Academic literature on the topic 'Narrazioni sociali'

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Journal articles on the topic "Narrazioni sociali"

1

Mazzone, Stefania. "Sovranità come narrazione in Paul Ricoeur." Aoristo - International Journal of Phenomenology, Hermeneutics and Metaphysics 2, no. 2 (September 20, 2019): 173–86. http://dx.doi.org/10.48075/aoristo.v2i2.23258.

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Abstract:
L’articolo intende evidenziare attraverso l’analisi di alcune opere specifiche di Paul Ricoeur -quelle che indagano i rapporti tra storia e verità, identità e oblio-la relazione in cui l’autore pone la costruzione dell’identità individuale in quanto processo metaforico e performativo e quella dell’identità collettiva in quanto espressione drammatica, con i processi narrativi, che riguardano le percezioni individuali e le raffigurazioni sociali. Ne consegue una teoria della rappresentazione dell’alterità, della costruzione identitaria e della narrazione della sovranità che impiega le categorie ermeneutiche ed euristiche di una fenomenologia in trasformazione dinamica. In questa prospettiva, si rinviene la posizione funzionale di concetti in definizione quali la memoria, il ricordo, l’oblio, in relazione al rapporto tra l’individuo e la sua storia, così come di una comunità col proprio racconto. Ne emerge una concezione della sovranità quale metafora di identità in bilico che Ricoeur considera stabilizzarsi solo nell’equilibrio delle alterità e nello scambio delle narrazioni. Ne consegue la necessità di una riorganizzazione filosofica, politica, ma anche storiografica quale urgenza di ridefinizione continua e permanente del mito narrativo, in un confronto incessante e vitale con le narrazioni individuali e collettive degli altri. Lo stesso monito etico e politico che Ricoeur ci lascia nei suoi ultimi scritti.
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2

Longo, Mariano. "Un insolito connubio. Sull'uso delle narrazioni letterarie nelle scienze sociali." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 153 (March 2019): 56–75. http://dx.doi.org/10.3280/sl2019-153004.

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3

Articoni, Angela. "LO SCHERMO TRA LE PAGINE. PER UNA LA RILETTURA DE LA BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO, GENESI E METAMORFOSI DI UNA FIABA." Revista Internacional de Culturas y Literaturas, no. 21 (2018): 186–201. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2018.i21.14.

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Abstract:
La metafora della “Bella Addormentata”, archetipo del femminile che si risveglia solo con “il bacio del vero amore”, inteso come bisogno imprescindibile della figura maschile per la realizzazione del proprio sé, va mutando attraverso il rapido evolversi delle trasformazioni sociali e culturali. I film Maleficent e La belle endormie ribadiscono il valore del femminile all’interno delle narrazioni simboliche. Parole chiave: Letteratura per l’infanzia, La Bella Addormentata, fiabe, cinema.
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4

De Pieri, Filippo. "Storie accademiche, storie pubbliche, patrimonio. La pianificazione urbana nell'Europa post-napoleonica attraverso i due siti Unesco di Nizza e La Chaux-de-Fonds/Le Locle." STORIA URBANA, no. 168 (November 2021): 141–63. http://dx.doi.org/10.3280/su2021-168006.

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Abstract:
L'articolo pone a confronto due siti recentemente iscritti nella Lista del patrimonio mondiale Unesco - La Chaux-de-Fonds/Le Locle e Nizza - focalizzandosi sui modi in cui le storie della pianificazione urbana del primo Ottocento sono state mobilitate nella costruzione di narrazioni pubbliche associate al patrimonio urbano. Per quanto simili narrazioni possano apparire discutibili se confrontate con l'evidenza documentaria disponibile, esse sembrano anche capaci di assumere un ruolo di stimolo per l'emergere di nuove ricerche su temi finora scarsamente osservati. I casi di studio offrono un interessante punto di vista per approfondire i legami reciproci che potenzialmente esistono tra storie urbane accademiche da un lato e narrazioni socialmente condivise del cambiamento urbano dall'altro. Se osservati insieme, questi due siti Unesco mostrano la necessità di un riesame comparativo della storia dei piani di primo Ottocento basati sulla griglia, specialmente nell'Europa napoleonica. Già interpretati come l'esito di teorie urbane implicite che privilegiavano l'organizzazione razionale, l'iniziativa individuale, la distribuzione uniforme delle opportunità, questi piani sostennero di fatto una notevole pluralità di immaginari sociali - ben esemplificata in questo caso dalla contrapposizione tra piani concepiti come supporto per il turismo internazionale e le attività di svago lungo la costa francese, e un piano concepito come supporto alla produzione industriale tra le montagne svizzere.
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5

Davino, Chiara, and Lorenza Villani. "Territori di interazione. Per una socio-ecologia del co-abitare." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 3 (January 2022): 15–26. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-003002.

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Abstract:
Il 60% del territorio italiano è costituito dalle cosiddette "Aree Interne", oggetto, dal Secondo dopoguerra, di un forte processo di marginalizzazione rispetto ai centri urbani. L'abbandono graduale di queste aree e la più recente dislocazione dei circuiti di accoglienza nelle aree remo-te, hanno contribuito al ripopolamento di questi territori da parte di migranti e richiedenti asilo. A partire da una breve analisi delle principali politiche nazionali in materia di aree interne e di accoglienza, il saggio intende argomentare come sia possibile superare le polarizzazioni terri-toriali e le dicotomie sociali attraverso nuove narrazioni e forme di co-abitare sostenibili. L'indagine si focalizzerà sul modo in cui la rigenerazione delle aree interne possa legarsi alla presenza di migranti e richiedenti asilo, generando spazi di interazione e innovazione sociale, come dimostrano i progetti Welcoming Spaces e IT.A.CÀ, attivi nel territorio nazionale.
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6

Toffanin, Angela Maria. "Violenza simbolica e asimmetrie di genere in Italia." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 299 (August 2022): 75–99. http://dx.doi.org/10.3280/ic2022-299004.

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Abstract:
Nel terzo millennio globalizzato permangono, anche in Italia, diseguaglianze e discriminazioni costruite su differenze individualizzate e appartenenze collettive. Il costrutto di violenza simbolica (Bourdieu 1977, 1998) risulta utile a spiegare come le stratificazioni sociali si riproducano inosservate, anche senza un esercizio esplicito di violenza (Elias e Scotson 1994). I privilegi in termini di opportunità e risorse che derivano dall'essere in una posizione di vantaggio in una determinata struttura sociale, infatti, sarebbero situati in una cornice di senso condivisa sia da chi ne beneficia, sia da chi li subisce. Tale condivisione li rende ovvi, inevitabili, "naturali", apparentemente insuperabili. L'analisi proposta in questo articolo prende il via da uno studio del tema della violenza di genere contro le donne condotto dal 2010; in particolare, approfondiamo le narrazioni di donne latinoamericane residenti in Veneto e impegnate in relazioni familiari e/o professionali con uomini e donne italiani, mettendo in luce i modelli e i ruoli di genere cui si riferiscono nelle costruzioni di senso in cui situano le loro esperienze e le loro decisioni. Inoltre, analizzeremo il processo di ipersessualizzazione che pare naturalizzare discriminazioni razziste e sessiste.
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7

Pesce, Mario, Lavinia Bianchi, and Alberto Pesce. "Dalla dimensione disumana della tratta al riscatto sociale. Percorsi di violenza di genere." WELFARE E ERGONOMIA, no. 2 (January 2021): 76–97. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-002007.

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Abstract:
Le vittime di tratta, ostaggio della criminalità organizzata e destinate al mercato del sesso, sono un fenomeno omogeneo, che ha bisogno di buone prassi, particolari e ad hoc, proprio per superare la percezione emergenziale e le generalizzazioni deleterie. In prevalenza le vittime di tratta sono donne che provengono dall'est europeo, oppure di na-zionalità nigeriane o sono transessuali che arrivano principalmente dal Sud America e rap-presentano un business importantissimo per i criminali. Queste donne, invisibili e senza voce, sono il più delle volte ostaggio di chi organizza il viaggio e, di conseguenza, tutto questo ren-de difficile la presa in carico da parte dei servizi sociali. L'intervento prende in esame, come caso di studio, le buone pratiche di accoglienza e presa in carico del servizio Roxanne del Comune di Roma, e delle discipline di scarsità, di sospetto e resistenza (Theodossopoulos, 2014) che le vittime di tratta attivano al fine di gestire il disa-gio della migrazione e della violenza (Appadurai, 2005), ricomponendo i disagi psicofisici della loro condizione. Le narrazioni delle donne nigeriane, delle donne dell'Est Europa e delle transessuali, che hanno contattato il servizio Roxanne o sono state intercettate dall'unità di strada, sono la prima parte del corpus qualitativo della ricerca. La seconda parte è un lavoro di analisi dei contenuti relativamente alle schede conservate dal servizio Roxanne e nelle strutture dove le vittime di tratta vengono inviate. La terza parte del corpus è l'analisi delle narrazioni di alcu-ni uomini detenuti per il reato di sfruttamento della prostituzione nelle carceri di Pavia e di Bollate (MI) per comprendere la totale disumanizzazione e la retorica della cosiddetta "pro-tezione" da parte degli sfruttatori. Le donne vittime di tratta sono permanentemente controllate e abusate dai loro carcerieri, in una costellazione di violenze e di continui atti brutali. A loro volta, i maltrattanti, respingono totalmente ogni responsabilità proiettando ogni colpa verso le maltrattate. Racconta uno di loro "sono libere di fare quello che vogliono, noi siamo qui solo per proteggerle, lei non le aiuterebbe?". Quello che emerge, dall'analisi dei dati, è una forma di normalizzazione della violenza da parte delle vittime di tratta, una forte marginalità (Douglas, 1993) ma, anche, una propen-sione alla resilienza.
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8

Gambardella, Dora, Rosaria Lumino, and Emiliano Grimaldi. "Vivere la professione accademica. Lo stretching out del soggetto accademico nell'università italiana in transizione." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 160 (August 2021): 178–99. http://dx.doi.org/10.3280/sl2021-160009.

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Abstract:
Il saggio ha l'obiettivo di contribuire al dibattito sulle forme molteplici del ‘vivere la professione accademica' nell'università italiana contemporanea. Presenta i primi esiti di un'esperienza di ricerca sulle trasformazioni della professione realizzata a Napoli presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II realizzata attraverso la conduzione di interviste in profondità ad accademici nell'area delle scienze umane e sociali. Il lavoro è strutturato in due parti. Nella prima parte del saggio si tratteggiano le principali pressioni cognitive ed etiche sostenute e promosse dalla messa in azione di meccanismi di governo, classificazione, visualizzazione e incentivazione del campo accademico e dei suoi soggetti nell'università italiana. La seconda sezione del saggio, partendo dalle narrazioni del sé accademico proposte dagli intervistati, fornisce uno spaccato significativo dei diversi modi di ridefinizione della professione accademica nel quale si possono individuare due principali linee di tensione. La prima riguarda l'accountability verso i diversi pubblici e beneficiari del lavoro accademico, mentre la seconda riguarda i valori fondanti della professione accademica ed il rapporto tra professione ed organizzazione.
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9

Campomori, Francesca, Francesco Della Puppa, and Giulia Storato. "Il punto di vista degli "inascoltati". E narrazioni delle diseguaglianze sociali dei giovani di mestre e marghera, nella città di venezia." SOCIOLOGIA E POLITICHE SOCIALI, no. 3 (March 2020): 215–41. http://dx.doi.org/10.3280/sp2019-003010.

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10

Paganoni, Maria Cristina. "Fra consumo e utopia. Il cibo planetario all'Expo 2015." CULTURE DELLA SOSTENIBILITA ', no. 6 (June 2010): 36–50. http://dx.doi.org/10.3280/cds2009-006003.

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Abstract:
Nel 2015 Milano ospiterŕ un'esposizione universale dedicata al rapporto fra cibo, salute e sviluppo sostenibile. Atteso come occasione per rilanciare la cittŕ, l'evento č giŕ da tempo anticipato da una campagna mediatica in costante espansione. Mediante gli strumenti dell'analisi del discorso e dei generi testuali, si sono confrontati documenti promozionali e articoli apparsi sulla stampa nazionale e internazionale inglese e francese per portare alla luce l'intreccio delle molteplici finalitŕ - culturali, sociali e commerciali - della manifestazione. A livello discorsivo si č rilevato che la campagna dell'Expo 2015 adotta un registro ufficiale pedagogico e universalista e ricorre a un'incalzante retorica delle promesse. Seppur velatamente, entrambe le caratteristiche mirano soprattutto alla promozione dell'aspetto commerciale dell'Expo, utilizzando a tal fine tecniche di marketing ben riconoscibili in filigrana e rappresentando il capoluogo lombardo come World City all'incrocio strategico fra locale e globale per ragioni di rebranding. Laddove lo sguardo disincantato della stampa internazionale registra le molte contraddizioni della complessa pianificazione dell'evento, la stampa nazionale riporta un conflitto di opinioni e valori che rende problematica la costruzione del consenso da parte dell'opinione pubblica. L'evidenza testuale rileva quindi serie discrepanze fra le molteplici narrazioni mediatiche. Tale cesura discorsiva e sociale rischia di minare non solo l'immagine dell'Expo come spazio sociale utopico del prossimo futuro, ma soprattutto la realizzazione di interventi significativi di riqualificazione urbana.
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Dissertations / Theses on the topic "Narrazioni sociali"

1

DOMANESCHI, LORENZO. "Una cucina originale. Un’indagine qualitativa sulla “cucina di territorio” nel caso di una città del Nord Italia." Doctoral thesis, Università di Milano Statale, 2007. http://hdl.handle.net/10281/48973.

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Abstract:
This study invites not to reduce food as either an object of consumption or an industrial commodity: in order to bridge this gap, it moves away from the classical theory of commodification or from any kind of network theory, drawing on the idea of food quality as a new cultural practice. Following the practice turn in contemporary social science, especially in the case of consumption theory, the paper goes on analyzing some culinary practices of a bunch of cooks working in a North Italian urban area, drawing critically on the concept of "new cultural intermediaries", in order to explain the empirical process of social empowerment which make those subject more and more able to fix a specific definition of "quality food". Using the empirical material taken from a broader research work and focusing mainly on in-depth interviews to those mundane chefs, this study intend to present the sort of symbolic "governance" they could play in the cultural process of food qualification when, as it happens in our empirical case, it is equalize or sometimes reduce to territorial features.
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2

FANTOLI, Maria Giovanna. "Intercultura a scuola. Dall'epica classica alle nuove narrazioni familiari." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2011. http://hdl.handle.net/10446/851.

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3

Cento, Michele <1984&gt. "Una grande narrazione del capitalismo: potere e scienze sociali nel pensiero politico di Daniel Bell." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5473/1/Cento_Michele_Tesi.pdf.

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Abstract:
Questa tesi punta a ricostruire il pensiero politico di Bell tra il secondo dopoguerra e la metà degli anni Settanta. In tale arco cronologico, la riflessione politica di Bell si profila, per usare una formula di Jean-François Lyotard, come una «grande narrazione» del capitalismo. Nel complesso, cioè, l’opera di Bell appare come una storia sociologica del capitalismo, che nella fine delle ideologie registra l’apogeo del fordismo e, in seguito, ne mette in luce le trasformazioni in senso post-industriale, indagando le ricadute che tali mutamenti implicano sul piano dei rapporti di potere e della legittimazione del sistema. Nell’ottica di Bell, pertanto, il capitalismo non costituisce soltanto un sistema economico, ma la forma specifica attraverso cui si dispiega la società nel suo complesso, attivando una serie di rapporti di potere mediante i quali gli individui vengono coordinati e subordinati. Una siffatta concezione del capitalismo agisce immediatamente la questione del potere e solleva un interrogativo a esso connesso: «che cosa tiene insieme una società?». Una domanda che attraversa la traiettoria intellettuale di Bell e, sia pure declinata mediante una terminologia sociologica, riflette in realtà l’ambizione delle scienze sociali di farsi teoria politica. Esse si presentano quindi come teoria politica della modernità, nella misura in cui distinguono il potere sociale dal potere politico e, al tempo stesso, instaurano tra i due poli una tensione dialettica produttiva. Mettendo a fuoco la concettualizzazione del potere nell’opera di Bell si analizzeranno le mutazioni nel rapporto tra Stato e società negli Stati Uniti durante la Golden Age del capitalismo. In particolare, si metterà in luce nella grande narrazione di Bell l’ascesa e il declino di un ordine istituzionale che, alla metà degli anni Settanta, appare percorso da molteplici tensioni politiche e sociali che preannunciano l’avvento dell’età globale e il bisogno di una nuova “scala” di governo.
This dissertations deals with Daniel Bell’s political thought between the post-war era and the Seventies. During these years, Bell’s political reflection appears to be, to say it in the words of Jean-François Lyotard, a «grand narrative» of capitalism. Overall, Bell’s work is a sociological history of capitalism. It points out the height of fordism by assuming the end of ideology, and then sheds light on the post-industrial transformations, looking at the effects produced on power relations and the legitimacy of the socio-political system. In Bell’s view, capitalism is not only an economic system, but a complex social system which places individuals in the power structure by means of subordination and coordination. «What holds a society together?» is the question that go trough the whole trajectory of his reflection. It looks a sociological question, but actually it is a political question, because the order of society depends on the legitimacy of obligation relationships. The link between politics and sociology marks Bell’s thought and shows how social sciences are assumed to be the political theory of modernity: they analyze the political side of social relations as well as the social element inherent to the workings of political institutions. In other words, I look at the way in which Bell, «the sociologist of capitalism» as «The Economist» put it, distinguishes between social power and political power and then makes them interact. Focusing on Bell’s view of power I analyze the transformations occurred in the relationship between State and society in the US during the so-called Golden Age of Capitalism. Particularly, drawing the trajectory of this «grand narrative» of capitalism up to mid-seventies, I highlight that Bell recognizes the coming of a global age, full of political and social strains, and the need of a new institutional scale to cope with them.
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4

Cento, Michele <1984&gt. "Una grande narrazione del capitalismo: potere e scienze sociali nel pensiero politico di Daniel Bell." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5473/.

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Abstract:
Questa tesi punta a ricostruire il pensiero politico di Bell tra il secondo dopoguerra e la metà degli anni Settanta. In tale arco cronologico, la riflessione politica di Bell si profila, per usare una formula di Jean-François Lyotard, come una «grande narrazione» del capitalismo. Nel complesso, cioè, l’opera di Bell appare come una storia sociologica del capitalismo, che nella fine delle ideologie registra l’apogeo del fordismo e, in seguito, ne mette in luce le trasformazioni in senso post-industriale, indagando le ricadute che tali mutamenti implicano sul piano dei rapporti di potere e della legittimazione del sistema. Nell’ottica di Bell, pertanto, il capitalismo non costituisce soltanto un sistema economico, ma la forma specifica attraverso cui si dispiega la società nel suo complesso, attivando una serie di rapporti di potere mediante i quali gli individui vengono coordinati e subordinati. Una siffatta concezione del capitalismo agisce immediatamente la questione del potere e solleva un interrogativo a esso connesso: «che cosa tiene insieme una società?». Una domanda che attraversa la traiettoria intellettuale di Bell e, sia pure declinata mediante una terminologia sociologica, riflette in realtà l’ambizione delle scienze sociali di farsi teoria politica. Esse si presentano quindi come teoria politica della modernità, nella misura in cui distinguono il potere sociale dal potere politico e, al tempo stesso, instaurano tra i due poli una tensione dialettica produttiva. Mettendo a fuoco la concettualizzazione del potere nell’opera di Bell si analizzeranno le mutazioni nel rapporto tra Stato e società negli Stati Uniti durante la Golden Age del capitalismo. In particolare, si metterà in luce nella grande narrazione di Bell l’ascesa e il declino di un ordine istituzionale che, alla metà degli anni Settanta, appare percorso da molteplici tensioni politiche e sociali che preannunciano l’avvento dell’età globale e il bisogno di una nuova “scala” di governo.
This dissertations deals with Daniel Bell’s political thought between the post-war era and the Seventies. During these years, Bell’s political reflection appears to be, to say it in the words of Jean-François Lyotard, a «grand narrative» of capitalism. Overall, Bell’s work is a sociological history of capitalism. It points out the height of fordism by assuming the end of ideology, and then sheds light on the post-industrial transformations, looking at the effects produced on power relations and the legitimacy of the socio-political system. In Bell’s view, capitalism is not only an economic system, but a complex social system which places individuals in the power structure by means of subordination and coordination. «What holds a society together?» is the question that go trough the whole trajectory of his reflection. It looks a sociological question, but actually it is a political question, because the order of society depends on the legitimacy of obligation relationships. The link between politics and sociology marks Bell’s thought and shows how social sciences are assumed to be the political theory of modernity: they analyze the political side of social relations as well as the social element inherent to the workings of political institutions. In other words, I look at the way in which Bell, «the sociologist of capitalism» as «The Economist» put it, distinguishes between social power and political power and then makes them interact. Focusing on Bell’s view of power I analyze the transformations occurred in the relationship between State and society in the US during the so-called Golden Age of Capitalism. Particularly, drawing the trajectory of this «grand narrative» of capitalism up to mid-seventies, I highlight that Bell recognizes the coming of a global age, full of political and social strains, and the need of a new institutional scale to cope with them.
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5

Piscitella, Serena. "La narrazione elettronico-digitale-multimediale e l’educazione. Umanizzare la tecnologia: scommessa o utopia pedagogica?" Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2014. http://hdl.handle.net/10556/1482.

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Abstract:
2012 - 2013
The research analyzes the methods of use of new technologies by younger generations , highlighting how today , next to the wall of the neighborhood , moving into new narrative spaces where kids are told , tell of events experienced , build their own identity , exchange thoughts and share emotions. Therefore it was necessary to start from the definition of the pedagogical value of the narrative that through reference to several authors , it is clear : - As a tool of the mind that creates meaning and allows everyone to build their own identity , which therefore powerful tool to scroll through a phenomenological analysis of the history of man and the changing forms of culture and thought. - As a product of culture , highlighting the need for each man , according to portray the manners and customs of the time in which he lives . Following the identification of the pedagogical problem, the path continues with an epistemological analysis , scientific and multidisciplinary making it possible to analyze the intrinsic characteristics of the new narratives, in order to identify, in hermeneutical key, reading the New Humanism, and key training, the complex of educational strategies to address the educational community. The course ends with a path of pedagogical- didactic along with the theoretical framework , have the dual objective of: - Supporting educators, teachers and trainers in their work of guiding and sustaining the younger generation; - Create a dock sharing knowledge on the effects related to the use of new media, ensure that such use does not result only in technique but that it represents a cultural support that contributes to quell'autorealizzarsi of the subject - person , socially and culturally oriented. [edited by author]
XII n.s.
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6

Castaldi, Maria Chiara. "Personalismo e pragmatismo pedagogico: due forme di narrazione pedagogica a confronto. Ipotesi di un incontro possibile." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2014. http://hdl.handle.net/10556/1436.

Full text
Abstract:
2012 - 2013
The main aim of theoretical research in education is twofold: on the one hand, the study of practice in order to improve the educational function on the field, on the other hand the development of a theoretical research that constructs a pedagogical thinking speculatively pure around education/ human educability. Along a continuum and in a complementary relationship ranks applied research which tends to check possible solutions to concrete problems. The close link between theory and practice is realized in the passage that implements the pedagogy of subjecting the theoretical models of hypothetical deductive to empirical verification. In pedagogy we can talk about scientific theory when it has to do with articulated systems of ideas that form the skeleton of the discipline. The aim of such systems is to shed light on the realities of practice, investigated through hypothesis that can become practice both experimentally as well as by speculative. The systems of knowledge of pedagogy that make it a theoretical science, practice, metatheoretical and theoretical, study education as a process, route, relationship, instrument and order, system, and freedom, materiality and spirituality, nature and culture... [edited by author]
XII n.s.
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7

Guariento, Serena. "Il teatro come pratica narrativa per l'orientamento formativo: una ricerca sul campo." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426617.

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Abstract:
The contemporary world is characterized by social, cultural and economic complexities which make the transition from secondary school to university (and subsequently from university to the labour market) quite difficult to face for many students. This scenario contributes to enhance the need for genuine actions of vocational guidance, in particular towards secondary school students. As already known in the literature, the aim of all actions should be particularly focused toward enhancing students’ self-awareness and ability to choose the appropriate university curriculum, by weighting their strengths and weaknesses and also dealing with the world’s growing complexity. Furthermore, indications coming from the European Commission have already pointed out the urgency for pure vocational guidance and life-long learning, in order to support students and prevent dropouts. Quite surprisingly, however, in the last years we saw many initiatives of pure marketing actions organized by the Italian universities that seemed mainly devoted to purely attract new freshmen instead of offering a critic support to student’s self-awareness. Consequently, the purpose of this work is to propose and offer a preliminary test of an innovative and interactive theatre-based methodology for vocational guidance, that has never been used in Italy, at least to our knowledge. The use of theatre performance could be seen as an useful tool thanks to its educational and psychological implications and may be considered as a form of storytelling, capable of supporting the process of self-directed vocational guidance. A particular form of stage performance, called theatrical-lesson, has been designed and performed to an audience made up of 300 secondary school students coming from Belluno (Veneto, Italy). Before every performance a questionnaire was individually administered which aimed at capturing the participant’s needs, expectancies and beliefs. The results derived both from the questionnaires and from individual interviews after the performance revealed the value of all the basic elements of the project, such as the importance of emotional and cognitive involvement in the process of vocational guidance; the need for every student to make clear his/her knowledge and establish a dialectical relationship with it; the need for a network between institutions (schools, universities, colleges, etc.); the positive impact of the storyteller's performance in order to stimulate self-awareness and, finally, the importance of the storyteller's ability to combine educational and theatrical action.
Il contesto attuale, caratterizzato da mobilità e flessibilità della società, contribuisce ad accrescere l'importanza e il bisogno di orientamento, in particolare per le scuole superiori. Considerata l'attività di orientamento per gli studenti delle classi V degli istituti superiori, si ravvisa la moltiplicazione di iniziative informative e di azioni di marketing. Se la normativa italiana ed europea pone l’attenzione sul processo di scelta e sui metodi della decisione consapevole in una prospettiva di formazione continua, nella realtà l'orientamento informativo prevale su quello formativo, ed in rari casi si tenta il superamento dei metodi basati sulla lezione frontale. La ricerca di una metodologia didattica attiva innovativa per l'orientamento formativo ai giovani di classe V superiore ha costituito lo stimolo di partenza di questo lavoro. Il teatro è parso uno strumento utile a questo fine, per le sue implicazioni pedagogiche e psicologiche: dall’analisi della letteratura sull’argomento e dalle conseguenti riflessioni è emersa l’ipotesi che esso possa proporsi come possibile forma di narrazione in grado di favorire i processi di auto-orientamento. Il percorso presentato in questo lavoro ha avuto pertanto una funzione prevalentemente esplorativa, ai fini di analizzare come possa essere definito e articolato il contributo del teatro negli interventi di orientamento formativo. In particolare si è giunti alla progettazione di una modalità d’azione basata su una tecnica che è stata definita lezione-teatro, qui intendendo il teatro in tutta la pregnanza della sua originale vocazione relazionale, e alla successiva messa alla prova dell’intervento-tipo proposto, attraverso una ricerca sul campo che ha coinvolto, fin dall’indagine preliminare di analisi dei bisogni effettivamente sentiti, gli studenti di classe V superiore del territorio di Feltre-Belluno (Veneto, Italia) nell’ottica di un percorso che valorizzi una verifica ricorsiva ai fini di un continuo affinamento della tecnica e dei suoi contenuti. La ricerca, che ha coinvolto in totale 390 studenti, dopo un’ indagine preliminare esplorativa dei vissuti degli studenti in fase di scelta e la conseguente elaborazione di un testo teatrale finalizzato all’orientamento, ha visto l’erogazione dell’intervento presso il teatro comunale di Belluno in prima istanza e, in seguito all’analisi dei risultati e alle conseguenti modifiche, la sua ri-proposizione presso la Fiera Orient@ di Longarone (Bl), con due interventi. Lo studio ha evidenziato alcuni elementi irrinunciabili del progetto, quali il coinvolgimento emotivo e cognitivo nei processi di orientamento; l'attenzione da dover prestare nel cogliere, esplicitare e favorire la condivisione dei punti di vista degli studenti in fase di scelta, e nell’entrare in rapporto dialettico con essi; il lavoro di rete tra i soggetti istituzionali che si occupano di orientamento scolastico e professionale nel territorio, per un coordinamento e una condivisione di obiettivi e di risorse, finalizzati ad azioni di orientamento più efficaci; la centralità, all’interno dell’azione teatrale, della funzione di “risveglio delle coscienze” del Narratore; l’importanza di una figura in grado di condensare le competenze formative e quelle teatrali, definita in questa sede form-aut-attore.
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8

JORIO, FEDERICA. "Immaginarrare (attraverso) la formazione. Esplorazioni auto/biografiche per comporre visioni dell'educazione." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2015. http://hdl.handle.net/10281/87288.

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Abstract:
L’elaborato intende indagare il complesso tema della formazione, nelle declinazioni e connotazioni che di essa si danno a partire da una ricognizione di tipo teorico e pedagogico, per poi giungere ad una sezione di tipo pratico in cui viene illustrata un’esplorazione di ricerca che ha visto come partecipanti alcuni studenti iscritti al corso di laurea triennale di Scienze dell’Educazione presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Si è scelta la forma della narrative inquiry mediata e sostenuta da un approccio visuale alla costruzione e alla presentazione dei contenuti narrativi (arts-based e arts-informed) con l’intenzione di attraversare una realtà così densa e ricca come quella della formazione arricchendone le possibilità di conoscenza, di apprendimento e di analisi, grazie all’assunzione di un linguaggio ulteriore, che offre una prospettiva altra di ricerca e di indagine. La formazione, pensata come epistemologia della conoscenza del singolo, è forma e teoria che nasce da una visione delle prassi educative con cui si è entrati in relazione nei diversi contesti di formazione, appunto, e di cui si è portatori. A partire da questo presupposto di indagine, a livello metodologico, si è scelto di fondare su un innesco ricognitivo come quello rappresentato dal contributo dell’approccio auto/biografico, sull’approccio riflessivo di marca fenomenologica, e sulle suggestioni della clinica della formazione, la progettazione di un’esperienza laboratoriale, che, a partire dalla metafora della mappa come metodo per la costruzione della conoscenza relativa al tema d’indagine, ha coinvolto i partecipanti in una ricerca-formazione, cammino di scoperta, di indagine, di riflessione, di ricognizione e infine di narrazione della propria idea di formazione. Mediato da immagini, mappe, montaggi di sequenze tratte da pellicole cinematografiche, ogni partecipante ha potuto costruire il suo personale portfolio, un quaderno di lavoro con cui tenere traccia del proprio percorso, per ricostruire i sensi della propria formazione e i modi dell’educazione di cui è interprete. Nel tessuto delle narrazioni presentate in questo elaborato si potrà quindi prendere visione del processo di esplorazione laboratoriale e approfondire, tramite un’analisi di casi, di storie di formazione, il prisma educativo che informa e mostra la complessità dell’oggetto-formazione indagato. Poiché l’indagine è stata progettata come una ricerca-formazione, la parte conclusiva dell’elaborato è dedicata all’approfondimento degli apprendimenti trasformativi, relativi alle dimensioni epistemologiche, metodologiche, più inclusivamente epistemiche, che mettono a confronto la prospettiva di tutti i partecipanti, studenti e conduttore del laboratorio, per offrire una valutazione dell’esperienza e avanzare ipotesi di spendibilità del suo metodo per la formazione di futuri professionisti dell’educazione e della formazione.
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LURASCHI, SILVIA. "Per/mettere le storie in movimento. Il posizionamento dinamico del ricercatore e la riflessività embodied in pedagogia." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2017. http://hdl.handle.net/10281/158203.

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Abstract:
La tesi sostiene il posizionamento dinamico del ricercatore come via per riflettere sulla natura incorporata dei processi conoscitivi. Il corpo è visto come centro attraverso cui il ricercatore dà forma al proprio sentire e sapere; conoscere attraverso i sensi porta a un posizionamento estetico che ridefinisce sia la riflessività, sia l’incontro con i soggetti e contesti della ricerca. Il metodo scelto è autoetnografico, centrato sul racconto in prima persona dell’esperienza estetica del ricercare, incorporata e generata dall’azione e dal movimento del ricercatore, che permette un superamento di saperi e metodi tradizionali, centrati sulla scientificità oggettivante e sul pensiero astratto, attraverso pratiche che valorizzano identità e integrità. Il primo capitolo definisce la Embodied Cognition, paradigma emergente, come cornice epistemologica del lavoro, agganciandola a un’esperienza estetica vissuta, e integrando tra loro testi narrativi e argomenti teorici che fanno riferimento a un ventaglio di discipline e autori. Nel secondo capitolo viene proposta una teoria embodied ed enacted della riflessività pedagogica; nello specifico, sono ricostruite e ridisegnate cinque vie alla riflessività emergenti dalla letteratura, ed è esplicitato il posizionamento riflessivo e meta-riflessivo, etico e auto-etico, della ricercatrice. L’esperienza estetica raccontata all’inizio del capitolo porta a proporre la metafora della deriva come immagine capace di restituire la complessità e l’incertezza delle inter-relazioni corporee tra ricercatore, partecipanti e contesto nel processo di ricerca. L’immagine della deriva diventa la traccia, nel capitolo successivo, per costruire una metodologia innovativa, attraverso il primo studio di caso della tesi, che mostra la trasformazione della domanda di ricerca, inizialmente tesa a comprendere l’esperienza del dis/orientamento, nell’incontro emozionante della ricercatrice con un testo, scritto da una donna adulta rientrata in formazione. L’analisi di questo testo diventerà l’occasione per costruire un metodo originale, estetico, incorporato, che compone creativamente il modello metodologico della cooperative inquiry con l’inter-vista auto/biografica e la postura di “curiosità” di matrice sistemica. L’ultimo capitolo restituisce la ricerca sul campo, un’indagine collaborativa con 4 gruppi di donne e operatici di due comunità mamma-bambino, dagli esiti imprevedibili. Anche qui, come nel precedente studio di caso, l’iniziale domanda di ricerca, finalizzata a comprendere il presunto dis/orientamento esistenziale delle donne, si trasforma nell’inter-azione: la negoziazione del codice etico e l’attivazione di esperienze di consapevolezza corporea porteranno infatti le donne, co-ricercatrici attive e riflessive, a scegliere autonomamente di modificare in modo non anticipabile i tempi e gli esiti della ricerca. L’imprevisto chiede alla ricercatrice di riposizionarsi, porta la sua attenzione sulla dimensione corporea dell’incontro, la invita ad agire la riflessività come presenza, per produrre infine un ripensamento critico dell’intero processo di ricerca.
The thesis proposes the dynamic positioning of the researcher as a way to reflect on the embodied nature of cognition. The body is seen as a center for the researcher to give a shape to her own knowing and feeling. Knowing through sense brings to an aesthetic positioning, redefining both reflexivity and encounter, in searching with subjects and in contexts. The chosen method is autoethnographic, centered on first person narration of searching as an embodied experience generated by action and movement. This goes beyond traditional knowledge and methods, centered on objectivation and abstraction, to pratice identity and integrity. The first chapter takes Embodied Cognition, an emerging paradigm, as the epistemological framework of the study, starting from an aesthetic lived experience and integrating narrative parts and theoretical arguments, that refer to several disciplines and authors. In the second chapter, an embodied and enacted theory of pedagogical reflexivity is proposed, namely five ways to reflexivity, emerging from literature, are reviewed and redefined; moreover, the reflexive and meta-reflexive, ethical and self-ethical positioning of the researcher is exposed. The aesthetic experience that opens the second chapter gives birth to the metaphor of drift, a powerful image used to grasp complexity and uncertainty of bodily inter-relations between researchers, participants and context, as they happen in the process of searching. The drift becomes a track, then, in the following chapter, to build an innovative methodology, through the first case study, where a transformation of the initial research question aimed at understanding the experience of dis/orientation is documented through the soulful encounter of the researcher with a text written by an adult woman who re-entered education. The analysis of this text will be the occasion to build an original, aesthetical, embodied method, creatively composing the methodological model of cooperative inquiry with auto/biographic inter-view and “curiosity” as a systemic posture. The last chapter presents field research, a collaborative inquiry involving 4 groups of women and professionals in two residential mother-and-child care centers, and whose outcomes were unforeseeable. Here again, as with the previous case study, the earlier research question, aiming at understanding presumed existential dis/orientation of these women, was transformed during inter-action: the negotiation of the ethical code and activation of embodied self-awareness brought these women, as active and reflexive co-researchers, to choose autonomously to modify in un-anticipated ways the research timing and results. The unexpected pushed the researcher to re-position herself, brought her attention to the bodily dimension of the encounter, invited her to act reflexivity-as-presence, and produced a critical re-thinking of the whole research process.
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Castro, Aurelio. "Narrare le maschilità: la costruzione dell'orientamento sessuale in uomini Bi+ ed eterosessuali." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2019. http://hdl.handle.net/11577/3425425.

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Abstract:
The research project inquired the intersections between masculinity and sexual orientation in the narratives of bisexual and heterosexual men living in central and northern Italy. By challenging the assumption that male sexuality its more simple and biologically driven, the research focuses on the socially constructed meanings within the participant's stories regarding their identities and practices as “sexually oriented men”. Bisexuality and heterosexuality were chosen as relevant groups to compare since they share one target of desire (other-gender attraction to women) but represent different paths of attractions: an exclusive and normative pattern of attractions for straight men (that “should be attracted only to women) non-exclusive (attraction to more than one gender) and deviant, whereas the latter consist of the normative group and “should” be exclusively attracted only to women. Exploring how men of different sexual orientation construct and adhere to diverse models of masculinity and how they frame it within hegemonic discourses (Connel, 2005; Kimmel, 2005). Lastly, since bisexuality has been recognized as an invisible and erased sexuality (in scientific literature, media, policies and LGT associations) comparing these two groups provides useful insights for sexual research because the pervasive heteronormativity of being male and straight is often “invisible” to the normative group.
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Books on the topic "Narrazioni sociali"

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Czarniawska, Barbara. La narrazione nelle scienze sociali. Edited by Luigi Maria Sicca. Napoli, Italia: Editoriale scientifica - Collana punto org, 2018.

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2

E, Dell'Agnese, Ruspini Elisabetta, and Bellassai Sandro, eds. Mascolinità all'italiana: Costruzioni, narrazioni, mutamenti. [Torino]: UTET, 2007.

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3

Ciardi, Fabio Cifariello. Creatività musicali: Narrazioni, pratiche e mercato. Milano: Mimesis, 2017.

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4

Iengo, Eide Spedicato, Vittorio Lannutti, and Claudia Rapposelli. Migrazioni femminili, politiche sociali e buone pratiche: Narrazione di sé fra segnali di inclusione e distanze sociali. Milano, Italy: FrancoAngeli, 2014.

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5

La lotta alle mafie come narrazione collettiva: L'Italia che resiste. Roma: Ediesse, 2011.

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6

Iorio, Pasquale. La lotta alle mafie come narrazione collettiva: L'Italia che resiste. Roma: Ediesse, 2011.

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7

Batini, Federico. Storie, futuro e controllo: Le narrazioni come strumento di costruzione del futuro. Napoli: Liguori, 2011.

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8

Batini, Federico. Storie, futuro e controllo: Le narrazioni come strumento di costruzione del futuro. Napoli: Liguori, 2011.

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9

1950-, Ferrara Luciano, ed. Porto Alegre: Il movimento dei movimenti, una nuova narrazione del mondo. Napoli: Intra moenia, 2002.

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Cinquegrani, Alessandro, Francesca Pangallo, and Federico Rigamonti. Romance e Shoah Pratiche di narrazione sulla tragedia indicibile. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2021. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-492-9.

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Abstract:
Over the last 70 years, Holocaust representations increased significantly as cultural objects distributed on a large scale: fictional books, museum sites, artworks, documentaries, and films are only a few samples of those echoes the Holocaust produced in contemporary Western culture. There are some specific patterns in the way the Holocaust has been represented that, however, contrast with the survivors’ account of the same event: for example, the dichotomy between bad and good characters so essential within Holocaust-based media – especially on television and film - does not really match with the testimony’s experience. While storytelling strategies may help to involve the public by emotionally engaging with the story, the risks of altering the real meaning of the Holocaust are quite high: what we often label as a “story” is actually been an outrageous, documented mass-genocide. Furthermore, as the age gap between the present and the past generation progresses, also the collective awareness of Nazi crimes as a real fact gets compromised. This volume explores selected Holocaust narrations by contextualizing the historical, literary, and social influences those texts had in their unique points of view. Starting with some recent examples of Holocaust exploitation through social media, the first chapter explores the paradigm shift when the Holocaust became a cultural, fictional trend rather than a historical massacre. In the second chapter, the analysis examines postmodern representations of Holocaust and Nazi semantics through relevant examples taken from both American and European literature. The third chapter analyses Europe Central by William T. Vollman, as all the narratological and cultural issues considered in the previous two chapters are well outlined in this articulated novel, where the relationship between reality and its representation after the postmodernist period is largely investigated. In chapter four, an account is given of the connections and differences between the narratological category romance, as understood by Northrop Frye, and Holocaust narration features. In chapter five, those elements are used to consider the work of Italian Holocaust survivor and Jewish writer Primo Levi, as his narration around Auschwitz adopts some fictional tools and still refuses undemanding storytelling mechanisms. The sixth and final chapter examines the relevant novel Les Benviellants by Jonathan Littell, considering its Nazi genocide account through the antagonist’s perspective.
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