazione della qualità sono divenute l’articolazione strutturale di ogni sistema organizzato. Si è avvertita la necessità di utilizzare metodi di gestione interattivi, in grado di promuovere il controllo continuo della qualità, anche attraverso una sistematica verifica dei risultati e del feedback prodotto dagli utenti. Nel testo si analizzano simili modalità organizzative nei contesti educativi, dove si affermano azioni per il miglioramento della qualità del servizio, attraverso l’utilizzo di indicatori, con l’obiettivo di definire standard formativi per ambienti di apprendimento di qualità. Il concetto di efficacia e di miglioramento si incrociano nel progetto Esi, dove scuole dei paesi europei hanno potuto condividere gli elementi indentificativi per il cambiamento educativo.
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Barberis, Eduardo, and Domenico Carbone. "Cultura manageriale e identità lavorativa nei sistemi di istruzione. Un'introduzione." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 160 (August 2021): 27–42. http://dx.doi.org/10.3280/sl2021-160002.

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Abstract:
Questo contributo introduce il numero monografico su "Cultura manageriale e identità lavorativa nei sistemi di istruzione". La prima parte ricostruisce il contesto dell'introduzione di misure neoliberali nelle logiche di funzionamento delle pubbliche amministrazioni, definendo le caratteristiche di fondo del New Public Management ed individuando sia la loro rilevanza per i sistemi di istruzione, sia la necessità di non considerare la governance neoliberale come l'unico fattore trasformativo per le professioni e le organizzazioni educative. La seconda parte si concentra sugli effetti degli ingredienti manageriali nelle pratiche professionali, ove appunto le ricette neoliberali si inseriscono su modelli organizzativi preesistenti. La terza parte pone l'attenzione sui risvolti relativi all'identità professionale dei lavoratori e delle lavoratrici dell'istruzione, in particolare sul tema della frammentazione delle professioni e della responsabilizzazione individuale. Infine, vengono introdotti i contributi che fanno parte della special issue.
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Panza, Costantino, and Michele Gangemi. "Lo sguardo interessato del pediatra di famiglia." MINORIGIUSTIZIA, no. 1 (July 2021): 81–93. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-001009.

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Abstract:
La figura del pediatra delle cure primarie è definita da quel professionista che non si impegna a curare il bambino limitatamente alle richieste dei genitori o durante i momenti di patologia acuta; il pediatra si prende cura della famiglia e dell'ambiente che si interrelaziona con il bambino; esce dall'ambulatorio per partecipare attivamente alla vita di comunità contribuendo a costruire, affiancato ad altri professionisti, volontari, organizzazioni o agenzie sanitarie ed educative, programmi di sostegno per i genitori e le famiglie che possano essere supportati dalle risorse locali disponibili. Insieme ai servizi sanitari e sociali della comunità locale, il pediatra si impegna nella costruzione di una rete di professionisti con specifica formazione ed esperienza nella promozione della salute del bambino e della sua famiglia e nella prevenzione di stili di vita potenzialmente negativi. Gli autori evidenziano due ambiti della cura che coinvolgono in tal senso la pediatria delle cure primarie a garanzia della salute del bambino, della sua famiglia e della collettività: il maltrattamento e le vaccinazioni.
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Angelo Paletta, Serena Greco, and Enrique Martín Santolaya. "Leadership, innovazione e cambiamento organizzativo. Promuovere comunità di apprendimento professionale." IUL Research 3, no. 5 (June 15, 2022): 1–5. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v3i5.361.

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Abstract:
Il concetto di Professional Learning Community (PLC) riconosce l’importanza di un processo di apprendimento continuo per tutti i suoi membri, promuovendo una cultura della ricerca, della sperimentazione e dell’innovazione come condizione necessaria in un ambiente complesso e dinamico per rispondere ai bisogni degli studenti. Le sfide educative del ventunesimo secolo sono spesso adattive e, dal punto di vista organizzativo, non possono essere affrontate seguendo una gerarchia verticale di decisioni-azioni e normali procedure operative. Weick e Sutcliffe hanno definito le organizzazioni capaci di affrontare le crisi con successo (High Reliability Organizations – HRO) come pienamente consapevoli e capaci di anticipare e contenere l’inatteso, sviluppando alte competenze e capacità decisionali, conoscenza trasformativa e responsabilità condivise. Applicata al contesto scolastico, la creazione di HRO si traduce nell’attenzione verso tutti quegli elementi che caratterizzano la scuola come definizione di una visione condivisa, investimento sulla formazione del personale, promozione di pratiche collaborative, ricerca, sperimentazione e innovazione, creazione di sistemi efficaci di knowledge management, apertura e interazioni con il territorio, sostegno a pratiche di leadership condivisa.
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Chiodo, Emanuela. "Generare legami. Inclusione sociale ed educativa in una periferia del Mezzogiorno." WELFARE E ERGONOMIA, no. 1 (June 2020): 29–38. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-001004.

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Abstract:
La povertà di bambini e adolescenti in famiglie deprivate del Mezzogiorno è sia la più invisi-bile, perché spesso occultata dalla più generale condizione di svantaggio del nucleo di appar-tenenza, sia la più estrema, per l'intensità con cui essa si lega a radicate disuguaglianze nella sfera dell'istruzione, della cultura e, in generale, nelle loro chances di vita al presente e nel futuro. In particolare, la povertà educativa è quella che meglio rappresenta lo svantaggio cumulativo che si genera a partire da condizioni di deprivazione materiale ed economica e trova nell'esclusione dall'accesso ad una formazione e a competenze adeguate, ma anche a spazi e ambienti di vita degni, a opportunità ludiche, culturali e di socializzazione più ampia le sue espressioni più evidenti. Napoli e le sue periferie più disagiate costituiscono un caso paradigmatico di tale scenario sia per la povertà multi-generazionale da cui sono interessate sia per l'elevata incidenza del-la popolazione minorile proprio nei quartieri più difficili. Ed è proprio nel contesto urbano e sociale della periferia est della città che l'articolo si cala per definire i contorni di quella «comunità educante» volta al contrasto della vulnerabilità sociale e dei rischi di esclusione per i tanti bambini e adolescenti in condizione di svantaggio economico e sociale. Alla luce della direttrice teorica sui legami sociali come fonte di protezione e riconoscimento (Paugam, 2008) e sulla base di un approccio di ricerca micro-sociologico basato su studi di caso, l'articolo descrive la qualità delle relazioni di social support (Meo, 1999) create, promosse, rafforzate da alcuni enti di terzo settore (associazioni e cooperative sociali) provando a sotto-linearne il valore embedded nel contrasto della povertà educativa. Già a partire dal recupero di spazi vuoti o abbandonati in cui le attività socio-educative promosse si radicano e realiz-zano le loro attività, i centri socioeducativi considerati nella ricerca appaiono in grado di ri-pristinare relazioni e significati plurimi. A partire dalle rappresentazioni raccolte tramite la voce e le parole degli attori intervistati la comunità educante prende forma nei vincoli e nelle risorse, nei limiti e nelle opportunità evidenziate da enti di terzo settore (associazioni e coo-perative sociali) che realizzano advocacy, affiancamento scolastico dei minori, accompagna-mento sociale per le loro famiglie. In particolare, nel testo si evidenzia come, non solo rico-noscendo la «responsabilità educativa» come principio cardine ma anche "agendo" tale principio come orientamento nella prassi concreta di intervento, organizzazioni diverse che abitano e animano la periferia est sono in grado di rendere permeabili tra loro sfere di inclu-sione diverse (culturale, educativa, sociale). Intervenendo nel contrasto della povertà minorile ed educativa tramite azioni di bridging con la famiglia, la scuola, i servizi sociali, le esperien-ze di affiancamento socio-educativo descritte interrogano e allo stesso tempo costruiscono il senso di quella «comunità educante e generativa», capace di «agire in comune» adottando «un modo di fare le cose inclusivo, integrativo e abilitante» (Magatti e Giaccardi, 2014).
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Tricarico, Luca, Federica Fulghesu, and Chiara Missikoff. "Spunti per un'agenda territoriale su educazione e cultura: contesti di apprendimento inclusivi e pratiche di innovazione sociale." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 133 (March 2022): 130–54. http://dx.doi.org/10.3280/asur2022-133006.

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Abstract:
Questo articolo offre una prospettiva sulle pratiche di innovazione sociale che sviluppano "contesti di apprendimento inclusivi", ossia processi di coesione sociale indotti dalla gestione di spazi per lo sviluppo di servizi educativi condotti tramite approcci place-based sperimentali. L'obiettivo è fornire degli spunti di discussione per un'agenda territorialista volta a promuovere approcci e organizzazioni capaci di allargare la platea di servizi educativi da affiancare a quelli tradizionali.
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Romano, Alessandra, and Rubina Petruccioli. "Gender diversity management, culture inclusive e sfide dell'attualità. Una review sistematica della letteratura." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 1 (June 2020): 213–40. http://dx.doi.org/10.3280/ess1-2020oa9477.

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Abstract:
L'articolo esplora i dispositivi di gender equity e le azioni per il sostegno alle carriere femminili a partire dalla review sistematica degli studi empirici sul tema dell'ultimo ventennio (2000-2020). Sono stati analizzati centodieci contributi nazionali e internazionali. Le finalità della review sono contribuire a ricostruire lo stato dell'arte degli studi nazionali e internazionali su gender equity nei workplace, segregazioni di genere e work-life balance e offrire un quadro di sintesi rispetto alle proposte di intervento e ai dispositivi di supporto alle carriere femminili. L'obiettivo è individuare traiettorie di intervento utili a sviluppare modelli culturali ed educativi validi per coltivare processi di inclusione di genere nelle organizzazioni e nei contesti di lavoro
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Pajer., Flavio. "LA FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI DI RELIGIONE NELL’UNIONE EUROPEA." Revista Diálogo Educacional 5, no. 16 (July 17, 2005): 167. http://dx.doi.org/10.7213/rde.v5i16.7988.

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Abstract:
Il processo di unificazione economica e politica dell’Europa - in atto ormai da quasi 50 anni se si considera il Trattato di Roma (1957) come l’evento fondante – non può e non deve produrre, almeno a breve termine, un livellamento delle istituzioni nazionali per uniformarle a un comune standard transnazionale. Questo è vero soprattutto per i vari sistemi educativi nazionali. Essi sono troppo ancorati alla storia e alla cultura delle rispettive nazioni, troppo diversi per lingua, per struttura e organizzazione, al punto che una loro armonizzazione risulterebbe un insulto allo specifico e irriducibile patrimonio culturale e storico delle varie nazioni europee.
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Dissertations / Theses on the topic "Organizzazioni educative"

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Malvagna, Carolina <1989&gt. "Audience development e attività educative: la sfida delle organizzazioni culturali." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6011.

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Abstract:
Il presente studio vuole evidenziare la necessità per le organizzazioni di produzione culturale di valorizzare il proprio orientamento strategico grazie al contributo di competenze e modalità di gestione propri dell’economia aziendale e, in particolare, del marketing. Il prodotto culturale è un prodotto esperienziale perché ciascun fruitore può acquisire le informazioni che gli vengono proposte attraverso il coinvolgimento e l’esperienza che egli vive in prima persona. Ed è proprio l’esperienza artistica (e non già il prodotto artistico), che ha un ruolo centrale nel trasmettere vantaggi al consumatore. Il management delle organizzazioni di produzione culturale ha la possibilità di agire sulle componenti secondarie del prodotto, ovvero quelle che risultano fondamentali per creare e orientare l’esperienza di fruizione, massimizzando così i benefici per il consumatore. Si analizzerà in particolare la questione della fidelizzazione del pubblico, con l’obiettivo di costruire relazioni durevoli con esso, e quello dello sviluppo dell’audience, fare in modo, cioè, che l’arte e la cultura siano accessibili a tutti. È fondamentale adottare modalità e forme di proposta al pubblico che contribuiscano a superare le barriere del first-time visitors, aumentare le occasioni di consumo e promuovere un coinvolgimento e una partecipazione maggiore dei fruitori nella produzione e promozione delle attività culturali. È bene precisare come gli obiettivi di quest’ambito siano in buona parte costituiti dalla comunicazione e dall’educazione, attraverso le quali si prepara il pubblico all’esperienza di fruizione, si crea attesa e interesse, lo si accompagna durante o dopo l’esperienza per approfondire e metabolizzare i contenuti, i significati e le emozioni provate. Grazie alla collaborazione con il Settore Produzioni Culturali e Spettacolo del Comune di Venezia, è stato realizzato un questionario online al fine di conoscere meglio l’opinione dei consumatori su un certo modo di far proprio lo spettacolo dal vivo e di vivere l’esperienza di fruizione artistica. È stato chiesto se far precedere i contenuti di un dato spettacolo da un incontro di "avvicinamento", in qualche sua forma possibile, sia sempre una buona idea e, se in teoria lo è, quali siano le reali aspettative del pubblico e le sue preferenze.
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ADDIMANDO, LOREDANA. "Comportamenti difficili degli studenti e stress degli insegnanti nelle organizzazioni educative: una ricerca internazionale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2010. http://hdl.handle.net/10281/8434.

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Abstract:
Il presente lavoro tenta di studiare il fenomeno "stress degli insegnanti" nelle relazioni scolastiche, focalizzandosi prevalentemente sulla componente attribuibile alle relazioni instaurate con gli studenti con problemi emotivi, comportamentali e di apprendimento: gli studenti "difficili" (challenging students). In particolare, cogliendo l’occasione di lavorare con un gruppo di ricerca internazionale composto da ricercatori provenienti da sette differenti nazioni, lo studio presenta le fasi di sviluppo e applicazione di un nuovo strumento di indagine per l’analisi dello stress degli insegnanti nelle organizzazioni educative. Il Challenging Student Standard Questionnaire (CSSQ) è stato utilizzato in differenti contesti nazionali al fine di valutare le percezioni di stress degli insegnanti in relazione alla gestione dei comportamenti degli studenti, dei colleghi e della dirigenza scolastica con l’intento di sviluppare uno strumento valido ed affidabile in grado di dare conto delle diverse possibili fonti di stress correlate alla professione docente.
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PEPE, ALESSANDRO. "Comportamenti difficili dei genitori e stress degli insegnanti nelle organizzazioni educative: una prospettiva comparativa internazionale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2010. http://hdl.handle.net/10281/8354.

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Abstract:
Il progetto "Standard Questionnare Parent Version" muove verso l'obiettivo di raggiungere una conoscenza più approfondita della sfera delle relazioni tra insegnanti e genitori. In particolar modo l’interesse specifico è focalizzato alle interazioni tra i comportamenti difficili dei genitori e lo stress lavorativo percepito dagli insegnanti (N=3058). La ricerca condotta si pone è posta tre distinti obiettivi, da raggiungere attraverso l'integrazione di metodologie quantitative (EFA, CFA, ANOVA) e qualitative(speciicità lessicali e analisi testuale delle corrispondenze): 1) sviluppare uno strumento di rilevazione affidabile e con proprietà psicometriche stabili, che possa essere utilizzato in ambito organizzativo nel contesto italiano. Lo strumento presenta finalità diagnostiche rivolte alla comprensione delle principali tipologie di comportamento difficile messe in atto da parte dei genitori e il loro impatto sull’attività lavorativa degli insegnanti, inteso in termini di stress occupazionale e soddisfazione lavorativa. 2)confrontare a livello internazionale alcuni aspetti dei diversi sistemi culturali ed educativi, rivolgendosi alla comprensione delle principali differenze riscontrabili nei diversi campioni in termini di frequenza dei comportamenti difficili che i docenti affrontano durante la loro attività lavorativa. In questo caso la strategia di ricerca ha previsto il tentativo di rintracciare regolarità e porre l'accento sulle differenze tra i punteggi rilevati dai diversi gruppi di ricerca. 3)verificare le principali dinamiche interazionali tra caratteristiche personali del docente, peculiarità del contesto organizzativo, aspetti interazionali genitore-insegnante e stress occupazionale in risposta ai comportamenti difficili, con esclusiva attenzione al contesto italiano.
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Friso, Valeria. "La Formazione per le Persone che Lavorano: Effetti nelle organizzazioni." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3427406.

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Abstract:
This doctoral work deals with life-long learning, especially its explanation for people at work in an optic that goes beyond the concept of "Human Resources", favouring the concept of the individual in the common school of thought of personalism. The First Part has the objective of examining the historical evolution of a few key concepts such as the person, the meaning and organization of work, the conception of worker, capital and education through scientific literature. The idea was to examine the essential components of the working world and life-long learning with the aim of pin-pointing interconnections, therefore places and spaces where they meet, or should. Starting from the reconstruction of the meaning and use of these terms, guide lines are indicated which lead us right up to today’s research and the still unanswered questions. The Second Part takes all of these elements into consideration and interacts them with what is happening today in Italy, giving voice to the same workers that have taken part in education initiatives and to privileged witnesses that guided us through a first hand interpretation. The quantitative and qualitative empirical data gathered and subsequent analysis have given us the possibility of answering the main research issues, achieving the objectives of the first phase. In particular we have thoroughly investigated if and how training – meant and thought of as an opportunity of growth rather than a cost; a forward-looking investment rather than a waste – when planned and addressed at people as a whole, has an effect which the workers themselves perceive. The resulting picture highlights possible difficulties and resistance towards training initiatives, but above all, the positive effects of education both for the person and for the same organization. Training emerges as being more involving and meaningful when workers can express their professional and personal needs and desires, thus education itself can become the main development tool of the same organization. In this way it is able to excite intentionality, responsibility and belonging and the desire of empowering and could become a true and proper impulse that determines the will of acquiring new knowledge to offer the organization. Those who feel recognized in their singularity and potentiality by their own organization, ask to be part of training right from the beginning in a process that consciously transforms them through learning and growth which is not sporadic, but on the contrary by means of a gradual and mapped out path. People come into play when the organization, managers and trainers are able to involve and appreciate the workers, encouraging them with suitable methods, techniques and tools paying attention to the importance of team work, therefore taking into account all those transversal competences which are often not considered and not always heeded. On the contrary, if people are not involved and their experience is not considered, there is no possibility of acting upon the capacity of internalizing behaviours and attitudes, unavoidable aspects for the generation of new life-long learners and for a vaster availability of learning. In this way the organizational climate which is created would not guarantee comfort and consent. Therefore a close-knit dialogue between those in charge of the people at work and educators is necessary insofar as training should be considered as a real tool, able to generate change and support the changes themselves, if planned in a continuum and, if at the same time the always more rapid evolution of the world of work is taken into consideration. Moreover, the emerging results raise new questions, new research requests that surely start from a paradox: how come, even though there is a keen knowledge of the positive effects that training achieves, not only for the professionalism of the participants, but also for the organizational processes as a whole, companies are seldom willing to invest in the same training in moments of crisis, i.e. exactly in decisive moments?
Il presente lavoro di dottorato affronta tematiche relative la formazione continua, in particolare nella sua esplicazione per le persone che lavorano, in un’ottica di superamento della concezione delle "Risorse Umane", a favore del concetto di persona così com’è inteso nella corrente di pensiero del personalismo. La Parte Prima ha come obiettivo quello di prendere in esame, attraverso la letteratura scientifica, l’evoluzione storica di alcuni concetti chiave quali la persona, il significato e l’organizzazione del lavoro, la concezione del lavoratore, il capitale, la formazione. L’intento è stato quello di esaminare le componenti essenziali del mondo del lavoro e della formazione continua, al fine di individuarne le interconnessioni e quindi i luoghi e gli spazi nei quali si incontrano o si dovrebbero incontrare. A partire dalla ricostruzione del significato e dell’uso di questi termini ne vengono identificate linee guida che ci conducono fino alle ricerche odierne e ad interrogativi ancora aperti. La Seconda Parte considera tutti questi elementi e li fa dialogare con quanto sta avvenendo oggi in Italia, dando voce ai lavoratori stessi che hanno partecipato ad interventi di formazione e a testimoni privilegiati che ci hanno condotto nella lettura del reale. I dati empirici raccolti, quantitativi e qualitativi, e la loro analisi hanno permesso di dare risposte alle principali domande di ricerca, raggiungendo gli obiettivi posti fin dalla sua prima fase. In particolare abbiamo potuto esplorare in modo dettagliato se e come la formazione – intesa e pensata come un’opportunità di crescita piuttosto che come un costo; un investimento lungimirante piuttosto che un motivo di dispersione – quando viene pianificata e si rivolge a persone nella loro interezza, abbia una ricaduta percepita anche dai lavoratori stessi. Il quadro emerso indica le possibili difficoltà e le resistenze verso l’intervento formativo, ma anche e soprattutto gli effetti positivi della formazione sia per la persona sia per l’organizzazione stessa. La formazione risulta essere più coinvolgente e significativa quando i lavoratori vengono ascoltati nei loro bisogni formativi e nei loro desideri e la formazione stessa può in questo modo divenire lo strumento principe di sviluppo dell’organizzazione stessa. La formazione così è in grado di stimolare l’intenzionalità, la responsabilizzazione, l’appartenenza, la voglia di migliorare e può diventare una reale molla che determina la volontà di acquisire nuovi saperi da mettere a disposizione dell’organizzazione. Le persone che si sentono riconosciute dalla propria organizzazione nella loro singolarità e nelle loro potenzialità chiedono di prendere parte alla formazione fin dall’inizio in un processo che, consapevolmente, le trasformi attraverso momenti di apprendimento, crescita e cambiamento non sporadico, ma al contrario attraverso un cammino graduale e processuale. Le persone entrano in gioco quando l’organizzazione, i responsabili delle persone che lavorano e i formatori sono in grado di coinvolgerle e valorizzarle stimolandole con metodi, tecniche e strumenti sensibili all’importanza del saper lavorare in gruppo, quindi attente a tutte quelle competenze trasversali spesso decantate e non sempre ascoltate. Al contrario, se non si coinvolgono le persone e non si fa leva sulla loro esperienza non si ha la possibilità di agire sulla capacità di interiorizzare comportamenti e atteggiamenti, aspetti imprescindibili per la generazione di nuovi apprendimenti duraturi e per una più ampia disponibilità ad apprendere. In questo modo il clima organizzativo che viene a crearsi non garantirebbe un benessere e un benestare. Quindi è necessario un dialogo stretto tra responsabili delle persone che lavorano e formatori nell’ottica di considerare la formazione quale vero strumento capace di generare cambiamenti e supportare i cambiamenti stessi se progettata in un continuum e se viene contemporaneamente considerata l’evoluzione sempre più veloce del mondo del lavoro. I risultati emersi inoltre ci pongono nuovi interrogativi, nuove domande di ricerca che partono sicuramente da un paradosso: come mai, nonostante ci sia una buona consapevolezza sugli effetti positivi che la formazione ottiene non solo per la professionalità delle persone che vi partecipano, ma anche per i processi organizzativi nel loro insieme, raramente le imprese sono disposte ad investire nella stessa formazione nei momenti di crisi, cioè proprio nei momenti topici?
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TOMATIS, FRANCESCA. "WHERE IS WOMEN¿S REVOLUTION GOING?THE EFFECTS OF EDUCATION AND EMPLOYMENT ON FERTILITY BEHAVIOURS ACROSS EUROPE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/633376.

Full text
Abstract:
The contribution of this thesis consisted of investigating the effect of education and employment on fertility, exploring mechanisms in social reproductive behaviour by focusing on the main two domains of an individual’s life: education and employment. Using GGS (first and second wave) and FSS data on a sample of women born between 1940 and 1979 and applying piecewise exponential model, we have tried to answer to very broad questions: how does education affect the transition to motherhood and higher order births? How does employment affect the transition to motherhood and higher order births? In order to provide an answer to the research questions, in the first section (Chapter 1) of the thesis we gathered some theoretical tools that helped us to explain the different effects of these two dimensions both within and between countries. Firstly, we presented the theories avoiding the distinction between fields, presenting the theories as if they are on a continuum, identified by four “poles”: micro/macro and material/ideal. The aim of Chapter 2 is to observe the relationship between education and fertility, focusing on the effect of educational attainment on the transition to the first, second and third childbirth. The results suggest that transition to second and third birth are more in line with Gender Revolution hypothesis in Western European countries, in which higher educated women have a higher relative risk to have the second and third child compared to lower educated women. The polarisations between more educated women and lower educated women and between West and East are leading to social inequalities across countries. Chapter 3 aims to extend the literature about the effect of women’s employment, on fertility behaviours, observing in particular the thesis found at the macro level, concerning the period after the mid-80s, when the association between employment and fertility changed from negative to positive. The result suggests a deep difference across countries, opposing, on the one hand, all post-socialist regimes (aside Hungary) and social democratic regimes and on the other hand, Italy and Hungary. In general, results regarding the transition to the first child suggest that post-socialist and social democratic regimes countries support more working women. Furthermore, findings on the transition to second birth reveal that for working mothers is more difficult to combine work and childcare duties compared to their counterparts and therefore the risk of postponement is higher. Based on the previous results, the last chapter (Chapter 4) sheds light on the relationship between employment and fertility behaviours in Italy and Hungary. Previous empirical research on attitudes toward double income and gender equity theorises that while the former is more developed in Hungary than in Italy, the latter is more spread in Italy. This distinction permits to explain results for which in Italy employed women with tertiary education have a higher relative risk to become mother compared to their counterparts; while in Hungary tertiary educated women experience lower propensity. These findings can be interpreted in terms of the spread of attitudes towards gender equity that is more developed in Italy than Hungary.
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Caruso, Biagio. "Media Education e apprendimenti strutturati, non strutturati e asistematici: possibilità e limiti di una didattica funzionalista." Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/1149.

Full text
Abstract:
Oggetto della ricerca sono gli apprendimenti assunti casualmente e occasionalmente mediante canali vari, differenti e multiformi, quali ad esempio i simboli e le immagini presenti nell arte, nella letteratura, nei Media e nella cultura popolare. L indagine si avvale di una duplice prospettiva, diacronica e sincronica, e del supporto delle teorie funzionaliste. Particolare attenzione viene riservata alla realtà virtuale e alla Media Education, quali ambiti privilegiati per avviare i giovani ad un uso consapevole e critico dell universo multimediale che ci circonda.
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7

BARBATO, GIOVANNI. "INSTITUTIONAL POSITIONING OF HIGHER EDUCATION INSTITUTIONS: A CONCEPTUAL AND EMPIRICAL ANALYSIS." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/637064.

Full text
Abstract:
Abstract Chapter 3 Studies on university agency have been largely informed by the debate between the influence of environmental forces and important of managerial rationality, often neglecting the role of an organisational dimension. The paper starts filling this gap by investigating how this meso-level of analysis influences the processes of institutional positioning. The broad concept of organisational dimension has been operationalized through three variables: the organisational structure, identity, and centrality. Four case studies, two Italian and two English universities, have been selected to empirically examine the relationship between these three variables and positioning processes. The findings highlight how specific values of the organizational structure, identity and centrality can positively support institutional efforts like positioning. However, these relationships cannot be considered as deterministic since some potential intervening factors might, at least theoretically, modify their expected directions.
Abstract Chapter 1 While institutional positioning has emerged as a central theme in the debate on university organizational actorhood, its determinants have not been consistently addressed. Our extensive literature review highlights two implicit assumptions: either positioning is shaped by environmental forces or it is designed by top management. Addressing the mixed empirical findings found in the literature, this paper argues that the organizational dimension, conceived as a meso-level intervening variable, helps understanding more thoroughly the drivers of positioning and contributes to the outline of a theoretical framework accommodating both environmental and managerial hypotheses. We conceptualize and operationalize the organizational dimension along three components: organizational structure, organizational identities, and organization centrality. Material and non-material resources can be found across these three components influencing university trajectories and positions. The paper contributes to the current debates on the transformation of higher education and, more broadly, to a more in-depth understanding of strategic agency of organizational actors.
Abstract Chapter 2 Diversity in Higher Education system has been a central topic for both scholars and policy-makers for decades. Several studies have investigated how to measure diversity and the nature of its determinants so far; however, contradictory empirical evidence has emerged. This paper contributes to this literature by adopting a methodological approach that starts from the analysis of positioning paths of Higher Education Institutions (HEIs) in order to explore diversity of HE systems. A comprehensive quantitative analysis performed across two HE systems over time shows how detecting the positioning of HEIs can provide information that an analysis of diversity at the level of the entire system might hide, in particular (I) if and how compliant and distinctiveness are concurrently displayed (II) in which dimensions positioning shifts are more likely to occur and (III) which groups of HEIs influence more the level of diversity in a HE system.
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MODERANA, VALENTINA. "L'UNIVERSITA' TRA COMPETIZIONE GLOBALE E SVILUPPO DELLA PERSONA. OECD E POLICY-MAKING DELL'ISTRUZIONE SUPERIORE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6172.

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Abstract:
Il tema di fondo su cui si confronta la ricerca è l'esistenza di relazioni complesse - dirette e indirette, esplicite ed implicite - tra i diversi livelli di governance dell'istruzione superiore in grado di esercitare una crescente pressione sui sistemi nazionali e sulle singole università sino a modificarne le priorità. Più nel dettaglio la ricerca indaga il rapporto tra i modelli competitivi veicolati dagli organismi internazionali, nello specifico dall'Organisation for Economic Cooperation and Development - OECD, e il modo con cui ciascun ateneo interpreta i propri obiettivi di formazione - nel quadro dei vincoli e delle opportunità del sistema d'istruzione superiore italiano. L'assunto di base è che tra l'OECD e il management degli atenei ci siano delle connessioni che sono la risultante di due tendenze complementari: da una parte l'influsso dell'Organizzazione sulle politiche nazionali, locali e degli atenei; dall'altra la propensione di questi ultimi ad avvalersi, in maniera differenziata, degli studi e delle analisi statistiche e comparative prodotte dall'OECD per interpretare i fenomeni globali della higher education e supportare le proprie strategie di intervento.
The research focus upon the existence of complex relationships - both direct and indirect, explicit and implicit - between different levels of higher education governance that can exert increasing pressure on national systems and universities up to changing their priorities. In further detail, the research investigates the relationship between competitive models promoted by international bodies, specifically by the Organization for Economic Cooperation and Development - OECD, and the way in which each university interprets its strategic goals - in the framework of the constraints and opportunities of the Italian higher education system. It is assumed that between the OECD and the university management there are some connections resulting from two complementary trends. The first one refers to the influence of the Organization on national policies and local universities; the second one regards to the use by the university management of the OECD's comparative studies and statistical analysis to interpret the global higher education phenomena and support their intervention strategies.
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MODERANA, VALENTINA. "L'UNIVERSITA' TRA COMPETIZIONE GLOBALE E SVILUPPO DELLA PERSONA. OECD E POLICY-MAKING DELL'ISTRUZIONE SUPERIORE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6172.

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Abstract:
Il tema di fondo su cui si confronta la ricerca è l'esistenza di relazioni complesse - dirette e indirette, esplicite ed implicite - tra i diversi livelli di governance dell'istruzione superiore in grado di esercitare una crescente pressione sui sistemi nazionali e sulle singole università sino a modificarne le priorità. Più nel dettaglio la ricerca indaga il rapporto tra i modelli competitivi veicolati dagli organismi internazionali, nello specifico dall'Organisation for Economic Cooperation and Development - OECD, e il modo con cui ciascun ateneo interpreta i propri obiettivi di formazione - nel quadro dei vincoli e delle opportunità del sistema d'istruzione superiore italiano. L'assunto di base è che tra l'OECD e il management degli atenei ci siano delle connessioni che sono la risultante di due tendenze complementari: da una parte l'influsso dell'Organizzazione sulle politiche nazionali, locali e degli atenei; dall'altra la propensione di questi ultimi ad avvalersi, in maniera differenziata, degli studi e delle analisi statistiche e comparative prodotte dall'OECD per interpretare i fenomeni globali della higher education e supportare le proprie strategie di intervento.
The research focus upon the existence of complex relationships - both direct and indirect, explicit and implicit - between different levels of higher education governance that can exert increasing pressure on national systems and universities up to changing their priorities. In further detail, the research investigates the relationship between competitive models promoted by international bodies, specifically by the Organization for Economic Cooperation and Development - OECD, and the way in which each university interprets its strategic goals - in the framework of the constraints and opportunities of the Italian higher education system. It is assumed that between the OECD and the university management there are some connections resulting from two complementary trends. The first one refers to the influence of the Organization on national policies and local universities; the second one regards to the use by the university management of the OECD's comparative studies and statistical analysis to interpret the global higher education phenomena and support their intervention strategies.
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PIETROCARLO, ANNA. "Apprendimento senza barriere: qualità, equità e autonomia nel sistema scolastico in una prospettiva inclusiva. Analisi empirica e prospettive di ricerca." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2013. http://hdl.handle.net/10446/28666.

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Abstract:
La ricerca si propone di indagare l’evoluzione dell’educazione inclusiva attraverso l’analisi di dati prevalentemente qualitativi raccolti in alcune scuole italiane della città e provincia di Bergamo. I problemi di fondo a cui il quadro teorico ha cercato di rispondere sono sostanzialmente due: 1. come si organizzano le scuole per superare i vincoli culturali e strutturali che impediscono di intraprendere un proficuo cambiamento verso il modello di educazione inclusiva; 2. come deve essere l’organizzazione di una scuola inclusiva. La scuola italiana ha conseguito notevoli risultati sul terreno dell’estensione della scuola dell’obbligo, dell’integrazione degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali. Ciononostante, non è un “posto per tutti”, come dimostrano i dati stabili (ISTAT, MIUR, OECD) sui livelli di dispersione scolastica, di abbandoni, di segregazione culturale e professionale. La ricerca è a carattere esplorativo con strategie di tipo interpretativo, pertanto il campione selezionato è non probabilistico ad elementi rappresentativi. Questa scelta ha permesso di selezionare scuole di ogni ordine e grado eterogenee per storia e conformazione favorendo, peraltro, la riflessioni sulla verticalizzazione scolastica. La ricostruzione teorica e l’analisi empirica (attraverso gli Index for inclusion) in prospettiva euristica hanno permesso di tracciare un quadro generale che sottolinea il carattere segmentato e non coordinato del sistema scolastico. In particolare, l’analisi ha mostrato che il processo di inclusione in Italia si presenta frammentato, perché legato a singoli progetti e alle singole volontà degli attori del mondo scolastico, e spesso estemporaneo e di breve durata anche a causa dell’elevato turn over dei docenti e delle carenze formative del personale a tempo indeterminato. Ciò perché le politiche inclusive e scolastiche sono state pensate quasi sempre in chiave solo normativa senza comprendere che esse richiedono una forte connessione, e volontà di trasformazione, tra le politiche dichiarate, le culture e le pratiche scolastiche.
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Books on the topic "Organizzazioni educative"

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Alessandrini, Giuditta. La formazione continua nelle organizzazioni. Napoli: Tecnodid, 1994.

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Macerata, Bruno. L' organizzazione sportiva e suoi regolamenti. Urbino: QuattroVenti, 1990.

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3

Eugenia, Scabini, and Binda Wilma, eds. L' Organizzazione famiglia tra crisi e sviluppo. Milano, Italy: F. Angeli, 1985.

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4

Caprile, M. Da. Venere allo specchio: Valutazione, accountability, organizzazione delle università. Pisa: ETS, 2012.

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5

Piperata, Giuseppe. L'università e la sua organizzazione: Questioni ricorrenti e profili evolutivi. Napoli: Editoriale scientifica, 2014.

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6

Umanizzazione e professione sanitaria: Comunicazione, organizzazione e territorio. Milano: F. Angeli, 2008.

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7

Bisio, Carlo. Fattore umano e sicurezza sul lavoro: Aspetti psicosociali e interventi nelle organizzazioni. Milano: Edizioni Unicopli, 2003.

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8

Il rischio scelto: La formazione alla sicurezza per le organizzazioni di volontariato. Brescia: La scuola, 2010.

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Brancati, Mario. L' organizzazione scolastica nella contea principesca di Gorizia e Gradisca dal 1615 al 1915. Mariano del Friuli (Gorizia): Edizioni della Laguna, 2004.

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10

Storia dei GUF: Organizzazione, politica e miti della gioventù universitaria fascista, 1919-1943. Torino: Bollati Boringhieri, 2003.

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