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Dissertations / Theses on the topic 'Organizzativa'

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1

SPATA, Pietro. "Identità, identificazione e benessere organizzativo." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91272.

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2

SILI, ALESSANDRO. "La Salute organizzativa degli infermieri." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1353.

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Abstract:
Background. La salute organizzativa, il benessere e la qualità della vita nei luoghi di cura, sono temi di sempre maggiore interesse e centralità per i manager sanitari. E’ importante in ambito sanitario valutare il livello di “salute organizzativa” degli infermieri con una metodologia di ascolto attivo che faccia emergere la “percezione” che gli stessi hanno del proprio vissuto organizzativo. Attraverso l’indagine sulla salute organizzativa, i manager possono dar vita ad un percorso di analisi organizzativa che consente di definire strategie di azione che tengano conto delle indicazioni e dei suggerimenti giunti dai propri collaboratori. -- Obiettivi. Nel corso del triennio dottorale è stato progettato e realizzato uno studio ricerca, con lo scopo di valutare la Salute Organizzativa degli Infermieri. Sono stati prefissati i seguenti obiettivi di ricerca: A. individuare in letteratura ed eventualmente sviluppare o modificare, uno strumento specifico per valutare la Salute Organizzativa degli infermieri; B. valutare quanto la salute organizzativa sia correlata con “qualità di vita” degli infermieri; C. individuare eventuali correlazioni tra Salute Organizzativa e ambito clinico-assistenziale di appartenenza; D. condurre un’indagine su un cospicuo numero di infermieri, diversificando il campione per tipologia organizzativa (Aziende, Policlinici, Strutture Private, etc) al fine di elaborare un manuale rivolto agli Infermieri Dirigenti per svolgere, in modo autonomo, un’indagine sullo stato di Salute Organizzativa nel proprio contesto lavorativo. -- Metodo. Per quanto concerne lo strumento per misurare la Salute Organizzativa, è stato elaborato e validato il Questionario Infermieristico sulla Salute Organizzaiva (QISO), uno strumento derivato dal Multidimensional Health Questionnaire (MOHQ). Il QISO, sottoposto a validità di contenuto da parte di un gruppo di esperti, è stato somministrato ad un campione di 1279 infermieri. Con l’analisi fattoriale sono state individuate 18 dimensioni (scale), tutte con buone caratteristiche psicometriche di validità e affidabilità. Per quanto riguarda il secondo obiettivo della ricerca, è stata condotta un’indagine su un campione di 411 infermieri dell’Emergenza Territoriale ai quali è stato somministrato il QISO e l’SF-12 (per misurare la qualità di vita). Complessivamente tra gli uomini sono stati rilevati: migliore salute mentale, migliore percezione dei propri coordinatori e una più alto apprezzamento (in termini di efficacia ed efficienza organizzativa) verso la propria organizzazione. Tra le donne, invece, si è riscontrata una maggior presenza di disturbi psicofisici e di indicatori negativi di salute organizzativa. In merito al terzo studio sono stati invece reclutati 542 infermieri che prestavano servizio presso diversi Policlinici Universitari Italiani: 337 provenienti dalle Unità Operative di Medicina e 205 dalle Camere Operatorie. Con lo studio è stato dimostrato che gli infermieri di Camera Operatoria hanno livelli significativamente più bassi di salute e soddisfazione organizzativa rispetto ai colleghi che lavorano nelle Unità Operative di Medicina. L’analisi statistica ha inoltre permesso di constatare che la salute organizzativa non differisce in rapporto all’età e al genere. Per ciò che concerne il manuale (obiettivo D) che affronta le tematiche inerenti la salute organizzativa, lo stesso, che risulta essere uno strumento di semplice applicazione nei diversi contesti sanitari, è stato realizzato con il reclutamento di 4334 infermieri. Grazie alla meticolosa spiegazione delle diverse fasi che compongono l’intero processo di indagine, permette inoltre, di valutare lo stato di salute del proprio contesto organizzativo, circostanziando il corretto utilizzo del QISO per l’elaborazione e l’interpretazione dei dati. -- Conclusioni. Le diverse ricerche condotte nel corso del triennio, hanno principalmente permesso di validare un nuovo strumento per rilevare la Salute organizzativa degli Infermieri. E’ stato quindi possibile dimostrare come la Qualità di Vita degli Infermieri sia strettamente correlata al proprio vissuto organizzativo e quanto alcune specifiche circostanze organizzative possano influenzare la salute mentale e la salute fisica diversificatamente per gli uomini e per le donne nonché per i giovani infermieri e per i più anziani. Inoltre, di fondamentale importanza, è risultato essere lo specifico contesto lavorativo. Ambienti di lavoro come le Unità Operative di Medicina, a differenza di particolari contesti come le Camere Operatorie, inducono gli infermieri ad avere una più positiva percezione della propria organizzazione, probabilmente dovuta all’aspetto relazionale e comunicativo che viene ad istaurarsi in questi contesti. Il manuale, infine, darà la possibilità di approfondire le tematiche inerenti la “buona” gestione del personale, di condurre le varie fasi dell’indagine volta alla valutazione dello stato di salute del proprio contesto organizzativo, di usare correttamente il QISO, di elaborare i dati nonché di interpretarne i risultati ottenuti.
Background Organizational health, well-being and quality of life in health care settings are issues of increasing interest for nurse managers. It is important in health care setting to evaluate organizational health of nurses with a method of active listening that will bring out the perception they have about their own organization. Researching in their field of organizational health, managers can analyze their context and define actions that take into account the suggestions of their staff. Objectives During the three-year of the doctoral program it has been designed and implemented a research study with the aim of assessing the organizational health of nurses. The following research objectives have been identified: A. to identify in the literature and eventually to develop or modify a specific instrument for assessing the organizational health of nurses; B. to correlate the organizational health with the quality of life in nurses; C. to identify correlations between organizational health and clinical care contexts; D. to carry out an investigation on a large number of nurses in order to develop a manual for nurse managers. This manual will allow nurse managers to easily assess the organizational health on their working environment. Methods The Nursing Organizational Health Questionnaire (NOHQ), that has been derived from the Multidimensional Organizational Health Questionnaire (MOHQ) has been developed in the present study. The NOHQ underwent to content validity ad was administered to a sample of 1279 nurses. Eighteen dimensions (scales) have been identified by factor analysis each of one showed good psychometric properties of validity and reliability. To reach the second objective of the research, a survey was conducted on a sample of 411 nurses working in the territorial emergency. In this study the NOHQ and the SF-12 (to measure quality of life) were administered. Overall, male nurses had better mental health, better perception of their coordinators and higher appreciation (in terms of effectiveness and organizational efficiency) for their organization. Female nurses complained more psychophysical symptoms and showed more negative indicators of organizational health. For the third objective, 542 nurses were recruited in several university hospital in Italy: 337 nurses were enrolled from Medical Units and 205 from the Operating theaters. In this study it was demonstrated that operating room nurses had lower levels of organizational health and satisfaction than their colleagues working in the Medical Units. Statistical analysis also revealed that the organizational health did not differ among age and gender. With regard to the manual (objective D) a study with 4334 nurses was carried out in several health settings. This manual meticulously explains the different steps to investigate the organizational health in one’s own health context. It also gives procedures to administer the NOHQ, elaborate the data and understand the results. Conclusions The various studies conducted over three years allowed the validation of a new tool to measure the organizational health of nurses. It was possible to demonstrate how the quality of life of nurses is closely related to their organization and how some specific organizational circumstances can affect the mental and physical health in male and female nurses as well as in younger and older nurses. It was also demonstrated how the working context can affect the organizational health in nurses. In the medical units nurses have better organizational health than in the operating theaters; this means that in the first context nurses have a more positive perception of their organization, probably due to the relational and communicational aspects with patients. Finally, the manual will give the opportunity to nurse managers to better manage the personnel, carrying out surveys in their contexts, to properly use the NOHQ, to elaborate the data and to interpret the results.
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3

ZAGHINI, FRANCESCO. "I comportamenti controproduttivi (CWB) e di cittadinanza organizzativa (OCB) degli infermieri a lavoro: Il ruolo del contesto organizzativo." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2015. http://hdl.handle.net/2108/203001.

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4

Perissinotto, Vanessa <1993&gt. "Cultura organizzativa e leadership: il caso Labomar." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15953.

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Abstract:
Panoramica delle componenti della cultura organizzativa evidenziandone gli effetti in ambito aziendale. Focus sul collegamento tra cultura e leadership tramite le principali teorie di leadership e l'influenza del leader nella formazione della cultura dell'organizzazione. Caso pratico dell'azienda farmaceutica Labomar.
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5

Del, Colle Susanna <1989&gt. "Scautismo e cultura organizzativa: valori, comportamenti e capacità." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3340.

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6

MARCAZZAN, ENRICO. "Saggi sulla resilienza organizzativa e strategia di anticipazione." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2022. http://hdl.handle.net/11577/3459410.

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Abstract:
The purpose of this doctoral thesis is to investigate the choice of adopting an anticipation strategy of adversities in the small business context. The first paper is aimed to explore the organisational and individual (entrepreneurial) factors associated with the choice of adopting a strategy that aims to anticipate and prepare for potential threats for the business survival. The second paper is aimed to investigate the outcome of this choice, in terms of firm performance and in relation to the organisational structure. Building on the recent capability-based conceptualisation of resilience, the first paper aims to explore whether the experience of a previous crisis and entrepreneur resilience are associated with Small- and Medium-Sized Enterprises (SMEs’) adoption of different anticipation strategies for adversities. Using original survey data on 959 Italian and German SMEs, the research uses a multinomial logistic regression model in order to test the influence of the prior experience of a crisis and the entrepreneur resilience on the likelihood of adopting different anticipation strategies. The paper shows that the previous experience of a crisis increases the likelihood of regularly adopting proactive but non-formalised anticipation actions while decreasing the likelihood of adopting a pure reactive strategy to adversities; in addition, entrepreneur resilience is nonlinearly associated with anticipation strategies. The main originalities rely on eschewing a pure binary view in relation to the organisational choice of adopting a reactive or a proactive approach toward adversities and on considering the entrepreneur resilience as a factor with both ‘bright’ and ‘dark’ side effects in relation to the anticipation of adversities. The second paper is aimed to investigate the benefit of adopting an anticipation mentality in SMEs. Anticipation of adversities improves the potential resilience of a firm. However, no prominent studies have investigated (1) the influence of the adoption of a strategy that aims to anticipate and prepare for an adversity on the firm performance in a small business context, and (2) the role of the organisational structure in amplifying or diminishing the positive effects of the adoption of an anticipation strategy of adversities. The purpose of this paper is to shed some light on the benefit of building potential resilience in SMEs and the role of the organisational structure. Using an original dataset of 409 Italian SMEs, our research uses a Generalized Structural Equation Modelling in order to test whether the adoption of an anticipation strategy of adversities influences the firm performance and whether there is a mediation effect of the organisational structure. Our paper shows the positive influence of the anticipation and preparation for adversities on the firm performance and the partial mediation effect of the coordination mechanism based on standardisation. The originalities rely on the investigation of the benefit related to the adoption of an anticipation strategy of adversity in small business context out of an actual crisis and the link that we suggest between organisational resilience and organisational structure. Cultivating the potential resilience of the firm and the coordination mechanisms based on standardisation means improving the performance even if an actual crisis does not happen.
The purpose of this doctoral thesis is to investigate the choice of adopting an anticipation strategy of adversities in the small business context. The first paper is aimed to explore the organisational and individual (entrepreneurial) factors associated with the choice of adopting a strategy that aims to anticipate and prepare for potential threats for the business survival. The second paper is aimed to investigate the outcome of this choice, in terms of firm performance and in relation to the organisational structure. Building on the recent capability-based conceptualisation of resilience, the first paper aims to explore whether the experience of a previous crisis and entrepreneur resilience are associated with Small- and Medium-Sized Enterprises (SMEs’) adoption of different anticipation strategies for adversities. Using original survey data on 959 Italian and German SMEs, the research uses a multinomial logistic regression model in order to test the influence of the prior experience of a crisis and the entrepreneur resilience on the likelihood of adopting different anticipation strategies. The paper shows that the previous experience of a crisis increases the likelihood of regularly adopting proactive but non-formalised anticipation actions while decreasing the likelihood of adopting a pure reactive strategy to adversities; in addition, entrepreneur resilience is nonlinearly associated with anticipation strategies. The main originalities rely on eschewing a pure binary view in relation to the organisational choice of adopting a reactive or a proactive approach toward adversities and on considering the entrepreneur resilience as a factor with both ‘bright’ and ‘dark’ side effects in relation to the anticipation of adversities. The second paper is aimed to investigate the benefit of adopting an anticipation mentality in SMEs. Anticipation of adversities improves the potential resilience of a firm. However, no prominent studies have investigated (1) the influence of the adoption of a strategy that aims to anticipate and prepare for an adversity on the firm performance in a small business context, and (2) the role of the organisational structure in amplifying or diminishing the positive effects of the adoption of an anticipation strategy of adversities. The purpose of this paper is to shed some light on the benefit of building potential resilience in SMEs and the role of the organisational structure. Using an original dataset of 409 Italian SMEs, our research uses a Generalized Structural Equation Modelling in order to test whether the adoption of an anticipation strategy of adversities influences the firm performance and whether there is a mediation effect of the organisational structure. Our paper shows the positive influence of the anticipation and preparation for adversities on the firm performance and the partial mediation effect of the coordination mechanism based on standardisation. The originalities rely on the investigation of the benefit related to the adoption of an anticipation strategy of adversity in small business context out of an actual crisis and the link that we suggest between organisational resilience and organisational structure. Cultivating the potential resilience of the firm and the coordination mechanisms based on standardisation means improving the performance even if an actual crisis does not happen.
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VALENTINO, FRANCESCA ROMANA. "STRATEGIE GLOBALI E PROCESSI DI IDENTIFICAZIONE ORGANIZZATIVA: IL CASO NESTLE' PROFESSIONAL." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/868.

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8

CRIPPA, MATTEO ILIS. "Organizzare cure palliative. Una ricerca etnografica sul morire." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/29397.

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Abstract:
La tesi è frutto di una ricerca di tipo etnografico, guidata da alcuni interrogativi in merito alle modalità attraverso cui vengono organizzate le Cure Palliative in contesti di azione. Impiegando dati statistici secondari, traccia un profilo generale di questo fenomeno in Italia e in Europa. Il costrutto concettuale di “dolore totale” è stato identificato come uno degli elementi alla base delle successive elaborazioni teoriche fatte proprie dal mondo delle Cure Palliative. Il lavoro si concentra sullo studio etnografico dei principali contesti che compongono una Rete Locale di Cure Palliative: il processo di cura, che coinvolge operatori, familiari e malati, è stato compreso nei termini di una ri-organizzazione del morire e di produzione di “nuovi modi corretti” per stare accanto al malato, una produzione e riproduzione dei legami sociali nel contesto di una marginal situation, in una fase di crisi delle routine quotidiane. Le Cure Palliative, considerate come disciplina, sviluppano dispositivi di controllo delle azioni e delle relazioni tra esseri umani e gruppi sociali. Considerando il morire alla stregua di un’istituzione e le strutture studiate come parte di campo organizzativo, la ricerca ha richiesto la partecipazione ad alcune delle attività della società scientifica di riferimento (Società Italiana di Cure Palliative), lo studio di una parte della letteratura prodotta in questo campo, nonché il coinvolgimento in tre ampi progetti di ricerca in ambito organizzativo.
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9

Bigi, Nicola <1976&gt. "Semiotica e organizzazione. Un approccio narrativo allo studio dell'identità organizzativa." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1603/1/bigi_nicola.pdf.

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Bigi, Nicola <1976&gt. "Semiotica e organizzazione. Un approccio narrativo allo studio dell'identità organizzativa." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1603/.

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11

CERIMELE, Alberto. "HRM, prassi e performance organizzativa: collegamenti invisibili. Un approccio critico." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2018. http://hdl.handle.net/11695/83536.

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Abstract:
Pressione all’innovazione, globalizzazione, necessità di lavorare velocemente, concorrenza internazionale, logiche di adattabilità e flessibilità: questi sono giorni complessi per le organizzazioni. Interiorizzando, poi, la normalità degli investimenti, dello sviluppo e dell’implementazione delle risorse immateriali e delle risorse umane, per ottenere risultati profittevoli, si ottiene un quadro sempre più complesso. Questo l’obiettivo primario del presente lavoro: studiare il mondo delle connessioni che esistono tra gestione delle persone in azienda ed ottenimento di migliori risultati. Se dal lato delle organizzazioni si assiste ad un incessabile e spaventoso aumento della complessità, dal lato dell’accademia si assiste ad una vera e propria crisi intellettuale, di posizione. La pulsione scientifica verso la comprensione profonda di temi da sfumature immateriali, verso la ricerca statistica ed unificante di collegamenti con le caratteristiche della causalità e la voglia, quasi emotiva, di poter utilizzare liberamente i concetti legati al capitale umano, al capitale intellettuale, ai beni intangibili e alla loro connessione con le performance aziendali, ha creato pensieri divergenti ed ha visto l’applicazione di modelli le cui limitazioni concettuali a monte ne inficiano l’applicabilità universale. Sebbene questo sia stato – ed è – un fertile terreno di scontro piuttosto che un motivo di armonia, Becker et al., nel 1998, hanno portato l’uomo al centro dei modelli strategici tesi all’ottenimento di migliori performance; hanno formalizzato, così, il concetto di connessione tra le buone prassi dello Human Resource Management (HRM) e la performance organizzativa (P). La teorica e la pratica, poi, hanno definito tale concetto HRM-P Link. Figli della produttività, della competizione e della necessità di tagliare costi, assistiamo, però, sempre più all’incardinarsi su sistemi razionali di misurazione, che, nelle sue infinite dimensioni logiche, prende le vesti della pratica comune dell’applicazione di un approccio scientifico radicato nell’accezione di «causalità come regolarità». È proprio in questo momento che si arriva ad un limite e si pongono problemi legati alla razionalità, alla causalità, alla dimensione dei confini entro cui operare e alla definizione di ciò che accede prima e ciò che accade poi. Questo lavoro non ha la pretesa di risolvere le questioni legate al dibattito proprio dello HRM-P Link, né tantomeno di tagliare il nodo gordiano che lo affligge. Al contrario, questo lavoro si inserisce in un contesto preciso, definisce i suoi confini, analizza sfumature e sposa pensieri critici e qualitativi. Aderire alla linea di pensiero immateriale della misurazione qualitativa e della ricerca di connessioni «sovra-connessioni» non vuol dire, comunque, discostarsi dalla razionalità e dall’affidabilità dei dati e delle misurazioni; leggere fatti reali con l’occhio della critica qualitativa fornisce uno spunto diverso sul quale fondare analisi volte a rendere i pensieri più omogenei. In questo ambito, è sposato il principio purista, di stampo critical, secondo cui relazioni costanti, dal punto di vista scientifico, non sono sufficienti per spiegare o stabilire nessi causali. L’idea che tali nessi debbano essere trovati nel mondo dell’immateriale legato ai significati profondi, ai meccanismi, ai poteri ed alle tendenze, è radicato fino al punto da indirizzare l’analisi in un preciso conteso logico e razionale. Questo, quindi, l’obiettivo specifico del presente lavoro: sostenere la ricerca empirica sullo HRM-P Link a divenire ancora più razionale, a radicare le proprie prove empiriche, i propri numeri, nel mare qualitativo fatto di connessioni che non si trovano, ovvero che mostrano una correlazione debole. Spiegare la relazione tra HRM e performance diviene, così, un atto di comprensione generale di dinamiche organizzative, strategiche e manageriali. Un atto in cui la ricerca empirica non contrasta con quella sociale e qualitativa, bensì vi si integra per generare teorie omnicomprensive.
Pressure for innovation, globalization, need to work quickly, international competition, adaptability and flexibility: these are complex days for organizations. Internalizing, then, the normality of investments, the development and implementation of intangible resources and of human resources, to obtain profitable results, we obtain an increasingly complex picture. This is the primary objective of this work: to study the world of connections that exist between managing people in companies and obtaining better results. If concerning organizations there is an incessable and frightening increase in complexity, on the side of the academy there is a real intellectual crisis, of position. The scientific impulse towards the deep understanding of themes from immaterial nuances, towards the statistical and unifying research of links with the characteristics of causality and the almost emotional desire to freely use the concepts related to human capital, intellectual capital, intangibles goods and their connection with performance, has created divergent thoughts and has seen the application of models whose conceptual limitations upstream affect the universal applicability. Although this was - and is - a fertile ground for confrontation rather than a motive for harmony, Becker et al., in 1998, brought the human being into the center of strategic models aimed to obtaining better performances; thus, they formalized the concept of connection between the good practices of Human Resource Management (HRM) and organizational performance (P). The theory and practice then defined this concept HRM-P Link. Sons of productivity, of competition and of the need to cut costs, we are, however, more and more burdened by rational systems of measurement, which, in its infinite logical dimensions, takes the form of the common practice of applying a deeply rooted scientific approach in the sense of «causality as regularity». It is precisely in this moment that we reach a limit and set problems related to rationality, causality, the dimension of the boundaries within which to operate and the definition of what is accessed first and what happens then. This work does not pretend to solve the issues related to the debate of the HRM-P Link, nor to cut the Gordian knot that afflicts it. On the contrary, this work is inserted in a precise context, defines its boundaries, analyzes nuances and marries critical and qualitative thoughts. To adhere to the immaterial line of thought of qualitative measurement and of the research for connections and «over-connections» does not mean, however, to deviate from the rationality and reliability of data and measurements; reading real facts with the eye of qualitative critique provides a different idea on which to base analyzes aimed at making the thoughts more homogeneous. In this context, it is married the purist principle, critical in its spirit, according to which constant relations, from the scientific point of view, are not sufficient to explain or establish causal links. The idea that such links must be found in the world of the immaterial link to the deep meanings, to the mechanisms, to the powers and to the tendencies, is rooted to the point of directing the analysis into a precise logical and rational context. This, then, the specific objective of this work: to support the empirical research on HRM-P Link to become even more rational, to ground their empirical evidence, their numbers, in the qualitative sea made of connections that are not found, or showing a weak correlation. Explaining the relationship between HRM and performance thus becomes an act of general understanding of organizational, strategic and managerial dynamics. An act in which empirical research does not conflict with social and qualitative research, but rather integrates it to generate all-encompassing theories.
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Maschio, Olimpia <1988&gt. "Enterprise Risk Management e struttura organizzativa: analisi dello scenario europeo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3569.

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Abstract:
La tesi verterà sullo studio della gestione integrata del rischio d'impresa. Partendo da un'analisi del Risk Management si arriverà a trattare la gestione integrata del rischio, in particolare approfondendo la componente organizzativa. Per affrontare tale studio verrà inviato a un set d'imprese un questionario finalizzato all'individuazione delle principali chiavi organizzative adottate nell'applicazione della gestione integrata del rischio. Il risultato del questionario, oltre ad analizzare la struttura organizzativa che supporta una corretta gestione del rischio, servirà per fornire i dati necessari a una valutazione del valore di mercato delle imprese intervistate, al fine di individuare se vi sia o meno un legame tra l'adozione del sistema di gestione integrata e il valore di mercato dell'impresa.
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Rota, Cosimo <1978&gt. "La sostenibilità organizzativa dei progetti agricoli di cooperazione internazionale allo sviluppo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/3126/1/ROTA_COSIMO_TESI.pdf.

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Abstract:
The importance of organizational issues to assess the success of international development project has not been fully considered yet. After a brief overview, in 1st chapter, on main actors involved on international cooperation, in the 2nd chapter an analysis of the literature on the project success definition, focused on the success criteria and success factors, was carried out by surveying the contribution of different authors and approaches. Traditionally projects were perceived as successful when they met time, budget and performance goals, assuming a basic similarity among projects (universalistic approach). However, starting from a non-universalistic approach, the importance of organization’s effectiveness, in terms of Relations Sustainability, emerged as a dimension able to define and assess a project success. The identification of the factors influencing the relationship between and inside the organizations becomes consequently a priority. In 3th chapter, starting from a literature survey, the different analytical approaches related to the inter and intra-organization relationships are analysed. They involve two different groups: the first includes studies focused on the type of organizations relationship structure (Supply Chains, Networks, Clusters and Industrial Districts); the second group includes approaches related to the general theories on firms relationship interpretation (Transaction Costs Economics, Resource Based View, Organization Theory). The variables and logical frameworks provided by these different theoretical contributions are compared and classified in order to find out possible connections and/or juxtapositions. Being an exhaustive collection of the literature on the subject is impossible, the main goal is to underline the existence of potentially overlapping and/or integrating approaches examining the contribution provided by different representative authors. The survey showed first of all many variables in common between approaches coming from different disciplines; furthermore the non overlapping variables can be integrated contributing to a broader picture of the variables influencing the organization relations; in particular a theoretical design for the identification of connections between the inter and the intra-organizations relations was made possible. The results obtained in 3th chapter help to defining a general theoretical framework linking the different interpretative variables. Based on extensive research contributions on the factors influencing the relations between organizations, the 4th chapter expands the analysis of the influence of variables like Human Resource Management, Organizational Climate, Psychological Contract and KSA (Knowledge, Skills, Abilities) on the relation sustainability. A detailed analysis of these relations is provided and a research hypothesis are built. According to this new framework in 5th chapter a statistical analysis was performed to qualify and quantify the influence of Organizational Climate on the Relations Sustainability. To this end the Structural Equation Modeling (SEMs) has adopted as method for the definition of the latent variables and the measure of their relations. The results obtained are satisfactory. An effective strategy to motivate the respondents to participate in the survey seems to be at the moment one of the major obstacles to the analysis implementation since the organizational performances are not specifically required by the projects’ evaluation guidelines and they represent an increase in the project related transaction costs. Their explicit introduction in the project presentation guidelines should be explored as an opportunity to increase the chances of success of these projects.
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Rota, Cosimo <1978&gt. "La sostenibilità organizzativa dei progetti agricoli di cooperazione internazionale allo sviluppo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/3126/.

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Abstract:
The importance of organizational issues to assess the success of international development project has not been fully considered yet. After a brief overview, in 1st chapter, on main actors involved on international cooperation, in the 2nd chapter an analysis of the literature on the project success definition, focused on the success criteria and success factors, was carried out by surveying the contribution of different authors and approaches. Traditionally projects were perceived as successful when they met time, budget and performance goals, assuming a basic similarity among projects (universalistic approach). However, starting from a non-universalistic approach, the importance of organization’s effectiveness, in terms of Relations Sustainability, emerged as a dimension able to define and assess a project success. The identification of the factors influencing the relationship between and inside the organizations becomes consequently a priority. In 3th chapter, starting from a literature survey, the different analytical approaches related to the inter and intra-organization relationships are analysed. They involve two different groups: the first includes studies focused on the type of organizations relationship structure (Supply Chains, Networks, Clusters and Industrial Districts); the second group includes approaches related to the general theories on firms relationship interpretation (Transaction Costs Economics, Resource Based View, Organization Theory). The variables and logical frameworks provided by these different theoretical contributions are compared and classified in order to find out possible connections and/or juxtapositions. Being an exhaustive collection of the literature on the subject is impossible, the main goal is to underline the existence of potentially overlapping and/or integrating approaches examining the contribution provided by different representative authors. The survey showed first of all many variables in common between approaches coming from different disciplines; furthermore the non overlapping variables can be integrated contributing to a broader picture of the variables influencing the organization relations; in particular a theoretical design for the identification of connections between the inter and the intra-organizations relations was made possible. The results obtained in 3th chapter help to defining a general theoretical framework linking the different interpretative variables. Based on extensive research contributions on the factors influencing the relations between organizations, the 4th chapter expands the analysis of the influence of variables like Human Resource Management, Organizational Climate, Psychological Contract and KSA (Knowledge, Skills, Abilities) on the relation sustainability. A detailed analysis of these relations is provided and a research hypothesis are built. According to this new framework in 5th chapter a statistical analysis was performed to qualify and quantify the influence of Organizational Climate on the Relations Sustainability. To this end the Structural Equation Modeling (SEMs) has adopted as method for the definition of the latent variables and the measure of their relations. The results obtained are satisfactory. An effective strategy to motivate the respondents to participate in the survey seems to be at the moment one of the major obstacles to the analysis implementation since the organizational performances are not specifically required by the projects’ evaluation guidelines and they represent an increase in the project related transaction costs. Their explicit introduction in the project presentation guidelines should be explored as an opportunity to increase the chances of success of these projects.
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QUARANTA, ENZO. "La misurazione e la valutazione della performance organizzativa nelle Amministrazioni Pubbliche." Doctoral thesis, Università di Foggia, 2014. http://hdl.handle.net/11369/331789.

Full text
Abstract:
A seguito delle recenti e radicali trasformazioni economico-sociali, i Governi nazionali sono stati spinti ad intervenire in modo tempestivo ed incisivo, apportando innovativi cambiamenti anche ai testi legislativi vigenti laddove si è reso necessario modificare – in vario modo e con intensità diverse a seconda del tipo di sistema politico-amministrativo del proprio Paese (Pollitt, Bouckaert, 2011) – il framework entro cui la Pubblica Amministrazione (d’ora in poi P.A.) opera, ovverosia l’assetto politico e istituzionale che definisce le “regole del gioco”, unitamente alle norme che disciplinano il funzionamento della “macchina amministrativa”, nella prospettiva di introdurre i meccanismi operativi tipici delle imprese private, tra cui si citano i sistemi di pianificazione, programmazione e controllo, i sistemi di gestione del personale e i sistemi informativi contabili ed extra-contabili. In tal senso, il Legislatore italiano, da più di venti anni, sta tentando di riformare la P.A. (mediante il processo di “aziendalizzazione”), al fine di ottenere un sistema di aziende pubbliche in grado di operare all’insegna di criteri di efficacia, efficienza e trasparenza/pubblicità (Hood, 2001). Com’è noto, il processo riformatore è stato avviato in Italia con gli interventi normativi sulle Autonomie Locali (la L. n.142 del 1990), sul procedimento amministrativo (la Legge n.241 sempre del 1990) e con le novità sul Pubblico Impiego (D.Lgs. 29 del 1993). L’utilizzo di strumenti organizzativo-gestionali innovativi mutuati dall’esperienza delle imprese private, rappresenta l’output di un lungo e complesso processo riformatore che ha interessato la gestione e l’organizzazione nel comparto pubblico. Il presente lavoro di tesi è incentrato sul tema della performance della P.A. e, in particolare, degli Enti locali. Scendendo nel dettaglio, la research question verte sul grado di adeguamento (compliance) alla Riforma Brunetta dei documenti (output) del “ciclo di gestione” della performance redatti dagli Enti locali italiani. Nella literature review ci si sofferma sulle motivazioni e sui contenuti dei principali interventi legislativi diretti a modificare in maniera significativa i sistemi di programmazione e controllo delle amministrazioni pubbliche italiane per troppo tempo orientati da logiche burocratiche, tese a garantire la regolarità formale degli atti compiuti, ma inadeguati ad assicurare il “buon andamento” della P.A. sotto il profilo dell’economicità della spesa pubblica, dell’efficacia dell’azione collettiva e dell’innalzamento dei livelli di produttività del personale. Si è posta enfasi non solo sul “nuovo” concetto di performance, ma sono state introdotte innovazioni “organizzative” e di “metodo” che consentissero un migliore funzionamento dei sistemi di performance management, tenuto conto anche delle migliori esperienze di altri Paesi avanzati, primo fra tutti il Regno Unito. Si intende, in particolare, fare riferimento all’introduzione dell’allora Commissione indipendente per la Valutazione, l’Integrità e la Trasparenza delle amministrazioni pubbliche-CIVIT (ora Autorità Nazionale Anticorruzione e per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche-ANAC) sulla “falsariga” del National Audit Office (NAO); alla definizione dell’Organismo Indipendente di Valutazione (OIV) come nuovo soggetto deputato alla valutazione della performance all’interno delle singole amministrazioni; alla definizione delle fasi del “ciclo di gestione della performance”; all’identificazione delle caratteristiche che gli obiettivi devono possedere per poter essere considerati utili al processo decisionale; al concetto di performance organizzativa, ovverosia dell’Ente pubblico considerato nella sua interezza, e di performance individuale, da collegare necessariamente al primo; ai vari ambiti di analisi della performance organizzativa (impatti, strategie, qualità, efficienza, ecc.) e di quella individuale, ecc. Dopo un generale inquadramento dell’evoluzione normativa sul tema del performance management delle amministrazioni pubbliche italiane, nella rassegna della letteratura economico-aziendale, si procede alla presentazione ed interpretazione delle principali innovazioni apportate dalla c.d. “Riforma Brunetta”, facendo particolare attenzione alle norme applicabili alle amministrazioni locali, che attengono, tra gli altri, ai seguenti aspetti: i soggetti da coinvolgere nelle attività di misurazione e valutazione delle performance; i requisiti da rispettare nelle procedure di individuazione ed assegnazione degli obiettivi, di costruzione delle misure e di fissazione dei relativi target da raggiungere; la documentazione da predisporre e la strumentazione di supporto da utilizzare; i principi alla base della misurazione e valutazione della performance organizzativa e individuale. Nello specifico, si chiarisce in che modo gli Enti locali hanno declinato nei loro ordinamenti i principi ispiratori della riforma e si illustrano le modalità con le quali si è proceduto a recepire documenti quali “il Piano della Performance” e “la Relazione sulla Performance” previsti come obbligatori solo per talune amministrazioni pubbliche italiane (Ministeri, Enti Pubblici Istituzionali nazionali, ecc.). Tale analisi è stata condotta anche alla luce delle delibere emanate dall’ANAC (già CIVIT) sull’argomento, dal momento della sua istituzione, e delle linee-guida predisposte dall’ANCI. Inoltre, si evidenziano le principali problematiche in atto nelle amministrazioni comunali italiane con riferimento all’integrazione tra il ciclo di programmazione finanziaria e il ciclo della performance. In effetti, i ritardi “legalizzati” nell’approvazione dei documenti finanziari di previsione di certo non aiutano gli operatori della P.A. a programmare con serietà la gestione aziendale, con la conseguenza che l’avvio del ciclo di gestione della performance si realizza quando la chiusura dell’esercizio finanziario è alle porte e non resta che passare al redde rationem di quanto è stato (forse) prodotto. Sul piano empirico, la suddetta research question è stata esplorata su di un campione costituito da trenta Comuni capoluogo di provincia con popolazione superiore a 100.000 abitanti. Dall’universo statistico complessivo, sono stati estratti tali comuni, dal momento che hanno reso disponibile, nella sezione “Amministrazione Trasparente” del proprio sito istituzionale, il Piano della Performance o documenti assimilabili (PEG-PdP). In particolare, i documenti di programmazione, pubblicati nel corso dell’esercizio finanziario 2012 (Piani della Performance 2012-2014 o documenti analoghi del tipo PEGPdP), e quelli di rendicontazione a chiusura del ciclo di gestione della performance 2012 (Relazione sulla Performance 2012) pubblicati nell’anno successivo, sono stati analizzati tramite la content analysis. L’arco temporale, oggetto di indagine, abbraccia gli anni 2012-2013. Questa scelta metodologica si giustifica, a seguito della necessità di analizzare l’intero ciclo di gestione della performance: includendo nell’indagine, oltre la fase della programmazione, anche quella della rendicontazione. Sono state utilizzate le Relazioni sulla Performance 2012 che si sono rese disponibili durante il periodo di svolgimento delle attività di ricerca e, precisamente, fino al 31/12/2013. Non è stato possibile analizzare le Relazioni relative all’esercizio 2013, in quanto saranno disponibili nel corso del 2014. Dal punto di vista metodologico, il grado di adeguamento (compliance) alla Riforma Brunetta dei documenti (output) del “ciclo di gestione” della performance è stato misurato grazie ad un indicatore sintetico appositamente costruito, denominato Performance Index. Tale parametro si fonda su una serie di giudizi di valutazione in merito all’adeguatezza del Piano della Performance e della Relazione sulla Performance pubblicati (o di documenti analoghi). I risultati dell’indagine empirica consentono di formulare alcune proposte di miglioramento del ciclo di gestione della performance dei Comuni esaminati, sotto il profilo dei documenti che “incorporano” le misure di performance. A ben vedere, i Comuni “meno virtuosi”, ovverosia quelli che presentano livelli meno elevati del Performance Index, presentano specifiche caratteristiche, come ad esempio basso ricorso ad appositi indicatori di outcome, scarsa accessibilità dei documenti in parola, mancata indicazione dei valori target da conseguire, ecc. Si è provveduto, inoltre, a verificare l’esistenza di eventuali relazioni di associazione tra lo scoring del Performance Index e talune variabili organizzative/di contesto (relative ai singoli Enti) suggerite dalla letteratura economico-aziendale e manageriale. Dalle evidenze empiriche, emerge che l’istituzione degli Organismi Indipendenti di Valutazione da parte dei Comuni che hanno optato per tale soluzione non ha contribuito – almeno nei due anni osservati (2012-2013) del ciclo di gestione della performance – ad innalzare i livelli di compliance rispetto alle indicazioni della Riforma Brunetta e alle linee-guida emanate dalla CiVIT (ora ANAC). Infatti, la variabile in esame non appare statisticamente significativa. Per quanto attiene al fattore dimensionale, si registra che la dimensione aziendale (numero di abitanti) non sembra incidere sul Performance Index. Pertanto, i Comuni più grandi non presentano necessariamente livelli più elevanti di compliance. Ancora, occorre evidenziare che i livelli più elevati del Performance Index tendono a riscontrarsi nei Comuni dove si registra una maggiore presenza femminile tra i dipendenti. Anche il fattore geografico costituisce un elemento distintivo sotto il profilo dell’adeguamento ai principi e alle indicazioni della Riforma Brunetta, dal momento che i Comuni situati al Nord tendono a conformarsi meglio ai contenuti delle delibere CiVIT e, in particolare, a presentare documenti di programmazione e consuntivi coerenti tra loro. Da ultimo, in termini di prospettive future di ricerca, potrebbe risultare utile estendere l’indagine agli anni successivi, soprattutto nella prospettiva di verificare se il Performance Index migliora nel tempo. La problematica del performance management, purtroppo, è ancora del tutto nuova per numerose amministrazioni locali, sebbene si parli di efficacia e di efficienza, sin dagli inizi degli anni Novanta del secolo scorso (L. 142/90, D.Lgs. 29/93, D.Lgs. 77/95, D.Lgs. 289/99, ecc.). In altri termini, la diffusione di nuove logiche gestionali che pongono enfasi sui risultati richiede tempo, dal momento che è influenzata, tra l’altro, dai comportamenti delle persone che operano nelle singole amministrazioni, non solo a livello di tecno-struttura, ma anche (e soprattutto) nell’ambito degli organi di indirizzo politico-amministrativo. In effetti, la gestione della performance diventa efficace, nel momento in cui si riscontra la presenza di determinate “condizioni abilitanti”, tra cui il commitment politico e amministrativo.
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Bergamin, Laura <1991&gt. ""Il ruolo della progettazione organizzativa nei processi di internazionalizzazione: il reshoring"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8203.

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Abstract:
L'offshoring è il processo di delocalizzazione estera, di determinate attività aziendali, al fine di ottenere maggiori vantaggi.Negli ultimi decenni, tale fenomeno ha assunto sempre maggiore importanza, grazie ai numerosi benefici apportati alle imprese. Tuttavia, un filone di studi si è concentrato sui rischi che comportano questo tipo di strategie. "A lot of CEOs offshored too quickly and too much" questa è l'opinione del noto studioso Michael Porter che riassume le problematiche connesse a questo fenomeno. L'attenzione della stampa internazionale è sempre più focalizzata sui crescenti casi di reshoring, il rientro nel paese di origine delle attività delocalizzate precedentemente.L'obiettivo che si pone il seguente lavoro, è quello di capire le motivazioni alla base di questi progetti di rientro. Gli Stati Uniti e l'Italia sono rispettivamente i due paesi in cui si è verificato il maggior numero di casi di reshoring, pertanto si analizzeranno le diverse modalità organizzative attraverso cui sono state gestite le operazioni di rientro. Verrà inoltre analizzato se il fenomeno del reshoring sia una vera e propria controtendenza oppure se se stia solamente cambiando il modo di intraprendere progetti di offshoring, prestando cioè più attenzione agli obiettivi di lungo termine e non perseguendo solo logiche di contenimento dei costi a scapito di altri elementi molto importanti, come ad esempio la qualità.
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Cinefra, Fabrizio. "L'utilizzo dei social network come strumento di strategia organizzativa all'interno delle aziende." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/1187/.

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ROSAFALCO, ANDREA. "Contrattazione collettiva aziendale e innovazione organizzativa del lavoro. Il caso Tenaris Dalmine." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2022. http://hdl.handle.net/10446/213030.

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Abstract:
Lo studio si propone di indagare, tramite la metodologia dello studio di caso e l'analisi del diritto delle relazioni industriali, se e in che misura oggi la contrattazione aziendale sia in grado di bilanciare la relazione di lavoro in contesti con forte tasso di innovazione organizzativa
This research aims to investigate, through a case study approach and by analyzing norms realized within the scope of industrial relations, whether and how collective bargaining at firm’s level is still able to balance work relations in contexts signed by growing organizational innovation
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Panozzo, Fabrizio. "Complessità organizzativa e funzionamento economico: il sindacato in una prospettiva economico aziendale." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 1995. http://hdl.handle.net/10579/104.

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Salas, Añez Alejandra. "Pratiche Quotidiane di Sostenibilità: Rappresentazioni della Cultura Organizzativa di una Banca Sociale." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3422812.

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Abstract:
Title: Quotidian Sustainability Practices: Representations of the Organisational Culture of a Social Bank The present research offers a qualitative approach for the study of the culture of sustainability in the organization. The work was developed under the epistemological perspective of symbolic interactionism, specifically Blumer, taking into account his approach to sensitizing concepts, that is, concepts constructed from research in the field and representing an intermediate position between the description of experience and the abstract theory. In this regard, the approach to the interactions of employees in the field of work in a Social Bank was proposed, in order to comprehend the construction meaning of sustainability in the organizational context. The ethnographic method was used, remaining a period of six months in the organization. Different strategies were used for data collection: participant observation, 69 semi-structured interviews, and document review. From the analysis, significant data were found: that the bank, having a constitutional basis as a cooperative society, practices a sustainability based on caring for the relationships that the bank establishes through its activities, whether with the environment, the people or with the community. The practices are based on ethical values with a clear orientation to sustainability, said sustainability represents a transversal axis in the work practices and the bank has built an aesthetic of sustainability identity that defines it and differentiates it from the rest of the banks. The economic dimension is oriented towards the “common well-being”, where the meaning of profit extends to the benefits of people in their context.
La presente ricerca offre un approccio qualitativo per lo studio della cultura della sostenibilità nell'organizzazione. Il lavoro è stato sviluppato sotto la prospettiva epistemologica dell'interazionismo simbolico, in particolare Blumer, tenendo conto del suo approccio ai concetti sensibilizzanti, vale a dire concetti costruiti dalla ricerca sul campo e che rappresentano una posizione intermedia tra la descrizione dell'esperienza e la teoria astratta. In questo senso, è stato proposto l'approccio alle interazioni dei dipendenti nel campo del lavoro in una Banca Sociale, al fine di comprendere la costruzione di significato della sostenibilità nel contesto organizzativo. Il lavoro è stato fatto attraverso l’utilizzo del metodo etnografico, rimanendo un periodo di sei mesi nell'organizzazione. Sono state utilizzate diverse strategie per la raccolta dei dati: osservazione partecipanti, 69 interviste semi-strutturate e revisione dei documenti. Dall'analisi sono stati trovati dati significativi: la banca, avendo una base di società cooperativa, pratica una sostenibilità basata sulla cura delle persone e dell’ambiente attraverso le relazioni finanziarie. Le pratiche guidate da suoi valori etici, che hanno un chiaro orientamento alla sostenibilità. La sostenibilità rappresenta un asse trasversale di tutta l’organizzazione. L’economia è fondata sul principio del “bene comune”, quindi la sostenibilità implica profit moderato, e cura delle persone e l’ambiente.
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STRADA, MARUSKA. "Intraprendere percorsi di sostenibilità ambientale nei contesti organizzativi. Significati, sfide e opportunità." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2017. http://hdl.handle.net/10281/153288.

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Abstract:
La presente tesi di dottorato propone un approfondimento sui modi di pensare e agire organizzativi rispetto al tema della sostenibilità ambientale. Il progetto si articola in 4 ricerche interconnesse tra loro, ma finalizzate a coprire specifici obiettivi: La prima ricerca propone una esplorazione del concetto di “sostenibilità ambientale di impresa”, attraverso una rassegna multidisciplinare dei principali contributi sull’argomento presenti in letteratura. Lo studio porta a identificare 19 aree tematiche entro le quali è possibile ricondurre gli argomenti di cui si è occupata la letteratura che si è interessata al tema della sostenibilità ambientale nelle organizzazioni. Le relazioni e le connessioni tra tali aree tematiche sono poi state organizzate in una mappa concettuale. Nel discutere i risultati della rassegna viene sottolineata l’importanza di integrare nella considerazione delle problematica della sostenibilità ambientale una prospettiva “hard” o “tecnica” con una prospettiva “soft” o “umana”. La seconda ricerca presenta un approfondimento, a latere, sui significati relativi ai concetti di “sostenibilità” e di “sviluppo sostenibile”, utilizzando come framework di riferimento la Teoria delle Rappresentazioni Sociali. I significati relativi ai due concetti sono stati esplorati mediante la somministrazione di un questionario a un campione di studenti (n=736), utilizzando il metodo delle associazioni libere. Per entrambi i concetti, viene discussa la centralità del significato ecologico e la presenza di elementi che enfatizzano le dimensioni economica e sociale, nonché le peculiarità differenziali proprie delle due espressioni. La terza ricerca propone una esplorazione preliminare sull’engagement delle aziende nei confronti della sostenibilità ambientale e sull’utilizzo e ruolo della certificazione ISO 14001 quale leva per promuoverla. La ricerca è stata realizzata mediante la somministrazione online di un questionario a un campione di aziende (n=99), con particolare attenzione a imprese del settore logistico. I risultati della ricerca enfatizzano la necessità di: 1) approfondire maggiormente l’esperienza di greening delle aziende; 2) capire come favorire un utilizzo efficace della certificazione ISO14001; 3) esplorare il tema del green nello specifico settore logistico. La quarta ricerca costituisce il “cuore” della tesi ed è finalizzata, da un lato, a meglio qualificare il concetto di “cultura organizzativa green”, dall’altro lato, ad approfondire il ruolo della certificazione ISO 14001 quale leva per il cambiamento in direzione green. Per questo studio è stata utilizzata la metodologia Grounded Theory; sono state coinvolte 15 aziende logistiche e 3 enti di certificazione, svolgendo complessivamente 34 interviste semi-strutturate con consulenti e posizioni apicali. I risultati hanno portato a: 1) proporre una chiara definizione del concetto di “cultura organizzativa green”, individuandone le dimensioni fondamentali; 2) identificare un elenco di best practices, utili per le aziende che vogliono fare della certificazione ISO14001 uno strumento di cambiamento in direzione green. Il presente lavoro evidenzia l’importanza di prestare attenzione al “lato umano” dell’organizzazione – relativo alla gestione e valorizzazione delle risorse umane – e di comprendere i processi di sensemaking attraverso cui le organizzazioni danno senso e significato alla loro esperienza di greening.
This doctoral thesis proposes an in depth investigation of the ways in which organisations “think” and “behave” regarding the topic of environmental sustainability. The research project consists of four interrelated studies, each one aiming to achieve specific objectives: The first study explores the concept of “corporate environmental sustainability”, by means of a multi-disciplinary literature review. The results are synthesised and organised into a conceptual map that displays and integrates 19 areas of research and intervention. The review underlines the importance to integrate a “hard” or “technical” perspective with a “soft” or “human” perspective, when dealing with green issues in organisational contexts. The second study explores the meanings of “sustainability” and “sustainable development”, concepts, using the framework of Social Representations Theory. A questionnaire was administered to a sample of students (n=736). The study underlines the centrality of the ecological meaning, the recognition of the economic and social dimensions, and the specific characteristics ascribed to the two concepts. The third study concerns a preliminary exploration of organisations’ engagement towards environmental sustainability and towards ISO14001 certification. An online questionnaire was administered to a sample of companies (n=99). The results emphasise the need to: 1) in depth study the organisations’ greening experience; 2) understand how to make an effective use of ISO14001 certification; 3) explore organisational greening in the logistics sector specifically. The fourth study represents the “heart” of the thesis and attempts, on one hand, to better qualify the concept of “green organisational culture”, on the other hand, to understand the role of ISO14001 certification as a tool to promote green change in organisations. Grounded Theory methodology was used; 15 logistics companies and 3 certification bodies were involved, conducting 34 semi-structured interviews with top/middle management positions and with consultants. The results brought to: 1) a clear definition and characterisation of “green organisational culture” concept; 2) the identification of best practices for a “good” or “substantial” use of ISO14001 certification. The thesis discusses the importance of the “human side” of organisations – related to individual behaviour and people management – and the need to consider the “sensemaking processes” through which organisations give meaning to their greening experience.
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Brunello, Cinzia <1974&gt. "Le relazioni tra assetto istituzionale, struttura organizzativa e sistemi operativi nelle cooperative sociali." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2003. http://hdl.handle.net/10579/139.

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Abstract:
L'obiettivo della ricerca consiste nell'enucleazione delle dinamiche intercorrenti fra l'assetto istituzionale, la struttura organizzativa e i sistemi operativi delle cooperative sociali, con particolare riguardo alle dinamiche endogene ed ai cicli di auto-alimentazione della gestione, nonché alle interazioni con gli attori sociali determinanti. Il punto di partenza sul quale poggia l'intero costrutto è la visione dell'azienda in chiave unitaria: tale concezione assume rilevanza cruciale nelle imprese sociali, caratterizzate dalla necessità di ricercare un continuo equilibrio dinamico tra economicità e socialità al fine di garantire, oltre al raggiungimento degli scopi istituzionali, la sopravvivenza e lo sviluppo dell'ente nel tempo. Il lavoro è composto da due parti: la prima riferita alla analisi della letteratura di riferimento, la seconda all'indagine empirica che ha consentito lo studio di sette casi di cooperative sociali. Le cooperative analizzate sono state raggruppate in quattro insiemi in base alla loro maggiore o minore propensione a generare utilità sociale secondo tre fattori: la presenza di altri concorrenti, l'acquisto di fattori produttivi a condizioni di mercato ed il livello di correlazione dei prezzi di vendita ai costi sostenuti. Le ipotesi assunte a base della ricerca sono le seguenti: 1) l'esistenza di un legame tra la partecipazione diffusa dei soci alle politiche aziendali e una struttura organizzativa snella e contenuta; 2) la presenza di strumenti manageriali più sofisticati e la disponibilità di maggiori informazioni gestionali nelle cooperative caratterizzate da una partecipazione democratica dei soci e da strutture organizzative contenute; 3) la partecipazione attiva a reti inter-organizzative da parte di cooperative fondate sul principio di partecipazione democratica e con organizzazioni medio-piccole; 4) la gestione maggiormente equilibrata delle tensioni contrapposte tra la spinta economica e quella verso la massimizzazione dell'utilità sociale da parte delle cooperative che verificano la seconda ipotesi. Rispetto ai quattro insiemi indicati il terzo è quello che risponde in modo maggiormente positivo alle ipotesi di partenza. E' emerso che le cooperative che vi appartengono si caratterizzano per i seguenti aspetti: 1) ampia partecipazione dei soci alle politiche aziendali, imprenditorialità diffusa e struttura organizzativa contenuta e dinamica. Organizzazioni snelle sembrano favorire la partecipazione democratica dei soci, la quale, a sua volta, incide positivamente sulla loro assunzione di responsabilità e la loro imprenditorialità. Questi elementi contribuiscono a determinare una maggiore soddisfazione dei soci e un moderato tasso di turn-over; 2) disponibilità di maggiori informazioni interne e di strumenti di programmazione e controllo più sofisticati. Tutto questo si giustifica con la necessità dei soci-imprenditori di disporre di tempestive informazioni per poter intervenire direttamente nei processi aziendali; 3) politica di sviluppo per vie esterne, con partecipazione attiva a diverse reti inter-organizzative, in particolare ai consorzi. Tale scelta sembra essere motivata dalla volontà di mantenere le dimensioni dell'ente medio-piccole al fine di facilitare la partecipazione dei soci alla vita aziendale e di salvaguardare il principio di democraticità; 4) gestione maggiormente equilibrata delle tensioni economiche e sociali generata grazie all'attivarsi di un circolo virtuoso tra l'assetto istituzionale (fondato sulla partecipazione democratica dei soci), la struttura organizzativa (contenuta, snella, dinamica) e gli strumenti operativi (che favoriscono la diffusione delle informazioni). La partecipazione allargata e democratica dei soci alle decisioni dell'impresa rappresenta la vera spinta propulsiva verso un sistema ad imprenditorialità diffusa e di condivisione delle politiche aziendali. Non sembra casuale il fatto che dove v'è la presenza di questi elementi si riscontrino risultati positivi in termini sia economicopatrimoniali sia di efficacia sociale e di consenso esterno.
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De, Vivo Giulia. "Flussi di conoscenza organizzativa: reti di apprendimento tra sistemi automatici e pratiche di comunità." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/4484/.

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Dal, Molin Alberto <1997&gt. "La digitalizzazione dell'industria manifatturiera: gli effetti sulla struttura organizzativa e sui modelli di business." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20329.

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Abstract:
Dalla seconda metà del ventesimo secolo, la produzione industriale dei Paesi avanzati è entrata in una fase di lento e progressivo declino. Recentemente, tuttavia, si sono verificati degli sviluppi tecnologici e sociali che stanno accompagnando il settore manifatturiero verso una nuova fase, caratterizzata dalla centralità assunta dal consumatore finale e dai Big Data. La diffusione di innovative soluzioni tecnologiche - quali Internet of Things, realtà aumentata, intelligenza artificiale e cloud computing - ha infatti richiesto una profonda evoluzione dell’impresa, non limitata all’aspetto tecnico, ma riguardante ogni ambito della realtà aziendale. E’ quindi divenuta necessaria una rielaborazione della struttura organizzativa aziendale, allo scopo di governare le inedite modalità di integrazione tra il fattore umano e gli strumenti tecnologici. Questa evoluzione rappresenta una questione critica per la trasformazione digitale delle imprese, poiché l’introduzione delle suddette innovazioni viene spesso osteggiata dal personale, che le percepisce come una minaccia alla propria funzione nell’azienda; al contrario, invece, numerosi studi suggeriscono come queste tecnologie offrano interessanti opportunità non solo per rendere più efficiente l’azienda nel suo complesso, ma per rendere più efficace lo stesso lavoro umano, migliorando le condizioni di lavoro e consentendo al personale di dedicarsi ad attività a maggior valore aggiunto. Le innovazioni nell’ambito delle telecomunicazioni, inoltre, hanno evidenziato l’importanza della collaborazione tra i partner della catena del valore, al fine di ottimizzare il flusso informativo e conseguire benefici in termini di flessibilità ed efficienza produttiva. Anche in questo caso, emerge come l’adozione acritica delle innovazioni tecnologiche non sia sufficiente a raggiungere i benefici attesi, ma necessiti di un coerente approccio aziendale. Il presente elaborato si pone quindi l’obiettivo di indagare come una completa ed efficace implementazione delle tecnologie innovative necessiti della contestuale adozione di moderni modelli di business, capaci di delineare un nuovo equilibrio organizzativo e di affrontare l’attuale contesto economico, caratterizzato da elevata variabilità ed incertezza.
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MORLACCHI, CHRISTIAN. "Processi di Isomorfismo Coercitivo e riflessi di progettazione organizzativa: uno studio del settore assicurativo italiano." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/971.

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Abstract:
I sistemi finanziari si sono sempre contraddistinti per la loro natura fiduciaria e il ruolo di sostegno alla stabilità dei mercati (Bianchi, 2002). Quanto affermato giustifica il verificarsi, in determinati contesti di mercato, di crisi economiche di portata straordinariamente ampia. Il legislatore italiano, quindi, al fine di favorire uno sviluppo controllato del settore, negli ultimi anni ha rivolto il focus della regolamentazione normativa verso l’individuazione e la prevenzione di diversi rischi tipici di settore, soprattutto quelli legati all'operatività e quelli di tipo legale e reputazionale. In questo contesto, la teoria dell’Isomorfismo coercitivo si colloca per comprendere quali siano i motivi di adeguamento delle organizzazioni a normative ai fini della legittimazione nei confronti dell’ambiente in cui operano. La ricerca si pone quindi l’obiettivo di indagare i riflessi organizzativi e di governance delle imprese di assicurazione, legati a un processo di isomorfismo coercitivo attraverso la teoria della dipendenza dalle risorse, in particolare quelle reputazionali.
Financial Services are always being recognized like robustness and trust institutions (Bianchi 2002). In fact they always give a fundamental contribute to the stability of economic and social environment. This fact in some conditions, like the present ones, has often created very large financial crisis. More than in the past Italian laws in the financial services, aim at prevent some risk like operational, compliance and reputational ones. The theory of Coercive Isomorphism aim at explains how the organizations try to legitimate themselves towards their social and economic environment. In this direction the study aim at analyzed how coercive isomorphism had influenced the organizational design in the Italian insurance sector. In order to explain this process I used the RBV (Resource Based View) theory to explain how reputation could be a very strategic resource to gain robustness and trust in financial institutions after the crisis, so I analyzed how organization build reputation trough the processes compliance to the new law.
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Polo, Marta <1990&gt. "Innovazione organizzativa in Sanità: l'accentramento dei servizi tecnico-amministrativi e il modello degli Shared Services." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8950.

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Abstract:
Negli anni più recenti, fenomeni quali l’invecchiamento della popolazione, l’esplosione della cronicità e l’evoluzione tecnologica, uniti all’attuale crisi economica e ai vincoli di finanza pubblica sempre più stringenti, stanno spingendo le Regioni italiane alla ricerca di tecniche di gestione volte a garantire un’erogazione efficace, efficiente ed economica dei servizi sanitari pubblici, al fine di giungere alla piena sostenibilità dei propri SSR. In particolare, si ritiene che una radicale riorganizzazione dei servizi tecnico-amministrativi di supporto alla funzione sanitaria, orientata alla centralizzazione, possa condurre ad un significativo recupero di efficienza. A fronte di questo scenario, molte Regioni italiane stanno implementando trasformazioni istituzionali dei propri SSR. Lungo questa direzione, i governatori della Regione Veneto hanno recentemente proposto alla Presidenza del Consiglio il Progetto di Legge n. 23, il quale disciplina l’istituzione dell’Azienda Zero, nuovo Ente di Governance della Sanità veneta, con funzioni di indirizzo strategico e coordinamento, nonché di gestione accentrata dei servizi tecnico-amministrativi di supporto, allo scopo di ridurre i costi e recuperare efficienza, attraverso il conseguimento di economie di scala e di specializzazione. In particolare, gli obiettivi e i benefici dell’Azienda Zero possono essere interpretati sulla base della logica del modello organizzativo, di origine statunitense, degli Shared Services - servizi condivisi, attraverso il quale una nuova unità semi-autonoma, definita Shared Service Centre, eroga una serie di servizi di supporto in modo condiviso alle diverse unità dell’azienda a cui fa capo.
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Ramundo, Giulia <1993&gt. ""LE FRECCE TRICOLORI: TRA EMOZIONE E PRECISIONE ORGANIZZATIVA - Le manifestazioni aeree e le Autorità competenti"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14793.

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Abstract:
L'elaborato finale dal titolo "LE FRECCE TRICOLORI: TRA EMOZIONE E PRECISIONE ORGANIZZATIVA - Le manifestazioni aeree e le Autorità competenti" mira a descrivere esaustivamente l’apparato organizzativo che si cela dietro una manifestazione aerea, sia essa nazionale o internazionale, a cui prende parte la Pattuglia Acrobatica Nazionale. Il punto di partenza è un breve ma esaustivo excursus che ripercorre le tappe di sedimentazione del più famoso Gruppo di volo rappresentante la nostra Nazione: da Rino Corso Fougier e l'origine del volo acrobatico collettivo alle prime pattuglie acrobatiche italiane; dalla nascita della P.A.N al suo attuale assetto istituzionale. Il compito principale delle Frecce Tricolori è quello di rappresentare l’Aeronautica Militare e l’intero Paese sia in Italia che all’Estero ed è fondamentalmente in occasione di manifestazioni aeree di spicco che questo compito viene adempiuto. La riuscita di una manifestazione dipende principalmente da un’adeguata cooperazione tra Ente Militare ed Ente Civile ed è a partire da questo presupposto che il secondo capitolo dell’elaborato – dopo alcune importanti considerazioni sullo spazio aereo, il diritto di aeronavigazione e l’ICAO - spiegherà come due autorità apparentemente così distanti come l’Aeronautica Militare, gestore del traffico aereo operativo e l’Ente Nazionale Assistenza Volo (ENAV), gestore del traffico aereo civile, si coordinino e operino simultaneamente nel garantire la sicurezza. Il terzo e più significativo capitolo si concentrerà sulle modalità di organizzazione di una manifestazione aerea internazionale, precisando le responsabilità dell'organizzatore e delineando, attraverso una sintesi dei punti chiave di particolari direttive, le norme di sicurezza che devono essere necessariamente tenute in considerazione durante il processo organizzativo.
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Pantalone, Marco. "La resilienza organizzativa in contesti ad elevata competizione: aspetti teorici ed evidenze empiriche attraverso analisi delle reti." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5029/.

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Bombardelli, Anna <1988&gt. "Centrale Fies: un centro di creazione e produzione delle arti contemporanee. Analisi della realtà organizzativa e culturale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4537.

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Abstract:
Questa tesi di laurea magistrale nasce da un periodo di tirocinio universitario svolto presso Centrale Fies, che mi ha permesso di conoscere la struttura e di approfondire il suo funzionamento ed organizzazione. Centrale Fies è centro di creazione e produzione dell'arte contemporanea in Provincia Autonoma di Trento. La particolarità della struttura nasce dal binomio fra arte ed energia prodotta dall'acqua. Centrale Fies occupa infatti da diversi anni alcune sale che un tempo erano adibite alla produzione di energia all'interno degli spazi di una centrale idroelettrica parzialmente ancora funzionante. Nel primo capitolo si forniranno gli strumenti necessari per comprendere l'ambiente, la struttura territoriale nel quale Centrale Fies è inserita e l'offerta culturale e sportiva del Trentino. Successivamente sarà possibile approfondire la storia della centrale di Fies costruita all'inizio del Novecento, l'attività del centro artistico e capire il complesso iter che ha permesso alla struttura artistica di farsi conoscere ed apprezzare in tutti questi anni dal pubblico e dagli addetti ai lavori. Moltissime sono le attività prodotte: le due più famose e radicate sono il Festival Drodesera che ha raggiunto la trentatreesima edizione e Fies Factory un progetto artistico che sostiene sette artisti-compagnie che in questi anni hanno raggiunto traguardi importanti in campi artistici eterogenei, facendosi conoscere ed apprezzare nel panorama sia italiano che internazionale. Viene poi analizzato il festival, l'aspetto creativo ed organizzativo, compreso il risultato economico ed il confronto fra le edizioni 2011 e 2012. Vi sarà poi la possibilità di soffermarsi brevemente sulla partecipazione di alcuni degli artisti che compongono la Factory di Centrale Fies alla Biennale di Venezia, rispettivamente in campo teatrale ed in campo artistico. Infine si descriverà il network europeo APAP del quale Centrale Fies è l'unico partner italiano assieme ad altre sette realtà artistiche europee per il progetto di durata quinquennale (2011-2016) Performing Europe.
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BARBAROSSA, STELLA. "Per una rigenerazione totale dell'isola: il Partito sardo d'azione e la sua ripresa politica e organizzativa (1943/1969)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2022. http://hdl.handle.net/11584/328754.

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Abstract:
The research work was inserted in a historiographical context, that of the island's political history after World War II, which is still partially incomplete. The events of political parties and movements in Sardinia, in fact, have been the subject of specialist studies only in recent years, works that have allowed a more precise knowledge of the political, social and economic reality of the island after World War II. It is from these premises that the research project "For a total regeneration of the island" comes into play. The Sardinian Action Party and its political and organizational revival (1943-1969), aimed at the reconstruction and evolution of the Psd'a through unpublished documentary sources made available today and preserved at the headquarters of the Sardinia Foundation in Cagliari (this documentary heritage is recently declared by the Archival Superintendency of Sardinia of particularly important historical interest). The archive is made up of various collections, three of which, the Sardinian Action Party, Pietro Melis and Giovanni Battista Melis funds, were at the center of the research project. The unpublished documentation, together with that preserved in the state archives of Cagliari and Nuoro - fundamental for the framing of the events in the wider Sardinian social, economic and cultural context - has allowed a precise reconstruction of the political evolution of the party since its reconstitution in the postwar years to those of the start of the Renaissance Plan, an important economic season that marked the start of the industrialization process of Sardinia. Attention was focused on various aspects: the relationship between PSDA and leftist parties; the ability to disseminate and be rooted in the territory; the political organization and the guidelines of the party, thanks to the precise reports and minutes of the regional congresses. Particular importance was given to the industrialization process of Sardinia, which hit the island coinciding with the decade of Pietro Melis at the helm of the craft and industry department (1955-1965); Melis, a leading exponent of the PSDA, was in fact also one of the undisputed protagonists of the start of the industrialization process and of the economic and social revitalization of the Sardinian region.
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Dall’Agata, Claudia <1967&gt. "Innovazione organizzativa e istituzionale della pubblica amministrazione. Un approccio interpretativo e l'analisi di un dispositivo partecipativo nel settore della cultura." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1420/1/dall%27agata_claudia_tesi.pdf.

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Abstract:
The thesis aims at inquiring into the issue of innovation and organizational and institutional change in the public administration with regard to the increasingly massive adoption of participatory devices and practices in various arenas of public policies. The field of reference regards transformations of the types of public actions and regulation systems, concerning governance. Together with the crisis of the public function and of the role played by the insitutions what is emerging are different levels of governement, both towards an over national and a local direction, and a plurality of social interlocutors, followed by a post-bureaucratic pattern of the public administration that is opening itself in the direction of environment and citizens. The public adminstration is no longer considered an inert object within the bureaucratic paradigm but as a series of communicative processes, choices, cultures and practices that actively builds itself and the environment it interacts with. Therefore, the output of the public administration isn’t the simple service being supplied but the relationship enacted with the citizen, relationship that becomes the constituent basis of adminstrative processes. The intention of thesis is to take into consideration the relation between innovation of the public administration and participatory experimentations and implementations regarded as exchanges in which citizens and the public administration hold talks and debates. The issue of the organizational change of the public administration as output and effect of inclusive deliberative practices has been analysed starting from an institutionalist approach, in other words examining the constituent features of institutions, “rediscovering” them with regard to their public nature, their ability to elaborate collective values and meanings, the social definition of problems and solutions. The participatory device employed by the Forlì city council that involved enterprises and cultural associations of the area in order to build a participatory Table, has been studied through a qualitative methodology (participant observation and semi-strutctured interviews). The analysis inquired into the public nature both of the participatory device and the administrative action itself as well as into elements pertaining the deliberative setting, the regulative reference framework and the actors which took part in the process.
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Dall’Agata, Claudia <1967&gt. "Innovazione organizzativa e istituzionale della pubblica amministrazione. Un approccio interpretativo e l'analisi di un dispositivo partecipativo nel settore della cultura." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1420/.

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Abstract:
The thesis aims at inquiring into the issue of innovation and organizational and institutional change in the public administration with regard to the increasingly massive adoption of participatory devices and practices in various arenas of public policies. The field of reference regards transformations of the types of public actions and regulation systems, concerning governance. Together with the crisis of the public function and of the role played by the insitutions what is emerging are different levels of governement, both towards an over national and a local direction, and a plurality of social interlocutors, followed by a post-bureaucratic pattern of the public administration that is opening itself in the direction of environment and citizens. The public adminstration is no longer considered an inert object within the bureaucratic paradigm but as a series of communicative processes, choices, cultures and practices that actively builds itself and the environment it interacts with. Therefore, the output of the public administration isn’t the simple service being supplied but the relationship enacted with the citizen, relationship that becomes the constituent basis of adminstrative processes. The intention of thesis is to take into consideration the relation between innovation of the public administration and participatory experimentations and implementations regarded as exchanges in which citizens and the public administration hold talks and debates. The issue of the organizational change of the public administration as output and effect of inclusive deliberative practices has been analysed starting from an institutionalist approach, in other words examining the constituent features of institutions, “rediscovering” them with regard to their public nature, their ability to elaborate collective values and meanings, the social definition of problems and solutions. The participatory device employed by the Forlì city council that involved enterprises and cultural associations of the area in order to build a participatory Table, has been studied through a qualitative methodology (participant observation and semi-strutctured interviews). The analysis inquired into the public nature both of the participatory device and the administrative action itself as well as into elements pertaining the deliberative setting, the regulative reference framework and the actors which took part in the process.
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Toninelli, Ruben. "Dal medico di medicina generale al sistema integrato delle cure primarie: analisi e progettazione dell'architettura organizzativa di un modello in evoluzione." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6723/.

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Abstract:
L'oggetto della tesi è la costruzione di un modello organizzativo e funzionale per le nuove strutture previste a livello nazionale per l'assistenza primaria e denominate Unità Complesse di Cure Primarie (UCCP). Il modello è composto da un profilo organizzativo, un'architettura funzionale e un sistema di indicatori per il monitoraggio di un insieme di prestazioni rilevanti.
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Babini, Nicola. "Razionalizzazione dei processi tecnici nei modelli di business "Engineering To Order": il caso Fabio Perini S.p.A." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Il presente elaborato è il frutto della mia esperienza lavorativa presso la sede bolognese dell’azienda Fabio Perini S.p.A. ed ha come obiettivo principale quello di razionalizzare i processi interni di ufficio tecnico e di andare a risolvere le criticità legate alla gestione delle richieste di customizzazione del macchinario. Da qualche anno il management si è trovato ad aver a che fare con una struttura un po' ingessata a livello di ufficio tecnico. Il cervello pensante dell’azienda funziona, purtroppo e per fortuna, a livello totalmente trasversale tra le funzioni. Si può ben capire che la mole di lavoro che l’UT è destinato a fronteggiare giorno dopo giorno può, soprattutto in momenti particolari dell’anno come agosto e fine anno, rappresentare un collo di bottiglia per l’intera azienda. L’obiettivo finale di questo primo progetto è dunque quello di rendere più efficienti i processi interni dell’ufficio tecnico, relativamente al problema delle richieste cliente, liberando così le ore che sarebbero state altrimenti a non valore aggiunto, riallocandole poi successivamente su attività a valore aggiunto. Si è POI deciso di non limitare l’attività di cambiamento alle sole richieste RK, ma, parallelamente, anche alla parte standard del macchinario. I costi standard del macchinario, se errati, portano senza alcun dubbio ad una perdita fissa di CM1 già in partenza. L’obiettivo finale di questo secondo progetto è sempre stato quello di rendere più efficienti i processi interni e di liberare così ore a non valore aggiunto.
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CARAGLIANO, SIMONA. "Societa e disastri naturali : la vulnerabilita culturale ed organizzativa nelle politiche di prevenzione dei rischi : meccanismi di attivazione e costruzione dell'azione preventiva." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2005. http://hdl.handle.net/11578/278203.

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Maiello, Giuseppe <1989&gt. "La prospettiva del riordino automatico nella logistica della Grande Distribuzione Organizzata. Tra cambiamento culturale e cambiamento organizzativo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5307.

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Abstract:
Il fenomeno della rottura di stock a scaffale è sempre più visto come un danno all'immagine ed alla qualità del servizio di un'insegna della distribuzione. In questa prospettiva è possibile trasformare la criticità dell'OOS in una potenziale opportunità competitiva e distintiva per le aziende in questione: il riordino automatico si propone come strumento per ridurre il fenomeno del vuoto a scaffale e risolvere in modo equilibrato il trade-off di natura logistica (alti livelli di servizio e riduzione dei costi operativi).
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Favaro, Riccardo <1991&gt. "Il nuovo sales manager: impatto delle Competenze e dei Comportamenti di Cittadinanza Organizzativa sul controllo interno ed esterno nella logica del channel management." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/7314.

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Abstract:
Il sales manager ha il compito di esercitare il controllo consentendo al proprio team e all’azienda di raggiungere gli obiettivi prefissati. Tuttavia, a causa della dinamicità dell’ambiente di mercato globale, non è sufficiente che possegga le competenze necessarie a guidare il proprio team bensì deve saper estendere la propria influenza verso l’esterno al fine di creare politiche di sviluppo comuni per le aziende-partner di canale. Ciò ha condotto a una profonda modificazione del ruolo che ha progressivamente assunto una serie di connotazioni che lo rendono ibrido, frutto della commistione con varie aree aziendali e sempre più aperto verso il channel management. Le ultime tendenze prevedono che il sales manager sia un soggetto maggiormente dinamico, con una precisa valenza strategica e sempre più lontano dalla figura di semplice “supervenditore” legata ai modelli di sales management del passato. Questa tesi, partendo dalle indagini di Piercy et al. (2012) e Mehta et al. (2000), si pone l’obiettivo di verificare come venga esercitato il controllo interno ed esterno da parte dei sales manager operanti nei territori delle province di Padova e Treviso e intende far progredire il dibattito scientifico in materia di sales e channel management unendo e incrociando i risultati ottenuti rispondendo a inediti quesiti di ricerca.
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Bernardi, Erika. "Gestione della diversità. Modelli ed evidenze empiriche." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426533.

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Abstract:
The importance of diversity management subjects is growing more and more in these last years, because migration phenomena, business internationalization and globalization create a diverse workforce. The main objective of this research is to identify which are the major and necessary requirements to implement diversity management policies in organizations successfully. The research project is divided into four steps. First of all a preliminary and extensive literary review has been realized. It has allowed defining the subjects of biological, social and economic diversities and of diversity management, their main streams of research and their key characteristics. Then it has been possible to map and to classify the main models for diversity management. The models are characterized by the typology of diversity policies implemented and by the types of diversity managed (gender or cultural diversities). The analysis of models allows highlighting an important research gap: the all models analyzed study marginally the necessary requirements to manage diversity successfully. This gap draws this research in that direction. In the second step of analysis it has been realized a second literary review dedicated to the major elements which are the main requirements to manage diversity efficiently. This second literary analysis allows identifying organizational culture, integration cultural values and the managerial skills as main requirements. Afterwards the theoretical model of study for this research has been carried on. This model has guided the empirical research. The model is made up of three variables identified in literature: organizational culture, integration cultural values and managerial skills. Among these variables some causal relations have been hypothesized. Also the causal relations have been verified in the empirical research. The theoretical model of study is made up of other two variables – diversity integration instruments and organizational implementation of diversity. These last two variables haven’t been studied in this research because they are much more analyzed in the existent literature. In order to verify the validity of the model, of its variables and of the causal hypothesized relations among variables, it has been conducted an empirical research. The research methodology is the multiple case studies, while the semi-structured interview and questionnaire are the instruments utilized for data collection. The companies involved in the research project are four important international and multinational ones. The research unit of case studies is the multicultural working groups, located in Italy or in foreign countries. The empirical research was articulated into two phases. The fist one is a preliminary analysis realized by semi-structured interviews directed to human resource managers. It allows testing that organizational culture, integration cultural values and managerial skills are the major requirements for implementing diversity management policies successfully. The study of some multicultural working groups of companies was the second phase of empirical research; data collection instrument was the questionnaire. The data collected have been analyzed with SPSS®. In order to test the model, it has been developed a measurement model with the statistical techniques as linear bivariate correlation and linear multiple regression. The two phases of empirical research allow obtaining important results of research with both theoretical and managerial implications: from the theoretical point of view: it has been verified that organizational culture, integration cultural values and managerial skills are the major requirements to implement diversity management policies successfully and efficiently; the validity of theoretical model of study has been verified empirically as well; from the managerial point of view: the research allows identifying the best organizational culture and managerial skills that facilitate the introduction of an organizational culture of integration.
Il tema della gestione della diversità sta acquistando sempre maggiore importanza in un momento come questo in cui fenomeni migratori, internazionalizzazione delle aziende e globalizzazione dei mercati rendono la forza lavoro caratterizzata da una notevole diversità. L'obiettivo principale della ricerca è stato individuare quali fossero i requisiti necessari per implementare con successo politiche di gestione della diversità all’interno delle organizzazioni. Il progetto di ricerca è stato suddiviso in quattro fasi. Durante la prima fase è stata eseguita una ricerca bibliografica che ha permesso di realizzare un quadro di sintesi sui temi della diversità – biologica, sociale ed economica – e della gestione della diversità evidenziandone i principali filoni di studio e le caratteristiche più importanti. Inoltre in questa prima fase di analisi sono stati mappati e classificati i principali modelli per la gestione della diversità che si differenziano per le pratiche implementate e per le diversità affrontate (di genere e culturale). Lo studio dei modelli ha consentito di evidenziare un importante gap: tutti i modelli affrontano solo marginalmente lo studio dei requisiti necessari per una gestione efficace delle diversità. Tale incompletezza ha spinto a concentrare la ricerca proprio su questi aspetti. Nella seconda fase della ricerca è stata eseguita una seconda analisi della letteratura maggiormente focalizzata sugli elementi che costituiscono i requisiti principali per un’efficace gestione delle diversità. L’analisi ha permesso di identificare nella cultura organizzativa, nei valori culturali di integrazione e nelle competenze del management tali requisiti. Successivamente il progetto di ricerca si è esplicitato nell’elaborazione del modello teorico di studio che ha guidato tutta l’analisi empirica. Il modello elaborato è costituito dalle tre variabili individuate in letteratura: cultura organizzativa, valori culturali di integrazione e competenze manageriali. Tra queste sono stati ipotizzati nessi causali che sono stati verificati nella successiva fase empirica della ricerca. Infine il modello è completato da altre due variabili – strumenti per l’integrazione delle diversità e implementazione delle diversità. Queste ultime variabili e le loro relazioni non sono state studiate in questa ricerca in quanto ampiamente analizzate in letteratura. Al fine di testare la validità del modello, delle variabili che lo costituiscono e dei nessi causali ipotizzati è stata condotta una ricerca empirica. La metodologia di ricerca utilizzata è quella dei casi studio multipli, mentre la raccolta dei dati è stata eseguita mediante interviste semi-strutturate e questionario. Le aziende coinvolte nel progetto di ricerca sono quattro importanti realtà industriali internazionali e multinazionali. I casi studio hanno avuto come unità di indagine i gruppi di lavoro multiculturali dislocati in Italia e all’estero. La verifica empirica si è articolata in due fasi. Una prima indagine preliminare condotta mediante interviste semi-strutturate rivolte ai responsabili delle risorse umane ha permesso di verificare che effettivamente cultura organizzativa, valori culturali di integrazione e competenze manageriali sono dei fattori importanti su cui agire per implementare le politiche di gestione della diversità. La seconda parte della ricerca empirica si è focalizzata sullo studio di alcuni gruppi di lavoro multiculturali; la raccolta delle informazioni è avvenuta mediante questionario. I dati raccolti sono stati analizzati con l’ausilio del software statistico SPSS®. Per il test è stato sviluppato un modello di misura mediante l’utilizzo di tecniche statistiche quali la correlazione lineare e l’analisi di regressione lineare multipla. Le due fasi della ricerca hanno permesso quindi di pervenire a importanti risultati che hanno sia implicazioni teoriche che manageriali: da un punto di vista teorico: è stato verificato che cultura organizzativa, valori culturali di integrazione e competenze manageriali costituiscono i principali requisiti per una efficace implementazione di politiche di gestione della diversità; inoltre è stata verificata empiricamente la validità del modello teorico che lega tra loro tali variabili; da un punto di vista pratico: la ricerca ha permesso di individuare la cultura organizzativa e le competenze manageriali che meglio di altre facilitano l’introduzione di una cultura organizzativa di integrazione.
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Carullo, G. "IL CONDIZIONAMENTO DEL DIRITTO EUROPEO SULL¿ORGANIZZAZIONE PUBBLICA DEI SERVIZI ECONOMICI. STUDIO SUI LIMITI DERIVANTI DAL DIRITTO DELL¿UNIONE EUROPEA ALLA DISCREZIONALITÀ ORGANIZZATIVA, TRA AUTOPRODUZIONE ED ESTERNALIZZAZIONE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/258171.

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Abstract:
The research focuses on the way in which European law influences the discretionary decisions of national Authorities in the organization of services of general economic interest (hereinafter referred to as “SGEI”). In general terms, to ensure the European compatibility of a model of organization to be adopted to carry out a SGEI, it must be verified that the organizational formula chosen complies with the internal market. Various institutions of European law come into play, both of primary and secondary legislation: the rules on public tender procedures, the new legislation on the “public contracts between entities within the public sector” (art. 12, Directive 2014/24/EU, and the similar provisions in Directives 2014/23/EU and 2014/25/EU), the case-law on public-private partnerships, and the rules on State aids. The phenomenon is particularly interesting since it involves immediate repercussions on the exercise of discretionary powers. The fact that National Authorities must act coherently with the internal market rules implies that the decisions taken on the organisation of SGEI must be consistent with such market. Therefore, all decisions must consider that the service will be provided in the context of a free economy and a pro competitive environment. This means that the decisions on the organisation of SGEI must always state the reasons on which they are based. In particular, it is necessary to clarify why the organizational model chosen is deemed viable having regard to the framework deriving from the European competition principles. As a consequence, a decision to adopt a given organizational model may be contested if no adequate reasons are given to support it. European competition principles may thus be relevant in a “judicial review procedure”. In this context, the applicant could seek the annulment claiming that the choice made by the Public Authority has not been taken in accordance with the principle of proportionality, or that it is not sustainable in economic terms.
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VALIAKHMETOVA, INNA. "Analisi e riprogettazione strutturale, organizzativa e gestionale di un ente no profit nei processi di individuazione e risposta ai bisogni del territorio, in condizioni ordinarie e di emergenza." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2019. http://hdl.handle.net/11566/269647.

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Abstract:
Questa tesi si focalizza sullo sviluppo di soluzioni pratiche rivolte alle ONG per facilitare la loro riorganizzazione gestionale in condizioni ordinarie e a tutti enti di gestione delle emergenze per valutare sia la loro azioni in caso di disastri naturali di piccola-media dimensione che la loro gestione delle donazioni spontanee. Nello svolgimento del lavoro quotidiano le ONG affrontano diversi tipi di sfide fra cui i vari rischi correlati alle loro attività: accuse ricevute anche attraverso i media (supposti casi di frode, corruzione, favoreggiamento all’immigrazione clandestina etc.), ai rischi legati allo svolgimento del lavoro di primo fronte di risposta in caso di disastri naturali. Questa tesi è divisa in tre parti. Nella prima parte è stato spiegato cosa sono le ONG e in che tipologie si distinguano, i loro ruoli e quali sono i rischi che affrontano. Quindi sono stati descritti i livelli di impiego delle NGO in Italia e l’obbligo, richiesto dal Legislatore, di munirsi e attuare concretamente il modello organizzativo. Inizialmente si è fornito una spiegazione sintetica di come l’analisi del rischio, suggerito dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, sia attuato dalle ONG. Per questo è stato proposto una metodologia pratica che, sulla base della analisi dei rischi e dei piani attuativi per l’attuazione del modello organizzativo, potrebbe aiutare l’amministrazione delle ONG a formalizzare e consolidare le proprie prassi operative. In questo modo per ogni ONG è possibile arrivare a standardizzare il proprio processo di lavoro con lo scopo di incrementare l’efficienza e minimizzare il rischio per gli operatori. La metodologia proposta è presentata in un formato di semplice utilizzo e di immediata intuizione. Nella seconda parte della tesi viene affrontato il tema dell’azione immediata delle ONG di fronte al verificarsi di una calamità naturale. È stata descritta come viene realizzata la progettazione e l'implementazione di un quadro integrato con lo scopo di valutare le azioni umanitarie messe in atto durante l’emergenza. Partendo come riferimento iniziale dalle guide e dai manuali di valutazione più noti e apprezzati per l'analisi dei risultati, è stata rafforzata la metodologia di valutazione tramite l'introduzione della tecnica di modellazione per l'analisi dei processi. Il framework integrato proposto è stato applicato al caso analizzato relativo agli interventi che Fondazione Caritas Senigallia ha dato nel corso dell'alluvione del 2014 nel territorio del comune di Senigallia. Nell’ultima parte della tesi sono state analizzate le problematiche connesse alle donazioni effettuate da cittadini ed enti privati in occasione di emergenza dovute a calamità naturali. Le donazioni di beni e servizi e la loro gestione infatti risultano spesso la parte critica per una efficace risposta alle emergenze. La ricerca è stata focalizzata principalmente sulla gestione delle donazioni da parte delle organizzazioni umanitarie che frequentemente intervengono a livello locale e regionale in caso di disastro naturale. Sono stati analizzati 5 casi studio di recenti disastri naturali verificatisi sul territorio italiano da Nord a Sud. Adottando questo tipo di studio la ricerca ha analizzato il tipo di intervento, le buone pratiche, e cosa è stato appreso dall’esperienza in campo da parte dei diversi attori. Si è riuscito così a delineare quelle che sono le aree in cui è prioritario migliorare le prestazioni degli attori della gestione delle donazioni per future emergenze. I risultati dello studio potrebbero rappresentare il punto di partenza per contraddistinguere, a livello nazionale, linee guida per la gestione delle donazioni.
The activities carried out by non-governmental organisations (NGOs) expose them to different risks related to their activities: both image risks (allegations of fraud, corruption, etc.) and risks related to employment as a first front in the event of a natural disasters. This thesis focuses on the development of practical solutions aimed at NGOs, to facilitate their management reorganization, and to all entities entitled to emergency management, to assess their actions in the event of natural disasters. A practical methodology based on the analysis of risk and implementation plan was proposed to assess the activity and integrated with the BPMN modelling technique to formalize and consolidate operational practices. This allows to represent the work process of an NGO as a starting point to increase efficiency and reduce risks for operators. This technique was useful to formalize those work processes that in Caritas Senigallia were carried out as "practice" and without supporting documentation. The thesis also addresses the issue of immediate action by NGOs in the face of the occurrence of a natural disaster. The proposed framework was applied to the analysis of interventions supported by the Caritas Senigallia Foundation during the 2014 flood in Senigallia and carried out through investigations with questionnaires aimed at operators in conjunction with IDEF0 modeling " as-is." This has led to a more systematic, rigorous and comprehensive analysis of the overall analysis of humanitarian action. At the same time, the NGO's management of donated goods during the flood was analysed and scope for improvement in the management of donations during future emergencies was identified. The results of this latest study could be the starting point for guidelines for the management of asset donations at national level.
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Biotto, Massimo. "Management e arte militare: strategie e organizzazioni a confronto." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3425638.

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Abstract:
An often held belief maintains that there may exist a strong correlation between the military and management context. The research carried out within the disciplines of strategic management and of organizational sciences has shown a growing interest in the part of the Academic world in the management context and the profound changes in the strategic and organizational fields of military with the announcement of a new approach, the Network Centric Warfare rather than the traditional one known as Platform Centric. This thesis aims to analyze and understand if and how the study of strategy and organization in the wartime context may constitute an efficient way to study the strategy and organization of businesses too.
Ad un livello di astrazione adeguato si è spesso ritenuto potesse esistere una forte correlazione tra l’ambito militare e quello manageriale. Lo studio realizzato all’interno delle discipline dello Strategic Management e dell’Organizational Sciences ha evidenziato un crescente interesse da parte del mondo accademico in ambito manageriale per i profondi cambiamenti nella sfera strategica e organizzativa militare con l’affermazione di un nuovo approccio, la Network Centric Warfare, rispetto a quello tradizionalmente noto come Platform Centric. Con questo elaborato si è pertanto inteso analizzare e comprendere se e come lo studio della strategia e dell’organizzazione nel contesto bellico possa costituire una modalità efficace per studiare anche la strategia e l’organizzazione dell’impresa.
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Sassi, Umberto. "Evoluzione della produzione del pollo da carne in italia." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
La tesi in questione tratta dell'evoluzione della filiera dei polli da carne dal dopo guerra sino ad oggi. Vengono trattate inizialmente le variazioni statistiche delle produzioni e dei consumi di pollo a livello globale, europeo e nazionale. Nel secondo capitolo poi si descrivono i cambiamenti che ha affrontato la filiera dopo il termine della seconda guerra mondiale descrivendo poi la sua attuale struttura organizzativa. Successivamente si esaminano nel particolare tutti i cambiamenti e l'attuale organizzazione dei principali anelli di produzione della filiera, ossia: mangimifici, incubatoi, allevamento riproduttori, allevamento ingresso e macellazione. Infine, nell'ultimo capitolo vengono evidenziati i notevoli vantaggi che genera sotto numerosi aspetti l'attuale struttura della filiera, ma anche le prospettive future del settore, citando alcune delle campagne che il comparto sta cercando di sviluppare per implementare ulteriormente la sua posizione nel mercato globale delle carni.
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Cacciagrano, Adele <1977&gt. "Il critico teatrale come operatore di scrittura scenica. La critica teatrale italiana tra pratica organizzativa e utilizzo dei nuovi media nel Nuovo Teatro e in alcune esperienze dal 2003 ad oggi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4922/4/Cacciagrano_Adele_Tesi.pdf.

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Abstract:
La crisi del “teatro come servizio pubblico” degli Stabili, Piccolo Teatro in testa, si manifesta allo stadio di insoddisfazione interna già alla fine degli anni Cinquanta. Se dal punto di vista della pratica scenica, la prima faglia di rottura è pressoché unanimemente ricondotta alla comparsa delle primissime messe in scena –discusse, irritanti e provocatorie- di Carmelo Bene e Quartucci (1959-60) più difficile è individuare il corrispettivo di un critico-intellettuale apportatore di una altrettanto deflagrante rottura. I nomi di Arbasino e di Flaiano sono, in questo caso, i primi che vengono alla mente, ma, seppure portatori di una critica sensibile al “teatro ufficiale”, così come viene ribattezzato dopo il Convegno di Ivrea (1967) il modello attuato dagli Stabili, essi non possono, a ben vedere, essere considerati i veri promotori di una modalità differente di fare critica che, a partire da quel Convegno, si accompagnerà stabilmente alla ricerca scenica del Nuovo Teatro. Ma in cosa consiste, allora, questa nuova “operatività” critica? Si tratta principalmente di una modalità capace di operare alle soglie della scrittura, abbracciando una progressiva, ma costante fuoriuscita dalla redazione di cronache teatrali, per ripensare radicalmente la propria attività in nuovi spazi operativi quali le riviste e l’editoria di settore, un rapporto sempre più stretto con i mass-media quali radio e televisione e la pratica organizzativa di momenti spettacolari e teorici al contempo -festival, convegni, rassegne e premi- per una forma di partecipazione poi identificata come “sporcarsi le mani”. La seconda parte della tesi è una raccolta documentaria sull’oggi. A partire dal Manifesto dei Critici Impuri redatto nel 2003 a Prato da un gruppo di critici dell'ultima generazione, la tesi utilizza quella dichiarazione come punto di partenza per creare un piccolo archivio sull’oggi raccogliendo le elaborazioni di alcune delle esperienze più significative di questi dieci anni. Ricca appendice di materiali.
The crisis of "theater as a public service" exemplified on the Piccolo Teatro experience, shows its internal dissatisfaction at the end of the fifties. The firsts who fights against this cultural politic was the artists, Carmelo Bene it's one of the first with his early and provocative performances. By critical side, otherwise, is more difficult to identify some critics or intellectuals bearing of a similar explosive rupture. We can recall Arbasino and Flaiano but, in this case, also if their sensitive criticism against "Theatre Established" were very important, they can not be regarded as promoters of that different way of criticism outgoing from Ivrea Conference (1967) and that accompanied New Theatre from the Sixties to Eighty . But definitively what's this new "operation" criticism? Primarily this criticism is focused on a new operative manner that located itself at the threshold of writing practices. It's a criticism embracing a gradual, but steady removal from the theatrical chronicles, a radically rethink about the critical function so it finds very interesting to create new operational areas on magazines and focused publishing, on mass-media like radio and television and as organization of festivals, conferences, exhibitions and awards - both performative both theoretical- who are identified as "the criticism that dirting its hands". The second part of the thesis is a documentary collection on today. From Manifesto del Critico Impuro written in 2003 in Prato by a group of critics of the last generation, the thesis uses that Statement as a starting point for creating a small record based on some elaboration by someone among the most significant critical experiences of these last ten years. Interesting Appendix based on rare materials.
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44

Cacciagrano, Adele <1977&gt. "Il critico teatrale come operatore di scrittura scenica. La critica teatrale italiana tra pratica organizzativa e utilizzo dei nuovi media nel Nuovo Teatro e in alcune esperienze dal 2003 ad oggi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4922/.

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Abstract:
La crisi del “teatro come servizio pubblico” degli Stabili, Piccolo Teatro in testa, si manifesta allo stadio di insoddisfazione interna già alla fine degli anni Cinquanta. Se dal punto di vista della pratica scenica, la prima faglia di rottura è pressoché unanimemente ricondotta alla comparsa delle primissime messe in scena –discusse, irritanti e provocatorie- di Carmelo Bene e Quartucci (1959-60) più difficile è individuare il corrispettivo di un critico-intellettuale apportatore di una altrettanto deflagrante rottura. I nomi di Arbasino e di Flaiano sono, in questo caso, i primi che vengono alla mente, ma, seppure portatori di una critica sensibile al “teatro ufficiale”, così come viene ribattezzato dopo il Convegno di Ivrea (1967) il modello attuato dagli Stabili, essi non possono, a ben vedere, essere considerati i veri promotori di una modalità differente di fare critica che, a partire da quel Convegno, si accompagnerà stabilmente alla ricerca scenica del Nuovo Teatro. Ma in cosa consiste, allora, questa nuova “operatività” critica? Si tratta principalmente di una modalità capace di operare alle soglie della scrittura, abbracciando una progressiva, ma costante fuoriuscita dalla redazione di cronache teatrali, per ripensare radicalmente la propria attività in nuovi spazi operativi quali le riviste e l’editoria di settore, un rapporto sempre più stretto con i mass-media quali radio e televisione e la pratica organizzativa di momenti spettacolari e teorici al contempo -festival, convegni, rassegne e premi- per una forma di partecipazione poi identificata come “sporcarsi le mani”. La seconda parte della tesi è una raccolta documentaria sull’oggi. A partire dal Manifesto dei Critici Impuri redatto nel 2003 a Prato da un gruppo di critici dell'ultima generazione, la tesi utilizza quella dichiarazione come punto di partenza per creare un piccolo archivio sull’oggi raccogliendo le elaborazioni di alcune delle esperienze più significative di questi dieci anni. Ricca appendice di materiali.
The crisis of "theater as a public service" exemplified on the Piccolo Teatro experience, shows its internal dissatisfaction at the end of the fifties. The firsts who fights against this cultural politic was the artists, Carmelo Bene it's one of the first with his early and provocative performances. By critical side, otherwise, is more difficult to identify some critics or intellectuals bearing of a similar explosive rupture. We can recall Arbasino and Flaiano but, in this case, also if their sensitive criticism against "Theatre Established" were very important, they can not be regarded as promoters of that different way of criticism outgoing from Ivrea Conference (1967) and that accompanied New Theatre from the Sixties to Eighty . But definitively what's this new "operation" criticism? Primarily this criticism is focused on a new operative manner that located itself at the threshold of writing practices. It's a criticism embracing a gradual, but steady removal from the theatrical chronicles, a radically rethink about the critical function so it finds very interesting to create new operational areas on magazines and focused publishing, on mass-media like radio and television and as organization of festivals, conferences, exhibitions and awards - both performative both theoretical- who are identified as "the criticism that dirting its hands". The second part of the thesis is a documentary collection on today. From Manifesto del Critico Impuro written in 2003 in Prato by a group of critics of the last generation, the thesis uses that Statement as a starting point for creating a small record based on some elaboration by someone among the most significant critical experiences of these last ten years. Interesting Appendix based on rare materials.
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Grigolon, Matilde <1993&gt. "Cultura Nazionale e Cultura Organizzativa: Come la cultura di una Nazione influenzi la gestione aziendale. La Svezia: la spiegazione del “Soft Swedish Management Style” attraverso l’analisi di valori, tradizioni e pensieri." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13798.

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Abstract:
la Tesi indaga il concetto di Cultura cercando di definire la relazione esistente tra Cultura Nazionale e Cultura Organizzativa, con l’intento di cogliere le dimensioni culturali che più influenzano le attività gestionali. Per comprendere tale relazione viene considerato il ruolo svolto dal management cross culturale sottolineando l’importanza della comprensione culturale per la gestione aziendale nelle sue fasi di internazionalizzazione. Il successo mondiale di numerose aziende Svedesi hanno spinto a ricercare le fonti che conducono a tali risultati, e ad indagare i segreti che definiscono il così-detto “Swedish Model”. Con il supporto di espatriati italiani in Svezia, si è cercato dunque di scoprire in che modo si strutturino le loro scelte e le loro attività aziendali. L’indagine ha portato a dover svolgere una ricerca culturale che mettesse in luce valori, abitudini e tradizioni svedesi che chiarissero il perché di determinate “practices” nel contesto lavorativo . Nel fare ciò sono inoltre emerse le maggiori sfide comunicative affrontate dagli espatriati e il modo con cui sono state abbattute quelle barriere culturali che impediscono l’adattamento ad una cultura differente.
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GIORGIO, LUCA. "Cambiamento organizzativo e modificazione del network." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/57878.

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Abstract:
La tesi ha l’obiettivo di analizzare il cambiamento organizzativo in una prospettiva di social network analysis, sfruttando dati longitudinali raccolti a seguito della modifica della struttura organizzativa in un Policlinico Universitario italiano. Il manoscritto è organizzativo in tre paper. Il primo paper si focalizza sul tema del rapporto tra network formali e network informali, analizzando come la modifica del primo comporti una corrispondente variazione nel secondo. Il paper dimostra come, in assenza di strutture organizzative ben formalizzate, gli individui tendono ad allacciare nuovi legami con colleghi che appartengono alla stessa specializzazione. Il secondo paper, invece, attingendo prettamente alla letteratura di comportamento organizzativo, analizza il tema della dinamicità del network, fornendo evidenze in relazione alla stabilità del network stesso a seguito del cambiamento. Particolare attenzione, è inoltre, dedicata alle dinamiche intra – team e al ruolo di quest’ultime nell’accettazione o meno del cambiamento. Infine, il terzo paper sviluppa il tema della network density e di come quest’ultima possa essere correlato al cambiamento organizzativo, in termini di reazione al cambiamento. Inoltre, si dimostra come la formalizzazione abbia un impatto positivo sulla densità del network, specie in contesti organizzativi caratterizzati da una bassa gerarchia e coordinamento orizzontale.
This thesis aims to analyze organizational change in a social network analysis perspective, exploiting longitudinal data collected after a modification of the organizational structure in an Italian Teaching Hospital The manuscript is organized into three papers. The first paper focuses on the theme of the relationship between formal networks and informal networks, analyzing how the modification of the first involves a corresponding variation in the second. The paper demonstrates how, in the absence of formalized organizational structures, individuals tend to establish new ties with colleagues who belong to the same specialization. The second paper, drawing purely from the organizational behavior literature, analyzes the issue of the network dynamics , providing evidence and antecedents for network stability in response to organizational change. Particular attention is also given to the intra - team dynamics and the impact of individual perception of collective properties in driving employees in accepting or not the organizational change. Finally, the third paper develops the theme of network density and how the latter can be related to organizational change, in terms of reaction to change. Furthermore, it is shown how formalization has a positive impact on network density, especially in organizational contexts characterized by a low hierarchy and horizontal coordination.
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Casaluce, Stefania. "Il cambiamento organizzativo della Billennium s.r.l." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/1884/.

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BITETTO, ANTONELLA. "CLIMA ORGANIZZATIVO E SICUREZZA IN OSPEDALE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2011. http://hdl.handle.net/2434/152915.

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Abstract:
According to the systemic or interactive approach, the organizational climate consist of the shared perceptions of the work environment by the employees. The evidence supports that an unfavourable organizational climate could be a danger for the health and safety of the workers. The indexes, derived from the administrative data or any other “objective” source of information (other then the workers), are only partially able to detect the latent causes of some safety negative outcome as injures or sickness absence. In determining the origin of these adverse events, it is necessary to directly ask the employees and consider their perception of the organizational framework and of any apparent danger. In this field of research the self-report questionnaire appears a valid instruments of investigation because it is able to collect reliable data on the target population with acceptable costs. OBJECT OF RESEARCH The aim of the research, described in this present thesis, is developing a questionnaire for the study of the relations within organizational climate and worker safety in a general hospital for the Lombardy public heath trust system. Secondary, the research has the purpose to review, the empirical framework, the construct of “climate” from the labour security point of view. METHODS AND INSTRUMENTS The final questionnaire has 118 items and 18 domains, grouped into 5 sections. It derives from over the 50% by validated rating scale: Job Content Questionnaire (27-item version); Effort Reward Imbalance (12- item version); Maslach Burnout Inventory (31- item version). The survey has a cross sectional design and has been administered, on March 2010, to 1206 operators allocated in the health departments of surgery, medicine, emergency and diagnostic services. We also performed an analysis of a tools of administrative data, regarding the worked hours, sickness absences and injuries, on 1996 employees, the whole work force of the general hospital during the period 1st January 2007 to 31st December 2009. MAIN RESULTS: The analysis of variance, carried out on administrative data, confirms the usefulness of this methodology for detecting the risk group of negative safety outcomes, as injuries or sickness absence but not the latent risk factors. According with the literature on the emergent risk in the worker population, the results identify the presence of some risks for safety in specific subgroups of employees as adults over 50, women and young workers under 30, The factor analysis shows that the questionnaire has 5 dimensions where the 18 theoretical domains converge. Of the original scales, only the domain “Job demand” (JCQ) retains its original construct, the others were split into three main dimensions: factor 1 (8 or 7 domains), factor 2 (4 or 3 domains), factor 4 (3 or 2 domains). The factor 3 includes the questions on safety climate and attitude. CONCLUSION: The factor 1 aggregates the items on the organization and the quality of the interactions with superiors and colleagues. In this dimension are aggregated most of the items that describe well-known psychosocial risk as autonomy (JCQ), reward (ERI), leadership and relation with co-worker (JCQ). The construct of this item is consistent with the definition of organizational climate according to the systemic approach. Factor 2 aggregates all the items derived by the subscale of the MBI and over-commitment by ERI. This dimension seems to express the level of psychological discomfort and/or maladjustment with the job but with a construct that differs by the original definition of. Burnout. If this results are confirmed in the future, a revision of the concept of burnout, will be.
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PAGLIUGHI, LAURA ISABELLA. "Regole organizzative e servizi di investimento." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2010. http://hdl.handle.net/10281/7839.

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Abstract:
Il lavoro affronta il tema delle regole organizzative che si applicano ai soggetti abilitati all'esercizio dei servizi di investimento, con particolare attenzione al sistema dei controlli interni per garantire la sana e prudente gestione, il contenimento dei rischi e la stabilità tanto individuale quanto sistemica del mercato. Il percorso di analisi muove dagli insegnamenti delle teorie economiche e aziendali e dai principi che ispirano la regulation del settore bancario/finanziario, per poi analizzare in chiave critica l'attuale modello normativo di gestione del rischio delle imprese di investimento. A ragione di un quadro legislativo e regolamentare frammentario e complesso, nonché delle opacità e delle sovrapposizioni di ruoli e responsabilità tra i diversi attori che compongono un sistema dei controlli interni di carattere policentrico, l'analisi è tesa a valutare l'efficienza e l'efficacia delle regole organizzative delle società in discorso, e soprattutto la loro tenuta in relazione agli obiettivi di tutela sottesi alla vigilanza prudenziale. Il rischio nelle sue varie configurazioni, e la rilevanza delle esternalità negative che le imprese che operano sui mercati finanziari sono in grado di generale, rappresentano la chiave di lettura dell'intero percorso di studio.
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ROLFINI, IRENE MARIA. "Web @ Work - Etnografia delle pratiche di rete in due sistemi sociotecnici." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/28620.

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Abstract:
La tesi, partendo dall'interesse nei confronti della diffusione della metafora della rete in diversi contesti disciplinari così come in diversi contesti della vita quotidiana, esplora la connessione tra la reticolarità delle tecnologie informatiche e la reticolarità delle pratiche all'interno di ambienti lavorativi tecnologicamente densi; la cornice teorica all'interno della quale si iscrive questo lavoro è quella dei Science and Technology Studies e dei Workplace Studies. I due casi studio sono stati scelti all'interno del settore dei nuovi media, per vedere l'interazione tra metafore organizzative reticolari e tecnologie che incorporassero lo script della rete (e della Rete). I due ambienti hanno rivelato due opposti tipi di reticolarità: "tecnologica" nel caso di Cloud, laddove gli artefatti tecnologici entrano come attanti nelle pratiche lavorative della redazione; organizzativa nel caso di Intranet, perché la divisione del lavoro riproduce la forma della Rete, senza però che vengano mutuate le caratteristiche di collaborazione, condivisione, circolazione dei saperi tipiche del Web. In conclusione si è rilevato il ruolo fondamentale della tecnologia di rete nel dar forma alla reticolarità pratica, non solo perché essa coadiuva o crea attività e pratiche lavorative, ma perché parte della cultura organizzativa, dell'auto-narrazione e dell'auto-percezione dei soggetti.
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