Academic literature on the topic 'Narrazioni personali'

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Journal articles on the topic "Narrazioni personali"

1

Redaelli, Riccardo. "La scacchiera immaginata: il Grande Gioco fra visioni imperialiste, narrazioni orientaliste e ambizioni personali." STORIA URBANA, no. 160 (March 2019): 5–28. http://dx.doi.org/10.3280/su2018-160001.

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2

Gaibazzi, Paolo. "Qui, nell'Altrove: giovani, migrazione e immaginazione geo-sociale nel Gambia rurale." MONDI MIGRANTI, no. 3 (March 2011): 117–29. http://dx.doi.org/10.3280/mm2010-003008.

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Abstract:
La valle del Gambia conosce da diverse generazioni l'emigrazione su scala internazionale. In diverse zone del Paese, come i villaggi Soninke analizzati in questo articolo, la migrazione ha assunto un peso sociale ed economico notevole. I giovani, soprattutto se uomini, crescono in un ambiente migratorio e spesso coltivano il sogno di raggiungere parenti ed amici all'estero in un futuro quanto piů prossimo. Tuttavia, prestare attenzione ai desideri di migrazione dei giovani gambiani significa anche prendere in considerazione altri e piů ampi processi di immaginazione di luoghi e mondi culturali lontani. Beni materiali e immateriali provenienti dall'estero attraversano il Gambia e contribuiscono alla costruzione di una realtŕ sociale in cui l'Altrove diventa una dimensione del Qui. Pensare e pensarsi altrove assume cosě diversi significati nella vita quotidiana dei giovani gambiani, plasmando non solo i loro progetti migratori, ma pratiche culturali e narrazioni personali attraverso le quali essi cercano di dar forma e senso alla propria esistenza a ‘casa'. Questo articolo mette pertanto in evidenza i molteplici aspetti ‘locali' dell'immaginazione geo-sociale nella vita dei giovani uomini.
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3

Delledonne, Nicola. "L’arte del realismo onirico: architettura, pittura e letteratura nell’opera di Arduino Cantàfora." Quaderni d'italianistica 38, no. 1 (October 18, 2018): 223–50. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v38i1.31167.

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Abstract:
Il presente contributo critico interpreta l’opera di Arduino Cantàfora (1945) — architetto, pittore e scrittore — attraverso la nozione di realismo onirico, coniata per evidenziare la propensione dell’artista milanese a trasfigurare gli elementi della realtà secondo un processo tipico del mondo dei sogni. Tra l’inizio degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta del Novecento, egli affina una tecnica di lavoro destinata a diventare una peculiarità del suo modo di operare: prima progetta architetture, poi le dipinge e, infine, ne trae spunti per componimenti letterari. La sua è una ricerca che sottende una riflessione sullo spazio e sul tempo, ma, soprattutto, sulla frammentazione di queste due entità e sulla ricomposizione dei frammenti spaziali e temporali in un nuovo contesto. In ogni opera — per lo più racconti accompagnati da dipinti di architettura, ma anche grandi tele per mostre di pittura nonché libri di narrativa — ne sortisce un effetto straniante che sembra voler avvertire il lettore o l’osservatore dell’esistenza di una realtà onirica accanto a quella fattuale. È la realtà del ricordo che, trasformato dal trascorrere del tempo, diviene materiale per la creazione artistica. Il ‘ricordare’ così concepito, però, non è il risultato di una nostalgia insoddisfatta, bensì lo strumento attraverso cui l’artista avanza le sue personali idee di architettura, pittura e letteratura. Ecco allora che dietro l’apparenza malinconica delle immagini e le narrazioni allucinate prende corpo un’idea di città fatta di molte sedimentazioni storiche, nella quale il ricordo personale diviene memoria collettiva. Non solo. Esso diventa anche la testimonianza di una lotta per la città nel momento in cui la città si appresta a scomparire, subissata dalla metropoli, dalla megalopoli o, più banalmente, dal territorio diffuso. Tutte le opere menzionate nell’articolo suonano come un monito a non dimenticare quella città. Forse anche a sognarla.
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4

Brunazzi, Fabio, and Marina Oggero. "L'apprendimento tra narrazione e fasi della vita." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 13 (February 2010): 47–59. http://dx.doi.org/10.3280/eds2010-013004.

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Abstract:
Confrontando un modello di "apprendimento narrativo" con l'approccio psicosocioanalitico, emerge la differenza tra il processo di apprendimento ed il racconto dello stesso, che diventa una "ricostruzione della ricostruzione" e nel quale assumono importanza le particolari fasi di vita attraversate dagli intervistati, i momenti e le situazioni che portano all'avvicinamento ad un percorso di formazione personale. Vengono cosě individuate differenze e vicinanze tra le riflessioni delle teorie sulla narrativitŕ e quanto scaturisce dalle storie personali degli intervistati. Il modello teorico preso in considerazione sembra dare riscontro delle discontinuitŕ e delle crisi che si attraversano nel corso dell'apprendimento e del rafforzamento dell'identitŕ individuale e collettiva. Questo elemento č poi riferito al quadro teorico psicosocioanalitico e agli interventi formativi e di consulenza al ruolo che ne scaturiscono.
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5

Amoruso, Chiara. "“TIJAN CHE VOLEVA ANDARE A SCUOLA”. DAL RACCONTO DI SÉ ALLA NARRAZIONE SCENICA." Italiano LinguaDue 14, no. 1 (July 21, 2022): 76–79. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/18156.

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Abstract:
Queste pagine vogliono raccontare, seppure per brevi cenni, il percorso e l’esito del laboratorio di “Narrazione e teatro” che si è svolto tra dicembre 2021 e marzo 2022 e che ha visto come partecipanti Mustapha Jarjou, Souleymane Bah e Sambare Brunon. A partire dai loro racconti di infanzia, relativi soprattutto alla prima esperienza scolastica, è stata scritta una narrazione in cui le tre storie personali dei partecipanti confluiscono incastrandosi perfettamente. La narrazione è stata poi trasformata in un testo scenico, in parte riportato di seguito, in cui sequenze narrative si alternano a dialoghi inscenati e che gli stessi ragazzi hanno portato al pubblico mettendo in gioco la loro fisicità e le loro voci. I tre bambini veri si trasfigurano in un personaggio inventato, le tre storie personali diventano la materia viva di una forma espressiva più alta, dove le persone in quanto tali si riscoprono profondamente simili nella loro comune aspirazione alla bellezza e alla comunicazione. Si realizza così un nuovo precario equilibrio tra verità e bellezza, tra espressione autentica e comunicazione artistica. “Tijan che voleva andare a scuola”. From self-telling to scenic narration We intend to briefly report the path and outcome of the “Narration and Theatre” workshop which took place between December 2021 and March 2022 thanks to participation of Mustapha Jarjou, Souleymane Bah and Sambare Brunon. Starting from their childhood stories, mainly related to their first school experiences, a narrative text was written where their three personal tales cross and fit perfectly together. The text was then transformed into a script, partially included below, where the narrative sequences alternate with staged dialogues which the participants themselves performed for the public using their bodies and their voices. The three real children were transfigured into an invented character, the three personal stories became the living matter of a higher expressive form, where people discovered deep similarities in their shared aspiration towards beauty and communication. Thus a new, precarious balance was created between truth and beauty, between self-expression and artistic communication.
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6

Revel, Judith. "Personale versus privato: narrazione comune o scrittura di sé?" Narrativa, no. 29 (September 1, 2007): 35–50. http://dx.doi.org/10.4000/narrativa.1838.

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7

Giordano, Valeria. "La narrazione della metropoli: Baudelaire, Simmel, Benjamin." SOCIOLOGIA E RICERCA SOCIALE, no. 97 (September 2012): 76–84. http://dx.doi.org/10.3280/sr2012-097007.

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Abstract:
The words of modern narrators help bring to surface the contradictions and conflicts typical of the metropolis, transforming it into a sort of cultural instrument that reads the different languages, images and forms of life that it is defined by. The crisis of perception of space and time, the difficulty of using a language that is able to give meaning, the shattering of personal identity, all make it hard to accumulate experiences and transform them into stories to pass on. The only way to start a relationship with the other and with the world is, as Charles Baudelaire and Walter Benjamin state, the moment of choc, the moment lived and that cannot be transmitted. The urgency is to not become a prisoner of the nostalgia for the past, but to make the irreparable oppositions that affect the metropolis productive.
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8

Pulvirenti, Francesca. "La narrazione come nuova sintesi di fare-cultura." EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no. 1 (June 2012): 88–98. http://dx.doi.org/10.3280/erp2012-001006.

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Abstract:
In this paper we outline the boundaries of a new epistemology in which female narration and code overlap with the role of narrativity and complexity in contemporary research, as Paradigms of Transversality. In postmodernity, narrativity emerges as the contextualization of knowledge and complexity utters itself as its current epistemic statute. Knowledges are located in the ‘living world' and as such they should be understood narratively. Narrative, then, goes from being ‘external history' to an increasingly ‘internal paradigm' of knowledge, one that is always (and totally) intertwined with ‘narrative thinking'. Female knowledge finds its right place in this epistemic situation, and the epistemological and philosophical reflections - highlighted by the introduction of the category of gender - allow feminist discourse to state the systematic asymmetry between women and men; in effect, the latter, despite acting on all levels and in all moments of social and cultural life, has no ultimate foundational cause, since gender is a historical construct, and therefore modifiable. In this feminist path, narrative therefore presents itself as a declaration of existence, of being woman and being man, which rests on the cultural as well as the biological. Women and men make up a discursive intrigue, which is peripatetic and adventurous, an interdependent complexity. This narrative reveals our narrative webs and introduces us to an interactive universalism that sets the relational dimension as constitutive of individuals, groups, cultures and identities. The task of education thus is to open the road, through reflexive practices, to different ways of living, centred on personal experiences, and therefore narrative knowledge, in order to enable man and woman to learn to reveal themselves, to think and think of themselves, to tell and tell themselves, to insert themselves into networks of dialogue, so to build sites for innovation and reflexivity and open ‘thresholds' and ‘meeting places' to ‘do-culture'.
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9

Lazzarini, Ivana. "ICONA: la percezione dell'adozione da parte degli italiani, un progetto di ricerca nazionale." MINORIGIUSTIZIA, no. 1 (July 2021): 198–207. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-001021.

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Abstract:
In questo articolo si presentano i risultati preliminari della ricerca ICONA - Italy and Current Opinion oN Adoption - realizzata da ItaliaAdozioni in collaborazione con il gruppo di ricerca nazionale sulle adozioni di minori. L'indagine ha lo scopo di comprendere che cosa pensano gli italiani dell'adozione e delle famiglie adottive. È stato somministrato un questionario a un campione rappresentativo della popolazione per analizzare la percezione rispetto a tre dimensioni strettamente coinvolte nella strutturazione di atteggiamenti positivi o negativi nei confronti dell'adozione: la conoscenza, la rappresentazione e la comunicazione mass mediale sui temi adottivi. I dati ottenuti hanno rilevato che la percezione dell'adozione è sostanzialmente positiva, a riprova della capacità di accoglienza e di affetto della popolazione italiana. ICONA ha messo in evidenza quanto l'informazione e la narrazione che si costruiscono attorno al mondo dell'adozione, possono fare la differenza e configurare nuove aperture. Dal punto di vista operativo, la promozione della narrazione dell'universo adottivo può quindi rappresentare un fattore chiave per contrastare le stereotipie e favorire una comunicazione sull'adozione aperta e rispettosa. Allo stesso tempo, occorre informare sull'istituto giuridico, in particolar modo l'adozione nazionale, perché la conoscenza non derivi unicamente dal racconto personale e particolare dell'esperienza adottiva.
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10

Galati, Maria, Annalisa Pasqualini, and Corinna Albolino. "Scritturachecura. Esperienze di scrittura in psichiatria." GRUPPI, no. 1 (March 2013): 107–28. http://dx.doi.org/10.3280/gru2012-001009.

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Abstract:
Le autrici, in un precedente lavoro (Gruppi, 2011, XIII, 1), avevano presentato l'esperienza personale della "scrittura di sé", come sviluppata presso la LUA (Libera Universitŕ dell'Autobiografia di Anghiari), considerando in senso lato la possibile funzione di cura del sé. Nel presente lavoro riportano l'esperienza che ognuna ha tratto dall'aver introdotto liberamente nella pratica clinica e terapeutica quotidiane l'uso della scrittura stessa. Sono nate cosě le narrazioni di esperienze terapeutiche ove la scrittura, nei casi seguiti individualmente, ha rappresentato la possibilitŕ di continuitŕ, di estensione e completamento della terapia in corso, o ove ancora č diventata mediatore in gruppi terapeutici con pazienti borderline. La scrittura ha rappresentato poi il nucleo di una proposta formativa per infermieri di un SPDC: il coinvolgimento attraverso un percorso personale di scrittura autobiografica ha permesso di affrontare le tematiche che si dispiegano nel lavoro psichiatrico ai suoi vari livelli evitando la passivizzazione della lezione in aula e aumentando il livello di partecipazione e soddisfazione.
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Dissertations / Theses on the topic "Narrazioni personali"

1

PEVERI, LAURA. "Resilienza e regolazione delle emozioni. Un approccio multimodale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2010. http://hdl.handle.net/10281/7893.

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Abstract:
Thesis object is resilience considered as the ability to deal with critical and stressful events, overcome them and continue to grow by increasing its resources, with a consequent positive life reorganization (Malaguti, 2005). As pointed out by Richardson (2000) resilience has a dual nature is both a state, a set of traits and resilient qualities (self-esteem, self-efficacy, optimism, etc..) and a process which leads to the attainment of the state. The resilience is innate because everyone born with a different "predisposition to resilience” but at the same time is acquirable and developable through the resilient process. Starting from a general art state analysis on the resilience construct, the thesis turns its attention to the psychological processes that begins with the resilient quality allowing the positive resolution of the critical event (resilient reintegration). In particular, the thesis consists of three studies, focuses on the relationship between the resilience of the one part and the emotion regulation process on the other. Before proceeding to the experimental investigation of relations between resilience and emotional regulation was necessary identify, translate and validate three scales for the assessment of resilience: Resilience Scale (Wagnild & Young, 1993), the Connor-Davidson Resilience Scale (Connor, Jonathan, & Davidson, 2003) and the Resilience Scale for Adults (Friborg, Hjemdal, Rosenvinge, & Martinussen, 2003). The validation work, conducted on a sample of 400 subjects and subject of the first study, shows good psychometric properties of all three scales, but particularly highlights the reliability and validity of the Resilience Scale for Adults, who besides provide an overall assessment of resilience’s level, also allows to obtain information about personal resources and social networks to which resilient individuals appeal to face the critical life situations. The second study's objective is an in-depth examination of the relationship between the resilience from a side and some of the emotion regulation process components from the other one. The considered components are: appraisal, coping and positive emotions. The second study fits into a situational perspective and adopt a multimodal approach using both subjective measurements, such as self-report, both objective measurements such as the not verbal behavior analysis. We use a research design with one independent variable at two levels: resilience (a1 = resilient, a2 = not resilient) and a sample of 60 female subjects. Second study's results confirm some matches already verified by other researchers, such as the close links between being resilient and experience more positive emotions during and after stressful events, and between being resilient and appraise stressful events as challenges (Tugade e Fredrikson, 2004). The mediation effect study highlights the link between these two phenomena. The obtained mediation model suggests that the biggest positive emotion experimentation is imputable to the appraisal of challenge that the resilient do in front of every kind of emergency. The second study offers also new insights on the relationship between coping, appraisal and resilience. Inside this relationship plays a key role the appraisal of controllability of the events. If resilient appraise the stressful event as controllable they actively face him with a coping approach style, if instead they don’t evaluate the situation as controllable they choose other types of coping like avoidance coping or how data coming from the analysis of the not verbal behaviour suggest a repressive coping form that is a passive event acceptance. In both cases, the chosen style of coping, coupled with increased testing of positive emotions, ensure the best possible adaptation with respect to the circumstances. Thesis intent is also to pass from the theory on resilience to the "practice" of resilience. The third study's objective is the effectiveness evaluation of a training that aims to improve the “resilient reintegration” through the enhancement of some components of the emotion regulation process seen in the second study (appraisal, coping and positive emotions). The training adopts as work methodology the guided personal narratives about events emotionally positively or negatively features. We use an experimental research design with two independent variables: resilience (a1 = resilient, a2 = not resilient), training (b1 = positive training, b2 = negative training, b3 = no training) and a sample of 60 female subjects. Results highlight the possibility of improving the ability of the not resilient individuals to adapt quickly and positively to the experimental stressful events by strengthening the process of emotion regulation and some of its components specifically: appraisal of control, coping and positive emotions. Enhancement achieved through the use of personal narratives about stressful events negative features. The same type of reinforcement obtained from the negative training, doesn’t seem reachable with positive training. The ineffectiveness of the positive training can be attributed to an inadequate assessment methodology, or to a deliveries not sufficiently clear and comprehensive. The third study also shows the not training effectiveness (positive or negative) for the resilient individuals at the purposes of strengthening the emotion regulation process and therefore the ability to adapt positively. It’s possible to assume that resilient individuals already able in regulating their emotions, as evidenced by second study’s results, need to achieve further enhancement of its resilience a more intensive and specifically directed work on various resilient qualities.
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2

Zanon, Stefano. "Narrazione e Valutazione di un evento personale del bambino secondo il punto di vista di bambini, madri e padri." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426869.

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Abstract:
The main purpose of the present investigation was to explore how 5 and 9 years old children conceptualize their personal, physical or psychological, negative and positive event. We would observe how mothers and fathers narrate personal events experienced by their children. A second propose was investigate how children evaluate their personal events in terms of importance and seriousness and if their mothers and father are aware about and share their child’s evaluations. Finally we would investigate if children and parents’ evaluations affect the construction of their narratives.
L'obiettivo di questo lavoro era osservare come bambini e geniori si rappresentato esperienze positive e negative di tipo fisico e psicologico accadute ai bambini osservando la struttura narrativa dei racconti e se il grado di importanza attribuito a ciascun evento dai bambini fosse condiviso anche dalle loro madri e dai loro padri. Si è inoltre osservato se l'importanza attribuita agli eventi influenzasse la struttura narrativa dei racconti.
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Books on the topic "Narrazioni personali"

1

Segre, Cesare. Dai metodi ai testi: Varianti, personaggi, narrazioni. Torino: N. Aragno, 2008.

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2

Dai metodi ai testi: Varianti, personaggi, narrazioni. Torino: N. Aragno, 2008.

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3

Manzato, Enzo, and Augusto Zaninelli, eds. Racconti 33. Florence: Firenze University Press, 2015. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-908-5.

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Abstract:
La Medicina Narrativa nasce dal tentativo di colmare aree mancanti della medicina basata sull’evidenza, come la considerazione per la cura e gli aspetti personali del malato: alla sua definizione hanno contribuito lo studio umanitario in medicina, la medicina delle cure primarie, la narratologia e lo studio del rapporto con il paziente. La narrazione della malattia permette di affrontare in modo olistico i problemi del paziente, dando anche indicazioni terapeutiche e diagnostiche; si rivolge sia al paziente sia al personale medico, le due figure, in relazione tra loro, coinvolte nel processo di cura. La narrativa permette al paziente di non sentirsi isolato, ma al centro della struttura e viene quindi considerata al pari dei segni e dei sintomi clinici della malattia stessa. I racconti di questo libro permettono di condividere le storie narrate e produrre spunti di riflessione ed approfondimento per i medici che affrontano situazioni cliniche analoghe o simili.
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4

Rosso, Stefano. Musi gialli e berretti verdi: Narrazioni USA sulla guerra del Vietnam. Bergamo: Bergamo university press, 2003.

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5

Liotti, Caterina, Angela Remaggi, and Mirella Tassoni. A guardare le nuvole: Partigiane modenesi tra memoria e narrazione. Roma: Carocci, 2004.

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6

Brusa, Elisabetta. 8 tesi per 150 anni. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2019. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-384-7.

Full text
Abstract:
8 tesi per 150 anni è un filo rosso che parte dalle pagine di alcuni libri-tesi, preziosamente conservati tra le mura dell’Archivio Storico di Ca’ Foscari, per trasformarsi nel corso del 2018 nel simbolico volo di alcune rondini-studenti.Mettendo insieme voci provenienti dal passato e voci e corpi della nostra contemporaneità, Fucina Arti Performative Ca’ Foscari ha celebrato, nell’anno dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Ateneo veneziano, gli otto Dipartimenti, dedicando ad ognuno di questi una performance realizzata partendo dall’elaborazione di una tesi.Spaziando cronologicamente (la prima tesi affrontata è del 1913) tra le diverse aree di studio – Economia, Studi Linguistici e Culturali Comparati, Scienze Molecolari e Nanosistemi, Filosofia e Beni Culturali, Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea, Studi Umanistici, Management e Scienze Ambientali, Informatica, Statistica – e, itinerando tra la magnificenza di sale, aule magne, cortili e auditorium cafoscarini, Fucina – con i suoi abitanti virtuali, studenti provenienti da tutti e otto i Dipartimenti, a cui si sono aggiunti studenti del Conservatorio Benedetto Marcello e dell’Accademia di Belle Arti di Venezia – è riuscita a costruire un mosaico di narrazioni intrecciando temi, ricerche, personaggi storici e figure immaginifiche, che ha condiviso con un pubblico curioso e attento.Il testo che qui presentiamo è la testimonianza di quanto realizzato ed è costituito dalla raccolta degli otto copioni, elaborati di volta in volta da uno studente-curatore.La collaborazione con i direttori dei Dipartimenti, con docenti di discipline diverse, con il personale cafoscarino coinvolto nella sfida, oltre alla partecipazione di Ca’ Foscari Alumni e di altre istituzioni veneziane, insieme all’Agenzia di Venezia di Banca Mediolanum, ha trasformato quest’esperienza in un possibile modello universitario di ricerca performativa.Se chi legge riuscirà a mettere in movimento processi immaginativi, allora per tutti coloro che hanno vissuto e condiviso questo progetto ambizioso sarà un ulteriore traguardo raggiunto.Fucina Arti Performative Ca’ Foscari nasce con il nome di Cantiere Teatro Ca’ Foscari nel 2011 come spazio fisico e mentale, teorico e pratico, aperto durante l’anno accademico agli studenti dei vari Dipartimenti desiderosi di confrontarsi con tematiche e sviluppi del mondo delle arti performative, realizzando produzioni proprie. Nel 2018 Cantiere Teatro Ca’ Foscari, diretto da Elisabetta Brusa, si trasforma in Fucina Arti Performative Ca’ Foscari.
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