Academic literature on the topic 'Nuove scritture'

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Journal articles on the topic "Nuove scritture"

1

Benvenuti, Giuliana. "O novo realismo italiano: de Pasolini a Saviano." Remate de Males 34, no. 1 (April 28, 2014): 235. http://dx.doi.org/10.20396/remate.v34i1.8635844.

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Abstract:
Ridurre la comprensione della letteratura italiana contemporanea alla contrapposizione tra "ritorno al reale" e postmodernismo è perdere la complessità del quadro. Accanto ad autori che si sono mossi sulla scia di Calvino, come Tabucchi e Del Giudice, a una narrativa di consumo che ha recuperato gli schemi della letteratura di genere, a scrittori che reinterpretano in modi originali i dettami del postmodernismo, come Siti e Lagioia, convivono scritture che escono dagli schemi di genere e si ricollegano ad autori difficili da etichettare, come Pasolini, praticando nuove forme di critica. Tra gli autori di maggiore interesse c’è Roberto Saviano, in particolare la sua opera d’esordio, Gomorra. Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra (2006).
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2

Perna, Massimo. "A proposito del corpus delle scritture cipro-minoiche. Vecchi documenti e nuove letture." Cahiers du Centre d'Etudes Chypriotes, no. 50 (December 1, 2020): 79–90. http://dx.doi.org/10.4000/cchyp.479.

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3

Marazzi, Massimiliano. "Scrittura e atti di scrittura: riflessioni su alcune novità editoriali." Kadmos 59, no. 1-2 (April 1, 2020): 25–42. http://dx.doi.org/10.1515/kadmos-2020-0002.

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Abstract:
Abstract La nuova pubblicazione in Italia del libro di S. Ferrara, La grande invenzione. Storia del mondo in nove scritture diverse (Milano 2019), rappresenta uno dei piu recenti tentativi di affrontare il complesso fenomeno della nascita e dello sviluppo di sistemi scrittori nella storia secondo schemi innovativi. Con questo contributo l’Autore intende, partendo da un’analisi critica dell’opera in oggetto, aprire un dibattito sui modi e le prospettive di approccio al fenomeno scrittorio, puntualizzando, allo stesso tempo, i risultati raggiunti nell’ambito di una serie di ambiti della ricerca sui sistemi scrittorî piú conosciuti.
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4

N. Vujović, Marija, and Luigi E. Beneduci. "LE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DELLʼITALIANO NEO-STANDARD IN DUE ROMANZI ITALIANI CONTEMPORANEI (ASPETTO MORFOLOGICO)." Филолог – часопис за језик књижевност и културу 12, no. 24 (December 30, 2021): 239–67. http://dx.doi.org/10.21618/fil2124239v.

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Abstract:
Se l’italiano standard è la varietà linguistica codifcata nei libri di grammatica, per neo-standard si intendono le abitudini comunicative, parlate e scritte, di una fascia di parlanti acculturati, in una varietà linguistica più informale. Utilizzando le tassonomie di Sabatini e Berruto, gli autori dello studio hanno rintracciato la presenza del neo-standard in un corpus formato da due romanzi italiani contemporanei, Io e te di Niccolò Ammaniti ed Esco a fare due passi di Fabio Volo. Considerando l’alto numero di occorrenze, ci si è limitati all’aspetto morfologico del sistema pronominale e verbale, con valore esemplifcativo. Le opere analizzate sono diversamente signifcative di due autori agli antipodi: il romanzo di un acclamato scrittore e il romanzo di esordio di un DJ e conduttore televisivo. Il risultato dello studio è che, a parte poche differenze, i tratti neo-standard caratterizzano entrambe le operazioni di scrittura, con l’intento di raggiungere l’immediatezza comunicativa della lingua parlata. Se ne conclude che i narratori hanno colto, rappresentato e riprodotto l’urgenza e la penetrazione delle nuove forme della lingua italiana, che potrebbero diventare un nuovo futuro standard normativo.
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5

Haręzga, Stanisław. "Rola Pisma Świętego w Kościele według 2 Tm 3,14-17." Verbum Vitae 13 (January 14, 2008): 169–77. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1462.

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Abstract:
Nella Seconda Lettera a Timoteo si legge il passo piu rilevante di tutto il Nuovo Testamento circa il rapporto tra Sacra Scrittura e azione pastorale (2 Tm 3,14-17). In questo testo l'accento e posto, piu che sulla ispirazione, sulla efficacia della Parola di Dio scritta nella vita del credente e sulla sua utilita nel ministero pastorale. L'analisi da noi realizzata ci lascia di rivisitarlo sotto questo profilo.II brano si articola in due frasi nelia struttura chiastica: A(v. 14a), B (v. 14b-15), B1 (v. 16), A1 (v. 17). Dopo questa l' analisi la riffiesione si eoncentra sui molo delie Scritture, sulla loro efficacia formativa in ordine alla vita cristiana e sulla missione dei pastori delia Chiesa.
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6

Perna, Valerio. "Cristianesimo etico e socialismo metafisico in Mario Pomilio." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 54, no. 1 (April 15, 2020): 428–38. http://dx.doi.org/10.1177/0014585820910881.

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Abstract:
Mario Pomilio è scrittore dimenticato, e invece il valore del suo messaggio risulta tuttora attuale. Nelle sue opere, come critico e scrittore, si evidenzia un percorso che vuole essere coerenza vissuta prima che teorizzata. Ricerche, domande e inquietudini risultano sempre legate alla religiosità e agli ideali politici dell’autore. Per l’intellettuale socialista lacerato dall’ansietà del mondo contemporaneo, la ricostruzione del “mito” nell’animo degli uomini si configura come esigenza di verità etiche assolute; per il credente immerso totalmente nella storia, la verifica della presenza di un Dio assente, manifesta l’esistenza di un testimone trascendente. In un contesto del genere, ogni azione comporta responsabilità morali senza alcuna compromissione. La scelta politica di Pomilio diventa così utopia morale: l’idea di una società più giusta, che percorre in sottofondo la storia e ne è il lievito. Allo stesso modo il suo cristianesimo è inquieto e interrogante, tanto da prospettare il bisogno di una nuova Sacra Scrittura: il mito del Quinto Evangelio.
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7

Vitelli, Caterina Falotico. "NUOVA SCRITTURA AL FEMMINILE." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 36, no. 2 (September 2002): 480–85. http://dx.doi.org/10.1177/001458580203600216.

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8

Aloisio, Miriam. "Architettura e scrittura in Fantasmi romani di Luigi Malerba." Quaderni d'italianistica 36, no. 2 (July 27, 2016): 127–54. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v36i2.26902.

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Abstract:
Questo studio è un’analisi testuale di Fantasmi romani (2006) che mira ad illustrare come sia avvenuto un mutamento ideologico nella poetica di Luigi Malerba, che da autore di romanzi divertente e divertito, si presenta ora come un commentatore amareggiato dell’epoca contemporanea. Avvalendomi delle teorie di Remo Cesarani e di Fredric Jameson, secondo cui in conseguenza del tramonto delle “grandi metanarrazioni”, sono apparse nuove forme dello spazio cittadino e nuove tendenze architettoniche, analizzo come i protagonisti di Fantasmi romani vivano in uno stato di disagio e “smarrimento esistenziale” all’interno della metropoli romana. Laddove il personaggio di Clarissa cercherà di orientarsi leggendo i segni magici che la città le offre, l’architetto Giano prima porterà avanti il suo progetto architettonico di distruggere e ricostruire una nuova Roma; poi, attraverso il suo romanzo, cercherà invano di riordinare e dunque, cambiare, la società in cui vive. La consapevolezza del fallimento del progetto utopistico (l’architettura) e della creazione di un romanzo (la scrittura), è il segno di una preoccupazione radicata da parte dell’autore per lo stato attuale delle cose. Se inizialmente la cognizione della crisi ecologica, culturale, relazionale che percorre le pagine degli scritti malerbiani era mitigata da divertissement filologico, gioco linguistico e coinvolgente comicità in romanzi come ad esempio Il serpente, Salto mortale, il Protagonista, essa affiora invece nel testo dell’ultimo romanzo attraverso un sentimento di sfiducia e rassegnazione.
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9

Messina, Davide. "Leggere e tradurre Primo Levi: Il poema e l’enunciazione." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 48, no. 3 (August 8, 2014): 452–76. http://dx.doi.org/10.1177/0014585814542930.

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Abstract:
Il saggio propone un modo nuovo di leggere e tradurre la testimonianza letteraria di Primo Levi a partire dalla relazione fra poesia e prosa in Se questo è un uomo. Collegando la poetica della traduzione di Henri Meschonnic con la linguistica dell’enunciazione sviluppata da Émile Benveniste, il saggio cerca di definire e analizzare il “poema dello sterminio” che sottende la scrittura di Levi, mette alla prova i relativi pregiudizi critici della trasparenza della prosa e dell’intraducibilità della poesia, e suggerisce infine una nuova articolazione del “poema sacro” di Dante nello spazio letterario creato dall’impegno etico a portare testimonianza.
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10

Vanvolsem †, Serge. "Vent’anni di scritture migranti: una nuova letteratura, una nuova lingua." Recherches, no. 10 (June 30, 2013): 103–11. http://dx.doi.org/10.4000/cher.11253.

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Dissertations / Theses on the topic "Nuove scritture"

1

Bisiani, Thomas. "Archigrafia,tra architettura e parola." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3492.

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Abstract:
2008/2009
La tesi indaga il rapporto originario tra architettura e parola attraverso una riflessione sulla scrittura archigrafica, ricollocata nel paesaggio della comunicazione contemporanea. In questo scenario eterogeneo e cacofonico, dominato dalla sistematica sovrapposizione di segni, linguaggi e significati, l’archigrafia grazie alle sue caratteristiche strutturali di concretezza e permanenza viene riscoperta prima, e verificata poi, ricomponendo a posteriori una geografia di contributi sia scritti che costruiti. Il percorso di ricerca è diviso in due parti: l’indagine si articola a partire dalle sperimentazioni delle avanguardie artistiche del ‘900 per comporre uno scenario teorico-critico che, stabilendo una possibile distinzione tra architettura e design, attribuisce all’archigrafia, nel percorso che porta dal moderno al contemporaneo, una dimensione progettuale autonoma. La seconda parte della tesi ricompone un atlante, che raccoglie e cataloga le esperienze significative in questo campo, individuando come area di indagine un corpus di progetti esemplari realizzati negli ultimi vent’anni.
XXII Ciclo
1974
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2

TRAVAGIN, GABRIELE. "Scrittura espressiva in adolescenza: Dalla meta-analisi ad un test sperimentale di un nuovo intervento di scrittura." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1256.

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Abstract:
Il presente programma di ricerca approfondisce l’uso dell’Expressive Writing (EW) con gli adolescenti a partire da tre studi, organizzati in modo sequenziale. Lo Studio 1 indaga l’efficacia e i fattori di moderazione dell’EW con gli adolescenti tramite meta-analisi. In particolare, è stata eseguita una review quantitativa degli studi sull’EW con partecipanti in età adolescenziale, attraverso i seguenti passaggi: ricerca sistematica e codifica degli studi; calcolo degli effect size; analisi dei moderatori. Lo Studio 2 confronta sperimentalmente sugli adolescenti gli effetti a breve e lungo termine di due tipi di istruzioni di scrittura, una convenzionale (EW) e l’altra orientata cognitivamente (CEW), elaborata sulla base dei risultati della meta-analisi. Le analisi sono state finalizzate a testare gli effetti della modificazione delle consegne di scrittura sul funzionamento emotivo e sociale degli adolescenti. Lo Studio 3 consiste in un’analisi secondaria dello Studio 2 ed esplora l’esito dell’intervento in funzione delle traiettorie di cambiamento dei meccanismi cognitivi (“Self-distancing”) rilevati negli scritti, tramite Group-Based Trajectory Modeling. I risultati degli studi sono discussi in funzione delle loro implicazioni teoriche e pratiche.
The present research program aims at evaluating the use of Expressive Writing (EW) with adolescents through three studies, organized in a progressive fashion. Study 1 investigates the efficacy and moderators of EW with adolescents through a meta-analysis. The study performed a quantitative review of the EW interventions with adolescent samples, according to the following steps: systematic literature search and coding of the studies; calculation of the effect size; analysis of the moderators. Study 2 experimentally compares the short- and long-term effects of the traditional writing condition (EW) to a cognitively-oriented EW condition (CEW) on a sample of adolescents. The analyses had the objective to test the effects of altering the writing instructions on social and emotional adjustment of participants. Study 3 consists in a secondary analysis of the written essays collected in Study 2 with the intent of examining the effects of the intervention as a function of the cognitive processes (“Self-distancing”) observed during the writing sessions by means of the Group-Based Trajectory Modeling. The findings are discussed on the basis of their theoretical and practical implications.
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3

TRAVAGIN, GABRIELE. "Scrittura espressiva in adolescenza: Dalla meta-analisi ad un test sperimentale di un nuovo intervento di scrittura." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1256.

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Abstract:
Il presente programma di ricerca approfondisce l’uso dell’Expressive Writing (EW) con gli adolescenti a partire da tre studi, organizzati in modo sequenziale. Lo Studio 1 indaga l’efficacia e i fattori di moderazione dell’EW con gli adolescenti tramite meta-analisi. In particolare, è stata eseguita una review quantitativa degli studi sull’EW con partecipanti in età adolescenziale, attraverso i seguenti passaggi: ricerca sistematica e codifica degli studi; calcolo degli effect size; analisi dei moderatori. Lo Studio 2 confronta sperimentalmente sugli adolescenti gli effetti a breve e lungo termine di due tipi di istruzioni di scrittura, una convenzionale (EW) e l’altra orientata cognitivamente (CEW), elaborata sulla base dei risultati della meta-analisi. Le analisi sono state finalizzate a testare gli effetti della modificazione delle consegne di scrittura sul funzionamento emotivo e sociale degli adolescenti. Lo Studio 3 consiste in un’analisi secondaria dello Studio 2 ed esplora l’esito dell’intervento in funzione delle traiettorie di cambiamento dei meccanismi cognitivi (“Self-distancing”) rilevati negli scritti, tramite Group-Based Trajectory Modeling. I risultati degli studi sono discussi in funzione delle loro implicazioni teoriche e pratiche.
The present research program aims at evaluating the use of Expressive Writing (EW) with adolescents through three studies, organized in a progressive fashion. Study 1 investigates the efficacy and moderators of EW with adolescents through a meta-analysis. The study performed a quantitative review of the EW interventions with adolescent samples, according to the following steps: systematic literature search and coding of the studies; calculation of the effect size; analysis of the moderators. Study 2 experimentally compares the short- and long-term effects of the traditional writing condition (EW) to a cognitively-oriented EW condition (CEW) on a sample of adolescents. The analyses had the objective to test the effects of altering the writing instructions on social and emotional adjustment of participants. Study 3 consists in a secondary analysis of the written essays collected in Study 2 with the intent of examining the effects of the intervention as a function of the cognitive processes (“Self-distancing”) observed during the writing sessions by means of the Group-Based Trajectory Modeling. The findings are discussed on the basis of their theoretical and practical implications.
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Cortiana, Paola. "I significati dello scrivere a scuola nell'era digitale. Analisi della motivazione degli studenti e proposte didattiche." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3424472.

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Abstract:
The research focuses on the reason why students of different ages are demotivated towards writing and investigates ways to solve the problem. The study was based on the assumption that students’ motivation to write changes across school levels in relation to particular tasks and practices. After the investigation of the literature, the instruments to investigate motivation toward different genres of texts and processes were created. This part of the study comprised three phases and involved 707 students. In the preliminary phase, 5th, 8th, 10th, and 12th graders (N= 165) were asked to indicate, in written form, the type(s) or aspects of writing in and out of school they liked most, and the one(s) they disliked most. The students’ responses were integrated to information coming from Educational Ministery Documents, in order to create two questionnaires, one for the genres and one for the processes. The two questionnaires were administered to students of the same school grades as those interviewed in the first phase (N = 200), who rated each item on a 5-point scale (“Not at all” – “Very much”) on four dimensions: liking, self-perception of competence, valuing and attainment value (second exploratory phase). In the third phase the two questionnaires have been modified and were administered to 361 students of the same school grades. Factor analyses showed different factor structures for each dimension. From ANOVAs and post-hoc analyses carried out on the factor scores, interesting developmental differences emerged for each dimension; in particular it emerged that new writings have an own trend. On the basis of the results, we reflected on pedagogical implications and elaborated didactics proposals. In particular we experienced two methodologies: one was based on a multimodal concept of composition, the other on the use of the blog at school. The two experiences showed positive aspects in the use of new technologies but they also showed difficulties connected to the integration between traditional writing and new writings. In conclusion, the research confirms writing is a complex process to teach, but it also shows the potential of didactic approaches that take into account motivational aspects and the changes occured in the communication field, giving students multiple occasions of writing.
La presente ricerca si interroga su quale sia l’origine dell’atteggiamento demotivato trasversalmente diffuso a scuola verso la scrittura da parte di ragazze e ragazzi, e su come sia possibile porvi rimedio. Lo studio è basato sull’ipotesi che la motivazione a scrivere cambi in relazione a particolari generi e processi e con il progredire del grado scolastico. Dopo l’analisi della letteratura, lo studio ha previsto la costruzione di strumenti per la rilevazione della motivazione rispetto a generi e pratiche di scrittura: questa parte della ricerca ha coinvolto 707 studenti e ha compreso tre fasi. Nella fase preliminare, ad alunni di 5^ scuola primaria, 2^ scuola secondaria di 1^ grado e di 2^ e 4^ secondaria di 2^ grado (N = 165) è stato chiesto di indicare, in forma scritta, tipologie e pratiche di scrittura che apprezzavano di più e di meno dentro e fuori scuola. Le risposte degli studenti sono state integrate con le informazioni provenienti da documenti ministeriali, dando vita, nella seconda fase, a due questionari motivazionali su generi e processi di scrittura. Tali questionari sono stati somministrati in forma esplorativa a studenti dello stesso grado scolastico della fase di pre-indagine (N = 200), che hanno valutato ogni quesito su una scala a 5 punti ("Per niente"- "Moltissimo") su quattro dimensioni: piacevolezza, autopercezione di competenza, utilità e valore per l’espressione del sé. In base ai risultati di questa somministrazione esplorativa i questionari sono stati modificati e somministrati nella terza fase a 361 studenti. Le analisi fattoriali hanno evidenziato diverse strutture fattoriali per ogni dimensione. Le analisi della varianza e le analisi post-hoc, effettuate sui punteggi fattoriali, hanno fatto emergere differenze interessanti per ogni dimensione, evidenziando un andamento significativamente diverso per generi di scrittura realizzati con le nuove tecnologie. Sulla base dei risultati emersi sono state elaborate considerazioni pedagogiche e proposte di sviluppi didattici. In particolare sono state sperimentate due metodologie basate su un concetto multimodale di composizione e sull’utilizzo della scrittura del blog. Le esperienze realizzate hanno evidenziato aspetti positivi e criticità legate al rapporto tra scrittura tradizionale e nuove forme di comunicazione. Lo studio conferma nell’insieme che la scrittura è un processo complesso da insegnare; evidenzia però anche le ampie possibilità insite in approcci che tengono conto delle componenti motivazionali e dei cambiamenti introdotti dalle nuove tecnologie, offrendo ai giovani occasioni plurime e alternative di scrittura.
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Mozzachiodi, Luca <1992&gt. "Preparare il Sessantotto: saggisti e scrittori nelle riviste della Nuova Sinistra (1956-1967)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9951/1/Luca.Mozzachiodi%20Tesi%20Dottorato.pdf.

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Abstract:
Nel presente scritto si traccia una storiografia del rapporto tra partiti e intellettuali tra gli anni 1956 e 1967. Particolare rilevanza viene data ai temi filosofici (lo svecchiamento del marxismo e la polemica con il neopositivismo, la ricezione italiana di Lukács e Adorno), politici (il rapporto con la situazione sindacale e le lotte di classe, la congiuntura economica del ’63-’64, i mutamenti di strategia con le teorizzazioni della via italiana al socialismo e del controllo operaio, i problemi del centrosinistra e del riformismo, le lotte internazionali degli anni Sessanta) e letterari (il dibattito sul realismo, quello su industria e letteratura, la critica del populismo e delle istituzioni letterarie) discussi nelle riviste della sinistra intellettuale e poi Nuova Sinistra. Il lavoro delle riviste visto come laboratorio e luogo di interconnessione dei militanti e delle teorie è tenuto presente attraverso letture e analisi di «Ragionamenti», «Officina», «Il Contemporaneo», «Quaderni Rossi», «Classe Operaia», «Quaderni Piacentini». Tra le figure di intellettuali analizzate Panzieri, come dirigente di partito e come aggregatore intellettuale, Fortini, autore prolifico sulle riviste in questione e di libri come Dieci inverni e Verifica dei poteri, Solmi, introduttore della Scuola di Francoforte e come mediatore della Nuova Sinistra americana in Italia, Cases, interprete di Lukács e polemista, Asor Rosa, estensore al versante critico letterario del punto di vista operaio e critico del populismo in Scrittori e popolo, Tronti, per il suo elevato ruolo teorico in «Quaderni Rossi» e «classe operaia». Particolare spazio è dedicato alla risonanza italiana di vari eventi storico-politici: il XX congresso del PCUS e l’VIII e l’XI del PCI, l’insurrezione Ungherese del 1956, le guerre d’Algeria e del Vietnam, La Rivoluzione Culturale cinese, La contestazione americana degli anni Sessanta, la lotta sindacale in Italia tra 1959 e 1967, La crisi economica del 1963-1964, il Ventennale della Liberazione.
This research provides a history of the relationship between political parties, trade unions and intellectuals from mid Fifties to late Sixties (1956-1967) that focuses on the making of intellectual connections that gave birth to some of the most important reviews of the Italian New Left: «Ragionamenti», «Officina», «Quaderni Rossi», «Classe operaia», «Quaderni Piacentini. Special relevance is accorded to philosophical issues as the renewing of a Marxist perspective and the Italian reception of Lukács and of the Frankfurt School as well as to the major topic of the debate on literature: the question of neo-realism, the new links between industry and literature, populism in contemporary Italian literature, and criticism of cultural industry. Great part of the work consists in an analytical account of Italian political and social history. Some chapters focuses on political matters as the growing of class-struggle and strikes in early Sixites, the economical crisis of ’63-’64, the strategies and the alliances made respectively by the Communists and the Socialists, from the soviet invasion of Hungary to the international struggles of late Sixties (In Vietnam, in Latin America, Africa and with the widespreading of civil rights movements in the West). Some chapters are dedicated to a specific intellectual personality or to a particular book. Raniero Panzieri, socialist leader and founder of «Quaderni Rossi», Franco Fortini, who wrote two deeply influencing books: Dieci Inverni and Verifica dei poteri, Renato Solmi and Cesare Cases of whom is studied the work of diffusion of German philosophy, Asor Rosa and Mario Tronti that are at the origin of Italian workerism with their works Scrittori e popolo and Operai e Capitale. The questions of the political limits and conditions of the intellectual intervention in class-struggle and the role of culture in a neo-capitalist society can be considered the general frame of the entire work.
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Cacciagrano, Adele <1977&gt. "Il critico teatrale come operatore di scrittura scenica. La critica teatrale italiana tra pratica organizzativa e utilizzo dei nuovi media nel Nuovo Teatro e in alcune esperienze dal 2003 ad oggi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4922/4/Cacciagrano_Adele_Tesi.pdf.

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Abstract:
La crisi del “teatro come servizio pubblico” degli Stabili, Piccolo Teatro in testa, si manifesta allo stadio di insoddisfazione interna già alla fine degli anni Cinquanta. Se dal punto di vista della pratica scenica, la prima faglia di rottura è pressoché unanimemente ricondotta alla comparsa delle primissime messe in scena –discusse, irritanti e provocatorie- di Carmelo Bene e Quartucci (1959-60) più difficile è individuare il corrispettivo di un critico-intellettuale apportatore di una altrettanto deflagrante rottura. I nomi di Arbasino e di Flaiano sono, in questo caso, i primi che vengono alla mente, ma, seppure portatori di una critica sensibile al “teatro ufficiale”, così come viene ribattezzato dopo il Convegno di Ivrea (1967) il modello attuato dagli Stabili, essi non possono, a ben vedere, essere considerati i veri promotori di una modalità differente di fare critica che, a partire da quel Convegno, si accompagnerà stabilmente alla ricerca scenica del Nuovo Teatro. Ma in cosa consiste, allora, questa nuova “operatività” critica? Si tratta principalmente di una modalità capace di operare alle soglie della scrittura, abbracciando una progressiva, ma costante fuoriuscita dalla redazione di cronache teatrali, per ripensare radicalmente la propria attività in nuovi spazi operativi quali le riviste e l’editoria di settore, un rapporto sempre più stretto con i mass-media quali radio e televisione e la pratica organizzativa di momenti spettacolari e teorici al contempo -festival, convegni, rassegne e premi- per una forma di partecipazione poi identificata come “sporcarsi le mani”. La seconda parte della tesi è una raccolta documentaria sull’oggi. A partire dal Manifesto dei Critici Impuri redatto nel 2003 a Prato da un gruppo di critici dell'ultima generazione, la tesi utilizza quella dichiarazione come punto di partenza per creare un piccolo archivio sull’oggi raccogliendo le elaborazioni di alcune delle esperienze più significative di questi dieci anni. Ricca appendice di materiali.
The crisis of "theater as a public service" exemplified on the Piccolo Teatro experience, shows its internal dissatisfaction at the end of the fifties. The firsts who fights against this cultural politic was the artists, Carmelo Bene it's one of the first with his early and provocative performances. By critical side, otherwise, is more difficult to identify some critics or intellectuals bearing of a similar explosive rupture. We can recall Arbasino and Flaiano but, in this case, also if their sensitive criticism against "Theatre Established" were very important, they can not be regarded as promoters of that different way of criticism outgoing from Ivrea Conference (1967) and that accompanied New Theatre from the Sixties to Eighty . But definitively what's this new "operation" criticism? Primarily this criticism is focused on a new operative manner that located itself at the threshold of writing practices. It's a criticism embracing a gradual, but steady removal from the theatrical chronicles, a radically rethink about the critical function so it finds very interesting to create new operational areas on magazines and focused publishing, on mass-media like radio and television and as organization of festivals, conferences, exhibitions and awards - both performative both theoretical- who are identified as "the criticism that dirting its hands". The second part of the thesis is a documentary collection on today. From Manifesto del Critico Impuro written in 2003 in Prato by a group of critics of the last generation, the thesis uses that Statement as a starting point for creating a small record based on some elaboration by someone among the most significant critical experiences of these last ten years. Interesting Appendix based on rare materials.
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Cacciagrano, Adele <1977&gt. "Il critico teatrale come operatore di scrittura scenica. La critica teatrale italiana tra pratica organizzativa e utilizzo dei nuovi media nel Nuovo Teatro e in alcune esperienze dal 2003 ad oggi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4922/.

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Abstract:
La crisi del “teatro come servizio pubblico” degli Stabili, Piccolo Teatro in testa, si manifesta allo stadio di insoddisfazione interna già alla fine degli anni Cinquanta. Se dal punto di vista della pratica scenica, la prima faglia di rottura è pressoché unanimemente ricondotta alla comparsa delle primissime messe in scena –discusse, irritanti e provocatorie- di Carmelo Bene e Quartucci (1959-60) più difficile è individuare il corrispettivo di un critico-intellettuale apportatore di una altrettanto deflagrante rottura. I nomi di Arbasino e di Flaiano sono, in questo caso, i primi che vengono alla mente, ma, seppure portatori di una critica sensibile al “teatro ufficiale”, così come viene ribattezzato dopo il Convegno di Ivrea (1967) il modello attuato dagli Stabili, essi non possono, a ben vedere, essere considerati i veri promotori di una modalità differente di fare critica che, a partire da quel Convegno, si accompagnerà stabilmente alla ricerca scenica del Nuovo Teatro. Ma in cosa consiste, allora, questa nuova “operatività” critica? Si tratta principalmente di una modalità capace di operare alle soglie della scrittura, abbracciando una progressiva, ma costante fuoriuscita dalla redazione di cronache teatrali, per ripensare radicalmente la propria attività in nuovi spazi operativi quali le riviste e l’editoria di settore, un rapporto sempre più stretto con i mass-media quali radio e televisione e la pratica organizzativa di momenti spettacolari e teorici al contempo -festival, convegni, rassegne e premi- per una forma di partecipazione poi identificata come “sporcarsi le mani”. La seconda parte della tesi è una raccolta documentaria sull’oggi. A partire dal Manifesto dei Critici Impuri redatto nel 2003 a Prato da un gruppo di critici dell'ultima generazione, la tesi utilizza quella dichiarazione come punto di partenza per creare un piccolo archivio sull’oggi raccogliendo le elaborazioni di alcune delle esperienze più significative di questi dieci anni. Ricca appendice di materiali.
The crisis of "theater as a public service" exemplified on the Piccolo Teatro experience, shows its internal dissatisfaction at the end of the fifties. The firsts who fights against this cultural politic was the artists, Carmelo Bene it's one of the first with his early and provocative performances. By critical side, otherwise, is more difficult to identify some critics or intellectuals bearing of a similar explosive rupture. We can recall Arbasino and Flaiano but, in this case, also if their sensitive criticism against "Theatre Established" were very important, they can not be regarded as promoters of that different way of criticism outgoing from Ivrea Conference (1967) and that accompanied New Theatre from the Sixties to Eighty . But definitively what's this new "operation" criticism? Primarily this criticism is focused on a new operative manner that located itself at the threshold of writing practices. It's a criticism embracing a gradual, but steady removal from the theatrical chronicles, a radically rethink about the critical function so it finds very interesting to create new operational areas on magazines and focused publishing, on mass-media like radio and television and as organization of festivals, conferences, exhibitions and awards - both performative both theoretical- who are identified as "the criticism that dirting its hands". The second part of the thesis is a documentary collection on today. From Manifesto del Critico Impuro written in 2003 in Prato by a group of critics of the last generation, the thesis uses that Statement as a starting point for creating a small record based on some elaboration by someone among the most significant critical experiences of these last ten years. Interesting Appendix based on rare materials.
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Falcone, Maria Giovanna. "Verso una nuova (?) definizione di teatro politico: Strategie di scrittura scenica nelle creazioni multidiscilplinari di Motus." Doctoral thesis, Universitat Autònoma de Barcelona, 2015. http://hdl.handle.net/10803/328412.

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Abstract:
In questo studio ci proponiamo di esplorare la definizione di “politico” nel teatro, applicandola all'intero percorso della compagnia italiana di teatro sperimentale Motus. L'ipotesi è rinvenire nell'opera del gruppo la “politicità” insita in vari livelli della sua produzione: in primis quello organizzativo, esplorato sin dal debutto nella scena contemporanea, in cui la definiamo insieme ad altri gruppi delle sua generazione come “isole nella rete”, fino alla recente occupazione di spazi come il teatro Valle a Roma e Macao a Milano. Nel primo segmento d'analisi esploreremo le opere degli esordi (1995-2002), caratterizzati da una forte ricerca sul linguaggio e dal rifiuto della dimensione mimetica: questa messa in discussione della poetica aristotelica rappresenta la cifra politica della prima fase indagata. La seconda è caratterizzata da istanze dove il discorso politico si fa più esplicito: dal progetto Pasolini alla rilettura del mito di Antigone, l'elemento ideologico ed il tema della Rivolta emergono con preponderanza, contribuendo a definire la compagnia dentro gli schemi di quello che definiremo come “terrorismo poetico”.
In this investigation we propose to explore the definition about the notion of “politic” in theatre, by his application on the entire accomplished of Motus, an italian experimental theatre group. The assumption is to recover in the work of this collective the “politcal level” inherent in the differents fields of his productions: in primis the organizational one, explored since the debut in the theatral contemporary scene ( phase that we define as “islands in the net”) till the late occupation of spaces as the Valle theatre in Rome and Macao in Milano. In the first segment of our analisys we explore the beginning works (1995-2002), with an essential characteristic: the strong research about languages and the disaffirmation of the mimetic dimension, that describes the politic magnitude of this first segment. The second one is emblematized by instances where the politic speech is becoming more explicit: from project Pasolini to the scenic construction about the mythe of Antigone (2004-2010), the ideologic item and the theme of rebellion appear preponderancly, determining the group in the patterns that we define as “poetic terrorism”.
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RESTUCCIA, FRANCESCO. "Vilém Flusser critico dell'idolatria nell'epoca dei nuovi media." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1091652.

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Abstract:
Questa tesi, dedicata ad analizzare il carattere storico dei processi di mediazione della percezione e del pensiero umano a partire dalle ricerche di Vilém Flusser su una nuova forma di idolatria riscontrabile nella società contemporanea, si muove da tre presupposti. Il primo è che Vilém Flusser sia non solo degno di essere studiato, ma sia un autore le cui teorie sull’idolatria e sulla mediazione possono risultare di grande interesse e attualità. Gli studi su Flusser, pochi in Italia, ma numerosi all’estero, tendono a trascurare un concetto – quello di idolatria – che si rivela essere un filo rosso che si dipana dai suoi primi scritti sulla religiosità fino agli ultimi sugli apparati e la comunicazione. Il secondo presupposto è che con critica dell’idolatria non si intenda un’opposizione frontale ma, come vorrebbe ogni buona critica, una perlustrazione genealogica del concetto. Prima ancora di capire chi è idolatra, è importante capire chi dice idolatra. Nella nozione di idolatria è implicito un atto d’accusa che impedisce di usare il termine in modo semplicemente descrittivo, come si può fare per quello che erroneamente è spesso considerato il suo opposto, l’iconoclastia. La condanna di idolatria ci dice molto di più su chi accusa – sulla sua nozione d’alterità e su ciò che pensa della mediazione – che su chi è accusato. Uno dei primi compiti di una critica dell’idolatria sarà quello di distinguere i diversi usi del termine e così distinguere le diverse prospettive degli “accusatori”. Al di là delle varie accezioni, tuttavia, si può individuare nel concetto stesso di idolatria un’ambiguità ineliminabile: il culto delle immagini è sempre anche culto degli idoli e viceversa. Il problema dell’idolo, il dio non rivelato ma fatto da mano umana, comporta quello della visibilità, e il problema dell’immagine, simulacro illusorio, comporta quello della produzione. In altri termini, il problema della tecnica e quello dell’immagine sono intimamente legati sin dalle prime emergenze del concetto di idolatria. Il terzo assunto è che scrivendo dell’idolatria nell’epoca dei nuovi media si sta rendendo omaggio al saggio sull’opera d’arte di Walter Benjamin. Non è una citazione fine a se stessa: significa condividere quei presupposti teorici. Parlare di qualsiasi cosa «nell’epoca di» sottintende che in un’altra epoca quella cosa doveva essere diversa. Lo si può intendere nei termini di una storia delle idee, per cui un concetto si trasforma nel tempo e va compreso nel contesto in cui si è formato. Ma in questa ricerca l’espressione «nell’epoca di» si deve intendere in senso forte: si tratta dell’ipotesi secondo cui, con il variare di certe condizioni storiche, si trasformano anche i modi della percezione e le forme del pensiero. Significa presumere che il medium in cui la percezione ha luogo (e di conseguenza il pensiero che su questa percezione si basa) sia condizionato storicamente. Il prospettivismo è la condizione di una teoria dei media che non sia una teoria dei mezzi. L’uso del termine media che si fa nel titolo, come nel resto della tesi, è anche da intendere in senso benjaminiano, come plurale di medium: non uno strumento neutro, un mezzo, che possa essere impiegato per veicolare qualcosa che esiste già autonomamente, ma la condizione di possibilità di ciò di cui è medium. Ciò in cui e non attraverso cui qualcosa si dà – come il linguaggio per il pensiero. I nuovi media sarebbero nuovi linguaggi, nuovi codici, come usa dire Flusser. Nella sua opera il termine media quasi non compare, se non per indicare gli apparati di distribuzione dell’informazione: preferisce parlare di codici, supporti, apparecchi e apparati. È evidente, però, che evita l’uso del termine media proprio perché a suo parere richiama l’idea di un veicolo. Al contrario, un termine a cui ricorre spesso è mediazione. Mediare significa per Flusser costruire ponti: operazione necessaria e molto delicata. La tesi è suddivisa in due parti principali, precedute da un’introduzione e due premesse. La prima intende essere una guida per chi voglia usare Flusser come guida: non una generica introduzione al suo pensiero, ma un avvertimento riguardo le difficoltà e le opportunità che sono implicate nella lettura di Flusser. Per fare un lavoro accademico su un autore non accademico sono necessari alcuni accorgimenti, di cui è bene dare conto al lettore: l’antiaccademismo, il plurilinguismo e l’interdisciplinarità di Flusser richiedono allo studioso che voglia lavorare sul suo pensiero un lavoro particolare sulla bibliografia, sulla traduzione e sui confronti testuali. La seconda premessa, invece, ripercorre lo stato dell’arte e intende essere sia uno strumento per chi volesse eventualmente approfondire alcuni aspetti di questa ricerca, sia un inquadramento preliminare del problema, che permetta al lettore di orientarsi in un percorso non sempre lineare. Lo studio delle occorrenze del termine idolatria nell’opera di Flusser mostra l’importanza del concetto e permette di riconoscere come questo abbia accompagnato l’evoluzione del suo pensiero, la ricerca sulle sue fonti e sulla bibliografia secondaria mette sul tavolo le risorse a nostra disposizione. La prima parte della tesi è dedicata a una ricognizione dei principali usi del concetto di idolatria e si svolge in modo autonomo rispetto alle teorie di Flusser: quando è possibile si prendono in considerazione i suoi testi che dialogano con gli autori trattati, quasi sempre ci si confronta con le sue fonti, altrimenti si fa riferimento agli studi più autorevoli sul tema. Il primo breve capitolo è dedicato al divieto di farsi immagine e al concetto di idolatria che è implicito in questo divieto. Il secondo analizza brevemente il concetto platonico di eidolon, distinguendolo da quello di eikon e poi mostrando somiglianze e soprattutto differenze tra la concezione greca di immagine e quella ebraica di idolo. Nel terzo capitolo si analizzano le poche ma decisive riflessioni sull’idolatria nelle lettere di Paolo, tentando di mostrare la svolta radicale che il cristianesimo ha prodotto nel pensare la mediazione, per poi indagare, grazie agli studi di David Flusser e di René Girard, il modo in cui i Vangeli fanno riferimento al rapporto tra interno ed esterno. Il quarto capitolo cerca di mostrare come il cambio di prospettiva inaugurato dal cristianesimo sia stato elaborato dai Padri della chiesa, in particolare da Tertulliano e Agostino, in una vera e propria teoria filosofica e semiotica dell’idolatria. Nel quinto capitolo si segue il lungo percorso che ha portato alla nascita e all’accettazione dell’immagine cristiana, passando per la crisi iconoclasta, offrendoci un esempio di come una certa critica dell’idolatria possa convivere con una teoria della mediazione e in certi casi anche dare vita a una pratica dell’immagine non idolatrica. La seconda parte della tesi, che segue da più vicino il pensiero di Flusser, sempre confrontandolo con quello degli autori con cui dialogava e che leggeva, è dedicata a perlustrare i diversi gradi di mediazione tecnica tra interno ed esterno. Contrastando tanto l’ingenuità idolatrica di chi ritiene che i media siano strumenti neutri, quanto l’ingenuità iconoclasta di chi rifiuta ogni mediazione perché crede nella possibilità di un’assoluta immediatezza, Flusser ritiene che gli esseri umani siano già sempre mediati. Ma la mediazione è per definizione mutevole, è adattamento, apertura a rimediazioni sempre nuove. È proprio in questi momenti di passaggio, in queste riarticolazioni dell’universo mediale, che emergono forme di idolatria: è avvenuto con la crisi della funzione cultuale dell’immagine nell’antichità, sta avvenendo oggi con la crisi della funzione informativa della scrittura. Il primo capitolo della seconda parte, che funge da cerniera con la prima, presenta la concezione della storia di Flusser, ponendola in relazione con i suoi presupposti teologici: le periodizzazioni in base a cui organizza la sua teoria delle mediazioni sono comprese alla luce della sua visione della storia. Il secondo capitolo rilegge la teoria dei gesti di Flusser come un tentativo di elaborare un’antropologia del corpo, che starebbe alla base delle sue riflessioni sulla mediazione. Segue nel terzo capitolo un’antropologia della tecnica che, sulla base della teoria dell’esteriorizzazione di Leroi-Gourhan, ripercorre non solo le trasformazioni della tecnica (dagli strumenti, alle macchine, agli apparati), ma anche quelle delle forme di vita tecnica: l’estensione protesica degli esseri umani fa pensare a sistemi di natura mista, che mettono nuovamente in discussione la distinzione tra interno ed esterno. Il quarto capitolo è dedicato alle modalità con cui scrittura e immagine rimodellano e informano il pensiero: il paradigma “oralità-scrittura” proposto da Ong e McLuhan è confrontato con quello “superficie-linea” elaborato da Leroi-Gourhan, mostrando come il modello proposto da Flusser permetta di accogliere gli aspetti più convincenti di entrambi i paradigmi. Il quinto capitolo, che funge da conclusione, riprende le teorie di Flusser sull’idolatria, inserendole nel contesto delle riflessioni sui media: l’idolatria si rivela essere un malfunzionamento dell’immaginazione, intesa come capacità di gestione del processo di mediazione, distinguendosi così dalle concezioni apocalittiche di Anders e Baudrillard. Nel corso della seconda parte, i concetti di estraniazione, mediazione ed effetto di ritorno (Rückschlag) utilizzati da Flusser, sono riportati a una dialettica tra esternalizzazione e interiorizzazione: agendo su ciò che sappiamo avere un effetto su di noi, stiamo spostando all’esterno l’organizzazione del nostro pensiero. Guadagniamo la capacità di «manipolare le nostre categorie» e al contempo ci esponiamo a maggiori rischi. La critica dell’idolatria ci rende consapevoli che quest’operazione è delicata e può fallire – anzi, che fallisce quasi sempre –, ma questa consapevolezza ci permette di provare a fallire meglio.
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Porczyk, Anna. "Erri De Luca e la Bibbia. Un autore formatosi sulle Sacre Scritture." Doctoral thesis, 2016. https://depotuw.ceon.pl/handle/item/1593.

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Abstract:
Lo studio mira a fornire una visione della poetica dell’autore contemporaneo Erri De Luca attraverso elementi e motivi tratti dalle Sacre Scritture che ne costituiscono un principio unificatore. Tali rimandi alle fonti bibliche forniscono un metodo per la lettura e per l’interpretazione dell’opera deluchiana nella sua complessità. La scrittura dell’autore, nonostante la sua varietà, è unita dall’inserimento nell’imagery biblico-letteraria, carica di elementi da secoli radicati nell’immaginario comune dell’umanità. Con il termine imagery si intende un insieme di immagini, a cui appartengono i simboli, le metafore e le similitudini, i motivi e le convenzioni, nonché gli archetipi, rintracciabili nelle Sacre Scritture. La poetica di De Luca è analizzata in questa sede tramite l'individuazione delle immagini che costituiscono i principali elementi della narrazione sia per gli autori della Bibbia che per l’autore partenopeo. Ponendosi come obiettivo lo studio dell’opera deluchiana attraverso l’ottica dell’imagery delle Sacre Scritture, il presente lavoro è stato diviso in quattro parti. Nel primo capitolo si mira a fornire un quadro generale degli echi biblici nella letteratura italiana contemporanea, proponendo una breve descrizione dei temi e motivi a cui attingevano, e continuano ad attingere, i narratori e i poeti italiani. Inoltre, vengono in esso trattate le principali tendenze rintracciabili nelle riprese letterarie delle immagini bibliche, corredate di alcuni esempi. Così, si ha modo di osservare come la poetica di De Luca si collochi nel contesto della letteratura italiana novecentesca in cui è notevole la presenza della Bibbia. L’autore napoletano, pur rimanendo privo del sentimento religioso, non solo comprende le Sacre Scritture attraverso il senso metaforico delle stesse, ma le impiega anche come una matrice concettuale delle proprie opere letterarie, creando un universo biblico-letterario coerente e tutto suo. Nel secondo capitolo si ripercorre brevemente la biografia di De Luca, e in particolare alcuni aspetti della vita personale dell’autore con riferimenti alle opere. Tali riferimenti, in quanto ampiamente presenti nella scrittura deluchiana, formano uno dei due macrotesti a cui egli attinge creando la propria poetica, ovvero il macrotesto chiamato vita. In questa sezione vengono rievocati i concetti e le parole-chiave coniate dallo stesso De Luca, attraverso i quali egli pare desiderare di essere letto e interpretato. Il primo di tali concetti è ricondotto in questa sede all'idea della nostalgia delle radici, alla quale si collegano le riflessioni sulla cosiddetta altra possibilità, nonché sull'estraneità al mondo. Da questi concetti consegue una descrizione della militanza politica dello scrittore. Infine, si parla del termine con il quale l’autore definisce il proprio rapporto con la religione, ovvero la sua condizione di essere un non credente. Nella terza sezione viene descritto lo sviluppo dell’interesse di De Luca per la lettura, la traduzione e l’interpretazione delle Sacre Scritture. All’inizio si descrive la sua passione per la cultura e per la storia ebraica, sorta dallo studio della lingua dell’Antico Testamento, quest’ultima appresa con l’obiettivo di leggere il testo biblico nella sua forma originaria. Ciò ha poi finito per spingere lo scrittore verso l’approfondimento delle pratiche cabalistiche le quali, a loro volta, gli hanno permesso di intraprendere l’esegesi biblica. In seguito, si passa a una breve descrizione delle traduzioni deluchiane di alcuni libri della Bibbia in cui l’autore tenta di ricreare il testo in una forma più fedele a quella originale, servendosi della lingua italiana come strumento, più che considerare la versione tradotta un fine di per sé. Per questo motivo, le traduzioni vengono affrontate nel presente lavoro come un connettore, nonché un mezzo per arrivare dal testo di origine alla scrittura, più nel senso concettuale che temporale. Nella parte successiva del capitolo si analizzano le riscritture bibliche deluchiane, considerate non solo come un altro tipo di traduzione, ma perfino un’ulteriore tappa del lavoro traduttologico. Nel capitolo IV si esamina l’universo immaginario di De Luca, alla ricerca dei corrispettivi biblici degli elementi ricorrenti nella sua poetica, al fine di riportarli come esempi che avvalorino quello che ci pare il processo di automitizzazione dell’autore. Prendendo in considerazione gli aspetti di cui si è parlato nei capitoli precedenti, l’ultima parte della dissertazione presenta un’analisi degli intrecci tra il macrotesto della vita e il macrotesto della Bibbia. Si ravvisano immagini che si riferiscono al paesaggio, quali la sommità di un monte o di un’altura, luoghi di rifugio o di difesa naturale, il deserto e la terra desolata, l’immagine del mare, nonché dell’isola, della città e del giardino. In questa parte della tesi si ripercorrono, inoltre, le immagini che appartengono alle categorie degli attori e ambienti soprannaturali, dei personaggi, dei rapporti umani, delle piante, degli edifici, del mondo inorganico, delle forze della natura, dei suoni e, infine, della direzione, del movimento e delle azioni. Le medesime immagini vengono, per di più, descritte sotto i loro diversi aspetti. Così, il deserto è inteso sia come luogo fisico che come sinonimo della creazione e della condizione naturale in cui si trova l’uomo, nonché, a volte, del suo forzato stato d’animo che non ospita presenze né umane né divine. La montagna invece è vista tanto come una possibilità di incontrare il sacro quanto come una frontiera incolmabile. Tale limite è rappresentato anche dal monte artificiale della torre di Babele che l’autore menziona spesso nei suoi scritti riflettendo sul proprio mestiere di operaio. In seguito, si indica che l’immagine del mare è per lo scrittore un ulteriore riflesso di un luogo desertico, così come lo è il giardino, con gli alberi visti come incarnazioni di uomini e di Gesù. Nella seconda parte del capitolo si riflette sulla medesima immagine biblica del giardino, intesa tuttavia in modo diverso, ovvero come una terra promessa e paradiso perduto al quale l’uomo aspira, in senso simbolico, a ritornare. Infine, si presenta l’immagine della città percepita dall’autore sia come anticamera della terra paradisiaca, che, a volte, come il paradiso stesso, proprio come l’isola, sinonimo di una libertà eterna. In questa sezione del lavoro si mira a proporre un’ottica di analisi dell’opera deluchiana attraverso interi concetti biblici, rimanendo sempre nell’ambito dell’autofiction creata dall’autore attraverso le Sacre Scritture che ne costituiscono il motivo legante.
Celem rozprawy jest analiza twórczości współczesnego pisarza włoskiego Erriego De Luki przez pryzmat elementów i motywów zaczerpniętych z Biblii, które służą za jej spoiwo. Tego typu nawiązania do źródeł biblijnych są kluczem do lektury i interpretacji pisarstwa autora, które w całej swojej złożoności pozostaje zanurzone w metaforyce (imagery) biblijno literackiej, pełnej nawiązań od wieków zakorzenionych w ludzkiej wyobraźni. Termin imagery obejmuje zbiór biblijnych obrazów, w skład których wchodzą symbole, metafory, porównania, motywy oraz archetypy. Analiza twórczości De Luki polega na wyszczególnieniu tych właśnie obrazów, które tworzą podstawowe elementy narracji zarówno w przypadku autorów biblijnych, jak i neapolitańskiego pisarza. Opracowanie zostało podzielone na cztery części. W pierwszym rozdziale podjęto próbę przedstawienia ogólnego zarysu nawiązań do Biblii występujących we włoskiej literaturze współczesnej, w formie krótkiego opisu tematów i motywów podejmowanych przez włoskich pisarzy i poetów. Ponadto omówiono oraz opatrzono stosownymi przykładami główne tendencje literackich nawiązań do obrazów biblijnych. Pozwoliło to na zaobserwowanie, w jaki sposób twórczość De Luki wpisuje się w zbiór tych dzieł włoskiej literatury dwudziestowiecznej, w których widoczne są wpływy biblijne. Neapolitański autor, mimo deklarowanej niereligijności, nie tylko odczytuje metaforyczny sens Biblii, lecz także przyjmuje ją za matrycę dla swoich dzieł, kreując w ten sposób własne, spójne i unikalne uniwersum biblijno-literackie. Rozdział drugi opatrzono krótką notą biograficzną pisarza, a szczególną uwagę poświęcono tym aspektom życia autora, które znajdują odzwierciedlenie w jego dziełach. Jako że tego typu odwołania są w twórczości De Luki nadzwyczaj liczne, tworzą one jeden z dwóch makrotekstów, do których nawiązuje on w swojej poetyce, tj. makrotekst nazwany życiem (vita). W części tej przedstawiono słowa klucze wprowadzone przez samego De Lukę. Przypuszczać można, że autor chciałby w ten sposób wskazać czytelnikowi i krytyce sposób odczytania i interpretacji swojej twórczości. Pierwsze z tego rodzaju pojęć opiera się na koncepcji tęsknoty za powrotem do źródeł, z którą łączą się refleksje dotyczące tak zwanej innej możliwości (altra possibilità) oraz obcości wobec reszty świata. W dalszej części rozdziału opisano zaangażowanie autora w działalność polityczną, a następnie omówiono znaczenie, jakie ma dla De Luki termin niewierzący (non-credente), którym pisarz określa własny stosunek do religii. W rozdziale trzecim opisano zainteresowanie autora lekturą, tłumaczeniem i interpretacją Biblii, począwszy od zamiłowania do żydowskiej historii i kultury, której źródeł doszukiwać się można w nauce języka hebrajskiego. De Luca podjął się jej, by móc czytać teksty biblijne w ich wersji oryginalnej, co z kolei przyczyniło się do zgłębienia praktyk kabalistycznych, umożliwiających pisarzowi podjęcie własnej egzegezy biblijnej. Następnie omówione zostały tłumaczenia niektórych ksiąg biblijnych wykonane przez autora, których cechą charakterystyczną jest odtwarzanie tekstu w formie jak najbardziej zbliżonej do oryginału. W tym przypadku De Luca widzi w języku włoskim wyłącznie narzędzie i nie uznaje tłumaczenia jako celu samego w sobie. Dlatego też przełożone przez niego teksty zostały uznane w rozprawie za pewnego rodzaju „łącznik” oraz etap swoistej podróży od tekstu źródłowego do pisarstwa, bardziej w sensie koncepcyjnym niż czasowym. W kolejnej części rozdziału podjęto analizę tych utworów De Luki, które można by określić mianem dzieł „przepisujących” historie biblijne (riscritture) i które uznaje się nie tylko za inny rodzaj przekładu, ale wręcz kolejny etap pracy tłumacza. Rozdział czwarty przedstawia analizę uniwersum literackiego Erriego De Luki. Analiza ta prowadzona jest w formie poszukiwania biblijnych odpowiedników elementów, które pojawiają się w twórczości autora i stanowią potwierdzenie procesu, który można by określić mianem automityzacji. Mając na uwadze kwestie omówione w rozdziałach poprzedzających, w ostatniej części rozprawy opisano związki między makrotekstem życia a makrotekstem biblijnym. Przytoczono obrazy związane z pejzażem, takie jak szczyt góry lub wzniesienia, miejsca schronienia lub miejsca służące za naturalny azyl, obszary pustynne lub opuszczone, obraz morza, wyspy, miasta czy też ogrodu. W rozdziale opisano również obrazy należące do kategorii bohaterów i przestrzeni nadprzyrodzonych, postaci, związków międzyludzkich, roślin, budynków, świata nieorganicznego, sił natury, dźwięków, kierunków, ruchu oraz działań. Ponadto przedstawiono różne aspekty tych samych obrazów biblijnych. Przykładowo pustynia rozumiana jest zarówno jako miejsce fizyczne, jak i synonim stworzenia oraz naturalnych warunków, w których żyje człowiek, a chwilami również jako wymuszony stan psychofizyczny, pozbawiony zarówno obecności ludzkiej jak i boskiej. Szczyt górski daje możliwość spotkania ze świętością, ale jest także nieprzekraczalną granicą, podobnie jak zbudowana ludzką ręką wieża Babel, o której autor często wspomina w refleksjach na temat swojego zawodu robotnika. Obraz morza jest dla De Luki kolejnym odzwierciedleniem miejsca pustynnego, podobnie jak, paradoksalnie, ogród wypełniony drzewami, w których autor dostrzega uosobienie człowieka oraz postaci Jezusa. W drugiej części rozdziału omówiony został ten sam biblijny obraz ogrodu, rozumiany jednak jako ziemia obiecana i raj utracony, do którego człowiek pragnie, w sposób metaforyczny, powrócić. Następnie opisano obraz miasta, interpretowanego przez autora zarówno jako przedsionek raju, jak i – w niektórych przypadkach – sam raj, podobnie jak wyspa, rozumiana jako synonim wiecznej wolności. Rozdział czwarty stanowi propozycję analizy twórczości De Luki przez pryzmat obrazów biblijnych. Pozostaje jednocześnie w granicach autofikcji tworzonej przez neapolitańskiego pisarza i budowanej na Biblii, która stanowi jej fundament.
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Books on the topic "Nuove scritture"

1

Glauco, Mambrini, ed. Nuove scritture: Poesia visuale nelle collezioni milanesi. Milano: F. D'Ambrosio, 2005.

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2

Le nuove scritture musicali per il cinema. Lucca: Libreria musicale italiana, 2022.

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3

Nel desiderio delle tue care nuove: Scritture private e relazioni di genere nell'Ottocento risorgimentale. Milano: F. Angeli, 2006.

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4

Roberto, Antolini, Rizzante Massimo, and Zanchetti Giorgio, eds. Nuove scritture: Ricerche verbovisuali delle seconde avanguardie tra attualità e tradizione : convegno di studi, Rovereto, 17-18 ottobre 2003. Rovereto (Trento): Nicolodi, 2005.

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5

P, Montefoschi, ed. Scrittori Nuovi. Lanciano, Italia: Casa Editrice Rocco Carabba, 2006.

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6

Scritture postcoloniali: Nuovi immaginari letterari. Roma: Ensemble, 2018.

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7

P, Samek Ludovici, ed. Laboratorio di scrittura: Un nuovo ambiente per l'apprendimento : le nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Scandicci, Firenze: Nuova Italia, 1995.

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8

Doni, Manuela, ed. Strumenti e strategie della comunicazione scritta in Europa fra Medioevo ed Età Moderna. Florence: Firenze University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-612-5.

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Abstract:
Il tema della comunicazione scritta che attraversa i saggi storici qui raccolti, non riguarda lo studio del mezzo e della sua storia, bensì i metodi applicati alla realizzazione di scritture o iniziative editoriali per il conseguimento di obiettivi specifici sotto tale profilo. Scrittura ed editoria sono i due poli intorno ai quali ruotano i vari contributi, il cui taglio risponde alle linee di un progetto teso a sondare l’intenzione sottesa all’operato di autori ed editori impegnati nel trasmettere non tanto o non soltanto notizie, ma soprattutto contenuti: dal campo religioso a quello culturale, letterario, scientifico, politico, oppure della propaganda. Si tratta qui di provare a leggere la Storia europea attraverso una lente che assecondi le tendenze del mondo contemporaneo nel riflettere opinioni, strategie e modalità comunicative maturate in epoche diverse, in modo da suscitare interesse intorno ad aspetti di passate realtà, rivelatori di nuovi processi storici.
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Ferri, Gio. La ragione poetica: Scrittura e nuove scienze. Milano: Mursia, 1994.

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10

Ogni scrittura é ispirata: Nuove prospettive sull'ispirazione biblica. Cinisello Balsamo (Milano): San Paolo, 2013.

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Book chapters on the topic "Nuove scritture"

1

Carmassi, Patrizia. "Ordine limavi. Redazione e scrittura di un nuovo modello di lezionario nella diocesi di Halberstadt (XII secolo): la questione dell'autografia." In Bibliologia, 149–62. Turnhout: Brepols Publishers, 2013. http://dx.doi.org/10.1484/m.bib.1.101475.

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2

Kaczmarek, Tomasz. "Pirandello a Łódź ovvero Adam Hanuszkiewicz mette in scena Così è (se vi pare)." In Sperimentare ed esprimere l’italianità. Aspetti letterari e culturali. Doświadczanie i wyrażanie włoskości. Aspekty literackie i kulturowe. Wydawnictwo Uniwersytetu Łódzkiego, 2021. http://dx.doi.org/10.18778/8220-478-0.15.

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Nel presente articolo si tratta dell’allestimento di Così è (se vi pare) di Pirandello che ebbe un successo notevole sul palcoscenico del Teatr Powszechny a Łódź nel 1989. Questa rappresentazione fu importante non solo per la carriera del regista, Adam Hanuszkiewicz, ma anche per la ricezione della produzione pirandelliana di cui le vicende non furono fino ad allora particolarmente favorevoli. Essa propose nuove possibilità interpretative fin qui celate dell’opera dell’autore italiano. Di fatti, oltre a trasgredire le convenzioni sceniche, secondo alcuni ormai desuete, il Siciliano mise avanti una nuova drammaturgia frammentaria e apparentemente incompiuta che si concentra piuttosto sulla “vita” che sull’“azione prettamente agonistica”. Esponendo un nuovo paradigma del “dramma-della-vita” che sta in netta oposizione al “dramma-nella-vita”, ossia “dramma assoluto”, egli diede vita alla drammaturgia moderna e contemporanea. Aderendo all’ottica teatrale e drammatica di Pirandello, Hanuszkiewicz tende dunque a liberare l’autore di Enrico IV dalle tradizionali interpretazioni che si focalizzavano essenzialmente sul suo sistema chiamato “pirandellismo” oppure sul presunto “esistenzialismo”. Il regista polacco non esitò ad adottare il dramma ai tempi moderni, senza però intaccare i presupposti “ideologici” dell’opera: Hanuszkiewicz la rilesse secondo la chiave contemporanea ed anche profondamente personale, scoperchiandone il suo carattere sempre attuale nonché universale che poteva essere accolto con comprensione e ammirazione non solamente in Italia. L’articolo ripercorre quindi la fortuna dello spettacolo che, al pari dei Giganti della montagna, messo in scena da Izabella Cywińska (1974), aprì una nuova strada alla riscoperta dell’opera dello scrittore agrigentino.
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Kobylska, Dominika. "Globalizacja okiem Alda Novego — o włoskości w postmodernistycznym świecie." In Sperimentare ed esprimere l’italianità. Aspetti letterari e culturali. Doświadczanie i wyrażanie włoskości. Aspekty literackie i kulturowe. Wydawnictwo Uniwersytetu Łódzkiego, 2021. http://dx.doi.org/10.18778/8220-478-0.05.

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Abstract:
Aldo Nove ha debuttato nel campo della narrativa italiana nel 1996 con la raccolta dei racconti Woobinda e con Il mondo dell’amore nell’antologia di Daniele Brolli intitolata Gioventu Cannibale. Grazie a questi testi č diventato conosciuto sulla penisola appenninica, insieme ad altri scrittori di quel periodo, che la critica annoverava tra i rappresentanti del nuovo genere letterario “pulp”. In questo lavoro sarŕ effettuata l’analisi delle due opere dello scrittore – Anteprima mondiale del 2016 e Amore mio infinito del 2000 relativa alla sua maniera con cui denunciava il processo della globalizzazione attraverso i nomi dei prodotti presenti nella sua narrativa. Con quel suo originale approccio, l’autore italiano riesce a dimostrare dei cambiamenti nel campo di comunicazione di massa in Italia ed enfatizzare la presenza dell’italianitŕ nel mondo sempre piů dominato dai media.
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