Journal articles on the topic 'Nuovo linguaggio'

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Gallese, Vittorio, and Valentina Cuccio. "Il corpo paradigmatico. Simulazione incarnata, intersoggettività, Sé corporeo e linguaggio." SETTING, no. 43 (December 2020): 5–44. http://dx.doi.org/10.3280/set2020-043001.

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Abstract:
In questo articolo proponiamo una modalità con cui la neuroscienza cognitiva può fornire nuovi insight su tre aspetti della cognizione sociale. Intersoggettività, Sé umano e linguaggio. Sottolineiamo il ruolo sociale del corpo, concepito come sor-gente costitutiva della coscienza preriflessiva del Sé e degli altri. Intendiamo fornire una visione critica della neuroscienza contemporanea cognitiva e sociale e soste-niamo che il livello neurofisiologico di descrizione è condizione necessaria ma non sufficiente per lo studio dell'intersoggettività, del Sé umano e del linguaggio; questi elementi possono essere chiaramente comprensibili solo in collegamento ad un pie-no riconoscimento della loro stretta inter-relazione con il corpo. Prenderemo in esame i meccanismi specchio e la simulazione incarnata per la loro importanza per una nuova concettualizzazione dell'intersoggettività e del Sé umano. In questo con-testo ci focalizzeremo su una forma specificamente umana di intersoggettività: il linguaggio. Discuteremo gli aspetti della cognizione sociale legati al linguaggio in termini di incarnazione, sottolineando sia il carattere innovativo sia i limiti di que-sto approccio. Sosterremo che un aspetto chiave del linguaggio umano consiste nel disaccoppiamento dal suo usuale uso denotativo, che ne manifesta la capacità di astrazione. Discuteremo queste caratteristiche del linguaggio umano come esempli-ficazione della nozione greca di paradeigma, originariamente studiata da Aristote-le, per riferirci ad una forma tipica di argomentazione retorica e per collegarla alla simulazione incarnata. La conoscenza paradigmatica connette il particolare al par-ticolare, passando da una particolare situazione contingente al caso esemplare. Al-lo stesso modo, la simulazione incarnata consiste nella sospensione dell'applicazione concreta di un processo: la riutilizzazione della conoscenza moto-ria in assenza di movimento che essa realizza è un esempio di "conoscenza paradig-matica". Questo nuovo approccio epistemologico all'intersoggettività consente la possibilità di previsioni circa la natura intrinsecamente funzionale delle nostre ope-razioni cognitive sociali, andando oltre e senza subordinazione ad una specifica ontologia della mente.
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Berišić Antić, Danijela, and Matea Maglica. "La nascita di un nuovo linguaggio nella pandemia." SPONDE 2, no. 1 (December 28, 2022): 93–110. http://dx.doi.org/10.15291/sponde.4091.

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Abstract:
La pandemia causata dal COVID-19 ha drasticamente cambiato la quotidianità delle persone. L’impensabile è diventato realtà. Sembra sempre più difficile immaginare di ritornare a vivere la "normalità". Il linguaggio, sottoposto a continui mutamenti, è diventato più ricco in un breve lasso di tempo. Ovviamente, non tutti i termini e i neologismi coniati durante la pandemia faranno in futuro parte dei dizionari ma alcuni verranno sicuramente registrati per segnare un’epoca che difficilmente sarà dimenticata. In questo contributo si è voluto riassumere ed analizzare cambiamenti subiti dal linguaggio sul piano lessicale. I termini, prima relativi esclusivamente al campo medico, hanno riempito le pagine dei giornali e il web e sono entrati a far parte del linguaggio comune dei cittadini. La nuova situazione che si è creata nel mondo dall’apparizione della pandemia è stata da ispiratrice per la creazione di neologismi, provenienti in gran misura dall’inglese. Il COVID-19 ha fatto creare tanto pessimismo tra le persone, le cose che prima erano scontate, non lo sono più, e c’è chi ha ritrovato l’ottimismo cercando di sdrammatizzare creando parole scherzose con i prefissoidi corona- e covid-. Oltre alle categorie summenzionate, nel presente contributo una parte è stata dedicata alle metafore sportive che vengono usate con il riferimento al coronavirus per attenuare la situazione difficile e dolorosa contro cui il mondo è andato in contro.
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Maniowska, Katarzyna Maria. "La poeticità nel linguaggio medico, la scientificità del linguaggio letterario: Analisi di narrazioni su malattie." Moderna Språk 116, no. 2 (December 28, 2022): 1–20. http://dx.doi.org/10.58221/mosp.v116i2.12130.

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Abstract:
In the present paper we focus on the comparison between medical language present in the narrative of some Italian writers: Antonio Tabucchi, Umberto Eco, Oriana Fallaci, Elena Ferrante, Dino Buzzati and fragments of medical reports that deal with the respective medical problems observed in the analysed novels/short stories: Il tempo invecchia in fretta, La misteriosa fiamma della regina Loana, Il cappello pieno di ciliege, La storia del nuovo cognome, Sette piani.With the comparative analysis of stylistically distant passages, we intend to indicate common points in the use of the Italian medical language both in the scientific and literary fields, as well as identify divergent linguistic aspects in the representations of this reality. We also intend to demonstrate the need to understand various narrative modes at different levels of specialized language.Despite different narrative modes, the essence of the phenomenon itself is not lost. There is also a common space in which meet various representations of the subjective truth that exists regardless of the language.
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Rociola, Giuseppe. "Del soggetto diviso." RICERCA PSICOANALITICA, no. 3 (November 2010): 97–106. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2010-003007.

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Abstract:
Il soggetto della fenomenologia e quello delle neuroscienze sembrano avere molti punti in comune. In effetti condividono una parzialitŕ e quindi un errore di prospettiva: se la prima non puň svincolarsi dal piano immaginario sottovalutando la ristrutturazione sistemica dovuta all'acquisizione del linguaggio simbolico delle societŕ umane, le altre riducono le dinamiche della soggettivitŕ a quelle del substrato cerebrale. Per mezzo della epistemologia dei sistemi complessi, sosteniamo che il linguaggio porta all'emergenza di un livello sistemico differente, un nuovo dominio, in cui ogni talking cure trova la propria pertinenza. Il soggetto che nasce dal linguaggio č un soggetto diviso - come ha scoperto Freud e come la clinica ci mostra continuamente - non fra la coscienza ed il procedurale o l'implicito, bensě in se stesso. Attraverso questa prospettiva č possibile comprenderlo appieno, curarlo efficacemente, ma soprattutto č l'unica prospettiva etica, dove per etica si intende la questione del desiderio singolare che abita l'azione di quell'individuo e che comporta un'inconscio non riducibile alle altre dimensioni su citate.
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Bralić, Snježana. "LE PAROLE CHIAVE DELLA RIVOLUZIONE TECNOLOGICA E LE NUOVE TENDENZE LESSICALI." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 143–58. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.9.

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Abstract:
Tenendo presente che il progresso tecnologico ha inva so ogni ambito della nostra vita, questo intervento servirà a capire come le innovazioni tecnologiche, e il linguaggio cui danno vita, non siano più un settore o un gergo specialistici, ma un modo del vivere e del parlare contemporanei. Si tratta di una riflessione non solo linguistica in cui le parole e le espressioni nuove, formatesi come risultato del progresso e della rivoluzione tecnologica, costituiscono una ricchezza lessicale dell’italiano, tratta da quotidiani, fonti lessicografiche e siti internet. Dalla possibilità di far comunicare strumenti diversi o di racchiudere inun unico strumento funzioni finora disperse in più apparecchi, sono nati i termini che indicano l’orizzonte privilegiato della tecnologia moderna: multifunzione, compatibilità e interconnessione. Nell’italiano, che prima di adattarsi al mondo digitale ha ricavato dall’inglese la maggior parte dei termini legati alla tecnologia, rimangono ancora molte oscillazioni terminologiche. Secondo le parole di Gino Roncaglia “non si tratta semplicemente di analizzare prestiti e neologismi di un settore ‘alla moda’, ma di comprendere il funzionamento e i cambiamenti della lingua nel suo incontro con un ambiente comunicativo nuovo”. Quindi si pone la domanda se la tecnologia parla, se ha cambiato la lingua o vi ha aggiunto semplicemente un lessico che abbonda di sigle e anglismi, un linguaggio nuovo che rispetta le regole della velocità e della sintesi. Molti termini strettamente tecnologici, sentiti come ostici, suscitano resistenza nei singoli parlanti, tanto che si parla di distinzione fra tecnofoni e tecnoanalfabeti, cioè tra quelli che sanno quali nomi dare alle trasformazioni quotidiane e quelli che le usano, senza riuscire a nominarle. Ci riferiamo al fenomeno della diffusione di nuove forme, di veri e propri internazionalismi che si adattano o ricalcano in vario modo, elementi lessicali di origine inglese o angloamericana come in tanti altri settori.
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Fagotto, Federico Filippo. "Licite o illecite? Le regole del bridge verso un nuovo linguaggio normativo." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 1 (July 2016): 7–28. http://dx.doi.org/10.3280/sd2016-001001.

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Pereira, Roberto. "Verso una diagnosi relazionale della schizofrenia." RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, no. 51 (August 2020): 20–39. http://dx.doi.org/10.3280/pr2020-051003.

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Abstract:
Il rapporto tra la psicopatologia, o meglio, tra la diagnosi psicopatologica, o la psicologia clinica, e la terapia familiare (TF) è comples-so, e si è modificato nel corso del tempo, in base ai cambiamenti che si sono verificati nella TF a partire dalla sua nascita. Questo articolo descrive le due anime che la TF ha sempre manifestato, una contraria e una a favore dell'uso delle diagnosi, rappresentate da Gregory Ba-teson e da Don Jackson, i quali, pur condividendo lo studio della comunicazione tra i pazienti schizofrenici e le loro famiglie, avevano un approccio molto differente ai problemi relazionali e/o psicologici o psichiatrici. La nostra posizione è decisamente favorevole all'uso delle diagnosi, proponendo però un nuovo linguaggio diagnostico relazionale che possa sostituire l'altrimenti inevitabile linguaggio psicopatologico tradizionale. Si propone, in conclusione, una diagnosi dimensionale e relazionale della schizofrenia, basata sulle caratteristiche relazionali descritte in queste famiglie, che permette di definire meglio le aree d'intervento e di analizzare l'evoluzione dell'intervento terapeutico.
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Puglisi, Melania. "Eros e linguaggio in Se una notte d'inverno un viaggiatore." Cuadernos de Filología Italiana 28 (July 15, 2021): 379–403. http://dx.doi.org/10.5209/cfit.72734.

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Abstract:
Quanto e in che modo l’eros informa la scrittura calviniana? L'articolo propone un approfondimento nuovo e originale sul tema, toccato finora in modo complessivo solo in Gabriele 1994, e lo fa in modo interdisciplinare, secondo due prospettive: quella letteraria e quella linguistica. L’analisi si concentra su Se una notte d’inverno un viaggiatore, in particolare sulla scena erotica del romanzo, caratterizzata dalla descrizione del sesso come lettura del corpo. L’articolo mostra come, sia sul piano letterario sia su quello linguistico, il romanzo sia pervaso dall’erotismo in modo più profondo di quanto si creda. Ciò si rileva, per fare qualche esempio, in diversi passi che comunicano tra loro a distanza, in domande a cui si dà risposta dopo qualche pagina, nelle ripetizioni di parole chiave. La struttura stessa dei capitoli, così come la successione degli eventi, segue uno schema che sembra trovare una ragion d’essere nella tematica erotica. L’autore veicola il proprio pensiero sull’erotismo anche attraverso le peculiari strategie linguistiche che adotta e che sembrano essere la conseguenza naturale della sua teoria sulla difficile rappresentabilità dell’eros in letteratura.
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Nevola, Gaspare. "LA POLITICA DELLA SECESSIONE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 28, no. 1 (April 1998): 119–56. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200025776.

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Abstract:
IntroduzioneUn nuovo termine sta facendo irruzione nel nostro lessico politico corrente: secessione. E con esso, un nuovo fantasma s'aggira anche per l'Italia. Dopo e accanto alla questione settentrionale, al federalismo e al problema del senso di nazione, con la parola d'ordine «secessione» è ancora una volta la Lega a ridefinire l'arena del dibattito politico, introducendovi temi di riflessione inediti o trascurati nel nostro paese. Suo malgrado, essendo di altra natura i suoi intenti, il leghismo ci costringe ad affrontare importanti questioni politico-culturali. A dispetto del dubbio spessore della cultura politica della sua leadership, con le sue iniziative ad effetto, spregiudicate e talora preoccupanti, il leghismo sta certamente contribuendo ad un progressivo rifacimento del linguaggio politico di casa nostra. In particolare, con i proclami secessionisti del leghismo «padano» emerge ancora una volta la centralità della dimensione territoriale in politica. Siamo insomma di fronte ad un tipico problema di «politicizzazione del territorio». Ma siamo altresì collocati sul terreno della politica: della «politica della secessione».
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Piredda, Patrizia. "La costruzione retorica e le implicazioni etiche dell’uso dell’immagine dell’eroe nel discorso interventista di Quarto di Gabrielle d’Annunzio." Quaderni d'italianistica 34, no. 1 (July 22, 2013): 115–31. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v34i1.19875.

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Abstract:
Questo articolo è uno studio sulle implicazioni etiche che soggiacciono alla retorica del linguaggio dannunziano, in particolar modo alla costruzione dell’immagine dell’eroe nei discorsi a favore dell’interventismo. Scopo dell’articolo è mostrare che d’Annunzio utilizza un nuovo modo di argomentazione, estraneo alle forme della retorica classica, fondata sull’entimema ossia sulla dimostrazione logica di una tesi, in quanto propone una nuova forma fondata invece sull’immediatezza del sentimento. Ciò comporta uno slittamento per cui chi ascolta non è più chiamato a valutare razionalmente l’argomento per vagliarne la validità, ma è chiamato ad aderirvi irrazionalmente, senza mediazione della ragione, e a prendere per vero il contenuto del discorso. Lo scopo dell’articolo è mostrare che un argomento forense, come i discorsi dannunziani per l’interventismo, quando viene esposto in termini apodittici, pur essendo mancante di un fondamento logico evidente, al fine di convincere chi ascolta a intraprendere una determinata azione, ha un’implicazione pratica che può essere considerata in termini kantiani immorale.
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Bellotti, Franco. "Il corpo nelle parole." PSICOBIETTIVO, no. 1 (March 2012): 111–19. http://dx.doi.org/10.3280/psob2012-001007.

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Abstract:
L'autore propone, attraverso la descrizione del caso, un particolare atteggiamento analitico rivolto a far emergere un flusso della coscienza in cui si annullano le classiche dicotomie di interno ed esterno, conscio e inconscio, memoria semantica e memoria procedurale. Una conoscenza sensibile, fondata sulla sensazione e l'immaginazione, che permetta nell'incontro analitico l'apertura ad un nuovo ordine di senso per mezzo del valore sensibile del linguaggio e della possibilitŕ figurale delle immagini. In altre parole, viene proposto un percorso analitico che vada al di lŕ di percorsi evolutivamente predefiniti, ma particolarmente attento invece ad un processo individuativo che valorizzi le attitudini e la singolaritŕ del paziente.
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Skubic, Mitja. "Un importante contributo alla lessicografia italo-slovena: Sergij Šlenc, Véliki italijansko-slovenski slovar - Il grande dizionario italiano-sloveno, redatto da Branko Madžarevič, Državna založba Slovenije, Ljubljana 1997." Linguistica 38, no. 2 (December 1, 1998): 203–8. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.38.2.203-208.

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Abstract:
E' uscito un nuovo dizionario italiano-sloveno. Conviene sottolineare nuovo, non tanto per la data recente, e nemmeno per la rispettabile mole, 1296 pagine, quanto per la ricchezza che il dizionario contiene; vi sono più di 80.000 lemmi. L' autore, noto italianista dell'Università di Lubiana, ha introdotto alla materia abituale di un vocabolario bilingue molte novita: vi ha incluso parecchie parole straniere recentemente entrate nell'uso dell'italiano, ampia è infatti la parte di neologismi di varie arti e tecnologie umane; sono rappresentate tutte, o quasi, il cui lessico a poco a poco penetra nel linguaggio quotidiano di un italiano. Non per questo è trascurata la parte della lingua letteraria che, forse, aveva contrassegnato eccessivamente la maggioranza dei vocabolari bilingui. lnoltre, un largo spazio è dedicato alla tradizione popolare. Numerosi sono i detti e i proverbi italiani: se sono preziosi per un etnologo perché nascondono la saggezza, o meglio, l'anima di un popolo, non meno cari e utili sono per chi insegni o apprenda una lingua straniera giacché aiutano non poco ad afferrare il significato di un vocabolo, soprattutto quello traslato.
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Milano, Fiorenza, Laura Patti, Angelo Silvestri, and Alessandra Furin. "Il lasciarsi sorprendere dall'incontro con l'altro: in dialogo con Janine Puget." GRUPPI, no. 2 (October 2021): 150–67. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa2-2020oa12588.

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Abstract:
Janine Puget apre l'intervista ricordando uno dei suoi maestri, Enrique Pichon-Rivière, e i suoi primi approcci al gruppo, esperienze che poi l'hanno portata a definire i concetti di "configurazione" e "situazione" e a ripensare il transfert e il controtransfert. Per la Puget è fondamentale riconoscere la realtà dell'analista come soggetto nella relazione e non ridurlo a solo quello che il paziente pensa di lui. Fondamentale nell'incontro è la capacità di sorprendersi, accettare che il confronto con l'altro porta sempre a qualcosa di nuovo, che obbliga al contempo a fare i conti con le differenze e le mancanze. Si parla delle nuove modalità di comunicazione dettate dalla tecnologia e dal linguaggio usato dai giovani, che ci obbligano a lasciare le nostre convinzioni tradizionali e utilizzare un idioma originale per incontrare l'altro. La Puget enfatizza molto l'importanza del conflitto non come soluzione, ma come energia che ci mantiene vivi e dinamici, perché la vita è conflitto.
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Bralić, Snježana, and Maja Bezić. "LA RAPPRESENTAZIONE MEDIATICA DEL MIGRANTE TRA ACCOGLIENZA E DIFFIDENZA." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 301–17. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.17.

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Abstract:
Negli ultimi decenni del Novecento le nuove guerre, le pulizie etniche e i disastri ambientali hanno creato un alto numero di migranti e profughi, persone in fuga e in transito che si spostano alla ricerca di migliori condizioni di vita. Dato che l'Europa, e in particolar modo l'Italia, si sentono in pericolo, colpiti dalla sindrome d'invasione per i continui arrivi di immigrati, si sono formati nuovi muri, non solo materiali, ma anche muri e frontiere mentali. Il nuovo clima ha favorito la nascita di parole nuove relative ai movimenti migratori e alla percezione della figura del migrante. Con la crescita del fenomeno, si è diffusa un'epidemia di pregiudizi e stereotipi di fronte alle persone percepite come oggettivamente diverse. I termini e le espressioni, a cui si ricorre per indicare i nuovi arrivati, abbondano di etichette del migrante la cui rappresentazione mediatica risulta per lo più negativa. Da diversi studi che trattano questo argomento si percepisce che il discorso mediatico italiano, centrato sull’emergenza, contribuisce alla stereotipizzazione negativa dello straniero, legata alla criminalità e pericolosità. Secondo Maneri e Dal Lago lo straniero viene percepito come una minaccia alla società italiana ed europea e discriminato innanzitutto dal linguaggio usato per rappresentarlo, mentre la contrapposizione tra Noi e Loro viene rafforzata da generalizzazioni e dall’uso del lessico metaforico. Il corpus che si propone di studiare e analizzare si riferisce agli articoli sul tema delle migrazioni, tratti dai due giornali quotidiani italiani di diffusione nazionale. Si prendono in esame gli articoli pubblicati in due periodi diversi, corrispondenti ai differenti contesti sociopolitici della realtà italiana (settembre 2015 e aprile 2017), e in tal modo si tenta di osservare e studiare la lingua nel suo ruolo da protagonista nella costruzione dell’immagine mediatica dei migranti.
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Barcellona, Pietro. "Elogio del discorso inutile." RUOLO TERAPEUTICO (IL), no. 114 (May 2010): 28–40. http://dx.doi.org/10.3280/rt2010-114003.

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Abstract:
La nostra epoca tecnico-scientifica sembra ossessionata dalla risoluzione di problemi, pratici o teorici che siano. Saggisti, opinionisti e persino filosofi non resistono al richiamo delle sirene. Il dramma č che ai consulenti predicatori che forniscono ricette e soluzioni, fa da contraltare una schiera sempre piů vasta di individui disorientati e incapaci di prendere decisioni autonome. La ricerca della veritŕ, perň, č ben diversa dalla ricerca di rimedi efficaci, perché implica la creazione di un nuovo spazio mentale, dove pensieri ed emozioni si trasformano in nuovi pensieri ed emozioni. Di qui la scelta dell'elogio del discorso "inutile", che attiene alle trasformazioni soggettive, alle relazioni affettive, liberando lo spazio mentale dai vincoli del conformismo sociale e dall'etica del successo. Sono "inutili" tutti quei discorsi che riguardano la sfera psichica, che producono rappresentazioni mentali diverse e creano scenari differenti da quelli consueti. Si tratta di dialoghi interattivi, creativi, dove non č possibile distinguere chi dona da chi riceve e richiamano le riflessioni sul radicamento di Simone Weil, secondo cui sapere č comprendere e non apprendere. L'efficacia del comprendere ha a che vedere con la trasformazione del soggetto, attraverso il suo sguardo sul mondo. Il discorso "inutile" usa il linguaggio dell'eccedenza, che ci aiuta ad appezzare l'incalcolabile significato degli affetti, dell'amicizia, di tutto ciň per cui vale la pena di perdere la vita per ritrovarla piů ricca. Come la conversione di Paolo, ogni nuova visione del mondo č un'irruzione dell'impensato nella vita quotidiana. E l'impensato sta a testimoniare l'eccedenza. Possiamo considerare i percorsi psicoanalitici delle conversioni, perché si strutturano nel tempo attraverso la creazione di nuovi significati, che retroagiscono sulla storia del soggetto, rilanciandola in avanti.
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Scetti, Fabio, and Federica Salamino. "Il progetto VVV: lessicografia, informatica e social network al servizio della promozione linguistica." Italianistica Debreceniensis 26 (December 1, 2020): 136–49. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2020/9386.

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Abstract:
Questo contributo si basa su un progetto lessicografico e fornisce informazioni importanti sulla promozione del Valoc ’, un dialetto a rischio di estinzione parlato in Val Masino (Lombardia, Italia). Lo scopo del progetto VVV è sviluppare il nuovo dizionario, basato sulla ricerca antropologica e dialettologica. Grazie al nostro approccio metodologico ci proponiamo di osservare le pratiche del Valoc ', la sua trasmissione da una generazione all'altra e discorsi che sostengono principalmente le ideologie in relazione alle pratiche linguistiche e all'identità. In questo lavoro, vorremmo presentare il contesto, descritto da un punto di vista linguistico e sociolinguistico, concentrandoci sull'importanza di promuovere il Valoc ’attraverso lezioni, conferenze, il dizionario e i social network. Infatti, grazie alla nostra pagina sui social network, è stato possibile osservare l'evoluzione del linguaggio e analizzare il modo in cui i parlanti affrontano l'esercizio della scrittura.
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Bertoloni, Luca. "Forme di scrittura audiovisiva del sé: esperienze e pratiche schermiche di studenti e docenti in Didattica a Distanza nel nuovo panorama mediale." Altre Modernità, no. 27 (May 30, 2022): 18–32. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7680/17874.

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Abstract:
La pandemia da Coronavirus ha scosso non solo la scuola italiana, cogliendola impreparata sul piano tecnologico, ma anche la vita degli studenti, alterando molte delle loro abitudini. I giovani della generazione Z tuttavia non stati colti così impreparati dalle innovazioni digitali, poiché da tempo sperimentano quotidianamente, sfruttando le strutture elementari del linguaggio audiovisivo, esperienze schermiche soggettive che poi diventano oggetto di narrazioni del sé, secondo modalità ritenute da loro più efficaci rispetto alla scrittura tradizionale e a quella multimediale. Con la Didattica a Distanza e con la trasformazione dell’ambiente-scuola in mediascape, tali pratiche si sono estese all’ambito scolastico: studenti e docenti si sono così ritrovati ad agire, insieme, in un unico grande ambiente mediale generato dalle rilocazioni del dispositivo-scuola e dell’ambiente domestico, con un cortocircuito tra essi. Le loro esperienze sono state testimoniate dai social network, terreno mediale in cui sia studenti che docenti, come mediantropi, sostanziano adeguatamente le proprie emozioni digitali. Per cogliere i legami tra DaD, schermi, esperienze e pratiche, si analizzerà un corpus testuale di area italiana estratto da TikTok, social network audiovisivo molto utilizzato dai giovanissimi, offrendo focus specifici su casi di docenti e studenti che si sono distinti nel flusso mediale, imprimendosi in poco tempo nell’immaginario pandemico dei giovani italiani.
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Francescato, Giuseppe. "A proposito del suffisso – eo." Linguistica 25, no. 2 (December 1, 1985): 3–17. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.25.2.3-17.

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Abstract:
Recentemente la mia attenzione è stata richiamata sulla presenza di alcuni esempi di parole derivate, formate col suffisso -eo, nel linguaggio di un informatore in una località margina- 1e del Friuli (Villanova, frazione di s. Giorgio di Nogaro). Si tratta di esempi come sgurlèo, remenèo, ciulèo, ecc., cioè - già a prima vista - di esempi paralleli a quelli derivati col suffisso -io nell'italianQ standard: mormorì, calpestìo, fruscìo, ecc. E' interessante notare.subito che G. De Leidi, nel suo accuratissimo. studio (pubblicato postumo) sui suffissi nel friulano (1984), pur esaminando un numero elevato di suffissi (160) non fa alcuna menzione di -eo, e questo benchè nel vocabolario friulano conosciuto con il neme di il nuovo Pirona figuri, fra le "giunte e correzioni« (p. 1389) un esempio pure derivato , con -eo (ranganèo), che rientra appunto nella categoria degli esempi che ci interessano. Questo serve comunque a dimostrare la scarsità di documentazione relativa a tale suffisso, visto cheuno studioso diligente come appunto De Leidi si è potuto lasciar sfuggire quest'unico esempio che fino ad ora era, per così dire, ufficialmente conosciuto, in quanto registrato da quello che è il vocabolario friulano per antonomasia.
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Arnaldi, Marta. "Terapia della traduzione nel Purgatorio di Dante." Quaderni d'italianistica 41, no. 2 (June 11, 2021): 9–32. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v41i2.36769.

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Abstract:
Questo saggio muove da tre considerazioni critiche: che il terzo luogo o spazio del purgatorio sia intimamente traduttivo; che l’accezione metaforica di ‘traduzione’ non sia fenomeno unicamente linguistico ma comprenda traslazioni fisiche e metafisiche; e che i linguaggi della mistica e della malattia, apparentemente scollegati, presentino un’analoga resistenza nei confronti del linguaggio, concettualizzabile come ‘intraducibilità’. Il presente saggio affronta queste tre aree in modo organico e sintetico. Da un lato, viene proposta una nuova interpretazione del purgatorio dantesco, fondato sulla traduzione in quanto processo di transizione e intermedietà. Dall’altro, il saggio interpreta il viaggio di Dante come metafora della cura, facendo della traduzione una teologia della terapia.
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Stasiak, Sławomir. "Zmartwychwstanie Chrystusa w hymnach chrystologicznych św. Pawła." Verbum Vitae 15 (January 14, 2009): 229–47. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1516.

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Abstract:
San Paolo per descrivere la risurrezione dai morti di Gesù usa soprattutto il verbo “egeiro”. Raramente adopera il sostantivo “he anastasis”. Questo pero non vale per gl' inni che spesso non furono scritti dall’Apostolo stesso. Abbiamo notato che nei testi provenienti dalla liturgia battesimale (Rom 1,3-4; Ef 5,14) si usa i termini della stessa radice: “anistemi” e “he anastasis”. Mentre “egeiro” troviamo solo in Ef 1,17-23. Nell’inno Col 1,15-20 l’Apostolo ha usato la formula descrittiva per collegare la risurrezione dai morti di Gesù Cristo e quella universale: “il primogenito di coloro che risuscitano dai morti”- “prototokos ek ton nekron” (Col l,18b). Paolo usa anche le immagini metaforiche e della risurrezione. Lo fa usando i termini “esaltare oltremodo” – “hyperypsoo” (Fil 2,9) o “elevare” – “analambano” (1 Tm 3,16). Da questo ricco linguaggio scaturisce l'immagine della risurrezione di Cristo come l’opera di Dio (Rom 1,3-4), o piuttosto l’opera della potenza di Dio (Ef 1,17-23). Gesù è proprio colui che precede tutti i credenti nel ritornare alla vita – “il primogenito di coloro che risuscitano dai morti” (Col 1,15-20). Questa realtà e cosi ricca che può essere descritta come “l’esaltazione oltremodo” (Fil 2,6-11) del Figlio o addirittura “l’elevazione in gloria” (1 Tm 3,16). Tutte e due le espressioni nel senso teologico racchiudono la risurrezione, l’ascensione e il prendere il posto alla destra del Padre (cf. Att 2,33; 5,31; Rom 1,3-4; Ef 4,9-10; Col 3,1). La risurrezione dei morti acquista un nuovo significato nel contesto della liturgia battesimale (cf. Ef 2,1.5-6; Col 2,13). La partecipazione alla resurrezione di Cristo è possibile grazie al sacramento del battesimo (Ef 5,14) che non solo libera dal peccato originale ma anche permette di partecipare alla grazia di Dio.
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Tani, Ilaria. "Linguaggio e complessitŕ." PARADIGMI, no. 1 (April 2011): 145–62. http://dx.doi.org/10.3280/para2011-001009.

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Abstract:
La ricerca degli ultimi decenni ha progressivamente messo in discussione alcune dicotomie utilizzate nello studio del linguaggio, prima fra tutte quella fra conoscenza e comunicazione. Tanto le nuove prospettive - tutte, a diverso titolo, riconducibili al paradigma della complessitŕ e alla cosiddetta "rivoluzione cognitiva di seconda generazione" o "della mente incarnata" - quanto i modelli che esse mettono in discussione possono essere ricondotti ad una tradizione filosofica che estende le sue radici nel pensiero settecentesco. Muovendo da alcune recenti pubblicazioni, l'articolo fa il punto su tale genealogia filosofica, affrontando questioni come il nesso tra cognizione e comunicazione, il rapporto tra individuo e comunitŕ linguistica, la rilevanza della diversitŕ delle lingue di fronte alla globalizzazione.
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Vučetić, Zorica. "Il linguaggio artistico: il lessico." Linguistica 46, no. 1 (December 1, 2006): 121–44. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.46.1.121-144.

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Abstract:
Il presente lavoro tratta della terminologia delle arti e in particolare del lessico della pittura, della scultura e dell' architettura. L' articolo discute ed esamina i principali procedimenti formativi dell' italiano contemporaneo, come la suffissazione , la prefissazione e la composizione delle parole, in relazione alla terminologia delle arti. La principale funzione di questi procedimenti formativi è permettere alla lingua di arricchirsi, di coniare nuove unità lessicali; laformazione delle parole e il prestito linguistico sono elementi non trascurabili di arricchimento lessicale.
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Ruiu, Maria Laura. "La vetrinizzazione delle cittŕ contemporanee. Bratislava - Milano: due realtŕ a confronto." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 95 (July 2011): 115–30. http://dx.doi.org/10.3280/sur2011-095007.

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Abstract:
La ricerca mette in evidenza come la pubblicitŕ imponga una particolare veste estetica allo spazio urbano. Il lavoro si basa sull'analisi e sul confronto del tessuto urbano di due cittŕ molto diverse da ogni punto di vista (economico, sociale, politico): Milano e Bratislava. Lo studio evidenzia le nuove modalitŕ di utilizzo del linguaggio pubblicitario e le sue applicazioni nel contesto urbano: Bratislava ha una conformazione piů caotica risultante dalla diffusione "selvaggia" della pubblicitŕ; Milano, al contrario, č caratterizzata da un modello di pubblicitŕ che tende a "mimetizzarsi" nel tessuto urbano. I processi comunicativi agiscono sulle esperienze di consumo degli individui influenzando le loro scelte in termini di stili di vita, abitudini, luoghi di consumo; cosě, gli stessi luoghi di consumo si trasformano, dando vita ad una nuova architettura della cittŕ.
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Bucchetti, Valeria. "Packaging come dispositivo per l’accesso." i+Diseño. Revista Científico-Académica Internacional de Innovación, Investigación y Desarrollo en Diseño 2 (June 6, 2010): 64–76. http://dx.doi.org/10.24310/idiseno.2010.v2i.12701.

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Abstract:
Il campo del design della comunicazione è quello che coinvolge il linguaggio, l'artefatto comunicativo evolutivo, la capacità di fornire nuovi significati, ecc., ma anche la capacità di leggere le tecnologie utilizzate per produrre comunicazione e gli effetti che esse hanno all'interno del "piano d'azione" di un oggetto. piano d'azione" di un oggetto. In questo contesto, abbiamo scelto di sviluppare le idee sul packaging all'interno di uno studio più ampio dell'ambiente incentrato sul "design for access" e di leggere gli artefatti da imballaggio secondo questa prospettiva. Parlare di design per l'accesso significa quindi invertire il punto di vista e le priorità del design. Il packaging implica, di conseguenza, una revisione dell'artefatto che non deve essere limitato dalla dimensione prestazionale e operativa dell'oggetto. dell'oggetto. La prima linea di lavoro è legata all'"etica implicita" e fortemente connessa all'accessibilità comunicativa e informativa del packaging. La seconda linea di ricerca è impegnata a sviluppare nuove forme di apprezzamento del termine "accesso". La presente ricerca indaga le potenzialità dell'artefatto come strumento per sviluppare nuovi livelli di accesso al contenuto stesso e al contenuto informativo.
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Di Giusto, Anna. "Educazione emotiva e linguaggio interculturale." EXCELLENCE AND INNOVATION IN LEARNING AND TEACHING, no. 1 (June 2020): 92–104. http://dx.doi.org/10.3280/exioa1-2020oa10079.

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Abstract:
La presente ricerca nasce dal tentativo di rispondere all'urgenza, sempre più avvertita nella scuola italiana a forte impronta multiculturale, di individuare una modalità di risposta a uno dei principi cardine dell'educazione, ovvero quello dell'accoglienza. Sulla linea di pensiero della Scuola di Barbiana, ripresa e approfondita anche dal convegno SIPED tenutosi a Catania nel 2014, il progetto si è proposto di dare corpo a una nuova forma di pedagogia militante. Con questo termine si intende la messa in atto di una sperimentazione volta a realizzare il principio della "rimozione degli ostacoli" di cui parla l'articolo 3 della Carta Costituzionale, a prescindere dal quale non si può attuare una concreta uguaglianza tra futuri cittadini. L'accoglienza degli studenti non italofoni è la sfida più importante della scuola di oggi e del futuro. Il presente laboratorio sulle emozioni è stato pensato per aiutare questi alunni, ma anche i loro compagni italiani, a comprendere il proprio disagio. In questo modo, si è cercato di favorire il clima di collaborazione della classe. Il risultato è stato un miglioramento del rendimento scolastico di tutti gli studenti, ma in particolare si è modificata la percezione di sé e dell'altro, favorendo la collaborazione e attenuando il livello di competitività degli studenti.
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Lemmi, Martina, and Deborah Catteruccia. "Nuove prospettive della comunicazione: inclusione di tutti i generi e di tutte le persone nell’UE." Revista Letras Raras 10, no. 2 (May 29, 2021): 265. http://dx.doi.org/10.35572/rlr.v10i2.2072.

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Abstract:
Questa recensione presenta i contenuti e l’utilità della guida pubblicata dal Segretariato Generale del Consiglio Europeo intitolata Comunicazione inclusiva all’SGC, la quale si concentra su somiglianze e differenze tra le versioni inglese, tedesca, portoghese e italiana. Sono mostrate alcune delle strategie che possono essere utilizzate per un linguaggio più inclusivo nell’SGC. Ogni versione presenta specificità linguistiche e socio-culturali relative alle singole lingue prese in considerazione e, pertanto, sono mostrati esempi diversi in ogni traduzione del documento. Gli obiettivi sono di ottenere una maggiore consapevolezza del nostro utilizzo del linguaggio orale, scritto e visivo e di invitare il lettore a prestare maggiore attenzione all’identità delle singole persone. L’argomento trattato nella guida è attuale e sempre in evoluzione come lo sono altresì le lingue, le quali sono in costante mutamento. Si offre uno spunto di riflessione su strutture e parole di uso quotidiano, le quali in base ai contesti d’uso possono risultare discriminatorie o rischiano di essere interpretate erroneamente.
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Medda, Laura. "Scrivere per il teatro Il mondo sardo nei racconti drammatici di Giuseppe Dessì." Revista Italiano UERJ 12, no. 1 (September 5, 2021): 18. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2021.61943.

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Abstract:
ABSTRACT: Questo articolo riguarda i testi per il teatro dello scrittore sardo Giuseppe Dessì (Cagliari, 1909 – Roma, 1977). Nell'ordine, presentiamo i Racconti drammatici - Qui non c'è guerra, La Giustizia - (Feltrinelli, 1959) e il dramma storico Eleonora D'Arborea (Mondadori, 1964). Importante autore di romanzi e racconti, in questi testi, Giuseppe Dessì rappresenta la complessità del mondo sardo in linea di continuità con quanto espresso nelle sue pagine narrative e saggistiche. Il teatro permette allo scrittore di sperimentare un nuovo linguaggio capace di rappresentare, attraverso i personaggi, non solo azioni e fatti ma anche atmosfere, percezioni e poetiche ragioni caratterizzanti i significati più profondi della sua scrittura. La produzione teatrale dell'autore, ancora oggi considerata di minor rilevanza e non abbastanza studiata dalla critica, è degna invece di maggiore attenzione e approfondimenti: per questo motivo, abbiamo deciso di presentare la figura di Giuseppe Dessì attraverso tre importanti testi drammatici poco conosciuti al grande pubblico estero.Parole chiave: Giuseppe Dessì. Letteratura italiana. Teatro. Narrativa. Sardegna. RESUMO: Este artigo trata da textos para o teatro do escritor sardo Giuseppe Dessì (Cagliari, 1909 – Roma, 1977). Apresentamos os Racconti drammatici - Qui non c'è guerra, La Giustizia - (Feltrinelli, 1959) e o drama histórico Eleonora D'Arborea (Mondadori, 1964). Importante autor de romances e contos, nestes textos, Giuseppe Dessì representa a complexidade do mundo sardo em paralelo com o que expressa nas suas páginas narrativas e ensaísticas. O teatro permite ao escritor experimentar uma nova linguagem capaz de representar, através das vozes dos personagens, não apenas ações e fatos, mas também os ambientes, as percepções e as poéticas, que permeiam os significados mais profundos da sua escrita. A produção teatral do autor, ainda hoje considerada de menor relevância e não suficientemente estudada pela crítica, é digna de maior atenção e aprofundamento: por esse motivo, decidimos apresentar a figura de Giuseppe Dessì através de três importantes textos dramáticos pouco conhecidos do grande público estrangeiro.Palavras-chave: Giuseppe Dessì. Literatura italiana. Teatro. Narrativa. Sardenha. ABSTRACT: This article concerns the texts for the theater of the Sardinian writer Giuseppe Dessì (Cagliari, 1909 - Rome, 1977). In order, we present the Racconti drammatici - Qui non c'è guerra, La Giustizia - (Feltrinelli, 1959) and the historical drama Eleonora D'Arborea (Mondadori, 1964). Important author of novels and short stories, in these texts, Giuseppe Dessì represents the complexity of the Sardinian world in line with what is expressed in his narrative and non-fiction pages. The theater allows the writer to experience a new language capable of representing, through the characters, not only actions and facts but also atmospheres, perceptions and poetic reasons characterizing the deepest meanings of his writing. The theatrical production of the author, still today considered of minor importance and not sufficiently studied by the critics, is instead worthy of greater attention and insights: for this reason, we have decided to present the figure of Giuseppe Dessì through three important dramatic texts little known to the large foreign public.Keywords: Giuseppe Dessì. Italian literature. Theater. Fiction. Sardinia.
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Vučetić, Zorica. "Il linguaggio della politica: il lessico della politica." Linguistica 44, no. 1 (December 1, 2004): 27–46. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.44.1.27-46.

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Abstract:
Lo scopo del presente lavoro è di fornire un quadro sistematico della vasta problematica del lessico politico e di far luce su alcuni problemi lessicologici riguardanti la formazione delle parole e il prestito linguistico. L'articolo tratta del lessico politico in chiave lessicologica; la terminologia politica è innovative e si arricchisce di nuove unita lessicali; iprocedimenti principali che riguardano l'arricchimento del lessi­ co politico sono laformazione delle parole, che crea ineologismi dal materiale gia esistente nella lingua, e il prestito linguistico, che arricchisce la lingua dall'esterno di prestiti eforestierismi presi da altre lingue.
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Čebron, Neva, and Jadranka cer. "APPROCCI COMPUTERIZZATI PER L’INSEGNAMENTO DELLA TRADUZIONE DI LINGUAGGI SPECIALISTICI." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 211–41. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.13.

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Abstract:
L’articolo propone la discussione di un corso sperimentale e innovativo per gli studenti di secondo livello in italianistica insegnando nuovi approcci alla traduzione di testi specialistici. Prendendo in considerazione i principi, i processi e gli approcci proposti da numerosi linguisti (ad es. Wills; Hause; Erdman et al.), il corso ha inizialmente introdotto gli studenti all’analisi testuale prima della traduzione proseguendo con l’esplorazione delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie come l’utilizzo dei corpora e degli strumenti di traduzione assistita (CAT), proposti da un certo numero di linguisti dei corpora (ad es. Laviosa; Gavioli; Boulton; Zanettin e Fantinuoli). Gli studenti sono stati introdotti all’uso degli strumenti CAT con il compito di tradurre un documento ufficiale dallo sloveno all’italiano e sono stati in seguito guidati attraverso tutte le fasi di preparazione ed esecuzione della traduzione. I partecipanti dovevano infatti inizialmente analizzare il testo in considerazione sull’acquisizione dei titoli accademici, dopodiché sono state presentate le varie opzioni fornite da dispositivi IT come dizionari online, glossari, database terminologici e corpora linguistici che possono aiutare a esplorare le principali risorse lessicali e problemi di collocazione. Al fine di raffinare ulteriormente le scelte lessicali ed esaminare la principale terminologia specialistica, sono stati introdotti i principi di compilazione di corpora comparativi su piccola scala insieme agli strumenti software per l’esplorazione dei corpora di tale dimensione. I risultati di tale ricerca scientifica sono stati confrontati con le soluzioni di traduzione proposte dai dispositivi di traduzione automatica, nonché con le traduzioni proposte da traduttori professionisti e madrelingua italiani. Le conclusioni tratte dal corso sperimentale hanno implicazioni per le pratiche di insegnamento e soluzioni di traduzione.
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Diodato, Filomena. "La metafora tra scienze cognitive e scienze del vivente." PARADIGMI, no. 2 (August 2012): 181–92. http://dx.doi.org/10.3280/para2012-002013.

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Abstract:
L'articolo cerca di rintracciare le nuove frontiere della teoria della metafora, segnalando le sue relazioni con la seconda - e ormai terza - scienza cognitiva. Guarda inoltre alla metafora come a un momento ineliminabile del farsi della scienza, ambito nel quale il processo metaforico assume caratteristiche sui generis rispetto a quelle in opera sia nel linguaggio ordinario sia nel discorso retorico e poetico-letterario.
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András, István. "A rossz Canterbury Anzelm felfogásában a De casu diaboli dialógusa alapján." Studia Theologica Transsylvaniensia 16, no. 2 (December 15, 2013): 203–17. http://dx.doi.org/10.52258/stthtr.2013.2.04.

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Abstract:
In questo breve articolo vogliamo conoscere il pensiero di Anselmo d’Aosta, che con il suo dialogo De casu diaboli ha contribuito, in un modo particolare, nella formazione del concetto del male in pensiero europeo. Con il concetto quasi-qualcosa, che troviamo in questa opera, egli cerca di mostrare che il male può essere qualcosa, nonostante e niente, ma sempre secondo la forma del linguaggio. Con il suo itinerario Anselmo ha rielaborato il pensiero di Agostino, ma ha aperto la porta per una nuova interpretazione che dopo secoli, cioè oggi, diventa interessante con la sua libertà e con la sua perspettiva. Anselmo rimanendo sempre sul piano del linguaggio, negli occhi dei lettori d’oggi apre un orizzonte che si sboccia verso una perspettiva ontologica. In questo senso il male che e quasi-qualcosa apre una possibilità infi nita.
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Andreetta, Sara, and Andrea Marini. "Narrative assessment in patients with communicative disorders." Travaux neuchâtelois de linguistique, no. 60 (January 1, 2014): 69–84. http://dx.doi.org/10.26034/tranel.2014.3033.

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Abstract:
Di recente numerosi studi hanno dimostrato che i tradizionali test per la valutazione dei disturbi linguistici in pazienti con afasia non sono completamente sufficienti a determinarne le reali competenze comunicative e linguistiche. Di conseguenza, tanto nella ricerca quanto nella pratica clinica si stanno affermando nuovi approcci per valutare queste abilità. Tra questi, l'analisi del loro eloquio spontaneo riveste un'importanza cruciale per il suo alto valore ecologico e la possibilità di esaminare contemporaneamente aspetti strutturali e funzionali del linguaggio. Il presente articolo descrive nel dettaglio una delle tecniche di analisi dell'eloquio narrativo che negli ultimi anni si sta affermando sia nella ricerca che nella pratica clinica. Si tratta di una metodologia per la Valutazione Multilivello dell'Eloquio Narrativo prodotto da pazienti con disturbi del linguaggio (cfr. Marini e coll., 2011). Questa metodologia si basa sull'analisi dei livelli di produttività linguistica, di elaborazione lessicale e grammaticale, di organizzazione narrativa e dei livelli di informatività raggiunti dal paziente. Questa metodologia è stata applicata con successo a numerosi tipi di disturbi, tanto in età adulta (ad es. afasie fluenti e non fluenti, traumi cranici, schizofrenia, demenza di Alzheimer) quanto in età evolutiva (ad es. Disturbi Specifici del Linguaggio, Sindromi di Down e di Williams, Disturbi dello Spettro Autistico).
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Simonelli, Maria Ausilia. "Note storiografiche sulla socialitŕ del diritto e del linguaggio." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 3 (December 2012): 39–54. http://dx.doi.org/10.3280/sd2012-003003.

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Abstract:
Tra le diverse prospettive di studio del rapporto tra diritto e linguaggio, vi č l'analisi del parallelismo tra la realtŕ giuridica e l'espressione verbale; un confronto declinato in vario modo: come estrinseca prossimitŕ analogica ovvero come ricerca di affinitŕ strutturali e funzionali. Nel saggio vengono presentate, in un'ottica critico-ricostruttiva, le piů significative riflessioni su tale accostamento, a partire dall'antichitŕ classica sino ad arrivare alla concezione ‘istituzionalistica', nella quale la comparazione apre nuovi orizzonti per la linguistica ed anche per la scienza giuridica; orizzonti segnati dalla persuasione dell'intrinseca storicitŕ e socialitŕ del diritto e della lingua
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Giovanardi, Guido, and Vittorio Lingiardi. "Il confine del transgender e nuovi significati per la psicoanalisi." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 1 (March 2021): 55–60. http://dx.doi.org/10.3280/pu2021-001006.

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Abstract:
L'articolo di Griffin Hansbury (2017a) "L'uomo vaginale: lavorare con la corporeità di uomini queer al confine del transgender" è un contributo originale, capace di stimolare la psicoanalisi a riflettere e a produrre linguaggio sui confini di genere delle identità maschili. Reinvenzione "incarnata" di concetti già noti all'elaborazione psicoanalitica (in autori come Judith Butler, Jessica Benjamin o Ken Corbett), la proposta di un "Vaginale maschile" può allargare il campo delle simbolizzazioni disponibili nel lavoro clinico con pazienti di genere maschile (cisgender e transgender, omosessuali ed eterosessuali). Tale ampliamento può essere uno strumento utile per lavorare, clinicamente e culturalmente, sia sul versante "fluido" e queer sia su quello "rigido" (di una mascolinità oggi da alcuni definita "tossica") delle identificazioni maschili.
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Servadei, F. "La classificazione della TC nel trauma cranico grave: Nuovi concetti." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 2 (April 2000): 185–89. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300204.

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Abstract:
L'adozione della classificazione di Marshall in sei livelli ha consentito di trovare un “linguaggio comune” neuroradiologico nel valutare le TC eseguite dopo trauma cranico grave. Esistono però problemi concreti di applicazione che riguardano la inclusione del tipo di lesione, la presenza o meno di emorragia subaracnoidea post traumatica, il rapporto fra tipo di Danno Diffuso e prognosi e, soprattutto, il momento di esecuzione della TC. Viene inoltre definita la “TC peggiore” come quella che entro la prima settimana dopo trauma cranico grave mostra il maggior danno anatomico. Tale TC, e non quella di ingresso, si correla alla prognosi del paziente. Vengono forniti suggerimenti pratici riguardo al tempo di esecuzione dei controlli TC “precoci” (entro 24 ore dal trauma).
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Bartoli, Gabriella. "Psicologia, arte, attività espressive." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (October 2021): 203–15. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa12607.

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Abstract:
Viene ricostruito il clima culturale che favorì un primo accostarsi della psicologia accademica bolognese al fenomeno artistico. Tra i fattori facilitanti: gli stretti rapporti fra i maestri tedeschi della Gestalt e gli artisti del Bauhaus nel periodo 1911-1933; nonché, nei primi anni Sessanta, entro la scuola di Renzo Canestrari, gli scambi tra i gestaltisti italiani e gli esponenti di avanguardie artistiche come "Arte Programmata" e "Nuova Tendenza". Ne scaturirono iniziative di ricerca messe in opera da un gruppo di allievi nelle Università di Bologna e, in seguito, di Roma Sapienza e Roma Tre. Furono inoltre introdotte nel corso di laurea DAMS di Bologna due nuove discipline ("Psicologia dell'arte" e "Psicologia della musica"), poi attivate in altri atenei. In parallelo vennero condotti numerosi studi teorici e sperimentali sui linguaggi artistici e i processi creativi, d'invenzione e fruizione; studi i cui risultati sono stati apprezzati sul piano internazionale per l'integrazione dei metodi e l'interdisciplinarità delle competenze.
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Vučetić, Zorica. "Il linguaggio della giurisprudenza dal punto di vista della formazione delle parole : orientamenti e problemi lessicologici." Linguistica 42, no. 1 (December 1, 2002): 65–80. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.42.1.65-80.

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Abstract:
Con il presente lavoro si vuole contribuire alfe ricerche sul linguaggio della giurisprudenza in chiave lessicologica. La ricerca si propone di mettere in rilievo i meccanismi dellaformazione delle parole nel linguaggio giuridico. Laformazione delle parole è un procedimento vivo che rinnova il lessico e arricchisce la lingua con nuove unitii lessicali. 11 lessico si rigenera per vie interne mediante i meccanismi della composizione delle parole, della sujfissazione e della prefissazione; è un corpus malto interessante dal punto di vista della formazione delle parole, è ricco di parole formate e di neologismi. Nel lessico della giurisprudenza convivono parole formate tradizionali e neologismi. La formazione delle parole è intesa prima di tutto come studio lessicologico che mette in primo piano Jo studio della neologia e dei neologismi, ottenuti con elementi esistenti nella lingua, che rinnovano per vie interne il patrimonio lessicale di una lingua. In tal modo la formazione delle parole è un procedimento vivo e produttivo.
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Muscelli, Cristian. "Il segno di Giove. Essere, storia e linguaggio nella Scienza nuova di Vico." MLN 120, no. 1 (2005): 93–110. http://dx.doi.org/10.1353/mln.2005.0030.

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Muscelli, Cristian. "Il segno di Giove. Essere, storia e linguaggio nella Scienza nuova di Vico." MLN 120, no. 1a (2005): 93–110. http://dx.doi.org/10.1353/mln.2005.0057.

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Ferrer, Eduardo Blasco. "Neuropsicologia cognitiva del linguaggio e Linguistica romanza. Nuovi ambiti d'interdisciplinarità nel terzo millennio." Zeitschrift für romanische Philologie (ZrP) 122, no. 3 (August 2006): 515–30. http://dx.doi.org/10.1515/zrph.2006.515.

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Maspero, Giulio. "I Padri della Chiesa e la metafisica: una relzione ineludibile." Teologia w Polsce 13, no. 2 (February 27, 2020): 63–78. http://dx.doi.org/10.31743/twp.2019.13.2.04.

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Abstract:
Sono molto importanti le riflessioni sull’uso della metafisica nell’insegnamento dei Padri della Chiesa, perché questo legame è molto radicato nell’esegesi fatta da loro. Questa è stata contestata soprattutto in ambito della Riforma che sosteneva che il linguaggio biblico fosse una derivazione della filosofia greca pagana. Padri della Chiesa non solo hanno lavorato sulla metafisica stessa, ma hanno anche modificato la sua forma classica, elaborandola in un certo modo come una nuova ontologia. Questo ha aiutato molto nella descrizione teologica di Dio Trino e Uno in modo molto più preciso. Su questa base hanno interpretato molto più in profondità tante questioni teologiche, facendole vedere in una nuova luce, ad es. l’opera della creazione, il mistero dell’uomo e la mariologia.
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Uva, Christian. "Nuovo cinema Italia: Per una mappa della produzione contemporanea, tra tendenze, formule e linguaggi." Italianist 29, no. 2 (June 2009): 306–24. http://dx.doi.org/10.1179/026143409x12488561926621.

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Cirmi, Giuseppa Rita, Salvatore D'Asero, and Maria Flavia Mammana. "La Lingua Matematica: un’esperienza didattica nel Liceo Matematico." Didattica della matematica. Dalla ricerca alle pratiche d’aula, no. 9 (May 27, 2021): 127–38. http://dx.doi.org/10.33683/ddm.21.9.6.

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Abstract:
In questo lavoro si presenta un modulo didattico dal titolo La Lingua Matematica, rivolto a studenti del primo anno di scuola secondaria di secondo grado.Il modulo è stato presentato in classi di Liceo Matematico, ma può essere proposto anche in altri contesti. Esso ha un duplice obiettivo: introdurre questioni relative a matematica e linguaggio da un lato e introdurre i concetti di teorema e dimostrazione dall’altro. Il percorso ha permesso di introdurre nozioni di aritmetica modulare e ha condotto gli studenti a confrontarsi, elaborare ipotesi, produrre argomentazioni e generare nuovi teoremi.
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Cheli, Mariagnese, and Salvatore Busciolano. "Il ruolo del Trauma e del Linguaggio nel sistema penale minorile." MINORIGIUSTIZIA, no. 2 (January 2022): 116–31. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-002011.

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Abstract:
L'articolo mette in luce la necessità di una prospettiva trauma orientata nell'ambito degli interventi sui minori devianti perché la letteratura scientifica evidenzia sempre più come, da un lato, il Disturbo di Personalità Antisociale (Dpa) possa collegarsi a una storia traumatica e, dall'altro, come i ragazzi reduci da esperienze sfavorevoli infantili (Esi) più frequentemente possono avere condotte devianti. Questo orientamento porta a modificare l'approccio ai ragazzi all'interno di una nuova e necessaria progettualità sistemica che parte dalla giustizia minorile fino a toccare tutti gli attori istituzionali coinvolti e le famiglie dei minori, una progettualità coerente e condivisa negli obiettivi, nelle prescrizioni e nelle azioni. In questa progettualità è fondamentale, all'interno del processo minorile, il ruolo di un linguaggio istituzionale comprensibile ai ragazzi, medium necessario per attivare una relazione che porti a una corretta assunzione delle proprie responsabilità, per poter riattivare un itinerario educativo efficace.
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Guggenberger, Rainer. "Sul saggio sulla filosofia delle lingue di Melchior Cesarotti." Alea: Estudos Neolatinos 21, no. 1 (April 2019): 343–59. http://dx.doi.org/10.1590/1517-106x/211343359.

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Abstract:
Riassunto Melchior Cesarotti è stato uno dei protagonisti illustri che si sono occupati della Questione della Lingua nel tempo dell’Illuminismo Italiano. Facendo una lettura attenta di tipo close reading utilizzando il metodo dell’analisi del discorso, questo articolo ricalca le tesi centrali e le motivazioni di Cesarotti e dimostra la loro importanza nel processo dello sviluppo di una lingua nazionale italiana. Il merito del Cesarotti non è di avere superato il linguaggio delle tre corone fiorentine come modello di lingua scritta, ma di avere introdotto la libertà di arricchirlo con termini nuovi, derivanti dalla parte nobile di tutti gli idiomi italiani e stranieri.
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Fernandelli, Marco. "Ovidio e le ambiguità dell'Eneide." Tabula, no. 17 (November 16, 2020): 125–68. http://dx.doi.org/10.32728/tab.17.2020.5.

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Abstract:
L'ambiguità è un tratto caratteristico del linguaggio epico virgiliano. L'idea che essa sia l'espressione di un dualismo tra piani di significato rappresentati da voci (“Two voices theory'), cui attribuire un grado maggiore o minore di autenticità, è stata superata a favore di una lettura che riconosce tale autenticità nello stato aperto del testo, che insieme stimola all'interpretazione e si presta a una continua riattualizzazione dei propri significati. L'“ambivalenza” (del testo) ha preso il posto della dialettica di “ottimismo” e “pessimismo” (nella visione dell'autore). Virgilio, in Ovidio, è onnipresente. Le ambiguità dell'Eneide, la cui tipologia è varia, causano, in Ovidio, due risposte: lo invitano a illuminare le zone contraddittorie di quel testo già classico; oppure sono risolte o neutralizzate nel quadro di riscritture di genere e intonazione diversi, ma sempre in modo che la disambiguazione risulti palese e si configuri come una scelta conforme ai valori di una poetica nuova. Ciò si nota in particolare nelle Metamorfosi, dove i luoghi più complessi dell'Eneide nutrono l'invenzione poetica, mentre la loro conversione in situazioni, immagini, espressioni univoche asseconda la fluidità che il poema del continuo mutamento richiede al suo linguaggio. Ma questa semplificazione del complesso e determinazione dell'indeterminato è anche il filtro attraverso il quale l'inimitabile Eneide si offre all'imitazione delle generazioni successive.
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Michetti, Giovanni. "“Il mondo come puzzle”." DigItalia 15, no. 1 (June 2020): 26–42. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00002.

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Abstract:
Le nuove tecnologie offrono nuove e potenti possibilità di descrizione dei beni culturali nel web, contribuendo a rinnovare la natura, le funzioni e gli obiettivi dei tradizionali strumenti per la rappresentazione e la gestione del nostro patrimonio culturale in ambiente digitale. In particolare, il confronto con il catalogo nel web richiede un cambio di prospettiva: il catalogo non è una semplice enumerazione sulla base di modelli convenzionali e regole sintattiche che definiscono un paradigma ove non c‘è alcuno spazio per l‘anomalia, bensì una narrazione che attribuisce un senso ad una molteplicità di singolarità. Occorre cioè bilanciare da una parte il criterio ordinativo e le inevitabili rigidità imposte da linguaggi e modelli formali, dall‘altra l‘esigenza di dare spazio a prospettive e modelli diversi.
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Borelli, Maia. "Attrici d’avanguardia e teatro femminista a Roma negli anni Settanta: nuovi luoghi e linguaggi." Italica Wratislaviensia 10, no. 2 (December 31, 2019): 257–73. http://dx.doi.org/10.15804/iw.2019.10.1.28.

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Borelli, Maia. "Attrici d’avanguardia e teatro femminista a Roma negli anni Settanta: nuovi luoghi e linguaggi." Italica Wratislaviensia 10, no. 2 (December 31, 2019): 2–5. http://dx.doi.org/10.15804/iw.2019.10.2.15.

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Malagrinò, Ilaria. "Intimità e social media. Una riflessione a partire dal pensiero di Michel Henry." Medicina e Morale 69, no. 1 (April 20, 2020): 71–87. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.608.

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Abstract:
L’avvento delle nuove tecnologie mediatiche ha facilitato il diffondersi della cultura emotiva. Sotto gli imperativi dello sharing e del disclosure agli utenti viene chiesto di identificare e razionalizzare il loro intimo. Le emozioni vengono dette e categorizzate, fissate nello spazio virtuale, esternate e oggettivate attraverso mezzi visivi di rappresentazione e linguaggio, diventando così narrazioni fruibili dal grande pubblico dei followers. Le interazioni on line, proprio perché mediate dallo schermo, hanno liberato gli individui dalla paura del faccia a faccia e del giudizio sociale, favorendo sicuramente una maggiore condivisione. Tuttavia, l’anonimia dei mezzi espressivi fa sì che le intimità digitali siano, come direbbe Illouz, “fredde”, con il risultato apparentemente contraddittorio dell’aumento di ciò che Kristeva definisce come “nuove malattie dell’anima”, in cui gli individui sperimentano ciò che il soggetto depresso prova nel suo isolamento, ovvero il sentirsi separato dalle altre persone e dalla comunicazione. Scopo del presente contributo è, pertanto, analizzare le modalità di manifestazione dell’intimità, utilizzando le riflessioni tracciate in merito da Michel Henry, al fine di comprendere cosa è andato perso nella contemporaneità.
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