Dissertations / Theses on the topic 'Organizzativi'

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1

Cervellati, Giulio. "Gli effetti dell'internazionalizzazione sui processi organizzativi aziendali." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
La tesi contiene un'analisi inerente a come le aziende, nel momento in cui aprono siti produttivi in altre nazioni, perdono di vista l'aspetto organizzativo concentrandosi solamente su quello immediato produttivo. La tesi è volta ad individuare e implementare un sistema di controllo e gestione del rischio che permetta di attuare una Governance coerente con gli obiettivi aziendali. Il modello di controllo risulta fondamentale nel momento in cui i processi aumentano sempre di più, assieme alle risorse umane da gestire e ai flussi informativi. Molte aziende agiscono solamente quando vi è un palese sovraccarico di questi flussi tale per cui la gestione ordinaria diventa impossibile. Con un sistema di controllo vengono invece gestite le principali aree in cui è presente un rischio di errore più alto rispetto alle altre, e vengono adottate azioni correttive per colmare le lacune del processo. L'obiettivo del sistema di controllo è quello di ridurre al minimo il rischio residuo, formalizzando, tramite internal audit aziendali, le lacune presenti nei processi, o vari gap da colmare e attuando azioni correttive.
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Inghirami, Tommaso. "Nuovi modelli organizzativi: il caso Valve Corporation." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7444/.

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Abstract:
La tesi espone il caso della Valve Corporation, una azienda produttrice e distributrice di Videogiochi. Questa azienda, leader nel suo settore, ha adottato una organizzazione di tipo "flat" ed ha ideato particolari e innovative soluzioni per la produzione dei suoi software. Ha inoltre sviluppato una piattaforma di distribuzione digitale per la vendita online di Videogiochi.
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3

Cadau, Michele <1987&gt. "Approcci Organizzativi all'Analisi degli Incidenti: il caso Vajont." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1776.

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Abstract:
Dopo aver esaminato i principali approcci organizzativi all'analisi degli incidenti, si analizza, utilizzando le teorie organizzative, il caso del Vajont in particolare alla luce della Normal Accident Theory e della High Reliability Theory.
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4

Martiriggiano, Rosachiara <1985&gt. "L'autorita' di regolazione dei trasporti: profili funzionali e organizzativi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8405/1/rosachiara_martiriggiano_tesi.pdf.

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Abstract:
La trattazione ha ad oggetto l’analisi del ruolo e delle funzioni svolte dall’Autorità di regolazione dei trasporti, alla luce del processo di liberalizzazione che ha interessato il settore dei trasporti. Innanzitutto, vengono esaminati gli aspetti strutturali e organizzativi dell’Autorità, con particolare riferimento alle funzioni, ai poteri, e agli ambiti di intervento. Oggetto di indagine è, inoltre, la normativa di regolamentazione applicabile all’Autorità. Dopodiché, l’analisi si sofferma sul quadro costituzionale in cui l’istituzione dell’Autorità è inserita, in particolare enfatizzando i punti di contatto tra le funzioni attribuite all’Autorità e quelle attribuite alle autonomie territoriali, alle altre autorità amministrative indipendenti, nello specifico all’Autorità Garante della concorrenza e del mercato, e, non da ultimo ad altre istituzioni che operano nell’ambito del trasporto, tra cui l’Ente Nazionale di Aviazione Civile. Si mettono in evidenza le possibili interferenze con il potere di indirizzo politico, in considerazione dell’influenza delle azioni dell’Autorità rispetto alla linea politica governativa (una fra tutte l’incidenza delle tariffe sugli investimenti e sulle scelte degli utenti). Oggetto di approfondimento sono altresì le scelte dell’Autorità in merito ai rapporti con le amministrazioni estere, e con le organizzazioni internazionali, in primis l’Unione Europea. La trattazione, infine, analizza alcuni degli interventi più significativi messi in opera dall’Autorità di Regolazione dei Trasporti negli ambiti del trasporto, al fine di verificare concretamente il ruolo svolto dall’Autorità e appurare l’incidenza reale della regolazione dei trasporti sui diversi mercati. In particolare, viene esaminata l’attività di regolazione espletata dall’Autorità nell’ambito del settore ferroviario, del settore stradale, del settore aereo, del trasporto pubblico locale e del trasporto marittimo.
The thesis deals with the analysis of the role and functions performed by the Transport Regulatory Authority, in light of the liberalization process that has affected the transport sector. First of all, are examined the structural and organizational aspects of the Authority, with particular reference to the functions, powers, and areas of intervention. Furthermore, the subject of the investigation is the regulatory regulation applicable to the Authority. After that, the analysis focuses on the constitutional framework in which the Authority is set up, in particular emphasizing the points of contact between the functions attributed to the Authority and those attributed to the territorial autonomies, to the other independent administrative authorities, and, last but not least, to other institutions operating in the transport sector. Are highlighted the interferences with political power, in consideration of the influence of the Authority's actions with respect to the government policy. The Authority's choices regarding relations with foreign administrations, and with international organizations are also the subject of further study. Finally, the thesis analyzes some of the most significant actions implemented by the Transport Regulatory Authority in the transport sectors, in order to verify concretely the role played by the Authority and ascertain the real impact of transport regulation on the various markets. In particular, is examined the regulatory activity carried out by the Authority in the railway sector, the road sector, the aviation sector, local public transport and maritime transport.
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5

Albano, Valentina. "Modelli organizzativi e sistemi informativi per un'assistenza socio-sanitaria integrata." Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2008. http://hdl.handle.net/11385/200746.

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Abstract:
Percorsi evolutivi nel sistema assistenziale: analisi dello scenario. La rete assistenziale: una prima concettualizzazione. Il ruolo dell'informazione nel processo d'integrazione assistenziale. L'impatto del sistema EHR sulla performance della rete assistenziale: un'analisi empirica.
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6

Gallina, Anita <1995&gt. "Intelligenza Artificiale e impatto dei sistemi chatbot sui processi organizzativi." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16645.

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Abstract:
La presente tesi si pone l’obiettivo di analizzare il fenomeno dell’Intelligenza Artificiale e l’impatto che i sistemi chatbot hanno sui processi aziendali e come tali strumenti abbiano influenzato tanto il processo decisionale del consumatore negli acquisti online, quanto le modalità di gestione delle risorse umane. Il primo capitolo si focalizzerà sull’Intelligenza Artificiale, partendo dalle sue origini storiche e da una descrizione dettagliata del suo significato, analizzando gli attuali contesti di impiego. In conclusione, verranno presi in considerazione gli impatti sociali che i sistemi di AI hanno, e prospettano di avere, nella società, analizzando le problematiche sorte e verificando come esse vengono affrontate e limitate anche grazie ad un impegno da parte dall’Unione Europea. Successivamente si tratterà in modo approfondito i sistemi chatbot. Inizialmente verrà analizzata la loro struttura e il loro funzionamento per passare poi ad esaminare il loro impiego nei processi organizzativi, in particolar modo come strumento di gestione delle risorse umane e nell’ambito del marketing. La tesi si concluderà con un caso studio di impiego di tali sistemi all’interno di un’azienda locale, analizzando problematiche, vantaggi e svantaggi nell’adozione dei chatbot. Per la redazione dell’elaborato sono state raccolte informazioni da articoli scientifici principalmente ricercati all’interno della banca dati dell’Università.
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7

Nonino, Fabio. "Network organizzativi informali e prestazioni aziendali: teoria ed evidenze empiriche." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425462.

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Abstract:
The network is not only a concept, but an extraordinary portrayal of the reality around us: the world as we know it is a network. The world wide web, where daily billions of people are connected and work on, is a network; but also the food chain and its ecosystem, the cell system and the neural system in our body, the system which regulates the interaction among RNA, mitochondrion, proteins and molecules... the system of social relationships in which we are embedded, and which settles our success and the success of the enterprise where we work. Some authors (for instance Salancik, 1995) claim that the study of networks in organizational research field hasn't yet led to a network theory, but it simply developed a methodology which contains a relevant number of tools, useful only to explain other theories. However new discoveries in the fields of physics, ecology, medicine and social behaviour has recently led scholars to talk of "network science". Networks do not have a random topology and they are not static objects: their transformation, growth, evolution and disaggregation follow precise rules, and probably these rules permit to talk of network theory (Barabasi, 2004). Some scientists, among which the major representatives are Duncan Watts and Albert-Laszlo Barabasi, gave incisive and captivate explanations to describe the network dynamics. These explanations permit to comprehend why sometimes the world wide web falls down under the hackers' attacks, why an epidemic disease spreads and another rapidly ends, why the financial markets are changing like ups and downs, and more interesting for managers, why a marketing strategy is successful or why an organizational structure results effective as far as internal diffusion of knowledge is concerned. Nevertheless seventy years of research on social networks, originated from the Gestalt psychological research field, due to the first researches of Jacob Moreno (1934) and the first schools in Harvard and Manchester, produced extraordinary outcomes. For example the first ones are the six degree theory (Stanley Milgram, 1967), the strength of weak ties and the embeddedness theory (Mark Granovetter, 1973; 1985) and the network centrality measures (Linton Freeman, 1979). More recently, fundamental contributions to the network theory has been proposed by Daniel Brass (structural leadership, 1984), by Ronald Burt (structural holes theory, 1992) and by David Krackhardt (the strength of strong ties, 1992 and Simmelian ties, 1999). The network theories are founded on a common key concept: the social capital (Bordieau, 1985; Coleman, 1988; Putnam, 1993). This concepts has been used to "measure" the value of the individual social network defined as the "the sum of the actual and potential resources embedded within, available through, and derived from the network of relationships possessed by an individual or social unit [...] comprises both the network and the assets that may be mobilized" (Nahapiet e Ghoshal, 1998: 243). The social capital is a resource both for an individual and both for organizations. The organizational social capital is a "resource reflecting the character of social relations within the firm [...] realized through members' levels of collective goal orientation and shared trust, which create value by facilitating successful collective action [...] an asset that can benefit both the organization and its members" (Leana e Van Buren, 1999: 538). As concerns management, a theory of network would provide innovative, complementary or alternative interpretations to behaviours and to social, economic and organizational phenomena using the previous concepts and theories. Furthermore it would provide also tools and suggestions on how to face the complexity in managing an enterprise. This research does not want to enter in the academic discussion on the role of the networks in the management theory, but to give a concrete contribution to the foundation of the network theory, suggesting how the informal relationships structure affects on company performances and which informal relationships structure is the more effective in achieving the working goals both at individual level and department level. The topic of this Ph.D. thesis is the study of the impact of informal organization networks on company performances, research field that is considered of remarkable interest both by academics scholars and both by managers, but that only in the last thirty years is flourished in international academic publications. The "networking" advantages, as the set of the relationships (especially informal ones) have been widely emphasized in management. Every person is embedded in a social system and owns a social network; the structure and the position can give him a competitive advantage (or disadvantage) in identifying, gathering and interpreting fundamental information. These information can be used to develop new skills and to innovate procedures, product and services. However the network of informal relationships has a cost and the networking is not always advantageous: every tie needs time and energy resources, not only to be created but also to be maintained. And some ties are more expensive than others. For example the friendship and trust relationships require certainly more time and energy to be maintained than the acquaintance or the working relationships (which can be self-maintained by the company formal structure). As highlighted above the companies owns an organizational social capital. But the organizational social networks are subjected to continuous changes due to external factors, as the entry of new actors in the working environment, but also internal ones like the need of mobility of the actors across the company's departments. This situation creates a perturbation inside the enterprise social networks, in which the effect on employees and organization units' performances is not still clear. Due to the continuous perturbations, the organization social networks change, set up and adapt, coming to other values of social capital. If, for example, the effect of the substitution of an old employee with a new actor with more skills is theoretically to increase the knowledge and competencies of the enterprise, this does not mean that it will be turned in more efficacy and efficiency. In fact, the enterprise loses together with its old employee also his network of informal and personal relationships, resulting in a reduction of corporate social capital. These relationships helped him/her not only to reach rapidly his/her tasks, but also to those of his/her colleagues. However it has not to be excluded that the new employee, who reconfigures in a certain time the social organization relationship network, could lead the organization to a better efficacy and efficiency in the execution of one or more tasks. Another possible consequence of the turnover is the reduction in the value of the organizational social capital in terms of the value sharing having an effect on the orientation of the collective goals and of shared trust of the actors. Therefore it is fundamental not only to identify who are the key-actors inside the enterprise, to comprehend which ones has to be promoted or moved across the enterprise in order to improve the organizational social capital, but also to understand how to manage turnovers and hirings to reach the enterprise tasks without negatively alter the organizational social capital. In order to achieve this result, it is necessary to comprehend which informal dimensions (which type of relationship) affect on company's performances and mainly how the social network has to be structured in order to guarantee the organizational stability, but also its flexibility, that is essential for the enterprises to react in a successful way in the competitive environment. In particular, the doctoral research has been conducted with the aim to reach the following tasks: 1. identify through a literature analysis which and how many organizational informal networks exist and comprehend how these impact on enterprise performances; 2. rate the informal network classes identified during the literature review and link them in a conceptual framework; 3. empirically investigate the impact of informal organizational networks on company performances, mostly at individual level and then at team level (department/business unit). The research project related to the main theme has been developed during the three years and it has been divided in four phases. In the first preliminary phase, a first bibliographic research has been carried out; this helped us to identify the main models for the analysis of informal organizational networks and to recognize the Social Network Analysis (SNA) as the fundamental research methodology. Then an empirical test of models and of SNA methodology has been carried out in the Euris Group of Trieste pilot case, a knowledge-intensive enterprise that operates in the information services industry. The case study took us to interesting first results, and it stimulated also a more accurate definition of the research objectives, also on the basis of a theoretical deepening phase. In the second phase of literature review, a deep analysis of the contributions available in literature has been performed, examining three different, but complementary, classes of studies: the ones on social capital; the ones on organizational theory more focused on the concept of informal organization (Chapter 2); and finally the ones more pertaining to the research subject: the structural analysis of intra-organizational networks (Chapter 3). The literature analysis allowed us firstly to delineate the historical evolution of the social network analysis application in organizational research (Chapter 1), but mostly to underline the characteristics of ten informal organizational networks that affect on company performances, and furthermore to delineate an interesting taxonomy on the basis of three different conceptual levels in the social capital theory (Chapter 5). The need of defining a correct quantitative measurement of network characteristics, at individual (micro) and at groups (meso) level, and of the company performances required a challenging refinement process of the methodology and of the SNA questionnaire (Chapter 4), a process carried out in the third phase through three other pilot cases: the Management Engineering Laboratory of the University of Udine to improve the questionnaire, the Cybertec to test some informal networks not included in the previous pilot case Euris and the case Cosberg Group to perfect the overall Social Network Analysis methodology (Chapter 6). In the fourth phase a longitudinal case study has been carried out on two different time periods at multiple level analysis and with multiple procedure of data-gathering, in order to empirically investigate and measure the informal relationship structure developed by the employees in an enterprise and, in the meantime, to evaluate the typologies of ties that mainly impact on the individual and on the department/business unit performances (Chapter 7). The case study had as investigation unit the relationships and the informal relationship structure of the employees of the Euris Group. A model of measurement through statistical techniques, such as Multiple Regression Quadratic Assignment Procedure (MRQAP) and Hierarchical Linear Modeling (HLM), has been developed in order to evaluate the impact on individual and on department performances. The replication of the research has been conducted after six months and provides some confirmations of the previous results and improved their interpretation. In conclusion, the analysis of the data collected (Chapter 8 and 9) allowed us to reach different results (Chapter 10): 1. from an academic point of view, to suggest a taxonomy of the informal organization networks and a theoretical model that underlines their impact on company performances, mostly at individual level and secondly at group level (business unit); 2. from a managerial point of view, to outline some guidelines that can help the firms in the design of the internal formal structure reorganization policies, aligning the formal structure to the informal relationship network of their employees in a more effective way. The future researches will move through two paths: the first concerns with enlargement of the sample that will allow a better generalization of the results, while the second concerns the development of an advanced simulation model for the dynamic analysis of the actors behaviour inside an organization.
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CANALE, CECILIA. "ASSETTI ORGANIZZATIVI ADEGUATI E PROCESSI DECISIONALI DEI SOCI DI S.R.L." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2022. http://hdl.handle.net/2434/898095.

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Abstract:
Dopo aver illustrato l’evoluzione ordinamentale della disciplina concernente i “doveri organizzativi” degli amministratori, l’elaborato esamina i contenuti precettivi del nuovo art. 2086 c.c., comma 2°, assumendo che esso codifichi un principio generale di corretta gestione dell’impresa “monade”. Lo studio, in particolare, analizza come tale principio incida sui processi decisionali dei soci di s.r.l., congetturando a loro carico il dovere di « [decidere] in modo informato » e di « attivarsi senza indugio » allorché esercitino competenze relative alla gestione operativa dell’impresa (in bonis e in crisi). La ricerca, quindi, si propone di verificare se e a quali condizioni l’inosservanza di quegli standards di condotta da parte dei soci possa condurre all’invalidità delle loro decisioni e/o al promovimento nei loro confronti di azioni risarcitorie, specialmente quando la violazione di cui siano stati autori dipende dall’inadempimento da parte degli amministratori del dovere di istituire adeguati « [a]ssetti organizzativi (…) ».
Once illustrated how the regulation of directors’ “organizational duties” have changed in Italian company law, this Phd thesis examines the new article 2086.2 of the Civil Code, under the assumption that it codifies the principle of good governance of enterprises. The study especially analyses how this principle affects the equity-holders’ decision-making process in the Italian limited liability company (“società a responsabilità limitata”), assuming that they are obliged to take their decisions on the basis of adequate information when they run the company (and to take immediate actions when the company is in difficulty). Hence, the purpose of this research is to check whether the violation of those standards by equityholders may lead to invalidate their decisions and to bring damage actions against them, especially when their conduct depends on the breach of the aforesaid “organizational duties” by directors.
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9

Vicaretti, Marco. "La Prototipazione Virtuale: un cambiamento degli aspetti organizzativi, metodologici e strumentali." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
L'elaborato è stato scritto sotto un aspetto tecnico-storico, con riferimento alle tecnologie TCT ( Time Compression Tecnology), in particolare come la prototipazione virtuale sia capace di rispondere in maniera efficiente ed efficace alle esigenze tempistiche e qualitative dei nuovi mercati di riferimento. E' stato importante sottolineare come questa metodo applicativo sia risultato motivo di forti cambiamenti di carattere organizzativo, metodologico, strumentale e culturale . E' stata fatta un'analisi dei modelli di governo più adeguati, della loro evoluzione dal Concurrent engineering alla Fully Integrated Engineering sottolineando la loro modalità esecutiva parallela ed integrata lungo tutto il ciclo di vita del prodotto, dalla sua concezione alla sua dismissione. Sono stati analizzati alcuni cambiamenti organizzativi, come la creazione dei team virtuali, e la loro interazione con l'uso delle metodologie più importanti come ad esempio il KMS ( Knowledge management System) sistema di conoscenza caratterizzato da raccolta ed elaborazione dei dati oppure ERP ( Enterprise Resource Planning ) sistema integrato della gestione delle risorse. Sono state successivamente descritti gli strumenti tecnologici come ad esempio CAD, CAE. CAM, CAPP, CAT, strumenti dedicati alla progettazione e produzione asistita al computer. E' risultato affascinante vedere come questi strumenti siano stati motivo d' integrazione dando luogo ed espressione alla modellazione,alla prototipazione virtuale ed alla simulazione, strumenti capaci di operare in piena sinergia funzionale. Viene visto in seguito un esempio aziendale , che evidenzia l' uso della prototipazione virtuale nei sistemi di progettazione e controllo (SP&C), richimando il concetto di piattaforma prodotto, indispensabili fattori di vantaggio competitivo. Infine viene descritta la prototipazione virtuale in un ottica compatibile al concetto di industria 4.0. .
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Vasta, Giovanna. "L'Autorità di regolazione dell'energia. Aspetti organizzativi, profili funzionali e prospettive europee." Doctoral thesis, Università di Catania, 2013. http://hdl.handle.net/10761/1449.

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Abstract:
La ricerca affronta i problemi connessi alla attività di regolazione del mercato dell Energia elettrica e del gas, in un contesto europeo. A tal fine analizza la più recente normativa italiana in materia, con particolare riguardo all Autorità preposta (Aeeg) istituita con la L. 481/95, esaminandone la disciplina interna, tendenzialmente pro-concorrenziale e la sua proiezione internazionale, volta al rispetto degli accordi in materia (Kyoto), specialmente in tema di risparmio energetico. Inoltre viene valutata l incidenza delle disposizioni comunitarie sui percorsi di armonizzazione delle regolamentazioni nazionali, profilo di notevole problematicità, rispetto al mercato dell energia, con speciale riferimento alla metodica AIR (analisi di impatto della regolazione), sperimentata in alcuni paesi europei e volta a realizzare condizioni di maggiore trasparenza, semplificazione ed efficacia dell azione regolatoria. Una metodica che va considerata con speciale attenzione in un settore oltremodo sensibile e di rilevanza nevralgica per l economia e la qualità della vita dei paesi europei e della stessa Unione, quale quello della governance dell energia, rispetto al quale si impone un approccio di regolazione prudenziale . In punto di diritto e di prospettive armonizzatrici, scopo della ricerca è quello di verificare se i percorsi di armonizzazione europea, culminati nella creazione dell Acer (agenzia europea deputato a connettere in rete i singoli regolatori nazionali), possa dirsi concluso ed esauriente. A tal fine, prendendo spunto dalla anzidetta valutazione circa l esistenza di un comune tessuto giuridico europeo, viene valutato il ruolo esercitato dal Gruppo dei regolatori europei per il gas e l elettricità (Ergeg) organo consultivo, istituito dalla Commissione europea nel 2003 e costituito dai vertici delle Autorità nazionali e quello dell Agenzia di cooperazione dei regolatori nazionali, organo consultivo, indipendente, istituito da ultimo in ambito europeo al fine di verificare la possibilità di sostenere l affidamento all Autorità europea, nella sua veste di regolatore centralizzato di più incisivi poteri regolatori. Questa diversa prospettiva in certa misura ancorabile alle previsioni di cui all art. 3(26) del Trattato di Maastricht e, nel quadro delle Reti transeuropee dell art. 154 Tr. CE modificherebbe in tal modo, sulla scia di quanto già perseguito dal Ceer (Consiglio dei regolatori europei dell energia) il ruolo delle singole Autorità nazionali, da istituzioni decisionali periferiche (rispetto all Unione Europea) ad organi di monitoraggio sul territorio. Una tale possibile ridefinizione del rapporto di cerniera fra Autorità nazionali ed europee svolte prima dall Ergeg e poi dall Acer, in qualche misura già timidamente ipotizzata in dottrina ed auspicato dalla stessa Commissione Europea [Libro Verde COM, 2006, p. 105], seppur sacrificando una frazione del potere decisionale dei singoli Stati dell UE in materia, potrebbe, superando le resistenze degli operatori del mercato dell Energia, determinare una più efficace gestione e fruizione dei servizi essenziali e contribuire alla creazione di una comune identità giuridica europea.
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PERSICO, FEDERICA. "La gestione degli eventi estremi: il coordinamento nei network organizzativi complessi." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/40099.

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Abstract:
Il lavoro di ricerca si inserisce nel dibattito sulle modalità di risposta e gestione di eventi che esulano dalla routine, ovvero gli eventi estremi, ed affronta il problema di graduale adattamento coordinato delle funzioni di gestione e degli attori in relazione ad un evento dinamico. La tesi si concentra sul tema del coordinamento e della gestione delle interdipendenze tra le organizzazioni che sono impegnate nelle attività di risposta, ma spesso non identificate nei piani predefiniti ed antecedenti l’evento, ma costituite ad hoc durante il processo di risposta e gestione e che hanno bisogno di cooperare in un momento di emergenza o di calamità per il raggiungimento di un obiettivo comune. Dato il proposito della ricerca, analizzare il tema del coordinamento nella gestione multi – organizzativa di eventi estremi, nella prima parte dell’elaborato vengono presentati i risultati della letteratura utili per l’analisi del concetto di coordinamento organizzativo focalizzando l’attenzione non solo sulla singola organizzazione, ma anche sui network organizzativi e sui “network emergenti” che si sviluppano proprio in occasione del manifestarsi dell’evento. L’approccio metodologico di analisi adottato, con l’intento di comprendere come avviene il coordinamento in occasione di eventi estremi, è stato di tipo qualitativo attraverso case studies analizzati focalizzando l’attenzione su tre dimensioni: (1) attori e network; (2) struttura organizzativa e decisionale; (3) comunicazione. Tali dimensioni sono in continuo mutamento e in forte relazione tra loro: gli attori, ovvero organizzazioni/network di organizzazioni, sono il punto di partenza per la gestione di un evento, le loro relazioni e i loro legami influenzano il processo decisionale e la struttura organizzativa che a sua volta può favorire o meno la collaborazione e cooperazione. L’ultima dimensione, la comunicazione, è trasversale in quanto può influenzare sia il network che la struttura decisionale ed organizzativa. Seguendo tale approccio, il lavoro realizzato ha considerato le singole organizzazioni come la più piccola unità di analisi, ma si è ritenuto che la comprensione dell’intero sistema di gestione e risposta potesse beneficiare di un’analisi a due step, ovvero prima e durante l’evento per realizzare un confronto tra quanto pre-definito dai piani e programmi, che rappresentano il punto di partenza per la gestione di un evento poiché definiscono gli attori coinvolti, le modalità decisionali e comunicative, e come la gestione è effettivamente avvenuta. Specifiche osservazioni ed interessanti spunti di riflessione sono emersi dall’analisi realizzata, sia da un punto di vista teorico/metodologico che pratico. Dal punto di vista teorico/metodologico con riferimento alla prospettiva delle reti come strumento per l’analisi di operazioni di risposta in caso di emergenza e per dare sostanza alla comprensione di come vengono strutturati i sistemi di gestione e i sistemi decisionali adottando una duplice visione (prima e durante l’evento) per una corretta interpretazione delle azioni intraprese. Dal punto di vista pratico l’analisi comparata dei casi studio ha permesso di identificare punti di forza e debolezza associati a ciascuna delle tre dimensioni analizzate e delle lesson learned che possano essere adottate dalle organizzazioni non solo per la pianificazione, ma anche per l’anticipazione e lo sviluppo di strategie per assicurare la resilienza organizzativa.
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SPATA, Pietro. "Identità, identificazione e benessere organizzativo." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91272.

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Preziosi, Concetta. "La gestione del farmaco in ambito ospedaliero: nuove tecnologie e processi organizzativi." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3316/.

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ZARDINI, Alessandro. "Gli impatti organizzativi delle piattaforme di Enterprise Content Management sui processi decisionali." Doctoral thesis, Università degli Studi di Verona, 2010. http://hdl.handle.net/11562/343376.

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Abstract:
L’obiettivo della tesi di ricerca è quello di analizzare le correlazioni esistenti tra il vantaggio competitivo, associato al miglioramento del processo di decision making, e la gestione dei contenuti aziendali attraverso le piattaforme di Enterprise Content Management (ECM). Con questo contributo si intende pertanto incrementare la letteratura presente all’interno del Knowledge Management (KM) ed in particolare sul rapporto esistente tra i sistemi di Knowledge Management, di Enterprise Content Management e la gestione dei processi decisionali. All’interno della letteratura del Knowledge Management, le piattaforme di Enterprise Content Management, sino ad ora, sono state analizzate solo attraverso la Transaction-Costs Theory (Reimer, 2002; McKeever, 2003; Smith e McKeen, 2003; O'Callaghan e Smits, 2005; Tyrväinen et al., 2006) e vengono generalmente descritte come dei sistemi utili per la riduzione dei costi di gestione dei contenuti aziendali presenti all’interno dell’organizzazione. Nello specifico attraverso analisi empiriche i diversi autori hanno evidenziato come gli strumenti di ECM siano in grado di aumentare l’efficienza della gestione delle informazioni aziendali, riducendone il costo di gestione e ricerca. Analizzando gli articoli presenti all’interno della letteratura manageriale, si può facilmente constatare che, a tutt’oggi, non esiste una definizione univocamente accettata del concetto di ECM. Esaminandoli congiuntamente si possono però riscontrare alcune analogie. La distinzione non dipende dal contenuto ma dal focus utilizzato dal ricercatore per descrivere, analizzare ed interpretare i sistemi ECM. Pochi ricercatori hanno però studiato gli impatti che tali strumenti di Content Management hanno sull’organizzazione e sui processi aziendali. In particolare, nessuna ricerca ha mai evidenziato il ruolo strategico delle piattaforme ECM nella gestione dei contenuti aziendali (Gupta et al., 2002; Helfat e Peteraf, 2003; Smith e McKeen, 2003; O'Callaghan e Smits, 2005). Per analizzare ed interpretare i valori rilevati all’interno del case study, verrà utilizzata la teoria della Knowledge Based View. Si considera infatti che i siano le risorse strategiche utili per raggiungere e mantenere il vantaggio competitivo (Conner e Prahalad; 1996; Choi et al.; 2008). I sistemi di ECM non verranno analizzati secondo un approccio gestionale, cioè non si valuterà l’aumento di efficienza connesso al miglioramento della gestione delle informazioni aziendali, bensì si andrà ad analizzare l’evoluzione delle performance aziendali connesso con lo sviluppo del processo decisionale. Nel corso dell’analisi, si andrà ad analizzare se la conoscenza contenuta all’interno delle organizzazioni, risulta essere fondamentale per lo sviluppo e la crescita aziendale (Wernerfelt, 1984; Grant, 1991; Penrose, 1995; Grant, 1996; Prusak, 1996; Teece et al., 1997; Piccoli et al., 2000; Piccoli et al., 2002). Le informazioni assumono però un reale valore solamente quando possono essere gestite facilmente all’interno del processo di decision making per il mantenimento di un vantaggio competitivo. Per migliorare le prestazioni aziendali, risulta fondamentale riuscire a trasformare i numerosi contenuti aziendali “passivi” in sorgenti “attive”. La potenzialità dei sistemi di Enterprise Content Management consiste nella loro capacità di elaborare elevati volumi informativi, fornendo all’utente finale o al sistema di Decision Support Systems (DSS), tutte le informazioni utili ai fini decisionali. In tal modo le migliori performance dell’attività del decision maker avviene non solo attraverso l’incremento della qualità e della quantità delle informazioni di ingresso al processo decisionale ma anche grazie ad una migliore formalizzazione della conoscenza presente all’interno della memoria organizzativa. Il metodo di ricerca utilizzato sarà il cosiddetto “interpretative case study”, il quale risulta particolarmente utile per esaminare un fenomeno nella sua naturale evoluzione (Benbasat, 1984). Il metodo del case study è stato scelto anche perché può rappresentare un veicolo ideale per giungere ad una più profonda comprensione dei processi di business espliciti ed impliciti, ma anche per comprendere meglio il ruolo degli attori all'interno dei sistemi organizzativi (Campbell, 1975; Hamel et al., 1993; Lee, 1999; Stake, 2000). Si utilizzerà l'azienda come unità di analisi (Yin, 1984) sia quando si analizzeranno le relazioni col mercato che il comportamento dei singoli partecipanti ad un processo (Zardini et al., 2010). Inizialmente si andranno ad analizzare alcune delle più significative definizioni di conoscenza presenti all’interno della letteratura e per ciascuna si evidenzieranno i punti di forza e di debolezza. Inizialmente sarà ripresa l’enunciazione proposta da Polanyi (Polanyi, 1958; Polanyi, 1967), la quale verrà poi integrata con gli studi condotti da Nonaka, Takeuchi e Konno (Nonaka, 1991; Nonaka e Takeuchi, 1995; Nonaka e Konno, 1998; Nonaka et al., 2000). Si passerà dal concetto generale di conoscenza alla nozione di knowledge assests, i quali verranno identificati anche come delle risorse intangibili generate internamente all’impresa, difficilmente acquistabili sul mercato. Dopo aver accertato che la conoscenza può essere considerata una risorsa importante per l’ottenimento di un vantaggio competitivo (Grant, 1996b; Prusak, 1996; Alavi e Leidner, 1999; Earl e Scott, 1999; Piccoli et al., 2002), il capitolo terminerà contestualizzando il concetto di knowledge assets anche all’interno della teoria della Knowledge Based View. Nel secondo capitolo verrà esplicitato il processo di creazione della conoscenza e si identificheranno le tre tipologie di Knowledge Management Systems. Il capitolo terminerà con una disamina dei principali sistemi di Knowledge Management utilizzati per la creazione, l’analisi ed il mantenimento della conoscenza presente all’interno della memoria organizzativa. Nel terzo capitolo si procederà alla disamina delle componenti principali presenti all’interno del processo di decision making e con l’analisi degli strumenti di KM specifici per il miglioramento del processo decisionale medesimo. Il capitolo si concluderà con la descrizione e la disamina dei sistemi a supporto delle decisioni. Nella quarta sezione si definirà il termine “contenuto aziendale” e lo si assocerà al concetto di dynamic capabilities (Teece et al., 1997; Eisenhardt e Martin, 2000; Helfat et al., 2007). Successivamente si analizzeranno tutte le fasi presenti all’interno del ciclo di vita dell’informazione: dalla creazione di un nuovo contenuto sino alla catalogazione, al salvataggio ed all’eventuale modifica o cancellazione dello stesso. Avendo circoscritto il concetto di content si procederà con l’analisi delle definizioni presenti all’interno della letteratura. Il capitolo terminerà con lo studio delle componenti principali presenti all’intento dei sistemi ECM ed in particolare con l’analisi degli strumenti utili a supportare i processi decisionali presenti all’interno delle organizzazioni. Nell’ultimo capitolo si procederà alla disamina della metodologia dell’Action-Research, analizzandone i punti di forza e le criticità. Successivamente si seguirà l’approccio proposto da Baskerville (Baskerville, 1999), secondo cui il termine “Ricerca-Azione” da un lato identifica un metodo di investigazione per le scienze sociali, dall’altro rappresenta una sub-categoria che la distingue dagli altri sotto-metodi presenti. Procedendo con l’analisi si giungerà al modello di Baskerville e Wood-Harper (Baskerville e Wood-Harper; 1998) secondo cui si possono individuare dieci distinte forme di Action-Research all’interno della letteratura dei Sistemi Informativi, e tra queste, la Multiview ed in particolare la Multiview2, sarà la metodologia di riferimento utilizzata per testare il framework teorico all’interno del case study.
The focus of this thesis is to analyze the correlations between the competitive advantage, associated to the improvement of the process of decision making, and the content management through the Enterprise Content Management platform (ECM). One scope of this work is to increase the Knowledge Management (KM) literature and in particular to seek the correlation between the ECM Systems and the Decision Support Systems. Enterprise Content Management platforms largely have been analyzed according to Transaction Cost Theory (Reimer, 2002; McKeever, 2003; Smith and McKeen, 2003; O'Callaghan and Smits, 2005; Tyrväinen et al., 2006) and generally are described as useful for the reduction of ECM costs inside an organization (McKeever, 2003). Through empirical analyses, various authors have stressed that ECM tools increase efficiency and reduce management and research costs. Few studies consider the impacts of these tools on the organization or company processes. In particular, no research has highlighted the strategic role of ECM platforms in Enterprise Content Management (Gupta et al., 2002; Helfat and Peteraf, 2003; Smith and McKeen, 2003; O'Callaghan and Smits, 2005) as a means to improve and speed up the decision-making process. The case study will be analyzed by the Knowledge Based View. Specifically, the knowledge-based view (KBV) constitutes a fundamental essence of the resource-based view (RBV; Conner and Prahalad, 1996), reflecting the importance of knowledge assets. The knowledge and enterprise content generated thus can be interpreted not only as strategic resources to achieve or maintain a competitive advantage but also as useful tools for developing and expanding the company’s ability to respond promptly to unexpected events in the external environment and therefore perfect decision making within the organization. According to several authors (Barney, 1991; Amit and Schoemaker, 1993; Peteraf, 1993; Winter, 1995; Grover et al., 2009), the Resource Based View (RBV) cites knowledge as a resource that can generate information asymmetries and thus a competitive advantage for the enterprises that possess it. Reconsidering the general theory on the RBV and including knowledge assets among an enterprise’s intangible resources easily results in the KBV. If the term “acquired resources” from the general RBV proposed by Lippman and Rumelt (1982) and Barney (1986) gets replaced by “knowledge,” the result is KBV theory, and knowledge represents one of the strategic factors for maintaining a competitive advantage (Grant and Baden-Fuller, 1995; Grant, 1996c; Teece et al., 1997; Sambamurthy and Subramani, 2005; Bach et al., 2008; Choi et al., 2008). The availability of content thus is necessary, but it is not a sufficient condition to improve the decision-making process and company performance. Rather, the company also needs to transform “passive” contents, such as unused information within the boundaries of organizational memory, into “active” sources that are integral to the decision-making process. To improve the decision-making process and create value, the enterprises must enrich the quality and quantity of all information that provides critical input to a decision. The goal therefore involves an ability to manage knowledge in- and outside the organization by transforming data into knowledge. In the case analyzed, decision-makers achieve the best performance not only improving the quantity and quality of input information to the decisional process but also thanks to a better formalization of the knowledge included in all phases of the process. In this view, ECM platforms are advanced KM tools that are fundamental for the development of a competitive advantage, in that they simplify and speed up the management (creation, classification, storing, change, deletion) of information, increase the productivity of each member, and improve the efficiency of the system (McKeever, 2003; Nordheim and Päivärinta, 2004; O' Callaghan and Smits, 2005). By implementing an ECM system, the company has not only an effective means for creating, tracking, managing, and archiving all company content but also can integrate business processes, develop collaborative actions through the systemic organization of work teams, and create a search engine with specialized “business logic views.” Standardized contents and layout, associated with a definition of content owners and users (i.e., management of authorizations), and document processes support the spread of updated, error-free information to various organizational actors. Similar to business intelligence systems, ECM platforms support decision making inside the organizations in terms of viewing and retrieving data and analyzing and sharing information—and thus increase organizational memory—as well as their storage and continuous maintenance along the life cycle of the enterprise. For the analysis of the case study, this study employs the action research method (Lewin, 1946; Checkland, 1985; Checkland and Scholes, 1990), and specifically Multiview2 (Avison and Wood-Harper, 2003). The original Multiview concept assumed a continuous interaction between analysts and method, including the present situation and the future scenario that originated by application of the methodology. In some respects, the original definition was limited, in that it did not describe the function of each element and the trend of possible interactions (Avison and Wood-Harper, 2003). Multiview2 fills these gaps by taking into consideration the action and reaction generated by the interactions of the elements. The three macro-categories therefore must be aligned to conduct an organizational, socio-technical, and technological analysis (Avison et al., 1998; Avison and Wood-Harper, 2003). The researcher provides a clear contribution that matches the theoretical framework used as a reference and measures and evaluates in subsequent phases the results obtained from those implemented actions.
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Varotto, Francesca <1996&gt. "Il contratto di rete: caratteristiche, aspetti organizzativi ed effetti sulle performance d'impresa." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18348.

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Abstract:
Le collaborazioni tra imprese si sono dimostrate essere in molti casi una soluzione efficace per il raggiungimento di obiettivi altrimenti difficilmente conseguibili operando in maniera totalmente autonoma. Per questo motivo le reti d’impresa e in particolare il contratto di rete rappresentano uno strumento utile per molteplici tipologie di aziende che vogliono condividere risorse, sia a livello economico che di competenze e conoscenze, in modo da migliorare le proprie performance e ottenere in maniera più efficace ed efficiente determinati obiettivi mantenendo allo stesso tempo la propria autonomia. Il presente lavoro di tesi vuole quindi fornire una panoramica circa le caratteristiche e il ruolo giocato dalle reti d’impresa. In particolare, nel primo capitolo viene presentato il concetto di network e le peculiarità del contratto di rete. Il secondo capitolo approfondisce invece il ruolo svolto dalla governance e dai meccanismi di coordinamento nella gestione delle relazioni tra le imprese che danno avvio alle reti e il terzo capitolo si occupa del tema delle performance, dell’efficacia e del fallimento delle reti d’impresa. Il quarto capitolo è infine incentrato sull’analisi di carattere empirico riguardante un campione di imprese e dei relativi contratti di rete, al fine di esaminarne le caratteristiche e gli effetti sulle performance.
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CURIONI, SUSANNA. "Paesaggio e trasformazione. Metodologie di lettura e valutazione per nuovi modelli organizzativi." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2015. http://hdl.handle.net/11584/266798.

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Abstract:
The thesis explores the link between project and landscape from the point of view of the evaluation methodologies of the landscape quality and on the grounds of the contemporary debate and the different cultural and legislative attitudes to the topic. Beginning from the definition of the word, which has its origin in the studies of geographical disciplines of the XIX century, the landscape is no longer a simple object of the aesthetical perception, but a complex category founded on a variety of different factors which all contribute to its definition: strictly “scientific” factors, pertaining to a vast range of established disciplines, and so-called “cultural” factors combining the historical, social, economic aspects which are the result of the indissoluble relation between man and environment. The landscape represents the complexity of reality, an interpretative cultural category that units and adds a variety of aspects, traces, material and immaterial elements determined by the processes and the actions that over the centuries changed the territory. Against the remark, on the one end, of the processes of transformation to which are continuously submitted the contemporary landscapes which, by creating a crisis of the model that historically accompanies their development and the transformations, nowadays reveal a situation deeply compromised of the Italian context and, on the other end, of the weakness of the traditional instruments of planning which are no longer adequate to the interpretation and the management of the complexity of the transformation processes caused by the present phase of globalization, the research analyzes the potentiality of the landscape role as an instrument of transformation and main motor of the territorial policies trough the identification of instruments and methods aimed at the construction of parameters and criteria for the implementation of new organizational models of the territory. While we register a rising sensitization towards the implementation of a sustainable development of the territory, the promotion of the cultural heritage and the recognition of the local identities, only today has a need emerged of methodologies and innovative models able to interpret at different scales and in different contexts the principles inherent in the international convention and to give appropriate policies for the regeneration and the rehabilitation of landscapes that are often damaged. Definition of a rigorous methodology for the study of landscape, supported by the experimental application in some processes especially significant and exemplary in the Italian context, offers objective criteria and elements for assessment of the main factors and policies contributing to the development of sustainable models of organisation of the territory and is therefore an innovative tool to the application of the European Convention and thereby can become a valid support to indicate a direction for the action and evolution of the dynamics of the transformation processes of the landscape.
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STRADA, MARUSKA. "Intraprendere percorsi di sostenibilità ambientale nei contesti organizzativi. Significati, sfide e opportunità." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2017. http://hdl.handle.net/10281/153288.

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Abstract:
La presente tesi di dottorato propone un approfondimento sui modi di pensare e agire organizzativi rispetto al tema della sostenibilità ambientale. Il progetto si articola in 4 ricerche interconnesse tra loro, ma finalizzate a coprire specifici obiettivi: La prima ricerca propone una esplorazione del concetto di “sostenibilità ambientale di impresa”, attraverso una rassegna multidisciplinare dei principali contributi sull’argomento presenti in letteratura. Lo studio porta a identificare 19 aree tematiche entro le quali è possibile ricondurre gli argomenti di cui si è occupata la letteratura che si è interessata al tema della sostenibilità ambientale nelle organizzazioni. Le relazioni e le connessioni tra tali aree tematiche sono poi state organizzate in una mappa concettuale. Nel discutere i risultati della rassegna viene sottolineata l’importanza di integrare nella considerazione delle problematica della sostenibilità ambientale una prospettiva “hard” o “tecnica” con una prospettiva “soft” o “umana”. La seconda ricerca presenta un approfondimento, a latere, sui significati relativi ai concetti di “sostenibilità” e di “sviluppo sostenibile”, utilizzando come framework di riferimento la Teoria delle Rappresentazioni Sociali. I significati relativi ai due concetti sono stati esplorati mediante la somministrazione di un questionario a un campione di studenti (n=736), utilizzando il metodo delle associazioni libere. Per entrambi i concetti, viene discussa la centralità del significato ecologico e la presenza di elementi che enfatizzano le dimensioni economica e sociale, nonché le peculiarità differenziali proprie delle due espressioni. La terza ricerca propone una esplorazione preliminare sull’engagement delle aziende nei confronti della sostenibilità ambientale e sull’utilizzo e ruolo della certificazione ISO 14001 quale leva per promuoverla. La ricerca è stata realizzata mediante la somministrazione online di un questionario a un campione di aziende (n=99), con particolare attenzione a imprese del settore logistico. I risultati della ricerca enfatizzano la necessità di: 1) approfondire maggiormente l’esperienza di greening delle aziende; 2) capire come favorire un utilizzo efficace della certificazione ISO14001; 3) esplorare il tema del green nello specifico settore logistico. La quarta ricerca costituisce il “cuore” della tesi ed è finalizzata, da un lato, a meglio qualificare il concetto di “cultura organizzativa green”, dall’altro lato, ad approfondire il ruolo della certificazione ISO 14001 quale leva per il cambiamento in direzione green. Per questo studio è stata utilizzata la metodologia Grounded Theory; sono state coinvolte 15 aziende logistiche e 3 enti di certificazione, svolgendo complessivamente 34 interviste semi-strutturate con consulenti e posizioni apicali. I risultati hanno portato a: 1) proporre una chiara definizione del concetto di “cultura organizzativa green”, individuandone le dimensioni fondamentali; 2) identificare un elenco di best practices, utili per le aziende che vogliono fare della certificazione ISO14001 uno strumento di cambiamento in direzione green. Il presente lavoro evidenzia l’importanza di prestare attenzione al “lato umano” dell’organizzazione – relativo alla gestione e valorizzazione delle risorse umane – e di comprendere i processi di sensemaking attraverso cui le organizzazioni danno senso e significato alla loro esperienza di greening.
This doctoral thesis proposes an in depth investigation of the ways in which organisations “think” and “behave” regarding the topic of environmental sustainability. The research project consists of four interrelated studies, each one aiming to achieve specific objectives: The first study explores the concept of “corporate environmental sustainability”, by means of a multi-disciplinary literature review. The results are synthesised and organised into a conceptual map that displays and integrates 19 areas of research and intervention. The review underlines the importance to integrate a “hard” or “technical” perspective with a “soft” or “human” perspective, when dealing with green issues in organisational contexts. The second study explores the meanings of “sustainability” and “sustainable development”, concepts, using the framework of Social Representations Theory. A questionnaire was administered to a sample of students (n=736). The study underlines the centrality of the ecological meaning, the recognition of the economic and social dimensions, and the specific characteristics ascribed to the two concepts. The third study concerns a preliminary exploration of organisations’ engagement towards environmental sustainability and towards ISO14001 certification. An online questionnaire was administered to a sample of companies (n=99). The results emphasise the need to: 1) in depth study the organisations’ greening experience; 2) understand how to make an effective use of ISO14001 certification; 3) explore organisational greening in the logistics sector specifically. The fourth study represents the “heart” of the thesis and attempts, on one hand, to better qualify the concept of “green organisational culture”, on the other hand, to understand the role of ISO14001 certification as a tool to promote green change in organisations. Grounded Theory methodology was used; 15 logistics companies and 3 certification bodies were involved, conducting 34 semi-structured interviews with top/middle management positions and with consultants. The results brought to: 1) a clear definition and characterisation of “green organisational culture” concept; 2) the identification of best practices for a “good” or “substantial” use of ISO14001 certification. The thesis discusses the importance of the “human side” of organisations – related to individual behaviour and people management – and the need to consider the “sensemaking processes” through which organisations give meaning to their greening experience.
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PALAZZOLO, GIULIA. "Le partnership pubblico-privato nel sistema sanitario italiano: aspetti istituzionali e caratteri organizzativi." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2014. http://hdl.handle.net/11566/242857.

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Abstract:
La tesi ha ad oggetto lo studio delle partnership pubblico-privato in sanità. Il primo capitolo della tesi offre una panoramica introduttiva sul management pubblico, con particolare riferimento alla distinzione fra aziende private e aziende pubbliche. Queste ultime realtà sono interpretate in una dimensione storica e sono individuati tre principali filoni di orientamento nella gestione della “cosa pubblica”: il modello di Traditional Administration, il modello di New Public Management e il modello di New Public Governance. Il secondo capitolo ha come focus d’analisi il settore sanitario, esaminato nelle sue specificità organizzative, le quali sono interpretate nell’ottica dell’approccio di New Public Governance, che promuove la collaborazione fra realtà pubbliche e private. Il capitolo si conclude con una panoramica del percorso di riforme della sanità italiana. Il terzo esamina alcuni antecedenti teorici di matrice organizzativa sul concetto di network e propone lo studio delle dimensioni di rete ritenute più critiche nelle collaborazioni fra pubblico e privato in sanità: la partner variety, la definizione degli obiettivi, l’analisi delle interdipendenze, i meccanismi di coordinamento. Il quarto capitolo affronta il tema delle partnership pubblico-privato nella letteratura internazionale, distinguendo le partnership contrattuali dalle partnership istituzionali. Il capitolo presenta quindi la realtà delle partnership pubblico-privato nel contesto nazionale, con attenzione alle forme contrattuali che esse assumono e agli aspetti di interesse negli studi aziendali ed organizzativi. Il quinto capitolo descrive i risultati di un’indagine empirica che riguarda lo studio delle partnership pubblico-privato stabilizzate in Italia. Il metodo d’indagine scelto, il questionario, è motivato nell’ambito del tema di ricerca svolto. Il capitolo si chiude con alcune riflessioni sul potenziale e sui possibili sviluppi delle partnership in Italia.
The doctoral thesis discusses the public-private partnerships within the health sector. The thesis is made up of the following five chapters. The first chapter begins with public and private organizations distinctions. So it focuses only on public organizations, especially in reference to the evolution of public administration trends in management and organization subjects: from traditional administration to New Public Management, from Neo-Weberian State to New Public Governance. The second chapter deals with health sector characteristics, regarding its complex assets and the opportunity, as suggested by New Public Governance, to make public and private organizations collaborate. It then goes on to review the Italian health reforms, looking at its organizational forms and inter-organizational relations’ propensities. The third chapter regards inter-organizational characteristics in the network theory prospect: partner variety, objectives, inter-dependencies, coordination, etc. These characters are studied in relation to the hybrid network composition; involving public and private sectors. The fourth chapter, at first, presents notes on public-private partnerships from international academic literature. It distinguishes two different types of public-private partnerships: the contractual ones and the institutional ones. The two types are studied in their principal benefits and disbenefits. The chapter then presents the main Italian contractual forms of public-private partnerships, comparing them with, still little number of national studies on partnership phenomenon. The fifth chapter has an empirical nature. It includes the study of ten Italian public-private stabilized partnerships, (which means partnerships that are finally consolidated). The research method is in a form of a questionnaire, the choice of which is explained in regards to the content of the study. The research results then follow. The thesis ends with some remarks on the state of Italian partnerships, which are regarded as work in progress experiences.
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Lanzavecchia, Alberto <1974&gt. "Strategie competitive e modelli organizzativi dei Confidi alla luce del nuovo quadro normativo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/975/1/Tesi_Lanzavecchia_Alberto.pdf.

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Abstract:
In Italia, il contesto legislativo e l’ambiente competitivo dei Confidi è profondamente mutato negli ultimi anni a seguito dell’emanazione di due nuove normative: la “Legge Quadro” sui Confidi e la nuova regolamentazione del capitale di vigilanza nelle banche (c.d. "Basilea 2"). la Legge Quadro impone ai Confidi di adottare uno dei seguenti status societari: i) ente iscritto all’albo di cui all’art. 106 del Testo Unico Bancario (TUB); ii) ente iscritto all’albo di cui all’art. 107 del Testo Unico Bancario; iii) banca cooperativa di garanzia collettiva dei fidi. Fermi restando i requisiti soggettivi sui garanti ammessi da Basilea 2, la modalità tecnica finora utilizzata dai Confidi non risponde ai requisiti oggettivi. Il pensiero strategico si enuclea nelle seguenti domande: A) qual è la missione del Confidi (perché esistono i Confidi)? B) Quali prodotti e servizi dovrebbero offrire per raggiungere la loro missione? C) Quale modello organizzativo e di governance si conforma meglio per l'offerta dei prodotti e servizi individuati come necessari per il raggiungimento della missione? Le riflessioni condotte nell’ambito di un quadro di riferimento delineato dal ruolo delle garanzie nel mercato del credito bancario, dalle “Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche”, dalla “Legge Quadro” sui e, infine, dall’assetto istituzionale ed operativo dei Confidi si riassumono nelle seguenti deduzioni: Proposizione I: segmentare la domanda prima di adeguare l’offerta; Proposizione II: le operazioni tranched cover sono un'alternativa relativamente efficiente per l'operatività dei Confidi, anche per quelli non vigilati; Proposizione III: solo i Confidi‐banca hanno la necessità di dotarsi di un rating esterno; Proposizione IV: le banche sono nuovi Clienti dei Confidi: offrire servizi di outsourcing (remunerati), ma non impieghi di capitale; Proposizione V: le aggregazioni inter settoriali nel medesimo territorio sono da preferirsi alle aggregazioni inter territoriali fra Confidi del medesimo settore. Alle future ricerche è affidato il compito di verificare: quali opzioni strategiche nel concreato siano state applicate; quali siano state le determinati di tali scelte; il grado di soddisfacimento dei bisogni degli stakeholder dei Confidi; misurare i benefici conseguiti nell'efficienza allocativa del credito.
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Lanzavecchia, Alberto <1974&gt. "Strategie competitive e modelli organizzativi dei Confidi alla luce del nuovo quadro normativo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/975/.

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Abstract:
In Italia, il contesto legislativo e l’ambiente competitivo dei Confidi è profondamente mutato negli ultimi anni a seguito dell’emanazione di due nuove normative: la “Legge Quadro” sui Confidi e la nuova regolamentazione del capitale di vigilanza nelle banche (c.d. "Basilea 2"). la Legge Quadro impone ai Confidi di adottare uno dei seguenti status societari: i) ente iscritto all’albo di cui all’art. 106 del Testo Unico Bancario (TUB); ii) ente iscritto all’albo di cui all’art. 107 del Testo Unico Bancario; iii) banca cooperativa di garanzia collettiva dei fidi. Fermi restando i requisiti soggettivi sui garanti ammessi da Basilea 2, la modalità tecnica finora utilizzata dai Confidi non risponde ai requisiti oggettivi. Il pensiero strategico si enuclea nelle seguenti domande: A) qual è la missione del Confidi (perché esistono i Confidi)? B) Quali prodotti e servizi dovrebbero offrire per raggiungere la loro missione? C) Quale modello organizzativo e di governance si conforma meglio per l'offerta dei prodotti e servizi individuati come necessari per il raggiungimento della missione? Le riflessioni condotte nell’ambito di un quadro di riferimento delineato dal ruolo delle garanzie nel mercato del credito bancario, dalle “Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche”, dalla “Legge Quadro” sui e, infine, dall’assetto istituzionale ed operativo dei Confidi si riassumono nelle seguenti deduzioni: Proposizione I: segmentare la domanda prima di adeguare l’offerta; Proposizione II: le operazioni tranched cover sono un'alternativa relativamente efficiente per l'operatività dei Confidi, anche per quelli non vigilati; Proposizione III: solo i Confidi‐banca hanno la necessità di dotarsi di un rating esterno; Proposizione IV: le banche sono nuovi Clienti dei Confidi: offrire servizi di outsourcing (remunerati), ma non impieghi di capitale; Proposizione V: le aggregazioni inter settoriali nel medesimo territorio sono da preferirsi alle aggregazioni inter territoriali fra Confidi del medesimo settore. Alle future ricerche è affidato il compito di verificare: quali opzioni strategiche nel concreato siano state applicate; quali siano state le determinati di tali scelte; il grado di soddisfacimento dei bisogni degli stakeholder dei Confidi; misurare i benefici conseguiti nell'efficienza allocativa del credito.
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Rosado, Ricardo <1997&gt. "LE SOCIETA’ BENEFIT COME MODELLO DI BUSINESS SOSTENIBILE: Profili giuridici e modelli organizzativi." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21047.

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Abstract:
La crisi del modello di Business tradizionale, legato esclusivamente alla realizzazione di un profitto per i soci dell’impresa a cui tale modello era applicato ha portato all’avvento di un nuovo modo di fare impresa. Un nuovo modello in cui l’obiettivo principale dell’impresa non è esclusivamente quello del profitto ma quello di avere un impatto positivo per tutti i portatori di interesse che gravitano intorno a quell’impresa. Le società Benefit sono una forma societaria nata negli Stati Uniti d’America e riconosciute in Italia a partire dal 2016. Negli ultimi tempi hanno ottenuto un rapida diffusione tant’è che ad oggi in Italia si contano circa mille società Benefit quando, pre-pandemia nel 2019, erano solamente cinquecento. Questo dimostra come il mercato abbia richiesto ed accolto con una sempre maggior sensibilità l’accelerazione sul tema della responsabilità sociale d’impresa. Questo non vuol dire trasformare la propria azienda in una no profit, diventare società benefit infatti significa adottare un modello di business virtuoso, ma pur sempre un modello di business. Quello che cambia è la prospettiva, anche per coloro che sono già sensibili alle tematiche sociali ed ambientali, non più obiettivi di sostenibilità di breve termine ma adottare una visione di lungo periodo rispetto all’impatto positivo che l’azienda può avere sulla comunità. Il processo per trasformare la propria impresa in società benefit inizia con l’inserimento nello statuto di cinque pilastri su cui si fonda l’impegno ad essere benefit: le persone, l’ambiente, la governance, la comunità ed infine i clienti e fornitori. Il protagonista più importante di questo processo è sicuramente la governance; sono infatti gli amministratori che devono essere consapevoli ed allineati rispetto ai principi di etica e alla visione generale inserita nello statuto al fine di mettere in atto buone pratiche volte al benessere delle persone ed a tutelare l’ambiente. Il rispetto ed il conseguimento di questi obiettivi viene misurato attraverso una relazione di impatto che l’impresa deve presentare annualmente in concomitanza con la presentazione del bilancio d’esercizio. A supervisionare su questa relazione e sugli obiettivi sta prendendo sempre più piede la figura del “Responsabile di impatto” nominato all’interno del consiglio di amministrazione e sottoposto alla vigilanza del Garante per la concorrenza. Si vuole quindi introdurre un modello diverso di fare impresa sia per motivi etici, sia per vari motivi di business, in misura sempre maggiore infatti il mercato richiede alle imprese di non essere solamente efficienti ed innovative ma anche responsabili rispetto all’ambiente ed alle comunità in cui esse operano.
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LA, TORRE Diego. "Il ruolo degli aspetti individuali ed organizzativi sul processo di innovazione nelle organizzazioni cooperative." Doctoral thesis, Università degli Studi di Verona, 2010. http://hdl.handle.net/11562/342078.

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Abstract:
La ricerca studia il rapporto che intercorre tra alcune caratteristiche personali (motivazione, personalità, commitment), alcuni aspetti organizzativi (clima organizzativo, supporto organizzativo, organizzazione del lavoro e sue caratteristiche), ed il comportamento innovativo al lavoro, utilizzando come campione di studio, le cooperative della regione Abruzzo. Lo studio è di tipo longitudinale, ed effettuato mediante somministrazione di un questionario strutturato ai soci cooperatori, di differenti cooperative.
The research studied the relationship between certain personal characteristics (motivation, personality, commitment), some organizational aspects (organizational climate, organizational support, work organization and its characteristics), and innovative work behavior, using like sample the cooperatives in the italian region. The study is longitudinal, and performed by a structured questionnaire to cooperative members.
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Romano, Federica. "Sostenibilità del lavoro e nuovi modelli organizzativi: una prospettiva giuslavoristica e di relazioni industriali." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2018. http://hdl.handle.net/10446/105303.

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Abstract:
La tesi di dottorato affronta il tema della sostenibilità del lavoro, intesa come lo sviluppo di condizioni personali e lavorative che, a fronte del crescente invecchiamento della forza lavoro, favoriscano la permanenza nel mercato del lavoro fino ad età avanzate, attraverso il miglioramento della qualità del lavoro lungo tutto l’arco della vita professionale e l’adattamento dell’organizzazione del lavoro ai bisogni e alle competenze del lavoratore. Il lavoro di tesi è caratterizzato da un approccio multi ed interdisciplinare ed ha avuto inizio dalla lettura e dall’analisi di testi internazionali che affrontano il tema in chiave prevalentemente sociologica e manageriale. Tale approccio si è rivelato essenziale ai fini della comprensione del tema ed ha rappresentato la base di partenza per lo sviluppo di una prospettiva giuridica e di relazioni industriali. La literature review è suddivisa in tre capitoli: -il primo approfondisce la nascita del cd. pensiero sostenibile e la letteratura sul tema; -il secondo capitolo analizza la letteratura in tema di nuovi modelli di organizzazione del lavoro e di flessibilità organizzativa ; -il terzo capitolo approfondisce, invece, la letteratura in tema di tutela della professionalità dei lavoratori lungo tutto l’arco della vita lavorativa. Il lavoro di tesi è, invece, suddiviso nei seguenti capitoli: - il primo capitolo analizza il quadro definitorio e lo scenario europeo in tema di sostenibilità del lavoro , al fine di individuare le buone pratiche esistenti nei diversi Paesi e di comprendere il livello di interazione tra legge, contrattazione collettiva e pratiche aziendali; - il secondo capitolo affronta il tema dei nuovi modelli di organizzazione del lavoro a seguito del superamento del modello di impresa fordista a struttura gerarchica e verticalizzata e come questi abbiano influito sulla flessibilizzazione del rapporto di lavoro, sulla tutela dei lavoratori e sui sistemi di valutazione della prestazione; - il terzo capitolo è focalizzato sulla sostenibilità del lavoro in una specifica realtà aziendale: Randstad Italia.
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Pieri, Giulia <1981&gt. "L'ospedale di comunità nella regione Emilia-Romagna: modelli organizzativi e valutazione della qualità dell'assistenza." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7368/1/PIERI_GIULIA_tesi.pdf.

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Abstract:
L’attuale frammentazione dei percorsi assistenziali rivolti ai pazienti anziani con multimorbosità e fragili, non garantisce cure efficaci, efficienti né soddisfazione dei pazienti e delle loro famiglie. Si stanno sviluppando a livello internazionale modelli di organizzazione dei servizi di “cure intermedie”, per rispondere ai bisogni emergenti rappresentati da invecchiamento, aumento di patologie croniche, multimorbosità e fragilità, per evitare ospedalizzazioni inappropriate e ritardare l’istituzionalizzazione di lungo periodo. Coerentemente con le indicazioni normative nazionali, la Regione Emilia-Romagna (RER) ha intrapreso un percorso di ridefinizione dei servizi territoriali e della rete ospedaliera con l’obiettivo di garantire la continuità delle cure e l’integrazione ospedale-territorio, in particolare per le persone con patologia cronica, potenziando i servizi assistenziali di cure intermedie e attivando strutture residenziali intermedie territoriali (Ospedali di Comunità). Il progetto di ricerca aveva l’obiettivo di definire, attraverso l’individuazione di specifici indicatori, una modalità strutturata per il monitoraggio dell’assistenza fornita ai pazienti che vengono presi in carico negli Ospedali di Comunità dal punto di vista clinico, organizzativo e del paziente. Il modello organizzativo è stato studiato confrontando tre Ospedali di Comunità della Regione Emilia-Romagna. Gli indicatori individuati sono quindi stati analizzati per descrivere la coorte di pazienti dimessa dall’Ospedale di Comunità di Castel San Pietro Terme (Ausl Imola). L’analisi condotta, con l’identificazione di sottotipi caratteristici di pazienti che accedono all’Ospedale di Comunità può costituire un valido supporto conoscitivo nel processo di miglioramento dei percorsi clinico-assistenziali. La descrizione dei percorsi di cura seguiti dai pazienti presi in carico negli Ospedali di Comunità, di cui l’analisi presentata rappresenta un primo step, può infatti contribuire a meglio definire le strategie organizzative dell’assistenza ospedaliera e territoriale, sanitaria e socio-assistenziale per potenziare quindi la capacità di risposta ai bisogni dei pazienti.
The fragmentation of services for elderly with multimorbidity and frailty does guarantee neither effective and efficient care, nor the satisfaction of patients and their families. At international level, for decades, organizational models for “intermediate care” have been developing, as solution to emerging problems (aging, chronic disease, multiborbidity and frailty), to avoide inappropriate hospital admission and to delay long-term care. Consistent with national documents, Emilia-Romagna Region has been redefining community services and the acute hospital network with the aim of ensuring continuity of care and integration between hospital and community services, especially for people with chronic diseases, developing intermediate care and activating bed-based intermediate care services (Community Hospitals). The research project aimed to define – through the identification and analysis of specific indicators – a structured method for monitoring health care provided to patients in Community Hospitals in terms of clinical, organizational and patient perspective. The organizational model has been examined comparing three Community Hospital of Emilia-Romagna Region. Indicators have been analyzed to describe patients discharged from the Community Hospital of Castel San Pietro Terme (Imola Local Health Authority). The structured analysis and the identification of emerging clusters of patients admitted in Community Hospital, could provide important input for the best planning of integrated care pathways for patients. The description of clinical pathway of patients admitted in Community Hospitals may help to better define organizational strategies for both acute and community care, both health and social assistance, to enhance responses to patients' needs.
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Pieri, Giulia <1981&gt. "L'ospedale di comunità nella regione Emilia-Romagna: modelli organizzativi e valutazione della qualità dell'assistenza." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7368/.

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Abstract:
L’attuale frammentazione dei percorsi assistenziali rivolti ai pazienti anziani con multimorbosità e fragili, non garantisce cure efficaci, efficienti né soddisfazione dei pazienti e delle loro famiglie. Si stanno sviluppando a livello internazionale modelli di organizzazione dei servizi di “cure intermedie”, per rispondere ai bisogni emergenti rappresentati da invecchiamento, aumento di patologie croniche, multimorbosità e fragilità, per evitare ospedalizzazioni inappropriate e ritardare l’istituzionalizzazione di lungo periodo. Coerentemente con le indicazioni normative nazionali, la Regione Emilia-Romagna (RER) ha intrapreso un percorso di ridefinizione dei servizi territoriali e della rete ospedaliera con l’obiettivo di garantire la continuità delle cure e l’integrazione ospedale-territorio, in particolare per le persone con patologia cronica, potenziando i servizi assistenziali di cure intermedie e attivando strutture residenziali intermedie territoriali (Ospedali di Comunità). Il progetto di ricerca aveva l’obiettivo di definire, attraverso l’individuazione di specifici indicatori, una modalità strutturata per il monitoraggio dell’assistenza fornita ai pazienti che vengono presi in carico negli Ospedali di Comunità dal punto di vista clinico, organizzativo e del paziente. Il modello organizzativo è stato studiato confrontando tre Ospedali di Comunità della Regione Emilia-Romagna. Gli indicatori individuati sono quindi stati analizzati per descrivere la coorte di pazienti dimessa dall’Ospedale di Comunità di Castel San Pietro Terme (Ausl Imola). L’analisi condotta, con l’identificazione di sottotipi caratteristici di pazienti che accedono all’Ospedale di Comunità può costituire un valido supporto conoscitivo nel processo di miglioramento dei percorsi clinico-assistenziali. La descrizione dei percorsi di cura seguiti dai pazienti presi in carico negli Ospedali di Comunità, di cui l’analisi presentata rappresenta un primo step, può infatti contribuire a meglio definire le strategie organizzative dell’assistenza ospedaliera e territoriale, sanitaria e socio-assistenziale per potenziare quindi la capacità di risposta ai bisogni dei pazienti.
The fragmentation of services for elderly with multimorbidity and frailty does guarantee neither effective and efficient care, nor the satisfaction of patients and their families. At international level, for decades, organizational models for “intermediate care” have been developing, as solution to emerging problems (aging, chronic disease, multiborbidity and frailty), to avoide inappropriate hospital admission and to delay long-term care. Consistent with national documents, Emilia-Romagna Region has been redefining community services and the acute hospital network with the aim of ensuring continuity of care and integration between hospital and community services, especially for people with chronic diseases, developing intermediate care and activating bed-based intermediate care services (Community Hospitals). The research project aimed to define – through the identification and analysis of specific indicators – a structured method for monitoring health care provided to patients in Community Hospitals in terms of clinical, organizational and patient perspective. The organizational model has been examined comparing three Community Hospital of Emilia-Romagna Region. Indicators have been analyzed to describe patients discharged from the Community Hospital of Castel San Pietro Terme (Imola Local Health Authority). The structured analysis and the identification of emerging clusters of patients admitted in Community Hospital, could provide important input for the best planning of integrated care pathways for patients. The description of clinical pathway of patients admitted in Community Hospitals may help to better define organizational strategies for both acute and community care, both health and social assistance, to enhance responses to patients' needs.
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Granzotto, Stefania <1989&gt. "CAMBIAMENTI IN CARDIOLOGIA PORTATI DALLA TELEMEDICINA: VALUTAZIONE ECONOMICA, NUOVI PARADIGMI ORGANIZZATIVI E NUOVE RESPONSABILITA’." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/9069.

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Abstract:
L’evoluzione in atto della dinamica demografica, e la conseguente modificazione dei bisogni di salute della popolazione, con una quota crescente di anziani e patologie croniche, rendono necessario un ridisegno strutturale ed organizzativo del servizio nell’unità cardiologica delle strutture ospedaliere italiane, soprattutto nell’ottica di rafforzare l’ambito territoriale di assistenza, prendendo in esame nello specifico la zona dell’ULSS 7. La modalità di erogazione delle prestazioni sanitarie abilitate dalla telemedicina nell’unità di cardiologia contribuiscono ad assicurare equità nell’accesso alle cure nei territori remoti, un supporto alla gestione della cronicità, un canale di accesso all’alta specializzazione e una migliore continuità della cura. Il servizio di telemedicina a livello regionale, è un fenomeno ancora in fase di sperimentazione e progettazione caratterizzato da casistica limitata e elevata mortalità dell’iniziativa. Risulta dunque necessaria un’armonizzazione degli indirizzi e dei modelli di applicazione delle telemedicina, quale presupposto alla interoperabilità dei suoi servizi e come requisito per il passaggio da una logica sperimentale a una logica strutturata di utilizzo del servizio di telemedicina. Tale processo non è privo di problematiche, l’approccio moderno prevede di inquadrare i servizi di telemedicina all’interno di interventi strutturati, tesi a riorganizzare determinati processi socio-sanitari, in cui vanno contemplati non solo gli aspetti clinici e tecnologici, ma anche e soprattutto il contesto normativo, professionale ed economico. Gli interventi così concepiti diventano essenziali per il sistema e quindi auspicabilmente troveranno in modo naturale le motivazioni e le risorse necessarie per la loro sostenibilità e per divenire modalità di lavoro abituali e permanenti. Il paziente con device cardiaco impiantabile elettronico, richiede un'assistenza di alta qualità e follow-up regolari per assicurare una performance sicura del device. I controlli ambulatoriali periodici in-hospital non garantiscono l'individuazione tempestiva di un malfunzionamento del dispositivo o di anomalie della funzionalità cardiaca. Una lettura ritardata delle informazioni comporta provvedimenti posticipati e modifiche delle condizioni cliniche del paziente, che ha un ruolo attivo e centrale nel processo ed è qui che entra in gioco il remote monitoring, quale soluzione che in parte permette di superare tale problema. L’elaborato si pone l’obbiettivo di valutare benefici e limiti del monitoraggio da remoto in termini clinici e di efficienza, indagare il livello di soddisfazione dei pazienti e il livello di compliance associato alle cure innovative. Si inquadrerà il ruolo del personale clinico nel sistema, verranno portati ad esempio studi sulla sostenibilità economica e sull’efficacia del servizio. L’osservazione partecipata nell’unità cardiologica di Conegliano ha permesso di giungere a significative conclusioni, ossia come il remote monitoring garantisca qualità nella prestazione erogata, continuità nella cura e sicurezza per il paziente, nonostante la mancanza di presenza fisica. Le due strategie di controllo, in-hospital e in remoto, non sono mutuamente esclusive ma coesistono al fine di rilevare prontamente gli eventi avversi. Verranno portate in risalto alcune zone d’ombra che interessano l’innovazione tecnologica, come la mancanza del rimborso nel territorio italiano e una non adeguata formalizzazione dei compiti e delle responsabilità del personale clinico. L’ospedale di Conegliano è riconosciuto come centro hub per il trattamento dell’infarto miocardico acuto del territorio nord dell’Area Vasta Treviso-Belluno e i centri periferici spoke si organizzano nell’invio al centro hub dei malati che superano la soglia di complessità degli interventi effettuabili a livello periferico.
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D'ANGELO, CHIARA. "ESPLORARE E SOSTENERE L'IDENTITA' ADULTA AL LAVORO NEI CONTESTI ORGANIZZATIVI. L'ALLENATORE DI SETTORE GIOVANILE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/686.

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Abstract:
Il presente lavoro di ricerca prende le mosse dall’intersezione di due ambiti disciplinali: lo studio dell’identità adulta entro i contesti di lavoro, e gli studi di psicologia applicata allo sport riguardanti la figura dell’allenatore. Gli studi su come si evolve e genera il processo di costruzione dell’identità lavorativa entro il contesto attuale, sempre più caratterizzato da fluidità, complessità e mutevolezza, occupano la prima parte del lavoro. La proposta di un modello teorico rappresenta lo sguardo con cui si è scelto di avvicinarsi ad uno specifico contesto professionale, quello dei settori giovanili. Il ruolo dell’allenatore è riconosciuto come uno dei ruoli centrali e critici che favoriscono lo sviluppo sano dei giovani atleti, una figura chiave nel processo di connessione tra diversi attori: atleti, famiglie, dirigenti sportivi, sponsor, ecc. Per questo la parte empirica del lavoro rappresenta un approfondimento su questa figura professionale. Il primo studio, secondo una finalità esplorativa, mira a delineare le caratteristiche e i tratti distintivi dell’identità lavorativa di allenatori di calcio giovanili, al fine di metterne a fuoco i principali elementi di fatica e di risorsa. Il secondo studio rappresenta una proposta metodologica nuova per indagare il costrutto dell’identità lavorativa in generale, mediante uno strumento grafico-simbolico, il Disegno Simbolico dello Spazio di Vita Professionale (DSSVP). Applicato agli allenatori giovanili lo studio evidenzia potenzialità e limiti di tale strumento nello studio dell’identità lavorativa. Infine il terzo studio, partendo dalla constatazione della situazione di difficoltà e crisi professionale in cui si trovano molti allenatori giovanili oggi, proporrà l’analisi di un percorso di formazione-ricerca come contesto di accompagnamento e supporto di tali professionisti.
This work originates from the intersection of two fields of studies: that ones about the work identity construction, and the sport psychology studies about coaches. The first part of the work deepens the work identity process of construction in nowadays work organizations, characterized by fluidity and complexity. The proposal of a theoretic model of work identity is the way through which comes close to a specific work context in sport, the youth sectors. The coach’ role is recognized as central and critical at the same time in promoting athletes’ healthy development through sport, as well as in connecting all the actors involved in youth sport practice (athletes, parents, managers, sponsors, etc.). For this reason the empirical part of the work is an in depth examination about this professionals, youth coaches. The first study aims to explore and outline the features of youth soccer coaches’ work identity and to focus the main risks and resources of this. It involved 20 youth soccer coaches in semi-structured interviews and a focus-group The second study is a methodological proposal to better understand the work identity process. It presents a new research instrument the Professional Life Space Drawing (DSVP – Disegno dello Spazio di Vita Professionale in Italian), which allows collecting relevant information about the inner representation of professional space using a graphic-symbolic level. Finally the third study, starting from the crisis situation of these professionals, analyses a training-research project (which involved 11 coaches) to supporting youth coaches work identity.
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D'ANGELO, CHIARA. "ESPLORARE E SOSTENERE L'IDENTITA' ADULTA AL LAVORO NEI CONTESTI ORGANIZZATIVI. L'ALLENATORE DI SETTORE GIOVANILE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/686.

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Abstract:
Il presente lavoro di ricerca prende le mosse dall’intersezione di due ambiti disciplinali: lo studio dell’identità adulta entro i contesti di lavoro, e gli studi di psicologia applicata allo sport riguardanti la figura dell’allenatore. Gli studi su come si evolve e genera il processo di costruzione dell’identità lavorativa entro il contesto attuale, sempre più caratterizzato da fluidità, complessità e mutevolezza, occupano la prima parte del lavoro. La proposta di un modello teorico rappresenta lo sguardo con cui si è scelto di avvicinarsi ad uno specifico contesto professionale, quello dei settori giovanili. Il ruolo dell’allenatore è riconosciuto come uno dei ruoli centrali e critici che favoriscono lo sviluppo sano dei giovani atleti, una figura chiave nel processo di connessione tra diversi attori: atleti, famiglie, dirigenti sportivi, sponsor, ecc. Per questo la parte empirica del lavoro rappresenta un approfondimento su questa figura professionale. Il primo studio, secondo una finalità esplorativa, mira a delineare le caratteristiche e i tratti distintivi dell’identità lavorativa di allenatori di calcio giovanili, al fine di metterne a fuoco i principali elementi di fatica e di risorsa. Il secondo studio rappresenta una proposta metodologica nuova per indagare il costrutto dell’identità lavorativa in generale, mediante uno strumento grafico-simbolico, il Disegno Simbolico dello Spazio di Vita Professionale (DSSVP). Applicato agli allenatori giovanili lo studio evidenzia potenzialità e limiti di tale strumento nello studio dell’identità lavorativa. Infine il terzo studio, partendo dalla constatazione della situazione di difficoltà e crisi professionale in cui si trovano molti allenatori giovanili oggi, proporrà l’analisi di un percorso di formazione-ricerca come contesto di accompagnamento e supporto di tali professionisti.
This work originates from the intersection of two fields of studies: that ones about the work identity construction, and the sport psychology studies about coaches. The first part of the work deepens the work identity process of construction in nowadays work organizations, characterized by fluidity and complexity. The proposal of a theoretic model of work identity is the way through which comes close to a specific work context in sport, the youth sectors. The coach’ role is recognized as central and critical at the same time in promoting athletes’ healthy development through sport, as well as in connecting all the actors involved in youth sport practice (athletes, parents, managers, sponsors, etc.). For this reason the empirical part of the work is an in depth examination about this professionals, youth coaches. The first study aims to explore and outline the features of youth soccer coaches’ work identity and to focus the main risks and resources of this. It involved 20 youth soccer coaches in semi-structured interviews and a focus-group The second study is a methodological proposal to better understand the work identity process. It presents a new research instrument the Professional Life Space Drawing (DSVP – Disegno dello Spazio di Vita Professionale in Italian), which allows collecting relevant information about the inner representation of professional space using a graphic-symbolic level. Finally the third study, starting from the crisis situation of these professionals, analyses a training-research project (which involved 11 coaches) to supporting youth coaches work identity.
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GUIDDI, PAOLO. "Donazione di sangue, dono di vita. Fattori personali, familiari ed organizzativi connessi all'azione donativa." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1022.

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Abstract:
La tesi si focalizza sui donatori di sangue.Obiettivo del lavoro è quindi la trattazione del fenomeno donazione di sangue al fine di cogliere, nella complessità plurale delle variabili che incidono su questo gesto, la rilevanza degli elementi personali, familiari ed organizzativi connessi all’azione donativa. L’impianto di ricerca è stato costruito procedendo in particolare da un’intuizione di Ferguson (2005): la donazione di sangue dev’essere studiata come un processo di stadi sequenziali. Questo approccio deriva dalla revisione del Transtheoretical Model di Prochaska e collaboratori (1982) sulla donazione di sangue (Ferguson, 1996; Ferguson e Chandler, 2005)e dal Volunteer Process Model di Omoto e Snyder (1995, 2000). L’azione donativa è quindi studiabile come un processo che, dall’avvicinamento iniziale, può portare alla nascita dell’Identità di Ruolo di donatore (Piliavin et al., 1999), alla ripetitività cadenzata del gesto e, quindi, alla fidelizzazione. Alla luce dell’obiettivo generale e della scelta di questi approcci, la popolazione di interesse del lavoro è ampia e varia: i primi studi si incentrano, infatti, su neodonatori; il terzo studio confronta neodonatori e donatori fidelizzati; il quarto studio, incentrato su donatori fidelizzati. La logica sequenziale “a scatole cinesi” con cui gli studi sono costruiti ha seguito anche l’altro elemento rilevante dell’obiettivo generale di questo lavoro: l’affondo sulle variabili personali, familiari ed organizzative connesse alla donazione di sangue.Il 1 studio, il cui obiettivo era Identificare tipologie specifiche di persone alla luce delle variabili della Scala Stadi di Cambiamento, mostra come coloro che si avvicinano a donare non possano essere considerati un gruppo omogeneo rispetto alla loro “prontezza” a donare. Evidente, allora, la necessità di costruire strategie di accoglienza differenziate.Il 2 studio, il cui obiettivo era Testare un modello Predittivo dell’Intenzione a Donare sangue con neodonatori, ha la peculiarità di contribuire a comprendere quali variabili intervengono nell’Intenzione a donare per i NEODONATORI.Il 3 studio conferma l’influenza della famiglia di impegnarsi in questo gesto, ed approfondisce le costellazioni motivazionali che avvicinano e che sostengono questo gesto nel tempo.Il 4 studio evidenzia, forse per la prima volta in modo chiaro, il ruolo delle variabili organizzative nell’influenzare non solo l’integrazione in associazione, ma anche la soddisfazione percepita per l’atto della donazione.La donazione di sangue, pur essendo un atto personalmente scelto, quindi, deriva da una costellazione di variabili personali, familiari ed organizzative complementari e mutualmente intersecantisi, che necessitano di essere approfondite e studiate nella loro globalità al fine di arrivare alla creazione di strategie di reclutamento e di fidelizzazione che portino alla soddisfazione totale del bisogno di scorte di sangue.
This work is focused on blood donors. This research’s purpose is the discussion of the blood donation’s phenomenon in order to grasp the complexity of plural variables affecting this gesture, the significance of personal, family and organizational action related gifts. The research starts by the revision of the Transtheoretical Model by Prochaska and colleagues (1982) on blood donation (Ferguson, 1996, Ferguson and Chandler, 2005) and the Volunteer Process Model by Omoto and Snyder (1995; 2000). The donation action has been studied as a process: by the approach, the birth of Role Identity of donor (Piliavin et al., 1999), the rhythmic repetition of the gesture, and therefore loyalty. Participants are wide and varied: the first studies focus, in fact, on neodonors; the third study compares neodonors and retained donors, the fourth study, is focused on Retained donors. The thesis is composed by four research studies. The first study’s aim is to identify genders of people on the basis of the variables of the Stages of Change Scale. It shows how the subjects who donate cannot be considered as a homogeneous group considering their "readiness" to donate. It is evident, then, the need of building strategies for different reception. The second study develops a model of the explanatory factors determining the predisposition to donate blood in neodonors will. The third study confirms the influence of the family to engage in this act, and explores the motivations that substained this act. The fourth study shows clearly, maybe for the first time, the role of organizational variables in influencing not only the integration in Avis, but also the perceived satisfaction for the act of donation. The blood donation, in spite of being a personal choice action, derives from a constellation of personal variables, complementary and mutually intersecting. this complex systems here studied in its entirety in order to create more proper recruitment and maintaining strategies that can lead to the total satisfaction of blood supply needs.
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GUIDDI, PAOLO. "Donazione di sangue, dono di vita. Fattori personali, familiari ed organizzativi connessi all'azione donativa." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1022.

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Abstract:
La tesi si focalizza sui donatori di sangue.Obiettivo del lavoro è quindi la trattazione del fenomeno donazione di sangue al fine di cogliere, nella complessità plurale delle variabili che incidono su questo gesto, la rilevanza degli elementi personali, familiari ed organizzativi connessi all’azione donativa. L’impianto di ricerca è stato costruito procedendo in particolare da un’intuizione di Ferguson (2005): la donazione di sangue dev’essere studiata come un processo di stadi sequenziali. Questo approccio deriva dalla revisione del Transtheoretical Model di Prochaska e collaboratori (1982) sulla donazione di sangue (Ferguson, 1996; Ferguson e Chandler, 2005)e dal Volunteer Process Model di Omoto e Snyder (1995, 2000). L’azione donativa è quindi studiabile come un processo che, dall’avvicinamento iniziale, può portare alla nascita dell’Identità di Ruolo di donatore (Piliavin et al., 1999), alla ripetitività cadenzata del gesto e, quindi, alla fidelizzazione. Alla luce dell’obiettivo generale e della scelta di questi approcci, la popolazione di interesse del lavoro è ampia e varia: i primi studi si incentrano, infatti, su neodonatori; il terzo studio confronta neodonatori e donatori fidelizzati; il quarto studio, incentrato su donatori fidelizzati. La logica sequenziale “a scatole cinesi” con cui gli studi sono costruiti ha seguito anche l’altro elemento rilevante dell’obiettivo generale di questo lavoro: l’affondo sulle variabili personali, familiari ed organizzative connesse alla donazione di sangue.Il 1 studio, il cui obiettivo era Identificare tipologie specifiche di persone alla luce delle variabili della Scala Stadi di Cambiamento, mostra come coloro che si avvicinano a donare non possano essere considerati un gruppo omogeneo rispetto alla loro “prontezza” a donare. Evidente, allora, la necessità di costruire strategie di accoglienza differenziate.Il 2 studio, il cui obiettivo era Testare un modello Predittivo dell’Intenzione a Donare sangue con neodonatori, ha la peculiarità di contribuire a comprendere quali variabili intervengono nell’Intenzione a donare per i NEODONATORI.Il 3 studio conferma l’influenza della famiglia di impegnarsi in questo gesto, ed approfondisce le costellazioni motivazionali che avvicinano e che sostengono questo gesto nel tempo.Il 4 studio evidenzia, forse per la prima volta in modo chiaro, il ruolo delle variabili organizzative nell’influenzare non solo l’integrazione in associazione, ma anche la soddisfazione percepita per l’atto della donazione.La donazione di sangue, pur essendo un atto personalmente scelto, quindi, deriva da una costellazione di variabili personali, familiari ed organizzative complementari e mutualmente intersecantisi, che necessitano di essere approfondite e studiate nella loro globalità al fine di arrivare alla creazione di strategie di reclutamento e di fidelizzazione che portino alla soddisfazione totale del bisogno di scorte di sangue.
This work is focused on blood donors. This research’s purpose is the discussion of the blood donation’s phenomenon in order to grasp the complexity of plural variables affecting this gesture, the significance of personal, family and organizational action related gifts. The research starts by the revision of the Transtheoretical Model by Prochaska and colleagues (1982) on blood donation (Ferguson, 1996, Ferguson and Chandler, 2005) and the Volunteer Process Model by Omoto and Snyder (1995; 2000). The donation action has been studied as a process: by the approach, the birth of Role Identity of donor (Piliavin et al., 1999), the rhythmic repetition of the gesture, and therefore loyalty. Participants are wide and varied: the first studies focus, in fact, on neodonors; the third study compares neodonors and retained donors, the fourth study, is focused on Retained donors. The thesis is composed by four research studies. The first study’s aim is to identify genders of people on the basis of the variables of the Stages of Change Scale. It shows how the subjects who donate cannot be considered as a homogeneous group considering their "readiness" to donate. It is evident, then, the need of building strategies for different reception. The second study develops a model of the explanatory factors determining the predisposition to donate blood in neodonors will. The third study confirms the influence of the family to engage in this act, and explores the motivations that substained this act. The fourth study shows clearly, maybe for the first time, the role of organizational variables in influencing not only the integration in Avis, but also the perceived satisfaction for the act of donation. The blood donation, in spite of being a personal choice action, derives from a constellation of personal variables, complementary and mutually intersecting. this complex systems here studied in its entirety in order to create more proper recruitment and maintaining strategies that can lead to the total satisfaction of blood supply needs.
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MANCA, SALVATORE. "Prospettive educative e cliniche delle Comunità Terapeutiche - Obiettivi, modelli organizzativi, esigenze individuali, comunitarie e societarie." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2017. http://hdl.handle.net/10446/77260.

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Abstract:
From the birth of Therapeutic Communities until today, there has been a radical transformation of rehabilitation and care practices, and a conceptual and methodological reform of clinical and educational interventions to the Person. In order to understand more deeply the substantial changes that have characterized the psychiatric field, it is appropriate to shed light on the experiences of “mental hospitals” from the beginning of the twentieth century, investigating the representations of mental illness that have taken place over time, the social and institutional dimension and the related therapeutic paradigms implemented. The first chapter of the text proposes a compendium of the evolution of Italian psychiatry from the twentieth century to the present day, retracing the main legislative stages and the major ideological and clinical expressions that have marked and changed society. The survey takes into consideration a period of time of about a hundred years of stories and events related to psychiatry, in order to reconsider terms such as “care”, “subjectivity”, “social mandate”, “stigma”, “normality” and “madness”, also through a pedagogical glance and the light of the different perspectives of thought, of political guidelines, of socio-cultural contexts and of devices that have built up over time. During the research I refer also several times to the concept of “customization”, which represents an important theme, closely linked to education, training, relationship and to the individual growth, understood as the realization and awareness of self and of one’s choices. The therapeutic communities have arose in response and in opposition to the totalitarian psychiatric care and institutionalizing systems, promoting an approach inspired by the patient’s subjectivity and the sharing of their therapeutic path, towards a process of humanization, in which «the hypotheses of criticism madhouse is not just a philanthropic assumptions (humanizing the inhuman scenario), but a technical and scientific hypothesis (transform the interdiction to the treatment options)» . Sometimes, though, these experiences have proved purely theoretical, and many communities have not been able or willing to make a substantial change of mental paradigm, presenting different scenarios that however replicate methods similar to those mental hospitals. Or, in other cases, internal factors to the community have proved to be the main obstacle to change and openness toward the territory. The therapeutic communities should be considered as a residential and therapeutic protected setting, in which they accrue personal and professional experiences and interweave stories of life and interpersonal relationships. During the research are described protagonists (psychiatrists, local administrators, practitioners, activists, scholars, politicians involved, etc.), which in various ways have contributed to question and change the paradigms of psychiatric care and the same psychiatric institution, giving a face to the stereotypical image of patients and, more striking appearance, giving them their own voice, the excluded, which, as Foucault argues, had been silenced. The second chapter proposes a specific therapeutic community model, which shows the representation of a complex organization, and to be able to know in depth, it is essential to understand its role, objectives and organization within the social network and health care where it is located; to know which national and regional regulations of reference, which are the actors involved in the care and rehabilitation project; verify whether and how it respond to concerns not only technical nature but also exquisitely professional education to patients and staff. At the same time, it is important to know what are the characteristics, the stories and the experiences which has received the Therapeutic Communities, through the description of episodes, experiences, relationship dynamics, clinical and educational interventions, and therapeutic approaches. Not to be neglected, the description of the structural aspects, as the Community is the place where patients and professionals spend much of their time and live experiential moments; for this reason, the analysis also provides a descriptive brief overview of the most important structural features that determine a good institutional, community and corporate environment. Without these insights, the study would be partial, as the Community would be presented as an isolated system, self-referential, “asocial”, free from institutional and territorial connections, as well as closer to favor institutive and instituting rules rather than people who have to make it alive. The Community, however, should be seen as an expression of interpersonal relationships and then engaging in various ways, both the totality of every person who has (patients and staff), as well as the set of stakeholders and social and relational connections that are established with individuals inside. It must also be conceived as a protected place where the patient lives and mature personal and social experiences, spends most of his time with other people, sharing common areas, deals with and elaborates aspects related to affective and emotional sphere, takes part in the daily and educational activities, establishes relationships at various levels, adheres to the therapeutic project. The realization of all this is one of the main objectives of this research, which necessarily involves a series of insights, as well as the evaluation of certain theoretical and practical principles and implementation of interventions to propose a dimension of therapeutic community oriented to the person, through human acts that require intentionality, responsibility, logos, awareness. The intent is also to propose a more holistic perspective, which offers an opportunity to interpretations that take into account the person as a whole. The constant effort of the team must be directed mainly towards this perspective and, in the Community context, the educational channel is of fundamental importance. In the third chapter, the track looks for a cross-sectional analysis line and extending multi-level, in order to describe the interactions, cooperation, opinions and operational guidelines present in a community, then turned the focus of interest on importance of continuous training for staff, understood as ethical commitment and active involvement to a pedagogical integration of the person, his family and social environment, as well as the concrete enhancement of its peculiar and whole capacity. Recognizing the importance of education, translated in pedagogical terms, necessarily means inviting to think about the dynamics and the typical working processes of the organization, in order to further enhance the relationship between the operators themselves, patients and stakeholders, intensify therapeutic alliance, to humanize and personalize interventions and psycho-educational choices, by acting with intentionality, reason, freedom and responsibility. The educational process takes a deeper and more complex dimension, because it also extends to professional experiences, emotional and relational conducted by community workers, in addition to traditional educational opportunities. In this sense, training, work and learning are an essential value horizon which helps to give meaning to life experiences and enhance the person in his uniqueness and his being in relationship with the Other. The team in the community (mainly represented by psychiatrist, professional educator, coach of psychiatric rehabilitation, nurses, psychologist, social health operator, doctor) operates and intervenes in a planned and managed collaboratively way, organizing activities, projects and coordinated actions, both inside and outside the residential environment, supporting where possible the participation and involvement of the social actors of the territory and family network. The fourth chapter describes some activities carried out by the patients, their participation in educational and vocational projects, the activation of training courses (for example, the computer course), meetings and expressive groups (such as “Creative Writing”) and opportunities for discussion and socialization (for example, the “Group Word”) promoted by the team, in order to promote effective targeted paths and reintegration into society, considering the person's needs and enhancing their capabilities and resources. The fifth chapter, entitled “Beyond the medicalization”, aims to overcome the exclusively biomedical point of view of mental illness, by promoting a holistic approach that brings all initiatives and actions on the centrality of the person. As Benedetto Saraceno says: «The urgent need for a radical rethink of psychiatry models is unquestionable, especially to prevent the biomedical psychiatry to be promoted as a global reference model» . The survey focuses on intervention models that integrate the psychological dimension, with its social, cultural and biological dimension where are necessarily considered and measured the patient’s capacities, its characteristics and its potential. In this context, I describe some fragments of community life of three patients, surpassing the reductive conception exclusively linked to the symptoms and pathology, also through their direct testimony and their experiential contributions. The patient’s emotional experience and his personal characteristics are fundamental principles in therapeutic area; the survey is developed on this assumption, aware that, as stated by E. Minkowski: in psychiatry, behind the symptom and even more behind the syndrome, for us there is always the whole living personality. And the need to penetrate through the symptoms, up to this living personality to capture in a single effort of knowledge his whole way of being, is so imperious as much as in the field of psychopathology as in the normal you can not subtract . The research deals with sensitive issues and social interest, often the subject of debates, testimonials, anecdotes and controversy: everything generates curiosity, questions and proposals for action that, in some cases, reflect the expression of theoretical and practical models which are appropriate and effective, while others are the result of conceptual and methodological simplifications, highlighting analysis rather superficial and approximate. To overcome this second possibility, throughout the research has tried to avoid rhetoric and demagogy without proposing claims of convenience and reach easy conclusions; this approach does not exempt from possible blunders but induces to look/face the subject matter from diverse angles and through “slow” different to have a more complete and informed perspective and avoid rush simplistic and summary thesis.
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HAZIM, MOUHAMAD BACHIR. "Studio e valutazione di tecnologie e processi organizzativi per l'adozione di servizi di manutenzione innovativi." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2019. http://hdl.handle.net/11566/270345.

Full text
Abstract:
Oggi giorno le imprese si trovano a lavorare in un mercato caratterizzato da un clima di incertezza: le esigenze del cliente variano velocemente e i mercati sono sempre più competitivi. Risulta quindi importante per le aziende trovare il modo di adeguarsi con una certa reattività, per non vedersi superare dalla concorrenza. Parallelamente all’evoluzione dei mercati, si può delineare un’esplosione della quantità di informazione reperibile sia all’interno che all’esterno dei confini dell’impresa, agevolata dalla diffusione delle reti di computer e dei sistemi distribuiti, primo tra tutti Internet. L’esigenza di gestire l’informazione in modo razionale ed organico e la prospettiva di dover fornire beni e servizi sempre più personalizzati, ha spinto le aziende a rivedere i propri processi e il proprio modo di operare affidandosi ai sistemi informativi. Non più semplici software per la gestione delle informazioni, ma veri e propri strumenti attivi, fonte di vantaggio competitivo. Si parla di ERP, Enterprise Resource Planning, package informatici capaci di integrare su base aziendale l’insieme dei processi operativi e amministrativi. Sistemi integrati di funzionalità a supporto non solo della pianificazione, ma dell’intera dimensione decisionale: supportano la gestione aziendale in tutte le sue aree, dalla contabilità alla gestione del personale, dalle relazioni con i clienti ai fornitori e magazzini. L’integrazione è possibile non soltanto grazie a particolari architetture software, ma anche grazie al fatto che gli ERP incorporano le “best practices”, ovvero le prassi di processo più diffuse nelle imprese eccellenti. Più precisamente, la maggior parte dei sistemi più diffusi sono costituiti da un nucleo software centrale e dalla possibilità di aggiungere moduli software periferici opzionali, ciascuno riguardante la gestione di una particolare area aziendale di competenze definite (es. contabilità, gestione materiali, pianificazione, produzione, ecc.). Implementare un sistema ERP significa “ripensare e cambiare” il modo di agire di un’impresa; la trasformazione dell’azienda coinvolge, infatti, il piano operativo, strategico e interaziendale. Grazie alla caratteristica di prescrittività, gli ERP impongono all’azienda un insieme di procedure che diventano semplici e lineari routine, eliminando le barriere tra funzioni, e rendono l’organizzazione più agile e reattiva. L’attività di implementazione è molto critica e delicata e può richiedere tempi molto lunghi, anche oltre i 20 mesi. Altri aspetti che esprimono la criticità del progetto sono gli elevati costi da sostenere, la condivisone da parte delle persone e la possibilità di fallimento. Tenendo in evidenza i fattori sopra descritti, nella prima e seconda parte della tesi sarà approfondito il concetto di sistema ERP, definendone struttura, evoluzione, vantaggi, limiti e fasi di implementazione, con particolare riferimento alla fase di Reengineering di processo, ossia la riprogettazione dei processi aziendali. Nella terza e ultima parte della tesi, sarà presentato il progetto svolto durante il dottorato di ricerca presso le aziende del “Gruppo Bronzini” sviluppatosi nel seguente modo: Nel primo anno: studio approfondito delle tecniche attualmente disponibili al fine di capire come migliorarle o eventualmente sostituirle con tecniche innovative. Nel secondo anno: configurazione del sistema informativo necessario all’implementazione nell’ambito aziendale di queste tecniche e/o di nuove tecniche progettate ad hoc. Nel terzo anno: la messa a regime e quindi l’analisi dei risultati conseguiti. Tale case study descrive così un progetto di introduzione di un nuovo sistema informatico di ultima generazione con hardware performante, software (ERP) del pacchetto Microsoft Dynamics Navision 2015 capace di integrare in modo sinergico tutti i processi di business e interconnessioni con il mondo on line e che prevede la completa realizzazione nell’anno 2019. L’analisi dell’elaborato propone uno studio approfondito della situazione in cui si presenta l’azienda, sia a livello di attività che di informazioni, ottenendo così una mappatura dei processi esistenti (denominata AS-IS). Da questa si rilevano le esigenze e le criticità dell’attuale gestione delle attività, per poi delineare gli obiettivi (analisi TO-BE) da perseguire attraverso l’implementazione del nuovo sistema ERP. Infine la GAP ANALYSIS come confronto dello scostamento tra situazione di partenza con il vecchio gestionale e la prospettiva futura con la nuova soluzione adottata dall’azienda. Dotandosi di un nuovo sistema gestionale, il “Gruppo Bronzini” si propone difatti di ampliare il controllo di processo a tutte le aree aziendali coinvolte e migliorare l’intero flusso di gestione della commessa, dalla preventivazione alla fatturazione e successiva archiviazione e gestione storica dei dati. L’obiettivo finale è di riuscire a dare un strumento nuovo dove tutte le informazioni sono a disposizione di chi lavora per ottimizzare tempi e risultati e la garanzia di un lavoro in sicurezza. Arrivare quindi ad adottare processi innovativi che permettano di ottenere: Riduzione delle risorse consumate, quindi anche di abbattimento di costi Riduzione, e insieme garanzia, dei tempi di esecuzione delle manutenzioni Miglioramento dell’operatività del personale specializzato anche dal punto di vista della sicurezza operativa Miglioramento degli asset dei clienti, sottoposti a manutenzione, dal punto di vista dell’efficienza e della sostenibilità ambientale, della produttività e della sicurezza sul lavoro. Miglioramento del servizio complessivo reso al cliente, per qualità e professionalità, con conseguente aumento di competitività. Il gruppo Bronzini nato nel 1989, offre il proprio servizio di manutenzione ordinaria, straordinaria e predittiva ai macchinari, impianti e attrezzature di clienti del settore Petrolchimico, Alimentare, Saccarifero e nell’industria cartaria e navale, quali Api Raffineria, Fincantieri, Acraf Angelini, Fileni ecc,. Successivamente, nel 2000, la costante attenzione alle esigenze dei propri clienti, le peculiarità di specifiche lavorazioni e la volontà di presentare un servizio sempre più completo e innovativo, porta l’imprenditor, Gianfranco Bronzini, allo sviluppo dell’attività di noleggio, inizialmente specializzata nella fornitura di macchine ed attrezzature di supporto all’attività manutentiva, ma che in breve, a seguito dei brillanti risultati ottenuti, diventa una Divisione a se stante in grado di autoalimentare gli ingenti investimenti necessari al proprio sviluppo. Si aggiunge così un altro Business unit: il Rental con formula “full service” e il processo di manutenzione del proprio parco mezzi con risorse proprie interne altamente specializzate. Questo caso di implementazione di un nuovo ERP si sviluppa quindi nella peculiare e complicata realtà del Gruppo, che gestisce circa 18.000 commesse l’anno, con processi aventi caratteristiche anche molto differenti tra loro a seconda della tipologia di attività e divisi per i seguenti settori: 8400 commessa per mezzi e attrezzature 3600 commessa per Petrolchimico 3000 commessa per il Navale 2400 commessa per Alimentare, farmaceutico Fino a qualche anno fa, le aziende erano praticamente obbligate a crearsi il software informativo come un vestito su misura, commissionando l’opera a delle software houses, mentre oggi è prevalente il caso dell’acquisto di pacchetti ERP “preconfezionati” ed adattabili alle specifiche esigenze dell’azienda attraverso la loro “parametrizzazione”. I vantaggi offerti da questi ultimi sono notevoli, poiché le soluzioni proposte sono il risultato di studi approfonditi e di avanzate teorie dell’informazione e del managment e soprattutto sono già state testate in altre aziende. I costi fissi di progettazione e produzione sono ripartiti sul numero di pacchetti prodotti e non ricadono interamente sull’azienda commissionante. Le case produttrici di ERP hanno, nella progettazione e produzione dei loro prodotti, un’ottica rivolta all’azienda nel suo complesso ed ai suoi processi, non alle singole funzioni, come succedeva nella stragrande maggioranza dei software creati ad hoc da imprese minori. Partendo da questi presupposti è chiaro perché si rileva che le grandi aziende vanno decisamente verso i sistemi ERP industrializzati standard. Non è così, invece, per le piccole aziende, che preferiscono acquistare sistemi non ERP e farsi costruire sistemi su misura da software houses minori a costi decisamente più leggeri rispetto al “grande” ERP. Sono perciò le aziende di medio-piccole dimensioni a trovarsi di fronte alla scelta più difficile: decidere cioè se adottare un sistema su misura o un pacchetto ERP. Tuttavia per queste aziende è importante capire come, a parità di funzionalità un sistema costruito su misura da una software house costi sicuramente di più dell’equivalente pacchetto preconfezionato. Partendo da questa considerazione, è chiaro che spendere una cifra maggiore in un sistema ERP rispetto ad un sistema ad hoc, ha il significato di acquisire un numero di funzionalità molto più elevato. Queste potrebbero sembrare superflue al momento dell’acquisto, ma sono in realtà una garanzia di supporto anche per quando l’azienda sarà cresciuta. Pertanto, nel confronto tra ERP industrializzati e sistemi specifici fatti su misura, bisognerà tenere conto oltre che del costo, anche delle opportunità rappresentate e degli investimenti che l’azienda si troverà a dover sostenere in futuro per equiparare le funzionalità del sistema specifico a quelle che il sistema ERP già contiene. Alcune ricerche di mercato danno certo il passo delle piccole-medie imprese in questa direzione ed è per questo che tutte le principali case produttrici di ERP si sono già messe in corsa per contendersi questo settore di mercato. Fatte le opportune valutazioni economiche e presa la decisione di quale sistema adottare, il vero punto critico, importante da mettere in luce con questo lavoro, è che quando si sceglie per l’introduzione in azienda di un sistema ERP non è facile valutare subito tutti i vantaggi perchè i risultati non sono immediati. La mia esperienza vissuta all’interno del Gruppo Bronzini va proprio in questa direzione. Fatte le opportune valutazioni economiche è stata presa la decisione di adottare un sistema ERP pensato per “adattarsi” alle esigenze dell’azienda e quindi flessibile e capace di migliorare tutto ciò che ruota attorno ad ogni singolo processo aziendale, incluso un aumento del knowledge aziendale. Tuttavia, i risultati non immediati e alcune problematiche sorte al momento dell’introduzione nel business ha comportato un continuo sorgere di necessità non previste nel progetto iniziale. Questo perché riprodurre un sistema aziendale su “carta” è una cosa, ma riprodurlo nella nuova realtà è un’altra. Non tutte le problematiche possono essere previste e quindi fattore fondamentale deve essere la capacità di saper gestire le nuove criticità , appoggiandosi a partner affidabili e confidando su una struttura aziendale preparata e solida. Per quanto riguarda la scelta di un partner affidabile: l’analisi preliminare svolta risulta adeguata e con un grado di dettaglio molto elevato. I benefici attesi, rispecchiano la mission, infatti essa pone la priorità nel trasformare la necessità di rispondere alle nuove esigenze del mercato in opportunità di rinnovamento, ed è proprio tramite l’utilizzo di un nuovo ERP che il Gruppo Bronzini vuole migliorare il proprio business ed aumentare la propria capacità competitiva nel lungo periodo nonostante le difficoltà implementative che questo ERP comporta. Microsoft Dynamics invece risulta essere un sistema più semplice sia per quanto riguarda l’installazione sia per l’utilizzo perché conserva la logica di funzionamento di tutti i software Microsoft che sono distribuiti su scala mondiale e che ormai tutti conoscono. D’altra parte però è vero che le funzionalità fornite da Dynamics sono tante ma attraverso questo ERP non è possibile modellare tutti i processi aziendali. Microsoft Dynamics risulta essere un sistema abbastanza stabile, leggero di facile utilizzo perfettamente integrato con tutti gli strumenti di Microsoft ( ad esempio Office) e che non richiede mesi di training per poterlo utilizzare. l’installazione di un sistema ERP comporta una serie di fattori che sono da calcolare al momento dell’acquisto poiché non è un semplice software che si installa lato client, si paga la licenza e tutto è risolto. L’ installazione di un sistema ERP necessita un’analisi dei processi aziendali ai fini di una modellazione degli stessi e questo significa un grosso cambiamento nella metodologia di lavoro dell’azienda, necessario per ottenere un buon vantaggio competitivo in termini di margini di guadagno, e risulta fondamentale capire prima se è conveniente un sistema leggero ma con meno funzionalità oppure un sistema completo ma più complesso nell’utilizzo, altrimenti si rischia la perdita di molto denaro. Con ciò da non sottovalutare è la fase pre-implementativa, dove è critico individuare le necessità (analisi dei processi aziendali) su cui andare ad operare. Se fin dall’ inizio, nella fase di progettazione, viene svolta un’analisi attenta delle proprie esigenze, coinvolgendo le principali figure aziendali, si può star certi che la probabilità di successo dell’introduzione dell’ERP sarà elevata. Il punto critico del progetto è stato infatti il coinvolgimento dell’organico aziendale nella fase di analisi e modifica/miglioramento dei processi aziendali poiché ha avuto un impatto talmente innovativo e rivoluzionario sulla struttura operativa esistente che non è stato sempre facile coinvolgere nel giusto modo le figure aziendali responsabili del processo. Il progetto di implementazione per un nuovo sistema innovativo informativo integrato, ha comportato lo svolgimento di tutta una serie di attività interne “di ricerca e sviluppo” in collaborazione con personale esterno Logical System finalizzate a: a) progettazione e messa a punto di nuovi processi innovativi; b) acquisizione, combinazione, strutturazione e utilizzo delle conoscenze e capacità esistenti di natura scientifica, tecnologica e commerciale allo scopo di produrre piani, progetti o disegni per prodotti, processi o servizi nuovi, modificati o migliorati. Il progetto è nato dall’esigenza dell’azienda di informatizzare i vari processi, per automatizzare e standardizzare i flussi delle informazioni, risparmiare tempo, minimizzare gli errori ed eliminare tutte le personalizzazioni di documentazioni, descrizioni e procedure insite nella gestione manuale. Quando il progetto è stato avviato non esisteva, e tuttora non esiste, allo stato dell’arte, in commercio, un sistema in grado di coprire tutte le attività che il gruppo bronzini gestisce e che sono diverse per ogni area di attività. Pertanto, l’unica soluzione percorribile per l’informatizzazione era, e resta, quella di sviluppare un sistema personalizzato. si sta passando da un’”era informatica” caratterizzata dalla scarsità dei dati, ad una nuova e innovativa “era informatica” che ha a che fare con l’abbondanza dei dati, che possono essere sempre più acquisiti in modo automatico, con una velocità di scambio e di comunicazione in crescita esponenziale, e con un accesso alle informazioni globalizzato. E anche la tipologia, delle informazioni trattate, sta cambiando in modo significativo. Infatti oggi le informazioni hanno tutte carattere multimediale e ipermediale, e cioè sono la composizione di elementi informativi di tipo diverso (testo, immagini, video, suoni, procedure, programmi e così via) e questi aggregati informativi possono essere interconnessi l’uno all’altro creando una rete semantica ad elevata complessità e senza limiti dimensionali, che può far emergere anche aspetti nascosti, in sostanza può fare emergere in modo automatico conoscenza. Non si può infine trascurare il fatto che i sistemi automatizzati attuali non si limitano più ad occuparsi di conservare bit che devono però essere interpretati dagli “umani” affinchè siano riconosciuti come informazioni. Gli attuali sistemi automatizzati possono ormai agire sulla base delle informazioni presenti nel sistema e elaborate in modo automatico, producendo un impatto diretto sulla realtà degli “umani”, senza l’ausilio degli umani. Oggi il progetto ha condotto allo sviluppo di nuove soluzioni tecniche, del tutto innovative, che stanno già avendo un impatto molto importante nel processo di gestione dei vari rami di attività dell’azienda, soprattutto in quello del settore della manutenzione. Il progetto ha coinvolto: - Risorse interne di tutte le varie aree aziendali, per l’analisi dei flussi e la progettazione degli schemi a blocchi delle varie procedure specifiche - I settori tecnici e di project management, per lo sviluppo del software. - Consulenti informatici esterni per la progettazione del software, delle piattaforme e delle interfacce. Il progetto avviato nel 2015 è attualmente in piena fase di sviluppo.L’azienda, dato l’enorme investimento che ha fatto in questo ambito e considerando che sul mercato non esiste uno strumento in grado di soddisfare tutte le esigenze del suo business, ha comunque ritenuto opportuno investire ulteriori risorse nello sviluppo del sistema affinché funzioni in modo corretto ed efficace e automatizzi tutti i processi aziendali nel medio/lungo periodo.
Nowadays, companies find themselves working in a market characterized by a climate of uncertainty: customer needs change quickly and the markets are becoming more and more competitive. It is therefore important for companies to find ways to adapt with a certain reactivity, in order not to be overcome by the competition. Parallel to the evolution of the markets, there is an explosion in the amount of information that can be found both inside and outside the boundaries of the company, which is facilitated by the spread of computer networks and distributed systems, the first among them being the Internet. The need to manage information in a rational and organic way and the prospect of having to supply increasingly personalized goods and services, has led the companies to review their processes and their way of operating by relying on information systems. These are no longer simple information management software programs, but real active tools, a source of competitive advantage. We are talking about ERP, Enterprise Resource Planning, IT packages capable of integrating all the operational and administrative processes on a corporate basis. Integrated functionality systems supporting not only planning, but the entire decision-making dimension: they support business management in all its areas, from accounting to personnel management, from customer relations to suppliers and warehouses. Integration is possible not only thanks to particular (certain se vuoi lasciare particular sotto) software architectures, but also thanks to the fact that ERPs incorporate the "best practices", i.e. the most common process practices found/employed in excellent companies. More precisely, most of the most widespread systems consist of a central software core and the possibility of adding optional peripheral software modules, each concerning the management of a particular specific business area of defined competences (e.g. accounting, materials management, planning, production, etc.). Implementing an ERP system means "rethinking and changing" a company's way of acting; as a matter of fact, a transformation of a company involves an operational, strategic and inter-company plan. Thanks to the prescriptive feature, ERPs impose on the company a set of procedures that become simple and linear routines, eliminating the barriers between functions, and make the organization more agile and reactive. The implementation activity is very critical and delicate and can take a very long time, sometimes even more than 20 months. Other aspects that express the criticality of the project are the high costs to be incurred, the inclusion of the people involved in the process/project and the possibility of failure. Bearing in mind the above-described factors, in the first and second part of the thesis the concept of the ERP system will be studied in depth, defining its structure, evolution, advantages, limits and implementation phases, with particular reference to the process Reengineering phase, i.e. the redesign of the business processes. Finally, in the third and last part of the thesis, the project carried out at the companies of the "Bronzini Group" during the research doctorate will be presented. The project was developed as follows: In the first year: in-depth study of the currently available techniques, in order to understand how to improve them or replace them with innovative techniques. In the second year: configuration of the information system necessary for the implementation of these techniques and/or new techniques designed ad hoc into the business. In the third year: the implementation and subsequent analysis of the results achieved. This case study describes a project aimed at introducing a new latest-generation computer system with high-performance hardware, software (ERP) from the Microsoft Dynamics Navision 2015 package, capable of synergistically integrating all business processes and interconnections with the online world, which provides for a complete implementation in 2019. The analysis of the paper proposes an in-depth study of the situation in which the company presents itself, both in terms of activity and information, thus obtaining a “map” of the existing processes (called AS-IS). Thus, the needs and criticalities of the current management of the activities are noted, in order to outline the objectives to be pursued through the implementation of the new ERP system (TO-BE analysis). Finally, the GAP ANALYSIS is presented, as a comparison of the difference between the starting situation with the old management and the future perspective with the new solution adopted by the company. By implementing/using a new management system, the "Bronzini Group" aims to extend the process control to all the business areas involved and improve the entire flow of order management, from budgeting to invoicing and subsequent archiving and historical data management. The ultimate goal is to be able to provide a new tool in which all information is available to the people involved in the process/project, in order to optimize time and results and guarantee safety at work. Adapting innovative processes allows to obtain. • Reduction of the resources consumed, therefore also a cost reduction; • Reduction of the time of necessary for the execution of maintenance processes; • Improvement of the operativity/effectiveness of specialized personnel, also from the point of view of operational safety; • Improvement of the customers’ assets undergoing maintenance, in terms of efficiency and environmental sustainability, productivity and safety at work; • Improvement of the overall service rendered to the customer, in terms of quality and professionalism, with consequent increase in competitiveness. Until a few years ago, companies were practically forced to create their information software like a tailored suit, commissioning software houses for that job, while today the case of purchasing “pre-packaged” ERP packages adaptable to the company’s needs through a process of "parameterization" is prevalent. The advantages offered by the latter are considerable, since the proposed solutions are the result of in-depth studies and advanced theories of information and management and, above all, have already been tested in other companies. The fixed costs of design and development are divided based on the number of packages produced and do not fall entirely on the ordering company. In the design and development of their products, the manufacturers of ERP consider the company as a whole and its processes, and not the individual functions, as was the case with the vast majority of software created ad hoc by smaller companies. Starting from these assumptions it is clear why it is noted that large companies are definitely moving towards the standard industrialized ERP systems. This is not the case with small companies, which prefer to purchase non-ERP systems and have tailor-made systems built by minor software houses at much lower costs than the “big” ERP. Small and medium-sized companies are therefore faced with the most difficult choice: having to decide whether to adopt a customized system or an ERP package. However, it is important for these companies to understand that, with the same functionality, a system custom-built by a software house certainly costs more than an equivalent pre-packaged one (meglio one se non è proprio necessario dire package, cioè se in questo caso sistema e pacchetto sono la stessa cosa). Starting from this consideration, it is clear that spending more money on an ERP system than on an ad hoc system means having a much higher number of features. These may seem superfluous at the time of purchase, but they are actually a guarantee of support for when the company has grown. Therefore, in the comparison between industrialized ERPs and specific tailor-made systems, it is necessary to take into account not only the cost, but also the opportunities represented and the investments that the company will have to sustain in the future to equate the functions of a specific system with those that an ERP system already contains. Some market researches certainly small and medium-sized companies in this direction and that is why all the major ERP manufacturers have already started to contend for this market sector. Having made the appropriate economic assessments and having taken the decision of which system to adopt, the real critical point, important to highlight in this work, is that, when choosing an ERP system to introduce into the company, it is not easy to immediately evaluate all the advantages because the results are not immediate either. My experience in the “Bronzini Group” goes precisely in this direction: having made the appropriate economic assessments, the decision was taken to adopt an ERP system designed to "adapt" to the needs of the company and therefore flexible and able to improve everything that revolves around each individual business process, including an increase in the company knowledge. However, with the non-immediate results and some problems that arose at the time of the introduction into the business, new needs not foreseen in the initial project arose continuously. This is because reproducing a company system on "paper" is one thing, but reproducing it in the new reality is another. Not all the problems can be foreseen and therefore the fundamental factor must be the ability to be able to manage the new critical issues, relying on reliable partners and trusting in a prepared and solid company structure. Regarding the choice of a reliable partner: the preliminary analysis carried out is adequate and with a very high degree of detail. The expected benefits reflect the mission, which, in fact, places the priority on transforming the need to respond to new market requirements into opportunities for renewal, and it is through the use of a new ERP that the “Bronzini Group” aims to improve its business and increase its competitive capacity in the long term despite the implementation difficulties that this ERP entails. Microsoft Dynamics, for example is a relatively simple system both in terms of installation and use because it maintains the operating logic of all Microsoft software that is distributed on a global scale and that everyone is already familiar with. On the other hand, however, even though the functions provided by Dynamics are numerous, it is not possible to model all the business processes through this ERP. All things considered, Microsoft Dynamics turns out to be a fairly stable system, light and easy to use, perfectly integrated with all Microsoft tools (e.g. Office) and does not require months of training for an operator to be able to use it. Installing an ERP system involves a number of factors that are to be considered at the time of purchase since it is not a simple software that is installed on the client side, the license is paid, and everything is solved. The installation of an ERP system requires an analysis of business processes in order to model them, and this implicates a big change in the work methodology of the company, which, however, is necessary to obtain a good competitive advantage in terms of profit margins. It is fundamental to understand first what is more convenient: a light system with less functionality or one that is complete but more complex to use – if this analysis is not done on time, there is a great risk of losing a lot of money. Another aspect that is not to be underestimated is the pre-implementation phase, where it is critical to identify the needs (analysis of business processes) that should be fulfilled. If from the beginning, during the planning phase, a careful analysis of one's own needs is carried out, involving the main corporate figures, one can be sure that the probability of successful introduction of the ERP will be high. The critical point of the project was in fact the involvement of the company staff in the analysis and the modification/improvement phase of the business processes because it had such an innovative and revolutionary impact on the existing operating structure that it was not always easy to involve the corporate figures responsible for the process in the right way. The implementation project for a new innovative integrated information system has involved performing a series of internal "research and development" activities in collaboration with external Logical System personnel aimed at: a) design and development of new innovative processes b) acquisition, combination, structuring and use of existing scientific, technological and commercial knowledge and skills in order to produce plans, projects or designs for new, modified or improved products, processes or services. The project was born from the company's need to computerize various processes, in order to automate and standardize information flows, save time, minimize errors and eliminate all the customization of documentation, descriptions and procedures inherent in manual management. When the project was started, and still, in the current state of the art, on the market, there is no system capable of covering all the activities that the “Bronzini Group” manages, which are different for each area of activity. Therefore, the only viable solution for computerization was, and remains, to develop a customized system. We are moving from an "information technology" characterized by a scarcity of data, to a new and innovative one that has an abundance of data, which can be increasingly acquired automatically, with speed of exchange and communication in exponential growth, and with globalized access to information. Furthermore, the type of information handled is also changing significantly. Today, the information is all multimedia and hypermedia – that is a composition of information elements of different types (text, images, videos, sounds, procedures, programs and so on) – and these information aggregates can be interconnected with each other by creating a semantic network with high complexity and without dimensional limits, which can also bring hidden aspects to the surface, in essence it can make knowledge emerge automatically. Finally, we cannot overlook the fact that the current automated systems are no longer limited to the task of preserving bits, which must however be interpreted by "humans" so that they are recognized as information. The current automated systems can now act on the basis of the information already present in the system and processed automatically, producing a direct impact on the reality of the "humans", without their aid. Today the project has led to the development of new, completely innovative technical solutions that are already having a very significant impact in the management process of the various branches of activity of the company, especially in the maintenance sector. The project involved: - Internal resources of all the various company areas, for the analysis of the flows and the design of the block diagrams of the various specific procedures; - Technical and project management sectors, for the software development; - External IT consultants, for the design of the software, platforms and interfaces. The project, started in 2015, is currently in full development phase. Given the enormous investment already made in this area and considering that there is no tool on the market able to satisfy all the needs of their business, the company has anyway deemed appropriate to invest additional resources in developing the system so that it works correctly and effectively and automates all business processes in the medium/long term.
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Lodi, Daria <1957&gt. "L'Azienda USL di Bologna: analisi dell'impatto della fusione delle tre precedenti Aziende sugli assetti organizzativi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1890/1/lodi_daria_tesi.pdf.

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Abstract:
L’Azienda USL di Bologna è la più grande della regione ed è una delle più grandi in Italia: serve una popolazione di 836.697 abitanti ed è distribuita su 50 comuni. E’ stata istituita il 1° gennaio 2004 con la Legge della Regione Emilia Romagna n. 21 del 20/10/2003 che ha unificato i Comuni di tre Aziende USL: “Città di Bologna”, “Bologna Sud” e “Bologna Nord” (ad eccezione del Comune di Medicina che dall’Area Nord è entrato a far parte dell’Azienda USL di Imola che ha mantenuto un’autonoma configurazione giuridica). Il territorio dell’Azienda USL di Bologna si estende per 2915,4 Kmq ed è caratterizzato dalla particolare ubicazione geografica dei suoi distretti. Al Distretto prettamente urbano, quale quello di Bologna Città si affiancano nell’Area Nord i Distretti di pianura quali Pianura Est e Pianura Ovest, mentre nell’Area Sud si collocano i Distretti con territorio più collinare, quali quelli di Casalecchio di Reno e San Lazzaro di Savena ed il Distretto di Porretta Terme che si caratterizza per l’alta percentuale di territorio montuoso. L’unificazione di territori diversi per caratteristiche orografiche, demografiche e socioeconomiche, ha comportato una maggiore complessità rispetto al passato in termini di governo delle condizioni di equità. La rimodulazione istituzionale ed organizzativa dell’offerta dei sevizi sanitari ha comportato il gravoso compito di razionalizzarne la distribuzione, tenendo conto delle peculiarità del contesto. Alcuni studi di fattibilità precedenti l’unificazione, avevano rilevato come attraverso la costituzione di un’Azienda USL unica si sarebbero potuti più agevolmente perseguire gli obiettivi collegati alle prospettive di sviluppo e di ulteriore qualificazione del sistema dei servizi delle Aziende USL dell’area bolognese, con benefici per il complessivo servizio sanitario regionale. Le tre Aziende precedentemente operanti nell’area bolognese erano percepite come inadeguate, per dimensioni, a supportare uno sviluppo dei servizi ritenuto indispensabile per la popolazione ma, che, se singolarmente realizzato, avrebbe condotto ad una inutile duplicazione di servizi già presenti. Attraverso l’integrazione delle attività di acquisizione dei fattori produttivi e di gestione dei servizi delle tre Aziende, si sarebbero potute ragionevolmente conseguire economie più consistenti rispetto a quanto in precedenza ottenuto attraverso il coordinamento volontario di tali processi da parte delle tre Direzioni. L’istituzione della nuova Azienda unica, conformemente al Piano sanitario regionale si proponeva di: o accelerare i processi di integrazione e di redistribuzione dell’offerta dei servizi territoriali, tenendo conto della progressiva divaricazione fra i cambiamenti demografici, che segnavano un crescente deflusso dal centro storico verso le periferie, ed i flussi legati alle attività lavorative, che si muovevano in senso contrario; o riorganizzare i servizi sanitari in una logica di rete e di sistema, condizione necessaria per assicurare l’equità di accesso ai servizi e alle cure, in stretta interlocuzione con gli Enti Locali titolari dei servizi sociali; o favorire il raggiungimento dell’equilibrio finanziario dell’Azienda e contribuire in modo significativo alla sostenibilità finanziaria dell’intero sistema sanitario regionale. L’entità delle risorse impegnate nell’Area bolognese e le dimensioni del bilancio della nuova Azienda unificata offrivano la possibilità di realizzare economie di scala e di scopo, attraverso la concentrazione e/o la creazione di sinergie fra funzioni e attività, sia in ambito ospedaliero, sia territoriale, con un chiaro effetto sull’equilibrio del bilancio dell’intero Servizio sanitario regionale. A cinque anni dalla sua costituzione, l’Azienda USL di Bologna, ha completato una significativa fase del complessivo processo riorganizzativo superando le principali difficoltà dovute alla fusione di tre Aziende diverse, non solo per collocazione geografica e sistemi di gestione, ma anche per la cultura dei propri componenti. La tesi affronta il tema dell’analisi dell’impatto della fusione sugli assetti organizzativi aziendali attraverso uno sviluppo così articolato: o la sistematizzazione delle principali teorie e modelli organizzativi con particolare attenzione alla loro contestualizzazione nella realtà delle organizzazioni professionali di tipo sanitario; o l’analisi principali aspetti della complessità del sistema tecnico, sociale, culturale e valoriale delle organizzazioni sanitarie; o l’esame dello sviluppo organizzativo dell’Azienda USL di Bologna attraverso la lettura combinata dell’Atto e del Regolamento Organizzativo Aziendali esaminati alla luce della normativa vigente, con particolare attenzione all’articolazione distrettuale e all’organizzazione Dipartimentale per cogliere gli aspetti di specificità che hanno caratterizzano il disegno organizzativo globalmente declinato. o l’esposizione degli esiti di un questionario progettato, in accordo con la Direzione Sanitaria Aziendale, allo scopo di raccogliere significativi elementi per valutare l’impatto della riorganizzazione dipartimentale rispetto ai tre ruoli designati in “staff “alle Direzioni degli otto Dipartimenti Ospedalieri dell’AUSL di Bologna, a tre anni dalla loro formale istituzione. La raccolta dei dati è stata attuata tramite la somministrazione diretta, ai soggetti indagati, di un questionario costituito da numerosi quesiti a risposta chiusa, integrati da domande aperte finalizzate all’approfondimento delle dimensioni di ruolo che più frequentemente possono presentare aspetti di criticità. Il progetto ha previsto la rielaborazione aggregata dei dati e la diffusione degli esiti della ricerca: alla Direzione Sanitaria Aziendale, alle Direzioni Dipartimentali ospedaliere ed a tutti i soggetti coinvolti nell’indagine stessa per poi riesaminare in una discussione allargata i temi di maggiore interesse e le criticità emersi. Gli esiti sono esposti in una serie di tabelle con i principali indicatori e vengono adeguatamente illustrati.
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Lodi, Daria <1957&gt. "L'Azienda USL di Bologna: analisi dell'impatto della fusione delle tre precedenti Aziende sugli assetti organizzativi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1890/.

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Abstract:
L’Azienda USL di Bologna è la più grande della regione ed è una delle più grandi in Italia: serve una popolazione di 836.697 abitanti ed è distribuita su 50 comuni. E’ stata istituita il 1° gennaio 2004 con la Legge della Regione Emilia Romagna n. 21 del 20/10/2003 che ha unificato i Comuni di tre Aziende USL: “Città di Bologna”, “Bologna Sud” e “Bologna Nord” (ad eccezione del Comune di Medicina che dall’Area Nord è entrato a far parte dell’Azienda USL di Imola che ha mantenuto un’autonoma configurazione giuridica). Il territorio dell’Azienda USL di Bologna si estende per 2915,4 Kmq ed è caratterizzato dalla particolare ubicazione geografica dei suoi distretti. Al Distretto prettamente urbano, quale quello di Bologna Città si affiancano nell’Area Nord i Distretti di pianura quali Pianura Est e Pianura Ovest, mentre nell’Area Sud si collocano i Distretti con territorio più collinare, quali quelli di Casalecchio di Reno e San Lazzaro di Savena ed il Distretto di Porretta Terme che si caratterizza per l’alta percentuale di territorio montuoso. L’unificazione di territori diversi per caratteristiche orografiche, demografiche e socioeconomiche, ha comportato una maggiore complessità rispetto al passato in termini di governo delle condizioni di equità. La rimodulazione istituzionale ed organizzativa dell’offerta dei sevizi sanitari ha comportato il gravoso compito di razionalizzarne la distribuzione, tenendo conto delle peculiarità del contesto. Alcuni studi di fattibilità precedenti l’unificazione, avevano rilevato come attraverso la costituzione di un’Azienda USL unica si sarebbero potuti più agevolmente perseguire gli obiettivi collegati alle prospettive di sviluppo e di ulteriore qualificazione del sistema dei servizi delle Aziende USL dell’area bolognese, con benefici per il complessivo servizio sanitario regionale. Le tre Aziende precedentemente operanti nell’area bolognese erano percepite come inadeguate, per dimensioni, a supportare uno sviluppo dei servizi ritenuto indispensabile per la popolazione ma, che, se singolarmente realizzato, avrebbe condotto ad una inutile duplicazione di servizi già presenti. Attraverso l’integrazione delle attività di acquisizione dei fattori produttivi e di gestione dei servizi delle tre Aziende, si sarebbero potute ragionevolmente conseguire economie più consistenti rispetto a quanto in precedenza ottenuto attraverso il coordinamento volontario di tali processi da parte delle tre Direzioni. L’istituzione della nuova Azienda unica, conformemente al Piano sanitario regionale si proponeva di: o accelerare i processi di integrazione e di redistribuzione dell’offerta dei servizi territoriali, tenendo conto della progressiva divaricazione fra i cambiamenti demografici, che segnavano un crescente deflusso dal centro storico verso le periferie, ed i flussi legati alle attività lavorative, che si muovevano in senso contrario; o riorganizzare i servizi sanitari in una logica di rete e di sistema, condizione necessaria per assicurare l’equità di accesso ai servizi e alle cure, in stretta interlocuzione con gli Enti Locali titolari dei servizi sociali; o favorire il raggiungimento dell’equilibrio finanziario dell’Azienda e contribuire in modo significativo alla sostenibilità finanziaria dell’intero sistema sanitario regionale. L’entità delle risorse impegnate nell’Area bolognese e le dimensioni del bilancio della nuova Azienda unificata offrivano la possibilità di realizzare economie di scala e di scopo, attraverso la concentrazione e/o la creazione di sinergie fra funzioni e attività, sia in ambito ospedaliero, sia territoriale, con un chiaro effetto sull’equilibrio del bilancio dell’intero Servizio sanitario regionale. A cinque anni dalla sua costituzione, l’Azienda USL di Bologna, ha completato una significativa fase del complessivo processo riorganizzativo superando le principali difficoltà dovute alla fusione di tre Aziende diverse, non solo per collocazione geografica e sistemi di gestione, ma anche per la cultura dei propri componenti. La tesi affronta il tema dell’analisi dell’impatto della fusione sugli assetti organizzativi aziendali attraverso uno sviluppo così articolato: o la sistematizzazione delle principali teorie e modelli organizzativi con particolare attenzione alla loro contestualizzazione nella realtà delle organizzazioni professionali di tipo sanitario; o l’analisi principali aspetti della complessità del sistema tecnico, sociale, culturale e valoriale delle organizzazioni sanitarie; o l’esame dello sviluppo organizzativo dell’Azienda USL di Bologna attraverso la lettura combinata dell’Atto e del Regolamento Organizzativo Aziendali esaminati alla luce della normativa vigente, con particolare attenzione all’articolazione distrettuale e all’organizzazione Dipartimentale per cogliere gli aspetti di specificità che hanno caratterizzano il disegno organizzativo globalmente declinato. o l’esposizione degli esiti di un questionario progettato, in accordo con la Direzione Sanitaria Aziendale, allo scopo di raccogliere significativi elementi per valutare l’impatto della riorganizzazione dipartimentale rispetto ai tre ruoli designati in “staff “alle Direzioni degli otto Dipartimenti Ospedalieri dell’AUSL di Bologna, a tre anni dalla loro formale istituzione. La raccolta dei dati è stata attuata tramite la somministrazione diretta, ai soggetti indagati, di un questionario costituito da numerosi quesiti a risposta chiusa, integrati da domande aperte finalizzate all’approfondimento delle dimensioni di ruolo che più frequentemente possono presentare aspetti di criticità. Il progetto ha previsto la rielaborazione aggregata dei dati e la diffusione degli esiti della ricerca: alla Direzione Sanitaria Aziendale, alle Direzioni Dipartimentali ospedaliere ed a tutti i soggetti coinvolti nell’indagine stessa per poi riesaminare in una discussione allargata i temi di maggiore interesse e le criticità emersi. Gli esiti sono esposti in una serie di tabelle con i principali indicatori e vengono adeguatamente illustrati.
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Marin, Beatrice <1986&gt. "La responsabilità degli enti nella prevenzione dei reati attraverso Modelli Organizzativi ex D.Lgs. 231/01." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1846.

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Frison, Michele <1991&gt. "Ripartire da Zero? - Sistemi informativi e paradigmi organizzativi per il rinnovato Sistema sanitario regionale Veneto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12370.

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Abstract:
La legge regionale n. 19 del 25 ottobre 2016 ha riformato il servizio sanitario regionale attraverso due principali interventi: l’accorpamento delle Aziende Ulss e l’istituzione dell'ente di governance denominato "Azienda per il governo della sanità della Regione del Veneto - Azienda Zero". Entrambi gli interventi hanno lo scopo di permettere alle Aziende sanitarie, quali strutture di produzione di servizi, di razionalizzare l’uso delle risorse e di dedicarsi in modo più efficace all’erogazione dei servizi stessi. La costituzione dell'Azienda Zero, in particolare, risponde alle esigenze di operare una forte semplificazione del sistema, trasferendo dall'amministrazione regionale al nuovo ente le attività di natura gestionale, il quale assorbirà anche una quota rilevante delle attività tecnico-amministrative oggi replicate presso tutte le Aziende del SSR. In questo contesto di cambiamento e innovazione è necessario individuare: da un lato le soluzioni operative per l’integrazione dei diversi sistemi informativi tra le diverse Aziende Ulss, dall’altro i possibili paradigmi organizzativi che effettivamente l’Azienda Zero sarà chiamata ad adottare nei confronti delle Aziende Ulss sottoposte.
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Forte, Alberto. "LA VITIVINICOLTURA SICILIANA NEL CONTESTO NAZIONALE E INTERNAZIONALE:ANALISI DEI PRINCIPALI ASPETTI STRUTTURALI, COMMERCIALI ED ORGANIZZATIVI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91290.

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Di, Marcantonio Valentina. "I sistemi europei di gestione degli imballaggi: profili organizzativi e concorrenziali di tre modelli a confronto." Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2012. http://hdl.handle.net/11385/200917.

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Abstract:
Starting from the Nineties with the European Directive 94/62/CE, better known as “Packaging Directive”, and on the basis of the principle of “extended producer responsibility”, almost all over Europe it’s possible to see the creation of systems of packaging waste management that have been set up among private companies for managing different tipes of waste and fulfilling the undertaking’s environmental liabilities. This work aims at analyzing European systems of packaging waste management, in particular the Italian, the French and the German ones. This analysis is also accompanied by a legal survey on the nature, private or public, of the main subjects of each system and on the possible relationships between economic activities and environmental protection. In fact, although these systems obtained good managing results, they also created competitive difficulties within many product markets.
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Fabi, Francesca <1977&gt. "Processi organizzativi e strategie di commercializzazione della moderna distribuzione italiana nel comparto del prodotto ittico fresco." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/3059/1/Fabi_Francesca_tesi.pdf.

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Fabi, Francesca <1977&gt. "Processi organizzativi e strategie di commercializzazione della moderna distribuzione italiana nel comparto del prodotto ittico fresco." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/3059/.

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STANCHINA, ELENA. "PROCESSI ORGANIZZATIVI VOLTI A PROMUOVERE LA PARTECIPAZIONE DI UTENTI E FAMILIARI NEI SERVIZI DI SALUTE MENTALE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/4472.

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Abstract:
Il coinvolgimento di utenti e familiari nella progettazione, gestione e valutazione dei servizi di salute mentale consente di migliorare i servizi, facendo valere gli interessi e la prospettiva di stakeholders che spesso vengono visti esclusivamente come ricettori passivi di prestazioni. La tesi prende il via da queste considerazioni, legate ad approcci recovery oriented, con l’obiettivo di analizzare come le organizzazioni sociosanitarie possono favorire la partecipazione e accogliere il punto di vista degli utenti e dei familiari attraverso l’introduzione di pratiche innovative. Per raggiungere questo obiettivo si è scelto di analizzare due casi: il Fareassieme del Servizio di salute mentale di Trento e il Social Point del Dipartimento di salute mentale di Modena. Attraverso osservazione e interviste, sono stati raccolti dati qualitativi che hanno portato a una interpretazione complessa e sfaccettata. In particolare, sono emersi due versanti: (1) quello del cambiamento culturale necessario per introdurre nell’organizzazione un nuovo approccio centrato sulla partecipazione e (2) quello della formalizzazione delle nuove pratiche partecipative, con i risvolti positivi e negati dell’incardinamento nell’organizzazione. Nelle conclusioni, si ipotizzano possibili sviluppi per la ricerca futura e si elencano i suggerimenti operativi emergenti dalla ricerca per i manager dei servizi sociosanitari.
The participation of users and family members in the design, management and evaluation of mental health services can improve services, relying on the interests and perspective of the stakeholders that are often seen only as passive recipients of services. The thesis takes away from these considerations, related to recovery-oriented approaches. The aim is to analyze how organizations can promote the health and social participation and accept the point of view of users and their families, through the introduction of innovative practices. I analyze two Italian cases: “Doing Together” (a project of the Mental Health Service of Trento) and “Social Point” (a service of the Department of Mental Health of Modena). Two issues emerged from qualitative data: (1) the organizational cultural change related to the introduction of a new approach, centered on participation and (2) the formalization of the participatory practices, with positive and negative consequences. In conclusion, I propose possible development for future research and suggestions to managers of health services.
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STANCHINA, ELENA. "PROCESSI ORGANIZZATIVI VOLTI A PROMUOVERE LA PARTECIPAZIONE DI UTENTI E FAMILIARI NEI SERVIZI DI SALUTE MENTALE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/4472.

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Abstract:
Il coinvolgimento di utenti e familiari nella progettazione, gestione e valutazione dei servizi di salute mentale consente di migliorare i servizi, facendo valere gli interessi e la prospettiva di stakeholders che spesso vengono visti esclusivamente come ricettori passivi di prestazioni. La tesi prende il via da queste considerazioni, legate ad approcci recovery oriented, con l’obiettivo di analizzare come le organizzazioni sociosanitarie possono favorire la partecipazione e accogliere il punto di vista degli utenti e dei familiari attraverso l’introduzione di pratiche innovative. Per raggiungere questo obiettivo si è scelto di analizzare due casi: il Fareassieme del Servizio di salute mentale di Trento e il Social Point del Dipartimento di salute mentale di Modena. Attraverso osservazione e interviste, sono stati raccolti dati qualitativi che hanno portato a una interpretazione complessa e sfaccettata. In particolare, sono emersi due versanti: (1) quello del cambiamento culturale necessario per introdurre nell’organizzazione un nuovo approccio centrato sulla partecipazione e (2) quello della formalizzazione delle nuove pratiche partecipative, con i risvolti positivi e negati dell’incardinamento nell’organizzazione. Nelle conclusioni, si ipotizzano possibili sviluppi per la ricerca futura e si elencano i suggerimenti operativi emergenti dalla ricerca per i manager dei servizi sociosanitari.
The participation of users and family members in the design, management and evaluation of mental health services can improve services, relying on the interests and perspective of the stakeholders that are often seen only as passive recipients of services. The thesis takes away from these considerations, related to recovery-oriented approaches. The aim is to analyze how organizations can promote the health and social participation and accept the point of view of users and their families, through the introduction of innovative practices. I analyze two Italian cases: “Doing Together” (a project of the Mental Health Service of Trento) and “Social Point” (a service of the Department of Mental Health of Modena). Two issues emerged from qualitative data: (1) the organizational cultural change related to the introduction of a new approach, centered on participation and (2) the formalization of the participatory practices, with positive and negative consequences. In conclusion, I propose possible development for future research and suggestions to managers of health services.
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Vianello, Carlo <1987&gt. "ANALISI DEGLI ASSETTI ORGANIZZATIVI E CONTABILI DELLE AZIENDE SANITARIE DEL VENETO. LA RENDICONTAZIONE ATTRAVERSO IL MODELLO LA." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2388.

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Miolo, Marco <1986&gt. "L’impatto dei cambiamenti culturali organizzativi a seguito dell’adozione di una piattaforma di Social-BPM: il Caso Moncler." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6598.

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Abstract:
Da una preliminare ricerca bibliografica si assume che la cultura organizzativa sia un fattore contingente nel BPM. In particolare si ipotizza che abbia un ruolo decisivo nell’adozione di una piattaforma di social-BPM. La cultura organizzativa, com’è noto, non può essere cambiata nel breve periodo e necessita di essere presa in considerazione dalle organizzazioni prima di iniziare un progetto BPM. Perciò si ipotizza che abbia una certa influenza nelle attività organizzative. Le attività organizzative che si prenderanno in esame saranno quelle definite come “collaborative” dell’area di visual merchandising per l’industria luxury e fashion. Si proporrà un’intervista qualitativa per il livello operativo (corrispondente ai capi negozio) e per quello corporate (corrispondente ai manager preposti al coordinamento e controllo). In una seconda parte si proporrà il metodo OCAI (Organizational Culture Assessment Instrument ) utile a descrivere e valutare la cultura aziendale e la sua propensione al cambiamento. Si adatterà il questionario all’analisi delle cultura corrente, pertanto i dati per la cultura auspicata non saranno raccolti. OCAI è uno strumento in forma di breve questionario e richiede che la persona risponda, in maniera autonoma, a 24 statements organizzati in 6 sezioni che rappresentano le dimensioni della cultura dell’organizzazione. Questi includono: caratteristiche dominanti, direzione aziendale, gestione dei dipendenti, unione organizzazione, importanza strategica e parametri per il successo. Se da un lato con l’intervista qualitativa si vuole capire quali sono stati i passi decisivi e le trasformazioni attuate per l’adozione della piattaforma WARDA, con il metodo OCAI di vuole definire non solo il tipo di cultura aziendale corrente (Clan, Adhocracy, Market, Hierarchy) ma anche individuare i driver culturali idonei a favorire l’adozione di una piattaforma social-BPM.
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Fini, Matteo. "Lo sviluppo nuovo prodotti nel settore auto motive: analisi dei processi organizzativi attraverso lo studio di un caso." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amslaurea.unibo.it/680/.

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Bettin, Luca <1990&gt. "Gli assetti organizzativi ed i presidi a salvaguardia dei rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo nelle banche." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/9042.

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Abstract:
L'individuazione dei corretti presidi antiriciclaggio è alla base della lotta al fenomeno del riciclaggio; quest'ultimo, è certamente uno dei temi più in voga, grazie alle evidenti connessioni con il profilo riguardante il finanziamento delle attività terroristiche.
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Agnoli, Alessandro <1993&gt. "Il calcio in Cina: aspetti storici, organizzativi ed economici con repertorio terminografico italiano-cinese sul gioco del calcio." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10612.

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Abstract:
La tesi seguente prende in esame un argomento che, negli ultimi anni, è stato oggetto di numerose discussioni, contraddizioni e polemiche in ambito sportivo a livello internazionale: il calcio in Cina. Nonostante la Cina sia la prima potenza economica e sportiva al mondo, il calcio ha sempre rappresentato il suo punto debole. A partire dal 2010, però, il paese ha dato il via a un ambizioso progetto di rinascita e crescita calcistica che ha coinvolto l’intero sistema. La Cina si è posta l’obiettivo di entrare sia a livello di club, sia a livello di nazionale, nel calcio d’élite in un tempo di programmazione relativamente breve visto il livello attuale nel paese. Questa trattazione si focalizza principalmente su un repertorio terminografico italiano-cinese sul gioco del calcio, ma viene preceduta da una parte introduttiva dedicata alla conoscenza e all’esposizione dei suoi principali aspetti in Cina dal punto di vista storico, organizzativo ed economico, che ho deciso di suddividere in tre capitoli. Il primo capitolo di questo elaborato si apre con un excursus storico sulle origini del calcio in Cina prendendo in esame i suoi predecessori, lo Tsu chu e il Kemari. La digressione prosegue poi affrontando i principali eventi che hanno caratterizzato la storia moderna del calcio cinese: a partire dai successi di Lee Wai Tong, passando attraverso l’ingresso nella AFC, le vittorie del Liaoning in Asia, la disastrosa spedizione ai mondiali del 2002 sino ad arrivare alle Olimpiadi di Pechino del 2008. Il secondo capitolo è incentrato sull’analisi della struttura e dell’organizzazione delle federazioni calcistiche e delle competizioni da queste organizzate. In particolare, la Chinese Football Association (FCA), l'organo sportivo responsabile dell'amministrazione del calcio in Cina, così come della nazionale e delle competizioni per club, tra cui la Chinese Super League, il massimo torneo calcistico giocato in Cina. Attenzione particolare viene anche posta sulla Asian Football Confederation (AFC), l'organo amministrativo, organizzativo e di controllo del calcio asiatico a cui la FCA è affiliata dal 1974. Organizzatrice delle competizioni calcistiche in Asia, si occupa della gestione della AFC Asian Cup, il torneo calcistico che mette di fronte le sedici migliori Nazionali maschili asiatiche e dal 2007 anche l’Australia. Il terzo capitolo è dedicato al “Sogno Cinese”, il piano di rinnovamento economico che ha coinvolto anche il settore del calcio facendo parlare di un vero e proprio “sogno calcistico”. Dal 2010 la presenza della Cina sul suolo europeo si è fatta sempre più preponderante a causa degli ingenti investimenti che hanno toccato diversi aspetti: dall'acquisizione delle quote di maggioranza di squadre nei maggiori paesi europei a quelle di calciatori forti in cambio di ricchi stipendi. Un vero e proprio business che viene visto con preoccupazione nel nostro continente. Se da un lato la Cina punta a una rinascita facendo affidamento all’Europa, deve però fare i conti anche con i “problemi interni”. Non solo i cinesi per molto tempo hanno preferito altri sport al calcio, ma nell’ultimo decennio gli episodi di corruzione nel calcio cinese che hanno coinvolto giocatori, presidenti, arbitri e funzionari della federazione, hanno costretto il Governo a prendere importanti provvedimenti a riguardo. Nell’aprile 2016, la FCA ha quindi pubblicato il Piano 2016-2050 per lo sviluppo a medio e lungo termine del calcio cinese, il documento viene considerato il primo schedule e la prima roadmap per lo sviluppo del calcio in Cina con obiettivi concreti, tra cui la realizzazione di 20mila scuole di calcio con 50 milioni di praticanti. Il presidente Xi Jinping, grande appassionato di calcio, ha più volte espresso tre desideri per il suo futuro: il primo è quello di qualificarsi un’altra volta per i Mondiali di Calcio; il secondo è poterli ospitare; l’ultimo è vincere la Coppa del Mondo.
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SIGNORI, ROBERTA. "POLIZIA PENITENZIARIA E SORVEGLIANZA DINAMICA IN CARCERE Le risposte ai cambiamenti organizzativi e l’impatto sul benessere del personale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2017. http://hdl.handle.net/10281/158284.

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Abstract:
Il sistema Penitenziario Italiano è attualmente interessato da profondi mutamenti organizzativi che riguardano, in particolar modo, le modalità operative del personale di polizia penitenziaria. L’introduzione della sorveglianza dinamica in carcere ha rappresentato un importante cambiamento organizzativo capace di ridefinire gli spazi, i tempi e le modalità di interazione all’interno delle sezioni detentive. Quest’ ultima fa riferimento ad una modalità operativa incentrata non più sul controllo statico della persona detenuta, ma piuttosto sulla conoscenza e l’osservazione della stessa. Nella mente dei suoi ideatori, essa rappresenta non solo un nuovo modo di “fare” sorveglianza, ma anche e soprattutto “un nuovo modo d’essere lavorativo ed organizzativo” (de Pascalis 2013) che chiama direttamente in causa le competenze dei professionisti della sorveglianza. Questi ultimi, nel quotidiano esercizio dell’autorità nei confronti della popolazione detenuta, si interfacciano dunque con un contesto in continua trasformazione. Per tali motivi, l’ attuazione nelle sezioni detentive di questa nuova modalità operativa solleva una serie di interrogativi, soprattutto rispetto all’ influenza che essa può esercitare sulla quotidianità degli individui detenuti e del personale che opera a stretto contatto con gli stessi, ovvero, gli agenti penitenziari. La presente ricerca ha preso avvio proprio dalla constatazione dell’importanza di questo cambiamento organizzativo, e dell’influenza che lo stesso può esercitare sulle modalità attraverso cui gli agenti penitenziari concepiscono il proprio ruolo e svolgono i propri doveri professionali all’interno delle sezioni detentive. Più precisamente, la ricerca è guidata dall’intento di comprendere come si evolve la percezione dell’ identità di ruolo dei poliziotti penitenziari entro un quadro istituzionale in profondo mutamento. Questo elaborato porta quindi alla luce la dimensione identitaria del mestiere degli agenti penitenziari entro un contesto che si è definito “liminale” poiché strutturato attorno alla coesistenza di fini istituzionali sostanzialmente antitetici. Non è infatti possibile comprendere le risposte ad un cambiamento organizzativo, né tanto meno l’impatto di questo sul benessere del personale, senza prendere in considerazione come gli agenti concepiscono la propria identità di ruolo e in quali condizioni e attraverso quali dinamiche tale concezione si sviluppa. Questa ricerca permette dunque di evidenziare le condizioni che possono facilitare la transizione al nuovo modello operativo e incrementare il benessere del personale di polizia penitenziaria in relazione ad esso.
The Italian prison system is affected by deep organisational changes which affect the work of prison officers. The implementation of the so called “dynamic security” within detention wings is likely to redefine the interaction patterns between the staff and offenders. The “dynamic security” is regarded as an innovative surveillance procedure which relies on the observation and the knowledge of the offenders, rather than on their physical control. According to policy makers, the “dynamic security” is not just an innovative way of ensuring security, but it should also represent a “new way of being” of prison officers (de Pascalis 2013). The implementation of this organisational change raises questions regarding its influence on the daily life of offenders and prison guards and their interaction within a changing environment. This research focuses on the influence of the implementation of the “dynamic security” on prison officers role identity. It aims to shed light on the identity related dimension of the prison work within a context that I defined as “liminal” by virtue of the coexistence of two antithetical institutional objectives, that is to say, rehabilitation and reclusion. Indeed, responses to organizational changes cannot be understood and interpreted without taking into consideration the dynamics and processes of identification in the role of prison officer. This research will highlight the conditions which can facilitate the transition to new work practices and foster prison officer wellbeing, through the analysis of the processes of identification within the changing environment of prison.
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BIANCHI, Massimo. "La Terza Missione dell'università: evoluzione dei modelli organizzativi e dei processi di apprendimento nei contesti emergenti di università imprenditoriale." Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2022. http://hdl.handle.net/11380/1274338.

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Abstract:
L’idea di Entrepreneurial University indica un modello evolutivo del ruolo dell’Università, coerente con i cambiamenti richiesti dal contesto storico che identifica nella conoscenza uno dei pilastri fondamentali per promuovere sviluppo economico e sociale. L’Università aggiunge alle tradizionali missioni di alta formazione e ricerca quello di una terza missione il cui compito è integrare le altre due e contribuire alla costruzione di legami con i contesti territoriali per trasferire e acquisire conoscenza. L’affermarsi della terza missione porta con sé modelli innovativi di relazione che impongono risposte da parte delle governance accademiche riguardo le policies, l’organizzazione e l’allocazione delle risorse. L’impatto della terza missione sulle università stesse e sulle comunità genera le condizioni per un cambiamento di cultura del ruolo dell’Università. Scopo di questa ricerca è indagare le conseguenze sulle Università dello strutturarsi della terza missione. Si propongono due analisi: una sugli sviluppi innescati da uno dei più complessi campi di azione della terza missione, il public engagement, e l’altra relativa ad un aspetto organizzativo più strutturale e cioè l’introduzione in un contesto accademico di un processo di monitoraggio e valutazione dell’impatto. La prima parte della ricerca si concentra sull’evoluzione del ruolo dell’Università. L’analisi ripercorre, alla luce della letteratura, alcuni dei passaggi più rilevanti che hanno portato alla nascita dell’idea di Entrepreneurial University e di terza missione proponendo una lettura che colloca l’Università pienamente all’interno del sistema economico e sociale. Si indagano le relazioni dell’Università con i modelli evolutivi di generazione dell’innovazione affermatisi a partire dalla Triple Helix, dell’open innovation, delle politiche UE di Responsible Research and Innovation e dei riferimenti alla Social Innovation, sino ad arrivare alle definizioni di terza missione e di impatto sociale. Dato un quadro definitorio, il secondo capitolo si sofferma sulle implicazioni del public engagement e della co-creation tra Università e imprese con riferimento a casi di studio di entrepreneurship education relativi all’Università di Modena e Reggio Emilia, studiando come questi si mettono in moto, come si concretizzano e quali conseguenze generano. Lo studio approfondisce tematiche che in letteratura sono trattate meno diffusamente poiché si sono privilegiate analisi delle relazioni tra aziende e consumatori. Il capitolo successivo invece indaga un tema più di carattere organizzativo generale e cioè quello del monitoraggio e dell’impatto. La valutazione di quanto un’Università incida sui cambiamenti di sistema, nel contesto appunto dell’economia della conoscenza, è sempre più rilevante. La letteratura sembra orientata a confermare la difficoltà nel fornire metriche e indicatori generali condivisi poiché natura, storia e contesto di ciascuna Università non consentono l’individuazione di indicatori universali. Si propone a questo proposito un caso di studio legato all’introduzione dei processi di monitoraggio e valutazione della terza missione presso l’Università degli Studi di Milano: considerando gli elementi di complessità organizzativa di un sistema di monitoraggio e valorizzazione dell’impatto della terza missione in un grande Ateneo. Le conclusioni riassumono quanto emerso e forniscono una lettura coerente dei temi trattati, tenendo come filo conduttore, nella analisi dei casi di studio, i processi di apprendimento accumulati dalle Università indicando i cambiamenti generati in termini di policies, organizzazione, conoscenza e distribuzione delle risorse prefigurando, infine, alcuni percorsi di prospettiva.
The Entrepreneurial University concept represents an evolutive model of university, coherent with the required changes from the historical context which identifies the knowledge as a fundamental pillar to promote economic and social development. The University adds to the traditional high education and research missions a third mission, whose task is to integrate the first two and contribute building links with local contexts in order to transfer and acquire knowledge. The establishment of the third mission means innovative relationship models that require answers from the academic governance regarding policies, organization and resources allocation. The impact of the third mission on the universities and on the communities creates the conditions for a different culture and role of the University. The aim of this research is to investigate the consequences of the structuring of the third mission on universities. Two analyzes are proposed: first, the improvement triggered by public engagement, one of the most complex areas of the third mission; second, a structural organisation aspect, namely the introduction in the academic context of a monitoring process and an impact assessment. The first part of the research focuses on the evolution of the role of the University. The analysis recalls, in the light of the literature, some of the most relevant steps that created the idea of Entrepreneurial University and third mission, by proposing a view of the University as completly involved in the economic and social system. We investigate the relationships between the university with the growth models of innovation generation, starting from Triple Helix, open innovation, EU policies of Responsible Research and Innovation (RRI) and Social Innovation, up to the definitions of third mission and social impact. Starting from a theoretical framework, the second chapter focuses on the implications of public engagement and co-creation between universities and companies, with reference to case studies of entrepreneurship education related to the University of Modena and Reggio Emilia. In particular, we study how these implications are managed, how they are implemented and what consequences they generate. The study deepens subjects under researched in the literature which is more concentred in the mere analysis of the relations between companies and consumers. The third chapter investigate a more general organizational issue, namely the monitoring and impact. The assessment of the size of the structural changes generated by the university, in the context of the knowledge economy, is increasingly relevant. The literature seems to confirm the difficulties in providing shared metrics and indicators since the nature, history and context of each university do not allow the identification of universal indicators. In this regard, a case study related to the introduction of the monitoring and evaluation processes of the third mission at the University of Milan is proposed: by evaluating the elements of organizational complexity of a system aimed to monitore and enhance the impact of the third mission in a large university. The conclusions summarize the results of the research providing a coherent view of the topics covered. The common thread in the case studies analysis, refers to the learning processes gathered by the Universities, highlighting the changes generated in terms of policies, organization, knowledge and resources and, finally, forecasting a vision for the long run.
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DI, VIRGILIO JUAN DANIEL. "I modelli di HuB&Spoke nei sistemi organizzativi in Sanità: il caso del sistema sanitario della Regione Veneto." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2015. http://hdl.handle.net/10281/87587.

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Abstract:
Negli ultimi anni i sistemi sanitari sono stati oggetto di grandi trasformazioni e profonde riorganizzazioni ritrovandosi ad affrontare sfide comuni sempre più pressanti: l’evoluzione degli scenari macro-economici e istituzionali di riferimento, i nuovi trend demografici ed epidemiologici, la crescente limitatezza delle risorse, lo sviluppo delle nuove tecnologie, l’incremento della spesa sanitaria e l’aumento della complessità dell’organizzazione dei servizi sanitari (Bariletti, 1997, Longo et al, 2010; OECD, 2004, 2006, 2013; Dubois et al 2006; Fuchs, 1998 a,b; Pammolli et al, 2012). Nel nostro paese il processo di riforma sanitaria del SSN avviato negli anni ’90 e primi anni 2000, finalizzato al recupero di efficienza e efficacia del sistema sanitario, ha determinato un nuovo assetto istituzionale ed una nuova configurazione organizzativa. Il Sistema Sanitario di Sistemi Sanitari Regionali ha cercato attraverso nuovi modelli organizzativo-gestionali nuove modalità di erogazione dei servizi sociosanitari in linea con le nuove esigenze del sistema economico sociale in continua evoluzione (Borgonovi 2002; Amatucci et all, 2007; Cappellaro, Marsilio 2007; Galdiero 2009). Dalle sperimentazioni organizzative attuate da alcune Regioni sembrano prevalere tre modelli emergenti: il Modello Toscano, Il Modello Lombardo e il Modello Hub Spoke. In relazione a quest’ultimo, la Regione Veneto ha riorganizzato il proprio SSSR adeguandolo al proprio contesto di riferimento e razionalizzando tutta la rete socio-assistenziale perseguendo obiettivi di efficienza, efficacia ed economicità. La riorganizzazione della rete ospedaliera attraverso il modello Hub & Spoke ha coinvolto anche le due grandi Aziende Ospedaliere di Padova e Verona che hanno modificato il proprio assetto organizzativo attraverso l’organizzazione dipartimentale integrata successivamente con l’intensità di cure. L’indagine esplorativa, secondo una prospettiva prettamente organizzativa, ha avuto lo scopo di conoscere e descrivere, il modello organizzativo implementato in questi due Centri Hub di riferimento regionale verificando l’impatto organizzativo attraverso alcune dimensioni. I risultati ottenuti dall’analisi documentale e dalle interviste semi-strutturate alla prima linea manageriale hanno permesso di comprendere l’evoluzione del fenomeno del cambiamento organizzativo avvenuto. I risultati ottenuti consentono di sintetizzare alcuni aspetti importanti: la definizione e l’attuazione di obiettivi strategici aziendali costituisce una leva motivazionale per i manager e per tutti gli operatori sanitari coinvolti oltre a facilitare la comunicazione tra i manager ed i professionisti, l’utilizzo di un assetto organizzativo dipartimentale permette la razionalizzazione delle risorse impiegate ed una migliore allocazione delle risorse tecnologiche; le economie di scala si possono ottenere attraverso le gare d’acquisto o con la condivisione di attività, di risorse tecnologiche, di risorse umane e organizzative; il contenimento dei costi mediante la mappature delle inappropriatezze o fissando “tetti di costo” dei fattori produttivi; un approccio logistico-organizzativo per intensità di cura favorisce la riprogettazione dei processi assistenziali e permette di coniugare la centralità dell’utente e la valorizzazione dei professionisti e delle loro competenze distintive, di ottimizzare quantitativamente e qualitativamente l’assistenza sanitaria e di introdurre nuove figure di coordinamento e integrazione assistenziale. L’attuazione dei percorsi clinici integrati facilita la gestione dei pazienti e migliora la continuità delle cure erogate intra ospedaliere e con le strutture territoriali.
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