Academic literature on the topic 'Nuove terapie'

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Journal articles on the topic "Nuove terapie"

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Lospalluti, L. "La Dermatite Seborroica. Nuovi Concetti e Nuove Terapie." Journal of Cosmetic Dermatology 2, no. 2 (April 2003): 108. http://dx.doi.org/10.1111/j.1473-2130.2004.00022.x.

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2

Bosone, Enrico. "Nuove terapie oncologiche e “giusto” prezzo." Global & Regional Health Technology Assessment 2, no. 1 (March 17, 2015): 59–60. http://dx.doi.org/10.33393/grhta.2015.325.

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3

Bosone, Enrico. "Nuove terapie oncologiche e “giusto” prezzo." Global & Regional Health Technology Assessment: Italian; Northern Europe and Spanish 2, no. 1 (January 2015): GRHTA.5000185. http://dx.doi.org/10.5301/grhta.5000185.

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4

Spagnolo, A. G., and R. Minacori. "Farmacogenetica e Farmacogenomica: aspettative e questioni etiche." Medicina e Morale 51, no. 5 (October 31, 2002): 819–66. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2002.683.

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Abstract:
La farmacogenetica è stata inizialmente definita come lo studio della variabilità di risposta individuale al farmaco legata all’ereditarietà e alle caratteristiche genetiche personali e familiari. Durante l’ultima decade il termine farmacogenomica ha ulteriormente affinato tale definizione delineando con più precisione gli ambiti e le finalità di questo nuovo ambito scientifico. L’obiettivo è ancora più affascinante e importante: sviluppare e utilizzare nuove terapie farmacologiche personalizzate, più efficaci e meno dannose, utilizzando le scoperte sul genoma umano. Dallo sviluppo di questa nuova applicazione della genetica probabilmente dipenderà anche un mutamento nella prassi medica, con nuovi criteri diagnostici e soprattutto nella possibilità di somministrare delle terapie personalizzate. La genomica applicata alla ricerca farmacologica, oltre alle diverse problematiche tecnico-scientifiche che ancora sono in via di risoluzione, impone anche, per l’ambito di applicazione - il genoma umano, quindi anche la persona umana, e le finalità che si prefigge cioè pervenire a nuove e ottimali soluzioni terapeutiche attraverso la ricerca clinica - un’ampia riflessione etica rispetto ad una pluralità di elementi in gioco. D’altra parte occorre anche considerare che ai vantaggi di una quota di popolazione potrebbero correlarsi svantaggi terapeutici per altre fasce di popolazione minoritarie, perciò è fondamentale che un’ampia e articolata riflessione e adeguate soluzioni vengano intraprese prima che la commercializzazione dei tests farmacogenetici possa causare discriminazioni tra i pazienti. Nell’articolo, gli Autori evidenziano le questioni etiche relative alla ricerca farmacogenetica di base, all’identificazione, alla collezione e alla brevettabilità dei dati, alla ricerca farmacogenetica applicata, con lo sviluppo di dispositivi diagnostici e il loro uso nelle sperimentazioni cliniche, alle procedure per la conservazione e dei campioni biologici e dei dati e per la tutela della riservatezza, al ruolo dei Comitati di Etica nella valutazione dei protocolli sperimentali di farmacogenetica, al consenso informato per i soggetti di sperimentazione.
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5

Cattorini, Paolo, and Roberto Mordacci. "Strategie per la ricerca clinica su AIDS e infezione da HIV." Medicina e Morale 40, no. 5 (December 31, 1991): 819–39. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1991.1123.

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Abstract:
La ricerca clinica di nuove terapie per l'AIDS ha sollevato particolari problemi di natura etica, soprattutto negli Stati Uniti: l'esigenza di rendere disponibili in tempi rapidi terapie in grado almeno di estendere le prospettive di vita del paziente ha messo in discussione i criteri scientifici ed etici della vigente regolamentazione della sperimentazione dei farmaci. Un gruppo interdisciplinare di lavoro ha quindi cercato di indicare in una serie di raccomandazioni le basi per un nuovo consenso in questa complessa materia, pervenendo ad un documento di cui si pubblica la traduzione, qui introdotta e commentata per il lettore italiano.
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6

Mastropaolo, Lia. "Nuove patologie adolescenziali o nuove emergenze sociali? L'hikikomori č solo giapponese?" TERAPIA FAMILIARE, no. 97 (January 2012): 31–57. http://dx.doi.org/10.3280/tf2011-097002.

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Abstract:
L'autrice, nella sua attivitŕ clinica si č trovata negli ultimi anni a lavorare, sempre piů frequentemente, con giovani adulti che presentano sintomatologie comuni: chiudersi in casa, passare la giornata a navigare in internet, crearsi una vita virtuale parallela o vivere nella stanza/tana in cui si consuma l'intera quotidianitŕ del vivere... Si pone l'interrogativo: siamo in presenza di nuove patologie o di nuove emergenze sociali? Confronta le precedenti ricerche fatte sugli adolescenti con l'attuale ricerca, il fenomeno giapponese dell'hikikomori con il nuovo fenomeno dei giovani italiani e, attraverso tre casi clinici, presenta nuove modalitŕ di intervento: le "terapie fluttuanti", il lavoro sul sé. Per rispondere al quesito racconta come nel tempo si siano modificate le sue metodologie di trattamento della patologia, come legge il sintomo, come utilizza ora le ipotesi, come tratta l'ingaggio dell'adolescente, del giovane adulto e della sua famiglia, come mantiene la relazione terapeutica ora rispetto al passato e come utilizza i sintomi all'interno del percorso terapeutico.
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Salvatore, Giuliana, and Massimo Santoro. "Nuove terapie molecolari nel trattamento dei tumori tiroidei." L'Endocrinologo 11, no. 1 (February 2010): 20–24. http://dx.doi.org/10.1007/bf03344683.

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Cappiello, Vincenzo, Jacopo Giannelli, and Roberta Giordano. "Terapia sostitutiva corticosteroidea alla luce delle nuove proposte farmacologiche (Plenadren®)." L'Endocrinologo 22, no. 3 (May 13, 2021): 187–93. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-021-00860-1.

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Abstract:
SommarioLa terapia sostitutiva corticosteroidea è indispensabile per la sopravvivenza dei pazienti con insufficienza surrenalica. Per oltre cinquant’anni sono stati impiegati steroidi a breve emivita e solo negli ultimi vent’anni sono state proposte nuove formulazioni derivate dall’idrocortisone, nate con l’obiettivo di migliorare gli effetti delle terapie convenzionali. In particolare, è stata prodotta una formulazione di idrocortisone a rilascio modificato in due fasi (DR-HC, Plenadren®). In questa rassegna si descriveranno le caratteristiche e gli effetti di tale formulazione.
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Jouanneau, E., A. Wierinckx, F. Ducray, V. Favrel, F. Borson-Chazot, J. Honnorat, J. Trouillas, G. Raverot, and Renato Cozzi. "Nuove terapie target nel carcinoma ipofisario resistente alla temozolomide." L'Endocrinologo 13, no. 6 (December 2012): 277. http://dx.doi.org/10.1007/bf03346020.

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Diamanti, Antonella, Teresa Capriati, and Giuseppe Maggiore. "Il trattamento della sindrome da intestino corto: vecchie e nuove terapie." Medico e Bambino 41, no. 1 (January 25, 2022): 41–46. http://dx.doi.org/10.53126/meb41041.

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Abstract:
Intestinal failure (IF) is an acute or chronic condition characterized by a so severe reduced intestinal function that does not allow a stable nutritional status and a normal child growth. The “so-called” chronic benign intestinal failure (CBIF) is mainly caused by neonatal post-surgical short bowel syndrome (SBS) and less frequently by congenital motility disorders or by structural abnormalities of the intestinal epithelium. The correct management of CBIF requires a multidisciplinary approach whose target is the enteral autonomy that means the weaning from parenteral nutrition, a rescue therapy for these patients. In the last few years, a lot of attention has been paid to the identification of drugs able to stimulate the intestinal adaptation. Among these drugs teduglutide, a glucagon-like peptide-2 analogue, approved in Italy for children from January 2021, showed to be effective for the treatment of SBS in children aged one year or more. This intestinotrophic peptide improves intestinal capacity for fluid and nutrients absorption through the induction of mucosal growth and reduction of gastrointestinal motility, thus reducing the need of parenteral support. The paper reports the principal experiences in paediatrics by collecting the results in 104 patients. At present the working group of the Italian Society for Paediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition (SIGENP) is trying to standardize and share how to use teduglutide in Italian specialized setting.
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Dissertations / Theses on the topic "Nuove terapie"

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Panzetta, Sara. "Autismo: un'incognita da scoprire. Dalla definizione al trattamento attraverso le nuove frontiere tecnologiche." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Abstract:
L’autismo è un disordine neuropsichico infantile, che può comportare gravi problemi nella capacità di comunicare, di relazionarsi con gli altri e con l’ambiente circostante. Per parlare di autismo è necessario tenere in considerazione molti fattori ed essere consapevoli della variabilità esistente da soggetto a soggetto e dato l’ampio spettro di fenomeni legati all’autismo, ho deciso di concentrare l’analisi, effettuata in questo elaborato, solo sullo spettro autistico nei bambini. La relazione presenta una breve introduzione ed esplicazione della sindrome di autismo: come si è evoluta nella storia, quali sono i sintomi maggiormente riconoscibili e caratteristici di tale sindrome e l’approccio per un’adeguata diagnosi; segue un capitolo di analisi delle teorie più diffuse oggi per spiegarne le cause e infine un capitolo esplicativo delle attuali terapie più efficaci per migliorare la vita sociale del bambino. Non esiste il metodo, ma un metodo valido per ogni bambino in quel particolare momento della sua crescita. Le situazioni cambiano, si evolvono e anche il modo di rapportarci deve mantenere la stessa elasticità. E’ importante quindi sensibilizzare le persone alla complessità e all’approccio verso gli individui autistici allo scopo di ricercare terapie personalizzate, per dedicarsi più approfonditamente alle peculiarità di ciascun bambino.
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BAZZINI, CHIARA. "STUDY OF MOLECULAR MECHANISMS AND NEW STRATEGIES AGAINST A CYTOTOXICITY AND NEUROINFLAMMATION IN EX VIVO CELLULAR MODELS FROM ALZHEIMER’S DISEASE PATIENTS." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/306480.

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Abstract:
La malattia di Alzheimer (AD) rappresenta una delle principali problematiche per la salute pubblica ed è stata identificata come una priorità per la ricerca. Le due caratteristiche patologiche fondamentali della malattia sono le placche amiloidi e i grovigli neuro fibrillari che sono alla base della neuroinfiammazione e del deterioramento cognitivo.Le forme solubili degli oligomeri sono la specie più tossica della β-amiloide (Aβ) e interagiscono con diverse chinasi proteiche coinvolte nella trasduzione del segnale intracellulare come Ras/MAPK e PI3K/AKT che regolano molti processi cellulari e funzioni cognitive, e alcuni meccanismi molecolari coinvolti nella degenerazione neuronale, come l'iperfosforilazione di tau e l'eccitotossicità del glutammato. Negli ultimi anni molta attenzione è stata focalizzata sull'utilizzo di composti naturali come agenti neuroprotettivi. Il luppolo (Humulus Lupulus) contiene flavonoidi, molecole aromatiche che hanno proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. È stato dimostrato che l'estratto di luppolo ha effetti antiaggreganti sull’Aβ e sembra impedire la sua produzione nelle cellule in coltura. L'accumulo di Aβ induce anche l'attivazione della proteina 3 del recettore Nod-like receptor 3 (NLRP3) dell’inflammosoma e il conseguente rilascio di citochine proinfiammatorie, il quale svolge un ruolo fondamentale nella neuroinfiammazione associata all'AD. NLRP3 attivato induce la produzione e il rilascio di mediatori infiammatori, tra cui i complessi proteici ASC (ASC specks), IL-1β e IL-18, che facilitano la deposizione di Aβ in un ciclo che si auto alimenta. Impedire l’assemblaggio e l'attivazione del complesso dell’inflammosoma potrebbe essere una possibile strategia per la terapia dell'AD. L'obiettivo generale di questo studio è quello di indagare i meccanismi molecolari coinvolti nelle malattie neurodegenerative e nella neuroinfiammazione utilizzando modelli cellulari periferici ex vivo di AD.Al fine di caratterizzare le interazioni Aβ e vie di trasduzione del segnale MAPK e AKT, abbiamo utilizzato fibroblasti di pazienti AD sporadici con diversa gravità della malattia. Per valutare i meccanismi molecolari che potrebbero prevenire o modulare la tossicità indotta da Aβ, sono stati studiati anche i potenziali effetti citoprotettivi dell'estratto di luppolo e il relativo signaling intracellulare. Inoltre, è stato dato particolare interesse alla via di attivazione del NLRP3-infiammasoma. Abbiamo studiato il coinvolgimento dell'attivazione di NLRP3 sulle vie MAPK e AKT e sui loro bersagli a valle, utilizzando una combinazione di studi in vitro e di campioni ottenuti dai pazienti. In particolare, abbiamo utilizzato monociti umani THP-1 di derivazione macrofagica e monociti derivati da cellule mononucleate del sangue periferico (PBMC) di soggetti sani (HC) e pazienti affetti da AD, per analizzare la modulazione autofagica e gli effetti della Stavudina (D4T), un inibitore nucleosidico della trascrittasi inversa, che riduce l'attivazione dell'inflammosoma bloccando il recettore purinergico P2X7R. Inoltre, abbiamo analizzato il pathway di attivazione dell'inflammosoma NLRP3 e il ruolo di CRID3 un inibitore selettivo, per confrontare gli effetti dell’inibizione dell’inflammosoma attraverso due pathway differenti. I monociti derivati da HC e AD sono stati differenziati in cellule microglia-like (MDMIs) e caratterizzati per l'espressione di proteine intracellulari e di superficie tipiche delle cellule mieloidi. Funzioni tipiche della microglia come il rilascio di citochine infiammatorie, la fagocitosi e la degradazione sono state valutate anche in seguito all'esposizione di attivatori dell'inflammosoma con o senza CRID3. MDMIs riflettono molte caratteristiche della microglia e sono un modello cellulare utile per comprendere la patogenesi dell'AD, identificare i target terapeutici e consentire lo screening farmacologico su larga scala dei nuovi composti per uso terapeutico.
Alzheimer's disease (AD) is a major public health concern and has been identified as a priority for research in Life Science. The two core pathological hallmarks of AD are extracellular amyloid plaques and intracellular neurofibrillary tangles which underlie microglial and neuronal damage, neuroinflammation and cognitive impairment. Soluble oligomers are the most toxic species of β-amyloid (Aβ) and interact with several protein kinases such as Ras/MAPK and PI3K/AKT pathways, which regulate many cellular processes and cognitive functions. These pathways mediate Aβ toxicity, regulating some molecular mechanisms involved in neuronal degeneration such as cytoskeletal impairment, glutamate excitotoxicity and neuroinflammation. In the last years much attention has been focused on the potential role of natural compounds as neuroprotective agents. Hop (Humulus Lupulus) contains flavonoids, aromatic molecules which have antioxidant, anti-inflammatory and anti-atherogenic properties. In fact, hop extract has anti-aggregating effects on Aβ, and it seems to prevent its production in cultured cells. Aβ induces also the activation of the pattern recognition receptor Nod-like receptor protein 3 (NLRP3) inflammasome complex in microglia and the consequent release of proinflammatory cytokines, playing a pivotal role in AD-associated neuroinflammation. NLRP3 activation results in the release of inflammatory mediators, including ASC protein complexes (ASC specks), IL-1β and IL-18, that facilitate Aβ deposition and neuroinflammation in a self-feeding pathogenic loop. Since specific therapeutical strategies are still lacking, the dampening of the inflammasome assembly and activation could be a new strategy for AD. The overall focus of this study is to investigate molecular mechanisms involved in neurodegenerative diseases and in neuroinflammation, using peripheral ex vivo cellular models from AD, to check new potential therapeutical targets. In order to characterize the complex interactions among Aβ, MAPK and AKT signaling, we used fibroblasts from sporadic AD patients with different disease severity. To evaluate any molecular mechanisms that could prevent or modulate Aβ-induced toxicity, the potential cytoprotective effects of Hop extract and related intracellular signaling were also investigated. Fibroblasts provide a useful cellular model for studying AD, since they could be differentiated into patient-specific neural cell lines, using iPSC technologies. Moreover, particular interest was given to NLRP3-inflammasome activation pathway. We investigated the involvement of NLRP3 inflammasome activation on intracellular pathways and their downstream targets, using a combination of in vitro studies and patient-derived samples. In particular, we used macrophage-derived THP-1 human monocytes and peripheral blood mononuclear cells (PBMC)-derived monocytes from healthy control (HC) subjects and AD patients, to analyse phagocytosis, autophagy and apoptosis modulation and the effects of the nucleoside reverse transcriptase inhibitor Stavudine (D4T), that reduces NLRP3 inflammasome activation blocking the purinergic receptor P2X7R. Furthermore, we analyzed the NLRP3 inflammasome pathway and the role of the selective NLRP3 inhibitor CRID3, to compare the effects of inflammasome inhibition through two different mechanisms. At this purpose, HC and AD-derived monocytes were differentiated into microglia-like cells (MDMIs) and characterized for myeloid surface and intracellular proteins expression. Key microglia functions such as inflammatory cytokines release, Aβ phagocytosis and degradation were evaluated upon exposure to NLRP3 inflammasome activators with or without CRID3. MDMIs reflected many features of microglia and, as fibroblasts-derived iPSCs, they are attractive cellular models helpful to understand AD pathogenesis, identify therapeutic targets and allow large-scale drug screening of the novel therapeutic candidates.
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SCATURRO, Anna Lisa. "Sintesi, caratterizzazione e nuove strategie formulative per la somministrazione di nuovi derivati dopaminici nella terapia della malattia di Parkinson." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91186.

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Naldi, Eleonora. "Nuove tecnologie per la diagnosi e la terapia oncologica." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16551/.

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Abstract:
Questa tesi fornisce un background storico e applicativo riguardo nuove tecnologie in ambito oncologico, sia per la diagnosi che per la terapia del tumore , con un focus sulla Risonanza magnetica ad alto campo e la tecnica HIFU(High Intensity Focused Ultrasound). Nell'elaborato si approfondisce inoltre lo sviluppo di una tecnica mini invasiva di ablazione tramite HIFU come terapia di trattamento di carcinoma prostatico per via transrettale.
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Selvestrel, Francesco. "Nuovi agenti per la terapia fotodinamica basati su nanosistemi." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3423334.

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Abstract:
This PhD thesis describes the development of silica nanocarriers that will be potentially useful in photodynamic therapy. The research described in this thesis was conducted within the Nanophoto project, a EU-funded collaborative effort to address the current limitations of photodynamic therapy through nanotechnology. A new strategy for the one-step synthesis of highly PEGylated ORMOSIL silica nanoparticles doped with hydrophobic molecules for use as drug carriers is presented, in particular for PDT. Thanks to this procedure, size of prepared nanoparticles can be controlled in the range between 10 and 200 nm, and purification procedures are much simpler than those involved in current literature methods. The dense PEG layer makes the nanoparticles stable by aggregation in saline medium and in a biological environment and endows them at the same time with stealth properties (capture resistence from immunitary system cells) both in vitro and in vivo. As a consequence, the drug concentration in tumoral tissues is increased significantly by the EPR effect (Enhanced Permeability and Retention). The photosintetizer used in my thesis is meta-tetra(hydroxyphenyl)chlorin (mTHPC), anticancer and dermatological drug: its forniture was provided by Biolitec, one of the partner of the Nanophoto project. However, the PEG coating is not completely effective in preventing the release of the photosensitizer mTHPC in the presence of serum, a problem that hampered our previous attempts. The drug was then modified so that it could be covalently anchored to the nanoparticles, and the effects on its physical and chemical properties after derivatization and grafting to the silica matrix were investigated. The new procedure also enables the introduction of functional groups on the PEG layer at the same time of nanoparticle’s formation. These reactive moieties can be used for the subsequent conjugation of small organic molecules, such as folic acid or biotin, or the bioconjugation of antibodies and other biomolecules so as to obtain targeted nanoparticles. Encouraging resultswere demonstrated in active targeting experiments with monoclonal antibodies, such as those for D2B, specific for prostatic tumoral antigen, and EGF (Epidermial Growth Factor).
Questa tesi di dottorato si inserisce nel campo della nanomedicina e si occupa della realizzazione di nanovettori di silice per potenziali applicazioni nella terapia fotodinamica (PDT). Questo lavoro di tesi era inserito nel progetto Nanophoto, finanziato dalla comunità europea e a cui partecipano diversi gruppi di ricerca e imprese italiani ed europei. Più in particolare, la tesi discute di una nuova procedura sintetica che consente di realizzare in un unico step nanoparticelle di silice organicamente modificata (ORMOSIL) ricoperte con un denso strato di PEG e caricate con molecole idrofobiche, tra cui fluorescenti e foto sensibilizzatori per la PDT. Grazie a questa procedura è possibile controllare il diametro delle nanoparticelle preparate in un intervallo tra 10 e 200 nm e la purificazione delle preparazioni è stata molto semplificata. Lo strato di PEG dei carrier è estremamente denso, tanto da rendere le nanoparticelle stabili contro l’aggregazione anche in mezzi salini ed in ambiente biologico, e da conferire loro notevoli abilità stealth (resistenza alla cattura da parte di cellule del sistema immunitario) sia in vitro che in vivo e da incrementare notevolmente l’accumulo nei tessuti tumorali in virtù dell’effetto EPR (Enhanced Permeability and Retention). Il fotosensibilizzatore utilizzato in questo lavoro di tesi è la tetra(metaidrossifenil)clorina (mTHPC), già commercializzata come farmaco antitumorale e dermatologico e fornita dalla ditta Biolitec, che è coinvolta nel progetto Nanophoto. La speranza iniziale era quella di poter intrappolare fisicamente l’THPC nelle nanoparticelle senza necessità di modificarlo. Tuttavia studi effettuati nell’ambito del progetto e del mio lavoro di tesi hanno dimostrato che il fotosensibilizzatore viene rapidamente rimosso dalle nanoparticelle in presenza di proteine del siero. Neppure il coating di PEG, che sfavorisce l’interazione delle particelle con le proteine, è capace di arrestare la fuga dell’mTHPC. Il fotosensibilizzatore è stato quindi modificato chimicamente per consentirgli di ancorarsi covalentemente alla matrice dellananoparticella. L’elaborato discute gli effetti della funzionalizzazione e del legame con la matrice silicea sulle caratteristiche dell’ mTHPC. La nuova procedura di sintesi messa a punto permette inoltre di introdurre dei gruppi funzionali nello strato di PEG contemporaneamente alla formazione delle particelle. Questi gruppi funzionali possono essere utilizzati per una successiva coniugazione con piccole molecole organiche, come acido folico e biotina, oppure per la bioconiugazione di anticorpi e altre biomolecole e ottenere così nanoparticelle direzionanti. Risultati particolarmente incoraggianti sono stati ottenuti in queste strategie di targeting attivo con anticorpi monoclonali come il D2B, specifico per l’antigene deltumore prostatico, e con ligandi di recettori sovraespressi dai tumori come l’EGF (Epidermial Growth Factor).
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ARKEL, MARIA. "Sintesi e caratterizzazione di nuovi derivati della creatina per la terapia del deficit del trasportatore SLC6A8 e nuova procedura sintetica per l'ottenimento della fosfocreatina." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2018. http://hdl.handle.net/11567/929139.

Full text
Abstract:
Parte 1 Il Deficit del trasportatore della creatina è una rara malattia genetica dovuta al malfunzionamento della proteina denominata SLC6A8 e deputata al trasporto della creatina attraverso le barriere biologiche. Il mancato funzionamento del trasportatore della creatina comporta l’assenza di creatina a livello cerebrale con la conseguenza di gravissimi danni neurologici. La creatina infatti è una molecola polare che attraversa le barriere biologiche solo per mezzo del suo trasportatore. Ad oggi non esiste nessuna terapia per tale patologia. Una possibilità terapeutica potrebbe essere rappresentata da profarmaci della creatina in grado di attraversare le membrane cellulari e la barriera ematoencefalica (BEE) in modo indipendente dal trasportatore della creatina stessa. Questo potrebbe ripristinare il contenuto di creatina all'interno delle cellule nervose. Per raggiungere tale scopo, in questo progetto di tesi, si sono messe a punto due diverse strategie di sviluppo di derivati della creatina: 1. modificare la struttura della creatina in modo tale da ottenere una molecola maggiormente lipofila che possa attraversare le membrane biologiche per diffusione passiva. 2. realizzare derivati ottenuti dalla coniugazione della creatina con molecole che possano utilizzare un trasportatore diverso dall’SLC6A8. I derivati sintetizzati secondo tali strategie sono stati ottenuti in buona resa e caratterizzati mediante HPLC e spettrometria di massa; alcuni di loro sono stati anche valutati dal punto di vista della stabilità in mezzo fisiologico e degli effetti neurobiologici.
Parte 2 La fosfocreatina esogena viene prodotta con il nome di “Neoton” dalla casa farmaceutica Alfa Wasserman S.p.A. (Italia), e fa parte del gruppo di farmaci metabolici utilizzati nella protezione del miocardio in aggiunta alle soluzioni cardioplegiche. La fosfocreatina infatti esercita un duplice effetto che la rende un potenziale agente terapeutico cardioprotettivo: l’attività di conservazione dell’energia miocardica mediante il ripristino delle riserve di ATP e l’azione protettiva verso le membrane biologiche. Quasi tutti i metodi pubblicati finora per la sintesi della fosfocreatina portano nella maggior parte dei casi ad una molecola ottenuta in bassa resa e dopo molteplici step di purificazione.La bassa resa è dovuta ad una scarsa reattività dell’agente guanilante utilizzato, soprattutto quando esso è costituito da un derivato della cianoammide. Parte del lavoro svolto ha riguardato la messa a punto di una metodica alternativa ai metodi convenzionali che ha permesso di ottenere la fosfocreatina in buona resa e purezza.
Part 1 Creatine transporter deficiency is a rare hereditary disease due to the loss of function of the SLC6A8 (creatine transporter). Creatine is a polar molecule, able to cross the biological barriers exclusively using its own transporter and therefore this disease causes the lack of cerebral creatine and leads to dramatic neurological symptoms. To date there is no therapy available for this disorder. A therapeutic strategy could be represented by creatine prodrugs able to cross the cellular membranes and the blood brain barrier (BBB) in an independent way from using the creatine transporter and releasing creatine once inside the cells to exert its biological activities. Two different strategies have been developed to synthesized creatine derivatives: 1.The modification of the creatine molecular skeleton in order to obtain more lipophilic prodrugs that could cross the BBB and the biological membranes by passive diffusion. 2. The conjugation of creatine with a molecule able to exploit a different transporter than SLC6A8, i.e. the glucose transporters, creating a chimeric molecule able to use an alternative way The synthesized derivatives have been obtained in high yield and purity and characterized by means of HPLC and mass spectrometry. Some of them have been evaluated for their stability in physiological conditions and neurobiological effects.
Part 2 The exogenous phosphocreatine is currently marketed as “Neoton” by Alfa Wasserman Industry S.p.A. (Italy) and is part of the therapy in the myocardial protection in addition to the cardioplegic solutions. Phosphocreatine exerts a twofold effect as a cardioprotective agent: the regeneration of the ATP reserves and the protective effects of the biological membranes. Most of the methods published so far to synthesize phosphocreatine lead to a low-yielded molecule and involve several purification steps. Low yield is due to the poor reactivity of the guanilating agent used, especially when it is a cyanamide derivative. Part of this job was to develop an alternative method to conventional methods ,that allowed to obtain phosphocreatine with good yeld and purity.
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DI, NUZZO SILVIA. "Semaforine e cancro: nuovi orizzonti per la diagnosi e terapia sperimentale." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2011. http://hdl.handle.net/11566/241893.

Full text
Abstract:
Le semaforine sono una grande famiglia di proteine, secrete o di membrana, inizialmente implicate nello sviluppo del sistema nervoso e nella guida assonica. E’ recente la scoperta che le semaforine sono coinvolte nel regolare la motilità cellulare a l’adesione, l’angiogenesi, la risposta immunitaria e la progressione tumorale. La sema 3A è una proteina secreta la cui espressione è stata documentata in doversi tipi di cellule tumorali ma della quale ancora non conosciamo l’attività autocrina e paracrina nel contato tumorale. Anche l’espressione dei suoi recettori, NP1 e NP2 è correlata con la progressione tumorale. Il carcinoma renale (RCC) è il terzo tumore urologico più comune che colpisce l’uomo, ed è costituito da diversi sottotipi istologici. In questo studio, abbiamo investigato se la SEMA terzo ed il suo recettore NP1 sono espressi nelle cellule e tessuti di RCC. Successivamente sono stati osservati gli effetti della proteina sulla capacità invasiva di linee cellulari aventi un diverso rapporto di espressione NP1/NP2. I risultati ottenuti hanno dimostrato che il CC-RCC esprime bassi livelli di NP1 con conseguente perdita del segnale inibitorio della SEMA 3A nell’oncogenesi di tale neoplasia.
Semaphorine are a large family of secreted and membrane-bound molecules that were initially implicated in the development of the nervous system and in axon guidance. More recently they have been found to regulate cell adhesion and motility, angiogenesis immune responses, and tumor progression. The SEMA 3A is a soluble protein whose expression has been documented in several types of cancer cells, which do not yet now the autocrine activity and or paracrine tumor microenvironment. The expression of NP1 and NP2, is correlated with tumor progression in many cancers types. Renal Cells Carcinoma (RCC) in the third most common genitourinary malignancy composed of specific tumor subtypes. We investigated whether SEMA 3A and NP1 are expressed in RCC by examining cell lines and tissue of RCC. Were later observed the effects of protein on the invasive capacity of cell lines with a different ratio of expression NP1/NP2. Hence, These results confirmed the persisten low levels of NP1 expression in RCC, supporting a role of the loss of inhibitory SEMA 3A autocrine loops in RCC oncogenesis.
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FISCHETTI, COLOMBA. "Nuovi biomarcatori molecolari per la diagnosi e la terapia della sclerosi sistemica." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2021. http://hdl.handle.net/11566/287150.

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Abstract:
Background: La Sclerosi Sistemica (SSc) è una malattia rara del tessuto connettivo caratterizzata da danno microvascolare; attivazione dei fibroblasti con aumentata produzione di collageno nella cute, vasi sanguigni e organi interni; disregolazione dell’immunità con produzione di autoanticorpi. Importante è stata la scoperta di autoanticorpi che riconoscono e attivano il recettore del PDGF in pazienti SSc ma non nei controlli, inducendo stress ossidativo e deposizione di collagene, suggerendo un loro ruolo attivo nella patogenesi della SSc. Il nostro gruppo di ricerca ha messo a punto tecniche per clonare autoanticorpi monoclonali anti-PDGFR; identificato i diversi epitopi del PDGFR riconosciuti dai vari monoclonali; dimostrato che questi autoanticorpi causano fibrosi in vivo utilizzando un nuovo modello murino. Materiali e metodi: Utilizzando un saggio ELISA già ottimizzato, sono stati analizzati i sieri di pazienti SSc. 25 sieri SSc positivi al test ELISA insieme a 25 sieri controllo sono stati spediti a Pepscan Presto, Lelystat, Olanda, e testati con una Pepscan-based ELISA. Qui è stata generata una specifica library peptidica per valutare il legame tra gli epitopi conformazionali del PDGFr e gli autoanticorpi presenti nel siero SSc e identificare quali tra questi fossero il bersaglio di una maggiore reattività. Oltre ai 60 peptidi espressione dei primi tre domini della porzione extracellulare del PDGFr, la library contiene anche 60 peptidi rappresentanti la proteina NOX-2 appartenente alla famiglia delle NADPH ossidasi. Secondo la nostra ipotesi, sia la proteina NOX-2 che il PDGFr rappresentano il bersaglio della risposta autoimmunitaria da parte dei pazienti affetti da SSc. Risultati: esiste una differente reattività dei sieri dei pazienti SSc rispetto ai sieri controllo nei confronti di alcuni peptidi contenuti nella library. Ciò dimostra che i sieri SSc contengono autoanticorpi che riconoscono epitopi conformazionali specifici: 13 appartenenti a NOX2 e 21 al PDGFR. Tra i peptidi statisticamente significativi sono stati identificati alcuni che riescono a discriminare meglio i pazienti dai controlli e che potrebbero rappresentare i possibili bersagli di test diagnostici epitope-based. Abbiamo individuato valori di cut-off, mediante curve Roc. I peptidi migliori a discriminare i pazienti SSc dai controlli sono: PEP8 e PEP9 (espressione di NOX), PEP61 e PEP75 (espressione del PDGFr). Il valore cut-off di PEP61 = 435 è quello associato alla più alta sensibilità e specificità (se= 68%, sp= 80%). Nonostante una numerosità campionaria troppo esigua per conclusioni statisticamente significative, indipendentemente dal punteggio cut off considerato, cinque individui appartenenti al gruppo controlli si posizionino sempre al di sopra del livello soglia, risultando sempre positivi ad un ipotetico test diagnostico. Conclusioni: Con questo lavoro sono stati individuati specifici epitopi conformazionali che rappresentano il sito di legame tra anticorpi anti-PDGFr con i sieri di pazienti SSc. Esiste una diversa reattività dei sieri SSc al recettore del PDGF sulla base della quale è stato possibile fare una suddivisione dei pazienti in sottogruppi in parte diversi rispetto alla tradizionale classificazione (forma diffusa vs limitata). Indipendentemente dal punteggio cut-off considerato, cinque sieri controllo presentano una reattività estremamente elevata per tutti i peptidi della library, con un comportamento paragonabile ai pazienti SSc diffusa. Ci si interroga se questa polireattività sierica può essere espressione di una familiarità verso malattie autoimmuni o di una malattia non ancora manifesta. Se queste osservazioni verranno confermate da studi su una più ampia numerosità campionaria, questi peptidi potranno rappresentare il bersaglio di specifici test diagnostici epitope-based, e soprattutto di mirate terapie molecolari.
Background: Systemic Sclerosis (SSc) is a rare disorder of the connective tissue, characterized by fibrosis of the skin, blood vessels, and visceral organs; additional manifestations include alterations of the microvasculature and production of autoantibodies. An important step forward has been the demonstration in SSc patients but not in controls, the presence of agonistic autoantibodies targeting endogenous PDGF receptor in SSc patients. These data suggest that the anti-PDGFR autoantibodies play an active role in the pathogenesis of SSc. Our research group has developed techniques to clone anti-PDGFR monoclonal autoantibodies; identified the different PDGFR epitopes recognized by agonistic anti PDGFR autoantibody; demonstrated that they are pro fibrotic in vivo tested in the preclinical model of the transgenic mouse. Materials and methods: by a competitive ELISA, serums of SSc patients were analyzed. 25 SSc serums positive by ELISA with 25 control serums were shipped to Pepscan Presto, Lelystat, The Netherlands, and tested with a Pepscan-based ELISA. A specific peptide library was then generated to evaluate the binding between the conformational epitopes of PDGFr and the autoantibodies present in the SSc serum and identify which of these are the target of higher reactivity. In addition to the 60 peptides expression of the first three domains of the extracellular portion of PDGFr, the library also contains 60 peptides representing the NOX-2 protein belonging to the NADPH oxidase family. According to our hypothesis, both the NOX-2 protein and the PDGFr are the target of the autoimmune response in SSc patients. Results: a different reactivity of the serums of SSc patients compared to the control serums emerged against some peptides contained in the library. This shows that the serums of SSc patients contain autoantibodies that recognize specific conformational epitopes:13 belonging to NOX2 and 21 to PDGFR. Among the statistically significant peptides, we identified the peptides that are able to better discriminate patients from the controls and that could represent possible targets for epitope-based diagnostic tests in the future. Cut-off values were identified, using Roc curves. The better peptides able to discriminate SSc patients from controls are: PEP8 and PEP9 (NOX expression), PEP61 and PEP75 (PDGFr expression). The cut-off value of PEP61 equal to 435 is the one associated with the highest sensitivity and specificity (se= 68%, sp= 80%). Despite too small a sample size to statistically significant conclusions, regardless of the cut-off score considered, five individuals belonging to the control group always position themselves above the threshold level, always positive to a hypothetical diagnostic test. Conclusions: with this research work, specific conformational epitopes have been identified that represent the site of binding between anti-PDGFr antibodies with serums of SSc patients. There is a different reactivity of SSc serums to the PDGF receptor on the basis of which it has been possible to subdivide patients into sub-groups that are partly different from the traditional classification (diffuse vs limited form). Independently of the cut-off score considered, five control serums have an extremely high reactivity for all peptides in the library, with a behavior comparable to diffuse SSc patients. This data makes us question whether this serum polireactivity may be the expression of a familiarity with autoimmune diseases or a disease not yet manifest. If these observations are confirmed by studies on a larger sample number, these peptides could be the target of specific epitope-based diagnostic tests, and especially of targeted molecular therapies.
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Ferrara, Francesca <1985&gt. "Laser terapia nel lichen scleroso femminile e maschile: una nuova opportunita terapeutica?" Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amsdottorato.unibo.it/9333/1/tesi%20abstract.pdf.

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Abstract:
INTRODUZIONE: Il Lichen Sclerosus è una dermatosi autoimmune, cronico-recidivante che coinvolge tipicamente i genitali. Questa patologia può avere un forte impatto sulla qualità della vita e sull’attività sessuale dei pazienti: molti di questi hanno sintomatologia pruriginosa, bruciore, dispareunia, disturbi della sfera sessuale, spesso persistenti anche dopo le terapie. Ad oggi, la terapia steroidea è la più efficace opzione terapeutica, sebbene non sia scevra da effetti collaterali, soprattutto nelle applicazioni a lungo termine. OBIETTIVI: Indagare l’efficacia e gli effetti a lungo termine della terapia con laser Co2 frazionato nel controllo della sintomatologia del lichen scleroso femminile e maschile, in pazienti che applichino lo steroide 1-2 volte alla settimana, per valutare se questo trattamento possa essere una valida alternativa alla terapia steroidea. METODI: Sono stati arruolati nello studio prospettico pazienti di entrambi i sessi affetti da lichen scleroso. I pazienti sono stati trattati con laser CO2 frazionato ogni 2 mesi, per un totale di 3 sessioni. Prima di ogni trattamento e al follow up (9 mesi dopo l’ultima seduta) sono stati somministrati ai pazienti dei questionari: DLQI,FSFI per le donne e MSHQ per gli uomini, e infine 2 questionari specifici creati per valutare la severità di segni e sintomi della patologia basati sullo score proposto da Günthert nel 2012. RISULTATI: 23 donne e 10 uomini, tutti maggiorenni, sono stati arruolati nello studio. La terapia con laser Co2 frazionato ha migliorato in maniera significatica I punteggi di tutti I questionari, dalla baseline fino al follow up. Nessuno ha mostrato effetti collaterali importanti. CONCLUSIONI: I nostri risultati suggeriscono che il laser Co2 frazionato sia un trattamento efficace e sicuro ed una valida alternativa alla terapia steroidea nei pazienti affetti da lichen scleroso genitale. Maggiori studi sono comunque necessari per confermare questi risultati.
BACKGROUND: Lichen Sclerosus is an autoimmune, chronic relapsing dermatosis that typically involves vulvar and penile area. This condition can strongly impact on the quality of life: many patients feel uncomfortable, some have persistent discomfort despite apparently successful treatment. To date, topical steroids are the most effective therapeutic option, although adverse effects are possible, especially in long-term application. OBJECTIVES: To investigate the efficacy and the long-term effect of fractional CO2 laser as a steroid sparing treatment to control the symptoms in women an men with lichen sclerosus who have tapered the application of topical steroids to twice weekly or less. METHODS: Patients with a clinical and histological diagnosis of vulvar and penile lichen sclerosus were prospectively enrolled in the study. The patients were treated with fractional CO2 laser every 2 months, for a total of 3 sessions. Before each treatment and at the 8-month follow up 4 questionnaires were administered to the patients: DLQI, FSFI for women, MSHQ for men, and 2 specific questionnaires created to assess the severity of signs and symptoms, based on the score proposed by Günthert in 2012. RESULTS: A total of 23 adult women and 10 adult men were enrolled in the study. The fractional CO2 laser treatment significantly improved the scores of all scales from baseline to the 8-month follow up. CONCLUSIONS: Our results suggest that fractional CO2 laser is an efficient and safe steroid sparing treatment in patients that have tapered topical steroids to twice weekly or less. However, further investigations are needed to safely generalized our findings.
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CUGUSI, LUCIA. "L'attività motoria acquatica come nuovo approccio terapico alla cardio-diabetologia." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2013. http://hdl.handle.net/11584/266110.

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Abstract:
The role of general physical activity on improving cardiometabolic profile and quality of life in patients with type 2 diabetes is widely demonstrated. However, little is known about the effects of specific water exercise program in patients with type 2 diabetes. Therefore, the aims of this pilot study were to evaluated the effects of a supervised water training program in subjects affected by type 2 diabetes. Methods: eighteen men affected by type 2 diabetes (51,4±9,38 years), were enrolled in a program of 12 weeks of supervised water training. We assess Cardiometabolic Profile (echocardiography, glycemic, lipidemic and anthropometric profille, blood pressure levels and cardiopulmonary exercise test), and Quality of Life and Physical Activity Levels (Short-form Health Survey 36 with items (SF-36), Problem Areas in Diabetes Questionnaire (PAID) and International Physical Activity Questionnaire (IPAQ)) before and after 12-weeks of a supervised water exercise program. Results: The results showed a significant improvement of cardiovascular and metabolic assessments (aerobic capacity, work, blood pressure, glycemic, anthropometric and lipidemic profile, and diastolic function) and an increasing in quality of life and physical activity levels (Sf-36, PAID, energy expenditure in general physical activity). Discussion: Our findings showed that structured and supervised physical activity performed in water, produced benefits both in improving of the cardiometabolic profile and the HRQoL and also in increasing of the physical activity levels in subjects affected by type 2 diabetes.
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Books on the topic "Nuove terapie"

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Manna, Adelmo. L'imputabilità e i nuovi modelli di sanzione: Dalle "finzioni giuridiche" alla "terapia sociale". Torino: G. Giappichelli, 1997.

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Boscolo, Luigi. I tempi del tempo: Una nuova prospettiva per la consulenza e la terapia sistemica. Torino: Bollati Boringhieri, 1993.

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Enrico, Ghidetti, and Diana Ester, eds. La bellezza come terapia: Arte e assistenza nell'ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze : atti del Convegno internazionale, Firenze, 20-22 maggio 2004. Firenze: Polistampa, 2005.

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Seminario, di aggiornamento sull'epatite da virus HCV e. nuovi virus potenzialmente epatitici: diagnosi epidemiologia prevenzione e. terapia (5th 2000 Rome Italy). V Seminario di aggiornamento sull'epatite da virus HCV e nuovi virus potenzialmente epatitici: Diagnosi, epidemiologia, prevenzione e terapia : Istituto superiore di sanità, Roma, 20-21 dicembre 2000 : atti. Roma: Istituto superiore di sanità, 2000.

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Larson, Olaff, Vatsyayana (adattamento), and Marco Rossi. Nuovo KamaSutra: Terapia Sessuale in Tre Giorni. Independently Published, 2019.

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Kramer, Dietmar. Nueve Terapias Florales de Bach 3. Editorial Sirio, 2005.

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Massari, Ferdinando Maria. Sindrome Coronarica Acuta, un nuovo modo di fare diagnosi, un nuovo modo di impostare la terapia. Springer, 2005.

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Massari, Ferdinando Maria. Sindrome Coronarica Acuta, un Nuovo Modo Di Fare Diagnosi, un Nuovo Modo Di Impostare la Terapia. Springer London, Limited, 2007.

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Moraes, Ane. Estetica in Oncologia: Un Nuovo Concetto Di Benessere per le Persone in Terapie Oncologiche. Independently Published, 2020.

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10

Felleti, Sergio. Cancro? Guarisce Ma Solo Cosi': Con I Nuovi Farmaci Chemioterapici Ospedalieri Soft con I Piu' Potenti Killer Di Cellule Tumorali Del Mondo e con la Moderna Terapia Oncologica Medica Integrata. Independently Published, 2017.

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Book chapters on the topic "Nuove terapie"

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Rossi, C. R., A. Comandone, and A. Veltri. "Terapie locoregionali e chirurgia oncologica." In Nuove tecnologie chirurgiche in oncologia, 121–37. Milano: Springer Milan, 2011. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-2385-7_11.

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Isaia, G., and M. Di Stefano. "La terapia medica dell’osteoporosi: nuove prospettive." In Osteoporosi: le nuove prospettive in ortopedia e traumatologia, 47–57. Milano: Springer Milan, 2006. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-0546-4_5.

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Conference papers on the topic "Nuove terapie"

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Lledó, Luis D., Santiago Ezquerro, Francisco J. Badesa, Ramón Ñeco, José M. Sabater, and Nicolás García-Aracil. "Influencia de la visualización en terapias de rehabilitación virtual asistidas por robots." In Actas de las XXXVII Jornadas de Automática 7, 8 y 9 de septiembre de 2016, Madrid. Universidade da Coruña, Servizo de Publicacións, 2022. http://dx.doi.org/10.17979/spudc.9788497498081.0913.

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Abstract:
. La neurorehabilitación post-ictus basada en terapias virtuales se realiza junto con dispositivos visuales. El tipo de visualización puede influenciar en la calidad de la percepción de la tarea afectando al rendimiento sensomotor del paciente. El propósito de este trabajo es evaluar si ex- iste diferencias en los patrones de movimientos cinemáticos cuando pacientes post-ictus real- izan una tarea de alcance, visualizando un juego terapéutico virtual con dos diferentes tipos de representación del entorno virtual: 2D y 3D. En este estudio han participado nueve pacientes post-ictus recibiendo una terapia virtual asistida por el robot de rehabilitación PUPArm. Los pacientes debían realizar movimientos horizontales con el miembro superior para completar el objetivo principal de las tareas, el cuál consistía en alcanzar objetivos periféricos o perspectivos dependiendo del tipo de entorno virtual mostrado. Para realizar un análisis del rendimiento sensomotor de los pacientes se registran diferentes tipos de parámetros a partir de la adquisición de datos objetivos por parte del dispositivo robótico para evaluar la influencia de la visualización de la tarea.
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