Academic literature on the topic 'Neo istituzionalismo'

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Journal articles on the topic "Neo istituzionalismo"

1

Giannetti, Daniela. "IL NEO-ISTITUZIONALISMO IN SCIENZA POLITICA: IL CONTRIBUTO DELLA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 23, no. 1 (April 1993): 153–83. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200022073.

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Abstract:
IntroduzioneInsieme alla ripresa di interesse per il tema dello stato, lo studio delle istituzioni è tornato al centro dell'analisi politologica. È opinione condivisa che il rinnovato interesse per le istituzioni rappresenti una reazione alla rivoluzione comportamentista, la quale a sua volta - con l'enfasi sul comportamento osservabile e sui processi informali di potere e influenza - reagiva all'impostazione legalistica e formalistica degli esordi della disciplina. Ciò che, non senza qualche eccesso polemico, è stato definito uno «slittamento paradigmatico» ha coinvolto una varietà di approcci, accomunati dal riconoscimento dei limiti della behavioral persuasion, e in particolare dei due orientamenti teorici ad essa associati in scienza politica: il pluralismo, con l'accento posto sulla politica come processo e la conseguente messa in ombra degli elementi strutturali, e il funzionalismo, un approccio tendenzialmente più inclusivo ma che in scienza politica si è identificato sostanzialmente con la versione almondiana. Rispetto ai più ambiziosi tentativi teorici del funzionalismo sociologico, essa ha fornito soprattutto uno schema categoriale per l'analisi comparata dei sistemi politici, in cui è attribuito rilievo centrale alle funzioni di input o ai processi che vanno dalla società alla politica.
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Guidi, Riccardo. ""Effetti corrosivi"? Problematizzare l'impatto del New Public Management e della governance sui social workers del settore pubblico." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 3 (December 2012): 37–52. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-003003.

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Abstract:
L'articolo sviluppa considerazioni di carattere metodologico e sostanziale sull'impatto che le riforme ispirate al New Public Management e alla governance hanno avuto sul lavoro sociale. Nella prima parte dell'articolo sono sinteticamente esposti i caratteri fondamentali dei due paradigmi di riforma. La seconda parte si focalizza sull'approccio di studio all'innovazione nel campo della Pubblica Amministrazione. La terza parte espone alcune evidenze empiriche della letteratura internazionale sui cambiamenti del lavoro sociale. Sull'Italia viene proposta una rilettura dei dati di due ricerche nazionali svolte a cavallo del ciclo di riforme del welfare degli anni 2000. L'articolo giunge alla conclusione che lo studio dell'impatto delle riforme sul lavoro sociale richiede di considerare una pluralitŕ di "variabili di traduzione" delle riforme (pathdependent e actor-dependent). Siul piano teorico ciň sollecita a verificare la possibilitŕ di un incontro tra il neo-istituzionalismo sociologico e l'Actor-Network Theory.
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Carrosio, Giovanni. "La diffusione degli impianti per la produzione di energia da biogas agricolo in Italia: una storia di isomorfismo istituzionale." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (April 2013): 9–25. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002001.

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Abstract:
L'articolo affronta il tema della diffusione degli impianti per la produzione di energia da biogas agricolo in Italia, partendo da una lettura di tipo socio-organizzativo. Tale approccio ha consentito di mettere in luce una serie di evidenze emerse da una ricerca sul campo: ovvero, il ruolo esercitato dai fattori istituzionali e dalla formazione di un campo organizzativo strutturato nella produzione di una serie di spinte all'omogeneizzazione delle esperienze di produzione agroenergetica. Questo processo, che viene inquadrato attraverso gli stimoli interpretativi del neo-istituzionalismo e degli studi sugli stili aziendali peculiari della sociologia rurale, ha significato la messa in opera di una serie di modelli organizzativi che hanno determinato, in alcuni casi, uno scostamento significativo tra gli obiettivi delle politiche di incentivazione per le agroenergie – riduzione delle emissioni climalteranti, indipendenza energetica, sviluppo rurale - e i risultati effettivamente ottenuti. Dalla analisi emerge come le spinte isomorfiche abbiano prodotto dei modi di organizzare la produzione di energia ed il suo dispacciamento, decisamente incoerenti rispetto alle motivazioni per le quali le energie rinnovabili vengono incentivate ed inefficienti nel garantire assetti sostenibili per le singole imprese agricole. Si mette in luce, infatti, come le politiche di incentivazione della produzione di energia da biogas abbiano favorito soprattutto il rafforzarsi di uno stile aziendale riconducibile al modello della modernizzazione agricola - caratterizzato da una tendenza all'ampliamento di scala delle aziende ed una marcata accelerazione dell'industrializzazione dei processi produttivi, piuttosto che l'emergere di assetti gestionali basati sulla pluriattivitŕ, dove il sistema di produzione di energia diviene funzionale alla chiusura dei cicli ecologici ed alla creazione di valore aggiunto a partire dagli stessi fattori produttivi. L'analisi compiuta si basa sui dati del censimento degli impianti a biogas realizzato nell'ambito del progetto di ricerca PRIN 2008LY7BJJ_002, che consentono di capire l'evoluzione del settore in modo diacronico, mettendo in luce localizzazione degli impianti, potenza elettrica installata, matrici agricole utilizzate nel processo di digestione anaerobica. Ad una analisi di tipo quantitativo, si č aggiunta l'individuazione di una serie di studi di caso rappresentativi della varietŕ dei modelli organizzativi adottati per la produzione agroenergetica e sono state effettuate diciotto interviste a testimoni qualificati: agricoltori, tecnici, progettisti, agronomi. Le interviste, in particolare hanno permesso di comprendere le varie sfaccettature dei tipi di pressione esistenti in un campo organizzativo popolato da una vastitŕ di figure professionali. In sede di conclusione si ipotizza come, a partire da una revisione dei sistemi di incentivazione, sarebbe possibile contrastare le pressioni che hanno portato il campo organizzativo verso un isomorfismo inefficiente, favorendo la diversificazione degli impianti, dei modi di approvvigionamento, degli utilizzi e delle destinazioni del biogas e dell'energia prodotta da esso.
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Marcaletti, Francesco. "Paradigmi e approcci nella gestione dell'invecchiamento delle forze di lavoro: un riesame critico." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 125 (March 2012): 33–51. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-125002.

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Abstract:
A partire da una rassegna della letteratura piů recente, il contributo ricostruisce determinanti, concetti e modelli attraverso i quali si č giunti alla definizione in Europa di strategie di gestione delle forze di lavoro in ragione dell'invecchiamento che le coinvolge. Il percorso messo a fuoco č quello relativo al prendere forma di un discorso in tema di lavoratori anziani e di lavoro degli anziani e al concomitante definirsi di paradigmi che fondano la pratica della gestione del lavoro dei piů anziani e delle etŕ al lavoro. Sul primo versante corrono le dimensioni che afferiscono alle politiche pubbliche nella loro articolazione per livelli e settori di competenza, sul secondo versante i modelli e le pratiche di gestione del fattore etŕ al lavoro raccolti sotto l'etichetta dell'age management. La cornice di questo processo č rappresentata dalla rilevanza che sul piano interpretativo hanno assunto le letture di carattere neo-istituzionalista e la prospettiva del corso di vita.
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Green, Donald P., and Ian Shapiro. "TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE E SCIENZA POLITICA: UN INCONTRO CON POCHI FRUTTI?" Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 25, no. 1 (April 1995): 51–89. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200023339.

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Abstract:
IntroduzioneDalla pubblicazione diSocial Choice and Individual Valuesdi Kenneth Arrow nel 1951, si è avuta un'esplosione dell'approcciorational choicenegli studi di scienza politica. Negli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta, la teoria della scelta razionale rappresentava poco più di un ramo secondario all'interno di una disciplina – la scienza politica – dominata da varie forme di analisi behaviorista e istituzionalista. Oggi, di contro, essa si è diffusa ben oltre le sue prime pubblicazioni e i suoi esoterici adepti. È ben rappresentata nelle principali riviste e convegni della disciplina, e i suoi sostenitori sono richiesti da tutti i più importanti dipartimenti americani di scienza politica. La teoria della scelta razionale ha esteso il suo ambito di applicazione oltre la teoria politica e la politica americana, dapprima negli studi di relazioni internazionali e più di recente nella politica comparata. A dire il vero, quasi nessuna area della scienza politica è rimasta immune dalla sua influenza. Un conteggio degli articolirational choicepubblicati dall'American Political Science Reviewdal 1952, presentato nella figura 1, attesta una crescita quanto-mai sostenuta. Invisibile nel 1952, a distanza di quarant'anni la scuola della scelta razionale annovera quindici articoli su quarantuno nella rivista di punta della disciplina.
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Dissertations / Theses on the topic "Neo istituzionalismo"

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UBIALI, ENRICO. "The Evolution of Governmental Europeanization in two selected countries: Italy and Switzerland in the last 30 years after the Maastricht Treaty." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2022. http://hdl.handle.net/10281/377742.

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Abstract:
Questa tesi si propone di studiare l'europeizzazione dei governi come processo di internazionalizzazione degli stati, volto ad un progressivo avvicinamento alla dinamica sovranazionale dell'Unione Europea. Poiché questo argomento è stato approfondito da diversi studiosi, abbiamo deciso di affrontarne un'analisi comparativa di studi di caso, scegliendo come unità di analisi l'Italia e la Svizzera. La logica alla base di questo studio si basa sul confronto di uno Stato fondatore europeo con un paese neutrale con una forte interdipendenza con l'Unione Europea. L'obiettivo dell'analisi è studiare come le nostre unità di analisi abbiano rafforzato il loro rapporto con le istituzioni sovranazionali dell'UE negli ultimi 30 anni. Abbiamo individuato due percorsi specifici di internazionalizzazione dei governi, concentrandoci sulla loro strategia di europeizzazione, insita nell'azione di governo: l'Italia attraverso la piena appartenenza al quadro istituzionale europeo, e la Svizzera attraverso accordi bilaterali ad hoc, identificabili in letteratura come europeizzazione relativa. Pur condividendo parzialmente i propri confini, Italia e Svizzera sembravano abbracciare paradigmi molto differenti in merito alla connotazione sociopolitica. Allo stesso tempo, entrambi i paesi sembrano preoccuparsi dell'integrazione economica in modo molto simile. Le caratteristiche del loro background socio-politico ed economico ci consentono di identificare il Neo Istituzionalismo come la lente più appropriata per lo studio di questo argomento. Il Neo Istituzionalismo ci consente di misurare l'influenza pervasiva delle istituzioni sull'ambiente sociopolitico ed economico, attraverso le loro regole o norme. Più in particolare, la branca dell'Historical Institutionalism dovrebbe permettere di identificare l'evoluzione delle strategie di europeizzazione in una logica diacronica, considerando il 1992, anno cruciale per la firma del Trattato di Maastricht, come punto di partenza della nostra analisi. La Path Dependence Theory, fiore all'occhiello dell'Historical Institutionalism, guida la spiegazione complessiva tracciando due vie parallele di europeizzazione del governo: una più desiderosa di delegare il potere al livello sovranazionale dell'UE, l'altra più desiderosa di difendere la propria autonomia politica basata sulla neutralità. Come abbiamo detto, quei percorsi sono paralleli ma rivolti allo stesso obiettivo: beneficiare di un mercato più ampio, ottenere opportunità dagli scambi sociali e da una comunità che condivide valori sociali simili. L'originalità di questa tesi non si basa solo sui casi considerati, ma soprattutto su come affrontarli, per interpretare la logica dell'europeizzazione del governo in un arco di tempo cruciale e partendo dai valori costituzionali dei diversi paesi. Dopo un'analisi pertinente della letteratura accademica sui temi sopra menzionati, introdurremo il disegno di ricerca e gli indicatori selezionati per presentare evidenze empiriche da dati secondari provenienti da indagini internazionali, a supporto dell'argomentazione complessiva.
This thesis aims to study governmental Europeanization as a process of governmental internationalization, addressed to a progressive approximation to the European Union. Since this topic has been deeply studied by several scholars, we decided to tackle a comparative case study analysis, choosing Italy (ITA) and Switzerland (CH) as units of analysis. The logic behind this study relies on the comparison of a European founding State (ITA) with a neutral country with a strong interdependence with the European Union (CH). The object of the analysis is to study how our units of analysis strengthened their relationship with the EU supranational institutions in the last 30 years. We identified two specific paths of governmental internationalization, focusing on their strategy of governmental Europeanization: Italy through “full membership” in the European institutional framework, and Switzerland through “ad hoc” bilateral agreements, identifiable in the literature as “relative Europeanization”. Despite partially sharing their borders, Italy and Switzerland seemed to embrace a “most different criteria” while discussing socio-political aspects. At the same time, both countries seem to care about economic integration in a very similar way. The characteristics of their socio-political and economic background let us identify New Institutionalism as the most appropriate lenses for studying this topic. New Institutionalism allows us to measure the pervasive influence of institutions on the socio/political/economic environments through rules, norms, and other frameworks. More specifically, the branch of Historical Institutionalism is expected to let us identify the evolution of Europeanization strategies in a diachronic logic, considering 1992 (a crucial year because of the Maastricht Treaty) as the starting point of our analysis. Path Dependence Theory, the flagship of Historical Institutionalism, guides the overall explanation tracking two parallel ways of Governmental Europeanization: one keener to delegate power to the EU supranational level, the other keener to defend its political autonomy based on neutrality. As we said, those paths are parallel and addressed towards the same goal: benefitting a wider market, getting opportunities from social exchanges and from a community that shares similar social values. The originality of this thesis is not only based on the considered cases but especially on how approaching them, to interpret the logic of governmental Europeanization during a crucial arch of time and starting from different countries’ constitutional values. After a pertinent analysis of the academic literature about the abovementioned topics, we will introduce the research design and the selected indicators to present empirical evidence from secondary data coming from international surveys, supporting the overall analysis.
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Rampazzo, Martina <1996&gt. "La comunicazione non finanziaria: come cambiano le imprese secondo l’ottica neo-istituzionalista." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18081.

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Abstract:
La crescente attenzione dell’opinione pubblica e dei governi verso le problematiche ambientali in ambito di attività produttive, ha sempre di più portato le imprese a predisporre dichiarazioni di comunicazione non finanziaria come prova concreta del loro impegno; fra questi, il bilancio ambientale. Il bilancio ambientale, o rendiconto di sostenibilità ambientale, è "un documento informativo nel quale sono descritte le principali relazioni tra l’impresa e l’ambiente, pubblicato volontariamente, allo scopo di comunicare direttamente con il pubblico interessato", rappresentato, così come per il bilancio sociale, dai diversi stakeholder di un'azienda. Rispetto a quest’ultimo però, il bilancio ambientale si occupa di una parte specifica dell’attività aziendale, analizzandola con degli indicatori, quali la gestione ambientale, le prestazioni ambientali, l’effetto ambientale e potenziale e servendosi inoltre di parametri specifici, seguendo linee guida definite da diverse organizzazioni internazionali. Nell’ottica della prospettiva neo-istituzionalista è possibile leggere il diffondersi della predisposizione di bilanci ambientali nelle imprese pubbliche e private come l’affermarsi di una pratica sociale. Tale teoria neo-istituzionalista individua l’esistenza di diverse pressioni istituzionali che agiscono sulle scelte delle singole imprese (o dei singoli individui) portandole ad adottare pratiche simili che nel tempo si istituzionalizzano e diventano il nuovo modo di operare. Analizzando queste forze esterne, si distingue tra pressioni normative, coercitive e mimetiche le quali si possono ritenere “forze istituzionali che spingono le organizzazioni a diventare simili nel modo in cui agiscono e nel modo in cui si sviluppano”. Molti studi si concentrano su tale questione e su come questa abbia portato molte aziende a perdere di vista alcuni aspetti significativi, dandoli “per scontato”, rendendo così i settori sempre più omogenei attraverso l’azione di un processo che è possibile denominare “isomorfismo istituzionale”. Il progetto sarà sviluppato tramite supporto di materiale teorico per la trattazione e la definizione dell’accountability ambientale e per l’esposizione delle teoria circa le pressioni istituzionali. Attraverso l’esposizione della Teoria degli Stakeholder e la Direttiva 2014/95/UE, con la quale il report della sostenibilità è diventato obbligatorio, si vorrà fornire un esempio pratico di pressioni che le imprese si trovano oggi a gestire. Per quanto riguarda la gestione interna dell’azienda, attraverso un’indagine condotta dal Forum per la finanza sostenibile, si esporrà la situazione sul mercato attuale per comprendere quanto sia importante che le imprese siano in grado di rispondere in maniera efficiente ai cambiamenti anche in ambito di finanza sostenibile. In particolare, verranno esposte due delle questioni più importanti: il riorientamento dei flussi di capitale verso investimenti più responsabili e il far riconoscere alle imprese la necessità di ampliare la propria gestione dei rischi, ovvero l’Enterprise Risk Management. In conclusione sarà sviluppato il caso Moncler S.p.A. dove, in seguito ad una presentazione generale, si cercherà di delineare il profilo di quest’ultima in ambito di bilancio ambientale in base a quanto esposto nei precedenti capitoli. La redazione di quest’ultimo avverrà tramite la raccolta di dati reperibili pubblicamente e di materiale fornito dall’azienda stessa.
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Paraciani, Rebecca <1991&gt. "Quando è grave lo sfruttamento lavorativo? Un'analisi neo-istituzionalista sulla discrezionalità degli ispettori del lavoro." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amsdottorato.unibo.it/9266/1/Paraciani_Tesi_2020.pdf.

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Abstract:
Questo lavoro di tesi fa parte del filone di studi sullaStreet-level bureaucracy (SLB). Al centro dell’analisi, infatti, è posta la discrezionalità degli ispettori del lavoro nella gestione di irregolarità lavorative che si trovano in bilico tra le forme di sfruttamento lavorativo “grave”, ossia di rilevanza penale, e “non grave”. In quanto street-level bureaucrats, gli ispettori del lavoro hanno un ruolo-chiave nell’assegnazione di benefici o sanzioni, nel determinare la procedura e nel dare senso, attraverso le loro pratiche quotidiane, a norme, strumenti, regolamenti formali. Nel farlo, hanno a propria disposizione un certo quantitativo di discrezionalità. L'obiettivo è capire quando queste irregolarità sono etichettate come "gravi" dagli ispettori del lavoro, rispondendo alle seguenti domande: a) quali pressioni istituzionali agiscono nel campo organizzativo dei controlli di lavoro o con quali conseguenze?; b) Come si manifesta la discrezionalità degli ispettori del lavoro nei loro interventi e quali conseguenze ha nel determinare la gravità dei casi da gestire?; c) Perché simili irregolarità lavorative vengono processate in modo diverso? Attraverso 9 mesi di osservazione dei partecipanti in una sede locale dell'Ispettorato nazionale del lavoro e 30 interviste con la tecnica della vignetta in Italia e nei Paesi Bassi, si di capire come gli ispettori del lavoro utilizzano il loro potere discrezionale nel campo organizzativo del controllo nei luoghi di lavoro.
This thesis is part of the strand of studies on street-level bureaucracy (SLB). The focus of the research is on labour inspectors’ discretion managing labour exploitation cases. The goal is to understand when work irregularities are labelled as “labour exploitation” by labour inspectors, adapting law and formal rule to specific cases. The purpose of the research is to answer the following questions: a) which institutional pressures influence the organizational field of workplace controls and with what consequences?; b) how is labour inspectors’ discretion manifested in their everyday practices? Does it have consequences in determining the severity of cases to be managed?; c) Why similar irregularities are processed in a different way? Through 9 months of participant observation in a local office of the National Labour Inspectorate and 30 interviews with vignette technique in Italy and in The Netherlands, we try to understand how labor inspectors use their discretionary power within the organizational field of the workplace control.
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