Academic literature on the topic 'Organizzazione del territorio'

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Journal articles on the topic "Organizzazione del territorio"

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Tecchiati, Umberto, and Massimiliano Di Pillo. "Sistemi insediativi ed organizzazione del territorio nel Bronzo recente dell’Alto Adige." Ladinia 29 (2005): 7–23. http://dx.doi.org/10.54218/ladinia.29.7-23.

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Stagnaro, Carlo, and Federico Testa. "Nucleare, "modello finlandese" e mercato: una strada percorribile per l'Italia?" ECONOMICS AND POLICY OF ENERGY AND THE ENVIRONMENT, no. 2 (April 2011): 39–55. http://dx.doi.org/10.3280/efe2010-002002.

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Abstract:
Con la legge n. 99 del 2009, l'Italia ha fatto il primo passo verso il ritorno alla produzione di energia nucleare sul proprio territorio. Questo articolo intende valutare la compatibilità del nucleare con un mercato elettrico liberalizzato facendo riferimento al caso della Finlandia e alle soluzioni ivi adottate. In secondo luogo confronta le indicazioni che emergono da questo esame con le scelte compiute e da compiere da parte del governo italiano. Infine formula alcune proposte di policy per rendere compatibile gli investimenti in centrali nucleari con l'attuale organizzazione del mercato elettrico soggetta alle direttive europee.
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Stanco, Gianfranco. "Le prospettive del policentrismo in Italia – Radici e costruzioni identitarie tra storiografia e dottrina giuridica." A&C - Revista de Direito Administrativo & Constitucional 12, no. 49 (July 16, 2012): 67. http://dx.doi.org/10.21056/aec.v12i49.169.

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Abstract:
Lo Stato italiano è stato fondato nell’Ottocento secondo un modello di dominio del territorio centralizzato e gerarchizzato, sacrificando le aspettative municipalistiche e federalistiche emerse durante il Risorgimento. L’autore indaga sui fattori che hanno determinato lo sviluppo accentrato dell’amministrazione pubblica nello Stato liberale e nello Stato autoritario fascista e sui tentativi della scienza giuridico-amministrativa di proporre moduli di organizzazione in linea orizzontale. La ricerca, utilizzando un approccio storico-comparativo, ricostruisce le linee del conflitto tra monismo e pluralismo giuridico nei secoli XIX-XX ed individua i percorsi evolutivi del policentrismo italiano nell’ordinamento costituzionale.
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Realini, Lucia. "Milano, fronte interno 1941-1943 Ebrei, antifascisti, clero e militari nelle segnalazioni dell'Uoc." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 258 (September 2010): 108–25. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-258007.

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Abstract:
Il saggio esamina i documenti relativi a uno dei tre settori di attivitŕ, il P, dell'Ufficio organizzazione capillare (Uoc) di Milano, articolazione a livello provinciale dell'omonimo Servizio centrale istituito dal Direttorio del Pnf e in funzione dal 1941 al 1943, come strumento di controllo della popolazione. L'Uoc aveva lo scopo di raccogliere capillarmente informazioni sui comportamenti dei cittadini e lo spirito pubblico attraverso svariate organizzazioni radicate sul territorio, e di trasmetterle al prefetto che disponesse i necessari accertamenti e/o sollecitasse a chi di dovere gli opportuni provvedimenti. L'analisi dei documenti evidenzia come il settore P dell'Uoc, con le sue segnalazioni, volesse colpire a ogni costo le condizioni di vita e di lavoro degli ebrei, e come d'altra parte, dagli accertamenti disposti da prefetto, risultasse sempre che gli ebrei denunciati non avevano violato nessuna delle leggi razziali e nemmeno le norme antisemitiche introdotte successivamente. Prive di riscontri risultano essere anche le segnalazioni relative al clero, a cittadini cui si imputano "attivitŕ sovversive", ad alcuni militari. Va infine sottolineato che sia i carabinieri sia il questore, pur eseguendo le indagini di cui erano incaricati, tendevano nei loro rapporti a minimizzare i fatti segnalati.
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5

Bovo, R., P. Trevisi, E. Zanoletti, D. Cazzador, T. Volo, E. Emanuelli, and A. Martini. "New trends in rehabilitation of children with ENT disorders." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 05 (October 2017): 355–67. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1426.

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Abstract:
Negli ultimi 20 anni il miglioramento dell’assistenza neonatale ha determinato un progressivo aumento dei bambini che sopravvivono in presenza di gravi malformazioni o patologie congenite. Questi bambini richiedono una riabilitazione prolungata, talora multidisciplinare e complessa. Purtroppo, un’organizzazione adeguata alla riabilitazione della disfagia, dei disturbi della comunicazione e della respirazione non è sempre disponibile, non è sempre coordinata in equipe multidisciplinari che operino sia negli ospedali che sul territorio e non è facile mantenere tutte le figure professionali coinvolte al passo con le sempre più rapide innovazioni. Scopo del presente lavoro è presentare un aggiornamento su alcuni aspetti tuttora controversi della riabilitazione in età pediatrica.
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6

Del Re, Alisa. "Lavorare da casa, lavorare in casa." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 1 (June 2021): 55–65. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-001005.

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Abstract:
Durante questa pandemia da Sars-Cov2 abbiamo vissuto trasformazioni del modo di vivere e di produrre che da emergenziali sono divenute rapidamente strutturali. Il confinamento ha se-gnato il definitivo ingresso in un'era digitale, con le sue specifiche forme di sfruttamento, controllo e sorveglianza in un quadro di welfare insufficiente, connotato da una debolezza dei servizi pubblici, dagli ospedali alla sanità territoriale, dalla scuola fino all'università. Si è in-staurato un paradigma tecnologico, di cui si vedevano le avvisaglie già prima della pandemia, con un'accelerazione sconcertante. Questo ha acuito diseguaglianze economiche e sociali, raz-ziali e di genere preesistenti. Ma ha fatto anche scoprire la casa come terreno di scontro tra corpi "produttivi" e corpi deboli, luogo di lavoro non più separato tra produzione e riprodu-zione. L'emergere della consapevolezza della sostanziale necessità del lavoro riproduttivo, tradizionalmente attribuito alle donne, richiede una diversa visione sociale del welfare, una diversa organizzazione sociale del territorio e delle abitazioni, nonché una riqualificazione salariale di quello che molti chiamano "lavoro di cura", riducendone inoltre i tempi infiniti e ridi-stribuendoli socialmente. Parole chiave: lavoro riproduttivo, smart working, pandemia, welfare, donne
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Civenti, Graziella, Roberto Blaco, Antonio Lora, and Angelo Cocchi. "Psychiatric services in Lombardy from 1983 to 1993: trends and interrelations between equipment, staff and activities indicators." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 5, no. 3 (December 1996): 178–89. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00004164.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo - Lo studio è stato condotto con l'obiettivo di descrivere le linee di tendenza manifestatesi nel periodo 1983-1993 nei Servizi psichiatrici pubblici lombardi relativamente a indicatori di struttura, personale e attività. Setting - Sono stati utilizzati dati relativi a tutti i presidi facenti capo, secondo quanto previsto dal Progetto Obiettivo Regionale, alle Unità Operative di Psichiatria della Regione Lombardia, ovvero Centri Psico-sociali, Ambulatori, Strutture Intermedie Non Residenziali, Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura, Centri Residenziali di Terapie Psichiatriche e di Risocializzazione e Comunita Protette. Non sono stati inclusi nello studio i dati relativi all'attivita svolta dagli ex Ospedali Psichiatrici e dalle strutture private. Disegno - I dati sono stati forniti dal Sistema Informativo Psichiatrico Regionale che dal 1983 rileva in maniera omogenea e sistematica su tutto il territorio regionale informazioni relative alle strutture, al personale e alle prestazioni erogate dalle Unita Operative di Psichiatria. Sui dati relativi al periodo 1983-1993 e stata condotta un'analisi grafica della dinamica dei servizi con descrizione delle tendenze evidenziatesi nel periodo in oggetto e delle interazioni tra le variabili considerate. Principali misure utilizzate - Variabili di risorse e di prestazioni relative all'attivita degenziale e a quella non residenziale dei servizi. Formulazione di indicatori che permettano l'analisi delle relazioni tra le variabili stesse. Risultati - Nel periodo considerato si assiste globalmente a un aumento consistente del volume di attivita (residenziale e non) spiegabile solo parzialmente attraverso l'aumento delle risorse a disposizione. L'incremento quantitative dell'assistenza fornita pare infatti legato da un lato a una sempre maggiore utilizzazione delle risorse allocate e a un aumento della produttivita dei servizi, dall'altro alia pressione crescente della domanda. I dati a disposizione, inoltre, evidenziano come il baricentro della organizzazione dei servizi pubblici si sia spostato sempre piú negli anni sul momento di trattamento non residenziale, anche se l'assenza di una analoga documentazione per quanto attiene alle strutture private rende questa conclusione parziale. Conclusioni - L'analisi condotta testimonia l'importanza del Sistema Informativo per monitorare i cambiamenti nella organizzazione dei servizi e per fornire i dati necessari alia attivazione di indagini ad hoc (per es. studi di esito).
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8

Bianchi, Giovanna. "Tecniche costruttive e forme di potere nella Toscana sud-occidentale (secc. VIII-XIV)." Arqueología de la Arquitectura, no. 4 (December 30, 2005): 47. http://dx.doi.org/10.3989/arq.arqt.2005.75.

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Abstract:
Nell’articolo si tratta l’analisi delle tecniche murarie desunta da dati provenienti da ampi progetti di indagine archeologica svolti in ambito rurale nella Toscana occidentale dalla metà degli anni Novanta dello scorso secolo ad oggi. Nel testo si esaminano i cambiamenti dei modi di edificare a partire dall’edilizia in legno dei primi abitati di altura di VII-VIII secolo, sino agli insediamenti più strutturati di seconda metà VIII e IX secolo, caratterizzati da un primo uso della pietra e dalla presenza di maestranze specializzate. In seguito si analizza la più complessa organizzazione del cantiere propria della costruzione dei castelli di XI e XII secolo in rapporto ai poteri politici ed economici delle nascenti signorie territoriali. Un differente uso delle tecniche costruttive caratterizza la successiva formazione di nuovi borghi tra XIII e XIV secolo, spesso impiantati sui preesistenti castelli, legati ai locali organismi comunali, soggetti all’influenza politica ed economica di Pisa in questo territorio.
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Danesi, Sandro. "Public administration, European funds and NRRP (National Recovery and Resilience Plan) (Italian PNRR): the system and management of public incentives for the territorial development." Valori e Valutazioni 31 (February 2023): 115–25. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20223109.

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Abstract:
The choices of the Public Administration (PA), the needs of the territory, the policies for the local economic development, the use of public funding constitute an inseparable combination aimed at creating development opportunities and therefore also to create work for the collectivity. In the current period characterized by globalization, the competitiveness of a territory can be facilitated by a PA responding to the needs of the time, that is, a real production organization capable of responding concretely, assuming a strategic role in the implementation of the development measures indicated in the economic planning tools and in the management of a large amount of public financial resources. In fact, the NRRP considers as a priority both the modernization of the Public Administration (PA) and the strengthening of the administrative capacity of the public sector, with the goal of engaging and spending the available financial resources with participatory and shared projects where the public-private partnership assumes a strategic role. Le scelte della Pubblica Amministrazione (PA), le necessità del territorio, le politiche per lo sviluppo economico locale, l’impiego dei finanziamenti pubblici costituiscono un connubio inscindibile finalizzato a creare opportunità di sviluppo e quindi di lavoro per la collettività. Nell’attuale periodo caratterizzato dalla globalizzazione, la competitività di un territorio potrà essere agevolata da una PA rispondente alle necessità del tempo, cioè una vera e propria organizzazione produttiva in grado di rispondere concretamente, assumendo un ruolo strategico nell’attuazione delle misure di sviluppo indicate negli strumenti di programmazione economica e nella gestione di un ingente quantità di risorse finanziarie pubbliche. Infatti, il PNRR reputa prioritaria sia la modernizzazione della Pubblica Amministrazione, sia il rafforzamento della capacità amministrativa del settore pubblico, con l’obiettivo di impegnare e spendere le risorse finanziarie disponibili con progetti partecipati e condivisi dove il partenariato pubblico-privato assume un ruolo strategico. È evidente quindi che programmare lo sviluppo dei territori e definire le modalità di utilizzo dei finanziamenti pubblici sia una funzione che coinvolge le Istituzioni pubbliche, a seconda delle rispettive competenze legislative, dal livello europeo rappresentato dall’Unione Europea fino ad arrivare a livello statale, regionale e lo- cale rappresentato dal Comune. È con questo approccio che il paper prova a dare un input centrando l’attenzione sul ruolo strategico delle Istituzioni, sia di livello locale che quelle sovraordinate, sia sulla necessità di conoscere gli strumenti di programmazione economica, al fine di comprendere quali tipologie progettuali mettere in atto utilizzando e ottimizzando i relativi finanziamenti pubblici messi a disposizione.
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Boccali, Livia. "Esempio di organizzazione delle fonti antiche per la ricostruzione del quadro della vita religiosa di una città e del suo territorio in età preromana e romana : Terracina." Cahiers du Centre Gustave Glotz 8, no. 1 (1997): 181–222. http://dx.doi.org/10.3406/ccgg.1997.1440.

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Dissertations / Theses on the topic "Organizzazione del territorio"

1

La, Manna Fabrizio. "Il Parlamento rivoluzionario e il governo del territorio. Poteri locali e organizzazione municipale nel '48 siciliano." Doctoral thesis, Università di Catania, 2016. http://hdl.handle.net/10761/3929.

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Abstract:
Il tema dei poteri locali ha trovato negli ultimi decenni un ampio seguito presso la comunità degli storici ottocentisti, consentendo una più vasta ed approfondita conoscenza dei meccanismi sottesi alle dinamiche politiche di superficie, che invece avevano pressochè monopolizzato la scena nel dibattito storiografico precedente. Il presente lavoro trae spunto da questa impostazione, soffermandosi, in particolare, su taluni aspetti e figure caratterizzanti il '48 in Sicilia. La scelta della circostanza rivoluzionaria funge così da episodio rivelatore di alcune dinamiche di medio periodo che amplificano tanto i fattori di rottura quanto quelli di persistenza. Sono tre gli elementi che emergono con particolare rievanza dalla ricerca: 1) il monopolio, da parte dei notabili, degli strumenti culturali necessari a condizionare il dibattito pubblico; 2) le continuità che si perpetuano nonostante i sommovimenti politici di superficie; 3) la centralità della dimensione locale rispetto al centralismo uniformante.
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Ceschin, Eleonora <1996&gt. "Le organizzazioni non profit e la promozione internazionale del territorio: Il caso delle Colline di Conegliano Valdobbiadene, patrimonio dell’umanità UNESCO." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21154.

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Abstract:
Questa tesi indaga il ruolo svolto dalle organizzazioni non profit nell’area compresa tra Conegliano e Valdobbiadene, nel promuovere il territorio sul panorama internazionale, sia dal punto di vista turistico che nel contesto della candidatura a patrimonio dell’umanità presso l’UNESCO (la cui nomina è avvenuta nel luglio 2019). La tesi indaga il ruolo, ancora largamente inesplorato dei vari enti del terzo settore coinvolti a diversi livelli sia nel processo di candidatura che nella promozione turistica e internazionale dell’area, tenendo in considerazione la loro interazione con soggetti pubblici e privati. L’indagine coinvolge quindi lo studio del complesso contesto di riferimento, che include il panorama giuridico e la letteratura scientifica sul terzo settore dal punto di vista italiano e internazionale, la presentazione dell’UNESCO e l’iter di patrimonializzazione del sito preso in esame (Colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene). Inoltre sono state oggetto di studio la tradizione solidaristica e associazionistica del Veneto, e l’evoluzione della viticoltura in quest’area, che negli ultimi decenni ha generato prosperità economica e progresso sociale. Questi due ultimi elementi rappresentano la chiave di congiunzione tra i due aspetti di promozione rappresentati, nonché tra settori privati e pubblici e quello non-profit. Avendo posto le basi per la comprensione del fenomeno nella sua interezza, nel capitolo finale è stata rappresentata e analizzata la rete di relazioni instaurate tra gli enti non-profit oggetto di studio, e tra loro e i soggetti appartenenti alla sfera pubblica e privata. Tale analisi è stata rinforzata dalla connessione con il concetto di distretto industriale applicato al caso studio concreto
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Ricchi, Luana. "Organizzazione e analisi di un software applicato ai processi di gestione dei rifiuti per il miglioramento dell'efficienza ambientale nelle aziende." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amslaurea.unibo.it/40/.

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DAL, NEGRO LUCIA. "Sostenibilità applicata: esplorando le strategie di Business Inclusivo attraverso le dimensioni spaziali ed istituzionali." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/2465.

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Abstract:
Questo studio analizza i meccanismi di diffusione di iniziative di Inclusive Business secondo i principi della Teoria Base della Piramide (BOP). La ragione è quella di approfondire l’ipotesi che tali iniziative possano rappresentare un modello di policies a favore dello Sviluppo Sostenibile e Umano, a livello globale. Due variabili sono state analizzate: la replicabilità geografica dei modelli di inclusive Business e la presenza di un contesto istituzionale di supporto. Lo studio ha verificato l’ipotesi attraverso un’analisi qualitativa di due aziende (per la variabile geografica), quindici laboratori appartenenti al BOP Learning Lab Network (per la variabile istituzionale) e novantasei casi-studio del database UNDP Growing Inclusive Markets (per entrambe le variabili). I risultati indicano la presenza di barriere culturali, politiche, normative ed economiche che impediscono la replicabilità/diffusione di iniziative BOP. Dal punto di vista istituzionale, appare una scarsa integrazione dei rappresentanti delle comunità BOP all’interno delle istituzioni a loro supporto. Tuttavia, sono emersi due driver per la diffusione di iniziative BOP: reti migratorie e organizzazioni settoriali. Questi sono stati analizzati evidenziandone le potenzialità relativamente alla domanda di ricerca. Infine, sono state presentate questioni aperte derivanti dalla diffusione di meccanismi di Inclusive Business a livello globale, contestualizzandole in rapporto alla Teoria BOP.
This study wants to investigate the process of diffusion of Inclusive Businesses according to the principles of the Bottom of the Pyramid (BOP) theory. The rationale is to investigate whether the Inclusive Business approach may lead to a new policy framework addressing Sustainability needs and Human Development, at a global level. Two diffusion-related variables were tested: the geographical replication of Inclusive Business models and the presence of a supporting institutional landscape. The study verified the hypothesis through a qualitative analysis of two firms (geographical replication variable), sixteen labs from the BOP Learning Lab Network (supporting institutional landscape variable) and ninety-six case-studies of the UNDP Growing Inclusive Markets database (both variables). Results showed cultural, policy, regulatory and economic barriers hampering the geographical replication of BOP ventures. From the institutional point of view, results showed a poor integration of actors from the BOP within the supporting institutions. Yet, two drivers to diffuse the Inclusive Businesses emerged: migrant networks and sector-level organizations. Both were investigated highlighting their potentialities in relation to the research question. Finally, open issues on the diffusion of Inclusive Business models were presented, explaining their contribution in advancing the state of the art of the BOP theory.
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DAL, NEGRO LUCIA. "Sostenibilità applicata: esplorando le strategie di Business Inclusivo attraverso le dimensioni spaziali ed istituzionali." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/2465.

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Abstract:
Questo studio analizza i meccanismi di diffusione di iniziative di Inclusive Business secondo i principi della Teoria Base della Piramide (BOP). La ragione è quella di approfondire l’ipotesi che tali iniziative possano rappresentare un modello di policies a favore dello Sviluppo Sostenibile e Umano, a livello globale. Due variabili sono state analizzate: la replicabilità geografica dei modelli di inclusive Business e la presenza di un contesto istituzionale di supporto. Lo studio ha verificato l’ipotesi attraverso un’analisi qualitativa di due aziende (per la variabile geografica), quindici laboratori appartenenti al BOP Learning Lab Network (per la variabile istituzionale) e novantasei casi-studio del database UNDP Growing Inclusive Markets (per entrambe le variabili). I risultati indicano la presenza di barriere culturali, politiche, normative ed economiche che impediscono la replicabilità/diffusione di iniziative BOP. Dal punto di vista istituzionale, appare una scarsa integrazione dei rappresentanti delle comunità BOP all’interno delle istituzioni a loro supporto. Tuttavia, sono emersi due driver per la diffusione di iniziative BOP: reti migratorie e organizzazioni settoriali. Questi sono stati analizzati evidenziandone le potenzialità relativamente alla domanda di ricerca. Infine, sono state presentate questioni aperte derivanti dalla diffusione di meccanismi di Inclusive Business a livello globale, contestualizzandole in rapporto alla Teoria BOP.
This study wants to investigate the process of diffusion of Inclusive Businesses according to the principles of the Bottom of the Pyramid (BOP) theory. The rationale is to investigate whether the Inclusive Business approach may lead to a new policy framework addressing Sustainability needs and Human Development, at a global level. Two diffusion-related variables were tested: the geographical replication of Inclusive Business models and the presence of a supporting institutional landscape. The study verified the hypothesis through a qualitative analysis of two firms (geographical replication variable), sixteen labs from the BOP Learning Lab Network (supporting institutional landscape variable) and ninety-six case-studies of the UNDP Growing Inclusive Markets database (both variables). Results showed cultural, policy, regulatory and economic barriers hampering the geographical replication of BOP ventures. From the institutional point of view, results showed a poor integration of actors from the BOP within the supporting institutions. Yet, two drivers to diffuse the Inclusive Businesses emerged: migrant networks and sector-level organizations. Both were investigated highlighting their potentialities in relation to the research question. Finally, open issues on the diffusion of Inclusive Business models were presented, explaining their contribution in advancing the state of the art of the BOP theory.
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GONZALEZ, JUAN PASTOR. "Habitat popolare e organizzazioni comunitarie nella periferia sud di Buenos Aires. Per un modello sostenibile di sviluppo umano. La lottizzazione sociale di Villa Brown (2013-2020)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/331478.

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Abstract:
La ricerca analizza l'esperienza del Programma Lotti con Servizi a Villa Brown, Florencio Varela, Provincia di Buenos Aires tra gli anni 2013 e 2020, realizzata dal comune su proposta del Consiglio Comunitario per la Terra e l'Abitazione. Tale programma si svolge nell'ambito della Legge 14449 nota come “Legge sull'accesso equo all'habitat” sancita nel 2012, utilizza terreni di proprietà del comune, con l'obiettivo di consentire l'accesso al suolo urbano alla popolazione del partito, in continuità con le più generali politiche dello Stato in materia di urbanizzazioni sociali. In questo senso, le diverse logiche e articolazioni messe in gioco dai protagonisti vengono esaminate nell'ambito di questa esperienza, data in un dato territorio, con una popolazione eterogenea, basata su un modello di politica sull'habitat popolare e tenendo conto delle organizzazioni e istituzioni che operano sul territorio. Tra questi possiamo nominare lo stato ai suoi tre livelli: nazionale, provinciale e municipale, la Pastorale Sociale del Vescovado di Quilmes, Berazategui e Florencio Varela, la Central de Trabajadores de la Argentina (CTA), il Movimento Evita e la Corrente Classista e Combativa (CCC). Questa ricerca si propone di indagare le diverse articolazioni tra famiglie, istituzioni e organizzazioni sociali tra loro, nonché le logiche che influenzano le loro azioni, e il loro impatto sullo sviluppo dell'esperienza del Programma dei lotti con servizi a Florencio Varela tra il 2013 e il 2020. Con questo obiettivo in primo luogo contestualizziamo storicamente le traiettorie dello Stato, delle organizzazioni e delle istituzioni sociali coinvolte nella questione dell'habitat popolare, in particolare in Florencio Varela e l'impatto sui quartieri e gli insediamenti del territorio, fondamentalmente dall'emanazione della Legge 14449 Fiera accesso all'habitat. Successivamente, vengono descritti gli attori intervenienti, le loro metodologie di lavoro e le logiche settoriali messe in gioco sulla base del concetto di matrice sociale. In questo modo si cerca di problematizzare le controversie sull'accesso all'habitat nella periferia sud della provincia di Buenos Aires e l'impatto sulla traiettoria di una politica pubblica sul tema basata sull'esperienza di articolazione e collaborazione tra i diversi livelli di lo Stato, le istituzioni e le organizzazioni sociali e gli abitanti del lotto sociale, per concludere poi analizzando le diverse logiche e razionalità relazionali messe in gioco al loro interno.
La investigación analiza la experiencia del Programa de Lotes con Servicios en Villa Brown, Florencio Varela, Provincia de Buenos Aires entre los años 2013 y 2020, llevado a cabo por el municipio a propuesta del Consejo Comunitario para la Tierra y la Vivienda. Este programa se lleva a cabo en el marco de la ley 14449 conocida como “Ley de acceso justo al hábitat” sancionada en el año 2012, utiliza terrenos de propiedad del municipio, con el objetivo de permitir el acceso a suelo urbano a la población del partido, en continuidad con las políticas más generales del Estado en materia de urbanizaciones sociales. En ese sentido se examinan las distintas lógicas y articulaciones puestas en juego por los protagonistas en el marco de esta experiencia, dada en un territorio determinado, con una población heterogénea, a partir de un modelo de política sobre el hábitat popular y teniendo en cuenta a las organizaciones e instituciones que trabajan en el territorio. Entre ellas podemos nombrar al estado en sus tres niveles: nacional, provincial y municipal, a la Pastoral Social del Obispado de Quilmes, Berazategui y Florencio Varela, a la Central de Trabajadores de la Argentina (CTA), el Movimiento Evita y la Corriente Clasista y Combativa (CCC). Esta investigación tiene como objetivo indagar las distintas articulaciones entre las familias, las instituciones y las organizaciones sociales entre sí, como también las lógicas que influyen en sus acciones, y su incidencia en el despliegue de la experiencia del Programa de lotes con servicios en Florencio Varela entre el 2013 y el 2020. Con ese objetivo, primero contextualizamos históricamente las trayectorias del Estado, las organizaciones e instituciones sociales involucradas en el tema de hábitat popular, específicamente en Florencio Varela y el impacto en los barrios y asentamientos del territorio, fundamentalmente a partir de la sanción de la Ley 14449 de Acceso justo al hábitat. Seguidamente, describimos a los actores intervinientes, sus metodologías de trabajo, y lógicas sectoriales puestas en juego a partir del concepto de matriz social. De esta manera buscamos problematizar las disputas por el acceso al hábitat en el conurbano sur de la provincia de Buenos Aires y la incidencia sobre la trayectoria de una política pública sobre el tema a partir de la experiencia de articulación y colaboración entre los distintos niveles del Estado, las instituciones y organizaciones sociales y los habitantes del loteo social, para luego concluir analizando las distintas lógicas relacionales y racionalidades puestas en juego al interior de las mismas.
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FRATTINI, Federico. "Le sfide competitive dei sistemi maturi nel mercato globale. Innovazione e cambiamento istituzionale nel modello emiliano." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2012. http://hdl.handle.net/11392/2389415.

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Abstract:
The competition challenge of the mature systems in the global market. Innovation and institutional change in the Emilian model. Competitiveness is defined as capability to satisfy a potential demand, or ability to produce by a technology. For this reason, issues related to the territorial organization of production and to the industry life cycle are overlapped. In fact, the possibilities to use a technology strictly depend on the ways of production organization and, when production is a local matter, also the technology becomes local. Localized systems of production are just defined by this overlapping and, once a dominant technological paradigm is arisen, they turn in mature ones, i.e. they have to cope with a competition paradox. The only solution is an increase in the division of labour getting the territory to take a new technological path and start a new development process. This process goes through a system shake-out expanding the set of productive relations in the direction of an institutional division of labour, because maturity represents the depletion of a «work to be done» that is also the reaching of the full divisibility of labour. Hence, production processes have to be opened to new players that must be able to use the same local technology. These ones are the institutions that by «functional spin-offs» are entitled to participate to the production. Thus, the territory becomes a «territorial platform of production»
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BORGHI, PAOLO. "SELF-EMPLOYED COLLECTIVE REPRESENTATION Strategies in emerging fields: a comparative perspective on Italy and Germany." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2018. http://hdl.handle.net/10281/241191.

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Abstract:
Il progetto di ricerca si propone di esplorare in una prospettiva comparativa il campo emergente della rappresentanza del lavoro autonomo in Italia e Germania. Le nuove organizzazioni e quelle tradizionali, così come le loro strategie di rappresentanza costituiscono il focus dello studio. Il progetto di ricerca si articola in 9 fasi: 1) la mappatura delle organizzazioni. 2) Le interviste agli esperti per affinare i confini della mappatura e per integrarla. 3) La selezione delle organizzazioni, sia in Italia che in Germania, secondo criteri comuni. 4) Lo studio approfondito attraverso un approccio multi-method (interviste semi-strutturate, analisi documentale e osservazioni). L'approccio multi-method ha permesso di triangolare, contestualizzare e convalidare i dati raccolti. 5) Un ulteriore studio approfondito di sei organizzazioni attraverso interviste in profondità, etnografie anche attraverso i social network 6) L'archiviazione e la codifica attraverso Atlas-ti di tutta la documentazione raccolta. 7) Il trattamento dei dati codificati. 8) L'analisi dei dati elaborati 9) La fase trasversale basata sull'analisi della letteratura. L'approccio teorico si basa sull'idea che sia le nuove organizzazioni che quelle tradizionali siano coinvolte nello stesso campo d'azione strategico emergente (Fligstein, 2001a; Fligstein & McAdam, 2012). Il concetto di campo è quindi discusso a partire dal lavoro seminale di Pierre Bourdieu, passando per l'approccio teorico promosso dalla Scuola Neo-Instituzionalista. In particolare, è stato considerato il concetto di isomorfismo (DiMaggio & Powell, 1983). I lavori di Bourdieu e Powell/Di Maggio costituiscono la solida base su cui Fligstein e McAdam sviluppano l'idea di campo d'azione strategica emergente. L'approccio generale adottato con la teoria dei campi d'azione strategica emergenti è stato integrato dalla prospettiva etnografica sulle organizzazioni complesse (cap.3.3.1) proposta da Barbara Czarniawska (Czarniawska-Joerges, 1992; B. Czarniawska, 2004, 2009). L'idea alla base di questa scelta è quella di andare oltre le posizioni e dichiarazioni formali assunte dalle organizzazioni studiate per comprendere appieno le ragioni e le motivazioni delle scelte operate e delle posizioni espresse. A questo proposito, è stato fondamentale considerare un approccio classico allo studio delle organizzazioni che si concentra sul processo di sensmaking (Weick, 1979, 1995, 2009). Per sviluppare appieno questo approccio è stato necessario considerare sia una prospettiva emica che etica (Harris, 1976) rispetto ai soggetti studiati. In particolare, l'approccio soggettivo (Armano & Murgia, 2013) applicato agli attori chiave delle organizzazioni selezionate, ha permesso di ricostruire la pluralità delle prospettive esistenti all'interno delle organizzazioni. Il punto di partenza del lavoro sul campo è stata la mappatura delle organizzazioni esistenti in Italia e in Germania. Questa attività ha permesso di avvicinare il più possibile l'universo delle organizzazioni esistenti e quindi di selezionare, sulla base di criteri comuni, le organizzazioni più pertinenti. La nascita delle organizzazioni è la prima dimensione analizzata. Inoltre, secondo l'approccio teorico adottato, sono state prese in considerazione le forme, le strutture, le regole che disciplinano le organizzazioni e le loro risorse. Successivamente le strategie di rappresentanza sono state analizzate. Il confronto è avvenuto sia fra organizzazioni diverse nello stesso paese tra organizzazioni simili in Italia e Germania. Successivamente, l'ambiente esterno, popolato da alleati, nemici e altri attori rilevanti come le istituzioni pubbliche, è stato preso in considerazione sia assumendo il punto di vista degli attori chiave che attraverso l'analisi dei documenti. Infine è stata considerata la dimensione urbana, una delle variabili rilevanti che influenzano il processo di strutturazione della rappresentazione del lavoro autonomo.
The research project aims to explore in a comparative perspective the emerging field of self-employment representation in Italy and Germany. In doing so the traditional organizations and the new ones are the main focus as well their representation strategies. The research design is built on 9 phases: 1) the mapping of the organisations. 2) The interviews to experts in order to fine tune the borders of the mapping and to integrate it. 3) The selection of the organisations both in Italy and Germany according to common criteria. 4) The in-depth study through a multi-method approach (semi-structured interviews, document analysis and observations). The multi-method approach has allowed to triangulate, contextualise and validate the data collected. 5) A further in depth study of six organisations through in depth interviews, ethnographies also through digital social networks 6) The archiving and coding through Atlas-ti of all the collected documentation. 7) The processing of coded data. 8) The analysis of the data processed and 9) The transversal phase based on the literature analysis. The theoretical approach is based on the idea that both new organisations and the traditional ones are involved in the same emerging strategic action field (Fligstein, 2001a; Fligstein & McAdam, 2012). The concept of field therefore is discussed starting from the seminal work of Pierre Bourdieu, passing through the theoretical approach promoted by the Neo-Institutionalist School. In particular, the concept of isomorphism (DiMaggio & Powell, 1983) has been considered. Bourdieu’s and Powell/Di Maggio works are part of the strong basement on which Fligstein and McAdam develop the idea of emerging strategic action fields. The general approach adopted with the theory of emerging strategic action fields has been complemented by the ethnographic perspective on complex organizations (Chap.3.3.1) proposed by Barbara Czarniawska (Czarniawska-Joerges, 1992; B. Czarniawska, 2004, 2009). The idea behind this choice is to go beyond the formal positions and declarations taken by the organisations studied in order to fully understand the reasons and motivations for the choices made and the positions expressed. In this regard, it was also fundamental to consider a classic approach to the study of organizations that focuses on the sensmaking process (Weick, 1979, 1995, 2009). In order to fully develop this approach it was necessary to consider both an emic and an ethical perspective (Harris, 1976) with respect to the subjects studied. In particular, the subject-oriented approach (Armano & Murgia, 2013) applied to the key actors of the selected organizations, has allowed to reconstruct the plurality of the existing perspectives within the organisations. The starting point of the fieldwork has been the mapping of the relevant organizations existing in Italy and Germany. This activity made it possible to bring as close as possible the universe of existing organisations and then select, on the basis of common criteria, the most relevant organisations. The birth of the organisations is the first dimension analysed. Moreover, according to the theoretical approach adopted the shapes, the structures, the rules governing the organisations as well as their resources have been considered. After that the representations strategies have been analysed and compared both within different organisations in the same countries and between similar organisations in Italy and Germany. After that the external environment populated by allies, enemies and other relevant players such as public institutions has been taken into account through the point of view of the key actors and through the analysis of documents. Finally the urban dimension, one of the relevant variable that influence the structuring process of self-employment representation has been considered.
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BRUGNOLI, Andrea. "Una storia locale: l'organizzazione del territorio veronese nel medioevo. Trasformazioni della realtà e schemi notarili (IX-metà XII secolo)." Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/11562/343453.

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Abstract:
La tesi affronta un tema classico nella storiografia medievistica italiana della seconda metà del Novecento, quale è quello della organizzazione del territorio rurale tra alto e pieno medioevo e della sua osservabilità attraverso le tecniche ubicatorie adottate dai notai nelle transazioni fondiarie e in generale nella documentazione corrente. Si tratta di una ricerca che parte dal presupposto che tali formule siano articolate in schemi frutto di una dialettica tra cultura notarile da un lato e percezione dell’organizzazione dello spazio dall’altro; quest’ultima a sua volta risultato del rapporto che si instaura tra le comunità umane e il territorio in cui le stesse vengono ad agire. La tesi affronta come case study la documentazione relativa al territorio veronese, scelta adottata per lo sviluppo di un’analisi complessa che doveva tener conto di numerose variabili (caratteristiche geografiche del territorio e conseguenti, profonde differenze dell’addensamento demografico e del grado di antropizzazione del territorio; casualità della sopravvivenza documentaria; alto grado di fluidità dei formulari notarili; ecc.). La forte concentrazione sulla città capoluogo delle istituzioni ecclesiastiche suscettibili di conservare documenti scritti, e l’assenza (con l’eccezione parziale di S. Silvestro di Nonantola e in minor misura di S. Giulia di Brescia) di istituzioni radicate patrimonialmente e documentariamente nel territorio rende possibile, nel caso della città veneta, l’analisi sistematica di una massa documentaria notevole e nello stesso tempo sfuggente e polimorfa. La varietà del quadro geografico, equamente suddiviso tra una fascia collinare di non disprezzabile estensione e una fascia di pianura asciutta e irrigua altrettanto estesa, si prospettava a sua volta come un elemento positivo. Inoltre, le ricerche di Vito Fumagalli, Andrea Castagnetti e Gian Maria Varanini costituivano in qualche misura un punto di partenza significativo. L’impostazione del lavoro, mirando a un’analisi esaustiva della documentazione, ha richiesto un necessario lavoro preliminare con la produzione di alcuni strumenti intermedi, riportati nelle appendici (Archivi veronesi con documentazione entro il XII secolo; Repertorio degli atti, Anagrafe dei notai, Regesto degli schemi ubicatori). Tale ampio scavo preliminare si rispecchia nella prima sezione, dove la trattazione vale come repertorio e come ‘base’ di analisi per l’operato dei notai e come ‘vocabolario’ dei termini che i notai di una importante città italiana hanno a disposizione per definire (tra arcaismi sempre possibili, e – altrettanto possibile – plastica aderenza al nuovo) i quadri territoriali nei quali inserire i riferimenti microtoponomastico-fondiari. Questa trattazione costituisce soprattutto l’indispensabile punto di partenza diplomatistico per le considerazioni svolte nella seconda sezione. I tre contesti geografici – abbastanza nettamente identificabili – vale a dire le vallate collinari, l’alta pianura asciutta, la bassa pianura – sono analiticamente analizzati, con attenzione alle scelte compiute anche dai singoli notai (in particolare in alcuni casi, nei quali una attività professionale lunga e una documentazione particolarmente consistente potesse suggerire approfondimenti “ad personam”). La parte conclusiva è dedicata invece al confronto esplicito con la storiografia dedicata al territorio veronese, e al confronto con un campione di territori (con riferimento all’area centro-settentrionale italiana) oggetto di approfondimento in studi recenti, con l’intento di evidenziare i fattori che sono stati ritenuti alla base della formazione dei territori di villaggio. Tali ipotesi sono state infine sottoposte a verifica per il caso veronese: in particolare le conclusioni vertono sulla molteplicità dei fattori che vengono a incidere su tale processo di territorializzazione. È questo il livello più sfuggente e meno preso in considerazione da una storiografia italiana che ha tradizionalmente privilegiato il piano giurisdizionale (sia signorile che ecclesiastico) o fiscale e dunque il rapporto tra potere e territorio. La lettura comparata delle prassi ubicatorie come sistema di relazioni tra i termini, condotta a livello topografico sia in senso diacronico che sincronico, permette invece di evidenziarne i nessi con le diverse pratiche sul territorio: non solo le presenze fondiarie o signorili, ma anche le strutture dell’habitat, le forme di solidarietà e l’accesso alle risorse comuni.
This dissertation deals with a classic Italian subject in historiographic studies of the second half of the twentieth century; the subject is the organization of rural areas in the early part of the Middle Ages and its observability through techniques of location used by notaries in land transactions and, generally, in the current document. It is assumed that these formulas are organised into patterns resulting from a dialectic between notary’s culture and perception of the space organization, which should be the result of the relationship between human communities and the territory where these live. The dissertation is based upon the documentation on the Veronese area as a case study: this choice is adopted in order to provide a complex analysis that must consider several variables (geographical area and the consequent demographic differences and the degree of anthropic territory; chance of survival of documentation; high degree of fluidity of the notary’s formulas, etc.). The high concentration in the city of ecclesiastical institutions which were able to keep written records and the absence (with the partial exception of San Silvestro of Nonantola and Santa Giulia of Brescia) of institutions well established in the territory – for what concerns heritage as well as the production of documentation – allows, in the case of Verona, a systematic analysis of a remarkable documentary mass which is at the same time elusive and polymorphous. The variety of geographical context, equally divided among a hill of significant size, a dry and irrigated high plain and the lowlands, is proposed here as a positive element. Furthermore, research by Vito Fumagalli, Andrea Castagnetti and Gian Maria Varanini were a significant starting point. The approach of the dissertation, the ending of which was to work towards a comprehensive analysis of the documentation, has required a necessary preliminary work through the production of intermediate tools, listed in the Appendices (Archives in Verona with documentation within eight and twelfth century; Repertoire of legal acts; Population of the notaries; Summary of location pattern). This preliminary analysis is described in the first section, where the discussion is the ‘basis’ for the analysis of the work of notaries and a ‘vocabulary’ of terms that notaries of a major italian city have at their disposal to define (between archaisms always possible, and – equally possible – plastic adherence to new situations) spatial frameworks, in which they insert the micro-toponymic references. This discussion is the starting point for some considerations in the second section. The three geographical areas, quite clearly identifiable (i.e. hilly valleys, the dry high plains, the lowlands) are analytically analyzed, with attention to the choices taken by single notaries (particularly in those cases where a significant professional activity and a rich documentation could suggest more detailed studies ad personam). The final part is dedicated to the explicit comparison with historiographic research dealing with the Verona area and with a sample of areas (with reference to north-central Italy) object of recent studies, with the aim of highlighting factors which were found to underlie the formation of village territories. These hypotheses were then verified for the case of Verona: in particular, the conclusions related to the multiplicity of factors which defined this process of territorialization. This is the more elusive and less considered level by italian historiography, which has traditionally focused on the jurisdictional one (both landlord and ecclesiastical) or fiscal and, therefore, the relationship between power and territory. The comparative reading of location practice as a system of relations between the words – elaborated by a diachronic as well as a synchronous topographic level –, allows instead to highlight their links with the different practices in the territory: not only through the presence of landlordship, but also through the structure of habitat, the forms of solidarity and the access to common resources.
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OSELINI, VALENTINA. "Organizzazione territoriale e distribuzione degli insediamenti nella Mesopotamia centro-settentrionale: orizzonti ceramici e contesti del II millennio a.C. nella valle del Diyala (Iraq)." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/1223699.

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Abstract:
La presente ricerca di dottorato si è posta come obiettivo principale la definizione del regionalismo culturale nell’area centro-mesopotamica durante il II millennio a.C. L’esame del materiale ceramico proveniente dai siti collocati nella Valle del Diyala è rivolto alla comprensione e alla messa in risalto degli orizzonti ceramici diffusi in questa regione durante il Bronzo Medio e nella prima parte del Bronzo Tardo, periodo ampiamente documentato dal punto di vista storico, ma non altrettanto chiaro dal punto di vista archeologico. Il II millennio a.C. in Mesopotamia è conosciuto per essere la fase di formazione dei grandi stati territoriali, la cui storia evenemenziale è in larga parte nota grazie alla lettura e all’interpretazione delle fonti testuali. Le iscrizioni reali e gli archivi datati alla prima metà del II millennio a.C. provenienti da Isin, Larsa, Mari, Eshnunna e dagli altri siti contemporanei rivelano come fosse articolata l’organizzazione politica e territoriale dell’epoca: diverse entità, o stati territoriali, gestivano aree geografiche più o meno circoscritte secondo un modello gerarchico in cui vi erano centri amministrativi locali, provinciali e nazionali. La situazione sembra cambiare nel corso della seconda metà del II millennio a.C., quando la Mesopotamia è suddivisa in grandi stati o regni - come il Regno Mitannico, Cassita, etc. - che esercitavano un potere di tipo egemonico sui territori assoggettati, che lasciava più autonomia locale, ma prevedeva il pagamento di ingenti tributi allo stato centrale. La regione del Diyala è in parte protagonista e direttamente coinvolta negli eventi narrati dalle fonti, almeno per quanto riguarda il Basso Diyala nel Bronzo Medio; mentre rimane marginale e periferica se ci si muove verso il Medio e l’Alto Bacino del Diyala, la cui funzione non è ancora stata chiarita del tutto, sia per quanto riguarda il Bronzo Medio che per il Bronzo Tardo. Il materiale ceramico del II millennio a.C. dalla Valle del Diyala è stato analizzato con l’obiettivo di definire le fasi archeologiche del periodo e di individuare quale fosse la compagine culturale locale. L’analisi dei contesti archeologici, della loro funzione e distribuzione nel territorio, inoltre, si focalizza sulla comprensione delle dinamiche organizzative di una regione prevalentemente rurale, il cui ruolo politico rimane marginale rispetto ai grandi centri direzionali della Mesopotamia del II millennio a.C. Nell’insieme, lo studio della cultura materiale e della distribuzione degli insediamenti risulta complementare alla base di dati testuali che permettono di definire la storia politica della regione in esame, fornendo i presupposti per la ricostruzione di un periodo storico nelle sue molteplici sfaccettature. La ricerca presentata in questa sede propone un riesame della cultura materiale di una regione relativamente vasta secondo una metodologia che si basa su un’analisi multidisciplinare, in parte già utilizzata dall’equipe coordinata da Armstrong e Gasche per la ceramica mesopotamica del II millennio a.C. Riprendendo lo stesso filone metodologico, è stato riesaminato nel dettaglio il repertorio ceramico di Tell Yelkhi nell’Hamrin, attraverso tre passaggi: classificazione tipologica, seriazione cronologica e analisi archeometrica. Questo lavoro non sarebbe stato possibile senza la disponibilità di dati editi relativi a Tell Yelkhi e senza la proficua collaborazione con il Centro Ricerche Archeologiche e Scavi per il Medio Oriente e l’Asia di Torino. La visualizzazione diretta del materiale conservato a Torino è risultata fondamentale per la ricerca. La presenza di materiale originario, proveniente da scavi effettuati nel secolo scorso e possibilmente relazionabile ad un contesto stratigrafico ricostruibile, è un elemento di indubbio vantaggio, considerando che, salvo per le attività di ricognizione e scavo attuali, rappresenta un caso più unico che raro. La possibilità di prendere coscienza di forme, impasti, spessori e caratteristiche morfologiche è stata di grande aiuto nella creazione della classificazione tipologica qui presentata; inoltre, l’opportunità di realizzare analisi archeometriche ha permesso di definire dal punto di vista scientifico alcuni caratteri già evidenti dall’analisi morfologica. Proprio la realizzazione di analisi archeometriche sul materiale ceramico mesopotamico di II millennio a.C. ed in particolar modo della Valle dell’Hamrin rappresenta una novità assoluta nella trattazione dei dati fino a questo momento noti in letteratura. Questa occasione può essere l’inizio per la definizione di una classificazione tipologica della ceramica mesopotamica basata sulle classi ceramiche e per trattare i dati in modo sempre più oggettivo evitando gli errori che derivano dalla definizione di una classificazione basata sulle classi funzionali, ancora adesso l’unica realizzabile sul materiale in questione. Inoltre, la determinazione delle classi di impasto è solamente il passaggio iniziale per la comprensione dei fenomeni regionali, che potrebbero essere più chiari qualora fossero disponibili più dati da aree distinte. In questa sede, la classificazione tipologica è ancora stabilita sulla base di classi funzionali e sulla base dei confronti con repertori da più siti, sono state individuate delle macro-regioni ceramiche e delle province ceramiche più piccole. Tell Yelkhi, quindi, è stato utilizzato come sito guida per la definizione delle fasi ceramiche nella regione del Medio Diyala e di conseguenza per i confronti con il Basso e l’Alto Bacino del Diyala. Il materiale ceramico di Tell Yelkhi è stato inserito in una seriazione cronologica in modo da definire la sequenza relativa interna al sito. Successivamente tale sequenza è stata confrontata con materiali provenienti da altri contesti, spesso di incerta attribuzione cronologica. Questa analisi ha portato a due diversi risultati: il primo è una rivisitazione delle fasi ceramiche di Tell Yelkhi stesso che ha portato a conclusioni sia affini sia discordanti rispetto l’attribuzione cronologica fornita nel rapporto finale sulla ceramica (Bergamini, Gabutti, Valtz 2002-2003). Il secondo è la definizione di dinamiche culturali su ampia scala, stabilendo quali forme fossero comunemente diffuse nel Basso, Medio e Alto Bacino del Diyala e quali fossero le forme diffuse principalmente a livello locale. Inoltre, il confronto tra il materiale ceramico di Tell Yelkhi e il materiale proveniente da altri siti ha consentito di considerare insieme gli insediamenti contemporanei e di creare delle mappe di distribuzione dei siti per fase. Nella realizzazione di questo lavoro è stata data un’impronta metodologica che mettesse in primo piano l’importanza del dato archeologico. La scelta di utilizzare il materiale ceramico da un sito con stratificazione archeologica ricostruibile e di applicare un metodo di analisi ripreso principalmente dagli studi preistorici ha consentito di accantonare temporaneamente le premesse storiche e quindi di sviluppare conclusioni basate solamente sulla diffusione del materiale ceramico. Questa forzatura è stata del tutto consapevole e sperimentale, poiché, vista la necessità di sistematizzare in un discorso unitario i dati provenienti dalla regione mesopotamica, ad oggi risulta essere il metodo più indicato per fornire soluzioni a questo problema. Considerando, però, che le dinamiche storiche e politiche caratterizzano in modo imprescindibile la Mesopotamia del II millennio a.C., legata appunto agli sviluppi degli stati territoriali prima e poi dei grandi imperi, l’analisi qui proposta sulla distribuzione degli insediamenti e sulla gerarchia fa riferimento all’organizzazione politica ed economica delle grandi entità statali mesopotamiche che hanno influenzato sia politicamente che culturalmente la regione. Quest’ultimo aspetto chiarisce uno degli obiettivi iniziali della ricerca, cioè la comprensione delle dinamiche provinciali e la definizione dei limiti di influenza della cultura e della politica mesopotamica nella regione del Diyala. Il Basso ed il Medio Diyala sembrano coinvolti pienamente nelle dinamiche culturali della Mesopotamia centro-meridionale, sia nel Bronzo Medio che nel Bronzo Tardo, condividendo gli stessi orizzonti ceramici ed inserendosi nella gestione amministrativa delle province dei grandi stati. La posizione dell’Alto Diyala non è ancora del tutto chiarificata, ma è indubbio che siano molto più evidenti influssi culturali diversi sia provenienti dall’area elamita sia dalla Mesopotamia settentrionale. I risultati raggiunti dall’analisi qui proposta rientrano in un filone di indagini innovativo per quanto riguarda la Mesopotamia nel II millennio a.C. e pongono le fondamenta per la realizzazione di ulteriori indagini di tipo sia tecnologico che tipologico sul materiale, come anche per la comprensione di fenomeni politici e di gestione delle aree periferiche. In questo senso, le attività archeologiche che operano nel territorio del Kurdistan Iracheno Orientale e che per la prima volta dopo anni si inseriscono nel filone delle ricerche dell’archeologia mesopotamica, non possono che rappresentare una speranza di continuità.
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Books on the topic "Organizzazione del territorio"

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Paolo, Grillo. Libri iurium e organizzazione del territorio in Piemonte, secoli XIII-XIV. Cuneo: Società per gli studi storici, archeologici ed artistici della provincia di Cuneo, 2003.

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Giorgio, Chittolini, and Willoweit Dietmar, eds. L' organizzazione del territorio in Italia e Germania: Secoli XIII-XIV. Bologna: Il Mulino, 1994.

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Mucci, Blasco. La bonifica della Valdichiana: Governo e organizzazione del territorio nella Toscana dei Lorena. Firenze: Nerbini, 2006.

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Convegno interdisciplinare "Territorio e storia. Potere scienza cultura" (2006 Trento, Italy). Organizzazione del potere e territorio: Contributi per una lettura storica della spazialità. Milano: FrancoAngeli, 2008.

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5

Luigi, Blanco, ed. Organizzazione del potere e territorio: Contributi per una lettura storica della spazialità. Milano: FrancoAngeli, 2008.

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6

Convegno interdisciplinare "Territorio e storia. Potere scienza cultura" (2006 Trento, Italy). Organizzazione del potere e territorio: Contributi per una lettura storica della spazialità. Milano: FrancoAngeli, 2008.

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7

Azzari, Margherita. Le ferriere preindustriali delle Apuane: Siderurgia e organizzazione del territorio nella Versilia interna. Firenze: All'insegna del giglio, 1990.

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8

Balbo, Marcello. Organizzazione del territorio e città intermedie nell' Africa Subsahariana: Atti del convegno, Venezia 26/27 ottobre 1989. Venezia]: DAEST, 1990.

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9

Soderi, Claudia. Il territorio del Quartiere 4 dal basso Medioevo ai nostri giorni: Organizzazione territoriale ed amministrativa attraverso i secoli. [Italy: s.n., 1995.

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10

Bugari, Azzolino. Le poste in Carnia e in friuli dalle origini al 1850: Notizie storiche ed organizzazione politico-amministrativa del territorio : legislazione e tariffe postali venete, napoleoniche e austriache. Udine: Arti grafiche friulane, 1989.

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Book chapters on the topic "Organizzazione del territorio"

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Perna, Roberto, and Sofia Cingolani. "Santuari e organizzazione del territorio in età romana nelle regiones V e VI adriatica." In Archaeologiae Una storia al plural: Studi in memoria di Sara Santoro, 199–210. Archaeopress Publishing Ltd, 2022. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv2x1npqm.21.

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Conference papers on the topic "Organizzazione del territorio"

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Lariccia, Stefano, Robert M. Karn, and Marco Stefanoni. "Green’ntropy: semantic web / pragmatic web e Officine per la Sostenibilità della Ricerca come motore per riattivare la riqualificazione energetica degli edifici pubblici." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7914.

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Abstract:
In questo “position paper” si rappresentano obbiettivi modelli e metodi per contribuire ad avviare una campagna attiva di ricerca e sensibilizzazione sociale basata sull’interazione attraverso reti sociali e reti di automi basata nel Parco della Ricerca Enea Casaccia. Viene fornita un’anticipazione di quello che vuole essere il progetto “Sistemi Aperti Sapienza”; viene poi fornita una descrizione delle motivazioni di partenza e della riflessione che ha generato questa idea progettuale. Poi vengono considerate le ragioni per la convergenza di partner, identificati nei principali organismi della ricerca nel nostro territorio, in una organizzazione regionale guidata e ospitata da ENEA per raggiungere più rapidamente gli obiettivi dichiarati. La proposta prevede l’ implementazione presso ENEA, di un “FabLab”, un laboratorio finalizzato alla realizzazione di prototipi virtuali / reali, ovvero progettati attraverso software di modellazione 3d e stampabili attraverso stampanti 3d dall’utilizzatore finale. Ciò avverrebbe sulla scorta di quanto sta rapidamente diffondendosi in Italia e nel mondo sull’esempio del Center for Bits and Atoms (CBA) - MIT di Boston fondato da Neil Gershenfeld. Il FabLab Casaccia dovrebbe essere realizzato come una delle previste Officine della Sostenibilità specializzata nella produzione di soluzioni per la riqualificazione energetica degli edifici, per l’ applicazione delle energie sostenibili, per la diffusione virale di educazione e consapevolezza energetica e ambientale. Questo progetto, è pensato come un contributo di Sapienza nell’ambito della partnership al progetto di riqualificazione del Parco ENEA finalizzato ad operare per l’applicazione, prevista entro il 2015, delle misure di riqualificazione degli edifici nel settore della Pubblica Amministrazione.
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